Romani 8:1-17 Paolo e la nuova vita sotto la grazia L’azione dello Spirito Romani 8:1 Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù, 2 perché la legge dello Spirito della vita in Cristo Gesù mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte. 3 Infatti, ciò che era impossibile alla legge, perché la carne la rendeva impotente, Dio lo ha fatto; mandando il proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato, ha condannato il peccato nella carne, 4 affinché il comandamento della legge fosse adempiuto in noi, che camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito. 5 Infatti quelli che sono secondo la carne, pensano alle cose della carne; invece quelli che sono secondo lo Spirito, pensano alle cose dello Spirito. 6 Ma ciò che brama la carne è morte, mentre ciò che brama lo Spirito è vita e pace; 7 infatti ciò che brama la carne è inimicizia contro Dio, perché non è sottomesso alla legge di Dio e neppure può esserlo; 8 e quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio. 9 Voi però non siete nella carne ma nello Spirito, se lo Spirito di Dio abita veramente in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, egli non appartiene a lui. 10 Ma se Cristo è in voi, nonostante il corpo sia morto a causa del peccato, lo Spirito dà vita a causa della giustificazione. 11 Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo Gesù dai morti vivificherà anche i vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi. 12 Così dunque, fratelli, non siamo debitori alla carne per vivere secondo la carne; 13 perché se vivete secondo la carne voi morrete; ma se mediante lo Spirito fate morire le opere del corpo, voi vivrete; 14 infatti tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, sono figli di Dio. 15 E voi non avete ricevuto uno spirito di servitù per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito di adozione, mediante il quale gridiamo: «Abbà! Padre!» 16 Lo Spirito stesso attesta insieme con il nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 Se siamo figli, siamo anche eredi; eredi di Dio e coeredi di Cristo, se veramente soffriamo con lui, per essere anche glorificati con lui. 1 La lettera ai Romani: notizie introduttive Paolo scrive questa lettera “a tutti coloro che sono a Roma, diletti di Dio, eletti, santi”; stranamente Paolo non usa il termine ekklesia (chiesa, assemblea): del resto, anche nella lettera ai Filippesi, dove si rivolge ad una comunità organizzata e con ministeri chiaramente definiti: vescovi e diaconi ugualmente non usa il termine chiesa. Paolo non conosce la comunità di Roma e vuole presentare se stesso e il suo messaggio in vista di un imminente arrivo in quella città e nella prospettiva di un viaggio missionario nell’Occidente, “non avendo più campo in queste regioni”, cioè nelle regioni del Mediterraneo Orientale. Nella comunità di Roma sono presenti in prevalenza cristiani di origine etnica, cioè Gentili, non giudei: un passo fra i tanti: “A voi parlo, ai Gentili in quanto io sono apostolo dei Gentili e onoro il mio ministero“. 1 Paolo si rivolge ai Romani come colui che ha ricevuto da Dio, per mezzo di Gesù Cristo, il compito di portare all’ubbidienza della fede tutti i Gentili: “per mezzo del quale abbiamo ricevuto grazia e mandato per l’obbedienza della fede fra tutti i Gentili per il suo nome” 2a La lettera ai Romani: uno sguardo generale • saluti di rito 1:1-7 • votum, presentazione del Vangelo di Paolo 1:8 a 11:36 • sezione “parenetica”, cioè esortativa da 12:1 a 15:13. • presentazione della propria attività missionaria • e dei suoi progetti 15:14-32 : – recarsi a Gerusalemme per consegnare alla chiesa la colletta raccolta in Macedonia ed Acaia – visitare Roma – andare a evangelizzare la Spagna (l’Occidente) • raccomandazioni, saluti, esortazioni conclusive e votum finale 16:1-27 • 2b La lettera ai Romani: struttura 1 parte negativa: (1:18-3:20) Tutti pagani e giudei sono privi della giustizia sono sotto la condanna di Dio 2 parte positiva: • (3:21-31) kerygmatica: è manifestata la salvezza: giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo per tutti (circoncisi e incirconcisi) coloro che credono (3:21) • (4:1-25) dimostrativa: citazione e interpretazione di passi scritturali Abramo credette e ciò gli fu ascritto a giustizia • (5:1-8:39) esplicativa: Rom 1:17: Il giusto per fede vivrà (Abac 2:4): illustrazione del significato di vivrà (Nygren): il credente vivrà libero dal dominio della morte (5) e del peccato (6) e dalla schiavitù della Legge, guidato e animato dallo Spirito santo (7 e 8), anche la Creazione attende con impazienza la manifestazione dei figli di Dio … • (9; 10; 11) escatologica: il destino di Israele 3 parte parenetica: • (12;13;14;15) basata sullo schema indicativo imperativo: Io vi esorto dunque per le compassioni di Dio … La vita della comunità: sobrietà e umiltà (12), rapporti con l’esterno: rispetto della legge e dell’autorità e amor del prossimo; deboli e forti nella chiesa: accogliere i deboli (14-15:13); perché Paolo ha scritto ai Romani, richiesta di preghiera e benedizione (15:14) • (16) saluti finali: esortazioni conclusive, benedizione e dossologia finale 2 3 La lettera ai Romani: i temi principali • L’evangelo potenza di Dio per la salvezza di ogni credente • Tutti hanno peccato e meritano condanna: Gentili e Giudei – I Gentili non glorificano Dio, che pure dovrebbero conoscere dalle sue opere e si fabbricano idoli – I Giudei hanno la Legge, se ne vantano, ma in pratica non la rispettano • Dio non fa distinzioni nel condannare o nel premiare chi fa bene: in coscienza (Gentili) o secondo la Legge (Giudei) • La circoncisione è vana e solo esteriore, se non si concreta in un comportamento coerente (“circoncisione del cuore”) • La giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo è per tutti quelli che credono in Gesù Cristo: Dio è il Dio di tutti Giudei e Gentili • Abramo (padre degli in-circoncisi e dei circoncisi) fu giustificato per fede • L’esser messo in conto di giustizia della fede vale anche per chi crede in Dio e in Gesù Cristo • Rm 5:1 Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore, 2 mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede, l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella speranza della gloria di Dio • Per mezzo di Adamo peccato e morte sono entrati nel mondo – • La morte regnava su tutti gli uomini da Adamo a Mosè (Legge) Per mezzo di Gesù Cristo entra la grazia: – La vita estesa a tutti gli uomini • Il credente nel battesimo partecipa alla morte e alla resurrezione di Gesù Cristo: è “morto al peccato” e “cammina in novità di vita” destinato ad una resurrezione come quella di Cristo • Il credente deve essere servitore non del peccato, ma della giustizia: Rm 6:23 perché il salario del peccato è la morte, ma il dono di Dio è la vita eterna in Cristo Gesù, nostro Signore. • La morte al peccato “affranca” il credente dalla Legge di modo che serve “in novità di spirito, e non in vecchiezza di lettera” • Il peccato appoggiandosi sulla “carnalità” dell’uomo si fa forte della Legge per portare l’uomo a morte • La Legge è buona e spirituale, ma è impossibile per la “carne” rispettarla: Rm 7:19 Infatti il bene che voglio, non lo faccio; ma il male che non voglio, quello faccio. • Senza via d’uscita … Rm 7:22 Infatti io mi compiaccio della legge di Dio, secondo l'uomo interiore, 23 ma vedo un'altra legge nelle mie membra, che combatte contro la legge della mia mente e mi rende prigioniero della legge del peccato che è nelle mie membra. 24 Me infelice! Chi mi libererà da questo corpo di morte? 3 25 Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato. • … o una via d’uscita c’è? Paolo descrive una situazione senza via di uscita: Per quanto l’uomo interiore colga la bontà della Legge di Dio, e voglia sottomettervisi, l’uomo carnale è vinto dalla legge del peccato che lo pervade e ne guida pensiero e azione impedendogli di osservare la Legge. La dimensione carnale è naturalmente portata al peccato e destinata alla morte Il peccato è descritto come una “forza” capace di dettare all’uomo una dirittura di comportamento che, alla fine, si trova a seguire anche contro la propria volontà e contro ragione visto che porta a morte: Così dunque, io con la mente servo la legge di Dio, ma con la carne la legge del peccato. L’invocazione disperata d’aiuto è seguita da una breve “dossologia” (espressione di lode); lì c’è già la risposta e la via d’uscita: Grazie siano rese a Dio per mezzo di Gesù Cristo, nostro Signore. Dio stesso, in Gesù Cristo, ha aperto la via d’uscita dalla situazione disperata che Paolo descrive Romani 8:1-17: commento a) Romani 8:1-4 (la traduzione è letterale) 1 Nessuna condanna, dunque ora, per quelli in Cristo Gesù [che non camminano secondo (la) carne]+[ma secondo lo Spirito] 2 infatti la legge dello “spirito della vita in Cristo Gesù” ha liberato te [me / noi] dalla “legge del peccato e della morte”: 3 la cosa, cioè, impossibile della legge, quello in cui era impotente a motivo della carne. avendo mandato Dio il suo unico figlio “in nome” di carne di peccato e riguardo al peccato condannò il peccato nella carne. 4 affinché la giustizia (giustificazione) della legge si adempisse in noi che camminiamo non secondo carne, ma secondo spirito. • commento La prima affermazione riprende Rm 5:9 Tanto più dunque, essendo ora giustificati per il suo sangue, saremo per mezzo di lui salvati dall'ira. L’argomentazione qui è diversa: non è la giustificazione nel sangue di Gesù Cristo ma la novità costituita dalla legge dello “spirito della vita in Cristo Gesù” che soppianta quella che dominava l’uomo: la “legge del peccato e della morte” liberandolo da essa. La Legge, a motivo della carnalità dell’uomo, non era in condizione di liberare dal peccato e dalla morte. Si noti che il termine “legge” è usato da Paolo in triplice significato: 4 • legge dello “spirito della vita in Cristo Gesù”: la dirittura di comportamento che rende concreta la realtà della vita in Cristo Gesù • legge del peccato e della morte: la dirittura di comportamento che il peccato impone a chi ne è schiavo a motivo della carne • la Legge, cioè la Legge di Mosè, l’insieme dei precetti che Dio, tramite Mosè, ha dato a Israele Dio manda il figlio “in nome” (= in forma) di “carne di peccato” cioè in forma umana e “nella carne” di Gesù Cristo condanna il peccato. Gesù Cristo, dunque, assume nella sua carne il peccato e nella sua morte lo priva del dominio che aveva avuto, fino ad allora, “sulla carne” cioè sull’uomo, almeno per quelli che credono in lui che “camminano secondo spirito” e (non più) “secondo carne”. Possiamo notare come nella cristologia di Paolo convivano senza problemi due idee diverse; Paolo non è un teologo sistematico : • Una cristologia ascendente: Rm 1:4 dichiarato (CEI “costituito”…) Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santità mediante la risurrezione dai morti; cioè Gesù Cristo, nostro Signore … • Una cristologia discendente: Rm 8:3 avendo mandato Dio il suo unico figlio “in nome” di carne di peccato / Filippesi 2:5 Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù, 6 il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l'essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente, 7 ma spogliò se stesso, prendendo forma di servo, divenendo simile agli uomini; 8 trovato esteriormente come un uomo, umiliò se stesso, facendosi ubbidiente fino alla morte b) Romani 8:5-7 5 quelli che sono secondo carne hanno in mente le cose della carne, quelli secondo spirito quelle dello spirito, 6 infatti il pensiero della carne è morte, il pensiero dello spirito vita e pace. 7 per la qual cosa il pensiero della carne è inimicizia verso Dio, non si sottomette, infatti alla legge di Dio, né, appunto, può. • commento Si ripropongono due tipi umani tra loro contrapposti già presenti nell’antropologia dell’Antico Testamento: • coloro che temono Dio e ne osservano i comandamenti • coloro che agiscono come se Dio non esistesse In una prospettiva collettiva, l’esortazione è a Israele in procinto di entrare nella Terra: Deuteronomio 30:15 Vedi, io metto oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; 16 poiché io ti comando oggi di amare il SIGNORE, il tuo Dio, di camminare nelle sue vie, di osservare i suoi comandamenti, le sue leggi e le sue prescrizioni, affinché tu viva e ti moltiplichi … In una prospettiva individuale, dai libri sapienziali: 5 Proverbi 11:19 Così la giustizia conduce alla vita, ma chi va dietro al male si avvia verso la morte… Se prima, per l’Antico Testamento, la differenza era data dall’osservanza della Legge e/o dalla sapienza che guidavano il devoto di YHWH al giusto comportamento, per il credente in Cristo è lo spirito a guidarlo verso “le cose dello spirito” e “la vita” e “la pace che ne sono il segno caratteristico: una sorta di dirittura interna e del tutto naturale nella quale si esprime, appunto, la legge dello “spirito della vita in Cristo Gesù” Il “pensiero della carne” realizza concretamente un netto atteggiamento di inimicizia nei confronti di Dio, come l’apostolo, infatti, ha ampiamente argomentato, la carne è naturalmente portata a fare l’opposto della volontà di Dio che la Legge esprime; non può quindi esservi sottomessa. c) Romani 8:8-11 8 Quelli che sono nella carne non possono piacere a Dio, 9 ma voi non siete nella carne, ma nello spirito, se appunto lo spirito di Dio abita in voi; se qualcuno non ha lo spirito di Cristo, questi non è di lui (di Cristo/di Dio?) 10 se Cristo (è) in voi, il corpo [è] morto a motivo del peccato, lo spirito (è) vita a motivo della giustizia 11 Se lo spirito di colui che ha resuscitato Gesù dai morti abita in voi, quello che ha resuscitato Cristo dai morti vivificherà anche i vostri corpi morti per mezzo dello spirito suo che in-abita in voi. • commento Colui che è “secondo carne” non può piacere a Dio, anzi gli è nemico (cfr.Rm 8:7); non così i credenti in Cristo che hanno lo “spirito di Dio”. Paolo introduce una digressione parlando di “spirito di Cristo”. Di che si tratta? L’espressione non è frequente la troviamo, nell’epistolario paolino, oltre che in questo passo, in Filippesi 1:18 … Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora; 19 so infatti che ciò tornerà a mia salvezza, mediante le vostre suppliche e l'assistenza dello Spirito di Gesù Cristo. Alcuni esegeti ritengono che spirito di Dio e spirito di Cristo siano in sostanza corrispondenti. Benché condivida le conclusioni mi pare che il senso del nostro passo non permetta una identificazione “tout court”: avere lo spirito di Cristo è avere in sé lo “spirito della vita in Cristo Gesù” cioè pensare e agire come se Cristo stesso guidasse il pensare e l’agire, questo si realizza mediante la fede in Gesù Cristo; solo chi ha lo spirito di Cristo appartiene, in lui, a Dio ed ha lo spirito di Dio: pensa ed agisce come se Dio stesso guidasse. Una conferma, almeno così ci pare, all’interpretazione proposta è data dal versetto seguente: 10 se Cristo (è) in voi, il corpo [è] morto a motivo del peccato, lo spirito (è) vita a motivo della giustizia: corpo morto e vita nello spirito sono infatti il risultato concreto della 6 comunione con la morte e la resurrezione di Gesù Cristo, il che avviene con il credere: la fede in Gesù Cristo stesso. Come per Gesù Cristo, che è stato resuscitato dai morti, il credente sarà vivificato dallo spirito di Dio che in-abita in lui. Vivrà, cioè, nello spirito di Dio: pensando ed agendo come se Dio stesso lo guidasse. Si noti che Paolo non vuole ingenerare possibili confusioni: Gesù è risorto, il credente cammina “secondo spirito”: è una “nuova creatura in Cristo”, ma non è ancora risorto. Si pensi a certe radicalizzazioni del suo pensiero che Paolo condanna a Corinto dove sono convinti di “regnare” già: 1 Corinzi 4:8 Già siete sazi, già siete arricchiti, senza di noi siete giunti a regnare! E fosse pure che voi foste giunti a regnare, affinché anche noi potessimo regnare con voi! o di essere rinati, di essere una persona nuova e diversa, tanto da poter avere una relazione con la propria matrigna: 1Corinzi 5:1 Si ode addirittura affermare che vi è tra di voi fornicazione, una tale fornicazione che non si trova neppure fra i pagani; al punto che uno si tiene la moglie di suo padre! d) Romani 8:12-17 12 Ora dunque, fratelli, siamo debitori, non alla carne per vivere secondo la carne, 13 se infatti vivete secondo carne siete destinati a morire, se mortificherete per mezzo dello spirito gli atti del corpo, vivrete. 14 quanti, infatti, sono condotti dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio 15 non avete, infatti, ricevuto uno spirito di servitù di nuovo per il timore, ma avete ricevuto spirito di adozione nel quale gridiamo: Abbà! Padre! 16 lo spirito stesso testimonia insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio. 17 Se (siamo) figli, (siamo) anche eredi, eredi di Dio, coeredi di Cristo, se appunto insieme soffriamo affinché anche insieme siamo glorificati. • commento La riflessione di Paolo si avvia alla sua conclusione: L’uomo non ha più alcun debito con la sua “dimensione carnale”: nella “carne”, e in ciò che essa cerca per naturale tendenza, è racchiuso un destino di morte. Lo spirito di Dio è in grado di vincere la potenza del peccato che agisce nella carne; di più, lo spirito: • rende figli di Dio: quanti, infatti, sono condotti dallo spirito di Dio, questi sono figli di Dio • dà al credente la certezza di essere stato, nello spirito, adottato come figlio di Dio e di potersi rivolgere a Dio chiamandolo “Abbà! Padre!” • avere lo spirito di Dio conferma l’intima certezza di essere figli di Dio: lo spirito stesso testimonia insieme al nostro spirito che siamo figli di Dio. 7 Con l’espressione “il nostro spirito” l’apostolo definisce genericamente la nostra persona nella sua dimensione insieme razionale ed emotivo-sentimentale: cioè interiore. La dimensione filiale della relazione con Dio si realizza nell’essere eredi e coeredi con Cristo della gloria che Dio ha preparato per i suoi figli alla fine dei tempi. Le sofferenze cui l’apostolo si riferisce sono quelle di Gesù Cristo cui il credente è divenuto partecipe nella dimensione della fede. Anche il credente può trovarsi, naturalmente, nella sofferenza, in particolare a motivo della persecuzione: 1Ts 1:6 Voi siete divenuti imitatori nostri e del Signore, avendo ricevuto la parola in mezzo a molte sofferenze, con la gioia che dà lo Spirito Santo ... Si tratta di poca cosa se messe sulla bilancia insieme alla gloria futura; l’apostolo continua così sul motivo della sofferenza: Rm 8:18 Infatti io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che dev'essere manifestata a nostro riguardo. Conclusioni: - l’uomo è schiavo del peccato e non può uscire dalla sua situazione: è, perciò, destinato a morte - la Legge non aiuta, perché il peccato approfitta della “carne” per dominare sull’uomo - Dio ha mandato, dunque, Gesù Cristo che ha annullato, in coloro che credono in lui,la potenza del peccato - i credenti, infatti, vivono “secondo spirito” e non “secondo carne”: sono morti al peccato, ma viventi nello spirito e per lo spirito - non sono in nulla debitori della “carne” che è portatrice solo di morte, sono condotti dallo spirito - sono, perciò, figli di Dio eredi, e coeredi di Gesù Cristo, della gloria a venire. 8