N. 27 Dicembre 2013/Gennaio 2014
CD
DISCO
Bruce Springsteen
INTERVISTA
Piero Pelù
CINEMA
Avitabile-Demme
“Music Life”
REWIND
B.B. King
E inoltre
libri, hi-tech, Rock-Art, live...
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N. 27 Dicembre 2013-Gennaio 2014- anno 6 - www.nerok.it
Arcade Fire
Bonobo
Gennaro Porcelli
Midlake
Editoriale
EDITORIALE
DISCO
BRUCE SPRINGSTEEN
PIERO PELU’
REWIND
B.B.KING RUMORS
NEWS ROCK
STORIE ROCK
RIDERS ON THE STORM
pag. 4-5
pag. 6-7
pag. 8-9
pag.10-11
pag. 12-13
CD pag.
LIBRI
14-15-16-17
pag. 18-19 HI-TECH
pag. 20-21
Moodinq-tatuaggi hi-tech
ART-ROCK
STORM THORGERSON The Dark Side
CINEMA
AVITABILE-DEMME MUSIC LIFE
CALENDARIO
LIVE E EVENTI
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CARMINE AYMONE
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pag. 22-23
pag. 24-25
pag. 28-29
Direttore responsabile Carmine Aymone ([email protected])
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“High Hopes” il grande ritorno del
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Il regalo di
2014
Una graditissima sorpresa per tutti i fan del Boss, e per gli amanti della buona musica
rock in generale, l’uscita prevista per gennaio, del nuovo disco in studio, di Bruce
Springsteen.
Il diciottesimo album è una raccolta di registrazioni di cover inedite e brani del passato
rivisitati con il chitarrista dei Rage Again Machine, grande amico di Bruce, Tom
Morello.
Il primo singolo è proprio High Hopes, che si ascolta con successo già da fine
novembre un po’ in tutte le principali stazioni radiofoniche.
La canzone non è un inedito ma una cover di un brano originariamente eseguito (nel
1990) dagli Havalinas, e ne esiste già una versione risalente ad almeno il 1995:
compariva nell’EP Blood Brothers dell’anno successivo. Questa nuova registrazione
proviene dalle session in studio completate da Springsteen durante le tappe dell’ultimo
passaggio in Australia, e da quelle stesse session arriva la maggior parte del materiale
che andrà a costituire il nuovo lavoro.
Lo stesso Springsteen ha presentato il disco attraverso una lettera autografa, dove
spiega i motivi che lo hanno spinto a questo nuovo lavoro. Il progetto nasce
proprio dal singolo High Hopes, brano rivisitato e voluto da Morello durante la tournè in
Australia, dove il chitarrista ha accompagnato Bruce in quasi tutt ele date; e
proprio Morello in particolare, sostituendo Steve Van Zandt durante il tour australiano
del Boss, è diventato immediatamente “la musa” di Springsteen, ponendo le basi
dello sviluppo del progetto. e spinto il Boss a rivisitare il materiale del passato e alcuni
outtake, per un nuovo album.
Alcune canzoni come American Skin e Ghost of Tom Joad, sono versioni dal vivo che
danno nuova linfa alle versioni in studio, e quindi meritavano una registrazione
‘pulita’ in studio senza che perdessero la magia del live. Il brano The Wall invece è stato
suonato raramente dal vivo e quindi meritava sicuramente maggiore
attenzione; la canzone nasce da una visita di Springsteen al Vietnam Veterans Memorial
di Washington e dedicata a Walter Chicon un rocker del Jersey Shore, che
guidava la band dei Motifs, molto amata dal giovane Bruce.
Erano un band di uomini grezzi, sexy e ribelli, erano gli eroi dei giovani degli anni ‘60
del luogo, cool ma accessibili. Anche se il protagonista del brano è un marine, ma
Walter è stato effettivamente nell’esercito americano in Vietnam, disperso nel marzo
del 1968.
4
La sua scomparsa evidentemente segnò indelebilmente Springsteen che ancora oggi lo
ricorda così come quel vuoto che gli lasciò nell’anima.
Il disco nasce quindi da un’esigenza personale di Bruce Springsteen di rendere omaggio
ai brani che secondo lui non hanno avuto lo spazio e il sound che meritavano,
dalle intuizioni e consigli dell’amico Tom Morello e sopratutto un disco che vuole
regalare ai fan nuova energia.
Bruce Springsteen, High Hopes
Uscirà il 14 gennaio High Hopes, il diciottesimo
album di Bruce Springsteen. Il disco, registrato
in New Jersey, Los Angeles, Atlanta, Australia
e New York City, vede Springsteen collaborare
con i membri della storica E Street Band, con il
chitarrista Tom Morello e molti altri musicisti.
Oltre a suonare la chitarra, Morello duetta anche con Bruce in “The Ghost
of Tom Joad “. Clarence Clemons , scomparso nel 2011 , e Danny Federici ,
scomparso nel 2008, appaiono in canzoni che Springsteen definisce “alcuni
dei migliori brani inediti realizzati negli ultimi dieci anni e mai pubblicati”.
1. High Hopes (Tim Scott McConnell) – featuring Tom Morello
2. Harry’s Place * – featuring Tom Morello
3. American Skin (41 Shots) – featuring Tom Morello
4. Just Like Fire Would (Chris J. Bailey) – featuring Tom Morello
5. Down In The Hole
6. Heaven’s Wall – featuring Tom Morello
7. Frankie Fell In Love
8. This Is Your Sword
9. Hunter Of Invisible Game – featuring Tom Morello
10. The Ghost of Tom Joad – duet with Tom Morello
11. The Wall
12. Dream Baby Dream (Martin Rev and Alan
Vega) – featuring Tom Morello
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Piero Pelù
‘Identikit’
di una Rockstar
“ComeToscano
mi scuso con la
Campania e colgo
l’occasione per farlo
dalle pagine di questo
giornale. Ho letto
giorni orsono che tra
i rifiuti tossici ritrovati
nella ‘terra dei fuochi’
ci sono anche quelli
toscani. Anche la mia
civilissima Toscana ha
fatto questo? Ne ho
sofferto. Mi vergogno
e vi prometto che
saprò nella mia terrà
come farla pagare a
chi di dovere”.
Queste le parole
di Piero Pelù,
sincere, cariche di
rabbia. Il rocker fiorentino che ha presentato da poco il suo nuovo cd
“Identikit”, un pezzo di storia della musica italiana, continua nel suo
sfogo.
Il dramma della ‘terra dei fuochi’ riguarda noi tutti; è un errore circoscriverlo.
Dobbiamo stare attenti a non perdere mai di vista la nostra libertà di cittadini.
Ci vuole coraggio ma agendo tutti insieme mi piace sperare che ci possa essere
un nuovo futuro.
Piero Pelù è un artista vero, uno di quelli che da sempre ci ‘mette la
faccia’.
Non mi sono mai tirato indietro – continua – non si può distinguere la musica
dal mondo: la musica è figlia del quotidiano, del momento storico. Circa
dieci anni scrissi ‘Occhi’, canzone dedicata ai profughi (“E sbarcano segnati
dall’immensità dei mari… e dei ricordi scavalcano le onde paraboliche verso un
niente che ha fretta…”); qualche anno dopo ho composto ‘Fiorirà’ in cui parlavo
della protesta dei giovani di Locri contro lo strapotere della ‘ndrangheta e di
tutte le mafie in Italia.
Nell’estate del 2006 ricevetti anche una lettera anonima di minacce. Denunciai
subito l’accaduto ai Carabinieri”. Purtroppo entrambi i brani sono ancora oggi
quanto mai attuali al punto che li hai inseriti nel nuovo album “Identikit” (TEG/
Sony Music) in cui ripercorri gli ultimi 14 anni della tua vita. “Proprio così.
Attuali… purtroppo.
Questo disco non è un The Best, ma una raccolta di brani che per me hanno un
significato.
Non è il classico album pre-natalizio per fare ciccia, non mi interessa, non ne
ho bisogno”. “Identikit” contiene venti pezzi: i due inediti “Mille Uragani” e “Sto
Rock”; le versioni 2013 dei classici “Bomba Boomerang” e “Toro Loco”; una
rilettura di “Il Mio Nome è Mai Più”; la cover di “Pugni Chiusi” dei Ribelli e altri
brani rimaneggiati in studio.
6
Con Piero – la cui
avventura con i
Litfiba continua
anche se ora sono
in uno stato di
“fermo biologico,
ma nell’autunno
del 2014 si
ritroveranno
in studio per
registrare il
nuovo cd” ci sono
Fede Poggipollini
alle chitarre,
Luca Martelli
alla batteria,
Megahertz alle
tastiere, Franco
Licausi al basso.
Identikit- continua
- è il risultato di una
ricerca di contenuti e
suoni che appartiene
a due trilogie:
la ‘Trilogia dei
sopravvissuti’
(“Ne’ buoni Ne’
cattivi” 2000,
“U.D.S.” 2002,
“Soggetti smarriti” 2004) e la ‘Trilogia della
comunicazione’ (“In Faccia” 2006, “Fenomeni” 2008
e appunto “Identikit” 2013)”.
Piero Pelù
IDENTIKIT
[Sony Music]
01- Mille uragani (inedito)
02- Sto rock (inedito)
03- Bomba boomerang
04- Bene bene male male
05- Io ci sarò
06- Lentezza
07- Prendimi così
08- Nel mio mondo
09- Occhi
10- Sorella notte
11- Dea musica
12- Velo
13- Tribù
14- Viaggio
15- Fiorirà
16- Mamma ma-donna
17- Tutti fenomeni
18- Pugni chiusi
19- Il mio nome è mai più
20- Toro loco
Ritornando al discorso sull’attualità, nell’inedito
“Sto Rock” canti: “… il rock affila i denti contro
gli arroganti come te…”. E’ una sorta di tuo
manifesto?
Si. Io affilo i denti, mi indigno per le cose assurde
che accadono, come il disastro ambientale che
hanno procurato alla vostra – ma anche nostra
- meravigliosa Campania Felix; uccidendo chissà
quante persone innocenti. La malavita organizzata
può arrivare ovunque e sottolineo ovunque, ma noi
possiamo stare attenti, abbiamo il dovere di farlo…
tutti insieme.
Carmine Aymone
7
“Non rimpiango nulla di quello che è stato anche
perché non può cambiarmi la vita adesso. Oggi
tutto va bene, siamo perfino riusciti ad avere un
Presidente nero”
Cosa vorrebbe indietro dal passato e cosa cancellerebbe dal presente?
Non rimpiango nulla di quello che è stato anche perché non può cambiarmi la vita
adesso. Oggi tutto va bene, siamo perfino riusciti ad avere un Presidente nero. Rispetto
a quando vivevo in fattoria oggi sono in paradiso.
L’ incontro con B.B. King,
l’uomo che incarna il Blues
La sua Promise Land?
Non ho una terra promessa. Abito a Las Vegas, sto bene, non mi lamento, sono contento
della mia vita anche perché lavoro molto e fare molti concerti mi tiene su di morale, è
una medicina, mi occupa la vita.
Allora è proprio vero quello che cantava Bob Dylan: la musica può mantenere
per sempre giovani.
Certo e poi finché artisti come Bono continueranno a telefonarmi invitandomi a lavorare
in sala con loro vorrà dire che non sono vecchio e che ho ancora qualcosa da dire e da
trasmettere.
E’
una leggenda. L’uomo che
incarna il blues con la sua sei
corde “Lucille” una Gibson ES
355 custom (quella originale gli
fu rubata all’inizio degli anni ’50
e mai più restituita n.d.r.). Riley
King ovvero The Blues Boy from
Beale Street, il ragazzo del
blues di Beale Street, per il mondo B. B. King, da Itta Bena
nel Mississippi, 88 anni, 14 volte vincitore del Grammy, oltre 30 dischi pubblicati, 74
suoi brani tra il 1951 e il 1985 sono entrati nella classifica R&B di Billboard, nipote del
campione del mondo dei pesi massimi Sonny Liston, a B.B. King è stato anche dedicato
il “Museum and Delta Interpretive Center” nella città di Indianola, Mississippi.
“Strano vero? Chi l’avrebbe mai detto… un museo tutto mio”.
E’ nato col blues o l’ha inventato?
No, non pretendo tanto, ci sono nato col blues.
La sua amicizia con gli U2 dura da anni.
Si, Bono è un grande amico, mi chiama spesso e poi è religioso come me. Mi vennero
a trovare in camerino dopo una mia esibizione nella loro Dublino. Da subito trovai tutti
loro squisitamente semplici, per niente rockstar. Chiesi a Bono di scrivermi una canzone.
Un anno dopo mi propose di aprire un loro concerto in Texas. In quell’occasione mi fece
ascoltare “When Love Come to Town”, che parlava della crocifissione di Gesù, il pezzo mi
piacque subito.
Come ci si sente ad essere una leggenda, visto che non c’è chitarrista blues,
famoso o sconosciuto, che non abbia in repertorio qualche suo fraseggio?
Ne sono onorato, tanto è vero che tutte le volte che vado a suonare sono sempre
emozionato perché mi sembra di dover ogni volta dimostrare al mio pubblico quanto
valgo.
E’ stato anche lei su quel crocicchio dove Robert Johnson incontrò il diavolo?
Si, ma quel crocicchio non è un luogo fisico e geografico; è in tutti quelli che fanno
blues. E’ lì in fondo a una strada chiamata dolore.
Jimi Hendrix in un’intervista disse, parlando della gelosia che aveva percepito
da parte di molti artisti di colore, “i tuoi simili possono essere molto crudeli”,
però aggiunse anche “tra questi non c’è B.B. King che al contrario mi ha
regalato anche una chitarra, un gesto molto importante per me”.
Ci parli del suo incontro con Jimi Hendrix?
Si, ricordo… Ci siamo visti poche volte. Lui era uno strano tipo, sempre molto in ansia
nei confronti di tutto, il contrario di me. Ma era un grande e si vedeva. Purtroppo proprio
la sua continua ansia credo gli abbia fatto finire presto la carriera. E’ morto molto
giovane… un peccato.
Come è stata la sua infanzia?
Per tutti quelli di colore come me è stata molto travagliata. Si lavorava in fattoria per la
coltivazione del cotone con molte umiliazioni. A salvarci c’era la fede che ci portava la
domenica a pregare in chiesa. Proprio in chiesa ho cominciato a muovere i primi passi
cantando musica gospel. Vivevo con mia madre e mia nonna.
Raccoglievo cotone, guadagnando 35 centesimi per ogni 100 libbre.
Nell’ambiente musicale chi è o è stato il suo più grande amico?
Sicuramente Ray Charles. Quando suonavamo insieme, litigava sempre con me,
era pignolo, esigente, guai se sbagliavo perché fermava subito la musica e dal suo
pianoforte mi urlava la sua predica, dicendomi “come fanno a dire che sei un grande,
non sai neanche suonare, sei stonato”, insomma me ne diceva di tutti i colori, ma gli
volevo bene lo stesso: lui sì che era veramente il più grande di tutti.
Ha avuto a che fare con problemi razziali durante la sua infanzia, come la
maggior parte dei musicisti di colore di allora?
In quei tempi c’erano molti problemi di ordine razziale, avrete sentito e visto molti film
su quegli anni e vi posso assicurare che era tutto vero. Non erano tempi facili per i neri,
anche per quelli che cercavano di fare della musica per dimenticare. Chi l’avrebbe mai
detto allora che un Presidente di colore avrebbe guidato poi i nostri States.
Di cosa ha paura?
Ho paura di essere giudicato dal mio pubblico. E’ una continua prova e questo mi tiene
vivo.
Come se la cava un bianco con la musica del diavolo? Il blues è un fatto di
pelle?
Credo di si. Per un bianco fare del blues è come parlare di fotocopie, di fax machine. Il
nostro blues è nato dalla nostra disperazione; ci sfogavamo, provavamo a sopravvivere
cantando e suonando tutto il nostro dolore.
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Carmine Aymone
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Anticipazioni e news, sul mondo Rock !!!
Il ritorno degli Abba a 30 anni dall’addio
Possibile reunion per un concerto nel 2014.
La band svedese starebbe progettando un evento in occasione dei 40
anni dall’uscita dell’ album «Waterloo»
Dicevano fosse lei ad opporsi con maggior veemenza ad un possibile
ritorno sulle scene insieme con gli altri tre, a maggior ragione visto che
nelle poche dichiarazioni rilasciate da quando si era ritirata a vivere su
una sperduta isoletta svedese non faceva altro che sottolineare la sua
avversione per la popolarità. Ma dopo essersi lasciata convincere a fare
un nuovo disco a 25 anni dal primo di inediti ed essersi resa conto che
tutto sommato la notorietà non è poi così male, oggi è la stessa Agnetha
Faltskog ad ipotizzare che gli Abba possano riformarsi a più di 30 anni
dal loro scioglimento non ufficiale (avvenuto nel 1982, in concomitanza
con il doppio divorzio dei membri della band).
Roger Daltrey appoggia il film su Keith Moon
Keith Moon. Il fantasioso batterista spaccatutto degli Who sembrava
quasi passato nel dimenticatoio, ma ora si è saputo che è allo studio un
docufilm sul musicista che scomparve nel 1978.
La notizia dell’ultim’ora è quella che le due società Exclusive Media e
Da Vinci Media Ventures hanno sottoscritto un accordo che - appunto
- dovrebbe portare alla realizzazione del progetto. Roger Daltrey ha
affermato che è felice di dare il suo apporto al progetto. Il cantante degli
Who ha detto: “Il film su Keith Moon è vicino al mio cuore, quindi sono
elettrizzato nel rinvigorirlo e sono grato a Wendy, Toby e Da Vinci per il
loro entusiastico supporto”.
Sarà Gal Gadot Wonder Woman nel sequel de L’Uomo d’Acciaio
Sembra sempre più probabile che la Warner Bros, proprietaria dei diritti
dei personaggi, abbia deciso di operare in maniera abbastanza distinta
rispetto alla Marvel. Quest’ultima ha preferito sviluppare delle saghe di
supereroi (Iron Man, Thor, Capitan America…) indipendenti tra loro, che
potessero però poi unirsi in alcuni film così detti crossover (Avengers). La
Warner, invece, vorrebbe fare qualcosa di più realistico, come si era già
intuito ne L’Uomo d’Acciaio.
Sembrerebbe infatti assurdo che durante una crisi mondiale affrontata
da un supereroe, gli altri se ne stiano semplicemente a guardare, come
invece avviene in fumetti e cartoni animati. Ecco allora nascere una
saga che sin dall’inizio coinvolgerà più personaggi, fino ad arrivare al
suo naturale apice con la nascita della Justice League of America,
ovvero la Lega di supereroi creata dalla DC e da sempre contrapposta
(editorialmente) agli Avengers della Marvel.
“AM” degli Arctic Monkeys “Album dell’anno”
L’NME ha proclamato “AM” degli Arctic Monkeys “Album dell’anno”. Il
“New Musical Express”, nelle edicole dal marzo 1952, oltre al “NME’s
Best Album of 2013” ha comunicato che “NME’s best track of 2013”
è “Get lucky” dei Daft Punk. Pubblicato nello scorso settembre, “AM”,
quinto disco di studio della formazione di Sheffield, ha debuttato al
numero 1 della cassifca britannica con 157.329 copie vendute nella prima
settimana. “AM” ad oggi ha generato i singoli “R U mine?”, “Do I wanna
know?”, “Why’d you only call me when you’re high?” e “One for
the road”.
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“Born to run” all’asta
E’ stato venduto ad una cifra molto maggiore di quanto preventivato
il testo manoscritto di “Born to run”, la canzone con la quale Bruce
Springsteen si impose all’attenzione internazionale. Sotheby’s di New
York si attendeva un’offerta massima di 70-100 mila dollari, come Rockol
aveva riportato lo scorso 27 novembre; invece, riferisce l’agenzia Wenn,
un acquirente che ha preteso l’anonimato ha comprato il testo a 197.000
dollari. Il foglio, arrotolato, misura circa 20x27 cm, il testo è scritto in
penna blu. È stato redatto a Long Branch, in New Jersey, non lontano
dalla famosa Asbury Park. NJ.com aggiunge che il compratore non si è
presentato ma ha provveduto all’impegnativo acquisto via telefono.
Dylan Dog si cambia
A settembre 2013 è stato pubblicato l’albo di Carlo Ambrosini. Il Dylan
Dog 325 – una Nuova Vita segna l’inizio della Fase 1 del cambiamento
di Dylan Dog. È un albo cruciale, l’inizio di un percorso di rinnovamento
che passa attraverso un nuovo approccio delle copertine di Angelo
Stano per rinfrescare lo stile grafico della testata e un nuovo Horror
Club che verrà inaugurato da Tiziano Sclavi. A partire da questo albo
ci saranno numerosi cambiamenti. Il personaggio non cambierà: è
il modo in cui verranno raccontate e pensate le storie che subirà un
serio ripensamento. Alcuni degli equilibri della serie verranno alterati,
le modifiche allo status quo di Dylan saranno utili in senso narrativo
per riportare il personaggio alle sue caratteristiche iniziali. Bloch andrà
in pensione, ma non sparirà dalla serie, altri cambiamenti ancora da
valutare saranno H.G. Wells e Madame Trelkovsky moriranno, Dylan Dog
non dirà più Giuda Ballerino. Si sta ancora valutando cosa fargli dire,
qualcosa come “Devil” o “Hells Bells”. Dylan Dog userà con molta più
destrezza cellulari e computer. Cambierà anche la sua tariffa: da 100
sterline al giorno a 100 sterline l’ora. Inoltre nei dialoghi, si passerà dal
‘Voi’ al più moderno ‘Lei’.
Rock in Idro nel 2014 si farà
Perde un “h” ma torna sulla breccia Rock in Idro, uno degli appuntamenti
di punta del panorama estivo rock italiano che lo scorsa stagione
cancellò la propria edizione 2013 per - come spiegò l’organizzatore della
manifestazione Alex Fabbro - mancanza di una line up all’altezza.
Per i dettagli bisogna ancora attendere, a breve ci sarà la presentazione
ufficiale dell’evento.
Di certo, ad ospitare il festival - il cui cast, è stato definito “stellare” dagli
organizzatori stessi - non sarà più la contestata Arena Concerti della
Fiera di Rho, alla periferia nord occidentale di Milano: ma si svolgerà dal
30 maggio al 2 giugno 2014 presso l’Arena Joe Strummer di Bologna
(ex Arena Parco Nord). Al momento le band annunciate sono: Queen of
Stone Age, Pixies, Biffy Clyro, Ska-p.
Proprio in questi giorni sta iniziando a popolarsi il calendario di festival
e rassegne pronte ad occupare le serate degli appassionati nel corso
della prossima bella stagione: a confermare l’edizione 2014 - pur senza
svelare, ancora, la line-up completa - sono stati il Rock in Roma
(che ha, i Metallica, nome di spicco dell’annuale edizione italiana del
Sonisphere Festival), il Milano City Sound (le cui prima anticipazioni
non dovrebbero arrivare entro la fine di dicembre), il Lucca Summer
Festival (che si svolgerà come di consueto nella cittadina toscana nel
mese di luglio), Arezzo Wave e Pistoia Blues, che ha annunciato Jack
Johnson come primo headliner.
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Storie di Rock
di _Carmine Aymone & Michelangelo Iossa
Riders on the storm: fine della storia
12 dicembre 1970 - The Warehouse, New Orleans (Louisiana): ultimo concerto dei
DOORS. L’ unica volta che la band eseguirà dal vivo “Riders on the storm”
“L.A. Woman” il
loro sesto album
uscirà nell’aprile del
1971, ma i Doors
nel dicembre del
1970 testarono live
alcuni brani già
composti e registrati.
Al Warehouse di
New Orleans la band
propose dal vivo –
forse per la prima e
ultima volta, visto
che questo fu il loro
“ultimo valzer live
insieme” “Riders on
the storm”.
“Riders on the storm”
(da “L.A. Woman”)
è l’ultimo brano
registrato da Jim
Morrison prima di
morire e anche l’ultimo ad essere pubblicato: il singolo (Lato B: “The Changeling”) uscì
nel 1971.
Il brano entrò il 3 luglio 1971, proprio il giorno della sua scomparsa avvenuta a
Parigi (dove si era trasferito con la sua compagna Pamela Courson a marzo dello
stesso anno), nella classifica Hot 100. Il pezzo venne inciso sotto lo sguardo vigile
dell’ingegnere del suono Bruce Botnick, amico di vecchia data della band.
Jim registrò prima la traccia vocale principale per poi sovraincidere in un secondo
momento la sua voce mentre sussurrava il testo per creare un effetto eco ancora più
suggestivo e coinvolgente. La Storia narra che era il novembre del 1970; i Doors sono
in studio e stanno improvvisando sulle note di un brano country “Ghost riders in the
sky” amatissimo dai cow boy e scritto da Stan Jones nel 1948.
A un certo punto Jim invece di ripetere “ghost riders on the sky…” dice “riders on the
storm...”. E’ la scintilla.
I quattro così abbandonano d’un tratto le atmosfere country e provano a evocare il
senso di tragedia immanente, di inquietudine. Il piano elettrico di Ray Manzarek crea
la giusta atmosfera, gli effetti speciali fanno il resto. Nel testo si parla di un killer on
the road, doppio rimando a una sceneggiatura che Morrison aveva scritto un po’ di
tempo prima ispirata dal killer Billy Cook, un criminale del Missouri che appena uscito
di prigione aveva comprato una pistola e rubato una macchina. Quando erano finiti
soldi e benzina questo aveva fatto l’autostop e ucciso una famiglia dell’Illinois e un
rappresentante di Seattle
prima di essere catturato
e condannato alla camera
a gas. A questa vicenda
realmente accaduta e
alla canzone dei Doors,
si ispirerà Eric Red
sceneggiatore di “The
Hitcher – La lunga strada
della paura” il film del
1986 diretto da Robert
Harmon con Rutger Hauer,
C. Thomas Howell e
Jennifer Jason Leigh.
Nel novembre del 2009,
“Riders on the storm”
è stata inserito nella
Grammy Hall of Fame nella categoria
“Brani Rock”.
L.A. Woman è il sesto album dei Doors,
realizzato nell’aprile del 1971; fu prodotto
da Bruce Botnick e dai Doors per l’etichetta
discografica Elektra/Asylum Records. L.A.
Woman è anche il titolo di uno dei brani
dell’album. Nel 2003 la rivista Rolling Stone
ha inserito l’album al 362º posto della sua
lista dei 500 migliori album di sempre. L.A.
Woman è l’ultimo disco registrato dai Doors
prima della morte del leader e cantante Jim
Morrison. È sicuramente da considerarsi
l’album più blues della produzione della
band. Fu realizzato dopo l’allontanamento del
precedente produttore, Paul A. Rothchild, e il
subentro di Bruce Botnick.
I singoli estratti da questo album furono Love Her
Madly (Lato B: (You Need Meat) Don’t Go No Further)
e Riders on the Storm (Lato B: The Changeling), che
si piazzarono rispettivamente alla posizione 11 e 14
nelle classifiche del tempo, mentre l’album raggiunse
la posizione numero 9.
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Scelti e recensiti per voi dalla redazione
ROBBIE WILLIAMS
Swings Both Ways
[Universal]
Dopo appena un anno, Robbie ci riprova. Dopo “l’indeciso” Take the crown,
da alle stampe Swing both ways, un disco dal sapore un po retrò.
L’ex Take That non è un novello del genere, infatti ci aveva già provato con
Swing when your winning nel 2001, ottenendo anche un buon feedback (
forte anche del duetto con l’attrice Nicole Kidman con relativo video, ndr).
Questa volta ci presenta non solo cover di standard swing, ma anche
una nutrita quantità di pezzi inediti di cui uno firmato con Gary Barlow
nell’edizione deluxe.
In quanto a collaborazioni, non si è badato a spese nel “supermercato del
pop”, per citarne alcuni: Olly Murs, Kelly Clarkson, Michael Bublé e Lily
Allen con cui esegue una deliziosa Dream a Little Dream (classico, tra gli
altri, anche dei Mamas e Papas).
Il disco piacerà anche al pubblico meno giovane, la voce di Robbie Williams
si sposa perfettamente con il particolare repertorio.
Una piacevole conferma
Voto: 7 (Dino Borelli)
FRANCESCO DI BELLA
Francesco Di Bella & Ballads Cafè
[la Canzonetta-Sintesi3000-Self]
Un arpeggio di chitarra introduce “Vesto sempre uguale”, alzando il sipario
sul cd “Francesco Di Bella & Ballads Cafè” (Sintesi 3000-Self). L’ex leader
dei 24 Grana, pubblica un lavoro denso di atmosfere suggestive. Progetto
live che sarà presentato al Duel:Beat di Agnano il 22 dicembre. Le lezioni,
“acustiche” di maestri come Tim Buckley, Elliot Smith, Elvis Costello,
Neil Young, si ritrovano in queste 11 tracce dell’album; 11 brani, storia
del suo passato (tutti tranne “Napule se sceta”, inedito del 2008), che
vengono metabolizzati, personalizzati. La voce del “cardillo addolorato”
, appassionata e dolente richiama atmosfere della Napoli settecentesca,
raccontata da Anna Maria Ortese nell’omonimo romanzo. I brani vengono
destrutturati, ricomposti, ritornano all’origine, in un’operazione che
definisce “una riappropriazione debita”, messa a punto grazie al supporto di
Daniele Sinigallia, (produttore artistico e chitarrista), Alfonso “Fofò” Bruno
alla chitarra acustica, Cristiano De Fabritiis alla batteria, Alessandro Innaro
al basso, Andrea Pesce al piano elettrico e Marjorie Biondo ai cori. Ecco
allora “Vesto sempre uguale”, “L’alba”, “La costanza” che strizza l’occhio
a Manu Chao, “Luntano” dalle atmosfere beatlesiane, “Accireme” con la
sua chitarra dylaniana, “Canto pe’ non suffrì” , “Resto acciso”, “Carcere”,
“Kevlar”, “Introdub”. Un ottima prova di maturità e di sensibilità artistica
di un compositore e di un interprete che definisce il suo disco “una
performance in studio in presa diretta”. Noi aggiungiamo: una “operazione
verità” che non rinnega il passato e che arricchisce il presente.
Voto: 7 (Carmine Aymone )
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BONOBO
Late Night Tales
[Ninja Tune]
Il nuovo capitolo della serie Late Night Tales porta la firma del famoso dj/
producer inglese Simon Green, in arte Bonobo.
In questa selection, Bonobo si allontana dalla pista in cui siamo abituati
vederlo all’opera, per accedere ad un mondo più “intimo”. “ Il modo in cui
ho curato questa compilation – ha spiegato - è diverso dal solito. È come
un riflesso di tutta la musica che ha influenzato la mia produzione”
In questo disco troviamo soul, jazz, pop, funky, classica: da Bill Evans
a Nina Simone, passando per la Menehan Street Band, Peter & Kerry e
Trentemøller, il tutto impreziosito da una personale e ben riuscita rilettura
del classico di Donovan “Get Thy Bearings”.
Ventuno tracce in tutto, mixate in soluzione continua ( per i più pignoli,
all’interno della confezione del disco troverete un codice per scaricare la
versione unmixed dell’album).
Non vi resta altro che spegnere la luce, bere un buon bicchiere di vino
mentre pianoforti lontani sfiorano l’acqua rubando il suono della notte.
Voto: 7 (Diego “Zapple” Imperatore)
GENNARO PORCELLI
Alien in Transit
[RRSound - Discoteca Laziale]
Parata di star come Mark Epstein al basso (Johnny Winter, Willie Nelson,
Joe Bonamassa, Edgar Winter, Dr. John, Randy Travis, Taj Mahal, David
Crosby, Robben Ford...), Andj J. Forest, Ricky Portera, Enzo Gragnaniello,
Ronnie Jones, Rudy Rotta per questo secondo lavoro solista del cantante
chitarrista e compositore napoletano Gennaro Porcelli. Da anni fido
compagno di viaggio di Edoardo Bennato, Porcelli pubblica un disco dal
sapore internazionale che trasuda blues e passione da tutti i pori. “Alien
in Transit” racchiude otto canzoni dove gli inediti (“I’m Here”, “La Giostra”,
“Slim’s Walk”, “Immigration Man”) ben si amalgamano con le personali
riletture di classici come “Woman Across The River” di Freddie King qui
cantato da Ronnie James, “It Takes a Lot To Lough It Takes a Train To
Cry” di Bob Dylan (guest Rudy Rotta), “Dallas” di Johnny Winter (versione
live registrata al “Capo d’Orlando Blues Festival” - luglio 2012 con guest
l’armonicista statunitense Andy J. Forest già collaboratore al fianco di:
B.B.King, Lonnie Johnson, Willy DeVille, Taj Mahal, Johnny Winter, Albert
Collins, i Canned Heat, Robert Cray, Jimmy Johnson… ). Nell’album anche
il brano “L’erba cattiva”, un blues tutto mediterraneo – solo chitarra e
voce - che incontra quello del Delta, un canto dal sapore atavico, scritto e
interpretato da Enzo Gragnaniello.
Voto: 7 (Carmine Aymone)
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Toy
JOIN THE DOTS
[Heavenly Recordings]
Arcade Fire - REFLEKTOR
[Merge/Universal]
Il quarto album della band canadese, una dei progetti più importanti
nell’attuale scena indie-rock mondiale, cerca nuovi suoni, ritmiche spunti,
e sopratutto si avvale della collaborazione di James Murphy degli LCD
Soundsystem.
Reflektor, tanto atteso dai fan e dalla critica ancora una volta è un ottimo
lavoro, anche se a qualche fan può far storcere il naso, come spesso è
capitato alle band più importanti.
Il lavoro segna una netta svolta rispetto al percorso finora fatto; gli intrecci
indie-rock, i passaggi folk e la psichedelia, seppur presenti lasciano il
passo a sonorità più elettroniche, anche se il sound è sicuramente coerente
con la qualità del passato.
Le tante sperimentazioni non sempre sono riuscite, ma è da apprezzare
la voglia della band di mettersi in gioco, nonostante il grande successo
raggiunto; si spazia tra sonorità degli anni ‘70 e ‘80 con incursioni reggae,
punk e dub.
Nell’epoca dei singoli usa e getta, produrre un disco di 75 minuti è da
apprezzare, ma sicuramente anche rischioso; infatti seppur ricco di brillanti
intuizioni, suoni di diversa natura, brani di sicuro impatto emotivo, stavolta
il bersaglio grosso non è stato centrato.
Ma gli Arcade Fire con le loro produzioni restano comunque una band tra
le migliori del panorama rock del momento.
Voto: 6,5 (Mattia Mancini)
Midlake
ANTIPHON
[Ato]
Dopo l’abbandono del frontman Tim Smith alla fine dello scorso anno, il
nuovo disco Antifhon trova i texani Midlake molto preparati a raccogliere
in gran parte tutto quello che avevano lasciato, con il chitarrista Eric Pulido
passato anche alla voce e alla composizione.
Eppure...eppure, nonostante le correnti sotterranee di melanconia,
Antifhon è un’altra fusione dei suoni degli anni ‘70 bucolici folk e soft rock,
caldo e rassicurante ma anche avventuroso.
Il brit-folk e le atmosfere pseudo-pastorali non vengono abbandonate, ma
sono meno ispirate e rimangono come rumore di fondo nelle dilatazioni
corali di uno psych-rock a tinte cupe che sfocia spesso in passaggi quasi
prog.
A differenza dei precedenti lavori che li avevi portati nel gotha delle
band indie degli ultimi anni, l’album va avanti noiosamente, lasciando
l’ascoltatore più attento non del tutto soddisfatto.
Voto: 5,5 (Mattia Mancini)
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La band londinese, nata nel 2010, torna con un secondo lavoro, molto
atteso dai fan, dopo il discreto successo sia di critica che di pubblico, del
precedente omonimo album del 2012.
Le atmosfere del nuovo lavoro restano quelle psichedeliche, del
precedente, ma ampliano sicuramente gli orizzonti della band; chitarre
alla My Bloody Valentine, suoni molto audaci vicini al kraut-rock dei Can
ma anche i primi Pink Floyd.
Molto più sicuri dei propri mezzi restano coraggiosi come nel brano
di apertura strumentale ‘Conductor’,di oltre sei minuti; ma stavolta
presentano brani anche alternative-pop dove riescono sicuramente a
essere sempre qualitativamente molto validi grazie ai mezzi dei singoli
componenti della band.
Il disco scorre piacevolmente con la formula collaudata elevata
all’ennesima potenza, tra distorsioni, kraut e space-rock, con cambi di
tempo repentini che quasi sempre incuriosiscono l’ascoltatore.
Un ottimo secondo disco che pone la band tra le più interessanti del
momento.
Voto: 7 (Massimo Chiari)
Rush
CLOCKWORK ANGEL TOUR
[Roadrunner Records]
Secondo uno dei soliti sondaggi che la rivista Rolling Stone ama fare
ormai da tempo immemore, i Rush sono dopo Neil Young, i secondi
artisti canadesi più amati al mondo. Forse in Italia non hanno mai avuto
un grande seguito ma intanto segnaliamo l’uscita di questo nuovo
progetto “Clockwork Angels Tour”, un triplo cd live con tre differenti set
list catturate dai concerti di Dallas, Phoenix e San Antonio. Il primo e
terzo disco contengono i loro grandi hit mentre il secondo racchiude –
con l’esclusione di soli due pezzi – l’ultimo album in studio “Clockwork
Angels” uscito lo scorso anno, che qui viene infarcito di accompagnamenti
orchestrali grazie a un “ottetto” d’archi. Un’operazione a metà questa
del power trio canadese che presenta episodi ben riusciti come ad
esempio “Headlong Fight”, “The Anarchist”, “Caravan”, “The Garden” e
le immortali “2112″, passando per “The Spirit Of Radio”, “Tom Sawyer”,
“The Big Money”e altri meno, che qui appaiono quasi frenati (vedi “YYZ”).
In ogni modo questo nuovo live a tre teste ci mostra ancora una volta
tre musicisti straordinari, Lee, Lifeson e Peart, maestri indiscussi di un
genere spettacolare, tecnico, generoso ma che ogni tanto sacrifica la
composizione sull’altare del puro esercizio stilistico. In ogni modo ad
averne altre band come questa.
Voto: 7 (Carmine Aymone)
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di_ALESSANDRA DEL PRETE
[email protected]
KING CRIMSON ISLAND
Donato Zoppo
Settimo libro dell’autore sannita, Islands è l’uscita n. 50 della popolare
collana TXT – Testi Commentati, dedicata al commento dei testi dei più
importanti nomi della storia del rock. Stavolta tocca ai King Crimson,
Le beibe beibe a gambe spalancate care ai Led Zeppelin, i pruriti e gli sberleffi
di casa Zappa, i diavolacci su di giri a zonzo con i Black Sabbath, i mattoni in
caduta sui Pink Floyd, le strade di tuono per raggiungere Springsteen: i King
Crimson sono davvero lontani. Uomini schizoidi, divinità marine, risvegli
di principi e isole lontane, lingue di allodola, grandi ingannatori e incubi
rossi, chiacchiere da elefante, nevrotiche e uomini modello, dinosauri, luci
in costruzione e curve pericolose. Altro che musica leggera. Qui ci sono
anomalie dentro altre anomalie, una matrioska rock tutta da smontare. Se
il progressive rappresenta una grande “deviazione” nella storia popular, i
King Crimson – che del prog sono stati gli artefici e tuttora la massima
incarnazione – sono una cellula impazzita a dir poco sorprendente. Hanno
inventato un genere, se ne sono distaccati senza abbracciare i suoi
opposti, hanno un padre-padrone-fondatore-demiurgo senza il quale non
esisterebbero, ma i testi delle varie incarnazioni del Re Cremisi sono opera
di personalità esterne come Peter Sinfield e Richard Palmer-James, o di un
alter ego conflittuale e pacifico come Adrian Belew. Un gruppo/progetto che
cammina tra esoterismo e humour, letterature e surrealtà, razionalismo e
follia, allegorie e clare loqui. Un’isola nel mare magno del rock, una piccola
unità collettiva dove si parla con il vento e si attende il ritorno di me, Neal
e Jack.
Zoppo illustra le tematiche della band, commenta disco dopo disco i testi
del gruppo, affidati a personalità straordinarie come Pete Sinfield e Adrian
Belew, alter-ego di Fripp nella prima metà degli anni ’80 e dagli anni ’90 alle
ultime vicissitudini del gruppo.
AMERICAN INDIE 1981-1991
MICHAEL AZERRAD
“American indie” è la storia della rivoluzione musicale avvenuta proprio
sotto il naso di Reagan negli anni Ottanta, quando un piccolo ma agguerrito
manipolo di gruppi, etichette, fanzine, stazioni radio e altre entità sovversive
infuse nuova energia al rock americano innestandovi il credo ‘do it yourself’
del punk e creando un musica fortemente personale, spesso brillante,
sempre stimolante, la cui influenza si sarebbe estesa fino a oggi senza
mai perdere di Intensità e attualità. Attraverso le dettagliate biografie di
tredici gruppi storici - Mission Of Burma, Minutemen, Black Flag, Hüsker
Dü, Minor Threat, Replacements, Butthole Surfers, Sonic Youth, Big Black,
Fugazi, Mudhoney, Beat Happening, Dinosaur Jr - Michael Azerrad dipinge
un potente affresco con tutti gli elementi di un grande romanzo: politica,
droga, paura, disgusto, fede e, ovviamente, musica.
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Il libro del Prog italiano
Martin John N.; Neri Michele; Neri Sandro
Il contesto storico e sociale in cui nacque il Prog italiano a partire dalle sue
radici più intime e profonde.
Le motivazioni per cui si sviluppò e crebbe in un certo modo.
Quando e perchè produsse un certo tipo di sonorità piuttosto che altre.
Come si relazionò al suo tempo storico, ai movimenti e agli avvenimenti
sociopolitici che lo contraddistinsero.
In che modo e perchè finì parallelamente all’inizio di un nuovo ciclo di lotte
antagoniste.
240 pagine (carta ecosostenibile) in formato 22x28, ricche di immagini,
poster, volantini, documenti.
Allora si parlava di “pop italiano”, con il tempo la dizione amata dai fan è
diventata Prog, come per la amata scena Progressive britannica. “Allora”
vuol dire gli anni fra il 1970 e il 1976, la stagione della grande scoperta
giovanile delle nuove musiche in Italia, quando si impongono, non solo da
noi, gruppi come Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso,
Orme, Area, Osanna, New Trolls e muove i primi passi un innovatore come
Battiato; gli anni dei primi concerti nei grandi spazi aperti e dei festival
rock, a cominciare dall’indimenticabile e controverso Festival di Re Nudo.
In questo libro si raccolgono oltre cento biografie e recensioni di tutti i
nomi più importanti e dei gruppi di culto. Non solo info e feticismo ma una
ricca panoramica della cultura giovanile di quegli anni, inserendo dischi
e progetti musicali nel contesto di una società ricca e in fermento come
quella dell’epoca.
“Il cuore di una donna è come l’oceano: gettaci
dentro qualcosa, probabilmente si perderà alla
vista, ma resterà per sempre conservato sul fondo.
A meno che qualche pazzo non decida di andarlo
a recuperare per strapparlo all’immensità.”
“In Capo al Mondo”
di Alessandra Del Prete
Rogiosi editore
in tutte le librerie
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DI_CLAUDIO POLI
Soluzioni tecnologiche per la vita quotidiana.
Un tatuaggio al giorno
toglie...la bufala di torno
Chi non ricorda, specialmente tra
chi ha superato gli enta e gli anta gli
occhiali a raggi x pubblicizzati negli
anni ‘70 e ‘80 in quarta di copertina
di alcune famosissime riviste come
Skorpyo,Intrepido oppure Sorrisi e
Canzoni o Cronaca Vera?
Agli occhi degli adolescenti dell’epoca
l’invenzione rappresentava le Colonne
d’ Ercole del voyerismo, e moltissimi
acquistarono questo gadget a ‘occhi
chiusi’ (costavano circa 7 mila lire).
Ma al momento dell’arrivo a casa del
‘pacco’, ci si ritrovava con un paio di
occhiali di plastica al cui posto delle
lenti c’era uno strato di cartone con
due fori ricoperti da una pellicola rossa
trasparente; un vero flop e sicuramente un caso eclatante di pubblicità
ingannevole.
Nonostante questo, la ditta produttrice dell’oggetto, che in Italia era di Milano,
non ha mai ricevuto una querela o una richiesta di risarcimento. Infatti nessuno
era pronto ad ammettere di aver comprato gli occhiali.
La storia racconta che li aveva “inventati” o meglio, venduti, Harold Von
Braunhut un americano dal nome di un ‘barone’, che passò alla storia tra le
altre cose per aver messo in commercio il famoso “Invisible Goldfish” (pesce
rosso invisibile che non si vedeva perché non c’era).
Memori di questa storia, che ha traumatizzato
un’intera generazione siamo sempre molto
attenti nel nostro ‘surfare’ tra le onde del web
dove le bufale sono più numerose di quelle che
si possono trovare nei ‘verdi’ pascoli del basso
Lazio e Campania, per proporvi articoli geek utili
e allo stesso tempo ‘bizzarri’.
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Quindi Siore e Siori, l’interessante articolo che vi proponiamo per questo nuovo
anno è: moodINQ - Programmable Tattoo System, kit acquistabile a circa
180 dollari.
La domanda che si sono posti i produttori di questo articolo è la seguente:che
cosa fare quando si vuole un tatuaggio ma non si vuole l’impegno
permanente? La stessa posta dagli Elii in una famosa canzone del 2008!
Il sistema “moodInq” è un passo avanti nella tecnologia del tatuaggio, utilizza
una proprietà di inchiostro a pigmenti incapsulati, su di una pelle di sicurezza,
è un sistema che può durare una vita e può essere configurato per visualizzare
qualsiasi disegno (o nessuno!).
Una volta apposta/impiantata la tela (skin canvas, uno schermo dove si
formano elettronicamente le immagini!) sulla parte del corpo che si desidera
trattare, è possibile cambiare il disegno a proprio piacimento, quante volte si
vuole, semplicemente collegando lo strumento ad un pc tramite un cavo usb.
Non fa parte della confezione il tatoocanvas ossia la speciale ‘pelle artificiale’ ‘la
tela’, dove l’oggetto disegna il tatuaggio.
Nel prezzo invece è compreso la possibilità di accedere a un database di oltre
100 mila disegni oppure uploadare il proprio disegno originale.
Il sito pubblicizza vari motivi del perchè eliminare o modificare il tatuaggio;
quello più utile sarebbe di impiantarsi la ‘pelle canvas’ sul braccio, per scrivere
ogni volta che si va al supermarket
la lista della spesa ed evitare di
girare tra i vari reparti con i foglietti
di carta oppure con le più moderne
app sugli smartphone, ma con
l’avambraccio in mostra con l’intera
lista.
Anche noi pensiamo che sia l’utilizzo
sicuramente più interessante,
per far morire d’ invidia l’amico
Geek che tutti abbiamo o ce lo
inventiamo.
Il Kundalini Yoga è lo yoga
della quotidianità.
In un modo incredibilmente veloce,
grazie a una tecnologia millenaria
che utilizza respirazione, posture e la
vibrazione dei suoni, si potrà vivere
un’esperienza assolutamente unica e
sorprendente.
Il Kundalini Yoga, così come insegnato da Yogi Bhajan, è una disciplina pratica che non allontana
dal mondo, ma, al contrario, offre una serie di strumenti assolutamente efficaci per vivere la realtà
con grande consapevolezza.
Per le informazioni e la prenotazione di una lezione di prova, telefonare allo 081.413000 dalle
16.30.
La lezione è per esperti e principianti
Ogni lezione di Kundalini yoga dura circa 90 minuti.
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Di_VALENTINA BRASIELLO
Il prisma che svelò il lato
nascosto della luna
L’occasione della mostra appena terminata alla
Biennale di Venezia sul designer Storm Thorgerson
offre l’opportunità di approfondire l’opera più famosa
realizzata da questo artista; la cover di “ The Dark Side
of the Moon” dei Pink Floyd.
Considerato il più importante ideatore di copertine di
album degli ultimi 40 anni Thorgerson è stato fotografo,
grafico e artista a tutto tondo, è stato collaboratore dei
Pink Floyd fin dal 1968, quando firmò la copertina di
“A Saucerful of Secrets”, realizzando da allora tutte le
copertine e le foto degli album a seguire.
Iconica e leggendaria la copertina di “The Dark Side
of the Moon”è stata di recente proclamata la cover più bella di tutta la
storia della musica a stabilirlo una sondaggio promosso dal sito Music Radar che ha messo
al primo posto il celeberrimo prisma trafitto da un raggio di luce bianca. La storia della
copertina prende l’avvio nel 1973 data della realizzazione dello storico album registrato
tra maggio 1972 e gennaio 1973 ai mitici studi di Abbey Road di Londra che ha venduto
a oggi, oltre 45 milioni di copie. La Hipgnosis, compagnia artistica fondata nel 1968
da Thorgerson & Co, presentò sette disegni, ma i quattro membri del gruppo scelsero
senza aver alcun dubbio l’immagine del prisma, colpiti oltremodo dal significato estrinseco
dell’oggetto che ben si relazionava al concept dell’album: un raggio di luce bianca colpisce
la parete di un prisma, che mette in moto la magia della scomposizione svelando la “faccia
nascosta” della luce. Ogni componente del fascio mostra nel vetro la sua vera natura
ed emerge con velocità diversa. La mente e il cervello fanno il resto mostrandoci ogni
componente con un colore diverso: “Any colour you like”.
L’idea del triangolo è richiamata all’interno del booklet da altri solidi geometrici
a forma di prisma che da sempre, almeno nell’immaginario, intrecciano il loro
mistero con gli astri: le piramidi egizie.
Il fascio di luce nell’immagine
ha sei colori, escludendo l’indaco
dalla tradizionale divisione della
sequenza in rosso, arancione,
giallo, verde, blu, indaco e viola,
e prosegue lungo tutto l’interno
della
confezione
dividendola
orizzontalmente in due parti: in
quella inferiore compaiono i testi
delle canzoni mentre in quella
superiore vi è l’elenco delle tracce
e i credits; la linea verde si muove
come
un
elettrocardiogramma
(soluzione grafica suggerita da
Roger Waters).
22
8
Storm Thorgerson il visionario creatore
della cover di “The Dark Side of the Moon”
Le linee di colore proseguono
anche sul retro della copertina
dove entrano in un altro prisma
rovesciato, voluto da Thorgerson
per
facilitare
la
disposizione
del disco nei negozi, dal quale
usciranno come un raggio di luce
bianca, che prosegue poi fino
a ricongiungersi con quello sul
fronte.
In molte stampe, fra cui la prima
americana, era presente un
adesivo rotondo sulla confezione
di plastica trasparente del disco
che indicava nome del gruppo e
titolo, riportati anche sulla costa.
Nella prima stampa inglese,
alcune
copie
avevano
il
solo
adesivo
rotondo
attaccato
direttamente
alla
copertina; altre, nemmeno quello. Diverse prime
edizioni furono infatti messe in commercio senza alcun riferimento sulla
copertina esterna su autore e titolo. Generalmente, in seguito, l’adesivo fu sostituito
da una stampa direttamente sulla copertina. All’interno della confezione pieghevole
si trovavano degli adesivi e due poster, uno con immagini della band in concerto
con lettere sparse a formare la scritta “PINK FLOYD”, l’altro con una fotografia agli
infrarossi delle Piramidi di Giza (che erano anche il soggetto degli adesivi) creata da
Powell e Thorgerson. I poster delle piramidi erano differenti fra la versione americana
e inglese. Per il recente 40° anniversario della pubblicazione di quel disco, Thorgerson
aveva realizzato delle esclusive variazioni sul tema. Thorgerson è scomparso nel 2012
all’età di 69 anni. Una lunga battaglia contro il cancro per un artista prolifico la cui
perdita non sarà facilmente superabile nel mondo della musica e dell’arte in generale.
Ha scritto Gilmour sul suo sito ufficiale: “Storm è stato una forza costante nella mia
vita, sia sul lavoro che nel privato, una spalla su cui piangere e un grande amico.
Gli artworks che ha creato per i Pink Floyd dal 1968 ad oggi sono stati una parte
inseparabile del nostro lavoro”.
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DI_MARIO GARGIULO
Il film di Jonathan Demme su Enzo Avitabile –
“Music Life”
“Gli uomini sanno che si può
vivere insieme…”
Queste sono le parole
che chiudono il film “Enzo
Avitabile – Music Life” di
Jonathan Demme (premio
Oscar per “Il silenzio degli
innocenti”). Un pensiero, un
manifesto sulla fratellanza,
sull’accoglienza, contenuto
nel brano “Mane e mane” che
vede come guest Daby Tourè,
in cui la lingua napoletana e
africana si tengono “mano
nella mano” così come fanno
la “neve del deserto e la
sabbia del Vesuvio”.
“E’ un film non un concerto.
Non è un canto retorico è una
pellicola che vive della e per
l’accoglienza; la mia casa si
apre ai suoni del mondo e ai
miei fratelli e loro accolgono
me in una danza atavica
dove i ritmi della Terra si
riuniscono con la volontà di
generare un unico nuovo
suono, quello della world”.
Enzo Avitabile così racconta
il film diretto da Jonathan che
dopo esser stato distribuito negli States in ben 40 sale tra cui New York e Los
Angeles esce in Italia solo il 18 e il 19 novembre .
“Un film che racchiude una riflessione nei confronti di tutti i fratelli che arrivano
da noi attraverso l’acqua e non parlo dei crocieristi. Sono stato a Lampedusa
per un grande evento organizzato con Rai Cinema e Microcinema, in quella
meravigliosa terra di mezzo, quella dell’accoglienza. Canto un’unica razza: la
razza umana”.
24
Il film raccoglie i venti
del mondo e artisti
come Eliades Ochoa,
Naseer Shamma,
Gerardo Nunez, Trilok
Gurtu, Ashraf Sharif
Khan, Poonchwala,
Amal Murkus, Djivan
Gasparyan Trio,
Hossein Alizadeh,
Zi Giannino Del
Sorbo, Luigi Lai,
Bruno Canino,
coinvolgendoli in
una narrazione
suggestiva e
intensa:
“la mia vita è Napoli, la mia Napoli è Marianella, tassello della città
fuori di vista di cui ci si accorge raramente.
Un film dove c’è una musica che vive nel e per il film stesso. Ho provato a far
venir fuori come vivo la musica che è la mia vita. Mi sono raccontato con verità
e l’ho fatto senza filtro, così come da sempre è la mia ricerca, il mio pensiero
musicale”.Il lavoro di Jonathan Demme è straordinario così come il montaggio
realizzato in ben sei mesi da Giorgio Franchini e le location (tra cui il Salone
Margherita, il San Carlo…) il risultato è un film-viaggio-concerto nell’universo
poetico e sonoro di Avitabile, che in quest’incrocio simbolico – quello che i
bluesman chiamano ‘crocicchio’ – si immerge nei suoni e nei ritmi del mondo,
divenendo con essi un tutt’uno. “Un film napoletano – come ha spiegato il
produttore Davide Azzolini - pensato, vestito e organizzato a Napoli”. E proprio
Azzolini è stato l’artefice del progetto:
“Come direttore del ‘Napoli Film Festival’ tre anni orsono ho invitato Demme
come ospite d’onore. Lui ha subito una richiesta: conoscere Avitabile. Lo aveva
scoperto un giorno mentre ascoltava in auto una radio sul George Washington
Bridge a N.Y. Organizzo così l’incontro: Demme aveva già tutti i Cd di Enzo,
così lancio la proposta: facciamoci un film”.
La pellicola si chiude con una lunga sequenza in cui si percorre il lungomare
di Napoli con l’azzurro del cielo che all’orizzonte si congiunge con quello
dell’acqua.
“Sono napoletano, sono un granello di quello che è la musica napoletana,
quella che si apre e accoglie il mondo”. “… gli uomini sanno che si può
vivere insieme…”: Come scriveva Christian Friedrich Hebbel nei suoi Diari:
“Si può conquistare il mondo non solo come capitano, sottomettendolo, ma
anche come filosofo, penetrandolo, e come artista, accogliendolo in sé e
rigenerandolo”
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.
.
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M
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b
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o
G
“I learned that courage was not the
absence of fear, but the triumph over it.
The brave man is not he who does not feel
afraid, but he who conquers that fear.”
Nelson Rolihlahla Mandela “Madiba”
(Mvezo, 18 luglio 1918–Johannesburg, 5 dicembre 2013)
It was 25 years they take
that man away
Now the freedom moves in
closer every day
Wipe the tears down from
your saddened eyes
They say Mandela’s free so
step outside
Oh oh oh oh Mandela day
Oh oh oh oh Mandela’s
free
It was 25 years ago this
very day
Held behind four walls all
through night and day
Still the children know the
story of that man
And I know what’s going
on right through your land
25 years ago
Na na na na Mandela day
Oh oh oh Mandela’s free
If the tears are flowing
wipe them from your face
I can feel his heartbeat
moving deep inside
It was 25 years they took
that man away
And now the world
come down say Nelson
Mandela’s free
Oh oh oh oh Mandela’s
free
The rising suns sets
Mandela on his way
Its been 25 years around
this very day
From the one outside to
the ones inside we say
Oh oh oh oh Mandela’s
free
Oh oh oh set Mandela free
Na na na na Mandela day
Na na na na Mandela’s free
25 years ago
What’s going on
And we know what’s going
on
Cos we know what’s going
on
Neròk non è solo un free music magazine.
Neròk è una sorta di “factory” di warholiana memoria, attenta all’arte,
alla comunicazione e al sociale; un crocevia di energia, di creatività,
di voglia di rischiare, una sorta di entità che organizza anche incontri,
dibattiti, concerti, rassegne musicali e cinematografiche, premi musicali
e letterari, mostre, presentazioni di dischi, di libri…
Il nostro team dal 1995 svolge un’intensa attività di UFFICIO STAMPA
e PROMOZIONE giornalistico/radiofonico/televisiva - specializzata in
musica - proponendo gli artisti, i concerti e i festival, alle redazioni
tv nazionali, locali e satellitari di maggior interesse. I numerosi e
importanti contatti di cui dispone (stampa, radio, tv, internet) sono il
frutto esclusivo del suo personale lavoro decennale che gli permettono
di far conoscere rapidamente ai professionisti dei media i progetti che
segue.
Avvalendosi della collaborazione di professionisti della comunicazione
multimediale ha la possibilità di far conoscere i progetti attraverso
originali creazioni grafiche e gadget, seguendo con attenzione anche il
modo in cui vengono presentati.
Neròk è un sito web, un ‘contenitore’ dove è possibile leggere tutti gli
articoli contenuti nel magazine aggiornati con i preziosi commenti e
gruppi di discussione dei lettori e dei curiosi.
Neròk è una anche una webradio con tante trasmissioni tematiche.
Attraverso il ‘contenitore’ spreaker, al canale personalizzato è possibile
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LUNEDI’ 30 DICEMBRE
Pino Daniele
Napoli (NA)
Teatro Palapartenope
Mario Biondi
Roma (RM)
Auditorium Parco della
Musica
Daniele Silvestri
Marcianise (CE)
Centro Commerciale
Campania
SABATO 4 GENNAIO
Guè Pequeno
Aversa (CE)
Bloom Clubbing
Diaframma
Firenze (FI)
Auditorium Flog
A Toys Orchestra
Seregno (MB)
Tambourine Club
Jake la Furia
Catanzaro (CZ)
People Disco Club
GIOVEDI’ 9 GENNAIO
A Toys Orchestra
Bologna (BO)
Locomotiv Club
VENERDI’ 10 GENNAIO
A Toys Orchestra
Vigonovo (VE)
Studio 2
Diaframma
Bergamo (BG)
Druso Circus
Cheap Wine
San Salvo Marina (CH)
Beat Cafè
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Pete MacLeod
Bologna (BO)
Il Covo
SABATO 11 GENNAIO
Linea 77
Segrate (MI)
Circolo Magnolia
Virginiana Miller
Prato (PO)
Capanno Black Out
A Toys Orchestra
Perugia (PG)
Urban Club
Diaframma
Modena (MO)
Left Vibra
Cheap Wine
Monte Urano (FM)
Caffè La Piazza
Jake la Furia
San Vittore di Cesena (FC)
Vidia Rock Club
DOMENICA 12 GENNAIO
Diaframma
Pisa (PI)
Lumiere
GIOVEDI’ 16 GENNAIO
Motel Connection
Novoli (LE)
Focara Festival
VENERDI’ 17 GENNAIO
Max Gazzé
Firenze (FI)
Teatro Verdi
Diaframma
Bologna (BO)
Locomotiv Club
SABATO 18 GENNAIO
Virginiana Miller
Grosseto (GR)
Teatro degli Industri
Cheap Wine
Concordia Sagittaria (VE)
Sacco & Vanzetti
Antarctica
Roncade (TV)
New Age Club
SABATO 25 GENNAIO
Cheap Wine
Lugagnano di Sona (VR)
Club Il Giardino
LUNEDI’ 20 GENNAIO
Max Gazzé
Roma (RM)
Auditorium Parco della
Musica
DOMENICA 26 GENNAIO
Lanterns On The Lake
Milano (MI)
Arci Lo-Fi
Dream Theater
Assago (MI)
MediolanumForum
LUNEDI’ 27 GENNAIO
Michael Bublé
Assago (MI)
MediolanumForum
MARTEDI’ 21 GENNAIO
Dream Theater
Firenze (FI)
ObiHall-Teatro di Firenze
MERCOLEDI’ 22 GENNAIO
Dream Theater
Roma (RM)
PalaLottomatica
GIOVEDI’ 23 GENNAIO
Dream Theater
Padova (PD)
Gran Teatro Geox
Stephen Malkmus
Milano (MI) Tunnel
Management del Dolore
Post-Operatorio
Brescia (BS)
Latte+
VENERDI’ 24 GENNAIO
Virginiana Miller
Roma (RM)
Blackout Rock Club
4a edizione al PAN
(Palazzo delle Arti di Napoli - via dei Mille)
Sabato 22 febbraio 2014/Domenica 6 aprile 2014
MARTEDI’ 28 GENNAIO
A Day to Remember
Milano (MI)
Alcatraz
MERCOLEDI’ 29
GENNAIO
Raiz
Taranto (TA)
Teatro Orfeo
I Cani
Padova (PD)
Gran Teatro Geox
VENERDI’ 31 GENNAIO
Julie’s Haircut
Roma (RM)
Angelo Mai
Motel Connection
Roncade (TV) New Age
Club
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