Rassegna stampa Provvisoria “Virus Ebola” - Aprile 2014 - Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 1 Indice ADNKRONOS MERCOLEDI’ 2 APRILE AGI MERCOLEDI’ 2 APRILE ASCA MERCOLEDI’ 2 APRILE PRIMA PAGINA NEWS MERCOLEDI’ 2 APRILE REUTERS MERCOLEDI’ 2 APRILE TMNEWS GIOVEDI’ 3 APRILE 9 COLONNE GIOVEDI’ 3 APRILE STAMPA NAZIONALE E REGIONALE (SU CARTA) IL RESTO DEL CARLINO GIOVEDI’ 3 APRILE LA VOCE SOCIALE GIOVEDI’ 3 APRILE STAMPA NAZIONALE E REGIONALE (SU WEB) CORRIERE NAZIONALE MERCOLEDI’ 2 APRILE WALL STREET ITALIA MERCOLEDI’ 2 APRILE FOCUS MERCOLEDI’ 2 APRILE IL METEO MERCOLEDI’ 2 APRILE SASSARI NOTIZIE MERCOLEDI’ 2 APRILE AREZZO WEB MERCOLEDI’ 2 APRILE CATANZARO POST MERCOLEDI’ 2 APRILE PADOVA NEWS MERCOLEDI’ 2 APRILE Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 2 METEO WEB GIOVEDI’ 3 APRILE GAIANEWS GIOVEDI’ 3 APRILE GREENREPORT GIOVEDI’ 3 APRILE SARDEGNA REPORTER GIOVEDI’ 3 APRILE POLITICAECOLOGIA.IT GIOVEDI’ 3 APRILE GLOBUSMAGAZINE GIOVEDI’ 3 APRILE VOX NEWS GIOVEDI’ 3 APRILE SALUTE DOMANI GIOVEDI’ 3 APRILE HEALTHDESK VENERDI’ 4 APRILE PORTALI ITALIANI LIBERO 24 X 7 MERCOLEDI’ 2 APRILE YAHOO MERCOLEDI’ 2 APRILE LIBERO GOSSIP MERCOLEDI’ 2 APRILE LEONARDO MERCOLEDI’ 2 APRILE TISCALI MERCOLEDI’ 2 APRILE WEB SUD.TV MERCOLEDI’ 2 APRILE MONOPOLI TIMES MERCOLEDI’ 2 APRILE SIVEMP VENETO GIOVEDI’ 3 APRILE YOUFEED GIOVEDI’ 3 APRILE TZETZE GIOVEDI’ 3 APRILE IL TAGGATORE GIOVEDI’ 3 APRILE INFORMAZIONE.IT GIOVEDI’ 3 APRILE INTOPIC.IT GIOVEDI’ 3 APRILE Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 3 BLUBAR VENERDI’ 4 APRILE Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 4 Agenzie nazionali Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 5 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 6 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 7 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 8 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 9 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 10 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 11 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 12 Infettivologo Simit:No rischi diffusione fuori Africa virus Ebola "Mai arrivato tanto a Nord" Roma, 3 apr. (TMNews) - "L`Ebola non si è mai mosso dall`area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall`Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d`origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto". Lo ha detto Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano e Segretario della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali "Il ceppo di virus Ebola più letale, detto Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90 % dei contagiati. In passato - hya aggiunto Galli - le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l`intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni". "L`allarme a livello locale - ha spiegato Galli - è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 13 sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate(escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L`infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei." La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di `alieni` che, se casualmente ci infettano, si comportano come `teppisti disadattati`, uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l`uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. (Segue) Red/Nes 031049 APR 14 Infettivologo Simit:No rischi diffusione fuori Africa virus Ebola -2- Roma, 3 apr. (TMNews) - "In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi - ha proseguito Galli -. Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 14 1976, nello Zaire, uccidendo l`88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un`altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l`episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV". I `misteri` che riguardano Ebola, in realtà, sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. "Delle due l`una - hanno sottolineato gli specialisti Simit - o esistono specie di virus non patogene per l`uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio". "La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 15 poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all`accesso dall`esterno - ha continuato Galli - Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l`influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati". Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: l`incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un`eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell`arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L`intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Una possibile buona notizia è che la ricerca per una cura procede e qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio, è già stato ottenuto. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di `antisiero`) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. EBOLA, GALLI (SIMIT): NESSUN RISCHIO DIFFUSIONE FUORI AFRICA (1) Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 16 (9Colonne) Roma, 3 apr - "L'allarme a livello locale è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate .(escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto". Lo afferma Massimo Galli, professore ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano e segretario della Simit, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali, parlando del ceppo di virus Ebola più letale, detto Ebola-Zaire, che uccide fino al 90% dei contagiati. La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di 'alieni' che, se casualmente ci infettano, si comportano come 'teppisti disadattati', uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, né a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l'uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. "In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi - prosegue l'infettivologo -. Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l'88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 17 specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un'altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l'episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite, sarebbe causato da ZEboV". (SEGUE) 031043 APR 14 EBOLA, GALLI (SIMIT): NESSUN RISCHIO DIFFUSIONE FUORI AFRICA (2) (9Colonne) Roma, 3 apr - Secondo un recente studio che ha coinvolto 4mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. "Delle due l'una spiegano gli specialisti Simit - o esistono specie di virus non patogene per l'uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio". "La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all'accesso dall'esterno Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 18 prosegue Galli -. Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), né per via aerea come l'influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o con i liquidi e secreti corporei dei malati". L'incubazione varia da pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un'eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell'arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L'intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di 'antisiero') e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. (red) Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 19 Stampa nazionale e locale (su carta) Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 20 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 21 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 22 Stampa nazionale e locale (web) Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 23 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 24 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 25 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 26 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 27 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 28 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 29 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 30 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 31 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 32 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 33 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 34 Sanita infettivologi virus Ebola puo uccidere fino a 90 contagiati MERCOLEDÌ 02 APRILE 2014 17:55 Non si e' mai mosso dall'area geografica dove si e' verificata la malattia Roma, 2 apr. (Adnkronos Salute) - Il virus Ebola piu' letale, meglio noto come l'Ebola-Zaire, "puo' uccidere fino al 90% dei contagiati, ma non si e' mai mosso dall'area geografica dove si e' verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall'Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d'origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto". Parola di Massimo Galli, infettivologo della Simit, la Societa' italiana malattie infettive e tropicali. "In passato - aggiunge - le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l'intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni". "L'allarme a livello locale - spiega Galli, ordinario di malattie infettive all'Universita' di Milano e segretario della Simit - e' assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate. La catena del contagio osserva - tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L'infezione e' contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei". Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 35 La probabilita' che un turista possa contagiarsi "e' trascurabile, poiche' le aree interessate sono in genere remote - sottolinea l'esperto - fuori dai circuiti turistici e poiche' le localita' colpite vengono di regola chiuse all'accesso dall'esterno. Non e' una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l'influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati". La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae "non si e' certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di 'alieni' - precisa la Simit - che, se casualmente ci infettano, si comportano come 'teppisti disadattati', uccidendo un ospite che per loro non e' ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realta' le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l'uomo. Negli ultimi anni si e' cominciato a capire che gli Ebola piu' aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli". "In natura sono comuni forse, piu' di quanto si pensi - prosegue il Galli - Il piu' pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l'88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si e' in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un'altra epidemia, la piu' vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 - ricorda - una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi piu' circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perche' e' l'episodio piu' settentrionale mai avvenuto e perche', salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV". (Adnkronos) Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 36 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 37 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 38 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 39 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 40 Ma non può diffondersi al di fuori dall’Africa Allarme Ebola, Simit: «Il virus mai arrivato tanto a Nord» Appelli a non mangiare i pipistrelli, possibili vettori del virus [3 aprile 2014] di Umberto Mazzantini In Africa cresce l’allarme Ebola e il ceppo più letale del virus, l’Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90 % dei contagiati. La Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit) spiega che i Filoviridae, la famiglia di virus a cui appartiene Ebola, «Non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorta di “alieni” che, se casualmente ci infettano, si comportano come “teppisti disadattati”, uccidendo un ospite che per loro non è né abituale, né a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l’uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli». Infatti nelle aree più colpite dell’Africa Occidentale in questi giorni si susseguono gli appelli alla popolazione a non cibarsi di carne di pipistrello. In Guinea, che attualmente fa fronte ad una propagazione galoppante di casi di Ebola (il 29 marzo c’erano già stati 77 morti) sta emergendo un altro rischio: la paura e la stigmatizzazione legate alla malattia sono sempre più evidenti. Molte persone limitano i loro spostamenti, rifiutandosi di allontanarsi da casa per paura dell’infezione. L’epicentro dell’infezione sembra Conakry, la capitale delle Guinea e il Senegal ha chiuso le frontiere con la Guinea nel tentativo di fermare la propagazione della malattia. Casi di Ebola sono stati segnalati anche in Liberia e probabilmente in Sierra Leone e Guinea Bissau. Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: «L’incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo». Secondo gli esperti della Simit questi sono alcuni dei motivi che possono favorire la propagazione di Ebola: «In passato le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 41 luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni Paesi l’intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni». I “misteri” su Ebola sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4.000 persone e più di 200 villaggi in zone a rischio Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. Alla luce di questi dati, gli scienziati del Simit dicono: «Delle due l’una, o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio». Il segretario del Simit, Massimo Galli, che è anche Professore ordinario di malattie infettive all’università di Milano, tranquillizza sulla temuta espansione a nord del terribile virus: «La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno. Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati. L’Ebola non si è mai mosso dall’area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall’Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d’origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto. L’allarme a livello locale è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate (escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei». Galli spiega che questi virus «In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi. Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l’88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un’altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 20042007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite, sarebbe causato da Zebov». Il quadro è molto preoccupante, ma ci potrebbe essere una buona notizia: la ricerca per una cura procede ed è è già stato ottenuto qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di “antisiero”) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. - See more at: http://www.greenreport.it/news/scienze-e-ricerca/allarme-ebola-simit-il-virus-maiarrivato-tanto-nord/#sthash.5WtLT471.dpuf Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 42 Roma. Il virus Ebola più mortale, l’Ebola-Zaire, può uccidere fino al 90% dei contagiati Scritto il 03/04/2014 da sardegnareporter Il Virus dell'Ebola non era mai arrivato tanto a Nord, ma non vi è motivo di ritenere che possa diffondersi al di fuori dall’Africa. Infatti l’Ebola non si è mai mosso dall’area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall’Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d’origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto”, spiega il Prof. Massimo Galli, infettivologo SIMIT. Il ceppo di virus Ebola più letale,detto Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90 % dei contagiati. In passato le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l’intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni. “L’allarme a livello locale – spiega il Prof. Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano e Segretario della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali - è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate.(escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei.” La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di ‘alieni’ che, se casualmente ci infettano, si comportano come ‘teppisti disadattati’, uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l’uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. “In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi – prosegue il Prof. Massimo Galli - Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l’88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un’altra epidemia, la più Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 43 vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV”. IL CONTAGIO – I ‘misteri’ che riguardano Ebola, in realtà, sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. “Delle due l’una – spiegano gli specialisti SIMIT – o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio”. “La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno – prosegue il Prof. Massimo Galli - Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati”. SINTOMI - Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: l’incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Una possibile buona notizia è che la ricerca per una cura procede e qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio, è già stato ottenuto. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di ‘antisiero’) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 44 Allarme Ebola, Simit: «Il virus mai arrivato tanto a Nord» Fonte del sito: http://www.greenreport.it Autore: Alessandro Farulli In Africa cresce l’allarme Ebola e il ceppo più letale del virus, l’Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90 % dei contagiati. La Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali (Simit) spiega che i Filoviridae, la famiglia di virus a cui appartiene Ebola, «Non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorta di “alieni” che, se casualmente ci infettano, si comportano come “teppisti disadattati”, uccidendo un ospite che per loro non è né abituale, né a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l’uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli». Infatti nelle aree più colpite dell’Africa Occidentale in questi giorni si susseguono gli appelli alla popolazione a non cibarsi di carne di pipistrello. In Guinea, che attualmente fa fronte ad una propagazione galoppante di casi di Ebola (il 29 marzo c’erano già stati 77 morti) sta emergendo un altro rischio: la paura e la stigmatizzazione legate alla malattia sono sempre più evidenti. Molte persone limitano i loro spostamenti, rifiutandosi di allontanarsi da casa per paura dell’infezione. L’epicentro dell’infezione sembra Conakry, la capitale delle Guinea e il Senegal ha chiuso le frontiere con la Guinea nel tentativo di fermare la propagazione della malattia. Casi di Ebola sono stati segnalati anche in Liberia e probabilmente in Sierra Leone e Guinea Bissau. Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: «L’incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 45 immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo». Secondo gli esperti della Simit questi sono alcuni dei motivi che possono favorire la propagazione di Ebola: «In passato le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni Paesi l’intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni». I “misteri” su Ebola sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4.000 persone e più di 200 villaggi in zone a rischio Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. Alla luce di questi dati, gli scienziati del Simit dicono: «Delle due l’una, o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio». Il segretario del Simit, Massimo Galli, che è anche Professore ordinario di malattie infettive all'università di Milano, tranquillizza sulla temuta espansione a nord del terribile virus: «La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno. Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati. L’Ebola non si è mai mosso dall’area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall’Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d’origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto. L’allarme a livello locale è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate (escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei». Galli spiega che questi virus «In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi. Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l’88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un’altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite, sarebbe causato da Zebov». Il quadro è molto preoccupante, ma ci potrebbe essere una buona notizia: la ricerca per una cura procede ed è è già stato ottenuto qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di “antisiero”) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. L'articolo Allarme Ebola, Simit: «Il virus mai arrivato tanto a Nord» sembra essere il primo suGreenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 46 VIRUS EBOLA, LA PAROLA AGLI INFETTIVOLOGI SIMIT redazione | 03/04/2014 Virus Ebola: mai arrivato tanto a Nord, ma non vi è motivo di ritenere che possa diffondersi al di fuori dall’Africa. “L’Ebola non si è mai mosso dall’area geografica dove si è verificata la malattia. I pochissimi casi che si sono visti fuori dall’Africa hanno coinvolto persone che hanno raggiunto i paesi d’origine per farsi curare. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, e raramente supera il primo contatto”, spiega il Prof. Massimo Galli, infettivologo SIMIT. Il ceppo di virus Ebola più letale, detto Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90% dei contagiati. In passato le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l’intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni. “L’allarme a livello locale – spiega il Prof. Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano e Segretario della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali – è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate. (Escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei.” La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di ‘alieni’ che, se casualmente ci infettano, si comportano come ‘teppisti disadattati’, uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l’uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. “In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi – prosegue il Prof. Massimo Galli - Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l’88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un’altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV”. IL CONTAGIO – I ‘misteri’ che riguardano Ebola, in realtà, sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, i sieropositivi per Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 47 anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. “Delle due l’una – spiegano gli specialisti SIMIT – o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio”. “La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno – prosegue il Prof. Massimo Galli -Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati”. SINTOMI – Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: l’incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Una possibile buona notizia è che la ricerca per una cura procede e qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio, è già stato ottenuto. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di ‘antisiero’) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 48 EMERGENZA EBOLA: ANCHE ARABIA SAUDITA CHIUDE FRONTIERE AD AFRICANI APRILE 3, 2014 REDAZIONE LASCIA UN COMMENTO PROVENIENTI DA LIBERIA, GUINEA E SIERRA LEONE – Dopo il Senegal, che ha chiuso le sue frontiere con la Guinea; e il Marocco che ormai controlla tutti gli africani provenienti dalle zone colpite che arrivano all’aeroporto di Casablanca, anche l’Arabia Saudita prende misure di emergenza e sospende la concessione di visti ai pellegrini in arrivo dai paesi africani colpiti dal contagio per visitare la Mecca. Abbiamo già detto che MSF ha detto, due giorni fa, che “ci troviamo di fronte a un’epidemia di dimensioni mai viste in relazione alla distribuzione dei casi sul territorio con molte città colpite nel Sud e casi nella Capitale”. Per ora sono Guinea, Liberia, Sierra Leone e forse Nigeria i paesi colpiti. Intanto, gli esperti del Simit avvisano che Ebola ‘non era mai arrivata tanto a nord‘. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 49 03/04/2014 Virus Ebola, SIMIT: “Mai arrivato tanto a Nord" Il ceppo di virus Ebola più letale,detto Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90 % dei contagiati. In passato le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l’intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni. “L’allarme a livello locale – spiega il Prof. Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano e Segretario della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali - è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad orale epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate.(escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei.” La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di ‘alieni’ che, se casualmente ci infettano, si comportano come ‘teppisti disadattati’, uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie.In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l’uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. “In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi – prosegue ilProf. Massimo Galli - Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l’88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un’altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV”. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 50 IL CONTAGIO – I ‘misteri’ che riguardano Ebola, in realtà, sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. “Delle due l’una – spiegano gli specialisti SIMIT – o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio”. “La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno – prosegue il Prof. Massimo Galli Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati”. SINTOMI - Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: l’incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Una possibile buona notizia è che la ricerca per una cura procede e qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio, è già stato ottenuto. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di ‘antisiero’) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 51 L'ebola si avvicina, ma resta in Africa La variante più micidiale del virus, la Zaire, può uccidere fino al 90% delle persone contagiate. Non si è mai spinta tanto a Nord quanto in quest'ultima epidemia, ma in sostanza non s'è mai mossa dall'area geografica in cui si è manifestata la malattia REDAZIONE VENERDÌ 4 APRILE 2014, 12:00 Non c'è motivo di ritenere che il virus dell'Ebola possa diffondersi al di fuori dell'Africa. La rassicurazione viene dagli infettivologi della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. Anche se, stando alle ultime notizie diffuse da Medici senza frontiere, nella sola Guinea le locali autorità sanitarie hanno individuato più di 120 persone che potrebbero essere state infettate, con almeno 78 morti; e otto casi di Ebola sono stati confermati nella capitale. Conakry. Un numero imprecisato di altre infezioni, sospette o diagnosticate, sono state segnalate in Sierra Leone e Liberia. «L’allarme a livello locale – spiega Massimo Galli, professore di Malattie infettive all'Università di Milano e segretario della Simit - è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino a ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate, escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio. La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente – aggiunge - al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei». Virus "alieni". La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è evoluta nella nostra specie, sottolinea quindi la Società scientifica. Si tratta di una sorta di “alieni” che, se casualmente ci infettano, si comportano come “teppisti disadattati”, uccidendo un ospite che per loro non è abituale e nemmeno necessario per continuare a perpetuarsi come specie. Le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre molto patogene e spesso letali, mentre le altre due lo sono molto meno e una, Ebola Reston, praticamente non è patogena per l’uomo. Negli Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 52 ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. Le epidemie. In natura questi virus sono probabilmente più comuni di quanto si pensi. Il più pericoloso, Ebola Zaire (o Zebov), è comparso per la prima volta nel 1976 in Zaire e uccise l’88% dei 318 casi individuati. Nello stesso anno nel Sud Sudan furono accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. In seguito si scoprì che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 causò, questa volta in Uganda, un’altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo provocata da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi Paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, risulta «sorprendente – osserva Galli - perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da Zebov». I “misteri” di Ebola. Sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4 mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, ricorda la Simit, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. Perciò «delle due l’una: o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive – spiegano gli specialisti - e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata, oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano naturalmente capaci di difendersi meglio». Il contagio. «La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile – rassicura ancora Galli - poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno. Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria per la quale consigliamo sempre di eseguire la profilassi, nè per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o con i liquidi e secreti corporei dei malati». I sintomi. Gli specialisti della Simit spiegano che l’incubazione varia da pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi non specifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici, emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Una possibile buona notizia. La ricerca per una cura procede e qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio, è già stato ottenuto. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di “antisiero”) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 53 Portali italiani Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 54 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 55 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 56 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 57 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 58 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 59 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 60 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 61 Web Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 62 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 63 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 64 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 65 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 66 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 67 Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 68 giovedì 3 aprile 2014 Simit - Virus Ebola: “mai arrivato tanto a Nord, ma non vi è motivo di ritenere che possa diffondersi al di fuori dall’Africa” Il ceppo di virus Ebola più letale,detto Ebola-Zaire, ha ucciso fino al 90 % dei contagiati. In passato le epidemie hanno trovato negli ospedali locali, dotati di mezzi inadeguati a limitare il contagio, il luogo della loro amplificazione. La preparazione dei corpi alla sepoltura, che coinvolge in alcuni paesi l’intero gruppo familiare, ha rappresentato un ulteriore volano per la diffusione della malattia in alcune situazioni. “L’allarme a livello locale – spiega il Prof. Massimo Galli, Professore Ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano e Segretario della SIMIT, Società Italiana Malattie Infettive e Tropicali - è assolutamente dovuto e va mantenuto fino al contenimento della malattia: va tuttavia ricordato che fino ad ora le epidemie da Ebola non si sono mai estese oltre un raggio di poche decine di chilometri dal punto in cui si sono generate.(escludendo ovviamente i pochi casi in persone che sono riuscite a farsi curare lontano dal luogo del contagio). La catena del contagio tende ad arrestarsi rapidamente, al primo o al secondo contatto. L’infezione è contratta per contatto diretto, con persone e animali malati e loro fluidi corporei." La famiglia di virus a cui Ebola appartiene, i Filoviridae, non si è certo evoluta nella nostra specie: si tratta di una sorte di ‘alieni’ che, se casualmente ci infettano, si comportano come ‘teppisti disadattati’, uccidendo un ospite che per loro non è ne abituale, ne a loro necessario per continuare a perpetuarsi come specie. In realtà le specie conosciute di Ebola sono cinque, di cui solo tre terribilmente patogene e spesso letali, mentre le altre due individuate molto meno pericolose e una, Ebola Reston, praticamente non patogena per l’uomo. Negli ultimi anni si è cominciato a capire che gli Ebola più aggressivi sono probabilmente virus di alcune specie di pipistrelli. “In natura sono comuni forse, più di quanto si pensi – prosegue il Prof. Massimo Galli - Il più pericoloso, Ebola Zaire, o Zebov, ha fatto la sua prima apparizione nel 1976, nello Zaire, uccidendo l’88% dei 318 casi. Nello stesso anno nel Sud Sudan sono stati accertati altri 284 casi con il 53% di decessi. Si è in seguito scoperto che si trattava di una diversa specie virale, chiamata Ebola Sudan, che nel 2000-2001 ha causato, questa volta in Uganda un’altra epidemia, la più vasta finora registrata, con 425 casi e il 53% di decessi. Tra il 2004-2007 una nuova epidemia nel Congo data da una nuova specie virale, Ebola Bundibugyo, con 129 casi e il 25% di morti. Poi, dopo altri episodi più circoscritti, causati alternativamente dalle tre specie patogene in diversi paesi africani tra il 2009 e il 2012, quello attualmente in corso in Guinea, sorprendente, perché è l’episodio più settentrionale mai avvenuto e perché, salvo smentite,sarebbe causato da ZEboV”. IL CONTAGIO – I ‘misteri’ che riguardano Ebola, in realtà, sono ancora molti. Secondo un recente studio che ha coinvolto 4mila persone e più di 200 villaggi in zone che potevano essere interessate da Ebola, i sieropositivi per anticorpi contro il virus erano ben il 15% e nessuno di loro risultava essere mai stato malato. “Delle due l’una – spiegano gli specialisti SIMIT – o esistono specie di virus non patogene per l’uomo anche nelle aree in cui possono emergere le specie più aggressive (e in questo caso gli anticorpi sono espressione di quella che chiamiamo reazione crociata), oppure esiste la possibilità di venire a contatto con il virus con cariche insufficienti per avere una infezione conclamata, ma comunque sufficienti per avere una risposta anticorpale. Potrebbe anche essere possibile che alcune persone siano Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] 69 naturalmente capaci di difendersi meglio”. “La probabilità che un turista possa contagiarsi è trascurabile, poiché le aree interessate sono in genere remote, fuori dai circuiti turistici e poiché le località colpite vengono di regola chiuse all’accesso dall’esterno – prosegue il Prof. Massimo Galli - Non è una malattia trasmessa da zanzare, come la malaria (per cui consigliamo sempre di eseguire la profilassi), ne per via aerea come l’influenza. Per la trasmissione occorre un contatto fisico o coni liquidi e secreti corporei dei malati”. SINTOMI - Gli specialisti della Simit spiegano in sintomi della malattia: l’incubazione varia pochi giorni a circa una settimana. La malattia esordisce con febbre e altri sintomi aspecifici. Spesso compare un’eruzione cutanea di tipo maculo-papulare seguita da manifestazioni emorragiche minori sempre a livello cutaneo, per proseguire con quelle maggiori, soprattutto del tratto gastrointestinale, con vomito e diarrea emorragici (tecnicamente, ematemesi e melena) emorragie orali, genitali, anali, caduta della pressione arteriosa e insufficienza renale. Nell’arco della seconda settimana della malattia, il paziente muore senza produrre anticorpi, a differenza di coloro che riescono a sopravvivere alla malattia. L’intero sistema immunitario è coinvolto nel tentativo di montare una valida difesa, nella più parte dei casi, come si è visto, senza successo. Una possibile buona notizia è che la ricerca per una cura procede e qualche risultato, molto preliminare e circoscritto a esperienze di laboratorio, è già stato ottenuto. In particolare sono in corso ricerche su un anticorpo monoclonale (una specie di ‘antisiero’) e su alcuni nuovi farmaci ad azione antivirale. Francesco Studio Diessecom Salvatore Studio Comunicazione DIESSECOM Daniel Della Seta e Francesco Salvatore Cagnazzo – 346 8616788 - 392 1105394 [email protected] - [email protected] Cagnazzo 70