Contraccezione eros e lavoro delle donne

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Contraccezione eros e lavoro delle donne
Il tema della contraccezione viene percepito come argomento storicamente
attuale, ma non è così, perché il bisogno di programmare la procreazione c’è sempre
stato: tra gli antichi greci e romani o nel Medio Evo, si sa di forme di contraccezione
usate, tipo cappucci cervicali o simili; la novità sta nel fatto che allora non veniva
sentita la differenza tra contraccezione ed aborto, mentre solo oggi si fa un discorso
ben distinto tra i due e la contraccezione ha un suo spazio autonomo; il tema della
contraccezione, specialmente per la pillola, si è delineato in questo modo perché si
appoggia ad un contesto culturale particolare: una quarantina d’anni fa, all’epoca dei
primi convegni e corsi di aggiornamento sulla contraccezione si parlava
dell’incremento demografico abnorme che si era verificato nei primi decenni del
secolo scorso, abnorme, si diceva, ed inspiegabile, perché l’aumento della
popolazione mondiale non poteva essere attribuito alle migliorate condizioni di igiene
e di vita e della medicina moderna, come verrebbe spontaneo pensare, dal momento
che tale aumento si era verificato ampiamente anche in paesi che non erano certo
toccati da queste due dimensioni, tipo l’India o l’Africa o la Cina; all’interno di
questo discorso e della conseguente preoccupazione per il futuro della terra e
dell’umanità ha trovato rinforzo la ricerca e la produzione dei moderni dispositivi e
tecniche contraccettive.
Si dice che l’uso della pillola abbia portato a cambiamenti nella composizione
familiare, riducendo il numero dei figli, ma l’effetto più importante penso sia da
attribuirsi alla filosofia che essa ha promosso: alla fine degli anni settanta lavoravo in
consultori pubblici a Pavia e notai che già allora le famiglie erano composte dai
genitori e al massimo due figli, mentre la pillola era ben poco consumata, -l’Italia era
il fanalino di coda, forse superata dalla sola Spagna, in Europa nel consumo di pillola,
non più del 5% delle donne in età fertile ne faceva uso- in sostanza, più che dire che
la pillola ha modificato le abitudini è successo il contrario, la pillola si è sposata con
una modificazione già in atto sul modo di progettare o concepire la famiglia e la vita.
In effetti essa è stata lungamente osteggiata in Italia, poteva essere prescritta solo per
scopi terapeutici, e non poteva essere pubblicizzata in quanto tale, ma solo come
rimedio a problemi ginecologici, finché una sentenza della corte costituzionale
all’inizio degli anni settanta non arrivò a depenalizzare il suo uso; anche l’utilizzo del
profilattico come contraccettivo era mal sopportato, dal momento che per tradizione
veniva usato dagli uomini che andavano con le prostitute per preservarsi dalle
malattie veneree.
Va da sé che l’evoluzione di questo argomento, così connesso con la sessualità
riguarda la cultura occidentale, perché, ovviamente, ci sono progetti diversi nelle altre
culture o anche modi diversi di percepire la sessualità: cito l’aneddoto della famosa
“posizione del missionario”, i nostri missionari andavano in paesi con culture diverse
e con approcci diversi alla sessualità e portavano il loro discorso rigido e
sessuofobico per cui si faceva all’amore solo in quella posizione, colpevolizzando
abitudini che assai più ludiche e libertarie, ad esempio presso gli hawayani.
Noi ci ritroviamo oggi a dover considerare la nostra sessualità secondo
parametri legati alla nostra cultura che parte da una base sessuofobica, e si sta
liberalizzando nel tempo; ma i mutamenti non sono uniformi e non sono sempre
facili da ammortizzare: un cambio di costumi importante riguarda l’affacciarsi della
donna nel mondo del lavoro sollecitato non solo dal desiderio di autonomia e
autoaffermazione o di emancipazione, ma anche dal fatto che oggi il bisogno di
divertimento e di possibilità di consumi è tale che uno stipendio solo non basta a
soddisfare i desideri. Ma le nuove abitudini fanno emergere difficoltà nel conciliare
i progetti lavorativi con quello di diventare madri e di provare le gioie e il piacere
della maternità, strettamente connesso alla relazione d’amore: il figlio è la proiezione
del rapporto amoroso, il suo simbolo, il suo prolungamento.
La contraccezione entra a dare un aiuto alla vita di relazione, nel senso che il
suo scopo è quello di facilitare la ricerca felicitologica attraverso la fruizione della
sessualità in modo più libero, più orientato verso la coppia che non alla realizzazione
familiare, come accadeva prima. Ma questo percorso ha dovuto andare al passo
dell’evoluzione della sessualità, specialmente femminile: i grandi rapporti sulla
sessualità, Kinsey e Hite, rivelano negli anni sessanta che solo il 30% delle donne
prova piacere sessuale, poi arrivano gli studi di Master e Johnson che scoprono
l’importanza del clitoride nella risposta sessuale femminile, poi arriverà anche la
scoperta del punto G alla fine degli anni ’70: questa evoluzione di conoscenze
dimostrò che la maggior parte delle donne era in grado avere una buona risposta
sessuale: questa considerazione oggi sembra ovvia ma non lo era per quei tempi,
tant’è vero che ci fu anche una lunga diatriba e corrente di pensiero che sosteneva che
non tutte le donne potessero arrivare all’orgasmo; insomma gli anni ‘60 e ‘70
segnano uno spartiacque nelle conoscenze sessuologiche; di conseguenza cambiano i
comportamenti, e l’esigenza di una soddisfacente sessualità femminile modifica
anche l’atteggiamento maschile: i nostri nonni oggi sarebbero tutti considerati
eiaculatori precoci, perché prima degli anni sessanta la potenza maschile veniva
identificata col numero dei rapporti , come si poteva desumere anche dalle barzellette
piccanti, mentre oggi viene identificata con la lunghezza del rapporto, proprio per
accontentare le esigenze dei ritmi femminili che sono più laboriosi e richiedono
tempi di innesco più lunghi, e specialmente perché la sessualità diventa intesa di
coppia, testimone della buona relazione: la cosa curiosa è che la maggior parte dei
problemi di eiaculazione precoce sono legati a livelli alti di testosterone, mentre chi
porta questo disturbo viene percepito come poco virile.
La contraccezione ha liberalizzato la sessualità dai vincoli della procreazione,
ma si sa che se si tolgono di botto tutti i freni inibitori si possono provocare dei
contraccolpi, così la donna che assume la pillola, liberata dalla paura di una
gravidanza non desiderata, si è sentita libera, ma anche obbligata alla sessualità, come
se la mancanza di limiti la dovesse rendere perennemente disponibile, e l’idea di dire
di no al proprio partner quando non si desidera avere un rapporto sessuale viene
percepita come una sconfitta o come un senso di inadeguatezza, e spesso si preferisce
subire: gli stimoli di tipo erotico che ci vengono dai media, queste donne ipererotiche
con grandi seni, grandi glutei grandi labbra, come una offerta sessuale in esposizione,
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rendono imperdonabile che una donna non debba essere sempre ben disposta
all’erotismo, e così emergono problemi di accettazione della pillola legati a questo; si
è parlato molto del conflitto che la pillola crea col desiderio di maternità, ma non
viene citato abbastanza questo aspetto: prima della pillola la sessualità femminile
aveva dei limiti nel timore delle gravidanze indesiderate, la pillola mette la donna di
fronte alla mancanza di limiti esterni, e quindi le fa fronteggiare i propri confini
naturali; una donna si ritrova a chiedersi “quale è il mio ritmo, qual è la giusta
sessualità”, e questo dubbio può indurre il timore di non essere all’altezza: l’ansia di
prestazione non è solo maschile ma è anche femminile, una donna che non si senta
sempre pronta a rispondere con pienezza ad una richiesta sessuale del proprio partner
e a soddisfare i suoi desideri con partecipazione, si può sentire inadeguata e maturare
questo tipo di ansia.
Nella famiglia prima del 800 la divisione dei lavori e dei ruoli tra uomo e
donna non era così spiccata come la dipinge la stereotipia degli ultimi decenni, che
vede un ambito privilegiato di lavoro maschile come esterno e femminile come
accudimento casalingo. Il luogo di lavoro, la fabbrica, non esisteva: una delle
industrie più importanti era quella tessile, ma il telaio era in casa e tutti nella famiglia
allargata contribuivano a farlo andare, distribuendo al proprio interno le varie
mansioni a seconda dell’età o della forza, gli adulti sul telaio e i bambini o i vecchi ai
cascami, o a lavori collaterali; ma quando il telaio è stato portato fuori dalla casa, in
un luogo adibito al lavoro, allora tutto è cambiato: in un primo tempo gli uomini
andavano in fabbrica, poi si scoprì che le donne e i bambini si poteva pagarli di meno
e allora sottrassero il posto degli uomini, subendo uno sfruttamento feroce, come
traspare da tanta letteratura dell’ottocento, sugli aspetti disumani della rivoluzione
industriale in questo periodo. Ad esempio in Inghilterra, la conseguenza di tutto
questo fu un grave decremento demografico; a questo punto le lotte sindacali, le
Trade Unions, portarono ad una difesa delle donne e dei bambini, riconducendo in
fabbrica gli uomini e lasciando alle donne l’accudimento della famiglia, questo ha
comportato un fenomeno di trasformazione del nucleo familiare, non più la famiglia
allargata o tribale che poteva lavorare attorno al telaio domestico, bensì un nucleo
sempre più circoscritto fino ad arrivare alla famiglia mononucleare, che sancisce il
diritto di tutti al matrimonio, alla famiglia e alla sessualità: anzi nella casa si destina
un luogo privilegiato per essa, la stanza da letto, ma questa enfasi fa sì che la libertà
di fare il sesso quando si vuole scivoli subdolamente nel doverlo fare, una sorta di
obbligo che va contro il principio del piacere, il senso ludico, e il trionfo dell’amore.
Si aggiunge una forma di medicalizzazione della sessualità: viviamo in un’epoca
ipocondriaca che ci porta a cercare fuori di noi la misura della buona salute, e a
perderla come dimensione interiore: malattie terribili e misteriose come le malattie
autoimmuni minano la nostra sicurezza, e questo ci porta a complicati percorsi o
rituali igienici, dai chek up, agli esercizi ginnici, al controllo sui cibi dove il beneficio
prevale sul gusto, alla stessa sessualità: avere buoni rapporti con una scadenza
soddisfacente diventa segno di buona salute.
Tutto questo conduce ad una dimensione di tipo coattivo che non va d’accordo
con l’ambito del piacere, e l’erotismo straripante dei media non fa che portare ad un
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senso di saturazione, tant’è vero che si parla oggi di una caduta generalizzata della
libido e questo fenomeno è da ricondurre al fatto di essere bersagliati da tali e tanti
messaggi sessuali da arrivare o al rifiuto o al sentirsi obbligati a performances che
hanno il sapore di un rituale medicamentoso; l’eros diventa più difficile, per la donna
si sono spalancate porte verso l’autonomia, ma si sono anche pagate a caro prezzo; il
sesso non è più proibito ma diventa, o torna ad essere, un dovere, l’orgasmo è
obbligatorio, meglio se multiplo, non si può dire di no altrimenti non si è normali, e
in senso più generale, ci sono più possibilità di autorealizzazione, ma chissà perché i
sondaggi sui miti delle ragazzine rivelano che il massimo per le giovani di oggi è
diventare Veline, in compenso aumenta il numero delle coppie che si formano
attraverso internet, e cioè prima si conoscono e poi si guardano, in barba alla
chirurgia plastica o al silicone o agli artifici per la bellezza, o all’importanza del
corpo nell’attrazione sessuale.
La ricerca di felicità passa anche attraverso la ricerca del figlio, come
testimone e futuro della relazione d’amore; ma non è facile: la contraccezione ha
sviluppato l’ideologia della procreazione responsabile, che significa avere un figlio
solo quando si è pronti, per cui tutto deve essere perfetto, dal punto di vista sanitario
a quello economico: questo porta a ritardare la data in cui si decide di procreare, per
essere sicuri che tutto è pronto; ma le infertilità sono in aumento, dovute a varie
ragioni non ultima lo stress, e l’età più avanzata dei genitori non aiuta; così la
gravidanza e il parto diventano sempre più medicalizzati, non più evento felice, ma
falsariga di una malattia, e avanza la necessità delle tecniche di procreazione assistita
per ovviare alle difficoltà crescenti del concepimento; nasce una nuova cultura, quella
della procreazione senza sessualità, che sposta sempre di più la sessualità stessa in un
ambito snaturato, di gioco coatto: faccio il caso di coppie che fanno fatica a iniziare
una gravidanza e si costringono ad avere rapporti nei periodi fecondi, con risultati
disastrosi dal punto di vista del piacere sessuale: spesso questa pratica porta
nell’uomo caduta del desiderio e difficoltà ad ottenere l’erezione e nella donna dolori
al rapporto per mancanza di eccitazione sessuale; si complica anche l’aspetto
affettivo, perché l’amore passa in seconda linea, non più corroborato dal cemento del
sesso, e subentrano anche forme di gelosia verso il fantasma del bambino che al posto
di nascere da un atto d’amore e di intenso piacere, ne viene disgiunto e talvolta ne
diventa ostacolo.
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