Darwin non Fa Rima con Verde: Evoluzione, Strategie di Selezione Sessuale ed Ecologia In-Mind Italia 1, 6–12 http://it.in-mind.org ISSN 2240-2454 Johanne Huart1,2 and Benoit Dardenne1,2 1 University of Liège, Belgium, e 2 Center for Behavioral and Cognitive Neuroscience, University of Liège, Belgium Keywords psicologia evoluzionistica, selezione sessuale, inclusive fitness, differenze di genere, comportamenti sostenibili Ogni giorno dobbiamo scegliere centinaia di volte (più o meno consciamente) tra comportamenti ecologici e non-ecologici. Svegliarsi con una sveglia meccanica o elettrica? Fare la doccia o il bagno? Con un bagnoschiuma ecologico o non-ecologico? Bere il caffè classico o biologico? Chiudere l’acqua mentre ci laviamo i denti o lasciarla aperta? Guidare fino al lavoro o utilizzare i trasporti pubblici… Nonostante le crescenti evidenze dei danni ambientali, nonostante i continui richiami a prendersi cura dell’ambiente, gli esseri umani sono riluttanti a comportarsi ecologicamente. Inoltre, gli studi empirici hanno ripetutamente provato che ciò è particolarmente vero nel caso dei maschi (ad es., Kopelman, Weber, & Messick, 2002; Mohai, 1992; Zelezny, Chua, & Aldrich, 2000). Molti fattori possono spiegare questa riluttanza. Per alcuni anni, i ricercatori nelle scienze sociali hanno cercato di scoprire quali ne siano le cause. In questo articolo, ci focalizzeremo su un approccio evoluzionistico a questa riluttanza, che sembra suggerire che semplicemente gli esseri umani non sono equipaggiati per comportarsi in modo ecologico… soprattutto i maschi. Per introdurre l’approccio evoluzionistico, innanzitutto descriveremo sinteticamente alcuni punti centrali della psicologia evoluzionistica1. Quindi, vedremo come alcuni principi degli ecologisti siano in conflitto con le radici evoluzionistiche degli esseri umani. L’evoluzione ha modellato affetti, cognizioni e comportamenti L’idea centrale dell’approccio evoluzionistico è che l’eDescrivere sinteticamente l’approccio evoluzionistico non è semplice. Questa descrizione non ha lo scopo di essere esaustiva ma di aiutare a capire l’articolo. Per un esame dettagliato sul tema, si veda l’ultimo manuale di Buss (2005). Altre precisazioni sono comunque presenti nelle note. 1 Fig. I. Uomo con bambino che tagliano gli alberi. voluzione abbia modellato tanto il corpo quanto gli affetti, le cognizioni ed i comportamenti. Edward O. Wilson (1975), il fondatore di questo approccio, definiva un adattamento come “ogni struttura, processo fisiologico, o pattern comportamentale che rende un organismo più idoneo a sopravvivere e riprodursi rispetto ad altri membri della stessa specie” (p. 577). In altre parole, affetti, cognizioni e comportamenti che hanno permesso ai loro “proprietari” di sopravvivere e trasmettere i loro geni ad altri, quindi adattivi, hanno più probabilità di apparire nelle generazioni future e diventare parte della natura umana. Ad esempio, l’attrazione sessuale di un maschio per donne anziane non lo aiuterà certo a riprodursi e di conseguenza questa attrazione non sarà trasmessa genetiCorrispondenza: E-mail: [email protected] Evoluzione ed ecologia 7 camente alle generazioni future, diversamente dall’attrazione per donne giovani e fertili, che invece è adattiva (e, come vedremo, si riscontra universalmente). per selezionare ed attrarre i partner, che meglio rispondano ai propri bisogni per massimizzare la trasmissione dei geni. Ci siamo adattati ad un ambiente di cacciatori-raccoglitori Le migliori strategie di accoppiamento per maschi e femmine Essendo un processo molto lento, l’evoluzione non ha avuto luogo in tempi recenti ma ha modellato l’umanità nel Pleistocene, un ambiente di cacciatori e raccoglitori2, in cui l’umanità ha passato circa il 99.5% della propria esistenza3. Oggigiorno, alcuni affetti, cognizioni e comportamenti non sono più adattivi o sono addirittura pericolosi nell’ambiente moderno, ma non sono facili da modificare: l’evoluzione li ha “impressi” nei nostri cervelli, proprio per il valore adattivo che hanno avuto nell’ambiente dove l’evoluzione ha avuto luogo (Crawford, 1998). Selezione naturale e sessuale L’evoluzione procede attraverso due tipi di selezione: la selezione naturale, che favorisce la sopravvivenza del più idoneo, e la selezione sessuale, che favorisce la trasmissione dei geni4 selezionando, tra le altre cose, le strategie di accoppiamento che ne favoriscano la trasmissione. La selezione sessuale è alla base delle diverse strategie di accoppiamento degli esseri viventi, strategie che variano a seconda delle particolarità di una specie. Ad esempio, alcune specie sono monogame altre poligame. Le strategie di accoppiamento variano anche all’interno di una stessa specie, tra maschi e femmine, quando vi sono differenze di genere nella quantità minima di energia necessaria alla riproduzione5 (Bateman, 1948; Trivers, 1972). Questo è vero nel caso degli esseri umani: la riproduzione “costa” un rapporto sessuale ed uno spermatozoo (tra un’infinità di) ai maschi versus un rapporto sessuale, più un ovulo (tra pochi disponibili) e nove mesi di gravidanza alle femmine. Di conseguenza, maschi e femmine hanno sviluppato differenti strategie6 Questo ambiente viene chiamato “Ambiente dell’Adattamento Evolutivo” (Environment of Evolutionary Adaptedness; Bowlby,1969). 3 Il genere Homo è apparso durante il Pleistocene circa 2 milioni di anni fa. L’agricoltura è apparsa solo durante l’Olocene, 10.000 anni fa. Il periodo dall’Olocene ad oggi è un battito di ciglia nella storia dell’umanità, troppo breve perché nuovi adattamenti potessero emergere. 4 La trasmissione dei geni che va oltre l’immediata riproduzione del singolo individuo considerando la riproduzione dei consanguinei è definita “Idoneità Complessiva” (Inclusive Fitness; Hamilton, 1964). 5 Ciò che viene definito “Investimento Parentale Minimo” (Minimum Parental Investment; Bateman,1948) 6 Per una descrizione più completa, si veda Buss (1998), Buss 2 Entrambi i generi hanno interesse ad offrire cibo, protezione e cure alla propria prole al fine di aumentarne le possibilità di sopravvivenza (Hill & Hurtado, 1996) e la successiva riproduzione (Geary, 2005). Ciò è particolarmente vero per le femmine, il cui investimento parentale minimo è superiore a quello dei maschi. Di conseguenza, le donne sono più esigenti nella scelta di un compagno. A loro volta, i maschi sono il genere che compete di più per ottenere una partner (Bateman, 1948). La migliore strategia di trasmissione dei geni per un maschio (vedi, ad es., Buss, 1998) è di accoppiarsi con il maggior numero possibile di donne fertili (short-term mating – accoppiamento a breve termine) e di associarsi stabilmente (long-term mating – accoppiamento a lungo termine) con una donna la cui salute e fertilità siano superiori alla media e durevoli, al fine di allevare, proteggere e nutrire i figli (investimento parentale). La partner a lungo termine dovrebbe essere anche affidabile (gli uomini perderebbero molto ad investire nella prole di un altro uomo) ed avere qualità prosociali (come la generosità). Selezionare questa strategia non significa tradire costantemente la propria moglie; è, piuttosto, espressione di criteri universali e tuttora prevalenti, relativi a ciò che gli uomini considerano attraente in una donna e a ciò che le donne mettono in mostra per attrarre gli uomini. Questi criteri sono stati rilevati sistematicamente (Buss, 1998; Buss, 1989, uno studio celebre che valuta le preferenze nell’accoppiamento in 37 culture; Shackelford, Schmitt & Buss, 2005): i maschi prediligono nella donna salute e fertilità, traducibili in attrattività fisica. Ciò implica, ad esempio, una silhouette a clessidra (fianchi larghi e vita stretta), simmetria facciale, etc. I maschi sono più selettivi nella ricerca di una partner a lungo termine, preferendo una donna di lunga fertilità (donne più giovani) e con qualità morali e prosociali. A loro volta, le femmine in tutti i periodi storici ed in tutte le culture, hanno cercato di evidenziare le caratteristiche fisiche che le rendono più attraenti agli occhi dei maschi, a volte anche con trucchi, quali corsetti o, attualmente, chirurgia plastica (Singh & Singh, 2011). Sono anche più disponibili e premurose rispetto ai maschi, soprattutto in pubblico e quando sono interessate ad una relazione romantica (Griskevicius et al., 2007). La migliore strategia di accoppiamento per una donna e Schmitt (1993). 8 (Buss, 1998) è di trovare un partner che la aiuti a crescere e nutrire i figli (accoppiamento a lungo termine), e un partner che sia portatore di buoni geni. Se queste qualità non sono entrambe disponibili nello stesso maschio, la migliore strategia sarebbe quella di associarsi stabilmente con il primo partner ma copulare con il secondo. La selezione di questa strategia non significa che ogni donna cercherà un marito ricco ed un amante promettente (anzi, è stato dimostrato che in genere le donne cercano il maschio che presenti il miglior compromesso tra queste due qualità, Buss & Shackelford, 2008). Come nel caso degli uomini, questa strategia si traduce in una serie di criteri relativi a ciò che le donne considerano attraente negli uomini e a ciò che gli uomini mettono in mostra per essere attraenti agli occhi delle donne, criteri che sono stati ripetutamente riscontrati dai ricercatori (Buss, 1989, 1998; Shackelford et al., 2005). Nella ricerca di un partner a lungo termine, le femmine cercano indizi di propensione all’investimento parentale, cioè status e/o risorse possedute ma anche l’intenzione a condividere tali risorse con la famiglia. Nella ricerca di un partner a breve termine, invece, le femmine prediligono indici di qualità genetica (che saranno poi ereditati dai figli) ma anche indizi di status di cui possono beneficiare e che indicano che il maschio possiede qualità desiderabili da ereditare, quali l’intelligenza (caratteristica spesso richiesta per raggiungere uno status elevato). Manifestare queste qualità può avere conseguenze negative ma in termini evoluzionistici aumenta l’attrattività dei maschi7. Ad esempio, tra le varie conseguenze negative vi sono: consumismo vistoso (acquisto di prodotti costosi per evidenziare lo status, alle spese di una successiva sicurezza economica; Griskevicius et al., 2007; Krueger, 2008); attributi fisici tipicamente maschili (mento squadrato, mascelle forti, calvizie… ) legati ad alti livelli di testosterone che, se troppo alti, possono anche essere dannosi per la salute, ma segnalano buoni geni (Dabbs & Dabbs, 2000); la tendenza all’aggressività tra maschi e i comportamenti rischiosi, che indicano il bisogno dei maschi di competere per accoppiarsi (Dabbs & Dabbs, 2000). Come vedremo tra breve, soprattutto i maschi interessati all’accoppiamento a breve termine sono più inclini a mostrare questi segnali. È importante sottolineare che la preferenza per strategie a breve versus lungo termine e l’adozione dei comportamenti associati a tali strategie variano durante il corso di vita; ad esempio, i maschi più giovani sono più inclini alle relazioni a bre7 Questo tipo di strategia è esposta nella “Teoria della Segnalazione Costosa” (Signalling Theory; Zahavi, 1975): tra le specie in cui i maschi investono meno nella prole, i maschi, per attrarre le femmine, utilizzano più spesso caratteristiche di un certo peso e che possono addirittura essere dannose ma che segnalano la qualità dei loro geni. Un facile esempio di segnale “costoso” è la coda di pavone, che svantaggia il pavone nella fuga dai predatori, attrae parassiti, costa energia, ma segnala alle femmine quanto forti siano. Huart & Dardenne ve termine rispetto ai maschi più maturi (Buss, 1998). Sulla base di questo background teorico/empirico, nella seguente sezione mostreremo come l’approccio evoluzionistico, che considera i processi di selezione, possa essere utile a capire la riluttanza ad adottare comportamenti ecologici. Fig. 2. Charles Darwin 200 anniversario. Alcuni cavalli di battaglia degli ecologisti vanno contro la lezione evoluzionistica “Sii ecologista per il bene delle generazioni future” versus ignora il futuro Uno degli argomenti degli ambientalisti è che dovremmo comportarci in modo ecologico proprio ora per il bene delle generazioni future. È una bellissima idea ma gioca contro ciò che gli evoluzionisti chiamano “ignorare il futuro,” ossia il fatto che gli esseri umani preferiscano un beneficio anche modesto ma immediato piuttosto che uno ingente ma dilazionato nel tempo. Infatti, quando vivevano nell’ambiente di cacciatori-raccoglitori, gli esseri umani erano esposti a situazioni continuamente mutevoli e a continui rischi per la propria vita. Non avevano quindi interesse ad aspettare troppo a lungo per un beneficio, anche maggiore, perché la situazione in futuro avrebbe potuto essere così differente da far sfumare l’eventuale ricompensa. Ciò era particolarmente vero per i maschi, i cui compiti di caccia e le strategie di selezione sessuale sono più rischiose che per le femmine. E tra i maschi, ciò è ancora più vero per quelli interessati ad accoppiamenti a breve termine, quindi esposti a maggiore competizione intra-gruppo (Wilson & Daly, 2004). Il fenomeno dell’ignorare il futuro è stato studiato in numerose situazioni differenti. I ricercatori l’hanno evidenziato sia nei maschi che nelle femmine (Wilson, Daly, Gordon, & Pratt, 1996). Sebbene, come previsto Evoluzione ed ecologia dall’approccio evoluzionistico, questo fenomeno sia stato riscontrato maggiormente nei maschi che nelle femmine (Kirby & Marakovic, 1996; Wilson et al., 1996). Inoltre, è stato trovato che il fenomeno di ignorare il futuro era molto maggiore nei maschi (ma non nelle femmine) che erano stati stimolati sessualmente attraverso una manipolazione sperimentale (esposizione a concetti associati all’accoppiamento a breve termine; Wilson & Daly, 2004). Questi risultati e le teorie che corroborano non sono facilmente riconciliabili con i moniti ad impegnarsi (cambiare i nostri comportamenti) per risultati che sorpassano le nostre aspettative di vita, specialmente per quanto riguarda i maschi (soprattutto quelli interessati a numerose conquiste). “Sii ecologista per il bene delle generazioni future, soprattutto dei paesi sotto-sviluppati” versus altruismo Oltre ad ignorare il futuro, un altro fattore può ridurre la propensione ad agire per il bene delle generazioni future, soprattutto quelle che vivono in paesi distanti. Poiché la selezione naturale promuove comportamenti che massimizzano la trasmissione dei geni, gli esseri umani hanno la tendenza a comportarsi altruisticamente (adottare comportamenti costosi per il singolo ma vantaggiosi per altri) maggiormente con le persone geneticamente vicine che con le persone con cui hanno meno probabilità di condividere un alto tasso genetico: ad esempio, aiutare i parenti aumenta la probabilità di trasmettere geni condivisi; più stretto il grado di parentela, più saranno i geni condivisi. Di conseguenza, la probabilità di aiutare qualcuno decresce in funzione della distanza genetica (Hamilton, 19648). In alcuni casi, è invece vantaggioso per il singolo aiutare persone non imparentate, quando alcune condizioni sono soddisfatte, come la possibilità che le persone aiutate possano poi restituire l’aiuto9 (Trivers, 1971). Questi modelli teorici sono sostenuti da numerosi studi. Ad esempio, Pollet (2007) ha trovato che i figli degli stessi genitori investono di più nella loro relazione rispetto a fratelli con un genitore diverso, pur vivendo in condizioni comparabili. Stewart-Williams (2007) ha studiato i comportamenti di aiuto tra fratelli, cugini, amici e conoscenti, ed ha trovato che, tra i membri di una stessa famiglia, una maggiore vicinanza genetica era associata a più alti livelli di aiuto. Inoltre, gli amici ricevevano lo stesso livello di aiuto solo nel caso di comportamenti di aiuto di entità trascurabile: l’aiuto vero, costoso, è riservato solo ai fratelli. Quindi, chiedere alle persone di fare sacrifici per persone geneticamente lontane o non-imparentate, che forse non vedranno mai e che sicuramente non restituiranno il favore, è contrario alle condizioni fondamentali richieste per attuare comportamenti di aiuto, che l’evoluzione ha proQuesta teoria è chiamata “Teoria della Selezione Parentale” (Kin Selection Theory). 9 Ciò che viene chiamato “altruismo reciproco” (Trivers, 1971). 8 9 grammato negli esseri umani (Heinen & Low, 1992/2007). “Compra prodotti verdi” versus consumismo vistoso Come abbiamo visto precedentemente, le donne apprezzano segnali che indicano possesso di risorse materiali e status, inclusa la tendenza dei maschi ad ostentare il consumismo, soprattutto nel caso di accoppiamenti a breve termine (Krueger, 2008; Sundie et al., 2011). I prodotti ecologici generalmente non sono associati ad uno status alto. Sono contrapposti a prodotti alternativi di lusso e costosi, non-verdi. Quindi, il richiamo ad utilizzare prodotti verdi, soprattutto per i maschi, è difficile da conciliare con il bisogno di un consumismo vistoso. Questo punto in parte spiega le differenze di genere che si riscontrano nei comportamenti ecologici: i maschi hanno buone ragioni per preferire prodotti di lusso rispetto a prodotti verdi. Una seconda spiegazione risiede nell’interesse dei maschi nei confronti dei valori prosociali ostentati dalle femmine: quest’ultime hanno interesse a comperare prodotti verdi per evidenziare quanto siano premurose. Griskevicius e colleghi (2007) hanno confermato l’attrazione delle donne nei confronti di prodotti che indicano generosità. Ci potrebbero essere invece condizioni nelle quali l’ecologia beneficia della tendenza degli uomini al consumismo vistoso: quando i prodotti verdi sono costosi e l’acquisto/utilizzo è pubblico (il successo della Toyota Prius è un buon esempio). Infatti, nei maschi una generosità sfacciata può essere indice di alto status: attraverso la generosità pubblica i maschi mostrano il loro status elevato e ottengono prestigio sociale (Henrich & Gil-White, 2001). Inoltre, poiché le donne considerano importante la propensione a condividere status e risorse con loro e con la potenziale prole, i maschi che condividono le proprie risorse con sconosciuti guadagnano una reputazione prosociale, un elemento considerato molto importante nelle scelta di un partner romantico (Cottrell, Neuberg, & Li, 2007).10 In uno studio, Griskevicius, Tybur e Van den Bergh (2010) hanno infatti trovato che fornire ai partecipanti motivazioni all’acquisto basate sullo status aumentava la tendenza ad acquistare prodotti ecologici, ma solo quando l’acquisto era pubblico (e non privato) e soprattutto quando i prodotti verdi erano più costosi delle alternative non-verdi. Questo risultato è emerso non solo nel caso delle donne, che devono mostrare le loro qualità morali e prosociali, ma anche per i maschi. Di conseguenza, i prodotti verdi che esprimono ricchezza e generosità saranno preferiti da entrambi i generi, ma per ragioni diverse: dovrebbero essere preferiti dai maschi perché indicano benessere, e dalle femmine perché indicano generosità. Naturalmente, non vogliamo suggerire di aumentare il prezzo dei prodotti 10 Questo è un esempio di “altruismo competitivo” (Roberts, 1998; Van Vugt, Roberts, & Hardy, 2007). 10 verdi, ma troviamo interessante mostrare come i processi evoluzionistici dovrebbero essere considerati quando si cerca di modificare il comportamento delle persone. Huart & Dardenne stoso possano giocare contro le cause ambientaliste. Non avevamo la pretesa di essere esaustivi ma solo di introdurre il lettore all’importanza di considerare anche le spiegazioni evoluzionistiche (in modo complementare ad altre spiegazioni) per comprendere la natura umana e, nello specifico, la riluttanza a comportarsi in modi sostenibili. Come Penn e Mysterud (2007) spiegano nel loro libro “Evolutionary Perspectives on Environmental Problems,” “la sostenibilità è un obiettivo ammirevole, ma anche le nostre politiche devono essere sostenibili, e quindi abbiamo bisogno di politiche che siano compatibili con la natura umana” (p. 2). A proposito di evoluzione ed ecologia Cosa pensi del tuo vicino (maschio) che compra una Porsche Cayenne? È un consumatore vistoso che vuole mostrare il suo status nel contesto di una competizione intra-genere. Cosa pensi del tuo vicino (maschio) che compra una Toyota Prius? È un consumatore vistoso, palesemente generoso, che vuole mostrare il suo status nel contesto di una competizione intra-genere. Ha un vantaggio sul primo. Fig. 3. Il negozio Shared Earth che vende solo prodotti verdi. Ora chiuso. Cosa pensi del tuo vicino (maschio) che compra una bicicletta? Conclusione È intelligente e generoso ma non vincerà la competizione, perché non evidenzia lo status. Nonostante le crescenti evidenze dell’impatto deleterio degli esseri umani sul nostro pianeta, rimaniamo riluttanti ad adottare comportamenti sostenibili. Molte persone attribuiscono questa noncuranza allo stile di vita moderno, insensibile nei confronti della natura. Invece, i dati osservati da popolazioni di cacciatori-raccoglitori suggeriscono che in queste società le persone non siano più rispettose delle risorse naturali di quanto lo siamo noi (per una rassegna, vedi Alvard, 1999/2007). Se la cultura non è la sola responsabile della riluttanza a comportarsi in modo sostenibile nei confronti della natura, lo è forse la natura stessa? Ormai da alcuni anni, gli scienziati evoluzionisti studiano come e perché l’evoluzione abbia plasmato affetti, cognizioni e comportamenti degli esseri umani, e quali siano i collegamenti esistenti tra precedenti adattamenti e la nostra attuale incapacità a comportarsi in modi sostenibili per la conservazione del pianeta. In questo articolo, abbiamo visto come alcuni adattamenti dovuti all’evoluzione, quali ignorare il futuro, altruismo reciproco, e consumismo vi- Qual è per un maschio la strategia migliore per trasmettere i suoi geni alle generazioni future? Investire in una famiglia con una moglie sana, giovane e fidata, ed avere quante più amanti fertili. Qual è per una femmina la strategia migliore per trasmettere i suoi geni alle generazioni future? Avere un marito ricco (o di alto status) e, se il marito non ha buoni geni, un amante attraente. La psicologia evoluzionistica è sessista? Dire che maschi e femmine sono diversi non significa attribuirgli un diverso valore e nemmeno che debbano comportarsi come prescritto. Semplicemente, offre ipotesi che derivano dalla teoria evoluzionistica e le confronta ai dati. Evoluzione ed ecologia Riferimenti bibliografici Alvard, M. S. (2007). Evolutionary ecology and resource conservation. In D. Penn & I. Mysterud (Eds.), Evolutionary perspectives on environmental problems (pp. 81-103). New Brunswick, NJ; London, UK: Aldine Transaction. (Reprinted from Evolutionary Anthropology, 7, 62-74, 1999) Bateman, A. J. (1948). Intra-sexual selection in Drosophila. Heredity 2 (Pt. 3), 349–368. Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss (Vol. 1). London, UK: Hogarth. Buss, D. M. (1989). Sex differences in human mate preferences: Evolutionary hypotheses tested in 37 cultures. Behavioral and Brain Sciences, 12(1), 1-49. Buss, D. M. (1998). The psychology of human mate selection: Exploring the complexity of the strategic repertoire. In C. Crawford & D. L. Krebs (Eds.), Handbook of Evolutionary Psychology: Ideas, Issues and Applications (pp. 405-430). Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum. Buss, D. M. (Ed.) (2005). The handbook of evolutionary psychology. Hoboken, NJ: John Wiley & Sons Inc. Buss, D. M., & Shackelford, T. K. (2008). Attractive women want it all: Good genes, economic investment, parenting proclivities, and emotional commitment. Evolutionary Psychology, 6(1), 134-146. Buss, D. M., & Schmitt, D. P. (1993). Sexual strategies theory: An evolutionary perspective on human mating. Psychological Review, 100, 204-232. Cottrell, C. A., Neuberg, S. L., & Li, N. P. (2007). What do people desire in others? A sociofunctional perspective on the importance of different valued characteristics. Journal of Personality and Social Psychology, 92, 208–231. Crawford, C. (1998). Environment and adaptations: then and now. In C. Crawford & D. L. Krebs (Eds.), Handbook of evolutionary psychology: Ideas, issues and applications (pp. 275-302). Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum. Dabbs, J. M., & Dabbs, M. G. (2000). Heroes, rogues, and lovers: Testosterone and behavior. New York, NY: McGraw-Hill. Geary, D. C. (2005). Evolution of paternal investment. In D. M. Buss (Ed.), The Handbook of evolutionary psychology (pp. 483-505). Hoboken, NJ: John Wiley and Sons. Griskevicius, V., Tybur, J. M., Sundie, J. M., Cialdini, R. B., Miller, G. F., & Kenrick, D. T. (2007). Blatant benevolence and conspicuous consumption: When romantic motives elicit strategic costly signals. Journal of Personality and Social Psychology, 93(1), 85-102. Griskevicius, V., Tybur, J. M., & Van den Bergh, B. (2010). Going green to be seen: Status, reputation and conspicuous conservation. Journal of Personality and Social Psychology, 98(3), 392-404. Hamilton, W. D. (1964). The genetical evolution of social behaviour. Journal of Theorical Biology, 7, 1-52. Heinen, J. T., & Low, R. S. (2007). Human behavioural ecology and environmental conservation. In D. Penn & I. Mysterud (Eds.), Evolutionary perspectives on environmental problems (pp. 9-29). New Brunswick, NK; London, UK: Aldine Transaction. (Reprinted from Environmental Conservation, 19, 105-116, 11 1992). Henrich, J., & Gil-White, F. J. (2001). The evolution of prestige: Freely conferred deference as a mechanism for enhancing the benefits of cultural transmission. Evolution and Human Behavior, 22, 165–196. Hill, K., & Hurtado, M. (1996). Ache life history: The ecology and demography of a foraging people. New York, NY: Aldine de Gruyter. Kirby, K. N., & Marakovic, N. (1996). Delay-discounting probabilistic rewards: Rates decrease as amounts increase. Psychonomic Bulletin & Review, 3(1), 100104. Kopelman, S., Weber, J. M., & Messick, D. M. (2002). Factors influencing cooperation in commons dilemmas: A review of experimental psychological research. In E. Ostrom, T. Dietz, N. Dolsak, P. C. Stern, S. Sonich, & E. U. Weber (Eds.), The drama of the commons (pp. 113-156). Washington DC: National Academy Press. Krueger, D. J. (2008). Male financial consumption is associated with higher mating intentions and mating success. Evolutionary Psychology, 6(4), 603-612. Mohai, P. (1992). Men, women, and the environment. Society and Natural Resources, 5, 1-9. Penn, D. J., & Mysterud, I. (2007). Introduction: The evolutionary roots of our ecological crisis. In D. Penn & I. Mysterud (Eds.), Evolutionary perspectives on environmental problems (pp.1-8). New Brunswick, NJ; London, UK: Aldine Transaction. Pollet, T. V. (2007). Genetic relatedness and sibling relationship characteristics in a modern society. Evolution and Human Behavior, 28(3),176– 185. Roberts, G. (1998). Competitive altruism: From reciprocity to the handicap principle. Proceedings of the Royal Society of London, Series B, 265, 427–431. Shackelford, T. K., Schmitt, D. P., & Buss, D. M. (2005). Universal dimensions of human mate preferences. Personality and Individual Differences, 39(2), 447458. Singh, D., & Singh, D. (2011). Shape and significance of feminine beauty: An evolutionary perspective. Sex Roles, 64, 723-731. Stewart-Williams, S. (2007). Altruism among kin vs. nonkin: Effects of cost of help and reciprocal exchange. Evolution and Human Behavior, 28(3), 193198. Sundie, J. M., Kenrick, D. T., Griskevicius, V., Tybur, J. M, Vohs, K. D., & Beal, D. J. (2011). Peacocks, Porsches, and Thorstein Veblen: Conspicuous consumption as a sexual signalling system. Journal of Personality and Social Psychology, 100(4), 664-680. Trivers, R. L. (1971). The Evolution of Reciprocal Altruism. The Quarterly Review of Biology, 46(1), 35–57. Trivers, R. L. (1972). Parental investment and sexual selection. In B. Campbell (Ed.), Sexual selection and the descent of man, 1871-1971 (pp. 136–179). Chicago, IL: Aldine. Van Vugt, M., Roberts, G., & Hardy, C. (2007). Competitive altruism: Development of reputation-based cooperation in groups. In R. Dunbar & L. Barrett (Eds.), Handbook of evolutionary psychology (pp. 531–540). Oxford, UK: Oxford University Press. Wilson, E. O. (1975). Sociobiology: The new synthesis. 12 Huart & Dardenne Oxford, UK: Belknap Press of Harvard University Press. Wilson, M., & Daly, M. (2004). Do pretty women inspire men to discount the future? Biology Letters, 271 (S4), 177-179. Wilson M., Daly M., Gordon, S., & Pratt, A. (1996). Sex differences in valuations of the environment? Population & Environment, 18, 143-159. Zahavi, A. (1975). Mate selection: A selection for a handicap. Journal of Theoretical Biology, 53, 205-214. Zelezny, L. C., Chua, P. P., & Aldrich, C. (2000). Elaborating on gender differences in environmentalism. Journal of Social Issues, 56, 443-457. [Traduzione di Giulio Boccato & Elena Trifiletti] Johanne Huart ha svolto il dottorato di ricerca all’Università Cattolica di Louvain (UCL) ed ora è assistente di ricerca all’Università di Liège, in Belgio. Le sue ricerche si focalizzano sulla cognizione sociale, sui fattori coinvolti nei comportamenti sostenibili, con un interesse speciale per l’approccio evoluzionistico. Benoit Dardenne ha svolto il dottorato di ricerca all’Università Cattolica di Louvain (UCL). È stato assistente di ricerca all’Università del Massachussets (USA), poi ricercatore di ruolo per il Fondo Nazionale per la Ricerca Scientifica (FNRS, UCL), ed ora è professore e capo del dipartimento di psicologia sociale all’Università di Liege. I suoi temi di ricerca spaziano da giudizio sociale a sessismo, paternalismo e, naturalmente, comportamenti sostenibili.