Inconvenienti legati alla vaccinazione contro le infezioni respiratorie virali nel gatto* S. DAWSON, BVMS, PHD, MRCVS R. M. GASKELL, BVSC, PHD, MRCVS University of Liverpool L’herpesvirus felino (FHV), anche noto come virus della rinotracheite felina, e il calicivirus felino (FCV) sono i due agenti eziologici principali delle infezioni del tratto respiratorio superiore nel gatto.1-3 In passato, entrambi i virus venivano isolati con frequenza approssimativamente uguale da gatti affetti da forme respiratorie. Recentemente invece, gli autori e altri ricercatori hanno notato che il calicivirus, rispetto all’herpesvirus, viene isolato con frequenza leggermente superiore al previsto4,5. Questa differenza è attribuibile all’efficacia relativa dei due vaccini. INFEZIONI RESPIRATORIE VIRALI: NOZIONI GENERALI Le infezioni sostenute dall’herpesvirus felino e dal calicivirus felino provocano la comparsa di manifestazioni a carico delle vie aeree superiori rappresentate da starnuti, scolo oculare e nasale e congiuntivite; ma, mentre l’infezione erpetica (Fig. 1) solitamente assume caratteri di maggiore gravità, la seconda spesso si associa allo sviluppo di ulcere nella cavità orale3 (Fig. 2). Esiste un unico sierotipo di herpesvirus felino mentre sono noti diversi ceppi di calicivirus che si distinguono per lievi differenze di antigenicità e patogenicità. Alcuni di questi ceppi sono stati associati ad una sindrome febbrile accompagnata da zoppia, con o senza segni orali o respiratori;6-8 inoltre il virus è stato associato a forme di stomatite cronica. 4,9,10 Nella Tabella 1 vengono confrontate le caratteristiche delle infezioni sostenute rispettivamente dall’herpesvirus felino e dal calicivirus felino. Trasmissione Nella maggior parte dei casi, il gatto contrae l’infezione per contatto diretto, oronasale o congiuntivale, con un animale infetto. L’infezione può essere trasmessa anche indirettamente attraverso ambienti, attrezzature o personale contaminato, sopprattutto nell’ambito ristretto di un gattile. Entrambi i virus sono relativamente labili nell’ambiente esterno: l’herpesvirus sopravvive al massimo *Da “The Compendium on Continuing Education for the Practicing Veterinarian” Vol. 15, N. 10 ottobre 1993, 1347-1354. Con l’autorizzazione dell’Editore. 105 PATOLOGIA FELINA Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 Inconvenienti legati alla vaccinazione contro le infezioni respiratorie virali nel gatto FIGURA 1 - Scolo nasale e oculare di grave entità in un gatto con infezione sostenuta dall’herpesvirus felino. FIGURA 2 - Ulcera linguale in un gatto con infezione sostenuta dal calicivirus felino. per un giorno e il calicivirus per circa una settimana.11 I due microrganismi possono essere inattivati da una soluzione ottenuta associando ipoclorito sodico e un composto dell’ammonio quaternario.12 Si ritiene che la trasmissione aerea dei virus non rivesta un’importanza fondamentale, benché le gocce emesse con lo starnuto possano percorrere distanze di uno o due metri.13,14 Successivamente, in genere, si verifica una diminuzione esponenziale della percentuale di animali portatori; infatti 75 giorni dopo l’infezione il virus viene eliminato dal 50% circa dei soggetti e, probabilmente, soltanto un numero limitato di questi continuerà a diffonderlo per il resto della vita.17,18 Recentemente è stato dimostrato che il periodo di eliminazione del calicivirus felino può essere prolungato per effetto dell’infezione sostenuta dal virus dell’immunodeficienza felina (FIV), oppure in seguito all’uso di vaccini allestiti con calicivirus felini inattivati.19 I portatori del calicivirus felino possono essere suddivisi in base ai livelli di virus eliminato che possono essere elevati, medi o bassi; infatti ogni soggetto immette nell’ambiente quantità pressoché costanti di virus, che subiscono variazioni minime dalla media caratteristica dell’individuo.20 Poiché la quantità di virus diffuso talvolta è inferiore al livello di sensibilità del test, può essere necessario eseguire una serie di prelievi nell’arco di diverse settimane per identificare il virus nei soggetti che lo eliminano in piccole quantità. I portatori del calicivirus felino sono numerosi nonostante la pratica vaccinale. All’inizio degli anni ’70, prima che venissero introdotti i vaccini, alcuni controlli effettuati in Gran Bretagna evidenziarono che i soggetti che eliminavano il virus rappresentavano l’8% dei gatti tenuti in casa, il 25% di quelli da esposizione e il 40% di quelli appartenenti a colonie.21 Recentemente, gli autori e altri ricercatori hanno rilevato che circa il 20% dei gatti portati alla visita presso cliniche o ambulatori veterinari per motivi diversi da problemi respiratori o del cavo orale eliminano il calicivirus.4,5 Condizione di portatore Poiché entrambi i virus risultano relativamente labili nell’ambiente esterno, il ricorso ad un organismo portatore costituisce un meccanismo alternativo e sicuro per sopravvivere durante le fasi interepidemiche. L’herpesvirus felino è un tipico alfa-herpesvirus. In pratica, lo stato di portatore rappresenta la conseguenza normale dell’infezione ed è caratterizzato da periodi di latenza intervallati da episodi di eliminazione di virus infettante, che si verificano soprattutto in seguito ad eventi stressanti.15,16 Nel gatto, possono essere causa di stress i cambiamenti di abitazione, le permanenze in pensioni per gatti o in allevamenti, la partecipazione a mostre e i trattamenti con corticosteroidi. L’eliminazione del virus generalmente inizia una settimana dopo l’episodio stressante e si protrae per una o due settimane, nel corso delle quali gli animali possono manifestare lievi segni respiratori. Anche la gravidanza e l’allattamento possono favorire l’eliminazione del virus ed è importante notare che quando i titoli sierici degli anticorpi materni sono bassi, i gattini possono essere protetti dalla malattia ma non dall’infezione e diventare portatori latenti senza manifestare alcun segno clinico.14 Lo stato di portatore del calicivirus felino è caratterizzato da episodi più o meno continui di eliminazione virale; tuttavia questi soggetti, a differenza dei portatori dell’herpesvirus felino, sembrano guarire spontaneamente e l’eliminazione cessa improvvisamente. La maggior parte dei gatti infetti continua ad eliminare il microrganismo attraverso l’orofaringe a distanza di 30 giorni dall’infezione. 106 VACCINAZIONE La vaccinazione contro i due principali virus respiratori del gatto viene ormai praticata da diversi anni e, in genere, si è dimostrata relativamente efficace per il controllo della malattia. Ciò nonostante, si verificano ancora forme di Tabella 1 Confronto fra i caratteri peculiari dell’infezione da herpesvirus felino e quelli dell’infezione da calicivirus felino Segni clinici Depressione Piressia Inappetenza Starnuti Colio di saliva Scolo nasale Scolo oculare Congiuntivite Cheratite ulcerativa Ulcere orali Ulcere nasali Zoppia Polmonite Calicivirus felino Herpesvirus felino + ++ + + ± ++ ++ ++ – +++ ++ ++ + +++ ++ ++ +++ ++ +++ +++ +++ + + – – ± +++ si verifica quasi costantemente ++ si verifica comunemente + si verifica in alcuni casi ± si verifica in pochi casi – assente minore gravità e i problemi possono nascere nei rifugi per gatti abbandonati o nei gattili (ad es. nei gatti giovani quando si esaurisce l’immunità materna). I gattini sono maggiormente esposti all’infezione poiché sia l’herpesvirus che il calicivirus sono estremamente diffusi nella popolazione felina e i portatori clinicamente sani sono numerosi; queste due condizioni assicurano ampie possibilità di contagio. Pertanto, oltre alla vaccinazione, anche le modalità con cui viene tenuto l’animale rivestono un ruolo importante nel controllo della malattia. Sono disponibili diversi vaccini, fra cui quelli sistemici allestiti con virus vivo sia attenuato che inattivato e quelli ad uso intranasale costituiti da virus vivo attenuato. Recentemente, è stato descritto un herpesvirus felino manipolato geneticamente con delezione del gene della timidina chinasi che potrebbe rivelarsi utile per la produzione di vaccino.22 Mentre l’herpesvirus felino riconosce un unico sierotipo, fra i calicivirus felini esiste una variabilità antigenica. Pertanto, i ceppi di calicivirus utilizzati per l’allestimento dei vaccini devono possedere un ampio potere antigenico.23-25 Ciò nonostante, è probabile che la maggior parte dei vaccini attualmente utilizzati non induca una protezione completa contro tutti i ceppi del microrganismo5,8,26,27 e che l’uso diffuso di vaccini particolari possa favorire la selezione di alcuni di questi. Nei gatti sani che non hanno avuto precedenti contatti con il virus, tutti i tipi di vaccino inducono una protezione moderatamente buona contro la malattia, anche se non necessariamente contro l’infezione, e possono essere utilizzati con sufficiente sicurezza nei programmi vaccinali di routine. La maggior parte dei vaccini commercializzati è allestita con virus vivo attenuato e, solitamente, offre risultati soddisfacenti. Tuttavia, questi vaccini devono essere somministrati con attenzione; infatti gli autori hanno osservato che, nel caso vengano inavvertitamente inalati dall’animale (ad es. se il gatto lecca il punto di inoculazione o se dalla siringa fuoriescono alcune goccioline), possono indurre la comparsa di segni respiratori.28 Pertanto, nelle colonie di gatti in cui il virus è del tutto assente è preferibile fare uso del vaccino inattivato. I vaccini somministrati per via intranasale probabilmente inducono una protezione periferica migliore di quelli sistemici, benché a prezzo di maggiori effetti collaterali,29,30 quali episodi di starnuti di lieve entità e talvolta altre manifestazioni che solitamente si risolvono nell’arco di pochi giorni senza ricorrere ad alcun trattamento. Tuttavia, la somministrazione intranasale è utile quando si renda necessario lo sviluppo rapido dell’immunità, ad es. nel corso di epidemie o all’interno dei rifugi per gatti. È stato dimostrato che la protezione completa contro l’infezione si instaura a 4 giorni di distanza dalla vaccinazione intranasale e la protezione parziale compare già dopo due giorni.31 L’età più adatta per vaccinare i gattini può essere difficile da stabilire. In linea generale, la prima vaccinazione deve essere effettuata con un vaccino sistemico all’età di 9 settimane, epoca in cui, nella maggior parte dei casi, i titoli anticorpali materni sono diminuiti tanto da non determinare più fenomeni di interferenza. La seconda dose deve essere inoculata a 3-4 settimane di distanza dalla prima. Tuttavia, l’efficacia degli anticorpi materni può avere una durata alquanto variabile a seconda degli individui. Gli anticorpi diretti contro l’herpesvirus possono durare da 2 a 10 settimane14,32, mentre quelli contro i calicivirus possono persistere fino a 10 - 14 settimane.33 Inoltre, sono scarse le ricerche condotte per mettere in relazione i titoli anticorpali materni con lo stato protettivo o con fenomeni di interferenza con il vaccino. Per questo, i gattini spesso contraggono le infezioni respiratorie a causa della possibile mancanza di immunità. Poiché i gatti portatori sono numerosi, vi è un’elevata disponibilità di virus in grado di infettare questi soggetti sensibili. Al fine di evitare la mancanza di immunità è possibile applicare diverse misure. Le gatte possono essere vaccinate nel corso della gravidanza con un vaccino inattivato che contribuisce alla protezione dei gattini prolungando la persistenza degli anticorpi di origine materna.34 È anche possibile anticipare la vaccinazione nei gattini. Spesso si rendono necessarie alcune misure particolari (fra cui lo svezzamento precoce e l’isolamento) anche per assicurare che i gattini, al momento della vaccinazione, non si trovino in fase di incubazione o siano già portatori del virus.3 Nei programmi vaccinali precoci, vengono trattati con vaccino sistemico i gattini che abbiano raggiunto le tre quattro settimane di vita, e la vaccinazione viene ripetuta ad intervalli di tre - quattro settimane fino all’età di 12 settimane. Benché alcuni vaccini sistemici non sembrino in grado di indurre uno stato protettivo se somministrati in presenza di anticorpi materni,35 è stato segnalato che alcuni prodotti vaccinali sono efficaci anche in presenza di bassi livelli di immunità materna.36 Un altro metodo è la vaccinazione precoce per via intranasale, con cui gli anticorpi di origine materna non interagiscono.35,37,38 Benché i vaccini intranasali normalmente vengano impiegati all’età di 12 settimane, risultano vantaggiosi anche nei gattini più giovani, soprattutto nell’ambito di colonie in cui l’affezione ha assunto carattere enzootico. Poiché lo stesso vaccino intranasale talvolta può indurre la comparsa di lievi manifestazioni cliniche, il prodotto deve essere utilizzato in soggetti molto giovani soltanto quando 107 PATOLOGIA FELINA Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 Inconvenienti legati alla vaccinazione contro le infezioni respiratorie virali nel gatto esista un rischio elevato e inevitabile di contagio. L’età adatta per la vaccinazione dipende in qualche misura dall’età in cui erano comparse le manifestazioni cliniche gattini appartenenti allo stesso gruppo, ad esempio, se l’affezione si era sviluppata fra la quarta e la quinta settimana di vita, la vaccinazione dovrà essere eseguita all’età di tre settimane e ripetuta all’età di 8 e di 12 settimane.39 Tuttavia, alcuni dati sembrano indicare che non sia necessario utilizzare dosi multiple di vaccino intranasale.36 In generale, l’immunità contro le infezioni respiratorie virali feline non è particolarmente elevata o persistente. Solitamente si consiglia di ripetere il vaccino annualmente benché, in alcuni casi (ad es. nei gatti riproduttori o in quelli anziani che vengono portati per la prima volta in una pensione), sia preferibile eseguire richiami semestrali. REAZIONI VACCINALI Le reazioni vaccinali, per definizione, si verificano ad una settimana circa di distanza dalla vaccinazione. I segni clinici che vengono comunemente riscontrati sono manifestazioni a carico delle vie aeree superiori e degli occhi e sviluppo di ulcere in cavità orale. È stata osservata anche una zoppia a carattere acuto e febbrile, accompagnata o meno da manifestazioni respiratorie o orali.27,40 Queste reazioni compaiono tipicamente fra il sesto e il settimo giorno dopo il primo intervento vaccinale ed è stato suggerito che possano essere associate alla parte di vaccino costituita dal calicivirus. Tuttavia, ricerche recenti hanno evidenziato che, benché alcuni ceppi virali isolati da casi di zoppia conseguenti alla reazione vaccinale appaiano simili al virus vaccino appropriato, la maggior parte differisce da quest’ultimo ed è pertanto identificabile con ceppi da strada.27 Probabilmente, nella maggior parte dei casi, la comparsa di reazioni vaccinali evidenti è attribuibile alla vaccinazione eseguita in gatti con malattia in incubazione. Questa evenienza è particolarmente verosimile nei gattini giovani che solitamente vengono vaccinati quando gli anticorpi di origine materna iniziano a diminuire. Il periodo di incubazione dei virus respiratori felini generalmente è compreso fra 2 e 10 giorni, ma occasionalmente risulta più lungo raggiungendo le due o tre settimane.14 Inoltre, il gatto potrebbe già essere un portatore di virus da strada e, nella maggior parte dei casi, avere manifestato precedentemente un quadro clinico di tipo respiratorio. Sia i portatori di herpesvirus che i portatori di calicivirus sono estremamente diffusi nella popolazione felina ed entrambi possono presentare segni persistenti o ricorrenti riferibili al danno procurato dall’infezione primaria. Inoltre, i portatori dell’herpesvirus possono eliminare il microrganismo e mostrare segni clinici in seguito ad eventi stressanti. È stato suggerito che l’intervento vaccinale e l’interruzione della normale routine quotidiana talvolta possano costituire una causa di stress. È estremamente improbabile che la vaccinazione possa indurre la guarigione nei soggetti portatori, mentre è sicuramente possibile, nel caso dell’herpesvirus felino, che l’intervento vaccinale riduca la gravità degli episodi di eliminazione. I vaccini sistemici allestiti con virus vivo modificato non inducono la comparsa della malattia se vengono somministrati correttamente, mentre, come è stato accennato in 108 precedenza, possono determinare lo sviluppo di un quadro clinico se raggiungono inavvertitamente le vie respiratorie. Recentemente, gli autori hanno notato che, somministrando un vaccino sistemico allestito con calicivirus felino vivo in soggetti precedentemente immunizzati, il virus apparentemente si localizza a livello dell’orofaringe; tuttavia, il significato epizootologico di questo reperto non è stato chiarito.41 I segni clinici che si possono sviluppare in seguito alla vaccinazione intranasale sono stati discussi precedentemente. Solitamente, sono rappresentati da episodi di starnuti di lieve entità che compaiono a distanza di 5 - 9 giorni dalla vaccinazione in una percentuale di gatti che può arrivare al 60%, benché talvolta siano state osservate manifestazioni di maggiore gravità.29,30,42 Generalmente, le reazioni vaccinali attribuibili ai vaccini costituiti da virus vivo sono relativamente rare. Tuttavia, le modificazioni della flora microbica e qualunque affezione concomitante (soprattutto le malattie infettive immunodepressive del gatto, come la leucemia felina e l’immunodeficienza felina) possono determinare la comparsa di segni clinici che non si svilupperebbero in condizioni normali. INSUCCESSI VACCINALI Gli apparenti insuccessi vaccinali possono riconoscere diverse interpretazioni. Supponendo che il vaccino sia efficace e che sia stato conservato e somministrato in modo corretto, anche in condizioni ideali la protezione conferita non è necessariamente completa in tutti gli animali trattati. Sul campo possono essere presenti malattie intercorrenti, fra cui in particolare le infezioni sostenute dai virus immunodepressori che riducono la protezione conferita dalla vaccinazione contro i virus respiratori. Recentemente, gli autori hanno osservato che l’infezione sostenuta dal virus dell’immunodeficienza felina riduce significativamente l’efficacia della successiva vaccinazione, eseguita con vaccino a virus vivo, contro le infezioni da calicivirus.19 Anche le infezioni di notevole gravità possono svolgere un ruolo nell’insuccesso vaccinale e, in situazioni particolari (ad es. un’epidemia di malattia respiratoria in una pensione per gatti) la presenza di livelli elevati di virus può provocare lo sviluppo della malattia clinica anche nei soggetti vaccinati. Inoltre, in alcuni gattini, la persistenza di titoli sierici elevati di anticorpi materni può interferire con il programma vaccinale originale. Nelle colonie, la malattia respiratoria può colpire i gattini (come esposto in precedenza) sia per la mancanza di immunità che a causa dell’elevato rischio di esposizione dovuto ai portatori. Benché i gatti vaccinati siano protetti nei confronti della malattia, non lo sono necessariamente contro l’infezione e possono diventare portatori e fonte di virus per altri soggetti.18,43 La vaccinazione eseguita per via intranasale induce nei gatti lo stato di portatore della frazione di vaccino costituita dal calicivirus (attenuato), mentre sembra proteggerli, almeno a breve termine, dallo sviluppo dello stato di portatore di herpesvirus.29 È stato anche evidenziato che i vaccini diffusamente impiegati al momento attuale probabilmente non proteggono contro tutti i ceppi di calicivirus felino; pertanto la malattia clinica può essere riscontrata anche in animali vaccinati. I vaccini polivalenti contro i calicivirus felini hanno lo scopo di ampliare il raggio di protezione44 e, in alcuni paesi, sono già disponibili. Altri agenti patogeni delle vie respiratorie, quali Chlamydia psittaci 45,46 o Bordetella bronchiseptica47 (che non rientrano nei vaccini contro i virus respiratori) possono essere coinvolti nei casi di insuccesso vaccinale. 21. 22. 23. NOTE SUGLI AUTORI I Dr. Dawson e Gaskell sono affiliati ai Department of Veterinary Pathology and Veterinary Clinical Science della University of Liverpool, Veterinary Field Station, Leahurst, Neston, Wirral, United Kingdom. 24. 25. 26. 27. BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. Kahn DE, Hoover EA: Infectious respiratory diseases of cats. Vet Clin North Am 6: 399-413, 1975. Knowles JO, Gaskell RM: Control of upper respiratory diseases in multiple cat households and catteries, in August J (ed): Consultations in Feline Internal Medicine. Philadelphia, WB Saunders Co, 1991, pp 563-569. 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