N. 27 Dicembre 2013/Gennaio 2014 CD DISCO Bruce Springsteen INTERVISTA Piero Pelù CINEMA Avitabile-Demme “Music Life” REWIND B.B. King E inoltre libri, hi-tech, Rock-Art, live... e! 1 fre N. 27 Dicembre 2013-Gennaio 2014- anno 6 - www.nerok.it Arcade Fire Bonobo Gennaro Porcelli Midlake Editoriale EDITORIALE DISCO BRUCE SPRINGSTEEN PIERO PELU’ REWIND B.B.KING RUMORS NEWS ROCK STORIE ROCK RIDERS ON THE STORM pag. 4-5 pag. 6-7 pag. 8-9 pag.10-11 pag. 12-13 CD pag. LIBRI 14-15-16-17 pag. 18-19 HI-TECH pag. 20-21 Moodinq-tatuaggi hi-tech ART-ROCK STORM THORGERSON The Dark Side CINEMA AVITABILE-DEMME MUSIC LIFE CALENDARIO LIVE E EVENTI 2.0 far male l’acqua può to an qu a penso di conoscere uto l’onore fuori piove e av vo o ri H sc rto a. e tr an Men Lui era di Po ncuria um raordinario. gna st upidità e all’i de o st ar m la S al uo a a o, un it se un magini di straordinari im a le st i ti ch ar e oc di iei nda, Andrea Paro davanti ai m lui, l’ex Taze tre scorrono e in mente en rdo. vi sa i io m gl o, Torres. Men go hi in ginocc a e dell’or rr sa te es a rra, m , su ta ia lla annega ore de ato la m te ha assassin rlava con am e pa i ch l m da sa e i es m nt st enie di co a.. la ti tossici prov incuria uman cita del suo ndola in rifiu Stupidità e us ga ll’ ne de an e ” on lix si fe ca a n oc ni in pa – è scusato co rvistato l’ex “Cam e Toscano si lù da noi inte ’ ci m hi Pe co o oc ” fu er it i Pi ik de d. Nor lla ‘terra ne rafico “Ident i og at sc ov di tr an ri ro ssici a Tosc a nuovo lavo tra i rifiuti to mia civilissim hè la rc he pe e vi nc a ni “A regione. la Campa Mi vergogno elli della sua ho sofferto. re”. e qu N ve e ch do er an di ck i sono tto il ro re a ch de ga pa ha a – rl ? fa o noi non to e en terrà com , o perlom ia ha fatto ques ta m vi lla lla ne da ò , e sapr son Mandela idiano l grande Nel prometto ch ica, dal quot de us m te la or m re la de in del suo 70° nsare al Non si può sc o ora non pe in occasione ss ey po e di 50 bl on em N W erto a 22 novembr ci riusciamo. grande conc Dallas che il el avrebbero di i e qu ar e ch ar sp i 68 rd gl senza rico quello de King del 19 e er m th co i ormai Lu ti n en ti nz Ev one a ca on io di Mar zi in ra ss pi sa is compleanno. as d’ i ll’ at sono st canta “Early sero JFK o de n Bono che e del mondo co a anni fa ucci 2 ic U er i m gl A de ll’ , 4 aprile/si of love” volto de attina presto cambiato il n the name (m -I , y” de alter ri sk “P is e com scritta da W e Memph leggendarie ngs out in th Can Dream”, ita. ri I t f fin “I in ho S e re 4/ m se il phis), co trebbe es em po M morning, Apr ta di lis o el la i. ci a m zion aro nel e più genera e King Elvis… sente uno sp ò fatto rifletter retata da Th o pu rp : te nn te in ha et e i n on nn w nz Earl Bro o dei dece solo di ca rs a co tt l itare fa ne sc è e su n ch i - no grado di Tutte canzon dica qualcuno iversale, in ne a un é o no ch gi co ec ag es ch ri gu un lin le non La musica – carica La musica è parole da so la ù. le el pi e qu di ch di to le i ol el rl essere m impregna ofonde, qu ca pr ifi o. Per ni m gn io si si oz is a st e em bblico va alla music i” pu gg un ed esprimer sa do es en iung a sull’altare Affidare “m a d’urto, ragg n svenderla e sacrificarl rz fo comunicare. la ce es e no ne accr della musica emotiva che no re buon uso fa a gn del nuovo an so bi questo e per l’inizio 13 20 . e no al at ag N ad to del mero gu ero per ques gurio più sinc Il nostro au !! usica a tutti! è BUONA m pag.3 CARMINE AYMONE INTERVISTA òk Ner pag. 22-23 pag. 24-25 pag. 28-29 Direttore responsabile Carmine Aymone ([email protected]) Vice direttore Alessandra Del Prete ([email protected]) Art director Fabrizio Morrone ([email protected]) Photo Dino Borelli, Giuseppe D’Anna Web Master TrOn Capo redattore Mario Gargiulo ([email protected]) Redattore Bruno Aymone Comitato di redazione : Carmine Aymone, Mario Gargiulo, Valentina Brasiello, Mattia Mancini, Ivan Ritarossi, Matteo Palmieri, Massimo Chiari, Claudio Poli, Michelangelo Iossa, Alessandra Del Prete. Il logo NERÒK è stato realizzato da Geko ([email protected]) www.nerok.it - [email protected] Il Direttore one in Carm e Aym rok.it c.aymone@ne ussione. Non e disc ione. nte ai fini di critica riprodotte unicame - in attesa di registraz ente magazine sono E 2013 GENNAIO 2014 i contenute nel pres icale, N. 27 DICEMBR Neròk - magazine mus t © dei rispettivi detentori. Tutte le immagin MBRE 2013 righ e il 15 DICE Per le immagini copy te. Chiuso in redazion zzate separatamen possono essere utili 2 3 “High Hopes” il grande ritorno del Boss l e d e c u r B Il regalo di 2014 Una graditissima sorpresa per tutti i fan del Boss, e per gli amanti della buona musica rock in generale, l’uscita prevista per gennaio, del nuovo disco in studio, di Bruce Springsteen. Il diciottesimo album è una raccolta di registrazioni di cover inedite e brani del passato rivisitati con il chitarrista dei Rage Again Machine, grande amico di Bruce, Tom Morello. Il primo singolo è proprio High Hopes, che si ascolta con successo già da fine novembre un po’ in tutte le principali stazioni radiofoniche. La canzone non è un inedito ma una cover di un brano originariamente eseguito (nel 1990) dagli Havalinas, e ne esiste già una versione risalente ad almeno il 1995: compariva nell’EP Blood Brothers dell’anno successivo. Questa nuova registrazione proviene dalle session in studio completate da Springsteen durante le tappe dell’ultimo passaggio in Australia, e da quelle stesse session arriva la maggior parte del materiale che andrà a costituire il nuovo lavoro. Lo stesso Springsteen ha presentato il disco attraverso una lettera autografa, dove spiega i motivi che lo hanno spinto a questo nuovo lavoro. Il progetto nasce proprio dal singolo High Hopes, brano rivisitato e voluto da Morello durante la tournè in Australia, dove il chitarrista ha accompagnato Bruce in quasi tutt ele date; e proprio Morello in particolare, sostituendo Steve Van Zandt durante il tour australiano del Boss, è diventato immediatamente “la musa” di Springsteen, ponendo le basi dello sviluppo del progetto. e spinto il Boss a rivisitare il materiale del passato e alcuni outtake, per un nuovo album. Alcune canzoni come American Skin e Ghost of Tom Joad, sono versioni dal vivo che danno nuova linfa alle versioni in studio, e quindi meritavano una registrazione ‘pulita’ in studio senza che perdessero la magia del live. Il brano The Wall invece è stato suonato raramente dal vivo e quindi meritava sicuramente maggiore attenzione; la canzone nasce da una visita di Springsteen al Vietnam Veterans Memorial di Washington e dedicata a Walter Chicon un rocker del Jersey Shore, che guidava la band dei Motifs, molto amata dal giovane Bruce. Erano un band di uomini grezzi, sexy e ribelli, erano gli eroi dei giovani degli anni ‘60 del luogo, cool ma accessibili. Anche se il protagonista del brano è un marine, ma Walter è stato effettivamente nell’esercito americano in Vietnam, disperso nel marzo del 1968. 4 La sua scomparsa evidentemente segnò indelebilmente Springsteen che ancora oggi lo ricorda così come quel vuoto che gli lasciò nell’anima. Il disco nasce quindi da un’esigenza personale di Bruce Springsteen di rendere omaggio ai brani che secondo lui non hanno avuto lo spazio e il sound che meritavano, dalle intuizioni e consigli dell’amico Tom Morello e sopratutto un disco che vuole regalare ai fan nuova energia. Bruce Springsteen, High Hopes Uscirà il 14 gennaio High Hopes, il diciottesimo album di Bruce Springsteen. Il disco, registrato in New Jersey, Los Angeles, Atlanta, Australia e New York City, vede Springsteen collaborare con i membri della storica E Street Band, con il chitarrista Tom Morello e molti altri musicisti. Oltre a suonare la chitarra, Morello duetta anche con Bruce in “The Ghost of Tom Joad “. Clarence Clemons , scomparso nel 2011 , e Danny Federici , scomparso nel 2008, appaiono in canzoni che Springsteen definisce “alcuni dei migliori brani inediti realizzati negli ultimi dieci anni e mai pubblicati”. 1. High Hopes (Tim Scott McConnell) – featuring Tom Morello 2. Harry’s Place * – featuring Tom Morello 3. American Skin (41 Shots) – featuring Tom Morello 4. Just Like Fire Would (Chris J. Bailey) – featuring Tom Morello 5. Down In The Hole 6. Heaven’s Wall – featuring Tom Morello 7. Frankie Fell In Love 8. This Is Your Sword 9. Hunter Of Invisible Game – featuring Tom Morello 10. The Ghost of Tom Joad – duet with Tom Morello 11. The Wall 12. Dream Baby Dream (Martin Rev and Alan Vega) – featuring Tom Morello 5 Piero Pelù ‘Identikit’ di una Rockstar “ComeToscano mi scuso con la Campania e colgo l’occasione per farlo dalle pagine di questo giornale. Ho letto giorni orsono che tra i rifiuti tossici ritrovati nella ‘terra dei fuochi’ ci sono anche quelli toscani. Anche la mia civilissima Toscana ha fatto questo? Ne ho sofferto. Mi vergogno e vi prometto che saprò nella mia terrà come farla pagare a chi di dovere”. Queste le parole di Piero Pelù, sincere, cariche di rabbia. Il rocker fiorentino che ha presentato da poco il suo nuovo cd “Identikit”, un pezzo di storia della musica italiana, continua nel suo sfogo. Il dramma della ‘terra dei fuochi’ riguarda noi tutti; è un errore circoscriverlo. Dobbiamo stare attenti a non perdere mai di vista la nostra libertà di cittadini. Ci vuole coraggio ma agendo tutti insieme mi piace sperare che ci possa essere un nuovo futuro. Piero Pelù è un artista vero, uno di quelli che da sempre ci ‘mette la faccia’. Non mi sono mai tirato indietro – continua – non si può distinguere la musica dal mondo: la musica è figlia del quotidiano, del momento storico. Circa dieci anni scrissi ‘Occhi’, canzone dedicata ai profughi (“E sbarcano segnati dall’immensità dei mari… e dei ricordi scavalcano le onde paraboliche verso un niente che ha fretta…”); qualche anno dopo ho composto ‘Fiorirà’ in cui parlavo della protesta dei giovani di Locri contro lo strapotere della ‘ndrangheta e di tutte le mafie in Italia. Nell’estate del 2006 ricevetti anche una lettera anonima di minacce. Denunciai subito l’accaduto ai Carabinieri”. Purtroppo entrambi i brani sono ancora oggi quanto mai attuali al punto che li hai inseriti nel nuovo album “Identikit” (TEG/ Sony Music) in cui ripercorri gli ultimi 14 anni della tua vita. “Proprio così. Attuali… purtroppo. Questo disco non è un The Best, ma una raccolta di brani che per me hanno un significato. Non è il classico album pre-natalizio per fare ciccia, non mi interessa, non ne ho bisogno”. “Identikit” contiene venti pezzi: i due inediti “Mille Uragani” e “Sto Rock”; le versioni 2013 dei classici “Bomba Boomerang” e “Toro Loco”; una rilettura di “Il Mio Nome è Mai Più”; la cover di “Pugni Chiusi” dei Ribelli e altri brani rimaneggiati in studio. 6 Con Piero – la cui avventura con i Litfiba continua anche se ora sono in uno stato di “fermo biologico, ma nell’autunno del 2014 si ritroveranno in studio per registrare il nuovo cd” ci sono Fede Poggipollini alle chitarre, Luca Martelli alla batteria, Megahertz alle tastiere, Franco Licausi al basso. Identikit- continua - è il risultato di una ricerca di contenuti e suoni che appartiene a due trilogie: la ‘Trilogia dei sopravvissuti’ (“Ne’ buoni Ne’ cattivi” 2000, “U.D.S.” 2002, “Soggetti smarriti” 2004) e la ‘Trilogia della comunicazione’ (“In Faccia” 2006, “Fenomeni” 2008 e appunto “Identikit” 2013)”. Piero Pelù IDENTIKIT [Sony Music] 01- Mille uragani (inedito) 02- Sto rock (inedito) 03- Bomba boomerang 04- Bene bene male male 05- Io ci sarò 06- Lentezza 07- Prendimi così 08- Nel mio mondo 09- Occhi 10- Sorella notte 11- Dea musica 12- Velo 13- Tribù 14- Viaggio 15- Fiorirà 16- Mamma ma-donna 17- Tutti fenomeni 18- Pugni chiusi 19- Il mio nome è mai più 20- Toro loco Ritornando al discorso sull’attualità, nell’inedito “Sto Rock” canti: “… il rock affila i denti contro gli arroganti come te…”. E’ una sorta di tuo manifesto? Si. Io affilo i denti, mi indigno per le cose assurde che accadono, come il disastro ambientale che hanno procurato alla vostra – ma anche nostra - meravigliosa Campania Felix; uccidendo chissà quante persone innocenti. La malavita organizzata può arrivare ovunque e sottolineo ovunque, ma noi possiamo stare attenti, abbiamo il dovere di farlo… tutti insieme. Carmine Aymone 7 “Non rimpiango nulla di quello che è stato anche perché non può cambiarmi la vita adesso. Oggi tutto va bene, siamo perfino riusciti ad avere un Presidente nero” Cosa vorrebbe indietro dal passato e cosa cancellerebbe dal presente? Non rimpiango nulla di quello che è stato anche perché non può cambiarmi la vita adesso. Oggi tutto va bene, siamo perfino riusciti ad avere un Presidente nero. Rispetto a quando vivevo in fattoria oggi sono in paradiso. L’ incontro con B.B. King, l’uomo che incarna il Blues La sua Promise Land? Non ho una terra promessa. Abito a Las Vegas, sto bene, non mi lamento, sono contento della mia vita anche perché lavoro molto e fare molti concerti mi tiene su di morale, è una medicina, mi occupa la vita. Allora è proprio vero quello che cantava Bob Dylan: la musica può mantenere per sempre giovani. Certo e poi finché artisti come Bono continueranno a telefonarmi invitandomi a lavorare in sala con loro vorrà dire che non sono vecchio e che ho ancora qualcosa da dire e da trasmettere. E’ una leggenda. L’uomo che incarna il blues con la sua sei corde “Lucille” una Gibson ES 355 custom (quella originale gli fu rubata all’inizio degli anni ’50 e mai più restituita n.d.r.). Riley King ovvero The Blues Boy from Beale Street, il ragazzo del blues di Beale Street, per il mondo B. B. King, da Itta Bena nel Mississippi, 88 anni, 14 volte vincitore del Grammy, oltre 30 dischi pubblicati, 74 suoi brani tra il 1951 e il 1985 sono entrati nella classifica R&B di Billboard, nipote del campione del mondo dei pesi massimi Sonny Liston, a B.B. King è stato anche dedicato il “Museum and Delta Interpretive Center” nella città di Indianola, Mississippi. “Strano vero? Chi l’avrebbe mai detto… un museo tutto mio”. E’ nato col blues o l’ha inventato? No, non pretendo tanto, ci sono nato col blues. La sua amicizia con gli U2 dura da anni. Si, Bono è un grande amico, mi chiama spesso e poi è religioso come me. Mi vennero a trovare in camerino dopo una mia esibizione nella loro Dublino. Da subito trovai tutti loro squisitamente semplici, per niente rockstar. Chiesi a Bono di scrivermi una canzone. Un anno dopo mi propose di aprire un loro concerto in Texas. In quell’occasione mi fece ascoltare “When Love Come to Town”, che parlava della crocifissione di Gesù, il pezzo mi piacque subito. Come ci si sente ad essere una leggenda, visto che non c’è chitarrista blues, famoso o sconosciuto, che non abbia in repertorio qualche suo fraseggio? Ne sono onorato, tanto è vero che tutte le volte che vado a suonare sono sempre emozionato perché mi sembra di dover ogni volta dimostrare al mio pubblico quanto valgo. E’ stato anche lei su quel crocicchio dove Robert Johnson incontrò il diavolo? Si, ma quel crocicchio non è un luogo fisico e geografico; è in tutti quelli che fanno blues. E’ lì in fondo a una strada chiamata dolore. Jimi Hendrix in un’intervista disse, parlando della gelosia che aveva percepito da parte di molti artisti di colore, “i tuoi simili possono essere molto crudeli”, però aggiunse anche “tra questi non c’è B.B. King che al contrario mi ha regalato anche una chitarra, un gesto molto importante per me”. Ci parli del suo incontro con Jimi Hendrix? Si, ricordo… Ci siamo visti poche volte. Lui era uno strano tipo, sempre molto in ansia nei confronti di tutto, il contrario di me. Ma era un grande e si vedeva. Purtroppo proprio la sua continua ansia credo gli abbia fatto finire presto la carriera. E’ morto molto giovane… un peccato. Come è stata la sua infanzia? Per tutti quelli di colore come me è stata molto travagliata. Si lavorava in fattoria per la coltivazione del cotone con molte umiliazioni. A salvarci c’era la fede che ci portava la domenica a pregare in chiesa. Proprio in chiesa ho cominciato a muovere i primi passi cantando musica gospel. Vivevo con mia madre e mia nonna. Raccoglievo cotone, guadagnando 35 centesimi per ogni 100 libbre. Nell’ambiente musicale chi è o è stato il suo più grande amico? Sicuramente Ray Charles. Quando suonavamo insieme, litigava sempre con me, era pignolo, esigente, guai se sbagliavo perché fermava subito la musica e dal suo pianoforte mi urlava la sua predica, dicendomi “come fanno a dire che sei un grande, non sai neanche suonare, sei stonato”, insomma me ne diceva di tutti i colori, ma gli volevo bene lo stesso: lui sì che era veramente il più grande di tutti. Ha avuto a che fare con problemi razziali durante la sua infanzia, come la maggior parte dei musicisti di colore di allora? In quei tempi c’erano molti problemi di ordine razziale, avrete sentito e visto molti film su quegli anni e vi posso assicurare che era tutto vero. Non erano tempi facili per i neri, anche per quelli che cercavano di fare della musica per dimenticare. Chi l’avrebbe mai detto allora che un Presidente di colore avrebbe guidato poi i nostri States. Di cosa ha paura? Ho paura di essere giudicato dal mio pubblico. E’ una continua prova e questo mi tiene vivo. Come se la cava un bianco con la musica del diavolo? Il blues è un fatto di pelle? Credo di si. Per un bianco fare del blues è come parlare di fotocopie, di fax machine. Il nostro blues è nato dalla nostra disperazione; ci sfogavamo, provavamo a sopravvivere cantando e suonando tutto il nostro dolore. 8 8 Carmine Aymone 9 9 Anticipazioni e news, sul mondo Rock !!! Il ritorno degli Abba a 30 anni dall’addio Possibile reunion per un concerto nel 2014. La band svedese starebbe progettando un evento in occasione dei 40 anni dall’uscita dell’ album «Waterloo» Dicevano fosse lei ad opporsi con maggior veemenza ad un possibile ritorno sulle scene insieme con gli altri tre, a maggior ragione visto che nelle poche dichiarazioni rilasciate da quando si era ritirata a vivere su una sperduta isoletta svedese non faceva altro che sottolineare la sua avversione per la popolarità. Ma dopo essersi lasciata convincere a fare un nuovo disco a 25 anni dal primo di inediti ed essersi resa conto che tutto sommato la notorietà non è poi così male, oggi è la stessa Agnetha Faltskog ad ipotizzare che gli Abba possano riformarsi a più di 30 anni dal loro scioglimento non ufficiale (avvenuto nel 1982, in concomitanza con il doppio divorzio dei membri della band). Roger Daltrey appoggia il film su Keith Moon Keith Moon. Il fantasioso batterista spaccatutto degli Who sembrava quasi passato nel dimenticatoio, ma ora si è saputo che è allo studio un docufilm sul musicista che scomparve nel 1978. La notizia dell’ultim’ora è quella che le due società Exclusive Media e Da Vinci Media Ventures hanno sottoscritto un accordo che - appunto - dovrebbe portare alla realizzazione del progetto. Roger Daltrey ha affermato che è felice di dare il suo apporto al progetto. Il cantante degli Who ha detto: “Il film su Keith Moon è vicino al mio cuore, quindi sono elettrizzato nel rinvigorirlo e sono grato a Wendy, Toby e Da Vinci per il loro entusiastico supporto”. Sarà Gal Gadot Wonder Woman nel sequel de L’Uomo d’Acciaio Sembra sempre più probabile che la Warner Bros, proprietaria dei diritti dei personaggi, abbia deciso di operare in maniera abbastanza distinta rispetto alla Marvel. Quest’ultima ha preferito sviluppare delle saghe di supereroi (Iron Man, Thor, Capitan America…) indipendenti tra loro, che potessero però poi unirsi in alcuni film così detti crossover (Avengers). La Warner, invece, vorrebbe fare qualcosa di più realistico, come si era già intuito ne L’Uomo d’Acciaio. Sembrerebbe infatti assurdo che durante una crisi mondiale affrontata da un supereroe, gli altri se ne stiano semplicemente a guardare, come invece avviene in fumetti e cartoni animati. Ecco allora nascere una saga che sin dall’inizio coinvolgerà più personaggi, fino ad arrivare al suo naturale apice con la nascita della Justice League of America, ovvero la Lega di supereroi creata dalla DC e da sempre contrapposta (editorialmente) agli Avengers della Marvel. “AM” degli Arctic Monkeys “Album dell’anno” L’NME ha proclamato “AM” degli Arctic Monkeys “Album dell’anno”. Il “New Musical Express”, nelle edicole dal marzo 1952, oltre al “NME’s Best Album of 2013” ha comunicato che “NME’s best track of 2013” è “Get lucky” dei Daft Punk. Pubblicato nello scorso settembre, “AM”, quinto disco di studio della formazione di Sheffield, ha debuttato al numero 1 della cassifca britannica con 157.329 copie vendute nella prima settimana. “AM” ad oggi ha generato i singoli “R U mine?”, “Do I wanna know?”, “Why’d you only call me when you’re high?” e “One for the road”. 10 10 “Born to run” all’asta E’ stato venduto ad una cifra molto maggiore di quanto preventivato il testo manoscritto di “Born to run”, la canzone con la quale Bruce Springsteen si impose all’attenzione internazionale. Sotheby’s di New York si attendeva un’offerta massima di 70-100 mila dollari, come Rockol aveva riportato lo scorso 27 novembre; invece, riferisce l’agenzia Wenn, un acquirente che ha preteso l’anonimato ha comprato il testo a 197.000 dollari. Il foglio, arrotolato, misura circa 20x27 cm, il testo è scritto in penna blu. È stato redatto a Long Branch, in New Jersey, non lontano dalla famosa Asbury Park. NJ.com aggiunge che il compratore non si è presentato ma ha provveduto all’impegnativo acquisto via telefono. Dylan Dog si cambia A settembre 2013 è stato pubblicato l’albo di Carlo Ambrosini. Il Dylan Dog 325 – una Nuova Vita segna l’inizio della Fase 1 del cambiamento di Dylan Dog. È un albo cruciale, l’inizio di un percorso di rinnovamento che passa attraverso un nuovo approccio delle copertine di Angelo Stano per rinfrescare lo stile grafico della testata e un nuovo Horror Club che verrà inaugurato da Tiziano Sclavi. A partire da questo albo ci saranno numerosi cambiamenti. Il personaggio non cambierà: è il modo in cui verranno raccontate e pensate le storie che subirà un serio ripensamento. Alcuni degli equilibri della serie verranno alterati, le modifiche allo status quo di Dylan saranno utili in senso narrativo per riportare il personaggio alle sue caratteristiche iniziali. Bloch andrà in pensione, ma non sparirà dalla serie, altri cambiamenti ancora da valutare saranno H.G. Wells e Madame Trelkovsky moriranno, Dylan Dog non dirà più Giuda Ballerino. Si sta ancora valutando cosa fargli dire, qualcosa come “Devil” o “Hells Bells”. Dylan Dog userà con molta più destrezza cellulari e computer. Cambierà anche la sua tariffa: da 100 sterline al giorno a 100 sterline l’ora. Inoltre nei dialoghi, si passerà dal ‘Voi’ al più moderno ‘Lei’. Rock in Idro nel 2014 si farà Perde un “h” ma torna sulla breccia Rock in Idro, uno degli appuntamenti di punta del panorama estivo rock italiano che lo scorsa stagione cancellò la propria edizione 2013 per - come spiegò l’organizzatore della manifestazione Alex Fabbro - mancanza di una line up all’altezza. Per i dettagli bisogna ancora attendere, a breve ci sarà la presentazione ufficiale dell’evento. Di certo, ad ospitare il festival - il cui cast, è stato definito “stellare” dagli organizzatori stessi - non sarà più la contestata Arena Concerti della Fiera di Rho, alla periferia nord occidentale di Milano: ma si svolgerà dal 30 maggio al 2 giugno 2014 presso l’Arena Joe Strummer di Bologna (ex Arena Parco Nord). Al momento le band annunciate sono: Queen of Stone Age, Pixies, Biffy Clyro, Ska-p. Proprio in questi giorni sta iniziando a popolarsi il calendario di festival e rassegne pronte ad occupare le serate degli appassionati nel corso della prossima bella stagione: a confermare l’edizione 2014 - pur senza svelare, ancora, la line-up completa - sono stati il Rock in Roma (che ha, i Metallica, nome di spicco dell’annuale edizione italiana del Sonisphere Festival), il Milano City Sound (le cui prima anticipazioni non dovrebbero arrivare entro la fine di dicembre), il Lucca Summer Festival (che si svolgerà come di consueto nella cittadina toscana nel mese di luglio), Arezzo Wave e Pistoia Blues, che ha annunciato Jack Johnson come primo headliner. 11 11 Storie di Rock di _Carmine Aymone & Michelangelo Iossa Riders on the storm: fine della storia 12 dicembre 1970 - The Warehouse, New Orleans (Louisiana): ultimo concerto dei DOORS. L’ unica volta che la band eseguirà dal vivo “Riders on the storm” “L.A. Woman” il loro sesto album uscirà nell’aprile del 1971, ma i Doors nel dicembre del 1970 testarono live alcuni brani già composti e registrati. Al Warehouse di New Orleans la band propose dal vivo – forse per la prima e ultima volta, visto che questo fu il loro “ultimo valzer live insieme” “Riders on the storm”. “Riders on the storm” (da “L.A. Woman”) è l’ultimo brano registrato da Jim Morrison prima di morire e anche l’ultimo ad essere pubblicato: il singolo (Lato B: “The Changeling”) uscì nel 1971. Il brano entrò il 3 luglio 1971, proprio il giorno della sua scomparsa avvenuta a Parigi (dove si era trasferito con la sua compagna Pamela Courson a marzo dello stesso anno), nella classifica Hot 100. Il pezzo venne inciso sotto lo sguardo vigile dell’ingegnere del suono Bruce Botnick, amico di vecchia data della band. Jim registrò prima la traccia vocale principale per poi sovraincidere in un secondo momento la sua voce mentre sussurrava il testo per creare un effetto eco ancora più suggestivo e coinvolgente. La Storia narra che era il novembre del 1970; i Doors sono in studio e stanno improvvisando sulle note di un brano country “Ghost riders in the sky” amatissimo dai cow boy e scritto da Stan Jones nel 1948. A un certo punto Jim invece di ripetere “ghost riders on the sky…” dice “riders on the storm...”. E’ la scintilla. I quattro così abbandonano d’un tratto le atmosfere country e provano a evocare il senso di tragedia immanente, di inquietudine. Il piano elettrico di Ray Manzarek crea la giusta atmosfera, gli effetti speciali fanno il resto. Nel testo si parla di un killer on the road, doppio rimando a una sceneggiatura che Morrison aveva scritto un po’ di tempo prima ispirata dal killer Billy Cook, un criminale del Missouri che appena uscito di prigione aveva comprato una pistola e rubato una macchina. Quando erano finiti soldi e benzina questo aveva fatto l’autostop e ucciso una famiglia dell’Illinois e un rappresentante di Seattle prima di essere catturato e condannato alla camera a gas. A questa vicenda realmente accaduta e alla canzone dei Doors, si ispirerà Eric Red sceneggiatore di “The Hitcher – La lunga strada della paura” il film del 1986 diretto da Robert Harmon con Rutger Hauer, C. Thomas Howell e Jennifer Jason Leigh. Nel novembre del 2009, “Riders on the storm” è stata inserito nella Grammy Hall of Fame nella categoria “Brani Rock”. L.A. Woman è il sesto album dei Doors, realizzato nell’aprile del 1971; fu prodotto da Bruce Botnick e dai Doors per l’etichetta discografica Elektra/Asylum Records. L.A. Woman è anche il titolo di uno dei brani dell’album. Nel 2003 la rivista Rolling Stone ha inserito l’album al 362º posto della sua lista dei 500 migliori album di sempre. L.A. Woman è l’ultimo disco registrato dai Doors prima della morte del leader e cantante Jim Morrison. È sicuramente da considerarsi l’album più blues della produzione della band. Fu realizzato dopo l’allontanamento del precedente produttore, Paul A. Rothchild, e il subentro di Bruce Botnick. I singoli estratti da questo album furono Love Her Madly (Lato B: (You Need Meat) Don’t Go No Further) e Riders on the Storm (Lato B: The Changeling), che si piazzarono rispettivamente alla posizione 11 e 14 nelle classifiche del tempo, mentre l’album raggiunse la posizione numero 9. 12 13 Scelti e recensiti per voi dalla redazione ROBBIE WILLIAMS Swings Both Ways [Universal] Dopo appena un anno, Robbie ci riprova. Dopo “l’indeciso” Take the crown, da alle stampe Swing both ways, un disco dal sapore un po retrò. L’ex Take That non è un novello del genere, infatti ci aveva già provato con Swing when your winning nel 2001, ottenendo anche un buon feedback ( forte anche del duetto con l’attrice Nicole Kidman con relativo video, ndr). Questa volta ci presenta non solo cover di standard swing, ma anche una nutrita quantità di pezzi inediti di cui uno firmato con Gary Barlow nell’edizione deluxe. In quanto a collaborazioni, non si è badato a spese nel “supermercato del pop”, per citarne alcuni: Olly Murs, Kelly Clarkson, Michael Bublé e Lily Allen con cui esegue una deliziosa Dream a Little Dream (classico, tra gli altri, anche dei Mamas e Papas). Il disco piacerà anche al pubblico meno giovane, la voce di Robbie Williams si sposa perfettamente con il particolare repertorio. Una piacevole conferma Voto: 7 (Dino Borelli) FRANCESCO DI BELLA Francesco Di Bella & Ballads Cafè [la Canzonetta-Sintesi3000-Self] Un arpeggio di chitarra introduce “Vesto sempre uguale”, alzando il sipario sul cd “Francesco Di Bella & Ballads Cafè” (Sintesi 3000-Self). L’ex leader dei 24 Grana, pubblica un lavoro denso di atmosfere suggestive. Progetto live che sarà presentato al Duel:Beat di Agnano il 22 dicembre. Le lezioni, “acustiche” di maestri come Tim Buckley, Elliot Smith, Elvis Costello, Neil Young, si ritrovano in queste 11 tracce dell’album; 11 brani, storia del suo passato (tutti tranne “Napule se sceta”, inedito del 2008), che vengono metabolizzati, personalizzati. La voce del “cardillo addolorato” , appassionata e dolente richiama atmosfere della Napoli settecentesca, raccontata da Anna Maria Ortese nell’omonimo romanzo. I brani vengono destrutturati, ricomposti, ritornano all’origine, in un’operazione che definisce “una riappropriazione debita”, messa a punto grazie al supporto di Daniele Sinigallia, (produttore artistico e chitarrista), Alfonso “Fofò” Bruno alla chitarra acustica, Cristiano De Fabritiis alla batteria, Alessandro Innaro al basso, Andrea Pesce al piano elettrico e Marjorie Biondo ai cori. Ecco allora “Vesto sempre uguale”, “L’alba”, “La costanza” che strizza l’occhio a Manu Chao, “Luntano” dalle atmosfere beatlesiane, “Accireme” con la sua chitarra dylaniana, “Canto pe’ non suffrì” , “Resto acciso”, “Carcere”, “Kevlar”, “Introdub”. Un ottima prova di maturità e di sensibilità artistica di un compositore e di un interprete che definisce il suo disco “una performance in studio in presa diretta”. Noi aggiungiamo: una “operazione verità” che non rinnega il passato e che arricchisce il presente. Voto: 7 (Carmine Aymone ) 14 BONOBO Late Night Tales [Ninja Tune] Il nuovo capitolo della serie Late Night Tales porta la firma del famoso dj/ producer inglese Simon Green, in arte Bonobo. In questa selection, Bonobo si allontana dalla pista in cui siamo abituati vederlo all’opera, per accedere ad un mondo più “intimo”. “ Il modo in cui ho curato questa compilation – ha spiegato - è diverso dal solito. È come un riflesso di tutta la musica che ha influenzato la mia produzione” In questo disco troviamo soul, jazz, pop, funky, classica: da Bill Evans a Nina Simone, passando per la Menehan Street Band, Peter & Kerry e Trentemøller, il tutto impreziosito da una personale e ben riuscita rilettura del classico di Donovan “Get Thy Bearings”. Ventuno tracce in tutto, mixate in soluzione continua ( per i più pignoli, all’interno della confezione del disco troverete un codice per scaricare la versione unmixed dell’album). Non vi resta altro che spegnere la luce, bere un buon bicchiere di vino mentre pianoforti lontani sfiorano l’acqua rubando il suono della notte. Voto: 7 (Diego “Zapple” Imperatore) GENNARO PORCELLI Alien in Transit [RRSound - Discoteca Laziale] Parata di star come Mark Epstein al basso (Johnny Winter, Willie Nelson, Joe Bonamassa, Edgar Winter, Dr. John, Randy Travis, Taj Mahal, David Crosby, Robben Ford...), Andj J. Forest, Ricky Portera, Enzo Gragnaniello, Ronnie Jones, Rudy Rotta per questo secondo lavoro solista del cantante chitarrista e compositore napoletano Gennaro Porcelli. Da anni fido compagno di viaggio di Edoardo Bennato, Porcelli pubblica un disco dal sapore internazionale che trasuda blues e passione da tutti i pori. “Alien in Transit” racchiude otto canzoni dove gli inediti (“I’m Here”, “La Giostra”, “Slim’s Walk”, “Immigration Man”) ben si amalgamano con le personali riletture di classici come “Woman Across The River” di Freddie King qui cantato da Ronnie James, “It Takes a Lot To Lough It Takes a Train To Cry” di Bob Dylan (guest Rudy Rotta), “Dallas” di Johnny Winter (versione live registrata al “Capo d’Orlando Blues Festival” - luglio 2012 con guest l’armonicista statunitense Andy J. Forest già collaboratore al fianco di: B.B.King, Lonnie Johnson, Willy DeVille, Taj Mahal, Johnny Winter, Albert Collins, i Canned Heat, Robert Cray, Jimmy Johnson… ). Nell’album anche il brano “L’erba cattiva”, un blues tutto mediterraneo – solo chitarra e voce - che incontra quello del Delta, un canto dal sapore atavico, scritto e interpretato da Enzo Gragnaniello. Voto: 7 (Carmine Aymone) 15 Toy JOIN THE DOTS [Heavenly Recordings] Arcade Fire - REFLEKTOR [Merge/Universal] Il quarto album della band canadese, una dei progetti più importanti nell’attuale scena indie-rock mondiale, cerca nuovi suoni, ritmiche spunti, e sopratutto si avvale della collaborazione di James Murphy degli LCD Soundsystem. Reflektor, tanto atteso dai fan e dalla critica ancora una volta è un ottimo lavoro, anche se a qualche fan può far storcere il naso, come spesso è capitato alle band più importanti. Il lavoro segna una netta svolta rispetto al percorso finora fatto; gli intrecci indie-rock, i passaggi folk e la psichedelia, seppur presenti lasciano il passo a sonorità più elettroniche, anche se il sound è sicuramente coerente con la qualità del passato. Le tante sperimentazioni non sempre sono riuscite, ma è da apprezzare la voglia della band di mettersi in gioco, nonostante il grande successo raggiunto; si spazia tra sonorità degli anni ‘70 e ‘80 con incursioni reggae, punk e dub. Nell’epoca dei singoli usa e getta, produrre un disco di 75 minuti è da apprezzare, ma sicuramente anche rischioso; infatti seppur ricco di brillanti intuizioni, suoni di diversa natura, brani di sicuro impatto emotivo, stavolta il bersaglio grosso non è stato centrato. Ma gli Arcade Fire con le loro produzioni restano comunque una band tra le migliori del panorama rock del momento. Voto: 6,5 (Mattia Mancini) Midlake ANTIPHON [Ato] Dopo l’abbandono del frontman Tim Smith alla fine dello scorso anno, il nuovo disco Antifhon trova i texani Midlake molto preparati a raccogliere in gran parte tutto quello che avevano lasciato, con il chitarrista Eric Pulido passato anche alla voce e alla composizione. Eppure...eppure, nonostante le correnti sotterranee di melanconia, Antifhon è un’altra fusione dei suoni degli anni ‘70 bucolici folk e soft rock, caldo e rassicurante ma anche avventuroso. Il brit-folk e le atmosfere pseudo-pastorali non vengono abbandonate, ma sono meno ispirate e rimangono come rumore di fondo nelle dilatazioni corali di uno psych-rock a tinte cupe che sfocia spesso in passaggi quasi prog. A differenza dei precedenti lavori che li avevi portati nel gotha delle band indie degli ultimi anni, l’album va avanti noiosamente, lasciando l’ascoltatore più attento non del tutto soddisfatto. Voto: 5,5 (Mattia Mancini) 16 La band londinese, nata nel 2010, torna con un secondo lavoro, molto atteso dai fan, dopo il discreto successo sia di critica che di pubblico, del precedente omonimo album del 2012. Le atmosfere del nuovo lavoro restano quelle psichedeliche, del precedente, ma ampliano sicuramente gli orizzonti della band; chitarre alla My Bloody Valentine, suoni molto audaci vicini al kraut-rock dei Can ma anche i primi Pink Floyd. Molto più sicuri dei propri mezzi restano coraggiosi come nel brano di apertura strumentale ‘Conductor’,di oltre sei minuti; ma stavolta presentano brani anche alternative-pop dove riescono sicuramente a essere sempre qualitativamente molto validi grazie ai mezzi dei singoli componenti della band. Il disco scorre piacevolmente con la formula collaudata elevata all’ennesima potenza, tra distorsioni, kraut e space-rock, con cambi di tempo repentini che quasi sempre incuriosiscono l’ascoltatore. Un ottimo secondo disco che pone la band tra le più interessanti del momento. Voto: 7 (Massimo Chiari) Rush CLOCKWORK ANGEL TOUR [Roadrunner Records] Secondo uno dei soliti sondaggi che la rivista Rolling Stone ama fare ormai da tempo immemore, i Rush sono dopo Neil Young, i secondi artisti canadesi più amati al mondo. Forse in Italia non hanno mai avuto un grande seguito ma intanto segnaliamo l’uscita di questo nuovo progetto “Clockwork Angels Tour”, un triplo cd live con tre differenti set list catturate dai concerti di Dallas, Phoenix e San Antonio. Il primo e terzo disco contengono i loro grandi hit mentre il secondo racchiude – con l’esclusione di soli due pezzi – l’ultimo album in studio “Clockwork Angels” uscito lo scorso anno, che qui viene infarcito di accompagnamenti orchestrali grazie a un “ottetto” d’archi. Un’operazione a metà questa del power trio canadese che presenta episodi ben riusciti come ad esempio “Headlong Fight”, “The Anarchist”, “Caravan”, “The Garden” e le immortali “2112″, passando per “The Spirit Of Radio”, “Tom Sawyer”, “The Big Money”e altri meno, che qui appaiono quasi frenati (vedi “YYZ”). In ogni modo questo nuovo live a tre teste ci mostra ancora una volta tre musicisti straordinari, Lee, Lifeson e Peart, maestri indiscussi di un genere spettacolare, tecnico, generoso ma che ogni tanto sacrifica la composizione sull’altare del puro esercizio stilistico. In ogni modo ad averne altre band come questa. Voto: 7 (Carmine Aymone) 17 di_ALESSANDRA DEL PRETE [email protected] KING CRIMSON ISLAND Donato Zoppo Settimo libro dell’autore sannita, Islands è l’uscita n. 50 della popolare collana TXT – Testi Commentati, dedicata al commento dei testi dei più importanti nomi della storia del rock. Stavolta tocca ai King Crimson, Le beibe beibe a gambe spalancate care ai Led Zeppelin, i pruriti e gli sberleffi di casa Zappa, i diavolacci su di giri a zonzo con i Black Sabbath, i mattoni in caduta sui Pink Floyd, le strade di tuono per raggiungere Springsteen: i King Crimson sono davvero lontani. Uomini schizoidi, divinità marine, risvegli di principi e isole lontane, lingue di allodola, grandi ingannatori e incubi rossi, chiacchiere da elefante, nevrotiche e uomini modello, dinosauri, luci in costruzione e curve pericolose. Altro che musica leggera. Qui ci sono anomalie dentro altre anomalie, una matrioska rock tutta da smontare. Se il progressive rappresenta una grande “deviazione” nella storia popular, i King Crimson – che del prog sono stati gli artefici e tuttora la massima incarnazione – sono una cellula impazzita a dir poco sorprendente. Hanno inventato un genere, se ne sono distaccati senza abbracciare i suoi opposti, hanno un padre-padrone-fondatore-demiurgo senza il quale non esisterebbero, ma i testi delle varie incarnazioni del Re Cremisi sono opera di personalità esterne come Peter Sinfield e Richard Palmer-James, o di un alter ego conflittuale e pacifico come Adrian Belew. Un gruppo/progetto che cammina tra esoterismo e humour, letterature e surrealtà, razionalismo e follia, allegorie e clare loqui. Un’isola nel mare magno del rock, una piccola unità collettiva dove si parla con il vento e si attende il ritorno di me, Neal e Jack. Zoppo illustra le tematiche della band, commenta disco dopo disco i testi del gruppo, affidati a personalità straordinarie come Pete Sinfield e Adrian Belew, alter-ego di Fripp nella prima metà degli anni ’80 e dagli anni ’90 alle ultime vicissitudini del gruppo. AMERICAN INDIE 1981-1991 MICHAEL AZERRAD “American indie” è la storia della rivoluzione musicale avvenuta proprio sotto il naso di Reagan negli anni Ottanta, quando un piccolo ma agguerrito manipolo di gruppi, etichette, fanzine, stazioni radio e altre entità sovversive infuse nuova energia al rock americano innestandovi il credo ‘do it yourself’ del punk e creando un musica fortemente personale, spesso brillante, sempre stimolante, la cui influenza si sarebbe estesa fino a oggi senza mai perdere di Intensità e attualità. Attraverso le dettagliate biografie di tredici gruppi storici - Mission Of Burma, Minutemen, Black Flag, Hüsker Dü, Minor Threat, Replacements, Butthole Surfers, Sonic Youth, Big Black, Fugazi, Mudhoney, Beat Happening, Dinosaur Jr - Michael Azerrad dipinge un potente affresco con tutti gli elementi di un grande romanzo: politica, droga, paura, disgusto, fede e, ovviamente, musica. 18 Il libro del Prog italiano Martin John N.; Neri Michele; Neri Sandro Il contesto storico e sociale in cui nacque il Prog italiano a partire dalle sue radici più intime e profonde. Le motivazioni per cui si sviluppò e crebbe in un certo modo. Quando e perchè produsse un certo tipo di sonorità piuttosto che altre. Come si relazionò al suo tempo storico, ai movimenti e agli avvenimenti sociopolitici che lo contraddistinsero. In che modo e perchè finì parallelamente all’inizio di un nuovo ciclo di lotte antagoniste. 240 pagine (carta ecosostenibile) in formato 22x28, ricche di immagini, poster, volantini, documenti. Allora si parlava di “pop italiano”, con il tempo la dizione amata dai fan è diventata Prog, come per la amata scena Progressive britannica. “Allora” vuol dire gli anni fra il 1970 e il 1976, la stagione della grande scoperta giovanile delle nuove musiche in Italia, quando si impongono, non solo da noi, gruppi come Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Orme, Area, Osanna, New Trolls e muove i primi passi un innovatore come Battiato; gli anni dei primi concerti nei grandi spazi aperti e dei festival rock, a cominciare dall’indimenticabile e controverso Festival di Re Nudo. In questo libro si raccolgono oltre cento biografie e recensioni di tutti i nomi più importanti e dei gruppi di culto. Non solo info e feticismo ma una ricca panoramica della cultura giovanile di quegli anni, inserendo dischi e progetti musicali nel contesto di una società ricca e in fermento come quella dell’epoca. “Il cuore di una donna è come l’oceano: gettaci dentro qualcosa, probabilmente si perderà alla vista, ma resterà per sempre conservato sul fondo. A meno che qualche pazzo non decida di andarlo a recuperare per strapparlo all’immensità.” “In Capo al Mondo” di Alessandra Del Prete Rogiosi editore in tutte le librerie 19 DI_CLAUDIO POLI Soluzioni tecnologiche per la vita quotidiana. Un tatuaggio al giorno toglie...la bufala di torno Chi non ricorda, specialmente tra chi ha superato gli enta e gli anta gli occhiali a raggi x pubblicizzati negli anni ‘70 e ‘80 in quarta di copertina di alcune famosissime riviste come Skorpyo,Intrepido oppure Sorrisi e Canzoni o Cronaca Vera? Agli occhi degli adolescenti dell’epoca l’invenzione rappresentava le Colonne d’ Ercole del voyerismo, e moltissimi acquistarono questo gadget a ‘occhi chiusi’ (costavano circa 7 mila lire). Ma al momento dell’arrivo a casa del ‘pacco’, ci si ritrovava con un paio di occhiali di plastica al cui posto delle lenti c’era uno strato di cartone con due fori ricoperti da una pellicola rossa trasparente; un vero flop e sicuramente un caso eclatante di pubblicità ingannevole. Nonostante questo, la ditta produttrice dell’oggetto, che in Italia era di Milano, non ha mai ricevuto una querela o una richiesta di risarcimento. Infatti nessuno era pronto ad ammettere di aver comprato gli occhiali. La storia racconta che li aveva “inventati” o meglio, venduti, Harold Von Braunhut un americano dal nome di un ‘barone’, che passò alla storia tra le altre cose per aver messo in commercio il famoso “Invisible Goldfish” (pesce rosso invisibile che non si vedeva perché non c’era). Memori di questa storia, che ha traumatizzato un’intera generazione siamo sempre molto attenti nel nostro ‘surfare’ tra le onde del web dove le bufale sono più numerose di quelle che si possono trovare nei ‘verdi’ pascoli del basso Lazio e Campania, per proporvi articoli geek utili e allo stesso tempo ‘bizzarri’. 20 Quindi Siore e Siori, l’interessante articolo che vi proponiamo per questo nuovo anno è: moodINQ - Programmable Tattoo System, kit acquistabile a circa 180 dollari. La domanda che si sono posti i produttori di questo articolo è la seguente:che cosa fare quando si vuole un tatuaggio ma non si vuole l’impegno permanente? La stessa posta dagli Elii in una famosa canzone del 2008! Il sistema “moodInq” è un passo avanti nella tecnologia del tatuaggio, utilizza una proprietà di inchiostro a pigmenti incapsulati, su di una pelle di sicurezza, è un sistema che può durare una vita e può essere configurato per visualizzare qualsiasi disegno (o nessuno!). Una volta apposta/impiantata la tela (skin canvas, uno schermo dove si formano elettronicamente le immagini!) sulla parte del corpo che si desidera trattare, è possibile cambiare il disegno a proprio piacimento, quante volte si vuole, semplicemente collegando lo strumento ad un pc tramite un cavo usb. Non fa parte della confezione il tatoocanvas ossia la speciale ‘pelle artificiale’ ‘la tela’, dove l’oggetto disegna il tatuaggio. Nel prezzo invece è compreso la possibilità di accedere a un database di oltre 100 mila disegni oppure uploadare il proprio disegno originale. Il sito pubblicizza vari motivi del perchè eliminare o modificare il tatuaggio; quello più utile sarebbe di impiantarsi la ‘pelle canvas’ sul braccio, per scrivere ogni volta che si va al supermarket la lista della spesa ed evitare di girare tra i vari reparti con i foglietti di carta oppure con le più moderne app sugli smartphone, ma con l’avambraccio in mostra con l’intera lista. Anche noi pensiamo che sia l’utilizzo sicuramente più interessante, per far morire d’ invidia l’amico Geek che tutti abbiamo o ce lo inventiamo. Il Kundalini Yoga è lo yoga della quotidianità. In un modo incredibilmente veloce, grazie a una tecnologia millenaria che utilizza respirazione, posture e la vibrazione dei suoni, si potrà vivere un’esperienza assolutamente unica e sorprendente. Il Kundalini Yoga, così come insegnato da Yogi Bhajan, è una disciplina pratica che non allontana dal mondo, ma, al contrario, offre una serie di strumenti assolutamente efficaci per vivere la realtà con grande consapevolezza. Per le informazioni e la prenotazione di una lezione di prova, telefonare allo 081.413000 dalle 16.30. La lezione è per esperti e principianti Ogni lezione di Kundalini yoga dura circa 90 minuti. 21 Di_VALENTINA BRASIELLO Il prisma che svelò il lato nascosto della luna L’occasione della mostra appena terminata alla Biennale di Venezia sul designer Storm Thorgerson offre l’opportunità di approfondire l’opera più famosa realizzata da questo artista; la cover di “ The Dark Side of the Moon” dei Pink Floyd. Considerato il più importante ideatore di copertine di album degli ultimi 40 anni Thorgerson è stato fotografo, grafico e artista a tutto tondo, è stato collaboratore dei Pink Floyd fin dal 1968, quando firmò la copertina di “A Saucerful of Secrets”, realizzando da allora tutte le copertine e le foto degli album a seguire. Iconica e leggendaria la copertina di “The Dark Side of the Moon”è stata di recente proclamata la cover più bella di tutta la storia della musica a stabilirlo una sondaggio promosso dal sito Music Radar che ha messo al primo posto il celeberrimo prisma trafitto da un raggio di luce bianca. La storia della copertina prende l’avvio nel 1973 data della realizzazione dello storico album registrato tra maggio 1972 e gennaio 1973 ai mitici studi di Abbey Road di Londra che ha venduto a oggi, oltre 45 milioni di copie. La Hipgnosis, compagnia artistica fondata nel 1968 da Thorgerson & Co, presentò sette disegni, ma i quattro membri del gruppo scelsero senza aver alcun dubbio l’immagine del prisma, colpiti oltremodo dal significato estrinseco dell’oggetto che ben si relazionava al concept dell’album: un raggio di luce bianca colpisce la parete di un prisma, che mette in moto la magia della scomposizione svelando la “faccia nascosta” della luce. Ogni componente del fascio mostra nel vetro la sua vera natura ed emerge con velocità diversa. La mente e il cervello fanno il resto mostrandoci ogni componente con un colore diverso: “Any colour you like”. L’idea del triangolo è richiamata all’interno del booklet da altri solidi geometrici a forma di prisma che da sempre, almeno nell’immaginario, intrecciano il loro mistero con gli astri: le piramidi egizie. Il fascio di luce nell’immagine ha sei colori, escludendo l’indaco dalla tradizionale divisione della sequenza in rosso, arancione, giallo, verde, blu, indaco e viola, e prosegue lungo tutto l’interno della confezione dividendola orizzontalmente in due parti: in quella inferiore compaiono i testi delle canzoni mentre in quella superiore vi è l’elenco delle tracce e i credits; la linea verde si muove come un elettrocardiogramma (soluzione grafica suggerita da Roger Waters). 22 8 Storm Thorgerson il visionario creatore della cover di “The Dark Side of the Moon” Le linee di colore proseguono anche sul retro della copertina dove entrano in un altro prisma rovesciato, voluto da Thorgerson per facilitare la disposizione del disco nei negozi, dal quale usciranno come un raggio di luce bianca, che prosegue poi fino a ricongiungersi con quello sul fronte. In molte stampe, fra cui la prima americana, era presente un adesivo rotondo sulla confezione di plastica trasparente del disco che indicava nome del gruppo e titolo, riportati anche sulla costa. Nella prima stampa inglese, alcune copie avevano il solo adesivo rotondo attaccato direttamente alla copertina; altre, nemmeno quello. Diverse prime edizioni furono infatti messe in commercio senza alcun riferimento sulla copertina esterna su autore e titolo. Generalmente, in seguito, l’adesivo fu sostituito da una stampa direttamente sulla copertina. All’interno della confezione pieghevole si trovavano degli adesivi e due poster, uno con immagini della band in concerto con lettere sparse a formare la scritta “PINK FLOYD”, l’altro con una fotografia agli infrarossi delle Piramidi di Giza (che erano anche il soggetto degli adesivi) creata da Powell e Thorgerson. I poster delle piramidi erano differenti fra la versione americana e inglese. Per il recente 40° anniversario della pubblicazione di quel disco, Thorgerson aveva realizzato delle esclusive variazioni sul tema. Thorgerson è scomparso nel 2012 all’età di 69 anni. Una lunga battaglia contro il cancro per un artista prolifico la cui perdita non sarà facilmente superabile nel mondo della musica e dell’arte in generale. Ha scritto Gilmour sul suo sito ufficiale: “Storm è stato una forza costante nella mia vita, sia sul lavoro che nel privato, una spalla su cui piangere e un grande amico. Gli artworks che ha creato per i Pink Floyd dal 1968 ad oggi sono stati una parte inseparabile del nostro lavoro”. 23 23 DI_MARIO GARGIULO Il film di Jonathan Demme su Enzo Avitabile – “Music Life” “Gli uomini sanno che si può vivere insieme…” Queste sono le parole che chiudono il film “Enzo Avitabile – Music Life” di Jonathan Demme (premio Oscar per “Il silenzio degli innocenti”). Un pensiero, un manifesto sulla fratellanza, sull’accoglienza, contenuto nel brano “Mane e mane” che vede come guest Daby Tourè, in cui la lingua napoletana e africana si tengono “mano nella mano” così come fanno la “neve del deserto e la sabbia del Vesuvio”. “E’ un film non un concerto. Non è un canto retorico è una pellicola che vive della e per l’accoglienza; la mia casa si apre ai suoni del mondo e ai miei fratelli e loro accolgono me in una danza atavica dove i ritmi della Terra si riuniscono con la volontà di generare un unico nuovo suono, quello della world”. Enzo Avitabile così racconta il film diretto da Jonathan che dopo esser stato distribuito negli States in ben 40 sale tra cui New York e Los Angeles esce in Italia solo il 18 e il 19 novembre . “Un film che racchiude una riflessione nei confronti di tutti i fratelli che arrivano da noi attraverso l’acqua e non parlo dei crocieristi. Sono stato a Lampedusa per un grande evento organizzato con Rai Cinema e Microcinema, in quella meravigliosa terra di mezzo, quella dell’accoglienza. Canto un’unica razza: la razza umana”. 24 Il film raccoglie i venti del mondo e artisti come Eliades Ochoa, Naseer Shamma, Gerardo Nunez, Trilok Gurtu, Ashraf Sharif Khan, Poonchwala, Amal Murkus, Djivan Gasparyan Trio, Hossein Alizadeh, Zi Giannino Del Sorbo, Luigi Lai, Bruno Canino, coinvolgendoli in una narrazione suggestiva e intensa: “la mia vita è Napoli, la mia Napoli è Marianella, tassello della città fuori di vista di cui ci si accorge raramente. Un film dove c’è una musica che vive nel e per il film stesso. Ho provato a far venir fuori come vivo la musica che è la mia vita. Mi sono raccontato con verità e l’ho fatto senza filtro, così come da sempre è la mia ricerca, il mio pensiero musicale”.Il lavoro di Jonathan Demme è straordinario così come il montaggio realizzato in ben sei mesi da Giorgio Franchini e le location (tra cui il Salone Margherita, il San Carlo…) il risultato è un film-viaggio-concerto nell’universo poetico e sonoro di Avitabile, che in quest’incrocio simbolico – quello che i bluesman chiamano ‘crocicchio’ – si immerge nei suoni e nei ritmi del mondo, divenendo con essi un tutt’uno. “Un film napoletano – come ha spiegato il produttore Davide Azzolini - pensato, vestito e organizzato a Napoli”. E proprio Azzolini è stato l’artefice del progetto: “Come direttore del ‘Napoli Film Festival’ tre anni orsono ho invitato Demme come ospite d’onore. Lui ha subito una richiesta: conoscere Avitabile. Lo aveva scoperto un giorno mentre ascoltava in auto una radio sul George Washington Bridge a N.Y. Organizzo così l’incontro: Demme aveva già tutti i Cd di Enzo, così lancio la proposta: facciamoci un film”. La pellicola si chiude con una lunga sequenza in cui si percorre il lungomare di Napoli con l’azzurro del cielo che all’orizzonte si congiunge con quello dell’acqua. “Sono napoletano, sono un granello di quello che è la musica napoletana, quella che si apre e accoglie il mondo”. “… gli uomini sanno che si può vivere insieme…”: Come scriveva Christian Friedrich Hebbel nei suoi Diari: “Si può conquistare il mondo non solo come capitano, sottomettendolo, ma anche come filosofo, penetrandolo, e come artista, accogliendolo in sé e rigenerandolo” 25 . . . a adib M , e y b d o o G “I learned that courage was not the absence of fear, but the triumph over it. The brave man is not he who does not feel afraid, but he who conquers that fear.” Nelson Rolihlahla Mandela “Madiba” (Mvezo, 18 luglio 1918–Johannesburg, 5 dicembre 2013) It was 25 years they take that man away Now the freedom moves in closer every day Wipe the tears down from your saddened eyes They say Mandela’s free so step outside Oh oh oh oh Mandela day Oh oh oh oh Mandela’s free It was 25 years ago this very day Held behind four walls all through night and day Still the children know the story of that man And I know what’s going on right through your land 25 years ago Na na na na Mandela day Oh oh oh Mandela’s free If the tears are flowing wipe them from your face I can feel his heartbeat moving deep inside It was 25 years they took that man away And now the world come down say Nelson Mandela’s free Oh oh oh oh Mandela’s free The rising suns sets Mandela on his way Its been 25 years around this very day From the one outside to the ones inside we say Oh oh oh oh Mandela’s free Oh oh oh set Mandela free Na na na na Mandela day Na na na na Mandela’s free 25 years ago What’s going on And we know what’s going on Cos we know what’s going on Neròk non è solo un free music magazine. Neròk è una sorta di “factory” di warholiana memoria, attenta all’arte, alla comunicazione e al sociale; un crocevia di energia, di creatività, di voglia di rischiare, una sorta di entità che organizza anche incontri, dibattiti, concerti, rassegne musicali e cinematografiche, premi musicali e letterari, mostre, presentazioni di dischi, di libri… Il nostro team dal 1995 svolge un’intensa attività di UFFICIO STAMPA e PROMOZIONE giornalistico/radiofonico/televisiva - specializzata in musica - proponendo gli artisti, i concerti e i festival, alle redazioni tv nazionali, locali e satellitari di maggior interesse. I numerosi e importanti contatti di cui dispone (stampa, radio, tv, internet) sono il frutto esclusivo del suo personale lavoro decennale che gli permettono di far conoscere rapidamente ai professionisti dei media i progetti che segue. 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