Numero 21, anno VI: luglio 2006
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
SOMMARIO
Primavera 2005
SOMMARIO....................................................................................................................................................... 2
SICCITA’............................................................................................................................................................ 3
Ritorno dai Balcani sul Golfo Ligure l’evento del settembre 2005 come precursore degli episodi invernali..... 5
Il giornale del tempo – PRIMAVERA 2006 ...................................................................................................... 10
NOTIZIE DAL MONDO.................................................................................................................................... 15
CRONACA METEO LIGURIA ......................................................................................................................... 20
CRONACA METEO SUD AMERICA............................................................................................................... 27
Meteorologia d’altri tempi ................................................................................................................................ 34
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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
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EDITORIALE
SICCITA’
Di: Roberto Pedemonte
Si è ripreso a parlare di siccità, in particolare nell’Italia del nord. Sui giornali, in televisione,
alla radio. Certamente in misura minore che in altre circostanze del passato, magari anche
meno preoccupanti, ma comunque se ne è parlato. In questi giorni di feste calcistiche
l’argomento, naturalmente, è passato in secondo piano.
Il livello del fiume Po è ai minimi
storici.
Alle
conseguenze
drammatiche per l’economia si
alternano, sui giornali, notizie di
argomento ludico: nel ferrarese
l’acqua
del
fiume
sta
raggiungendo i minimi storici,
creando preoccupazione per la
stagione corrente irrigua; gare di
motonautica annullate perché la
profondità
dell’acqua
non
consente alle imbarcazioni di
gareggiare in sicurezza. Sono
solo due esempi di notizie
apparse sui media recentemente,
di stampo opposto ma che
inquadrano bene la situazione
Il fiume Po nei pressi di Piacenza
attuale. E la stagione estiva,
Fonte: Repubblica.it
appena iniziata, promette di
proseguire
nella
direttrice
siccitosa primaverile.
Pare tuttavia che le riserve idriche, destinate ad abbeverare i grandi agglomerati urbani, non
destino preoccupazione. Sarà forse grazie all’abbondanza di neve che è caduta nello scorso
inverno che, fino a tarda primavera, ha creato una riserva che gradatamente è defluita negli
invasi o, magari, anche una maggiore oculatezza nella raccolta e nella gestione delle riserve
idriche e nella distribuzione dell’acqua che, come nel caso di Genova, ha visto la partecipazione
comune, anche tramite la fusione, di diverse società di acquedotti, ed inoltre sempre a
Genova: la costruzione della briglia sul torrente Laccio, il rifacimento ed il potenziamento della
presa di Bargagli sul torrente Bisagno, il rifacimento ed il potenziamento dei pozzi della falda
del torrente Bisagno in Corso Sardegna; tutti provvedimenti che permettono di non intaccare le
riserve dei laghi fino a quando vi è abbondanza di acqua.
Ci sembra comunque interessante rimarcare gli eventi pluviometrici che hanno caratterizzato
gli ultimi tre mesi nella città di Genova. Considerando i dati della stazione dell’Università
presso l’Istituto di Idraulica, ubicata nel quartiere di Albaro, rileviamo che quest’anno, in ogni
singolo mese (aprile, maggio e giugno), è stato battuto il record negativo di quantità totale di
precipitazione caduta al suolo. Vediamo nel dettaglio:
Media 1990-2005 mm
2006 mm
Percentuale sulla media
101.9
9.0
9%
Maggio
71.0
11.6
16%
Giugno
59.2
3.6
6%
436.3
224.4
51%
Aprile
Gennaio/Giugno
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Casi eccezionali? Sicuramente quantità di precipitazione estremamente basse che, benché
rappresentino il record per la “giovane” stazione di Idraulica, non sono poi del tutto sconosciuti
alle statistiche cittadine. Sfogliando i dati dell’Osservatorio dell’Università di Genova di Via
Balbi, in funzione dal dicembre 1832, scopriamo che una quantità di pioggia inferiore ai 9.0
mm di aprile e agli 11.6 mm di maggio registrati quest’anno, si è avuta per sei volte per
ciascun mese, con il record minimo di 0.4 mm nel 1955 per aprile e 4.1 mm nel 1904 per
maggio; in giugno precipitazioni minori di 3.6 mm si sono verificate cinque volte, con il record
minimo di assenza di precipitazioni nel 1945. Una quantità di pioggia inferiore ai 224.4 mm
registrati quest’anno nel periodo gennaio/giugno si è verificato in passato cinque volte: 219.2
mm nel 1907, 173.0 mm nel 1938, 221.2 mm nel 1944, 199.6 mm nel 1953 e 201.6 mm nel
1976. Le precipitazioni medie nel periodo 1833-2005 sono:
Media 1833-2005 mm
Aprile
99.5
Maggio
85.0
Giugno
64.6
Gennaio/Giugno
565.0
Come si può notare quindi una situazione già verificatasi in passato, anzi con valori anche più
siccitosi. Questo d’altra parte non deve far dimenticare che sono stati stravolti, rispetto ai
decenni scorsi, i ritmi e le necessità idriche della popolazione e delle industrie. Per usi
domestici si consumano mediamente in Europa circa 165 litri per persona ogni giorno. Nel
mondo si va da dai 350 litri del Canada ai 20 litri di molti paesi africani. Negli ultimi 50 anni,
inoltre, la popolazione mondiale è triplicata e il consumo pro capite di acqua è aumentato di sei
volte. Se episodi di siccità eguali, e anche più estremi, si sono verificati in passato, è pur vero
che le attuali esigenze di utilizzo di acqua sono ben diverse da quelle del passato, ed è in
questa ottica che va ottimizzato lo sfruttamento di questo bene, senza enfatizzare né
sottovalutare l’aspetto meteoidrologico.
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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
CLIMATOLOGIA
a cura di: Luca Onorato
Centro Funzionale Meteo Idrologico di Protezione Civile della Regione Liguria (CFMI-PC di ARPAL)
Ritorno dai Balcani sul Golfo Ligure
l’evento del settembre 2005
come precursore degli episodi invernali
2. Parte
DALLA MESOSCALA VERSO LA SCALA LOCALE
I venti hanno una forte legame con l’occorrenza e il moto delle strutture depressionarie.
I venti intensi sul continente europeo si manifestano sulle coste settentrionali esposte ai flussi occidentali o
in aree la cui topografia forza il movimento dei sistemi ad incanalarsi in esse: mentre i primi sono legati alla
circolazione sinottica, invece gli ultimi prevalgono nel Mare Nostrum che è un bacino circondato da rilievi più
o meno elevati alternati a gole o vallate, isole con monti significativi; zone in cui si ripropongono
quotidianamente interazioni tra flusso e l’orografia, in cui la grande circolazione legata al flusso sinottico
viene forzata alla scala locale attraverso l’instaurazione di venti caratteristici (come il Mistral, Bora, Cierzo
ecc..).
Fig. 1
l’immagine del satellite del NOAA 17 a composizione colorata evidenzia
chiaramente i rilievi presenti lungo le coste del mediterraneo centrale
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La loro direzione in Mediterraneo risulta strettamente legata all’orografia; ciò traspare dalle
analisi climatologiche, in cui possiamo osservare rose di vento caratterizzate da una o più
direzioni prevalenti.
Infatti in questi casi l’orografia tende a forzare il flusso; così quando un rilievo montuoso o
collinare si trova a poca distanza dalla costa il vento può essere canalizzato seguendo
generalmente due direzioni privilegiate (differenti per la maggior parte delle volte di circa
180°) che sono all’incirca parallele all’asse prevalente delle creste montuose. In questi casi, più
la componente del gradiente di pressione è significativa, più il rinforzo del vento risulta essere
importante. Si può produrre allora una modificazione del campo di pressione che si traduce in
una sorta di rottura delle isobare a circa 30-40 miglia al largo ed una discontinuità del vento a
livello del mare o ai bassi livelli dell’atmosfera (FIGURA 2). Questo fenomeno presenta la sua
intensità massima quando un’inversione termica situata ad un altitudine inferiore a quella della
cresta del rilievo si oppone al superamento della cresta della massa d’aria proveniente ai bassi
livelli, con un conseguente infittimento delle linee di corrente e l’incremento della velocità del
vento. Se l’aria è instabile questo fenomeno è meno marcato.
Fig. 2
Caso classico (evento del 20 settembre già proposto
nello scorso numero 19 - Mappa Bolam a 7 km)
d’interazione tra flusso e rilievi con la conseguente
modificazione delle isobare e la possibile formazione di
diversi minimi (L1, L2 e L3) sottovento alle catene
montuose (alpine e appenniniche) in presenza di un
flusso orientale.
Le stazioni situate lungo le coste settentrionali del Mediterraneo mostrano differenze stagionali
poco marcate, rispetto alle stazioni dell’Europa occidentale affacciate sull’atlantico che invece
sono condizionate maggiormente della situazione sinottica stagionale, rispetto alle prime. Non
a caso la frequenza del Maestrale nel corso dell’anno nella valle del Rodano resta sempre alta
con oltre 100 giorni di vento > 11m/s con picchi di maggior frequenza nei periodi a cavallo
dell’inverno. Abbassandosi come scala spazio-temporale, andiamo ad analizzare fenomeni che
si svolgono nell’ordine dei km: ma se la riduciamo ancora un po’, possiamo parlare di
‘micrometeorologia’, scienza in cui diventa importante conoscere la disposizione di una
scogliera, il crinale di una collina, l’asse di una vallata o dei palazzi rispetto alla costa... ecc. A
queste grandezze la direzione del vento dipende fortemente dalla rugosità del terreno; più
ruvida è la superficie, più grande sarà l’angolo di deviazione rispetto al vento geostrofico: in
prossimità della terra tale angolo tende ad allargarsi sui 30° (rispetto al vento geostrofico)
raggiungendo a volte valori anche maggiori (fig. 3, pallini rossi), ad eccezione delle zone
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montuose ove il flusso tende ad orientarsi secondo la topografia, prendendo a volte direzioni
difficilmente spiegabili. Così le masse d’aria possono mostrare modificazioni a volte anche
considerevoli, in particolare ai bassi livelli dove l’attrito intensifica la loro turbolenza naturale.
Fig. 3
Caso classico in cui la direzione del vento al suolo subisce deviazioni > di
30° soprattutto in prossimità di coste alte (vedi cerchietti rossi), come nel
caso di Genova in cui l’aria più fredda continentale è forzata dagli Appennini
verso il mare, seguendo direttamente il gradiente di pressione (dall'alta
pressione verso la bassa pressione). Le stazioni poste sulle coste basse
dell’Atlantico invece sono caratterizzata da venti in migliore accordo con
l'andamento del vento geostrofico.
Altri casi d’interazione tra flusso e orografia
In Mediterraneo, bacino circondato da catene montuose più o meno elevate alternate a gole o
vallate, isole con monti significativi, si verificano quotidianamente interazioni tra flusso
prevalente ed orografia. In Italia la presenza dei Rilievi appenninici e delle Alpi agiscono spesso
come elemento separatore tra diverse aree meteoclimatiche (area Piemonte meridionale, area
delle Alpi occidentali, area della Pianura Padana occidentale, ecc).
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Fig. 4
Caso classico di interazione tra flusso e rilievi in caso di forte
Foehn.
(fonte: Onorato)
Le Alpi in particolare a causa della loro estensione ed altezza sono soggette a fenomeni di
intenso Stau e Foehn nei due versanti, secondo della direzione del flusso, con fenomeni molto
significativi di caduta ‘sottovento’ come evidenziato chiaramente dai rotori fotografati in Val
Veny durante un intenso regime di Foehn nell’inverno 2005, con raffiche in vallata fino a 25
m/s (figura 4). In questo caso è stato possibile osservare degli Altocumulus Fractus (figura 5)
caratterizzati da evidenti movimenti verticali ed accompagnati da significativi rotori sottovento
alla
catena.
In questa giornata sono state registrate raffiche sicuramente molto intense con valori di oltre
40kt i cui valori massimi raggiungevano due volte e mezzo il vento medio.
Fig. 5
La situazione di forte Foehn sul massiccio del Bianco innesca
rotori visibili chiaramente dal fondo valle
(fonte: Onorato)
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E’ bene sottolineare come in tali condizioni, oltre alle singole misure, sia estremamente
importante conoscere il rapporto tra il vento istantaneo ed il vento medio; in occasione
escursioni agonistiche o turistiche è estremamente importante soprattutto muoversi in
condizioni di sicurezza (in particolare nei versanti ripidi più esposti!). Qua forti variazioni del
vento istantaneo possono creare differenze di pressione e condizioni di disequilibrio che a volte
hanno portato ad incidenti anche gravi. Pensiamo a chi percorre sentieri molto ripidi e stretti o
più semplicemente è esposto a violente raffiche lungo i passaggi in cresta!
La sola indicazione del vento medio non associata alle intensità del vento di raffica può essere
spesso fuorviante rispetto alle reali condizioni meteo.
Pensiamo ad esempio come condizioni di vento medio da Nord di 9-13 m/s, possano in realtà
essere accompagnate da variazioni repentine della direzione ed intensità con punte improvvise
di 23-25 m/s (valori che si avvicinano alla tempesta nella scala Douglas).
Scendendo per un attimo molto più a Sud, in Calabria, si evidenzia (Fig. 6) un muro di
Tramontana tra la costa e le regioni interne dell’Aspromonte. Sui rilievi tirrenici (Appennini
calabresi) l’aria più umida proveniente dal mare è forzata dallo spartiacque appenninico che
delimita la zona costiera tirrenica da quella interna. Nell’Agosto 2005 per oltre 48 ore si è
verificato un muro di nubi (legate alla Tramontana lungo l’Appennino) caratterizzato da tempo
umido e piovoso lungo la costa ed improvvise schiarite nell’immediato entroterra, sottovento
all’Appennino. Tale miglioramento del tempo era associato a forti intensità (punte di burrasca)
accompagnate da elevata turbolenza.
Muro di Tramontana
dell’Aspromonte
(fonte: Onorato)
tra
Fig. 6
la costa
e
le
regioni
interne
La conoscenza del rapporto tra il vento medio e la raffica massima gioca quindi un fattore
estremamente importante rispetto ai singoli valori; infatti il vento medio rappresenta un valore
medio sui 10 minuti, estremamente attenuato rispetto ai valori istantanei che possono essere
anche 3 volte maggiori rispetto al vento medio.
Nella prossima puntata quindi analizzeremo, di conseguenza, alcuni dati climatologici di vento,
ritornando in particolare sul caso studio del Grecale (Settembre 2005) proposto nel n°19 di
RLMet.
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CLIMATOLOGIA
A cura di: Roberto Pedemonte
Il giornale del tempo – PRIMAVERA 2006
Valori stagionali
I dati giornalieri sono rilevati dai METAR disponibili sul sito www.wunderground.com e si riferiscono a località
scelte come rappresentative di Regione Climatica nel territorio italiano e sulla base dei dati disponibili
Nome Stazione
Altitudine m
Latitudine
Longitudine
241
46°28' N
11°20' E
6
45°30' N
12°20' E
MILANO Linate
103
45°26' N
9°17' E
GENOVA Sestri
3
44°25' N
8°51' E
ROMA Fiumicino
3
41°48' N
12°14' E
44
41°08' N
16°47' E
1
39°15' N
9°03' E
34
38°11' N
13°06' E
BOLZANO
VENEZIA Tessera
BARI Palese Macchie
CAGLIARI Elmas
PALERMO Punta Raisi
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NOTIZIE DAL MONDO
Marzo - maggio 2006
A cura di: Roberto Pedemonte e Massimo Riso
Europa
Esondazione del Danubio, Il fiume ha raggiunto il suo livello più alto in 111 anni
EUROPA SUD ORIENTALE
L'immagine dal satellite NOAA del 13 marzo della
perturbazione che ha colpito l’Europa sud
orientale.
Un sistema di temporali di notevole intensità ha
colpito l’Europa sud orientale tra il 12 e il 14
marzo, portando tempo inclemente in aree della
Bulgaria, Romania, Grecia e Turchia. Nella
capitale rumena Bucarest, una persona è
deceduta, e due sono rimaste ferite a causa della
caduta un albero per il forte vento di burrasca.
Circa 50 automobili sono state danneggiate per
gli alberi abbattuti, e l’energia elettrica ha subito
un’interruzione in più di 300 città. Migliaia di
case allagate anche in zone della Bulgaria,
Grecia e Turchia.
In aprile le intense piogge e lo scioglimento della
neve hanno prodotto inondazioni estese lungo il
corso del Danubio. Il fiume ha raggiunto il suo
livello più alto in 111 anni. Aree dell'Ungheria,
Bulgaria, Serbia e Romania hanno subito il colpo
più duro, con molte strade e ponti danneggiati e
zone coltivate allagate. Migliaia di persone sono
state evacuate dalle loro case.
Le precipitazioni del mese di aprile in Europa.
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GERMANIA
Il 27 marzo un tornado ha colpito la città di Amburgo. Queste le conseguenze: due persone
sono rimaste uccise, tetti divelti, auto rovesciate, 80.000 case e 300.000 persone sono rimaste
senza energia elettrica.
REGNO UNITO
Nel Regno Unito un’irruzione di aria fredda di origine artica si è abbattuta sulle regioni
settentrionali del paese il primo di marzo. La neve è caduta su Irlanda del Nord, Galles e
Scozia, dove gli accumuli sono stati di 12 cm. Molte scuole e aziende sono state chiuse. A
Sennybridge, in Galles, la temperatura è precipitata a –6 °C.
ASIA
Il Tifone Chanchu ha causato almeno 90 morti fra: Filippine, Cina e Vietnam.
GIAPPONE
Il Tifone Chanchu, che si è sviluppato il giorno 8
maggio nell'Oceano Pacifico occidentale, ha
raggiunto l'intensità di tifone il giorno 10.
Chanchu ha attraversato le Filippine tra il l’11 e il
13, portando con sé pioggia torrenziale,
provocando 41 morti e lasciando senzatetto
migliaia
di
persone.
Chanchu, dopo aver interessato il Mar Cinese
Meridionale il 13, ha toccato il continente asiatico
in Cina, tra Shantou, nella provincia di
Guangdong, e Zhangzhou, nella provincia di
Fujian, il 17 maggio, con venti intorno a 140
km/h. In Cina si sono avuti 21 morti. 150
pescatori vietnamiti che sono stati sorpresi in
mare da Chanchu, sono dati per dispersi mentre
per altri 28 è stata confermata la morte.
Secondo l'Osservatorio di Hong Kong, Chanchu è
stato il tifone più forte a interessare il Mar
Cinese Meridionale nel mese di maggio.
Il Ciclone Tropicale Mala
BIRMANIA
Il Ciclone Tropicale Mala, formatosi nell'Oceano Indiano il 24 aprile, è giunto sulla costa della
Birmania (Myanmar), nell'area di Gwa, il giorno 29, con venti intorno a 185 km/h. 22 persone
hanno perso la vita.
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INDIA
Il 25 aprile nell'India orientale, forti temporali
hanno provocato piogge intense e forti venti
nella città di Kolkata e nei distretti circostanti. Le
raffiche del vento hanno toccato 109 km/h,
causando l’interruzione della fornitura di energia
elettrica in molte città e la morte di nove
persone.
Un periodo di canicola verificatosi all'inizio di
maggio ha innalzato la temperatura sopra i 40
°C e ha causato almeno 53 decessi. Questi
periodi di gran caldo sono comuni in maggio in
Asia Meridionale, prima del tradizionale “assalto”
della stagione piovosa alla fine di maggio e inizio
giugno
Le temperature dell'India il giorno 8 maggio 2006
alle ore 12.00 UTC, la gran parte del paese è
sopra i 40°C.
AMERICA
New England: tra 300 e 430 mm di pioggia dal 10 al 15 maggio, la peggiore inondazione degli ultimi
70 anni.
Nord America
STATI UNITI
Nei giorni 17-20 marzo un’intensa tempesta si è abbattuta su parte delle Grandi Pianure.
Pesanti accumuli di neve si sono registrati su una grande area tra Colorado, Wyoming e, verso
est, tra Nord e Sud Dakota e Kansas. Anche il Nebraska è stato particolarmente colpito, con
altezza della neve di oltre 76 cm. La grande quantità di precipitazione nevosa ha provocato
molti disagi ai viaggiatori e la chiusura di molte scuole e fabbriche.
Pioggia torrenziale sull’area litoranea e nelle valli della California ha prodotto inondazioni tra il
giorno 3 e il 5 di aprile. Ruscelli e torrenti sono
usciti dagli argini e, il giorno 5, una diga di terra
vicino a Valley Spring ha minacciato di cedere,
costringendo l'evacuazione di circa 100 case.
Grandi quantità di neve sono cadute su tutta
l’area montuosa. Il 13 aprile il governatore della
California, Arnold Schwarzenegger, ha dichiarato
lo stato di calamità naturale per nove contee. In
alcune aree l’eccedenza di precipitazione rispetto
la media, dal primo giorno del mese, è stata di
oltre 200 mm.
millimetri di pioggia caduti in 24 ore dal 10 al 18
maggio
Una tempesta ha scaricato neve in abbondanza
sulle Black Hills in Sud Dakota e negli stati
adiacenti nei giorni 18 e 19 aprile. La maggior
quantità di neve fresca misurata nei due giorni si
è verificata a Lead, Sud Dakota, dove il manto
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Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
ha raggiunto l’altezza di 151 cm.
Persistenti precipitazioni durante il periodo 10-15 maggio hanno causato un’inondazione di
portata storica nel New England, definita come la peggiore degli ultimi 70 anni. Gli accumuli di
pioggia, compresi tra 300 e 430 mm, hanno provocato lo straripamento di numerosi fiumi.
Migliaia di persone sono state evacuate dalle loro case e si registra almeno un morto. La
maggior parte delle strade sono state allagate e lungo la costa si è verificato il rischio di
inquinamento nelle aziende ove si svolge l’attività della coltivazione di molluschi, che sono
state temporaneamente chiuse, a causa del runoff della acqua piovana.
CUBA
Quasi 203 mm di precipitazione in solo due ore sono stati registrati all’Avana, la sera del 23
maggio, a causa di temporali che hanno provocato flash flooding. Le piene improvvise hanno
ucciso tre persone, allagato i tunnel e mandato in tilt il traffico.
AFRICA
Isola Reunion: colpita dal ciclone tropicale Diwa.
ISOLA REUNION
Il Ciclone Tropicale Diwa, sviluppatosi nell'Oceano Indiano meridionale, a est del Madagascar, il
4 marzo, è transitato approssimativamente a circa 230 km a ovest dell’Isola Reunion il giorno
successivo. Pioggia intensa e raffiche fino a 120 km/h hanno causato la sospensione della
fornitura sia di energia elettrica a 10.000 case che di acqua potabile a 20.000 abitazioni.
Il Ciclone Tropicale Diwa
Observation Device: Meteosat 5 4 km infrared imagery.
Visualization Date: March 6, 2006 09:20:52
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OCEANIA
Australia, Northern Territory: colpiti dal più violento ciclone tropicale che abbia mai raggiunto questi
luoghi: venti fino a 290 Km/h e 357 mm di pioggia in 24 ore.
AUSTRALIA
Il Ciclone Tropicale Larry si è sviluppato nel Mare dei Coralli il 18 marzo, raggiungendo la costa
del Queensland a Cairns, vicino a Innisfail, il giorno 20. Massimo vento medio registrato è
stato di 185 km/h, con raffiche a 290 km/h. Non si sono riscontrate vittime ma si sono contati
30 feriti, con danni al 55% delle case a Innisfail. Il ciclone è risultato come uno dei più potenti
che abbia colpito l’Australia da decenni e, come conseguenza, si è avuta la perdita di quasi il
90 % del raccolto di banane.
Il 27 marzo il Ciclone Tropicale Glenda, sviluppatosi nel Mare di Timor, al largo della punta
settentrionale dell'Australia Occidentale, ha raggiunto la costa il 30, toccando terra a Onslow,
1390 km a nord di Perth, con venti a 195 km/h. Il ciclone ha causato nella regione evacuazioni
della popolazione, la chiusura di impianti petroliferi e allagamenti.
Il Ciclone Tropicale Hubert che si è sviluppato nell'Oceano Indiano meridionale il 5 aprile, è
giunto sulla costa dell'Australia Occidentale, ancora una volta vicino a Onslow, il giorno 7. Il
vento massimo, con forte pioggia, ha soffiato a circa 100 km/h.
Il 17 aprile il Ciclone Tropicale Monica si è sviluppato nel Mar dei Coralli e ha raggiunto la
penisola di Capo York, nel Queensland settentrionale, vicino a Capo Sidmouth, il 19, con vento
intorno a 150 km/h. Monica è stato il quarto ciclone tropicale a colpire l’Australia dall'inizio di
marzo. Successivamente Monica si è fortificato sulle calde acque del Golfo di Carpentaria
raggiungendo la categoria 5, con velocità del vento di 290 km/h, prima di toccare la terraferma
nelle vicinanze di Maningrida il 24. Venti forti e piogge intense hanno dilaniato la regione.
Monica ha contribuito a determinare un record di pioggia in aprile a Darwin, dove sono stati
registrati 383 mm il giorno 27 aprile. Il vecchio record giornaliero di aprile era 357 mm
osservato nel 1953. Monica è risultato il ciclone tropicale più forte che abbia colpito il Northern
Territory
Il Ciclone Tropicale Monica
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CRONACA METEO LIGURIA
Marzo - maggio 2006
A cura di: Paolo Muzio
Una considerazione su questa primavera anomala appena passata. Colpa o no della
meridianizzazione delle correnti, ma abbiamo avuto una stagione, in Liguria e generalmente
del NordOvest, asciutta come non mai. Per nostra fortuna le scorte dei laghi sono al meglio
grazie alle abbondanti precipitazioni nevose invernali e, al momento di scrivere questa cronaca
meteo (fine giugno), i nostri bacini sono ancora quasi colmi scongiurando pericoli di crisi idrica
per tutta l’estate. Certo è che se in autunno non dovesse piovere……ma torniamo all’arida
cronaca di una stagione che sarà ricordata per l’anomalia negativa delle precipitazioni.
Marzo:
2
In mattinata neve e rovesci di graupel su Genova a causa di un impulso freddo transitato dalla
Francia.
3/4
Nuvoloso ma senza precipitazioni se non nell’estremo levante ligure.
5
Pioggia fino ai 1500 m. di quota ma, con le forti correnti di libeccio, saltato praticamente tutto
l’ovest della regione. Accumuli interessanti a levante mentre a Genova pochi mm., qualcosa di
più nell’entroterra.
6
Settimana che si apre col sereno e vento settentrionale che ha fatto scendere le temperature.
8
Il cielo coperto porta deboli nevicate nell’interno oltre gli 800 m.
10
Giornata primaverile per le temperature con deboli piogge nella notte precedente. Aumento
dell’attività cumuliforme nel corso della giornata ma senza precipitazioni. foto1
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FOTO. 1
Attività cumuliforme del giorno 10-03-2006
Fonte:Teo del forum di Liguriameteo
11/15
Sereno, solo il 15 in serata pioggia a ponente.
16
Pioggia nella notte, moderata, quasi continua, che ha regalato mediamente una decina di mm.
e, sui monti oltre gli 800 m., una decina di cm di neve. (Foto 2 )
FOTO. 2
Si nota in lontananza il Monte Ramaceto innevato
Fonte:Teo del forum di Liguriameteo
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17/20
Si alternano cieli sereni a giornata grigie senza precipitazioni.
21
Finalmente la pioggia: dalla primissima mattinata regala decine di mm. (30/60). Penalizzato il
savonese col SW solo 10 mm.. Sulle Alpi la neve cade con accumuli interessanti.
23
Nuvoloso con formazioni di cumuli. (Foto 3, foto 4 ,foto 5).
Sono i primi segni di convezione primaverile.
Foto 3
Fonte: Teo del forum di Liguriameteo
Formazione di cumuli sul levante ligure
e alta Toscana.
Fonte: NASA (Aeronet)
Foto 4
Fonte: Daniele Laiosa
Foto 5
22
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
24
Rovesci di pioggia nella mattina che si susseguono per tutta la giornata con accumuli in tutta la
regione dai 10 ai 20 mm.
25/27 cielo coperto per nuvole basse, maccajose, che al massimo regalano debolissima
pioviggine, Pochi i mm. di accumulo
28
Continua la pioviggine con cielo coperto da maccaja in aumento. Aumenta l’intensità nel
pomeriggio, specialmente a ponente. Fino a una decina di mm. gli accumuli più consistenti.
29
Ritorna il sole con una bella giornata con temperatura gradevole.
30
Cielo coperto e debolissime pioviggini da coalescenza. Riecco la maccaja: Stubàcio (maccaja in
Bordigotto), Stentìssu (maccaja in Sanremasco), Mainàssu (maccaja in Albenganese), (per
gentile citazione da parte di Achille Pennellatore di Sanremo Portosole).
31
Continua la pioviggine maccajosa che specialmente a ponente regala 10 mm., meno nelle altre
parti della regione.
Aprile:
1
Giornata coperta con deboli piogge.
2
Continua la maccaja con formazioni cumuliformi in zona Trebbia-Aveto.
3
Il sole prende il sopravvento in giornata sulla maccaja.
4
Sereno, fresco.
5
Nuvoloso con rovesci pomeridiani a ponente di Genova.
6
Dopo i rovesci notturni miglioramento fino a sereno e più secco.
7
Giornata primaverile.
8/10
Giornate grigie e maccajose con pioviggini e rovesci sparsi da coalescenza.
11
Pioggia debole e qualche cm. di neve nella notte oltre i 700 m.
12/13
Sereno.
14
Giornata primaverile, il sole comincia a scaldare e il disgelo in corso ha riportato alla luce, il
corpo del giovane disperso il 9 Dicembre scorso sul M. Aiona. Il poveretto è stato ritrovato ieri
23
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
dai Vigili del Fuoco in località Piani delle Lame nel greto di un ruscello, durante l'ennesima
battuta di ricerca.
15
Cielo coperto, maccaja e pioviggine che nel pomeriggio si intensifica la precipitazione.
16
Pasqua con rovesci nella notte poi giornata nuvolosa.
17
Coperto, miglioramento durante la giornata.
18/19
Due giornate serene calde e primaverili. Il 19 formazioni cumuliformi regalano alcuni mm.
nell’entroterra levantino genovese. (foto 6)
FOTO. 6
Formazioni cumuliformi del 19 aprile.
Fonte:Teo del forum di Liguriameteo
20/21
Formazioni temporalesche sia nell’Appennino che sulle Alpi Liguri con tutta la Liguria
incoronata dai temporali.
22/24
Sereno
25
La modestissima pioggia pomeridiana rovina la festa del 25 aprile.
26
Qualche rovescio temporalesco nell’entroterra.
Ora una considerazione di Achille Pennellatore del Centro Meteo Portosele di Sanremo:
"Ci stiamo avviando alla fine di aprile. Vorremmo ricordare che attualmente siamo, qui a
Sanremo, a 90 mm scarsi di pioggia dall’inizio dell’anno. In regime normale di pluviometria, al
30 aprile dovremmo totalizzare 265 mm di acqua caduta. Meno di un terzo!"
24
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
27
Giornata di temporali in Val Trebbia,Val di Vara e Fontanabuona.
Pesanti grandinate in zona Torriglia, a Genova pioggia debole e tanti tuoni per un totale di
1.5mm
28/30
Rovesci temporaleschi nell’entroterra levantino di Genova.
Maggio:
1
Coperto.
2
In mattinata deboli rovesci da coalescenza, (ponente genovese e Val Polcevera) e la
formazione di piccole trombe marine sul mare davanti al porto di Genova. (FOTO 7)
FOTO. 7
Notare la piccola tromba marina in formazione al centro.
Fonte:http://www.stefanome.it
3/7
Sereno, solo il 5 nuvoloso con pioviggine serale.
8
Rovesci in Valbisagno e Valpolcevera nel primo pomeriggio. Poi una pausa e di nuovo in serata
altri rovesci che dispensano comunque pochi mm.
9
Temporali anche con grandine nella mattina con accumuli intorno ai 10 mm. Intensi rovesci
pure nell’entroterra Savonese.
10
Temporali specialmente verso sera con interessanti formazioni di cumulonembi sul mare che
hanno generato comunque deboli rovesci (FOTO 8).
25
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
FOTO. 8
Formazioni di cumulonembi verso il mare.
Fonte:Teo del forum di Liguriameteo
11
Una bella giornata di sole con temperatura in ripresa dopo i temporali della sera precedente.
12/23
Belle giornate si alternano alla maccaja sempre e comunque con aridità.
24
Temporale nel primo pomeriggio in transito da Savona verso l’entroterra genovese. Una
parentesi ma con poche precipitazioni di rilievo.
25/29
Sereno con temperature in salita.
30
Sereno con vento forte, raffiche da nordest e temperatura in diminuzione. Da notare anche i
valori dell’UR molto prossimi a una sola cifra.
31
La primavera si lascia con una giornata coperta e molto fredda per il periodo. Le precipitazioni
sono molto esigue. Pochissimi mm e temperature minime a una cifra nell’immediato
entroterra.
26
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
CRONACA METEO SUD AMERICA
A cura di: Gustavo Pittaluga
L'autunno in Sud America - emisfero australe
(marzo, aprile e maggio 2006)
La Niña finisce ad aprile. Maggio è un mese con una considerevole mancanza di precipitazioni.
In diverse aree si osservano gli estremi secchi delle statistiche climatiche. Comunque durante il
trimestre autunnale ci sono degli eventi con piogge intense che danneggiano varie popolazioni.
Mappe delle anomalie delle temperature
Marzo 2006
Fonte: Iri (USA)
Aprile 2006
Anomalie delle temperature
(°C)
Maggio 2006
Anomalie delle temperature:
rispetto al periodo 1961 - 1990
27
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Mappe delle anomalie delle precipitazioni
Marzo 2006
Aprile 2006
Fonte: Iri (USA)
Anomalie precipitazioni (mm)
Maggio 2006
Anomalie delle precipitazioni:
rispetto al periodo 1979 - 1995
Bilancio climatico per marzo 2006
Le condizione sul centro – est dell’Oceano Pacifico Equatoriale indicano che La Niña persiste,
attendendosi che prosegua così per aprile e maggio.
Tranne sulla regione del Rio de la Plata (vicinanze tra Argentina e Uruguay), in genere le
temperature sono lievemente superiori alla media climatica. Facendo centro sul Paraguay le
anomalie positive delle temperature sono più grandi. Sul Brasile, localmente, superano il
percentile 90.
Le precipitazioni e gli scarti rispetto alla media sono variabili, positivi e negativi. Sulla zona in
cui le temperature registrano anomalie positive forti – come detto prima - , ci sono anche degli
scarti positivi delle precipitazioni. Comunque, dal punto di vista statistico, le piogge misurate
non si discostano dal 10° al 90° percentile.
Bilancio climatico per aprile 2006
Al contrario di quello che si aspettava, ad aprile, sul centro – est dell’Oceano Pacifico
Equatoriale le condizione (le temperature della superficie del mare) tornano ad essere neutrali,
finendo allora il fenomeno La Niña.
Sul continente le temperature “calde” si consolidano sulla parte sud: est di Bolivia, Paraguay e
l’Argentina. Su punti dell’Argentina i valori misurati superano il 90° percentile.
Per quanto riguarda la precipitazione tra i valori più notevoli si trovano degli scarti positivi sul
centro – est del Brasile e degli scarti negativi sul est di Paraguay e Argentina, sudest di Brasile
e Uruguay. Comunque non si allontano dal 10° al 90° percentile. Cioè non si arriva agli estremi
climatici del mese.
Bilancio climatico per maggio 2006
Temperatura: c’è un cambiamento nei confronti dei due mesi di prima. Si registrano dei valori
più bassi, con degli scarti di –1 e –2 C., senza però arrivare a valori stremi minori al 10°
percentile.
28
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Le piogge mancano su una ampia zona del Sudamerica. Su Colombia e Perù per una parte le
anomalie arrivano tra –50 a –100 mm. Sul Paraguay, sud del Brasile, nordest dell’Argentina e
l’Uruguay anche le piogge mancano. Le anomalie raggiungono anche tra –50 a –100 mm. In
questo ultimo caso, specie sul centro – est dell’Argentina, le scarse precipitazioni arrivano agli
estremi, con dei valori minori o uguali al 10° percentile dell’analisi statistica. Le analisi dei
livelli medi e superiori dell’atmosfera indicherebbero, su queste aree con delle precipitazioni
quasi assenti, degli importanti moti di discesa a lunga scala.
Eventi più significativi e situazioni tipiche autunno in Sudamerica
- Inondazioni in Colombia (marzo)
Una nazione con molte montagne dove non mancano le inondazioni e le frane. Quest'anno, a
marzo, secondo la Croce Rossa, sono 8000 le famiglie colpite che hanno subito degli importanti
disagi. Le zone: sul largo del Pacifico e la regione centrale del paese. Ciò coincide con le
anomalie positive delle precipitazioni presentate sopra (mappa marzo 2006).
Un'altro esempio, sulla mappa sottostante, l’accumulo giornaliero delle precipitazione per il 6
aprile 2006, con oltre 60 mm su piccoli punti.
29
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
- Piogge sul nord dell'Argentina (marzo - aprile 2006)
Sulla porzione nord dell’Argentina - le anomalie delle precipitazioni mensili sono positive- si
producono inondazioni, con fuoriuscite delle acque dei fiumi. E ciò cagiona l’erosione delle
sponde e la rottura degli argini. Inondazioni che arrivano a colpire una superficie intorno ai
250,00 chilometri quadrati. 1500 persone costrette a lasciare le loro case. Sono parecchi i
ponti distrutti.
Foto: Ponte sul fiume Seco - Tartagal. Ponte
distrutto: le macchine e camion rischiano e
attraversano il fiume come possono. 19.03.06.
Fonte: Salta al dia
- Intense precipitazioni nel centro est del Brasile (marzo, aprile)
Delle precipitazioni anomale si producono sullo stato brasiliano di Para e zone vicine. Questo
produce delle inondazioni intorno ai fiumi Tocantins, Xingu e Tapajos; 116,000 le persone
colpite.
E se nell’arco dell’anno 2005 si presentavano piogge tra il normale oppure un po’ scarse, da
aprile 2006 in poi, comunque, le piogge ritornano, producendo delle anomalie positive. Sulla
grafica (sotto) si mostra l’evoluzione delle precipitazione durante 365 giorni, da luglio 2005
fino i primi giorni di giugno 2006. Si può osservare quanto appena detto. Ricordare che verso
la fine dell’anno 2005 si era verificata una forte siccità sul Brasile, pure se era piuttosto sul
nordovest.
30
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
- Piogge sul Suriman (maggio 2006)
Delle località sul largo dei fiumi Suriname, Tapanhoni, Lawa e Marowijne hanno delle forte
piogge che cagionano delle inondazioni, con degli innalzamenti dei livelli idrici. Sono delle
precipitazione probabilmente forti che però non arrivano a produrre delle anomalie positive
importanti (vedere sopra sulle mappe delle precipitazioni di maggio 2006). Tra 20,000 e
25,000 persone sono costrette ad abbandonare le loro case. Si dice però che la popolazione ha
delle straordinarie capacità per far fronte a queste situazioni critiche in questo fenomeno che
capita spesso.
Foto: Le acque arrivano fino a coprire quasi tutta la porta e i fianchi della casa.
Fonte: Reuter
Immagine del satellite Landsat 7. Oltre le nuvole, di tipo cumuliformi, si mostrano le zone
potenzialmente colpite per le inondazioni, linee punteggiate gialle e arancio secondo diverse
fonti di dati. Sull’angolo superiore destro c’è una mappa della posizione relativa al Suriman nel
Sudamerica. Fonte: Disaster Charter.org
31
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
- Low-level jet (LLJ), corrente a getto a livelli bassi
Una delle definizioni del getto a basso livello dice che è semplicemente il massimo dei venti sul
profilo dei venti orizzontali. In Sudamerica c’è un getto a basso livello che promuove lo
scambio di vapore acqueo atmosferico dalle basse latitudini verso le latitudini medie. Modula
gli eventi di pioggia sul bacino del Rio de la Plata. Qua si presenta un esempio, osservato tra i
giorni 19 e 21 aprile 2006.
Sul circolo in rosso, figura 1, si vede l’ingresso d’aria più calda verso il sud. L'ingresso d’aria
calda è abbinata con umidità generando cieli coperti, figura 2. Le precipitazioni massime si
registrano sull’Uruguay, figura 3, il giorno 21 aprile con dei massimi territoriali entro i 35 e 40
mm. Le velocità massime del getto a basso livello (950 e 800 hPa) , secondo i radiosondaggi,
si trovano tra i 40 e 50 nodi, figura 4.
Figura 1
Analisi di 850 hPa del modello americano GFS. Data:
20.04.2006, 00 Z. A colori: le temperature, vettore
vento, in bianco altezza del livello 850. Fonte:
GFS/Unisys
Figura 2
Immagine da satellite, visibile. Data:
20.04.2006 18 Z.
Fonte: Cptec
32
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Figura 3
Precipitazioni registrate il giorno
21.04.2006
Figura 4
Radiosondaggio del giorno 20.04.2006, 12 Z (9 ore
locali). Località: Ezeiza, vicina dalla capitale Buenos
Aires, Argentina
Fonti:
Iri, Ncep e e altre citate nei grafici e mappe.
33
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Meteorologia d’altri tempi
Introduzione
Di: Roberto Pedemonte
Terminiamo in questo numero il resoconto che Horace-Bénédict de
Saussure fece sulla sua permanenza al Col del Gigante nel 1788,
pubblicato originariamente su due fascicoli degli “Avvisi Patrii”, dati alle
stampe a Genova nel 1794, dove ritroviamo dettagliatamente descritto
e, a quanto ci risulta, per la prima volta dall’interno del cumulonembo,
un furioso temporale con grandine e venti impetuosi.
I capelli hanno la caratteristica di allungarsi o accorciarsi, in funzione
della quantità di vapore acqueo che è presente nell’aria. Questo tipo di
igrometro, detto ad assorbimento e, più comunemente, conosciuto come
“igrometro a capello”, è costituito da un telaio di metallo sul quale è
teso un fascio di capelli (molto probabilmente si trattava in origine di un
solo capello) trattenuto a un’estremità da una piccola ganascia; il fascio
viene fatto passare su una puleggia e quindi, all’altra estremità è
agganciato a un contrappeso che lo mantiene in tensione. Un ago
mobile con funzione di indice, fissato alla puleggia, amplifica lo
spostamento (provocato dalla variazione della lunghezza dei capelli) di
quest’ultima su un’opportuna scala graduata da 0 a 100, restituendo
così il valore dell’umidità relativa. L’igrometro a capello, che ebbe molta
più fortuna dei suoi predecessori e che viene utilizzato ancora oggi, non
L'igrometro usato
è tuttavia uno strumento che fornisce valori della massima precisione.
da de Saussure
Per una lettura più raffinata dell’umidità, infatti, si fa riferimento,
normalmente, allo psicrometro.
34
Da “Avvisi Patrii” n° 5 del primo febbraio 1794
Ragguaglio d’un viaggio sulle Alpi
Del Signor de Saussure
Seconda parte
Quei che portavano il nostro bagaglio e gli stromenti ripartiron tosto alla
volta di Chamouni; ma oltre al mio servitore trattenni con noi quattro delle
migliori guide, affine di potermi prevaler del loro ajuto nelle nostre
operazioni, e per mandarli alternativamente a fare le provvisioni a
Cormayeur..
De Saussure durante l'ascensione al Monte Bianco
Quando si furono riposati e ristorati chiesi che si dessero le necessarie
disposizioni pel mio stabilimento; ma un resto di stanchezza, e la
prospettiva degl’incomodi che s’aspettavano in questo soggiorno,
abbattevano le loro forze e’l loro coraggio. Nulladimeno quando
cominciarono a sentire il freddo della sera, viddero anch’essi che facea
d’uopo pensare a prepararsi un asilo per la notte. Cominciaron allora a
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
disporre in qualche modo i grossi massi staccati di granito, che formavano il
piano della nostra cresta, e quindi a spiegarvi le tende per passarvi la notte;
poiché la capanna era inabitabile sin a tanto che non si fosse disfatto, e
portato via uno strato di neve che v’era penetrata.
Quanto a me, io avea tosto cominciato a visitare i miei stromenti, ad a
mettere in opera quelli che non avean bisogno d’alcun preparativo, e trovai
con mio dispiacere i miei due barometri guasti: la gran siccità che dominato
avea dopo la nostra partenza da Chamouni avea sminuito il diametro del
sughero collocato nell’anima dei robinetti che debbon contener il mercurio, il
quale usciane come a fili; l’aria però non eravi entrata, e giunsi a riparare ad
uno di essi adoprando un rimedio indicatomi dall’istessa cagion del male. Lo
tenni continuamente involto in un pannolino bagnato, il che rigonfiò il
sughero, e questo tenne allora il mercurio.
Benché assai mal coricati, pure dormimmo saporitamente, e riprendemmo
così le nostre forze e la nostra attività. Al mattino ci occupammo con tutto
l’ardore a sgombrare dal ghiaccio la nostra capanna, e ad alzarla per potervi
star in piedi; formammo de’ piedistalli per magnetometro. Per la bussola di
variazione, pel piano che serve a delinear la meridiana, e cominciammo che a
fare qualche osservazione. Le nostre guide, che prevedevano un cangiamento
di tempo, travagliarono principalmente ad assicurare sul terreno le nostre
tende; operazion ben difficile su quella cresta più angusta delle tende istesse,
ineguale, e composta di enormi masse incoerenti.
Ci trovammo ben contenti di aver prese tali precauzioni; perché nella notte
seguente, dai quattro ai cinque di luglio, fummo sorpresi dal più orribile
temporale che veduto mi abbia giammai. Un’ora dopo il mezzodì sollevossi
un vento sud-ouest con tal violenza e fragore, che ad ogni istante credeami
che ne portasse la nostra capanna in pietre ove stavami coricato con mio
figlio. Quel vento avea particolare, che venia periodicamente interrotto da
alcuni intervalli della più perfetta calma- Nel tempo di questi intervalli
sentivasi fischiar il vento sotto di noi nel fondo della valle dell’Allee
Blanche, mentre la massima tranquillità regnava all’intorno della nostra
capanna. Ma questi momenti di calma eran seguiti da soffi di una indicibil
violenza, che sembravano colpi raddoppiati, simili a scariche di artiglieria;
sentivamo il monte istesso scuotersi sotto i nostri materazzi; il vento
36
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
entrava per le fessure de’ sassi della capanna, ed una volta sollevommi anche
le lenzuola, e le coperte agghiacciandomi da capo a piedi. Sull’alba del
giorno calmossi alquanto; ma sollevossi di nuovo, e venne accompagnato da
neve, che penetrava nella capanna da ogni parte. Ci rifugiammo in una delle
tende, ove stavamo alquanto meglio riparati. Vi trovammo le guide costrette
a sostener di continuo gli alberi, per paura che la violenza del vento non li
rovesciasse, e non li portasse via insieme con le tende. Verso le sette del
mattino accoppiaronsi al vento la grandine, e i tuoni, e i fulmini che
succedeansi senza interruzione; uno di questi cadde a noi sì vicino, che
indistintamente sentimmo una scintilla, che ne era porzione, scorrere
crepitando nella tela bagnata della tenda, appunto dietro al luogo ove
trovavasi mio figlio. L’aria era talmente carica d’elettricità, che appena io
cacciava fuori della tenda la punta sola del conduttore del mio elettrometro,
le pallottole scostavansi quanto poteano, e quasi ad ogni scoppio di tuono,
l’elettricità divenia di positiva negativa, o reciprocamente. Per aver un’idea
della forza di quel vento, dirò solo, che ben due volte volendo le nostre guide
andar a ricercare delle provvisioni ch’erano nell’altra tenda, scelsero uno
degli intervalli, in cui parea che il vento si rallentasse, ed a mezza strada,
benché non vi fosser che sedici a diciassette passi di distanza da una tenda
all’altra, vennero assaliti da un tal colpo di vento, che per non essere balzati
nel precipizio, furon costretti ad attaccarsi ad uno scoglio, che
fortunatamente colà trovavasi, e per due o tre minuti là si stettero
fortemente stretti, mentre il vento impetuoso sollevava loro sulla testa gli
abiti, e si lasciavano flagellare dalla grandine, piuttosto che avere il coraggio
di continuare il cammino.
Verso il mezzo giorno rasserenossi il cielo, e’l Sig. Exchaquet ch’era venuto il
giorno innanzi con quattro guide a farci una visita, ed avea avuta la
sventura di divider con noi gl’incomodi ed il timore di quella orribil notte, e
di quella procellosa mattina, al cessare del cattivo tempo, ritornossene a
casa, discendendo per Courmayeur.
Noi fummo ben contenti, veggendo che nei nostri poveri ripari, avevam
potuto resistere agli elementi congiurati e pensando ch’era quasi impossibile
di aver di nuovo sì cattivo tempo, ci trovammo assicurati contro il timor de’
temporali ch’eranci stati dipinti come assai perigliosi su queste alture.
37
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
Proseguimmo perciò con ardore le necessarie disposizioni per le nostre
osservazioni; le quali cominciarono l’indomani a formare una serie regolare e
non interrotta. Quando il tempo non era troppo cattivo, mio figlio alzavasi
alle quattro del mattino per incominciare le osservazioni meteorologiche; io
non mi alzava che verso le sette; ma vegliava sino a mezza notte, mentre
mio figlio coricavasi verso le dieci. Durante il giorno ciascun di noi avea le
sue occupazioni particolari.
Da “Avvisi Patrii” n° 7 del 17 febbraio 1794
Fine del Viaggio sull’Alpi di M.r de Saussure
Una sì attiva faceane passar il tempo
con un’estrema rapidità; ma soffrivamo
un orrido freddo durante il cattivo
tempo, e nella maggior parte delle sere,
ancorché precedute da giorni sereni.
Quansi tutte le sere verso le cinque
cominciava a soffiar un vento che
veniva dalle balze nevose, che ci
dominavano dalla parte del nord e
all’ouest, e che sovente accompagnato
da neve, o da grandine, era di un
freddo estremo. Le più calde vesti, le
pellicce istesse non ci potean difendere;
non potevamo accendere il fuoco nelle
nostre piccole tende di tela, e la misera
Horace-Bénédicte de Saussure
nostra capanna; traforata per tutti i
lati non venia punto intiepidita dai nostri piccoli scaldatoj; il carbone
istesso non accendevasi in quell’aria, sì rarefatta se non assai
languidamente, ed a forza di mantice; e se giungevamo a riscaldar alquanto i
nostri piedi, e le nostre gambe, il rimanente della persona era sempre
agghiacciato dal vento che attraversava la capanna. In tai momenti ci
doleva meno di non essere che all’altezza di mille settecento sessanta tese
[3.430 metri, N.d.R.] sopra il livello del mare, perché più in alto il freddo
38
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
sarebbe stato ancor più sensibile; e ci consolavamo altronde pensando che in
quel luogo eravamo circa cento ottanta tese [350 metri, N.d.R.] più alti, che
la cima del Buet, il quale pochi anni fa passava per la sommità, fra le
accessibili, la più alta dell’alpi.
Verso le dieci della sera il vento si calmava; quest’era l’ora in cui lasciava
mio figlio coricarsi nella capanna, ed io andavami nella tenda della bussola a
invilupparmi nella mia pellicia con una pietra calda sotto i piedi, e a mettere
in netto le annotazioni di quanto erasi fatto tra il giorno. Sortiva di quando
in quando per osservare i miei strumenti e’l cielo; che quasi sempre era allora
del più bel sereno. Queste due ore di ritiro e di contemplazione pareami
estremamente dolci; indi andava a coricarmi nella capanna sul mio
materazzo steso a terra allato a quel del mio figlio, e là gustava un più dolce
sonno che nel letto della pianura.
La sedicesima ed ultima sera che passammo al Colle del Gigante fu d’una
sorprendente bellezza. Pareaci che quelle alte vette c’invitassero a
trattenerci colà, e volesser da noi almeno che non le lasciassimo senza
dispiacere. Il freddo vento, che averci rendute sì incomode per la maggior
parte le altre notti, non spirò punto in quella sera; le soprastanti vette che ci
dominavano, e le nevi che le dividono, vestivano il più vago color di rosa e di
carmino, tutto l’orizzonte dell’Italia era cinto da una larga fascia di
porpora, e la luna nella sua pienezza alzavasi con regia maestà sopra questa
rosseggiante zona tinta del più vago vermiglio. L’aria all’intorno avea
quella perfetta purezza, e limpidità, che Omero attribuisce all’aere
dell’Olimpo, nel tempo che le profonde valli ripiene di condensati vapori,
presentavamo un soggiorno d’oscurità e di tenebre.
Ma come poss’io dipingere la notte che a sì bella sera successe, allorché dopo
il crepuscolo, la luna brillante sola nel cielo, spandea i suoi argentei raggi
sulla vasta estension delle nevi e delle rocce che facean corona alla nostra
capanna? Quelle nevi, e que’ ghiacci al cui diurno splendore non può regger
lo sguardo, formavano un sorprendente e delizioso spettacolo al dolce
taciturno lume della face notturna! Quale magnifico contrasto formavano in
mezzo colle lucidi nevi que’ massi oscuri tagliati sì arditamente, e d’un sì
netto contorno? Qual momento per la meditazione? Di quante pene, e disagi
non c’indennizzan’eglino sì deliziosi istanti? L’anima si solleva, le idee
39
Rivista Ligure di Meteorologia – n° 21 anno VI
s’ingrandiscono, e din mezzo di quel maestoso silenzio par d’ascoltare la
voce natura, e di divenire il confidente delle sue più segrete operazioni.
All’indomani 19 luglio, avendo noi di già compiute le nostre osservazioni, e
esperienze che ci avevamo proposte, abbandonammo il nostro soggiorno, e
scendemmo a Courmayeur. La prima parte della discesa che fassi su massi
mal fermi, è ripida e faticosa, ma senza il menomo perilio, e perciò ella non
rassomiglia in verun modo a l’Aigiulle di Gouté, cui erasi paragonata. Tutta
questa strada non presenta alcuna difficoltà. Nulladimeno vi soffrimmo non
poco. A principio il caldo, uscendo noi da un clima freddo; a cui eravamci già
abituati, ci parve insopportabile; ma più di tutto soffrimmo per la fame.
Avevamo riserbate alcune poche provvisioni per questo breve viaggio; ma
esse scomparvero nella notte antecedente. Sospettammo che qualcheduno
degli uomini che ci serviano di guida ce le avesse involate, non tanto per
approfittarne, quanto per metterci nell’assoluta necessità di partire; poiché
annojavansi tutti all’estremo sul Colle del Gigante, e la nostra estasi, dirò
così, per la bellezza dell’ultima sera, avendo mio figlio dimostrato qualche
rincrescimento a partire da quel luogo, avea lor data occasione di temere che
non prolungassimo colà il nostro soggiorno. Il caldo, e l’inanizione mi
toglievano le forze, mi cagionavano una specie di deliquio, e di debolezza di
testa a segno che non trovava più le parole necessarie per esprimere i miei
sentimenti. Mio figlio e’l mio servitore sen risentirono anch’essi, ma molto
meno di me. La debolezza mia rallentava il nostro cammino, e ne rendea più
lontano perciò il rimedio. Non giungemmo che alle sette della sera al
villaggio d’Entréve, ov’erano le prime case da potervi ritrovar qualche
reficiamento. Ma un giorno di riposo a Courmayeur bastò a perfettamente
ristabilirci. Di là venimmo scendendo per Colle Terret a Martigny, e quindi a
Chamouni, ove passammo ancora tre giorni per farvi alcune esperienze da
confrontare con quelle che avevamo fatte sul Colle del Gigante; e
ritornammo a Ginevra alla fine di luglio.
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