L`elettrosmog a cura di Andrea Salvadè

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ATTUALITA’
L’elettrosmog
Cos’è l’elettrosmog
Prof. Andrea Salvadè
Responsabile SUPSI - TTHF
Scuola Universitaria Professionale
della Svizzera Italiana
Dipartimento Tecnologie Innovative
Area Telecom,
Telematica e Alta Frequenza
Galleria 2 - via Cantonale
6928 Manno (Svizzera)
Tel: +41 58 666 6537
Fax: +41 58 666 6517
E-mail: [email protected]
www.dti.supsi.ch
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I campi elettromagnetici sono
presenti ovunque e possono essere di origine naturale, vedi ad
esempio la presenza del campo
magnetico terrestre o l’effetto
dato dai fulmini, oppure possono essere generati artificialmente dall’uomo mediante l’instaurarsi di nuove tecnologie legate
a circuiti elettrici o linee elettriche.
Il variare dello scorrere di una
corrente elettrica in un corpo
conduttore (cavo) presente in
un’abitazione ha come effetto la
generazione di un campo elettromagnetico; lo stesso è riscontrato sugli elettrodotti che trasportano l’energia nel nostro
territorio.
Oggigiorno in tutti gli ambienti
domestici ci sono delle radiazioni non ionizzanti (campi elettromagnetici): oltre agli impianti
elettrici prima menzionati, si
constata la crescente presenza
di apparecchiature elettroniche,
quali gli elettrodomestici, i forni
a microonde, la radio e la televisore, i computer e i suoi relativi
sistemi di trasmissione, i trasformatori di lampade alogene e così via.
Sul territorio per contro trovano spazio ripetitori radiotelevisivi ma anche antenne per la telefonia cellulare, per servizi cantonali e statali (polizia, ambulanze,
guardie di confine) e per utilizzi
commerciali e privati quali ad
esempio radioamatori e trasmissioni pager.
Si parla di elettrosmog, o di presenza di radiazioni non ionizzan-
a cura di Andrea Salvadè
ti, quando dei campi elettromagnetici di origine artificiale vanno a modificare lo stato di equilibrio naturale. Erroneamente,
tale definizione viene spesso solo associata alle immagine di
un’antenna per la telefonia mobile: la realtà dei fatti invece indica come il carico di radiazioni
non ionizzanti alla quale siamo
sottoposti dipenda invece da
molte sorgenti, alcune delle quali tenute senza sospetto alcuno
nel proprio ambiente domestico. È evidente però che la proliferazione del mercato della telefonia mobile e delle relative installazioni necessarie al suo funzionamento, non possa passare
inosservata. Sorge quindi una
domanda: come valutare il quantitativo di campo elettromagnetico globale generato dalle varie
sorgenti presenti (nella nostra
vita quotidiana), e più in particolare, come sorvegliare e provare
a contenere quella fonte di elettrosmog legata alla telefonia
mobile che oggi preoccupa
maggiormente la popolazione
ma alla quale la popolazione
stessa difficilmente riuscirà a rinunciare? Innanzitutto, è utile
comprendere il funzionamento
di un sistema cellulare.
La telefonia mobile
Oggigiorno è possibile disporre
di telefoni cellulari in grado di
trasmettere voce e dati. Si è arrivati a questo partendo da una
prima necessità (o forse è meglio dire interesse) della nostra
società per un mezzo di telecomunicazione standardizzato, un
telefono, per intenderci, senza fili
e del tutto portabile.
Con l’avvento di computer portatili e del mondo digitale (macchine fotografiche ecc) ecco nascere la necessità di trasferire via
telefono non solo voce ma anche dati. Naturalmente, ai sistemi di telefonia mobile attuali si è
arrivati superando diverse tappe
tecnologiche: dalla messa in funzione dell’autotelefono senza fili
nel 1958 (comunicazione in
un’unica direzione e non disponibile al pubblico), ai primi telefoni mobili cellulari di tipo natel
B e C (anni 80) che utilizzavano
modulazioni analogiche e le cui
conversazioni potevano però
essere ascoltate mediante specifiche radioriceventi. Un grosso
passo tecnologico è stato in seguito effettuato negli anni 90
con l’applicazione ai telefoni
portatili della tecnica di modulazione digitale: grazie a ciò gli attuali telefoni cellulari funzionanti
su reti GSM e UMTS hanno permesso il raggiungimento, oltre
che di una maggiore privacy, anche dell’integrazione della trasmissione dati con possibilità di
collegamento al mondo internet.
In ogni caso, disporre di un sistema di comunicazione portatile
senza cavi, significa dotarlo di
un’antenna mediante la quale il
segnale elettrico viene trasformato in un’onda elettromagnetica per essere trasmesso nell’etere, con conseguente generazione di radiazioni non ionizzanti. La telefonia mobile necessita
non solo di una piccola antenna
sul telefono ma anche di anten-
tale perpendicolare all’antenna,
ciò soprattutto nella sua direzione di propagazione principale
(area marrone della Figura 2). È
facile comprendere quindi come
il palazzo sul quale risiede l’antenna sia praticamente esente
da radiazioni e come un’antenna
posizionata più in alto rispetto ai
palazzi antistanti possa generare
molto meno radiazioni.
Figura 1: topologia a celle
ne di ricetrasmissione distribuite
sul territorio in grado di gestire
la telecomunicazione fra tutti gli
utenti allacciati alla rete.
Le antenne sono poste sul territorio secondo una topologia a
celle (vedi Figura 1). La grandezza della cella può essere variabile fino a un massimo di una decina di chilometri a dipendenza
della morfologia del territorio e
del carico di utenza da coprire.
Le antenne utilizzate per la telefonia mobile propagano seguendo un diagramma simile a un cono: sul piano verticale l’apertura
(angolo) di trasmissione risulta
essere molto ristretta (10-20
gradi), mentre sul piano orizzontale tali antenne dispongono di
un’apertura di trasmissione fino
a 120 gradi. Per poter coprire
una zona a 360 gradi (vedi ad
esempio la zona blu della Figura
1) gli operatori possono utilizzare tre antenne (che creano 3
celle indipendenti) posizionate
sul punto 2 e 3 rosso.
La Figura 2 illustra il funzionamento e la probabile situazione
di irradiamento di un’antenna
posta sul tetto di un’abitazione:
è in questo caso ben visibile il
cono verticalmente molto direzionale che descrive come le
onde elettromagnetiche emesse
raggiungano con elevata intensità soprattutto quelle abitazioni
che si trovano sul piano orizzon-
Viste le peculiarità delle modalità di trasmissione del segnale e
l’impatto del relativo carico elettromagnetico nell’ambiente circostante è nata l’esigenza di regolamentare i principi di costruzione strutturali, meccanici ed
elettronici dell’installazione definendo i margini di manovra per
la progettazione dell’impianto di
telecomunicazione, della relativa
potenza massima d’emissione e
dei rispettivi valori massimi delle
immissioni all’esterno e all’interno degli edifici.
Una volta codificata tale regolamentazione univoca definita
40 m
2%
30 m
5%
20 m
10%
100%
direzione principale
delle onde
10 m
<1%
0m
<1%
10 m
20 m
30 m
40 m
50 m
60 m
Figura 2: spaccato verticale di un'emissione d'antenna
«Ordinanza sulle Radiazioni
Non Ionizzanti (ORNI)» e dei
rispettivi regolamenti applicativi
nasce il problema verificare la
sua corretta applicazione mediante delle misure puntuali sulle
installazioni.
Ordinanza sulle Radiazioni
Non Ionizzanti (ORNI)
Le installazioni ricetrasmittenti
vengono catalogate sull’ORNI,
elaborata dall’UFAFP (Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio), secondo la
propria frequenza di funzionamento e, in relazione a quest’ultima, sull’ordinanza sono fissati
dei limiti massimi d’emissione.
Nel caso di installazioni a bassa
frequenza, per esempio elettrodotti, linee ferroviarie, ecc. la
normativa richiede il rilevamento del campo magnetico, mentre
per installazioni che lavorano a
frequenze più alte quali antenne
telefonia mobile, radiotelevisive
e in generale sistemi di trasmissione senza filo viene richiesta
una misura di campo elettrico.
L’ORNI distingue inoltre due categorie di luoghi di misura: i luoghi a utilizzazione sensibile
(LAUS) e i luoghi a soggiorno di
breve durata (LSBD). Quali
LAUS s’intendono tutti gli edifici
destinati al soggiorno regolare e
prolungato di persone (posto di
lavoro, abitazione), i terreni di
gioco per i bambini e i terreni
definiti come tali nella pianificazione del territorio. Tutti gli altri
luoghi rientrano nella categoria
Luoghi a Soggiorno di Breve
Durata (LSBD).
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Per ciascuna categoria di luogo
sono previsti due tipi di valori limite per i campi elettrici:
• Valore Limite d’Immissione
(VLI) valido per tutti i luoghi a
soggiorno di breve durata
(LSBD); questo valore corrisponde a quello previsto dalla
normativa ICNIRP applicata in
tutta l’Europa
• Valore Limite d’Impianto
(VLImp) valido per i luoghi a
utilizzazione sensibile (LAUS)
quali abitazioni, scuole, ospedali, luoghi di lavoro, parchi
giochi, ecc.; per questi siti i limiti d’emissione fissati sull’ORNI
prevedono un fattore di prevenzione pari a 10 rispetto ai
valori proposti a livello Europeo.
La tabella seguente riporta i più
importanti valori limite:
Frequenza
Radio e TV
Pager (147/169 MHz)
GSM 900 MHz
GSM 1800 MHz e UMTS
GSM 900 + 1800 MHz e UMTS
VLImp
(V/m)
VLI
(V/m)
3
3
4
6
5
28
28
41
58
*
*dipende dal contributo di ciascuna tecnologia.
Sulla base dell’ORNI è stata
concepita dall’UFAFP (Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio) una metodologia precisa di misura dei vari
campi elettromagnetici specifici
che deve essere applicata dalle
società specializzate nei rilevamenti di ogni fonde di inquinamento elettromagnetico.
Verifica dell’impianto
Per ogni nuovo impianto di telefonia mobile può essere richiesta dalle autorità cantonali una
misura di collaudo che deve essere eseguita entro 4 mesi dall’accensione dello stesso. Questa
misura viene comunemente
eseguita da una società accreditata dall’Istituto Svizzero di Metrologia (METAS) alla presenza
degli operatori di telefonia mobile con l’intento di valutare e
verificare ogni singola impostazione dell’impianto, per es. la sua
potenza massima autorizzata, le
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inclinazioni dell’antenna (azimut
e tilt). I rilevamenti dei campi
elettrici devono essere eseguiti
in tutti i locali particolarmente
esposti degli edifici circostanti all’installazione (punti LAUS). Tramite delle sofisticate apparecchiature di misura si discrimina
l’emissione istantanea data dal
singolo impianto dalla quale,
mediante un modello di calcolo,
è possibile estrapolare il valore
massimo di campo elettrico che
si avrebbe nel caso in cui l’impianto venisse utilizzato dall’operatore alla potenza massima
d’emissione consentita dall’autorità competente.
Le autorità cantonali o comunali
possono richiedere in seguito
l’esecuzione di ulteriori misurazioni di controllo sulle installazioni di telefonia mobile per verificare il rispetto dei valori nel
tempo. Tali rilevamenti permettono la verifica dei valori massimi di campo elettrico rilevati al
momento delle misure di collau-
do e soprattutto dei valori teorici precedentemente calcolati al
momento della richiesta di costruzione dell’installazione.
Il settore Alta Frequenza dell’Area TTHF (Telecom Telematica e
Alta Frequenza) della SUPSI si è
specializzato nel campo della
metrologia e, dopo aver ottenuto un ufficiale accreditamento
presso il METAS per misure
GSM e UMTS, su mandato del
Cantone, effettua dal 2000 rilevamenti di controllo dei campi
elettromagnetici dovuti ad installazioni di telefonia mobile
presenti in determinate zone del
territorio. Oggi la SUPSI si propone come unica scuola svizzera
accreditata e centro d’eccellenza in Radiazioni non Ionizzanti a
livello nazionale. Riconoscendo
l’importanza e la necessità attuale e futura di tali attività di
metrologia, a partire da questa
attività universitaria SUPSI ne è
nata una commerciale. Nel 2003
si è creata in effetti un’azienda
spinoff della SUPSI, la TIsolutions
Sagl con sede a Coldrerio, che
offre oggi alla popolazione, ai
comuni e alle società dei servizi
di misurazione e rilevamenti di
controllo riguardanti non solamente le installazioni per la telefonia mobile ma pure tutte le altre fonti elettromagnetiche quali
elettrodotti, linee ferroviarie, sistemi Powerline e WLAN, antenne radiotelevisive. SUPSI e
TIsolutions si impegnano oggigiorno nella ricerca e nello studio di tutti gli aspetti legati alla
tematica dell’elettrosmog in Ticino e in Svizzera; la società Tisolutions ha addirittura perfezionato un accordo di partenariato
con la società ASEB specializzata
nel campo, di cui oggi fa parte.
Ma una sola misura puntuale,
anche se effettuata regolarmente, è sufficiente per tenere sotto
controllo i valori previsti dalle
ordinanze? I singoli rilevamenti
danno un risultato sull’installazione di telefonia mobile che si
vuole valutare; ma solamente
delle misure permanenti di campo elettrico danno invece l’idea
della somma del carico di tutte
le fonti in una determinata zona.
Inoltre se un’emissione, per
esempio il campo magnetico generato dagli elettrodotti, può variare parecchio nel tempo risulta
evidente che una misura puntuale non permette una visione
globale del carico elettromagnetico al quale è sottoposto l’individuo nel tempo. Per questo
motivo è stato studiato e realizzato un sistema di monitoraggio
continuo permanente che permette di conoscere i valori globali di elettrosmog presenti in
un determinato ambiente per
un periodo ininterrotto. Inoltre,
grazie allo scaricamento giornaliero dei dati acquisiti da centraline di misura su un server centrale, si è in grado di offrire co-
Figura 3: andamento del campo elettrico rilevato
da una centralina permanente e disponibile su internet
me servizio ulteriore la pratica
possibilità di consultare via Internet (http://rems.TI-solutions.ch)
i dati registrati dall’apparecchio
durante un periodo di misura
ben determinato.
La Figura 3 mostra l’andamento
del campo elettrico misurato
durante 9 giorni su di un’antenna radiotelevisiva.
Tale concetto, complementare
alle precise misurazioni puntuali,
si rivela quindi essere un ottimo
strumento per il monitoraggio
permanente di una zona sottoposta a diverse fonti di elettrosmog di carico variabile. Per
quanto riguarda la misurazione
di antenne per la telefonia mobile - forse la maggior preoccupazione attuale della popolazione - si potrebbe pensare in futuro di combinare i due tipi di rilevamento: quello puntuale e
quello continuo. Questa soluzione porterebbe ad avere un quadro generale del reale carico
prodotto da una o più installazione.
Come già detto inizialmente, i
campi elettrici e magnetici non
sono generati solamente dalle
antenne e dagli elettrodotti ma
pure da tutti quegli oggetti che
ormai fanno parte della quotidianità e di cui non si può più fare a meno.
Il telefono cellulare che spesso e
volentieri è a diretto contatto
col corpo, gli elettrodomestici
necessari all’economia domestica, i telefoni casalinghi senza fili, il
computer e le reti wireless che
trovano posto nelle camere da
letto dove si dorme generano
anch’essi dei campi elettromagnetici. È più che giusto provvedere a un controllo regolare
delle antenne, ma siamo sicuri
che il problema provenga esclusivamente da lì?
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