MARIA, PERSONA IN RELAZIONE NEL VISSUTO DEI FEDELI ITALIANI L’uomo è un essere fondamentalmente sociale e quindi relazionale e realizza tale caratteristica in modi molto diversi. Egli attua i suoi rapporti sulla base di una dinamica interindividuale sia in senso culturale che si esprime come trasmissione tra emittente o destinatario, sia in un’ottica di fede che si manifesta come connessione tra la creatura e il creatore. Questa situazione esprime così la polivalenza delle componenti che costituiscono la sua natura, non solo sul piano ontologico e culturale, ma anche su quello storico e religioso che ha le sue forme di concretizzazioni nella comprensione sociologica della sua esistenza1. Ovviamente le varie configurazioni: la storica e antropologica e quella culturale e religiosa sono molto diverse tra loro, pur avendo forti collegamenti. Nella specificità delle due relazioni occorre sottolineare che la prima si colloca nell’orbita della culturalità2, mentre la seconda rimane nell’orbita teologica3. Pertanto anche la loro spiegazione e approfondimento vengono a collocarsi sul piano del contenuto e del metodo, come una realtà polivalente che riguarda le diverse scienze e specificamente: la psico-sociologia, da una parte, e la teologia, dall’altra. In questo senso è possibile anche parlare di una doppia modalità secondo cui riferire questo argomento alla figura di Maria. Da una parte si rileva il rapporto di Maria con Dio, dall’altra, quello tra Maria e i fedeli. Nella prima considerazione Maria è destinataria di privilegi che Dio le concede in vista della missione cui l’ha destinata, ma anche come agente di una risposta d’amore verso Dio. D’altra parte si può cogliere l’amore di Maria verso gli uomini, affidati a Lei come figli da Cristo morente sulla croce, ma anche come destinataria di una relazione che i suoi devoti attuano verso di lei, confermando quanto lei stessa dice nel Magnificat: tutte le genti mi chiameranno Beata4. In questo intervento mi limito alla dimensione psico-sociologica in cui la relazione con Maria, si trasforma in devozione, che peraltro sottintende il triplice significato teologico: sottolineatura della azione divina nella vita di Maria, la sua esemplarità comportamentale, la sua intercessione a favore dei devoti, che trasfigura la corrispondente mediazione psicosociologica. La devozione a Maria, come quella anche espressa verso i santi, quindi, si può capire e studiare nei termini di una particolare forma di relazione. Tale connessione evidenzia il modo come i fedeli vedono la figura di Maria, ne esaltano la grandezza, ne apprezzano l’intercessione e, nello stesso tempo, ne percepiscono l’amore, ne sperimentano l’intervento nella loro vita, ecc.5 Per questo la stessa espressione: “Maria, persona in relazione”, ci riporta ad una visione teologica, da una parte, e ad un tipico fenomeno antropologico e culturale dall’altra 6. Da tale situazione deriva anche l’aspetto sociologico fondamentale, nel senso più normale e diretto dell’espressione, ma che richiede delle precisazioni concettuali e una conseguente ed adeguata descrizione fenomenologica7. 1. L’ottica sociologica: L’apporto sociologico, che è quello che ci interessa nel contesto della presente riflessione, prolunga ed estende in campi adiacenti le considerazioni essenziali circa questo argomento e le applica al comportamento concreto della gente in genere e nel contesto italiano in particolare. Occorre precisare tuttavia che lo studio delle relazioni può essere attuato sul piano individuale, in base alla dinamica psicologica dei rapporti interpersonali e su quello collettivo, connesso con la teoria delle manifestazioni comunitarie o collegiali. In ognuno di tali ambiti è necessario l’uso di modi differenziati e applicati ai vari livelli, in dipendenza: della natura dei tratti psico-sociologici prevalenti in certi ambienti e del tipo e della storia delle singole realtà culturali8. In tale contesto va sottolineato che la componente relazionale si attua in modo differenziato a seconda che i soggetti siano presenti l’uno all’altro o che siano più vicini tra loro per quanto riguarda il riferimento spaziale e temporale, ma anche in base alla pariteticità della condizione esistenziale dei protagonisti9. Per questo diventa importante sottolineare in un primo tempo la connessione del concetto di relazione con quello di devozione, e poi vedere le implicazioni analitiche delle diverse proposte teoriche avanzate in questo campo. a. Relazione come devozione Ovviamente ognuna di tali tipi di relazioni ha le sue specificità, che possono e devono essere chiarite e puntualizzate per quanto riguarda i parametri fondamentali di ogni relazione: presa di coscienza di sé, effettivo riconoscimento dell’altro, affermazione biunivoca della presa di coscienza e del riconoscimento che quindi diventa reciproco. Questi tre parametri fondamentali a loro volta hanno modalità specifiche in base alle differenti caratteristiche culturali, per cui la relazionalità stessa si manifesta in modi diversi nel tempo (aspetto storico) e nello spazio (aspetto culturale)10. In rapporto al punto di vista sociologico, secondo cui vogliamo affrontare questo tema, occorre notare che ci sono, al di là delle istanze derivanti dalla direzione verticale con Dio, che è quella fondamentale, due modalità principali. Esse riguardano, ma in modo diverso, la “relazione” (o devozione) con i santi e in particolar modo con Maria, come presentata dalla teologia, da una parte, e le relative caratteristiche storiche e culturali che essa assume nel contesto di una data popolazione cui si fa riferimento, nel nostro caso all’Italia, dall’altra11. D’altra parte, tale spiegazione di tipo culturale si applica a tutti i rapporti che gli uomini registrano e che rientrano nella componente quotidiana della loro vita sociale. Ma essa presenta delle differenze a seconda che si tratta di una relazione tra persone presenti fisicamente o lontane tra loro, oppure che si collocano su piani esistenziali diversi, sia pure supportati e integrati da una visione di fede. In questo ultimo caso la relazionalità si veste delle caratteristiche della devozione, per cui il fedele imposta la sua relazione realizzando i tre momenti o parametri fondamentali in modo molto particolare. In questo senso si ha la coscienza che il terzo passo è asimmetrico e si colloca nell’ambito della fede, in cui la reciprocità del riconoscimento si configura come percezione di una risposta entro la logica e le forme della fede12. È importante inoltre specificare che come fenomeno che si colloca nella socialità dell’uomo, la relazione-devozione può essere spiegata per la parte culturale in base alle indicazioni contenutistiche e metodologiche proprie di tutte le relazioni. Per questo è possibile utilizzare le teorie corrispondenti per approfondire l’argomento e riscontrarne le specificità comportamentali e operative in base. b. Le principali teorie esplicative L’approfondimento dello studio sociologico delle relazioni, anche in rapporto a quella che un singolo individuo attua verso i Santi e la Vergine, non è soltanto possibile, ma, come 2 vedremo, anche doveroso, per far progredire sempre più la conoscenza della realtà umana nella sua globalità. Si possono individuare, pertanto, due grandi teorie entro cui collocare il tentativo di spiegazione del fenomeno in questione che quindi favoriscono la prospettiva di comprensione delle dinamiche concrete e i relativi procedimenti euristici. Un primo tipo di approccio si rifà alla sociologia della conoscenza. Tale impostazione facilita la comprensione di una certa figura nella sua individualità ed entro una data cultura. Essa coglie anche le dinamiche proprie che si esplicano nelle diverse forme e nei differenti meccanismi e fattori della convivenza sociale. Essa inoltre spiega ed include le istanze e/o coordinate storiche, che riguardano la sua presenza come fatto collocato in un certo periodo storico e culturale. In tal modo si può cogliere in pienezza il significato dell’operatore sociale e dei suoi comportamenti che comprende e sviluppa l’approccio sociologico applicato alla singola persona, mostrando il processo generale dell’interrelazione sociale13. Una seconda prospettiva è data dalla teoria della figura di riferimento, che mette in risalto le modalità o forme del fenomeno dell’influenza sociale che si constata nel rapporto tra un soggetto preminente nei confronti dei suoi ammiratori14. Per quanto riguarda il protagonista, la teoria rende evidente: la sua polivalenza, la diffusione della sua fama, la capacità di attrazione ideale (in altri casi si potrà parlare anche di “suggestione”, di “fascinazione” o di “mitizzazione” della “personalità preminente”) e le coordinate spaziotemporali e le concretizzazioni specifiche dell’esplicitazione dell’influenza15. A riguardo dei destinatari segnala i presupposti individuali e collettivi del fascino che essi subiscono, mostra i meccanismi caratteristici di percezione della preminenza, evidenzia la disponibilità a lasciarsi plasmare che si registra. Ne conseguono modalità soggettive attraverso cui si diventa “ammiratore” fino a trovare, spesso, nel proprio “idolo” fonti e forme d’identificazione. Nel caso di Maria (ed anche dei santi) gli ammiratori si trasformano in “devoti”16. Tali due teorie danno un proprio contributo nella spiegazione del tema: Maria, persona e donna in relazione sia per cogliere in modo adeguato la figura della Vergine. Si tratta sia della visione teologica della Vergine che comprende la sua storia e il suo rapporto con Dio basato sulla sua funzione di essere la Madre del Verbo Incarnato, sia della relazionalità con i fedeli che rientra in una sfera di fede e di culturalità, in cui ha importanza anche la componente psico-dinamica che caratterizza i comportamenti dei fedeli, oggetto del nostro interesse in questo contesto. La specificazione connessa con il presente intervento, infatti, è data dalla spiegazione culturale in base al quale si piegano i fenomeni vissuti da soggetti entro un dato contesto, e dalla modalità secondo cui essi percepiscono l’altro termine della relazione, nel nostro caso, Maria17. In questo senso si nota un’elevata ampiezza delle manifestazioni della relazionalità devozione verso Maria e che in vari modi e da parte di molti autori sono analizzate o comunque elencate, sia dal punto di vista diacronico o storico e dal punto di vista sincronico o culturale. In ogni caso si pongono in evidenza le diverse caratteristiche, componenti, aspetti e in una parola la ricchezza culturale ed espressiva che la devozione mariana comporta. Essa si estende a tutti gli aspetti della cultura che mostrano la complessità del rapporto di una data comunità con Maria. In tale aspetto è poi implicata la validità del tipo di approccio conoscitivo euristico, da una parte, e, dall’altra, la messa in evidenza dei parametri antropologici generali e culturali della relazione-devozione. Per terminare questa sezione possiamo affermare che in questo modo non solo è giustificata la trattazione sociologica, ma si rende necessaria come un contributo nel contesto e nell’ottica di un’impostazione interdisciplinare. Tali termini generali peraltro registrano non solo sfumature ed aspetti secondari diversi secondo il principio che la culturalità in senso 3 storico, ma anche richiede la sottolineatura delle configurazioni e delle specificità locali o sub-culturali in rapporto al contesto più concreto e più delimitato entro cui esso è collocato. Pertanto è possibile individuare gli aspetti specifici delle singole modalità che ogni popolazione in base alla sua cultura utilizza, per esprimere la sua devozione. Non parliamo della componente simbolica ed espressiva, già trattata in altre opere18, e ci limitiamo a presentare alcuni risultati che rientrano nell’ambito socioculturale attuale in Italia. Nel far questo impostiamo le veloci notazioni basandoci su uno schema multidimensionale che rende più logica completa e plausibile l’affrontare ogni argomento religioso dal punto di vista sociologico. La relazione-devozione, infatti, come comportamento caratterizzato dalla premessa della concezione che si ha della fede, si esprime secondo una specifica ritualità, comporta aspetti comunionali tra fedeli e con Maria, implica la percezione di Maria come figura di riferimento e quindi come modello di vita. Tuttavia a tale riguardo esiste un certo problema circa la modalità di rendersene conto e di renderne conto, come situazioni oggettive e documentate. Questo dipende dal fatto che, a tale riguardo, la scientificità dipende anche dall’attuazione di indagini circa un dato argomento. 2. Multidimensionalità delle espressioni Le manifestazioni della relazionalità-devozione verso Maria presentano un’elevata ampiezza di aspetti concreti. Vari autori hanno studiato le forme concrete o le hanno analizzate o comunque elencate, sia dal punto di vista diacronico o storico e dal punto di vista sincronico o culturale. La ricerca comunque si estende a tutti gli aspetti della cultura che mostrano la complessità e la varietà, in base alle diverse culture, del rapporto di una data comunità umana e religiosa con Maria. In tale aspetto è poi implicata la validità del tipo di approccio euristico, da una parte, e l’evidenziazione dei parametri antropologici generali e culturali della relazione-devozione, dall’altra. In base alle teorie esposte, la modalità di intendere la relazionalità culturale con Maria, può riguardare, come abbiamo accennato, i molti ambiti particolari che sono variamente articolati sia per i contenuti cui fanno riferimento, sia per le peculiarità metodologiche secondo cui sono studiati. In modo sintetico tali vari aspetti convergono verso una prima tipologia fondamentale che abbraccia, da una parte, le modalità fattuali della cultura, concretizzate in vari aspetti della struttura materiale o simbolica e quindi rappresentativa o espressiva della medesima19, e, dall’altra, le forme relazionali del comportamento umano. Queste ultime si materializzano negli atti mentali, atteggiamenti, motivazioni, che stimolano ai comportamenti, che quindi ripropongono la visione della relazionalità caratterizzata dalla coscienza degli attori e che rende concreto in forme rituali con i rispettivi gesti o simboli e comunque atti performanti la relazione-devozione. La relazione-devozione, infatti, si esprime come comportamento caratterizzato dalla concezione che si ha della fede, si manifesta secondo una specifica ritualità, comporta aspetti comunionali tra fedeli e di questi con Maria, e implica la percezione di Maria come figura di riferimento e quindi come modello di vita. Tuttavia a tale riguardo esiste un certo problema circa la modalità di rendersene conto e di renderne conto, che sembra contraddetta da situazioni oggettive poco documentate e da una considerazione di marginalità in cui questa tema spesso appare. Questo dipende dal fatto che i risultati scientifici dipendono normalmente dall’attuazione concreta di indagini circa un dato argomento. 4 In realtà in riferimento all’argomento mariano, occorre prendere atto che lo studio empirico della devozione mariana risulta in un certo senso marginale rispetto allo studio della religiosità in genere. Fanno eccezione gli studi sulla religiosità popolare e quello su certi santuari mariani. Ciò può essere dovuto a varie ragioni: mancanza di committenza a tale riguardo, eccetto alcune ricerche riguardanti qualche santuario mariano, mancanza di interesse degli stessi ricercatori di argomento religioso, che normalmente si soffermano su temi generali della vita religiosa della gente20. Anche riguardo alla situazione italiana i dati non sono molti. Spesso si tratta di rilevazioni di alcuni aspetti della vita religiosa riferibili a Maria come parte complementare delle ricerche sulla religiosità in genere21. Inoltre essi sono condotti spesso con metodi e forme di puntualizzazione che rendono i dati discontinui e non cumulabili tra loro. In altre situazioni si registrano dati non garantiti dal rigore metodologico necessario, per cui i dati non riproducono la realtà in modo fedele ed oggettivo che permetta di arrivare a forme di generalizzazioni scientifiche valide e significative. Ciononostante consultando in modo approfondito la letteratura corrente, specie come abbiamo accennato in relazione alla religiosità popolare, nel cui ambito si riscontra una letteratura piuttosto abbondante22, è possibile attuare una un’esposizione essenziale. Nel fare questa nostra sintesi, diventa molto opportuno utilizzare un adeguato schema multidimensionale che mette in evidenza i quattro ambiti fondamentali della vita religiosa: l’accettazione delle credenze circa la figura di Maria, l’attuazione dei vari riti mariani, l’aspetto comunitario derivante dalla devozione a Maria, le implicazioni morali conseguente dalla sua esemplarità23. a. L’accettazione della fede. Essa riguarda gli elementi importanti e fondamentali che tengono conto sia dell’aspetto storico: Maria come madre di Cristo e quindi come colei che ha concepito e ha dato alla luce il Figlio di Dio, per cui ella sta alla base della nuova fase dell’economia della salvezza. Il dato storico è anche importante per evitare che tutto si trasformi in favola o in mito e che la figura della Vergine svanisca tra le nuvole dei fumetti. In tale aspetto è rilevante quindi vedere se e come siano visti e considerati gli altri aspetti di storia e di fede che caratterizzano la figura di Maria24. In particolare occorre notare come si attua la concezione, la comprensione e quindi l’accettazione dei titoli o privilegi della Vergine. Spesso, infatti, emergono alcuni dubbi su varie tematiche mariane. Non tutti comprendono e accettano la Verginità di Maria, specie nel parto e dopo il parto, come invece accetta la chiesa. Così anche non sempre si hanno idee chiare circa il corretto significato di dogmi mariani come: l’Immacolata Concezione o l’Assunzione. Infine non mancano forme di comprensioni caratterizzate da una certo “naturalismo” a riguardo della Maternità divina di Maria25. b. L’attuazione delle pratiche Questo ambito include la grande estensione di occasioni, situazioni, espressioni e diffusione della religiosità popolare. Esso, in particolare modo, riguarda la preghiera rivolta alla Vergine che emerge come il primo destinatario dei soggetti cui la preghiera è rivolta, superando non solo Dio, ma anche Gesù Cristo, oltre che gli altri santi26. Questo fatto non elude tutti i problemi, derivanti dal livello globale o dalla considerazione circa la gerarchizzazione dei destinatari della preghiera. Inoltre spesso si rilevano le motivazioni della preghiera e le grazie richieste, e si fa sottolineare il senso di protezione che i fedeli 5 sperimentano da parte di Maria. Tuttavia si notano anche le occasioni, circostanze dell’accettazione dei fenomeni “para normali o preternaturali” specie in occasione di certe apparizioni vere o presunte27. In particolare va fatto riferimento ad aspetti specifici, riguardanti i pellegrinaggi, i santuari mariani, la partecipazione alle feste mariane28. Tali pratiche religiose, si nota, sono di gran lunga le più numerose, ma anche motivate in modo molto vario, con ragioni che vanno dalla giustificazione derivante dalla fede ad altre motivazioni meno valide o tradizionali, e, talvolta, anche non del tutto positive. In questo contesto comunque va detto che spesso la gente non attua tali devozioni nella loro funzione strumentale e di avvicinamento a Dio, ma non realizza tutto l’itinerario necessario per rendere autentiche tali manifestazioni. Importanti sono anche le modalità esecutive e la rispettiva connessione di tali atti devoti con le componenti liturgiche e sacramentali, ma a tale riguardo tante volte ci si accorge che la congiunzione non propriamente valida o sufficiente29. c. L’impegno sul piano comunitario Questa dimensione mette in rilievo il modo come concepire e vivere la comunione ecclesiale e la relazionalità tra i credenti, derivante dalla fede. La chiesa, infatti, percepisce se stessa come comunità e specialmente, dopo il Concilio ha maggiormente sottolineato una sua concezione comunionale che vede nella Vergine Maria la “prima discepola del Signore”. Tale titolo fa emergere la sua prestanza e preminenza rispetto agli membri della chiesa, anzi evidenzia la giustificazione della nuova invocazione come Madre della Chiesa. Del resto la stessa Lumem Gentium mette in risalto tale considerazione e, oltre a evidenziare la peculiarità del suo rapporto con Dio, ribadisce la visione della relazionalità orizzontale di Maria per cui Maria è vicina ai fedeli con la sua intercessione, ed essi possono sentirne l’amore e la protezione, viverne la comunione, registrare il sostegno che ella concede30. Tali aspetti peraltro sono evidenziati dalle modalità comunitarie di quasi tutte le forme di devozione, che quindi sono occasione di potenziamento della stessa comunione ecclesiale globale della chiesa. Più in particolare si possono notare gli aspetti comunitari molto spesso presenti nell’attuazione dei pellegrinaggi, come sopra abbiamo accennato, ma anche nella celebrazione delle molte feste liturgiche e popolari dedicate a Maria. Queste ultime peraltro sono attuate spesso con quelle inflessioni propriamente sociali e comunitarie che caratterizzano antropologicamente parlando, tutte le feste popolari, come momenti forti di rinsaldamento della relazionalità diacronica e sincronica, e possiamo aggiungere culturale e di fede, con i santi e specialmente con Maria. d. La coerenza a livello morale La devozione a Maria comprende anche altri aspetti importanti che portano alla sottolineatura della funzione e presenza di Maria come colei che ha realizzato sempre la volontà del Padre, rispondendo con piena coscienza al suo piano di salvezza, realizzando la missione che nel suo disegno imperscrutabile Egli le aveva assegnato. Ella quindi si presenta come esempio del modo di percorrere l’itinerario di fede, come testimone privilegiato dell’amore di Dio, come disponibilità ad ascoltare la Parola e a metterla in pratica, divenendo un modello da imitare. Queste varie caratteristiche in un linguaggio psico-sociologico sono riproposte dalla considerazione di Maria come figura di riferimento31. In questa dimensione va fatto rientrare tutto quanto sopra abbiamo detto a riguardo della teoria della figura di riferimento, per cui i fedeli scorgono in Maria non solo una “grande persona”, ma anche un elevato “modello”, con tutto quello che questo comporta. Essa è invito 6 alla santità, alla coerenza morale, all’impegno della crescita e del perfezionamento di se stessi, nella realizzazione dei diversi doveri umani e religiosi, nell’accettazione costante del piano di Dio. Questi aspetti della sua esemplarità, pertanto, richiamano tutta una dinamica di ammirazione, di fiducia, di proiezione ideale, per cui Maria diventa il punto focale della vita di tantissimi fedeli, che vogliono immedesimarsi in lei come ad una figura di riferimento che affascina e protegge, che guida e consola, ecc.32 3. Tipologia fondamentale La tipologia che si ricava e si espone in questa sintesi rappresenta uno spettro di situazioni tra loro molto distanti sia come connotazione sia come diffusione. Vanno comunque citati come “tratti” culturali della devozione degli italiani verso la Vergine. La loro stessa denominazione vuole già cogliere la modalità effettiva di intendere i rispettivi contenuti. Ovviamente in tale tipologia vanno distinti i tratti importanti derivanti dalla rispettiva componente oggettiva ed operativa e quelli derivanti dalla componente soggettiva, concettuale o motivazionale33. I singoli tipi ovviamente si dispongono in un continuum per cui la stessa individuazione va intesa in senso tipico-ideale proposto da M. Weber. Essi sono una forma scheletrica di rappresentazione di tipi che in un cultura concreta presentano sfumature diverse e differente dosaggio delle parti elementari34. a) Tipo “devoto”. Comprende un’impostazione teologica e positiva della figura di Maria in cui sostanzialmente prevalgono gli aspetti concettuali (visione della funzione di Maria) basati sulla Sacra Scrittura e teologia mariana. Sono accettati senza particolari difficoltà i dogmi mariani, considerati come momenti ed aspetti significativi della propria crescita spirituale. Anche le espressioni cultuali sono suggerite da tale visione di fede ed espresse con motivazioni valide, e attuate in forme rituali soggettivamente e oggettivamente significative e conformi alle indicazioni della chiesa e secondo modalità culturali autentiche e positive. Dalla devozione a Maria inoltre si ricava anche un vero senso ecclesiale e l’impegno per una vita cristiana coerente e impegnata secondo i dettami del Vangelo35. b) Tipo “ingenuo”. Raccoglie le modalità in cui predominano posizioni non ben focalizzate o non del tutto conformi ai contenuti teologici, quasi naturalizzando il soprannaturale. Si tratta di forme emotive e basate su una fede piuttosto implicita o autoselettiva e autogestita circa la Vergine. Psicologizzando eccessivamente ad es. la figura di Maria, si esagerano le sue doti femminili, tanto che a volte sembra che il suo amore possa essere più grande, più tenero di quello di Dio o che Ella quasi assolva alla funzione che sarebbe della natura umana di Cristo o dello Spirito Santo36. Tale tipo spesso si abbina a forme rituali poco corrette o proporzionate, sia in rapporto alla frequenza che a riguardo delle espressioni simboliche37. c) Tipo “folclorico”. Include la presenza di aspetti esteriori accettabili e validi, ma mancano gli aspetti interiori conoscitivi e le motivazionali adeguate. Così emerge un’eccessiva insistenza sulla componente teatrale e spettacolare di certe manifestazioni mariane. Sembra che la cosa più importante sia quella di incantare il pubblico, di concepire le feste come occasioni e fonte di gratificazione sensoriale, in cui non emerge sufficientemente il loro senso religioso, e rimanendo a livello di folklore. In questo modo, si ripetono contenuti di cui si è smarrito il 7 significato originale, per questo l’evento diventa fine a se stesso o riproduce solo un fatto arcaico, incomprensibile, carico di emotività, senza valenza o incidenza propriamente religiose38. d) Tipo “negativo”. Vi prevale una concezione della Vergine in contrasto più o meno accentuato con la prospettiva della fede. Nelle celebrazioni in suo onore non si coglie il relativo contenuto dottrinale. La gente spesso va dietro ad ogni rivelazione nuova, a presunti miracoli o apparizioni, in modo indiscriminato, anzi credulone39. In tali eventi è ricercata una sorta di appagamento di un falso senso religioso o soprannaturale, vedendo tali “eventi” in forme morbose e/o negative, talvolta in opposizione alla fede e alla fiducia in Dio e nella sua Provvidenza. Anzi talvolta i contenuti mariani sono distorti o finalizzati ad obiettivi superstiziosi, se non addirittura, immorali, come quando si prega la Madonna per causare del male agli altri o per ottenere “grazie” non in linea con la vita cristiana40. 4. Conclusione In conclusione è importante prendere atto della complessità che l’argomento comporta, dal punto di vista sia della vita di fede, sia dell’approccio sociologico. Il materiale disponibile presenta caratteristiche contrastanti: più abbondante e ricco quello riguardante l'aspetto fattuale (storico-culturale ed espressivo), più limitato e talvolta insufficiente, quello relativo alla componente comportamentale (concettuale e motivazionale). Anche la valutazione appare piuttosto ambivalente. Vi si nota la presenza di manifestazioni e comportamenti validi e significativi, ma anche tendenze ad usi strumentali o non del tutto condivisibili. Alcune volte emergono caratteristiche che configurano la devozione mariana come: superficiale, mal gerarchizzata, emotiva, strumentale, tendente al paranormale. Altre volte si riscontrano tratti di direzione opposta: teologicamente fondata (cristocentrica ed ecclesiale), esistenzialmente incisiva e sentita, popolarmente diffusa e inculturata. Vi si possono cogliere pregi e difetti propri della cultura italiana, che caratterizzano il complesso delle modalità espressive e rituali della devozione e della religiosità. Ne deriva diverse esigenze teoriche e pastorali. Da una parte, occorre di tentare di contrastare e limitare gli aspetti negativi e dall’altra, di sviluppare e potenziare quelli positivi. L’obiettivo dovrebbe essere quello di presentare una corretta impostazione sia teologica che socioculturale e far sì che la devozione mariana si configuri come una risorsa che aiuta la crescita cristiana individuale e sociale del nostro Paese. 8 Bibliografia BESUTTI G. Santuari e pellegrinaggi nella pietà mariana, in "Lateranum", 1 (1983) 450-504. CAMPAGNARO G. - TONELLI R., Che cosa pensano i nostri giovani della devozione alla Madonna, in "N. P. G.", 3 (1969) 5-20. CANOVA P. - LEORATO M. Camminare insieme con Maria Madre della Chiesa pellegrina. Guida del Pellegrino, ISE, Vicenza 1987. CENTRO ORIENTAMENTAMENTO PASTORALE (ed.), I santuari mariani. Una ricerca socio-pastorale, Dehoniane, Roma 1988. DE FIORES S., Maria nella teologia contemporanea ,Roma, Centro di cultura mariana, 1991. 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Come annunciare ai giovani Maria, M. E., Roma, 1986, 7-30. 13 Essa mette in risalto l’influenza dei fattori culturali operanti entro un dato contesto sociale sulla costruzione del pensiero, sulle componenti, sui rapporti sociali, sugli eventi teorici e pratici della vita sociale, Mannheim, K., Ideologia e utopia, Il Mulino, Bologna, 1965. 14 Merton R. K, Teoria e struttura sociale, Il Mulino, Bologna, 1959, 669-677, vi si ritrovano spiegazioni interessanti circa i fenomeni d’influenza, delle relative dinamiche e conseguenti processi sociali. 15 Nel caso di Maria (ed anche dei santi) gli ammiratori si trasformano in “devoti”. 16 Le qualità proprie del soggetto lo proiettano, per alcuni, in un alone “ideale”, per altri “straordinario”, o per altri ancora “mitico”. Cfr. G. Scarvaglieri, I miti e i giovani – Il consumo inarrestabile degli idoli di una sola estate, in “Prospettive nel mondo”, XV (1990) 73-79. 17 Tale impostazione ribadisce ancora una volta il fatto della stretta connessione tra aspetto sociale e religioso della vita quotidiana e culturale delle persone. 18 Cfr Scarvaglieri G., Sociologia della religione, op. cit., Il pellegrinaggio alle soglie del terzo millennio, Milano, Paoline, 1999, passim. 19 Cfr De Fiores S., Maria. Nuovissimo dizionario, Bologna, EDB, 2005. Voce: Italia, Vol. II, pp. 991-1055. 20 Fanno eccezioni alcune ricerche sui giovani come quella di T. Doni, di A. Gallo, che tuttavia non eccellono né per aspetto contenutistico, né per rigore metodologico, né per rappresentatività del campione di applicazione. 21 Cfr Scarvaglieri G. Pellegrinaggio ed esperienza religiosa, ricerca socio-religiosa ala santuario della Madonna delle Grazie, S. Giovanni Rotondo, Ed. P. Pio 1987. Giuriati P. I Pellegrinaggi alla Santa Casa di Loreto, Padova, C. U. S. C., 1992. 22 Cfr nota n. 4. 23 Scarvaglieri G., Sociologia della religione, op. cit., pp. 435-488. 24 Perrella S. La Madre di Gesù nella coscienza ecclesiale contemporanea, Città del Vaticano, PAMI, 2005. 25 Queste difficoltà ovviamente riguardano tutti gli aspetti della fede, perché essi attengono alla Divinità che per natura sua è rientra nel contesto dei misteri. 26 Questo per molti è un grosso problema in quanto anche nella preghiera va supposta la gerarchia delle verità, la non “terminialità” alla persona di Maria o dei santi che fanno riferimento sempre a Dio. In realtà però nella mentalità della gente, non sempre si verifica questo rimando. 27 Perrella S., Le apparizioni mariane, Cinisello Balsamo, S. Paolo, 2007. pp. 115-127. 28 Cfr Scarvaglieri G., Il pellegrinaggio alle soglie del terzo millennio, Milano, Paoline, 1999, passim 29 Talvolta si può constatare che le motivazioni che stanno alla base possono essere i contenuti di preghiere che possono andare o contro la carità, l’esigenza del perdono, o comunque qualche aspetto morale. 30 Cfr Lumen Genitum n. 66. 31 La dimensione morale, infatti, riguarda tutti gli aspetti della vita cristiana, dall’aspirazione alla santità all’osservanza dei vari precetti e comandamenti Cfr Sociologia della religione, op. cit. pp. 162-170. 32 In questo contesto quindi si fondono gli aspetti della fede con quelli psicologici per cui Maria risulta tra i modelli più elevati e globali, nel senso che come dice Dante “in te si aduna quantunque in creatura è di boutade”. 33 Scarvaglieri G., Sociologia della religione, op. cit. pp. 450-479 34 Va richiamata a questo riguardo, la validità e funzionalità euristica di ogni tipologia. 35 Cfr “Dizionario di spiritualità”, Milano, Paoline, 1978, voce: Esercizi di pietà, coll. 50-521. 36 Cfr Valenziano C. la liturgia mariana 37 Una componente negativa è data specialmente da fatto che spesso nella concretezza certi devoti non considerano il rapporto con Maria come una via per arrivare a Dio, ma in realtà si fermano a lei. 2 10 38 A ciò contribuisce non solo la dimensione implicita della fede che spesso è prevalente a livello popolare, ma anche le modalità di organizzazione e conduzione delle stesse feste, in cui la dimensione devozionale sembra quasi scomparsa o comunque sopraffatta, per cui la festa si configura come un fatto puramente folcloristico e commerciale. 39 Purtroppo talvolta tale aspetto è letto in maniera indulgente, e si vede una sorta di sete del soprannaturale, ma esso si configura come un fatto puramente antropologico della ricerca dello straordinario sia pure a livello “sacrale”. Cfr Cazeneuve J., La sociologia del rito, Firenze, il Saggiatore, 1971, pp. 161-174. 40 Ad es. pregare contro i proprio nemici, ottenere un favore dal contenuto eticamente illecito, ecc. 11