TI PRENDO PER IL COLLO. Le foto che illustrano queste pagine sono tratte dal Bent Object project di Terry Border, fotografo dell'!ndiana (Usa) che "mefte in scena" gli oggetti, animandoli con il fil di ferro. i, t,; l esita a metterla in atto, costi ciò che costi. Del resto, secondo studi internazionali oltre il 50% degli automobilisti è stato coinvolto in almeno un episodio di rabbia al volante. E anche se il TOVo dicoloro che li hanno provocati è consapevole di aver dato problemi agli altri (guidatori o passanti che fossero), solo ill4%o mostra qualche forma di pentimento, gli altri danno a se stessi l'alibi del cattivo umore. E, in fondo, è proprio così: l'aggressività in auto secondo molti studiosi dipende proprio dal sovraccarico cognitivo, vale a dire dall'attenzione ai numerosi segnali necessari per guidare che attivano nel nostro cervello le stesse aree che, fino a qualche migliaio di anni fa, si attivavano nelle situazioni in cui si poteva incontrare un predatore in agguato. Gli studi hanno dimostrato che i più soggetti alla road rage sono giovani uomini chevivono in centri urbani oltre i l0 mila abitanti, soprattutto se ulteriormente stressati per ragioni di lavoro. MARCHIO NEL CERVELLO. In città sia- mo dawero più pericolosi? Le ricerche (come quelle appena citate sulla road rage) dimostrano di sì. La ragione è che 30 | Focus Novembre 2013 gli urbanizzati sono molto piìr stressati. Anzi, secondo i ricercatori dell'Università di Mannheim (Germania), Io stress da città lascia un marchio nel cervello. E non è un modo di dire. Se si mettono dellepersone incondizioni di stress sociale, infatti, una piccola zona cerebrale (l'amigdala) si attiva di piùr se la persona è cresciuta in città. E si attiva di piu anche la cosiddetta corteccia cingoIata anteriore. L'amigdala è una struttura cerebrale grande come un pisello che si trova in entrambi i lobi temporali, in profondità, e svolge la funzione di sensore del pericolo, provocando una reazione nellbrganismo non appena viene percepita una minaccia. La corteccia cingolata è anchèssa coinvolta nellèlaborazione della risposta al pericolo. Risposta che, owiamente, può essere aggressiva. L'esperimento, condotto da Andreas Meyer-Lindenberg, direttore dell'Istituto di salute mentale di Mannheim, consisteva nel far svolgere a 32 studenti volontari alcuni rompicapo come in- casellare forme o risolvere problemi di geometria. Gli scienziati mettevano loro fretta e I'esperimento era congegnato in modo che Ie "cavie" non si sentissero in grado di svolgere il compito. Intanto un apparecchio tomografico registrava le reazioni cerebrali degli studenti. A questo stress sociale i cittadini sono risultati pirì sensibili e potenzialmente piu reattivi dei campagnoli. Del resto, molti studiosi suppongono che le persone considerate a rischio di violenze impulsive abbiano l'amigdala che tende a sovrattivarsi (cioè ad attivarsi con particolare facilità). <Noi psicologi parliamo di "personalità predisposte": individui incapaci di gestire i conflitti, con tratti caratteriali collerici oppure psicopatici che riescono a covare rancore per anni>> spiega Danie- le Novara, pedagogista e fondatore del Centro psicopedagogico per la gestione dei conflitti di Milano e Piacenza. <Esi- stono comunque persone "normali" ) BANDE RlVALl. Ltquipe tedesca si ac- Dopodiché, chiaramente, gli episodi violenti non scoppiano per queste cose, ma per tensioni derivanti dalla mancanza di lavoro o da altre gravi cause, che trovano nei motivi futili un facile innesco>>. Ma anche nei condomìni non periferici la litigiosità (fino ad arrivare a dispetti più o meno pesanti) è estremamente diffusa: non a caso in Italia le liti condominiali assorbono oltre la metà deiprocedimenti giudiziari. <In un condominio le persone non si sono scelte e devono imparare a convivere. Come? Dovrebbero cinge ora a ripetere l'esperimento su soggetti socialmente più sensibili, im- imparare da sole a gestire le relazioni: troppe norme condominiali, per esem- migrati e abitanti delle periferie, per pio, sono negative perché presuppongono che chi le viòla abbia torto completamente. Il vinto però spesso cova rancori anche molto forti che poi possono scoppiare all'improwiso con violenza sull'o- maemotivamente immature, che in caso di contrasti hanno pirì facilmente reazio- niviolente>. valutare se fattori come la percezione di essere discriminati o i problemi economici accentuino la risposta cerebrale agli stress sociali. Le periferie delle città, e in particolare gli ambienti abitativi in cui persone di provenienze, età e culture diverse sono costrette a convivere, sono infatti i luoghi dove con più facilità può scoppiare laviolenza. <E sorprendente come ogni individuo, e il sottogruppo a cui appartiene, si formi un'idea di chi sia il proprio "awersario">> dichiara Elisabetta Camussi, psicologa sociale all'UniversitàBicoccadi Milano e autrice insieme conAnita Pirovano di una ricerca di etnografia cittadina condotta tra Ie case del quartiere Corvetto, estremo lembo sud di Milano. <Così abbiamo scoperto per esempio che sì, oggi molti milanesi ce l'hanno con gli immigrati che occupano abusivamente una casa popolare, ma allo stesso modo con cui ce l'hanno tuttora con lafamiglia Tal dei Tali che, arrivata dal Sud, avevafatto lo stesso negli anni Settanta. I rancori persistono. 32 | Focus Novembre 201 3 diato vicino> conclude Zamperini. Insomma, forse non è necessario seguire un corso di difesapersonale pervivere in città, ma sapere come mai gli individui metropolitani sono pirì stressati, e quindi pirì pericolosi, può aiutare. @ Raffaella Procenzano LA MIIIACCIA SI MISURA IT{ CENTIMETRI Relazioni. Secondo una recente ricerca condotta dagli neuropsicologi Chiara Sambo e Giandomenico lannetti allo University College di Londra, 30-40 cm è la distanza minimadal viso all'interno della quale un estraneo viene percepito come una minaccia (se qualcuno si awicina di più provoca la chiusura istintiva degli occhi). Le persone, infatti, tendono a mantenere tra loro distanze fisse, che dipendono dal tipo di relazione in corso con la persona che si awicina. Gli etologi ne hanno individuate quattro. Eccole. > ZONA INTIMA Da O a 4O cm dal viso e dal corpo Così vicino possono arrivare solo familiari stretti e amanti (altrimenti scattano istintive reazioni di difesa). > ZONA PERSONALE Da 40 a l2O cm dal corpo Possono entrare in questo spazio amici e conoscenti. > ZONA SOCIALE Da l2O a 360 cm dal corpo A questa distanza si tengono le relazioni con le persone con cui entriamo in contatto ogni giorno, ma che non sono amiche. > ZONA PUBBLICA Oltrc i 3,6 metri dal corpo È quella alla quale, se non ci sono impedimenti fisici, cerchiamo di tenere le persone completamente estranee.