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a cura di
VALENTINA DIACONALE
Pagina 10
Giovedì 4 Dicembre 2008
ROMA FASHION WHITE
IL MONDO DEL “WEDDING”
di MAURIZIO BONANNI
è un vino rosso delizioso
S eper“Falanghina”
accompagnare piatti di mare, “Falan-
ga” (Antonio) è lo chef dell’alta moda, che
sa allestire con grande sapienza manageriale
spazi ed eventi, scegliendo con grande cura i
luoghi della loro rappresentazione. E così,
dopo i fasti del 2007, eccoci qui a “brindare”
al grande successo di questa seconda edizione di “Roma Fashion” 2008, dedicato agli
abiti nuziali (da qui il termine “White”),
chiamati a sfilare nella
chiesa anglicana tardo
ottocentesca di San Paolo entro le Mura, sotto
la direzione di una
pleiade di co-celebranti,
come la Società “TOGETHER” responsabile
dell’organizzazione, il
presentatore Jonis Bascir
e il maestro di musica
“live” Roberto Pivotto.
All’interno di navate
gotiche in “simil pietra”
(tutto è rigorosamente
un falso storico, dai
mosaici alle volte, in
perfetto spirito neoclassico ottocentesco)
si sono sollevate candide nuvole di tulle e
sete, sostenute da fastosi
angeli rigorosamente in
bianco, talmente vivido
da innalzare a potenza i
simboli verginali, caratteristici del dono
reciproco dello sponsale. Inizia l’atelier Stella Angelika di Nina
Voluta, che fa indossare alle sue sculture viventi mantelle e copri capi degni dei grandi
rituali tribali, ricchi di piumaggi, sfilati dolcemente agli uccelli del paradiso, per l’annuncio della Buona Novella (siamo o no
sotto Natale?).
Il sarto Peppe Volturale di Salerno ci regala
atmosfere cariche di suspense, circondate da
esili corpetti, ricche guarnizioni e stuole di
ermellino, strass ed orge di falpalà, fini
sito inglese scopro qual è
S ula unmigliore
musica del 2008. Si
citano The Melvins, Juana Molina,
My Bloody Valentine, Portishead,
The Roots e Marnie Stern. Il pop è
una macedonia terrificante: si deve
vedere cosa c’è dietro le carte.
Proviamo: i Malvins propongono un
misto di hard rock e post punk che
solo raramente riesce a offrire melodie narrative. Stesso discorso per
i My bloody Valentine, ma devo
dire che sono prevenuto nei confronti del rock duro. Il duo Portishead ha prodotto Third, che ricorda nel titolo il bellissimo Third
dei Soft Machine. I Portishead erano
bravi con David Bowie e i Massive
Attack, mentre ora hanno perso ogni lirismo e sono glaciali, avendo
perso il soul di Give me a reason.
Meglio di loro Stina Nordenstam,
Regina Spektor e gli Psapp. I The
roots (neri di Philadelphia) sono
rollingstoniani alla grande in The
seed; in altri brani sembrano ripetitivi. Marnie Sterne, chitarrista di
New York, è una sorpresa. Ha
pubblicato il suo primo cd l’anno
scorso e a ottobre è uscito un secondo album dal titolo zappiano
“This Is It and I Am It and You Are It
and So Is That and He Is It and She
Is It and It Is It and That Is That”. La
Sterne deva qualcosa anche al genio dei Talking Heads. Dopo il tour
merletti ed altre delizie couturières, che esaltano il lavoro creativo dell’alta moda
specializzata italiana. E, poi, ecco sfilare
strascichi, lunghi, grandi e maestosi come
reti da fondale, per catturare il mitico pesce
d’oro, indice di una fortuna lunga quanto la
linea della vita! Per la stilista Lucia Santeramo, si tratta di disegnare abiti come onde
spumeggianti che, risalendo dalle caviglie,
inondano il tronco, fino al corpetto allacciato
semiaperto, lasciandosi
sedurre da deliziosi
motivi floreali con i
colori caldi dell’Amore.
Vestali ultraleggere, le
sue modelle, in cui l’abito si fa seconda pelle,
per incitare alla sensualità dell’evento
magico. Vestiti fasciati,
fortemente scampanati
in basso, per esaltare
l’incedere felino, che un
velo rosso sangue fa
roteare come luci della
ribalta, per proiettare
oltre il palcoscenico le
evoluzioni della prima
ballerina.
Ad accogliere le creazioni delle Gemelle
Donato di Catania è
schierata una impalpabile linea di Cupidi,
pronti a colpire con
l’arco ben teso, affinché i sensi restino
prigionieri nella rete dei
pizzi, dei cascami di nodi che legano per la
vita e giurano fedeltà, scendendo a spirale,
indomiti e presuntuosi, per accompagnare
con le loro movenze l’incedere sicuro dei
passi. Lunghe code che, come stelle comete,
fanno da timone a cascate laterali di stalattiti
di perle, dove il gioco dei fianchi perde l’amato e lascia con il fiato sospeso chi non li
possiede. L’Amore si fa, così, spuma d’onda,
frangendosi ed aprendosi in due, fino a
scorrere a rivoli compatti lungo fianchi si-
nuosi, mai stanchi di lanciare il loro richiamo dai recessi più profondi del fascino di
Venere. Grandi fiocchi che, come ciocche di
neve cucite assieme, incorniciano il volto, o
pendono come lampade votive sospese, dai
fianchi sempre accesi di languide emozioni.
Nella visione del napoletano Pinù, invece,
gli abiti si ornano del cordame delle sartìe,
per ancorarsi in un mare di ricami, ricchi
come broccati, ma rigorosamente bianchi,
nati da un roseto fiorito a maggio. A volte, la
figura si fa lamellare, con armature di seta a
rombi trasversi, visti dal fondo della navata.
Le atmosfere sono quelle di fate, infilate in
aderentissimi “trousers” a loro volta infilati in
lunghi stivali
trapuntati, con il
mantello ispirato
alle romanze ed
alle ballate di un
trombadour medievale. Per la
Sartoria Rosalba
di Talamona,
vale la regola
della semplicità,
ma non della..
semplificazione,
con bretelle incrociate che fasciano appena
schiene perfettamente allineate con le sinuosità dei fianchi. Vestiti impregnati di ricami.. danzanti, che fanno filtrare dalle deliziose cortine di voilée l’esotico, il sensuale, illuminati dalla luce interiore della
femminilità, che nulla concede all’artificio,
rimanendo naturalmente se stessa.
L’interpretazione del “wedding” che ne dà la
stilista di Lamezia Terme, Elena Vera Stella è
quella dell’immagine di vestali vestite di
stoffe che rimandano bagliori di cielo, appena tinti d’azzurro lieve, costruiti su fondali
di seta avvolgente, stretta ai fianchi come le
spire di una passione irrefrenabile. Le spalle
si mostrano, così, voluttuosamente alla luce
del giorno, collimando sui lunghi vestiti aderenti e si fa notare un fluire originale di
paillettes e di decori sottili come i rovi ag-
grovigliati di un cespuglio dei misteri e degli
incanti. E, poi, quei rosa impalpabili, come
corone leggere di tulle che segnano i fianchi
e la vita, o cuspidi di lamé, che si sporgono
indomite dal sottospalla fino a raggiungere il
centro del collo.
Secondo Alessandra Ferrari “per Brutta Sposa”
di Roma (il nome è tutto un programma!), i
capi funzionano un po’ come colonne intarsiate, sulle quali defluiscono lamelle affilate,
a scanalatura invertita, che perfeziona la
convessità dei seni al concavo della schiena
inarcata, nell’incedere sempre molto elegante della creazione stilistica. A volte, le
spalle sono incorniciate da sottili ali di libellula, quasi
per fermare il
tempo in un volo
statico, geostazionario, intorno ai simboli
mitici della
femminilità. Ed
ancora atmosfere
in rosa, per cullare il sonno
della Ragione,
affinché l’istinto
domini, avvolto
in aureole ampie
ed intense di ricami floreali a toni morbidi, come occhi
colti nel loro languore esistenziale. E, poi,
bianchi accecanti impreziositi da ampi disegni floreali in colore azzurro, come il copricapo di una dea della foresta. Oppure,
gialli oro puro alla Goldfinger, che fanno del
corpo una vena aurifera, rendendolo una
torcia impreziosita, che manda bagliori accecanti, tranquillizzati dalla cornice bianchissima del velo morbido, come il trefolo
del baco da seta.
Per la moda maschile, beh, sfido chiunque a
presentarsi alla cerimonia nuziale con le
belle e provocatorie creazioni (interamente
rosso fuoco o blu intenso carta da zucchero)
di Fefì da Milano! Però, tutto si tiene e si
armonizza nella sfilata collettiva finale, alternando dame e cavalieri.
LA CULTURA DEL POP
kissed a girl, un successo nato da
una strizzata d’occhi ai gay –operazione tanto politicamente corretta
quanto commerciale. Katy Perry è
stata scelta da MTV per presentare
gli MTV Europe Music Awards
2008, e ha pure vinto la Categoria
New Act. Era al secondo singolo
della carriera e ora è seconda negli
Usa dopo i Coldplay, anche se si è
vestita da anguria al Summer concert series. Meglio i Jonas Brothers
del film Camp Rock, che almeno
cantano per i coetanei turboadolescenti e sono simpatici.
Viva la vida dei Coldplay è primo
in Europa, davanti alla Perry. I Coldplay sono ancora bravi, ma cantano come se fossero passati attraverso i lacci dei thugs e hanno uno
scarso effetto placebo. Clocks, The
scientist avevano testi e suoni epici,
che narravano qualcosa (Chris
Martin era studente di Storia antica).
Vintage: Paul McCartney vorrebbe
fare un disco con Bob Dylan. A
gennaio esce il nuovo album di
Bruce Springsteen, un altro obamita
di successo. Il discorso sull’Italia
pop va fatto alla prossima occasione. Da noi la hitlist vede in testa i
Coldplay, poi Giusy Ferré col singolo Novembre e il solito Tiziano
Ferro. Peccato per Malika Ayane:
Soul Waver merita di più.
PAOLO DELLA SALA
di lancio del suo primo disco pubblicato dall’etichetta indipendente
Kill the rock stars, il Venus Magazine l’ha acclamata come la più
grande chitarrista di tutti i tempi.
Probabilmente è vero.
Il pop è morto? Cos’è il pop? Nel
1880 un autore di canzoni, Charles
K. Harris, scrisse un cartello sulla
sua vetrina “Si scrivono canzoni su
ordinazione”. Nasceva così la
musica di consumo, che negli anni
’20 allargò la propria influenza,
spinta dalla radio. Anche la categoria dei “giovani” nacque allora.
La musica liberava il pop(olo) e insieme allettava i clienti con gli
jingles pubblicitari. Il rock si sviluppò con le radio a transistor, che
permettevano ai giovani di ascoltare
musica diversa da quella diffusa
nella radio del living genitoriale. Il
“sistema pop”, era basato su alcune
fondamenta: il culto delle rock star;
il mito della natura come Eden e
della società come nemica; l’associazione musica e ribellismo.
Ciò spiega perché i radical chic
sono infarciti di tutti gli ismi possi-
bili, pur predicandosi “antisistema”.
Il pop è la coscienza felice del radical chic avanti con gli anni. E’
l’illusione romantica del ventenne.
E’ uno spinello culturale per il teenager. Il movimento folk, nato negli
Stati Uniti negli anni ’50, fu una
reazione contro gli eccessi del pop
system. In quegli anni si formarono
molte sottoculture giovanili: i teddy
boys inglesi, nemici del conformismo operaio di cui erano figli; i
beatnik di Jack Kerouac; gli hipster,
prototipo del nero sofisticato alla
Obama. Negli anni ’60 le culture
musicali si saldarono con il nascente sistema della moda. Le due
branche formarono il marchio del
ribellismo giovanile. La grandezza
del pop è la sua capacità di affidare arte e cultura a sconosciuti,
ragazzi, a persone deculturate. E’
questa la grandezza dello star
system, ascensore in grado di
scendere nel profondo della società creando una star nel giro di
pochi minuti. Oggi esiste solo un’autentica star, Madonna. Avrà un
pessimo carattere, a detta di Sever-
gnini, però provate a sentire il
singolo Give it 2 me, o a vedere un
suo concerto: è di un’altra categoria. I Gotan Project presentano il
loro doppio album live. La band
franco-argentina del poptango sarà
al Tenda a strisce di Roma il 2 dicembre e all’Alcatraz di Milano il
giorno dopo. Finora sono stati bravi.
Il meglio del pop mondiale in questo momento si trova nell’America
latina della grande star (non solo
pop) Marisa Monte. Invece il baby
rock cino-giapponese non convince
ancora. Un’alternativa argentina ai
Gotan è Juana Molina. Nata negli
anni ’60 e vissuta a lungo a Los
Angeles, la Molina ha un sound
personalissimo, con una ritmica
latina sulla quale inserisce strumenti
elettronici (fa tutto da sola, anche
sul palco) e una voce in forma di
nenia. Ne risulta un mix che piacerebbe a Paul Virilio, studioso
degli effetti ipnotici e allucinatori
del viaggiare in autostrada, aereo,
sui TGV. Il pop è pieno di idioti di
successo e geni nascosti. Katy Perry
impazza in tutto il mondo con I