collana di studi di egittologia e civiltà copta

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COLLANA DI STUDI DI EGITTOLOGIA E CIVILTÀ COPTA

Direttore
Maria Cristina G
Soprintendenza Beni Archeologici dellaToscana
Comitato scientifico
Paola B
Sapienza Università di Roma
Emanuele Marcello C
Università “Ca’ Foscari” di Venezia
Gloria R
Università degli Studi di Firenze
Sylvie G
Musée du Louvre
COLLANA DI STUDI DI EGITTOLOGIA E CIVILTÀ COPTA
La collana ospita al suo interno lavori di valore, riguardanti storia, arte,
archeologia e filologia dell’antico Egitto, sia dell’epoca faraonica che
dell’epoca copta, realizzati da studiosi di provata fama scientifica.
Silvia Gentilini
Il dio Onuris
Indagine di iconografia religiosa
Copyright © MMXIV
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, /A–B
 Roma
() 
 ----
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: maggio 
A Matteo
Salute a te, o Atum,
salute a te, o Khepri che sei venuto in esistenza da solo! [...]
Salute a te, o Occhio di Horo,
che egli ha completamente ornato
con le sue proprie mani.
Inno in onore dell'Egitto come “Occhio di Horo”, (Pyr., 1587a-1594b).
Indice
13
Introduzione
15
Capitolo I
La figura del dio Onuris
19
Capitolo II
Lo sviluppo iconografico di Onuris nel Nuovo Regno
2.1. Le tipologie iconografiche, 19 – 2.2. Analisi della Tipologia Iconografica I, 20 – 2.3. Analisi della Tipologia Iconografica II, 32 – 2.4. Analisi
della Tipologia Iconografica III, 34 – 2.5. Documentazione, 40
69
Capitolo III
Lo sviluppo iconografico di Onuris dalla fine del periodo ramesside fino all’Epoca Tarda
3.1. Le tipologie iconografiche, 69 – 3.2. Analisi della Tipologia Iconografica I, 71 – 3.3. Analisi della Tipologia Iconografica III, 77 – 3.4. Analisi
della Tipologia Iconografica IV, 84 – 3.5. Analisi della Tipologia Iconografica V e VI: il Tempio di Hibis nell’Oasi di el‒Kharga, 85 – 3.6. Documetazione, 89
117
Capitolo IV
Lo sviluppo iconografico di Onuris nell’Epoca greco‒‒romana
4.1. Le tipologie iconografiche, 117 – 4.2. Analisi della Tipologia Iconografica I, 118 – 4.3. Analisi della Tipologia Iconografica II, 128 – 4.4.
Analisi della Tipologia Iconografica III, 130 – 4.5. Analisi della Tipologia
11
12
Indice
Iconografica IV 133 – 4.6. Analisi della Tipologia Iconografica V, 135 –
4.7. Documentazione, 136
173
Capitolo V
La mitologia di Onuris in relazione all’iconografia
177
Bibliografia
193
Lista delle Abbreviazioni
Introduzione
L’idea di questo lavoro è nata nel 2005, quando ho iniziato la ricerca per la mia tesi di Dottorato in Archeologia; i contenuti di questo libro, infatti, sono la rielaborazione dei risultati ottenuti in quella sede.
Il progetto deriva dalla constatazione della mancanza di uno studio
completo sul dio Onuris, con particolare riguardo al rapporto tra
l’iconografia del dio e quanto noto della sua mitologia e teologia.
Quando ho iniziato a raccogliere e analizzare la documentazione, mi
sono resa conto però che molti erano gli aspetti relativi ad Onuris, oltre a quello iconografico, non ancora chiari e meritevoli di essere studiati: la reale distribuzione geografica e cronologica del suo culto,
l’organizzazione cultuale (in particolare per le epoche più antiche), la
sua funzione all’interno del pantheon egiziano e il suo stesso ruolo mitologico. Tuttavia, proprio la grande varietà delle tematiche da trattare
avrebbe reso questo studio dispersivo e frammentato, per cui si è deciso di procedere approfondendo e analizzando innanzi tutto l’aspetto
iconografico e mitologico, differendo a studi successivi l’analisi degli
altri aspetti problematici.
La mia indagine ha cercato in modo specifico di tracciare il percorso e l’evoluzione dell’iconografia di Onuris, per capire quale fosse
l’immagine con cui ha iniziato ad essere raffigurato e in quali direzioni si fosse sviluppata. Soprattutto, ho voluto esaminare se la sua iconografia fosse in qualche modo legata alla zona geografica di provenienza o ad un periodo cronologico determinato e in che modo essa si
sia modificata in base agli sviluppi mitologici in cui Onuris è stato inserito o con cui è entrato in contatto.
Dopo un iniziale capitolo relativo alla figura del dio Onuris, si è
analizzata la documentazione iconografica delle varie epoche, cercando di tratteggiare l’evoluzione mitologica e teologica della divinità.
Ritengo importante sottolineare che, nonostante lo studio sia incentra13
14
Introduzione
to in particolare sull’analisi iconografica, cosa che escluderebbe la documentazione precedente al Nuovo Regno in cui non sono presenti
raffigurazioni di Onuris, tuttavia l’indagine complessiva tiene conto di
quanto noto sul dio anche per le epoche precedenti.
Capitolo I
La figura del dio Onuris
La figura del dio Onuris è stata studiata fin dall’inizio del secolo, in
particolare da Sethe 1 nel 1912 e da Junker 2 nel 1917. Junker parte dalle conclusioni di Sethe, che aveva stabilito il senso esatto del nome
della nostra divinità, cioè “colui che porta la distante”, ma non vi si
accorda precisamente e arriva, invece, a risultati un po’ diversi. Sethe
riteneva che la figura di Onuris, che nella documentazione appariva
spesso vicina alla dea leonessa Mehyt, fosse da mettere in relazione
con le leggende della creazione relative all’occhio solare e a quello lunare, e che le due divinità rappresentassero una variante locale di queste saghe; soprattutto il nome della nostra divinità suggeriva, secondo
lui, il ruolo che vi avrebbe svolto.
Questa lettura totalmente astrale della figura di Onuris viene contestata da Junker, che, invece, esaminando la documentazione prevalentemente appartenente al periodo tolemaico e tardo, arriva a conclusioni in parte diverse. Egli ritiene che in origine nella preistoria la figura
della nostra divinità fosse identificata con quella di un leggendario dio
combattente e cacciatore che avrebbe riportato una leonessa dal deserto, armato di giavellotto e corda e che il nome Onuris fosse un nome
cultuale più tardo. Questo dio locale sarebbe stato messo in parallelo
con Horo combattente e messo in relazione con la dea leonessa Mehyt
(che in realtà è intercambiabile con Hathor, Tefnut, Sechmet tutte in
forma di dee leonesse). Il dio di This avrebbe avuto fin dai tempi antichi una leonessa come compagna, adorata in un santuario vicino, che
1
2
K. SETHE, Zur altägyptischen Sage vom Sonnenauge, das in der Ferne war, Leipzig
H. JUNKER, Die Onurislegende, Wien 1917; in particolare pp. 49 e seguenti.
15
1912
16
Il dio Onuris: un’indagine di iconografia religiosa
avrebbe portato a casa da un paese lontano (il deserto) come preda di
guerra o che avrebbe catturato in qualità di cacciatore.
Dall’interpretazione in chiave astrale della leggenda antica la leonessa è stata assimilata nel tempo alle varie divinità leonine associate
all’occhio del dio solare e il dio cacciatore, di conseguenza, alla figura
che riporta l’occhio. Anche i nomi con cui conosciamo queste divinità,
Onuris e Mehyt, sarebbero derivati da questa interpretazione astrale
della leggenda; il nome Onuris come “colui che porta la distante” si
accorderebbe bene sia con l’idea della leonessa‒occhio sia con la saga
più antica, il nome Mehyt deriverebbe dal verbo mH‒colmare e
l’interpretazione “colei che è colma” o “colei che è fatta colma” rifletterebbe uno sviluppo della natura della dea e questo nome sarebbe stato interpretato in riferimento al colmarsi dell’occhio lunare.
Questa interpretazione astrale sarebbe da legare anche con l’idea
del dio falco come dio del cielo che aveva sole e luna come occhi.
Seth avrebbe rubato l’occhio lunare che poi Horo gli avrebbe strappato di nuovo e che, fin da tempi remoti, è stato poi assimilato all’ureo
frontale e in un ulteriore sviluppo assimilato alle varie dee leonesse 3 .
Quindi Onuris, il dio di This, avrebbe avuto il compito di recuperare
l’occhio‒leonessa e di riportarlo dal suo padrone. Secondo
l’interpretazione di Junker, allora, il mito dell’occhio a cui il dio di
This avrebbe partecipato in una fase iniziale sarebbe quello di Horo e
non quello di Ra, a cui sarebbe stato associato solo in seguito. La concezione di Junker parte dal presupposto che valga l’equazione originale occhio‒ureo‒leonessa, che lui dimostra soprattutto grazie alla figura
della dea Sechmet 4 ; questa idea, inoltre, veniva consolidata anche grazie alla versione più tarda del mito dell’occhio (ma già presente nei
Testi dei Sarcofagi) secondo cui l’occhio, arrabbiato con il suo padrone, sarebbe stato placato e riportato dal suo proprietario.
Negli studi che hanno seguito quello di Junker, che si era concentrato prevalentemente sulla documentazione tolemaica, non tutte le
3
In realtà secondo l’interpretazione moderna l’ureo è connesso più all’occhio solare
che a quello lunare.
4
La dea Sechmet viene connessa già nel Medio Regno alla dea ureoUto, che è considerata anche come occhio del sole. Sechmet, quindi, entra nel gruppo delle divinità femminili
che sono assimilate all’occhio di Ra. (cfr. A. DE BUCK, The Egyptian Coffin Texts, 7Bde, Chicago, 1935-61).
La figura del dio Onuris
17
sue affermazioni e deduzioni sono state confermate dall’analisi delle
attestazioni risalenti alle epoche precedenti. Onuris era sicuramente un
antico dio cacciatore e guerriero il cui principale luogo di culto era
Thinis nella regione di Abido e dal I millennio Sebennito, nel Delta. In
realtà, a parte questi due luoghi di culto principali, i monumenti e gli
oggetti contestualizzati mostrano che il suo culto era presente in molti
siti dell’Antico Egitto specialmente nel Sud.
Sebbene la presenza del culto di Onuris risalga almeno alla fine del
terzo millennio, quando il suo nome compare nell’onomastica privata
e nei titoli sacerdotali, tuttavia non abbiamo praticamente nessuna conoscenza circa le sue funzioni, la sua mitologia e la sua iconografia
prima della XVIII dinastia. Come aveva già riconosciuto Junker, Onuris è spesso rappresentato insieme alla dea leonessa Mehyt (intercambiabile con altre divinità femminili raffigurate nello stesso modo, come Tefnut, Sechmet e Bastet e difficilmente riconoscibili senza una
didascalia di riferimento) ma questa associazione non si delinea fino al
Nuovo Regno e fino a quel momento le due divinità non sono associate insieme in nessun genere di fonte, per cui diventa difficile provare
con certezza la leggenda che associa il dio cacciatore alla leonessa fin
dai periodi più antichi. Dal Nuovo Regno è ben documentato anche il
suo parziale sincretismo con Shu e si fa via via più evidente, con il
passare del tempo, la sua partecipazione ai miti dell’occhio, soprattutto quello solare, come divinità cacciatrice che va a riprendere in terra
straniera la selvaggia leonessa, forma dell’occhio stesso. Soprattutto
nel periodo greco‒romano diventa ben chiara la funzione di Onuris
anche come dio combattente e la sua associazione con le divinità (tra
le quali spicca Horo) che operano per difendere l’ordine supremo contro il serpente Apophi o gli animali rappresentativi di Seth.
Per quanto riguarda l’iconografia di Onuris relativa alle epoche
precedenti al Nuovo Regno, sappiamo che nell’iscrizione sulla statua
di Gegi (CG 71) 5 , un dignitario vissuto durante il regno di Merenra
(VI^ dinastia), il nome di Onuris è scritto con un determinativo che
raffigura un uomo in atto di tirare una lancia e da questo documento
potremmo ipotizzare che quella fosse l’iconografia originale di Onuris
ma ovviamente questa ipotesi non può avere un riscontro certo. Que5
L. BORCHARDT,
Statuen und Statuetten I, CGC, p. 60
Il dio Onuris: un’indagine di iconografia religiosa
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sto stesso determinativo per il nome di Onuris è stato ricostruito sulle
tracce rimaste dell’iscrizione di un sigillo (Innsbruck 1396) appartenente al regno di Chephren 6 Su una tavoletta da scriba (JE 37734) 7 ,
invece, proveniente da una mastaba nella necropoli di Giza e datata alla V^-VI^ dinastia, troviamo una lista di divinità tra le quali compare
l’immagine di un dio antropomorfo con corona a doppia piuma e bastone o scettro e questa raffigurazione, soprattutto per via del copricapo, è stata avvicinata alla nostra divinità ma anche in questo caso la
mancanza del nome o altra didascalia esplicita non ne fa una attribuzione certa. Dagli oggetti con iscrizioni posteriori alla 18esima dinastia possiamo desumere che il profilo iconografico di base di Onuris,
precedente al periodo greco‒romano, è costituito da una figura antropomorfa con una particolare acconciatura formata da una corona piatta
(modio), sormontata da quattro alte piume e generalmente poggiata
sopra una corta parrucca riccia. Lo studio dello sviluppo iconografico
di Onuris (dalle prime rappresentazioni fino all’epoca tolemaica) e
della sua evoluzione mitologica sarà proprio l’oggetto del nostro lavoro.
6
7
P. KAPLONY, Die Rollsiegel des Alten Reichs II, pp.
E. BROVARSKI in ASAE 71 (1987), pp. 40-41 e pl. I
83-84 e pl. XXVII
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