Smascherare i fannulloni? Siamo dottori, non detective

di Michel e Bocci
OMA. Allargano le braccia.
Giurano che loro, i medici di
famiglia, non sono complici dei
fztrbetti del certificato. Innocenti, anche se su quei certificati c'è la loro
firma. Dopo lo sciopero nazionale della
polizia municipale, dopo il caso dei vigili
romani che a decine si erano messi in malattia a Capodanno scatenando polemiche
(è in corso anche un'inchiesta della Procura), i professionisti che hanno firmato i
certificati di malattia si assolvono. O almeno ci provano. Loro, assicurano, non hanno
colpe, perché se il malato è immaginario ci
sono casi in cui lo stetoscopio non può far
nulla. Insistono: come scoprire se il mal di
testa c'è davvero o se è solo una scusa per
non andare al lavoro? Non c'è modo di
uscirne, dicono tutti nelle dichiarazioni
ufficiali. Ma se si parla con alcuni medici
di base e si promette loro l'anonimato il
quadro cambia: «Lo capisco benissimo
quando una persona che mi chiede di restare a casa non ha niente, mi succede
spesso. Ma non posso farci nulla: se nego
il certificato, il paziente cambia medico.
Qualcuno disposto a fargli il referto lo trova sempre», è il ritornello comune. Insomma un misto di rassegnazione, superficialità, impotenza.
Nelle dichiarazioni ufficiali, i medici però elencano un'infinità di malattie «non
obbiettivabi:li», ovvero impossibili da verificare: cefalea, gastroenterite, nausea,
stanchezza, giramenti di testa. Una lunga
lista, che offre sempre una scappatoia a chi
vuole restare a casa uno o due giorni- «È
sbagliato pensare che rilasciare un certificato significhi controllare, noi facciamo il
nostro lavoro, che non è quello di scovare i
?'urbi» dice Pina Onotri del sindacato dei
medici di famiglia
Smi. «Ci sono problemi di salute per i
quali possiamo fare
riferimento solo a
Cefalea,
quello che dicono i
nausea,
pazienti, non c'è alstanchezza,
cun modo di verifigiramenti
care se siano reali o
ditestasono
meno. Mi sono cainverificabili
SUL BANCO DEGLI IMPUTATI DOPO LA PIOGGIA DI CERTIFICATI DEI VIGILI LRBANI
DI RUMAACAPUDANNO 31 t ge i
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a SI DIFLNDUNU.
-LA SOLUZIONE? FARE AUTOCERTIFCARE LE MALATTIE BREVI DAI LAVORATORI»
Smascherare
i fannulloni?
Siamo dottori,
non detective
A destra,
Alberto Sordi
in
ii medico
della mutua,
un film
del 1968
diretto
da Luigi Zampa
pitati autisti di autobus e piloti di aereo che
ani hanno riferito stanchezza e astenia non
dovuta a cause organiche particolare. Cosa
facevo, li mandavo comunque al lavoro? F
se capitava un incidente? Sarebbe più semplice e lineare fare autocertificare le malattie brevi agli stessi lavoratori, poi sta al
datore di lavoro trovare dei sistemi per
scovare i furbi che abusano di questo strumento».
La Cgia di Mestre ha provato a fare due
conti sulle assenze per malattia nel nostro
Paese. Ne] 201: una su quattro di quelle dei
dipendenti pubblici è durata proprio un
giorno. Il dato è salito (di quasi 116 per cento) rispetto al 2012. Nel privato il dato si
ferma a circa la metà. Questi lavoratori
hanno meno di frequente problemi di salute. E non è detto che sia necessario uno
studio epidemiologico per spiegare la differenza. Forse ci sarebbe bisogno di una
ricerca di sociologia del lavoro. Le assenze
che durano tra i 2 e i 3 giorni sono per il
pubblico il 36,1 per cento del totale e per il
privato il 31,2 per cento . A Ilest. re hanno
fatto anche una classifica provinciale delle
assenze da un giorno nel servizio pubblico.
In testa c 'è Palermo (38,4 per cento del totale) seguita da Catania (35,6 per cento) e
Trapani (84 per cento ). In coda ci sono
Bolzano ( 10,5 per cento), Belluno ( 12,8 per
cento) e Udine ( 14,2 p er cento ). Delle cosid-
Sopra,
agenti della polizia
municipale manifestano
a Roma.
A sinistra,
festeggiamenti
per il nuovo anno
nella capitale 83 vigili
su 100 la notte
del 31 dicembre
erano fuori servizio
dette visite fiscali, quelle per verificare che
il lavoratore sia effettivamente a casa malato, si occupano Inps (per chi è impiegato
nel privato e in certi casi anche nel pubblico) e As] (per i dipendenti pubblici). Va
anche il medico che va a fare le verifiche,
di fronte a certe patologie, può ben
poco. «Intanto bisognerebbe evitare
1ipresidente
l'affollamento degli
studi medici a caudegli Ordini:
sa di persone che
«KNeWincertezza
hanno bisogno di
un certificato di un
solo giorno. Per
bisogna
tutelare
il paziente»
questo ci sarebbe bisogno di un'auto attestazione del lavoratore», dice Alfredo Petrone, segretario nazionale per l'Inps della
Fimmg, i] sindacato dei medici di famiglia«Dopo, se necessario, vengono fatti dei controlli a casa. Il sistema dell'Inps ormai permette in tempo reale di valutare "stranezze", ad esempio dice se una persona prende
malattia sempre lo stesso giorno della settimana. In quel caso scatta il controllo». E
cosa a cosa può servire quella verifica? «In
realtà a ben poco, di fronte a problemi di
salute non verificabili» ammette Petrone_
Amedeo Bianco, senatore del Pd e presidente della Federazione degli Ordini dei
medici italiani (incarico per il quale ha an-
nunciato di non volersi ricandidare), la vede
così: «Intanto chi riceve a casa la visita del
collega dell'Inps e non ha niente non può
uscire per fare la spesa o andare al cinema.
E questo è comunque un risultato. Inoltre
l'idea di ricevere un controllo magari disincentiva qualcuno a dichiarare una finta
malattia. Del resto diciamo da tempo di non
avere strumenti di verifica rispetto a certe
patologie. E se anche se c'è íl dubbio di essere presi in giro, nell'incertezza bisogna
sempre tutelare prima il paziente».
Quella di Bianco è una difesa senza spazio per l'autocritica. «Quando ci sono casi
di malattie "di massa" nello stesso settore
pubblico oppure privato, dobbiamo ricordarti che queste vengono certificate da
decine o addirittura centinaia di medici
diversi, che non sono in grado di rendersi
conto di quello che sta succedendo. I meccanismi di controllo stanno in mano
all'Inps, dove arrivano tutti i certificati
ormai in tempo reale grazie alla trasmissione telematica. Se ci sono allarmi riguardo a certi settori, scatta il controllo. Quindi, per favore, evitiamo di parlare sempre
di medici compiacenti coni fannulloni. Noi
facciamo il nostro lavoro».
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