Università degli Studi di Genova Facoltà di Scienze M.F.N. Anno Accademico 2006-2007 Tesi di Laurea Specialistica in Fisica Proprietà di trasporto degli stati di bordo nella sequenza principale dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario Dario Ferraro Relatori: Prof. M. Sassetti Prof. N. Magnoli Correlatore: Prof. N. Maggiore 2 Indice Introduzione 5 1 Effetto Hall 1.1 Particella libera in campo magnetico . . . . . . . . . . . 1.2 Effetto Hall Classico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1.3 Gas di Elettroni Bidimensionale (2DEG) . . . . . . . . . 1.4 Effetto Hall Quantistico Intero (IQHE) . . . . . . . . . . 1.4.1 Soluzione in seconda quantizzazione . . . . . . . 1.4.2 Elettrone in campo magnetico: gauge di Landau 1.4.3 Elettrone in campo magnetico: gauge simmetrico 1.4.4 Invarianza per traslazioni . . . . . . . . . . . . . 1.4.5 Presenza di disordine . . . . . . . . . . . . . . . . 1.4.6 Calcoli numerici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9 9 10 12 15 16 18 20 22 23 23 2 Effetto Hall Quantistico Frazionario 2.1 Scoperta dell’effetto e sua descrizione . . . . . . . . . . . 2.2 Funzione d’onda di Laughlin . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2.1 Analogia col plasma . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2.2 Eccitazioni elementari . . . . . . . . . . . . . . . 2.2.3 Esperimento ideale di Laughlin . . . . . . . . . . 2.3 Fase di Berry e statistica nella sequenza di Laughlin . . 2.4 Funzione d’onda nella sequenza di Jain e sue eccitazioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 29 32 32 34 35 37 39 3 Teorie di campo efficaci per gli stati di bulk 3.1 Teoria di Wen per gli stati della sequenza di Laughlin . . . . . . . . . . . . 3.2 Teoria di Wen per la sequenza di Jain . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3.3 Teoria di Fradkin e Lopez per la sequenza di Jain . . . . . . . . . . . . . . . 43 43 46 49 4 Teorie di campo efficaci per gli stati di bordo 4.1 Stati di bordo nell’IQHE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4.2 Stati di bordo per la sequenza di Laughlin . . . . . . . . . . . . . 4.2.1 Bosonizzazione dei campi nella sequenza di Laughlin . . . 4.3 Teoria di Fradkin e Lopez per la sequenza di Jain . . . . . . . . . 4.3.1 Bosonizzazione dei campi per la teoria di Fradkin e Lopez 4.4 Teoria di Wen per la sequenza di Jain . . . . . . . . . . . . . . . 4.5 Quantizzazione della conduttanza per le teorie di edge . . . . . . 53 53 55 63 65 67 68 71 3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4 INDICE 4.5.1 4.5.2 Conduttanza Hall per la teoria di Wen per gli stati di Laughlin . . . 71 Conduttanza Hall per la teoria di Fradkin e Lopez . . . . . . . . . . 73 5 Processi di Tunneling 5.1 Geometria di ‘point contact’ . . . . . . . . . . . . 5.2 ‘Cleaved Edge Overgrowth’ . . . . . . . . . . . . 5.3 Probabilità di Tunneling . . . . . . . . . . . . . . 5.4 Corrente per gli stati della sequenza di Laughlin 5.4.1 Limiti notevoli per la corrente . . . . . . . 5.5 Corrente per gli stati della sequenza di Jain . . . 5.5.1 Limiti notevoli per la corrente . . . . . . . 5.6 Evidenze Sperimentali . . . . . . . . . . . . . . . 5.6.1 Point contact per debole tunneling . . . . 5.7 Tunneling tra edge e metallo . . . . . . . . . . . Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 75 75 76 78 84 86 88 90 91 92 94 99 A Grandezze fisiche e lagrangiana del bulk 101 B Operatore di campo per edge finito 105 C Funzioni di correlazione 109 D Rate di tunneling per il campo carico 113 Ringraziamenti 117 Introduzione Negli ultimi decenni, grazie all’enorme sviluppo della tecnologia dei dispositivi a semiconduttore, si è reso possibile uno studio sempre più approfondito di sistemi fisici nei quali il comportamento quantistico risulta preponderante. Si tratta di sistemi in cui le leggi della fisica classica non sono più in grado di fornire predizioni riguardo ai fenomeni osservati e per i quali occorre fare ricorso alla meccanica quantistica. Fra i comportamenti particolari, che si possono incontrare in questo ambito, un posto di primo piano va all’Effetto Hall Quantistico che ancora oggi, a quasi trent’anni dalla sua scoperta, è oggetto di intense ricerche teoriche e sperimentali. Tale effetto si manifesta in un gas di elettroni, confinato su un piano formato all’interfaccia fra semiconduttori in presenza di un campo magnetico perpendicolare allo stesso. La sua fenomenologia consiste nella quantizzazione della conduttanza Hall con il simultaneo annullarsi della conduttanza longitudinale. Da considerazioni di meccanica quantistica si ha che un sistema di elettroni non interagenti in due dimensioni, sotto l’azione di un campo magnetico perpendicolare presenta livelli energetici quantizzati denominati livelli di Landau, la cui degenerazione è pari al numero di quanti di flusso elementari che attraversano il campione. Per il sistema in esame si può introdurre il filling factor, grandezza che tiene conto del rapporto fra il numero di elettroni presenti del sistema e la degenerazione di ogni livello di Landau. L’Effetto Hall Quantistico è stato osservato per la prima volta da von Klitzing nel 1980 per valori di filling factor interi. Questa scoperta gli valse il premio Nobel per la fisica nel 1985. L’interpretazione teorica di questo fenomeno, che prende il nome di Effetto Hall Quantistico Intero, avviene all’interno di una teoria di elettroni non interagenti, per i quali cioè la mutua interazione può essere trascurata. Più complesso è il caso dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario. Osservato per la prima volta da Tsui e Stormer nel 1982, esso è fenomenologicamente analogo all’Effetto Intero ma ne differisce per l’interpretazione. In questo caso infatti sono coinvolti valori di filling factor frazionari e per esso è cruciale l’introduzione dell’interazione fra gli elettroni che complica enormemente lo studio delle proprietà di trasporto del sistema. Il primo a fornire un’interpretazione teorica del fenomeno è stato Laughlin nel 1983. Egli propose una descrizione dello stato fondamentale del sistema e dei suoi stati eccitati, nel 1 caso particolare di filling factor ν = con m intero positivo, in termini di funzioni 2m + 1 d’onda variazionali. Una delle conseguenze più importanti del modello proposto da Laughlin è la presenza di eccitazioni elementari con carica frazionaria, diretta conseguenza della quantizzazione della conduttanza, e statistica frazionaria. Tali eccitazioni hanno un gap di energia di creazione. Questi oggetti sono una caratteristica peculiare dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario e sono conseguenza della bidimensionalità e della forte interazione. 5 6 INTRODUZIONE Esse rappresentano le entità fondamentali del sistema, infatti le eccitazioni elettroniche, all’interno del fluido Hall, possono essere viste come agglomerati di un numero intero di quasiparticelle. Jain ha proposto una generalizzazione del lavoro di Laughlin grazie alla quale ha potuto p descrivere stati con filling factor ν = , con p intero sia positivo che negativo e m 2mp + 1 intero positivo, che nuovamente sono contraddistinti da eccitazioni di quasiparticella con carica e statistica frazionaria. Oltre all’interpretazione in termini di funzioni d’onda per gli stati dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario, negli ultimi anni si è passati a considerare teorie di campo efficaci, basate sulla teoria di Chern-Simons e adatte a trattare il bulk elettronico bidimensionale. Grazie a queste è possibile ottenere il corretto valore del filling factor del sistema, della carica e della statistica delle eccitazioni di quasiparticella e di elettrone. Uno dei primi modelli per la descrizione di tali stati è stato quello elaborato da Wen, basato su un numero variabile di campi di gauge abeliani. Nel tentativo di semplificare tale modello nel 1999 Fradkin e Lopez hanno proposto una descrizione basata solamente su tre campi di gauge abeliani uno dei quali ha il compito di veicolare le proprietà elettriche delle eccitazioni e gli altri due sono necessari per attribuire ad esse le corrette proprietà statistiche. A partire dalle teorie elaborate per il bulk è possibile ricavare teorie di campo anche per gli stati che si formano al bordo del sistema (edge) quando esso è confinato in una regione del piano mediante un potenziale. Tali stati rappresentano un’altra peculiarità dell’Effetto Hall Quantistico. In essi le eccitazioni hanno la stessa carica e statistica di quelle del bulk, ma non hanno gap energetico di creazione. La descrizione di tali stati avviene in termini di una teoria bosonica elaborata in precedenza per un liquido di elettroni interagenti in una dimensione, detto Liquido di Luttinger. In questo caso, per via del campo magnetico che agisce sul sistema, i modi fononici hanno una direzione di propagazione definita ed è pertanto corretto parlare di Liquido di Luttinger Chirale. Gli stati di bordo dell’Effetto Hall Quantistico rappresentano una delle prime evidenze sperimentali del Liquido di Luttinger, che prima della loro scoperta era considerato una pura curiosità teorica. Per investigare le proprietà del Liquido di Luttinger Chirale uno dei metodi più utilizzati è quello di studiare le proprietà di trasporto delle quasiparticelle e degli elettroni presenti sui bordi attraverso esperimenti di tunneling. Per fare ciò si fa in modo che la barretta Hall sia in contatto con due serbatoi posti a potenziali elettrochimici differenti. Ciò fa sı̀ che si creino due bordi che si propagano in direzioni opposte. Attraverso un potenziale di gate esterno si possono mettere i bordi in contatto e si rende possibile il passaggio di elettroni e quasiparticelle fra di essi. Lo studio degli andamenti della corrente di tunneling permette di dare una prova sperimentale della formazione del Liquido di Luttinger Chirale. Nel mio lavoro mi sono occupato di descrivere le eccitazioni di bordo negli stati dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario sia nel caso della sequenza di Laughlin, per i quali i risultati teorici sono ormai consolidati, che per quella di Jain, per la quale sono state proposte varie modellizzazioni. Per queste ultime ho utilizzato la descrizione di Fradkin e Lopez che si è rivelata più semplice da trattare rispetto a quella data in precedenza da Wen, alla quale ho accennato solo riguardo ad un semplice esempio. Le teorie di campo efficaci per gli stati di edge sono state da me ottenute a partire da quelle descritte per il bulk. Partendo da un sistema costituito da due edge distinti propaganti rispettivamente sui due bordi del sistema in direzioni opposte ho introdotto un’hamiltoniana di tunneling tale INTRODUZIONE 7 di metterli in comunicazione. Utilizzando uno sviluppo perturbativo al primo ordine in quest’ultima, considerando quindi un debole accoppiamento fra gli edge, ho potuto ottenere le espressioni della corrente di tunneling in funzione del voltaggio e della temperatura per entrambe le sequenze. Le espressioni asintotiche per V → 0 e T → 0 evidenziano gli andamenti tipici del Liquido di Luttinger Chirale e si discostano dall’usuale andamento ohmico. Oltre a questo caso ho considerato un’altra situazione rilevante: il tunneling fra gli stati di bordo dell’Effetto Hall e un semiconduttore ordinario fortemente drogato n. A differenza degli altri casi, per i quali non esistono esperimenti relativi alla sequenza di Jain, per quest’ultimo è possibile confrontare i valori teorici da me ottenuti con i dati sperimentali che hanno investigato un ampio regime di filling factor fra i quali anche alcuni appartenenti alla sequenza di Jain. Gli esperimenti che ho preso in considerazione sono quelli effettuati nel 1996 da Chang, seguiti nel 1998 da quelli di Grayson. Dal confronto tra teoria ed esperimenti ho potuto affermare che il modello proposto da Fradkin e Lopez rappresenta una valida descrizione per gli stati di bordo e presenta un maggior accordo coi dati sperimentali rispetto al modello di Wen che in quegli anni era ritenuto il più accreditato alla descrizione di tali stati. Il lavoro di tesi è diviso in cinque Capitoli. Nel Capitolo 1 ho richiamato il comportamento classico di un elettrone in un campo magnetico. In seguito ho preso in considerazione la formazione di un gas di elettroni bidimensionale nel quale è stato osservato l’Effetto Hall Quantistico. Per interpretare l’Effetto Hall Intero ho studiato il comportamento di un elettrone in campo magnetico dal punto di vista quantistico. Nel Capitolo 2 discuto la fenomenologia dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario. Studio nel dettaglio il metodo variazionale proposto da Laughlin per descrivere gli stati con filling 1 factor ν = con m intero positivo. Per essi ho mostrato come vi siano eccitazioni 2m + 1 elementari di quasiparticella e quasibuca con carica frazionaria, diretta conseguenza della quantizzazione della conduttanza, e con un’energia di creazione finita. Queste presentano inoltre statistica frazionaria come evidenziato dalle considerazioni fatte riguardo alla fase di Berry. In analogia con quanto fatto per la sequenza di Laughlin ho considerato la funp zione d’onda per la sequenza di Jain dove ν = con m intero positivo e p intero. 2mp + 1 Anche in questo caso si ha la formazione di eccitazioni con carica e statistica frazionaria. Nel Capitolo 3 ho passato in rassegna le teorie di campo efficaci di Wen e di Fradkin e Lopez che permettono di descrivere il bulk di un sistema Hall riproducendo il corretto valore del filling factor del sistema, della carica e della statistica delle quasiparticelle sia per la sequenza di Laughlin che per quella di Jain. Ho sottolineato le differenze sostanziali fra i due modelli. Il Capitolo 4 ha lo scopo di mostrare come le teorie di campo efficaci studiate per il bulk possono essere ristrette, seguendo l’approccio proposto da Wen, al bordo del sistema e permettono di studiare le eccitazioni che si formano lungo esso. Queste hanno la stessa carica e la stessa statistica di quelle del bulk ma non presentano energia di creazione. L’hamiltoniana del bordo privo di eccitazioni, in seconda quantizzazione, appare analoga a quella di un sistema bosonico. Gli operatori di campo di quasiparticella ed elettrone possono essere scritte mediante i campi bosonic di bordo attraverso la procedura di bosonizzazione. 8 INTRODUZIONE Ho rivolto particolare attenzione al caso della sequenza di Jain studiando a fondo il modello proposto da Fradkin e Lopez. Come conclusione del Capitolo ho verificato che i modelli in esame siano in grado di predire la corretta quantizzazione della conduttanza. Nel Capitolo 5 emerge il risultato più originale del mio lavoro. In esso ho considerato i processi di tunneling che coinvolgono gli stati di edge. Ho calcolato all’ordine perturbativo più basso nell’hamiltoniana di tunneling la corrente di tunneling delle quasiparticelle e degli elettroni sia nel caso della sequenza di Laughlin che in quello della sequenza di 2 Jain. In quest’ultimo caso ho utilizzato il modello di Fradkin e Lopez e, per ν = , quel5 lo proposto da Wen. Ho mostrato che la corrente di tunneling nei due modelli presenta andamenti diversi al variare del voltaggio e della temperatura. Dal confronto tra le due teorie e i dati sperimentali ho potuto determinare come per la sequenza di Jain il modello di Fradkin e Lopez sia più appropriato a descrivere gli esperimenti del modello proposto in precedenza da Wen. Capitolo 1 Effetto Hall In questo Capitolo descriverò dal punto di vista classico un sistema di elettroni non interagenti in due dimensioni soggetti a un campo magnetico. Successivamente tratterò lo stesso sistema da un punto di vista quantistico giungendo alla descrizione dell’Effetto Hall Quantistico Intero. Devolverò una sezione per descrivere le eterostrutture a semiconduttore in cui si genera un gas di elettroni bidimensionale. 1.1 Particella libera in campo magnetico Considero inizialmente il moto classico di un elettrone di carica −e, con e > 0, e massa me . Immagino che esso sia libero di muoversi sul piano xy e soggetto ad un campo magnetico ad esso perpendicolare B = B ẑ. Il sistema è descritto dalla lagrangiana e 1 L = me ẋ2 + ẏ 2 − (Ax ẋ + Ay ẏ) , 2 c (1.1) dove A = (Ax , Ay , 0) è il potenziale vettore per il quale si ha ∇ × A = B, (1.2) e c è la velocità della luce. Per semplicità studio le equazioni del moto nel gauge di Landau A = (−By, 0, 0). (1.3) Be 1 L = me ẋ2 + ẏ 2 + ẋy 2 c (1.4) La lagrangiana assume la forma da cui derivano le equazioni del moto me ẍ = − Be ẏ; c me ÿ = Be ẋ. c (1.5) Esse, come ovvio, non dipendono dalla particolare scelta di gauge fatta. Introducendo la frequenza di ciclotrone Be ωc = (1.6) me c 9 10 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL si ottiene ẍ = −ωc ẏ; ÿ = ωc ẋ. (1.7) E’ facile osservare che la soluzione generale del sistema (1.7) è data da x = R cos(ωc t + δ); y = R sin(ωc t + δ) (1.8) dove R rappresenta il raggio dell’orbita circolare percorsa dall’elettrone e δ è una fase arbitraria. La frequenza ωc con cui l’elettrone compie tale orbita dipende linearmente dall’intensità del campo magnetico esterno come mostrato dalla (1.6). La lagrangiana di un sistema costituito da N elettroni non interagenti fra loro è data quindi dalla somma di N termini nella forma (1.1). 1.2 Effetto Hall Classico Considero ora N elettroni liberi soggetti anche ad un campo elettrico E giacente nel piano xy. Tale campo genera una densità di corrente J lungo il sistema come illustrato in Fig. 1.1. Il primo a realizzare sperimentalmente quasto sistema è stato, nel 1878, E. H. Hall Figura 1.1: Rappresentazione della barretta Hall. Il campo magnetico B è diretto lungo l’asse z e risulta perpendicolare al campione. Un campo elettrico E giacente sul piano fa sı̀ che gli elettroni si muovano nella barretta generando una densità di corrente J. Per via del contributo magnetico alla forza di Lorentz FB gli elettroni si spostano sul bordo superiore della barretta creando un accumulo di carica negativa. La differenza fra la carica del bordo superiore e di quello inferiore genera un campo elettrico e una conseguente forza FE che all’equilibrio bilancia FB . L’unica componente della densità di corrente nel regime stazionario risulta pertanto quella lungo l’asse x. [1]. Il suo obiettivo era quello di stabilire il segno dei portatori di carica nei metalli. A tal fine egli utilizzò sottili lamine di vari metalli, definendole barrette Hall, considerando il sistema almeno in prima approssimazione bidimensionale. Il risultato da lui trovato porta il nome di Effetto Hall Classico. Per studiare il moto degli elettroni nel metallo è conveniente applicare il modello di Drude [2, 3]. In base a questo si può assumere che il moto degli elettroni nel metallo sia accelerato dalle forze esterne agenti su di essi negli intervalli fra i vari eventi di scattering a cui sono 1.2. EFFETTO HALL CLASSICO 11 soggetti. Questi ultimi sono principalmente di tre tipi: scattering con le impurezze reticolari, interazione elettrone-elettrone e interazione elettrone-fonone. La loro importanza relativa è legata alla purezza del campione, alla densità di elettroni in esso presenti e alla temperatura a cui viene svolto l’esperimento. La forza che agisce sul sistema nel caso in esame è quella di Lorentz 1 F = −e E + vD × B = FE + FB . c (1.9) In base a queste considerazioni l’equazione del moto di un singolo elettrone è data da dp p =− +F dt τ (1.10) dove p = me v è il momento dell’elettrone e τ è il tempo medio che intercorre fra due eventi di scattering successivi in cui esso è coinvolto. dp Il regime stazionario è raggiunto quando = 0 ed evidenzia una velocità di deriva dt costante 1 τe E + vD × B . (1.11) vD = − me c Considerando la definizione della densità di corrente J = −nevD , (1.12) N rappresenta la densità bidimensionale degli elettroni, è possibile riscrivere Lx Ly la (1.11) come B me J− ẑ × J. (1.13) E= nτ e2 nec Questa espressione permette di dare una scrittura esplicita del tensore di resistività ρ̂ˆ , che dove n = lega i vettori E e J secondo la relazione matriciale E = ρ̂ˆ J, dove ρ̂ˆ = me ne2 τ (1.14) B nec me ne2 τ B − nec . (1.15) Si osserva che nel caso B = 0 il tensore diviene diagonale e si ritrova l’usuale proporzionalità fra E e J in cui la resistività è quella prevista dal modello di Drude. Nel caso B 6= 0 ciò cessa di essere vero. La matrice di resistività può essere invertita per ottenere il tensore di conducibilità ˆ= σ̂ ρxx ρ2xx +ρ2xy ρxy 2 xx +ρxy − ρ2 ρxy ρ2xx +ρ2xy ρxx ρ2xx +ρ2xy , (1.16) dove, come si osserva direttamente dalla (1.15), ρxy = −ρyx ; ρxx = ρyy . (1.17) 12 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL Da quanto detto si ricava che, sotto la condizione ρxy 6= 0, l’annullamento di ρxx implica σxx = 0 e viceversa. Occorre ora studiare la dinamica del sistema. Suppongo che inizialmente vi sia solo la componente Jx della densità di corrente. A causa del contributo magnetico alla forza di Lorentz FB gli elettroni si accumulano sul bordo superiore della barretta e portano un contributo Jy alla densità di corrente. Ciò fa si che si instauri un campo elettrico trasverso e di una conseguente forza elettrica FE (vedi Fig. 1.1) di verso opposto a FB . Il raggiungimento del regime stazionario si ottiene quando |FE | = |FB |. In questa situazione si ha nuovamente che solo la componente Jx della densità di corrente circola nel campione. Si giunge pertanto alle relazioni me Jx ne2 τ B = − Jx . nec Ex = (1.18) Ey (1.19) In base a queste considerazioni si ha che agli estremi della barretta si possono misurare due distinte differenze di potenziale, la prima longitudinale fra i terminali A e C di Fig. 1.1, che indico con VL , e la seconda trasversa fra i terminali A e G, che prende il nome di potenziale Hall e che si indica usualmente con VH . Nel caso in cui le componenti di E e J possano essere considerate costanti e uniformi per tutta la grandezza del campione si ha che la corrente in esso circolante è data da I = Jx Ly ; (1.20) grazie ad essa ottengo me me Lx Jx Lx = 2 I ne2 τ ne τ Ly B B = Ey Ly = − Jx Ly = − I. nec nec VL = Ex Lx = (1.21) VH (1.22) Il segno di VH è direttamente legato a quello dei portatori di carica. A questo punto è possibile introdurre le resistenze RL = RH = |VL | me Lx Lx = 2 = ρxx |I| ne τ Ly Ly B |VH | = = ρxy . |I| nec (1.23) (1.24) Mentre la prima grandezza dipende dal rapporto delle dimensioni della barretta, la seconda è completamente indipendente dalla geometria del sistema. Ciò è una diretta conseguenza della bidimensionalità del campione. 1.3 Gas di Elettroni Bidimensionale (2DEG) Prima di passare allo studio dell’Effetto Hall Quantistico occorre aprire una parentesi sulla realizzazione dei dispositivi a semiconduttore nei quali esso è stato osservato sperimentalmente. 1.3. GAS DI ELETTRONI BIDIMENSIONALE (2DEG) 13 Col progredire della tecnologia, a partire dagli anni ’70, è stato possibile creare un gas di elettroni bidimensionale prima all’interfaccia fra un isolante ed un semiconduttore [5] ed in seguito alla giunzione fra due semiconduttori differenti [6]. Questi sistemi si sono rivelati ideali per lo studio dell’Effetto Hall. Presenterò ora una descrizione teorica del confinamento del moto degli elettroni sul piano xy. Per fare ciò studio il comportamento quantistico di una particella libera di muoversi in un piano e soggetta ad una buca di potenziale nella direzione perpendicolare ad esso. Per una descrizione qualitativa non occorre conoscere nel dettaglio la forma del potenziale che indicherò genericamente con V (z). Ogni elettrone del sistema deve soddisfare l’equazione di Schroedinger " # h̄2 2 − ∇ + V (z) ψ(x, y, z) = Eψ(x, y, z) 2me (1.25) dove me rappresenta ora la massa efficace degli elettroni nella banda di conduzione del semiconduttore in esame. Dal momento che x e y sono coordinate cicliche è possibile risolvere tale equazione per separazione di variabili ponendo ψ(x, y, z) = ϕ(x, y)ζ(z) (1.26) ϕ(x, y) = Aeikx x eiky y (1.27) in cui con A costante di normalizzazione. Sostituendo nella (1.25) ottengo " # h̄2 h̄2 ζ(z) kx2 + ky2 ϕ(x, y) − ϕ(x, y)∂z2 ζ(z) + V (z)ϕ(x, y)ζ(z) = Eϕ(x, y)ζ(z). 2me 2me (1.28) Da questa si ottiene, per la funzione ζ(z), l’equazione di Schroedinger in una buca unidimensionale con livelli energetici discreti i " # h̄2 2 − ∂ + V (z) ζi (z) = i ζi (z). 2me z (1.29) In base a quanto detto gli autovalori dell’energia del sistema sono quindi della forma Ei = h̄ 2 kx2 + ky2 2me ! + i , (1.30) le bande energetiche del sistema sono pertanto paraboloidi nello spazio kx e ky con vertici in i . Sperimentalmente è possibile porre l’energia di Fermi del sistema EF fra la prima e la seconda banda. Ricordo che EF dà indicazione del riempimento dei livelli energetici da parte degli elettroni. Gli elettroni risultano cosı̀ vincolati a muoversi nel livello energetico più basso e il loro moto diventa strettamente bidimensionale. I sistemi migliori per studiare questo 2DEG sono le eterostrutture a semiconduttore mostrate in Fig. 1.2. In esse gli elettroni si muovono all’interfaccia fra due semiconduttori con reticolo cristallino molto simile. I materiali privilegiati per realizzare questi dispositivi sono GaAs e AlGaAs. Essi hanno una struttura reticolare pressochè identica 14 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL Figura 1.2: (a) Rappresentazione dell’eterostruttura GaAs-AlGaAs. (b) Andamento delle bande di conduzione e di valenza alla giunzione da cui emerge il formarsi di una buca di potenziale V (z) tale da generare il confinamento degli elettroni nella direzione z. che garantisce la quasi totale assenza di difetti reticolari all’interfaccia. Il drogaggio dei campioni avviene attraverso la tecnica del ‘modulation doping’ per mezzo della quale si può ridurre notevolmente la possibilità di urto fra elettroni e impurezze reticolari nelle vicinanze dell’interfaccia [8]. I campioni vengono costruiti come segue: uno strato spesso alcuni µm di GaAs, debolmente drogato p, viene ricoperto da circa 0.5 µm di AlGaAs. Durante questa crescita impurezze di Si sono introdotte nell’AlGaAs a circa 0.1 µm dall’interfaccia. Gli atomi di Si cedono elettroni che tendono a spostarsi nello strato di GaAs, dotato di una maggiore affinità elettronica. In esso, grazie all’elevata purezza, gli elettroni di conduzione possono muoversi liberamente subendo solo un esiguo numero di processi di scattering, essendo le impurezze per la maggior parte presenti nello strato sovrastante. In questo sistema è la deformazione della banda di conduzione all’interfaccia a creare una buca di potenziale che porta alla formazione del 2DEG. La struttura appena descritta risulta ottimale allo scopo di studiare le proprietà di trasporto del gas di elettroni. Nei campioni più puri si è potuta raggiungere una mobilità µ = 2 · 107 cm2 V−1 s−1 che equivale ad un libero cammino medio di circa 1.5 mm. Un elettrone, in questi campioni, può superare più di un milione di atomi senza subire processi di scattering. Sono proprio queste eterostrutture, con la loro purezza, a permettere di realizzare esperimenti che evidenziano oltre all’Effetto Hall Quantistico Intero quello Frazionario. Il primo di tali esperimenti fu quello realizzato da K. von Klitzing nel 1980 che scoprı̀ l’Effetto Hall Quantistico Intero. Questo fu in realtà realizzato su MOSFET di Silicio nel quale il 2DEG era libero di muoversi all’interfaccia fra il semiconduttore e il suo ossido. La struttura di questi dispositivi è mostrata in Fig. 1.3. Gli elettroni presenti nel Si vengono spinti verso l’ossido, che è isolante e non può essere attraversato da essi, mediante un campo elettrico applicato attraverso un gate metallico. Questo apparato sperimentale è stato in seguito abbandonato perchè risultava molto meno pulito del precedente. Gli elettroni vincolati a muoversi in prossimità di un’interfaccia con un materiale molto disordinato quale l’ossido di Silicio infatti subiscono un numero di urti molto maggiore che nelle eterostrutture. 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 15 Figura 1.3: (a) Rappresentazione del MOSFET di Silicio. (b) Andamento delle bande di conduzione e di valenza all’interfaccia fra semiconduttore e ossido. Anche in questo caso si ha la formazione di una buca di potenziale che permette il confinamento degli elettroni. 1.4 Effetto Hall Quantistico Intero (IQHE) Nel 1980, ad un secolo dalla scoperta dell’Effetto Hall classico, K. von Klitzing [9], studiando l’Effetto Hall su di un 2DEG posto in un campo magnetico molto intenso (3 ÷ 10 T ) e ad una temperatura di pochi gradi Kelvin (≈ 1.5 K) in un MOSFET di Silicio come quello descritto nella Sezione precedente, ottenne un risultato inaspettato. In tali condizioni la resistenza di Hall perde la linearità nel campo B prevista classicamente (cf. Eq. (1.24)) e risulta quantizzata in modo estremamente preciso. I plateaux si attestano sui valori RH = ρxy = 1h i e2 (1.31) con i intero come è mostrato in Fig. 1.4. La precisione di questa quantizzazione ha un’accuratezza dell’ordine di una parte su 109 , è universale e indipendente dalla struttura del semiconduttore. La misura dei plateaux dell’Effetto Hall Intero permette inoltre di dare un valore estremanente preciso della costante di struttura fine α= µ0 c e2 2 h (1.32) in cui µ0 è la permeabilità magnetica del vuoto. Questo fatto è di notevole importanza perchè si basa su una misura eseguita su un sistema macroscopico, quale è appunto la barretta Hall, e non microscopico. Dalla Fig. 1.4 è possibile notare un’altra caratteristica fondamentale dell’IQHE. In corrispondenza dei plateaux di ρxy si ha un annullamento della resistività longitudinale ρxx . Come vedremo, tali fenomeni hanno natura strettamente quantistica e la loro spiegazione avviene nell’ambito di una teoria non interagente. Per la sua scoperta K. von Klitzing fu insignito del premio Nobel per la fisica nel 1985. Per un’adeguata comprensione del fenomeno è conveniente prima di tutto richiamare il comportamento di un elettrone in campo magnetico, ma questa volta dal punto di vista quantistico. 16 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL Figura 1.4: Andamento di ρxx e ρxy in funzione del campo magnetico per gli stati IQHE. Si noti come la prima grandezza si annulla in corrispondenza dei plateaux della seconda. Questi due comportamenti non hanno spiegazione in un contesto classico e devono essere studiati quantisticamente. Tratto da [10]. 1.4.1 Soluzione in seconda quantizzazione A partire dalla lagrangiana classica (1.1) è possibile derivare l’hamiltoniana 2 1 e 1 p+ A = P2 (1.33) 2me c 2me e da essa l’equazione operatoriale di Schroedinger 1 P2 ψ(x, y) = Eψ(x, y). (1.34) 2me Dal momento che il campo magnetico B, nel caso dell’Effetto Hall Quantistico, è molto intenso suppongo che gli elettroni siano completamente polarizzati in spin. Essendo il sistema soggetto ad un campo magnetico costante B = B ẑ, il potenziale vettore A sarà al più lineare nelle coordinate spaziali. La (1.34) può pertanto essere interpretata come l’hamiltoniana di un oscillatore armonico. Per studiare lo spettro energetico è conveniente dare una descrizione in termini di operatori di creazione e distruzione. A tal proposito osservo che e e [Px , Py ] = px + Ax (x, y, z), py + Ay (x, y, z) = c c (1.35) eh̄ eh̄ ih̄e ih̄2 −i [∂x , Ay ] + i [Ax , ∂y ] = − B=− 2 . c c c ` In essa ho tenuto conto dei commutatori H= [px , py ] = 0 (1.36) [Ax (x, y, z), Ay (x, y, z)] = 0 (1.37) 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 17 utilizzando le espressioni esplicite px = −ih̄∂x e py = −ih̄∂y e introducendo la grandezza `2 = h̄c . eB (1.38) Come si può constatare facilmente ` ha le dimensioni di una lunghezza; essa prende il nome di lunghezza magnetica ed è una delle grandezze caratteristiche del sistema in esame. hc Rappresenta infatti il raggio del cerchio che definisce il quanto elementare di flusso φ0 = e φ0 = 2π`2 B. (1.39) A questo punto introduco gli operatori di creazione e distruzione ` √ (Px + iPy ) 2h̄ ` √ (Px − iPy ), 2h̄ a† = a = (1.40) (1.41) per i quali vale h i a, a† = 1. (1.42) Mediante questi, e usando la definizione (1.6), la (1.34) può essere riscritta nell’usuale forma di oscillatore armonico 1 H = h̄ωc (a† a + ). (1.43) 2 Lo spettro energetico del sistema è dato pertanto da 1 En = h̄ωc (n + ) 2 (1.44) con n ∈ N. Tali livelli energetici prendono il nome di livelli di Landau. Come accade nel caso classico, in cui l’energia non dipende dalla posizione del centro dell’orbita circolare compiuta dall’elettrone, anche in questo contesto ci si attende una degenerazione degli autostati dell’energia. Per evidenziare questo fatto considero gli operatori Px me ωc Py = y+i me ωc Cx = x + i (1.45) Cy (1.46) per i quali vale [Cx , Cy ] = i`2 . (1.47) Da essi si possono derivare gli operatori scaletta b† = b = 1 √ (Cx − iCy ) 2` 1 √ (Cx + iCy ) 2` (1.48) (1.49) 18 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL con commutatore h i b, b† = 1. (1.50) Le relazioni di commutazione fra tali operatori e quelli introdotti in precedenza sono h i [a, b] = a† , b = [H, b] = 0. (1.51) Dall’ultima di esse emerge una degenerazione per gli autovalori dell’energia. Questa verrà ampiamente discussa nel Paragrafo successivo. Per quanto visto la quantizzazione della teoria avviene in modo del tutto indipendente dalla scelta del gauge. Per gli sviluppi successivi risulta però conveniente dare una descrizione del sistema anche in termini di funzioni d’onda. Per fare ciò occorre considerare due particolari scelte di gauge, entrambe casi particolari del gauge di Coulomb ∇ · A = 0: il gauge di Landau e il gauge simmetrico. Nel primo caso opererò una trattazione in prima quantizzazione che permetterà, in modo semplice, di introdurre la definizione di filling factor, grandezza fondamentale del sistema in esame. Dal secondo emergerà la forma della funzione d’onda che sarà necessaria per comprendere l’approccio di Laughlin allo studio dell’ Effetto Hall Quantistico Frazionario, oggetto del prossimo Capitolo. 1.4.2 Elettrone in campo magnetico: gauge di Landau Come osservato in precedenza, nel gauge di Landau si ha A = (−By, 0, 0). (1.52) L’hamiltoniana assume pertanto la forma 1 e H= px − By 2me c 2 + 1 2 p . 2me y (1.53) Dal momento che x è una coordinata ciclica il sistema è invariante per traslazioni in questa direzione. Risulta pertanto possibile cercare una soluzione dell’equazione di Schroedinger nella forma Hψ(x, y) = Eψ(x, y) (1.54) 1 ψ(x, y) = √ eikx ϕ(y). 2π (1.55) Questa, sostituita nella (1.53), conduce all’equazione per ϕ(y) " 2 p2y me 2 + ωc y − k`2 ϕ(y) = Ek ϕ(y). 2me 2 # (1.56) Ho qui introdotto la definizione (1.38) e la frequenza di ciclotrone. Questa equazione agli autovalori è riconducibile a quella di un oscillatore armonico unidimensionale centrato in y0 = k`2 . Le soluzioni sono date da [4] ϕn (y) = e− (y−y0 )2 2`2 Hn ( y − y0 ) ` (1.57) 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 19 dove con Hn ho indicato i polinomi di Hermite. Le autofunzioni dell’hamiltoniana completa sono quindi 1 ψk,n (x, y) = √ eikx ϕn (y). (1.58) 2π Esse si comportano come onde piane lungo la direzione x, mentre risultano localizzate attorno al valore y0 nella direzione y. Gli autovalori dell’energia corrispondenti sono dati dalla (1.44). Come si può notare, l’energia è funzione solo dell’intero n e non dipende da k. Per un sistema infinito esistono pertanto infiniti valori di k che identificano le diverse funzioni d’onda corrispondenti alla stessa energia. Il campione in esame è però limitato, con dimensioni pari a Lx e Ly . La degenerazione in questo caso non è più infinita come si può vedere da quanto segue. Considero inizialmente cosa accade lungo la direzione x. Imponendo le usuali condizioni al contorno periodiche per la funzione d’onda, si ha la quantizzazione dei numeri d’onda k= 2π m Lx (1.59) con m ∈ Z. Per la direzione y considero realistiche quelle funzioni il cui centro sia contenuto nel campione, cioè 0 < k`2 < Ly (1.60) e quindi Lx Ly . (1.61) 2π`2 La disuguaglianza precedente dimostra che il massimo valore possibile per m è dato da Lx Ly mmax = e corrisponde alla degenerazione cercata NDEG . Questo, secondo la re2π`2 lazione (1.39), è pari al rapporto fra l’area del campione e quella associata ad un quanto di flusso. Essa è equivalente pertanto al numero di quanti di flusso elementari che attraversano il campione, come si può vedere dalla relazione 0<m< NDEG = Lx Ly Lx Ly B φ = = 2 2 2π` 2π` B φ0 (1.62) in cui φ = Lx Ly B rappresenta il flusso di campo magnetico attraverso il campione. In ogni livello di Landau possono quindi trovare posto un numero di elettroni pari a NDEG . Se il sistema consta di N elettroni è possibile definire una nuova grandezza che sarà di grande importanza nel seguito della trattazione: il filling factor o fattore di riempimento, indicato usualmente con ν. Esso è dato da ν≡ N NDEG =n hc . eB (1.63) Qui n rappresenta la densità bidimensionale degli elettroni. Fino a quando si ha ν < 1 gli elettroni aggiunti al sistema si pongono tutti nel primo livello di Landau, non ancora completamente pieno. Quando ν = 1, o più in generale quando assume un valore intero, si ha un numero intero di livelli di Landau pieni. Per poter aggiungere ulteriormente un elettrone occorre occupare un nuovo livello inizialmente vuoto fornendo un’energia pari al salto fra i livelli energetici h̄ωc . 20 1.4.3 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL Elettrone in campo magnetico: gauge simmetrico Considero ora la scelta di gauge 1 1 A(r) = B × r = (−By, Bx, 0). 2 2 (1.64) In questo caso l’hamiltoniana (1.33) assume la forma 2 e 1 p+ B×r 2me 2c H= (1.65) e risulta invariante per rotazioni attorno all’asse ẑ. Al posto del numero quantico k utilizzato in precedenza conviene ora considerare il momento angolare l. Per semplificare ulteriormente la scrittura è utile dare una descrizione in termini delle variabili complesse x + iy z= ` =⇒ z̄ = x − iy ` x = (z + z̄) 2 (1.66) y = −i ` (z − z̄) ` 2 a cui corrispondono le derivate ` ∂ = (∂x − i∂y ) z 2 =⇒ 1 ∂ = (∂z + ∂z̄ ) x ` . (1.67) ∂y = i (∂z − ∂z̄ ) ∂ = ` (∂ + i∂ ) z̄ x y ` 2 Nelle nuove variabili introdotte l’hamiltoniana diviene 1 1 H = h̄ωc −∂z ∂z̄ − ∂z̄ ∂z + (∂z z + z∂z − ∂z̄ z̄ − z̄∂z̄ ) + (z z̄ + z̄z) . 4 8 Posso ora considerare gli operatori di creazione e distruzione √ a = √12 ( z2 + 2∂z̄ ) z = √2(a − ib† ) a† = √1 ( z̄ − 2∂z ) z̄ = 2(a† + ib) 2 2 =⇒ 1 i z̄ ∂z = − 2√ (a† − ib) b = − √2 ( 2 + 2∂z ) 2 1 b† = √i ( z − 2∂ ) ∂z̄ = √ (a + ib† ) z̄ 2 2 (1.68) (1.69) 2 2 che soddisfano le usuali relazioni di commutazione h i h i a, a† = b, b† = 1 (1.70) [z, ∂z ] = −1. (1.71) dal momento che vale I commutatori non scritti esplicitamente sono nulli in accordo con quanto mostrato nel Paragrafo 1.4.1. Essi, sostituiti nella (1.68), portano all’usuale forma 1 H = h̄ωc (a† a + ), 2 (1.72) 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 21 in accordo con quanto visto in precedenza (vedi Eq. 1.43). L’operatore di momento angolare per un sistema bidimensionale è dato da L = −ih̄(x∂y − y∂x ) = h̄(z∂z − z̄∂z̄ ) (1.73) che riscritto in termini degli operatori di creazione e distruzione diviene L = h̄(b† b − a† a). (1.74) Considero ora gli autostati comuni degli operatori H e L appena introdotti, e li indicherò con |l, ni. Si ottiene 1 H |l, ni = h̄ωc (n + ) |l, ni = En |l, ni . (1.75) 2 Ciò dimostra che la scelta di gauge, come affermato in precedenza, non ha influito sullo spettro energetico En del sistema. Poichè l’hamiltoniana (1.72) non dipende dagli operatori b e b† l’autovalore En è degenere rispetto a l. Gli autovalori del momento angolare sono invece dati da L |l, ni = h̄(l − n) |l, ni . (1.76) Questa degenerazione è analoga a quella rispetto a k trovata nel gauge di Landau. Considero ora la funzione z z̄ ϕ0 = Ce− 4 (1.77) dove C è una costante di normalizzazione. Facendo agire l’operatore a su di essa ottengo z z̄ z z̄ 1 z C z z aϕ0 = √ ( + 2∂z̄ )Ce− 4 = √ ( − )e− 4 = 0 2 2 2 2 2 (1.78) z z̄ z z̄ i z̄ iC z̄ z̄ bϕ0 = − √ ( + 2∂z )Ce− 4 = − √ ( − )e− 4 = 0. 2 2 2 2 2 (1.79) e analogamente La funzione ϕ0 costituisce pertanto un autostato del sistema nel livello fondamentale per il quale vale h̄ωc ϕ (1.80) Hϕ0 = 2 con momento angolare nullo (l = n = 0). Gli altri possibili stati si ottengono agendo con gli operatori di creazione |l, ni ∝ b†l a†n ϕ0 . (1.81) Se mi limito a considerare solo il primo livello di Landau, n = 0, gli stati sono etichettati dal numero quantico l. Queste funzioni d’onda formano una base i cui elementi, correttamente normalizzati, hanno la forma ϕl = √ 1 2π`2 2l l! z z̄ z l e− 4 . (1.82) In base a queste considerazioni una generica funzione d’onda nella forma z z̄ ψ = f (z)e− 4 (1.83) 22 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL appartiene al primo livello di Landau solo nel caso in cui f (z) risulti analitica in z. La distribuzione di probabilità associata a√queste funzioni d’onda è fortemente localizzata lungo una circonferenza di raggio R = 2l`. Ogni combinazione lineare delle funzioni ϕl è ancora una soluzione per l’equazione di Schroedinger con n = 0. Pur avendo una formulazione analitica differente dalla precedente a causa della diversa scelta di gauge, questa trattazione alternativa porta allo stesso spettro energetico e alla stessa degenerazione dei livelli su un campione finito. Analogamente a quanto accadeva nel caso precedente, infatti, la degenerazione è pari al numero di quanti di flusso elementari che attraversano la superficie del campione [11]. 1.4.4 Invarianza per traslazioni Studio ora il comportamento del sistema al variare del campo magnetico B. In generale, richiamando la definizione di filling factor (cf. Eq.(1.63)), si ha B= nhc . νe (1.84) Nel caso in cui si abbia ν = i con i intero si ottiene in base alla (1.24) una resistenza Hall RH = h . ie2 (1.85) Con questo ho dato giustificazione dei valori assunti da ρxy al centro dei plateaux, ma non della quantizzazione che caratterizza l’effetto. Per far ciò occorre tenere conto ancora di ulteriori aspetti fondamentali. Osservo, in primo luogo, che al variare del campo B in un sistema invariante per traslazioni la struttura a plateaux non si può formare. Perchè essa sia osservabile deve rompersi tale invarianza a causa, ad esempio, delle impurezze presenti nel campione [12]. Per giustificare questa affermazione prendo in considerazione un 2DEG invariante per traslazioni con τ → ∞ soggetto ad un campo elettrico E e ad un campo magnetico trasverso B sul piano in cui si muovono gli elettroni. In un sistema di riferimento che si muove con velocità |v| c si osserva un campo elettrico 1 E0 = E − v × B. c (1.86) Si può scegliere la velocità in modo tale da annullare E0 con il conseguente azzerarsi della densità di corrente del sistema. La corrente nel riferimento di partenza si ottiene quindi semplicemente operando una trasformazione di Lorentz sulla densità di carica del campione. Essa vale pertanto J = ẑ × E B ρxy = nec ⇒ B nec (1.87) ρxx = 0. Ciò dimostra che, finchè nel sistema permane l’invarianza per traslazioni, ρxy è proporzionale a B e non si riesce a dare una spiegazione della struttura a plateaux osservata sperimentalmente al variare di B. 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 1.4.5 23 Presenza di disordine Nei sistemi fisici reali l’invarianza per traslazioni è sempre rotta dalla presenza di impurezze e difetti reticolari. Queste, oltre a rendere finito il tempo di scattering τ e di conseguenza la resistenza longitudinale del campione, sono essenziali per il formarsi dei plateaux che contraddistinguono l’Effetto Hall Quantistico. Mostrerò ora come la presenza del disordine altera la forma della densità degli stati (DOS) del sistema. Per un sistema costituito da un gas di elettroni liberi in due dimensioni, con legge di dispersione h̄2 k 2 Ek = , (1.88) 2me la DOS per unità di area è una costante. L’introduzione del campo magnetico dà origine ai livelli di Landau descritti nel Paragrafo 1.4.2. La DOS assume la forma D(E) = NDEG ∞ X δ(E − En ) (1.89) n=0 in cui i picchi deltiformi sono centrati sulle energie (1.44). L’introduzione di disordine altera la forma della densità degli stati. In generale è molto complesso tenere conto dell’effetto delle impurezze presenti nel campione. Si può pensare di considerare il termine dovuto ad esse come una perturbazione all’hamiltoniana del 2DEG tale per cui valga 2 X N N 1 X e H = H0 + HD = pi + A(ri ) + VD (ri ) 2me i=1 c i=1 in cui il termine VD (ri ) = Ni X v(ri − Rj ) (1.90) (1.91) j=1 rappresenta l’interazione elettrostatica che l’i-esimo elettrone ha con le Ni impurità cariche presenti nel campione e situate nelle posizioni Rj . Un tipico esempio di disordine è costituito da varie impurezze identiche distribuite in modo casuale con potenziale elettrostatico a media nulla e range di correlazione nullo. In tal caso è possibile calcolare la nuova densità degli stati mediante la ‘self-consistent Born approximation’ (SCBA). Senza entrare nel dettaglio richiamo i principali risultati che si ottengono. Per una derivazione si veda [7]. In primo luogo la struttura deltiforme tipica dei livelli di Landau si deforma e, al posto dei picchi, si hanno semiellissi centrate in En come mostrato in Fig. 1.5. L’ampiezza di queste ellissi è proporzionale alla radice del numero medio di impurezze che si trovano in un cerchio di raggio `. Wegner [13] ha dato un’espressione esatta per la densità degli stati nel caso particolare di distribuzione delle impurezze con correlazione spaziale a δ, mostrando che in questo caso i livelli hanno forma gaussiana, ma mantengono un buon accordo con il risultato ottenuto utilizzando la SCBA. 1.4.6 Calcoli numerici Prenderò ora in considerazione alcuni elementi qualitativi che facilitano la comprensione del ruolo svolto del disordine nell’IQHE. La presenza di disordine, oltre a modificare la 24 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL Figura 1.5: Modifica dei livelli di Landau per la presenza di disordine sia nell’approssimazione SCBA [7] sia nel caso del calcolo esatto operato da Wegner [13]. Lo zero dell’energia rappresenta il valore dell’energia di un generico Livello di Landau En . In alto a sinistra sono mostrati: la DOS di un sistema bidimensionale di elettroni liberi in un campione di dimensioni finite (linea tratteggiata) e i livelli di Landau generati della presenza del campo magnetico e dell’interazione dovuta alle impurezze (linea continua). densità degli stati del sistema, ne altera la natura. In un reticolo cristallino perfetto, per via del teorema di Bloch, gli autostati del sistema sono estesi a tutto il campione. L’introduzione di impurezze fa sı̀ che essi si dividano in due categorie: alcuni sono estesi e altri risultano localizzati in una regione ristretta rispetto alle dimensioni del campione. Il grado di localizzazione del sistema dipende dal numero di impurezze, dall’energia degli stati e dalla struttura elettronica del sistema. Un sistema di elettroni non interagenti in due dimensioni, in presenza di impurezze, è costituito solo da stati localizzati [14]; l’introduzione di un campo magnetico permette la formazione anche di stati estesi. Essi, mettendo in contatto gli estremi del campione, sono quelli responsabili delle proprietà di trasporto del sistema. Mediante simulazioni numeriche è stato possibile studiare le transizioni fra stati estesi e localizzati. La Fig. 1.6 mostra la distribuzione di probabilità derivata dalla risoluzione numerica dell’equazione di Schroedinger di un 2DEG posto in un campo magnetico soggetto ad un potenziale random che simula la presenza di impurezze. Questo studio mostra come, per valori di energia prossimi ai bordi dalla banda che costituisce il livello di Landau, la funzione d’onda occupa solo una zona ristretta del campione e non collega gli estremi dello stesso. Nel caso in cui l’energia dello stato sia in prossimità del centro della banda gli stati possono essere estesi e contribuire alle proprietà di trasporto. Si può dimostrare [15] che le funzioni d’onda hanno un decadimento esponenziale con scala di lunghezza ξ, che prende il nome di lunghezza di localizzazione. Essa dipende dall’energia e aumenta enormemente quando ci si avvicina al centro dalla banda. Si può dare una stima della dipendenza di ξ dall’energia attraverso uno studio percolativo semiclassico [16, 17]. Non entrerò nel merito di tale calcolo. In generale però è possibile 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 25 Figura 1.6: Studio numerico della funzione d’onda di un 2DEG in presenza di un campo magnetico e di disordine. La sequenza delle immagini mostra come più ci si avvicina al centro del livello di Landau, rappresentato in basso a destra, più il supporto della funzione d’onda si estende fino a collegare i bordi dal campione e permettere pertanto il trasporto attraverso di esso. Sui bordi della banda la funzione d’onda risulta molto localizzata e non mette in collegamento gli estremi del campione. In basso a destra è mostrato il livello di Landau interessato dalla simulazione e il corrispondente andamento dalla lunghezza di correlazione. Tratto da [19]. 26 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL ottenere una legge di potenza ξ(E) ∝ |E − En |−γ (1.92) 4 con γ > . Nel caso in cui ξ superi le dimensioni fisiche del campione gli stati estesi 3 arrivano a connettere i bordi del sistema. Ciò accade quando ci si avvicina al centro di ogni livello energetico. I valori di energia Ec per i quali vale ξ(Ec ) > L, (1.93) con L dimensione del campione, prendono il nome di ‘mobility edges’. Proprio ad essi è legato l’andamento di σxy e σxx , e pertanto di ρxy e ρxx attraverso la formula di Kubo [18]. Secondo questa formula la conduttanza σxx dipende dalle proprietà dei soli stati posti in corrispondenza del livello di Fermi. Se essi risultano localizzati il sistema è isolante e σxx = 0, in caso contrario invece esso conduce e la grandezza in esame ha un valore finito σxx 6= 0. A differenza della conduttanza longitudinale, la conduttanza Hall dipende dalla somma di tutti gli stati che si trovano al di sotto del livello di Fermi. Gli stati localizzati, come nel caso precedente, non danno contributo, mentre quelli estesi sı̀. Ciò giustifica la struttura a plateaux che si osserva sperimentalmente come mostrato in Fig. 1.7. Si dimostra infatti [21] che la conduttanza ha precisamente la quantizzazione voluta, pari a e2 . Ciò è dovuto al fatto che la corrente persa a causa del formarsi degli stati localizzati h ai bordi dei livelli di Landau è compensata esattamente dal contributo degli stati estesi. In questo modo il suo valore resta pari a quello che si avrebbe nel caso in cui non vi siano impurezze e non siano presenti stati localizzati. Fino a che il valore dell’energia di Fermi si trova all’interno di una regione di stati localizzati il valore della conduttanza Hall non varia, mentre il passaggio a una regione di stati estesi la porta al valore previsto per il plateau successivo. 1.4. EFFETTO HALL QUANTISTICO INTERO (IQHE) 27 Figura 1.7: Dall’alto verso il basso. Andamento della densità degli stati in cui la regione scura rappresenta gli stati localizzati e quella chiara gli stati estesi. In corrispondenza dei primi la σxx non ha contributo a differenza di ciò che accade nel caso degli altri. Diverso è il comportamento della σxy il cui valore dipende da tutti gli stati estesi presenti al di sotto dal livello di Fermi. Nell’ultima immagine la linea tratteggiata rappresenta l’andamento lineare di σxy che si otterrebbe trattando il problema classicamente. 28 CAPITOLO 1. EFFETTO HALL Capitolo 2 Effetto Hall Quantistico Frazionario In questo Capitolo intendo delineare le caratteristiche fondamentali dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario. Dopo averne studiato la fenomenologia passerò alla sua interpretazione in termini di funzioni d’onda variazionali e allo studio delle eccitazioni di quasiparticella che rappresentano una peculiarità di tale Effetto. 2.1 Scoperta dell’effetto e sua descrizione Nel 1982, conducendo misure di Effetto Hall su eterostrutture di GaAs-AlGaAs, come quelle descritte nella Sezione 1.3, Dan Tsui e Horst Stormer [22] si imbatterono in un fenomeno del tutto inatteso. Nei campioni analizzati, con densità bidimensionale di elettroni n = 1.1 · 1011 cm−2 e mobilità µ ≈ 8 ÷ 10 · 104 cm2 V−1 s−1 , osservarono quanto segue: per temperature T > 4.2 K la resistività Hall cresceva linearmente all’aumentare del campo magnetico, come previsto classicamente, abbassando la temperatura fino a T ≈ 0.48 K, per un campo magnetico esterno intenso (≈ 15 T) si osservava la formazione di un plateau in corrispondenza del filling factor ν = 31 e una corrispondente caduta a zero di ρxx , segni distintivi dell’Effetto Hall Quantistico. Gli andamenti descritti sono mostrati in Fig. 2.1. Un plateau della resistenza in corrispondenza di valore di filling factor non intero non è spiegabile all’interno dello schema esposto nell’ambito dell’IQHE. Ci si trovava in presenza di un fenomeno completamente nuovo che prende il nome di Effetto Hall Quantistico Frazionario (FQHE). Tale denominazione trova giustificazione nel fatto che, a partire da questa scoperta, la struttura a plateaux descritta è stata osservata anche per vari altri valori di filling factor razionali. Alcuni di essi sono mostrati in Fig. 2.2. Nella gran parte degli stati FQHE osservati sperimentalmente la resistenza Hall ha la forma RH = ph q e2 (2.1) con p intero e q intero dispari. Non mancano però alcune eccezioni alla regola del denominatore dispari, fra cui ad esempio ν = 52 e ν = 72 . I plateaux più stabili e facilmente osservabili appartengono alla cosiddetta sequenza principale o sequenza di Jain, dal nome del fisico che per primo ne ha dato un’interpretazione 29 30 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Figura 2.1: Andamenti di ρxy e ρxx al variare del campo magnetico e per diverse temperature ottenuti da D. Tsui e H. Stormer nel loro esperimento del 1982. Per basse temperature 1 si osserva la formazione di un plateau di ρxy per il valore di filling factor ν = e la cor3 rispondente diminuzione di ρxx segni distintivi dell’Effetto Hall Quantistico. Tratto da [22] Figura 2.2: Andamento di RL e RH in funzione del campo magnetico per gli stati di FQHE. L’andamento delle due grandezze appare simile a quello osservato per l’IQHE, ma i valori di campo magnetico interessati sono maggiori del caso precedente. I valori frazionari indicati rappresentano il filling factor ν corrispondente. Tratto da [23]. 2.1. SCOPERTA DELL’EFFETTO E SUA DESCRIZIONE 31 teorica. Per essa i valori di filling factor ammessi hanno la forma ν= p 2mp + 1 (2.2) 1 che 2m + 1 prende il nome di sequenza di Laughlin. Essa è stata la prima ad essere stata compresa 1 teoricamente [24]. Il primo valore osservato sperimentalmente, ν = , appartiene a questa 3 sottosequenza. Per il suo lavoro Laughlin venne insignito, insieme agli scopritori del FQHE, del premio Nobel per la fisica nel 1998. Ancora oggi si è lontani da una piena comprensione del FQHE che è oggetto di intensa ricerca teorica e sperimentale. La fenomenologia di questo effetto non è molto differente da quella dell’IQHE. Anche per esso si ha la formazione di plateaux della resistenza Hall in corrispondenza dei quali si annulla la resistenza longitudinale. La sua spiegazione è però completamente differente. Gli stati di IQHE, descritti in precedenza, esauriscono quelli ammissibili per una teoria di elettroni non interagenti. Quindi per tentare di dare una spiegazione del FQHE si deve tenere conto anche dell’interazione coulombiana fra gli elettroni finora non considerata. L’hamiltoniana del sistema diviene pertanto dove p ∈ Z e m ∈ N. Ponendo in essa p = 1 si ottiene la sottosequenza ν = H= N X i=1 2 1 e pi + A(ri ) 2me c + N 1 X e2 = H0 + HINT 2 i6=k |ri − rk | (2.3) in cui il parametro è la costante dielettrica del mezzo che per i semiconduttori utilizzati usualmente è pari a circa (12 ÷ 14). L’introduzione dell’interazione rende più complessa la comprensione del comportamento 1 del sistema. Prendo in considerazione ad esempio il caso ν = . In un sistema libero 3 costituito da N elettroni per tale valore di filling factor vi sono 3N stati accessibili nel primo livello di Landau. La degenerazione del sistema è data pertanto da 3N N ! = 3N ! , N !2N ! che per un sistema macroscopico, con N ≈ 1010 , è un numero enorme. L’approccio perturbativo nell’interazione non è pertanto applicabile per una degerazione cosı̀ grande. Per studiare il FQHE occorre trovare un modo efficace di trattare il sistema attraverso metodi non perturbativi. Come visto infatti non si può considerare HINT come una perturbazione di H0 . Analogamente non è possibile considerare H0 come una perturbazione di HINT in quanto quest’ultima ha come stato fondamentale il cristallo di Wigner, stato della materia che risulta diverso dal FQHE. Fra di essi deve esistere pertanto una transizione di fase che non può essere studiata in modo perturbativo. L’approccio più fruttuoso allo studio del FQHE si è rivelato quello elaborato da Laughlin nel 1983 [24]. Egli introdusse una funzione variazionale per lo stato fondamentale del sistema descritto nel gauge simmetrico. Mediante il metodo variazionale ha poi fissato il parametro libero di quest’ultima, in modo da rendere minima la corrispondente energia del sistema. 32 2.2 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Funzione d’onda di Laughlin Analizzo ora l’approccio variazionale di Laughlin per determinare la funzione d’onda di prova. L’autore, invece di prendere in considerazione direttamente la (2.3), parte dalla H= N X i=1 2 e 1 pi + A(ri ) 2me c + VION + N 1 X e2 2 i6=k |ri − rk | (2.4) in cui il secondo termine costituisce il contributo del reticolo ionico positivo introdotto al fine di neutralizzare la carica del sistema. Dal momento che il potenziale di interazione è centrale, la scelta migliore è quella di considerare uno stato variazionale prodotto di stati di singola particella nel gauge simmetrico. Per studiare la funzione d’onda utilizzo nuovamente la notazione complessa introdotta nel Paragrafo 1.4.3 per indicare la posizione r = (x, y) del singolo elettrone. Secondo Laughlin la funzione d’onda dello stato fondamentale del sistema assume la generica forma Ψ= Y 1 f (zi − zj )e− 4 P k |zk |2 . (2.5) i<j L’energia va minimizzata rispetto alla funzione f . Dal momento che si è interessati allo studio degli elettroni nel primo livello di Landau questa deve essere, secondo quanto visto nel Paragrafo 1.4.3, analitica in (zi − zj ). Posso pertanto considerare la funzione d’onda Ψ2m+1 = Y 1 (zi − zj )2m+1 e− 4 P k |zk |2 (2.6) i<j dove m ∈ N in modo da soddisfare la statistica fermionica. Questa è la funzione d’onda variazionale proposta. Si può osservare che, nel caso in cui valga m = 0, la (2.6) rappresenta la funzione d’onda dello stato fondamentale di un sistema di N elettroni con ν=1 P Y 2 1 (zi − zj )e− 4 k |zk | . Ψ1 = (2.7) i<j Si può mostrare infatti che il determinante di Slater dei primi N stati con momento angolare definito è un polinomio come nella (2.7). Per come è stata costruita, la (2.6) ha zeri di ordine 2m + 1 in corrispondenza della posizione di ogni elettrone. Questo fatto la rende molto più efficace di altre funzioni d’onda nell’abbassare l’energia coulombiana forzando gli elettroni a stare fra loro il più distante possibile. 2.2.1 Analogia col plasma Il parametro m nella (2.6) andrebbe scelto in modo tale da minimizzare l’energia del sistema hΨ2m+1 |H| Ψ2m+1 i E2m+1 = . (2.8) hΨ2m+1 |Ψ2m+1 i In realtà per procedere alla minimizzazione Laughlin considerò l’analogia tra la distribuzione di probabilità |Ψ2m+1 |2 generata dalla funzione d’onda e il potenziale di un plasma classico bidimensionale. Dalla (2.6) si ha |Ψ2m+1 |2 = e−βφ (2.9) 2.2. FUNZIONE D’ONDA DI LAUGHLIN con β = 33 2 e 2m + 1 φ=− N X N X 1 (2m + 1)2 ln |zi − zj | + (2m + 1) |zk |2 . 4 i<j k=1 (2.10) Quest’ultima è nota come l’energia potenziale del plasma classico. Per giustificare questa affermazione considero separatamente i due termini che compongono la (2.10). Il primo rappresenta l’energia potenziale elettrostatica generata fra due particelle che compongono il plasma in due dimensioni. Considerando infatti il campo elettrico E generato da una carica Q in uno spazio bidimensionale, per il teorema di Gauss vale I Q dl · E = 2πQ ⇒ E = (2.11) r dove per ragioni di simmetria ho eseguito la circuitazione del campo elettrico lungo una circonferenza di raggio r. Il potenziale che genera questo campo è della forma ϕ(r) = − Z r r0 r Q ⇒ −Q ln , r r0 (2.12) in cui r0 è una distanza arbitraria dall’origine e porta un semplice fattore additivo al potenziale. Si osserva facilmente che il primo termine della (2.10) nasce da una somma di contributi di termini di interazione nella forma (2.12) con carica pari a 2m + 1. Il secondo termine rappresenta l’energia di interazione tra queste cariche e un background di carica uniforme e opposta che neutralizza il sistema. Per mostrare ciò considero la grandezza 1 2 1 2 2 1 2 2 2 ∇ ( |z| ) = (∂x + ∂y ) (x + y ) = 2 = −2πρ0 (2.13) 2 4 4` ` 1 dove ρ0 = − rappresenta la densità bidimensionale di carica del background positivo 2π`2 che neutralizza il plasma. Grazie a questa considerazione è possibile riconoscere nella relazione precedente l’equazione di Poisson per una distribuzione di carica uniforme ρ0 . Quanto detto giustifica l’analogia proposta da Laughlin. Proprio questa analogia è di importanza fondamentale per stabilire il valore del parametro variazionale che rende minima l’energia. Utilizzando noti teoremi per il plasma si ha che l’energia risulta minima quando il sistema è ovunque localmente neutro; tale situazione ha luogo se vale la relazione n(2m + 1) + ρ0 = 0 (2.14) in cui n è la densità degli elettroni. Ricordando il valore di ρ0 e che `2 = (2m + 1) = 1 Be 1 = . 2πn h̄c ν h̄c , si ottiene Be (2.15) Ciò mostra come il modello proposto permetta la descrizione degli stati appartenenti alla 1 sequenza ν = . Per questo tale sequenza prende il nome di sequenza di Laughlin. 2m + 1 Da quanto detto emerge che la funzione d’onda Ψ2m+1 descrive una goccia circolare di fluido Hall con densità uniforme. 34 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Vorrei osservare che la funzione di Laughlin è una buona approssimazione per lo stato fondamentale di un gran numero di sistemi dal momento che risulta poco sensibile al potenziale di interazione a due corpi, purchè esso sia centrale. Si è ad esempio mostrato che il suo overlap con stati fondamentali in presenza dell’interazione di Coulomb ottenuti numericamente è eccellente (≈ 0.997) [25]. 2.2.2 Eccitazioni elementari Dopo aver studiato lo stato fondamentale del sistema occorre passare a considerare i suoi stati eccitati. A tal fine Laughlin utilizza il seguente espediente: immagina di forare il fluido di elettroni in un generico punto z0 mediante un solenoide di lunghezza infinita hc e sezione infinitesima in cui scorre un quanto di flusso φ0 = . Questa operazione e non influenza il campo B esterno al solenoide, ma modifica il potenziale vettore A. Si può dimostrare che la funzione d’onda di singolo elettrone nel gauge simmetrico, per l’introduzione del flusso, varia nel modo seguente 1 2 1 (z − z0 )2m+1 e− 4 |z| → (z − z0 )(2m+1)±1 e− 4 |z| 2 (2.16) dove il segno a esponente è pari a quello del quanto di flusso inserito. L’effetto che si ottiene è analogo a quello dovuto all’azione degli operatori scaletta del momento angolare b e b† sulla funzione d’onda. Il primo di questi agisce infatti come una derivazione della parte polinomiale della funzione d’onda di singola particella, il secondo invece moltiplicando la funzione per z. In base a queste considerazioni si può dare un’espressione per la funzione d’onda variazionale per l’eccitazione di carica positiva, denominata quasibuca Ψ+ z0 = N Y (zj − z0 )Ψ2m+1 (2.17) j=1 e per quella di carica negativa, denominata quasiparticella Ψ− z0 = N Y (2∂zj − z0 )Ψ2m+1 . (2.18) j=1 Tornando nuovamente all’analogia col plasma la distribuzione di probabilità per il sistema in presenza di una quasibuca si può scrivere come + 2 Ψ = e−βφ e−βV z0 con V = −(2m + 1) N X ln(zj − z0 ). (2.19) (2.20) j=1 Essa descrive un sistema di particelle di carica 2m + 1 in cui viene introdotta una carica unitaria nel punto z0 . Il plasma, per schermare tale carica, modifica la sua distribuzione in modo da essere neutro almeno localmente. L’analogia con la fisica del plasma permette di dare una descrizione pittorica di ciò che accade al sistema. La distribuzione di carica negativa è inizialmente perfettamente neutralizzata grazie al background di carica positiva. L’introduzione di un quanto di flusso del campo magnetico nel punto z0 equivale alla 2.2. FUNZIONE D’ONDA DI LAUGHLIN 35 creazione di un vortice che allontana gli elettroni. In questo punto si viene a creare un e accumulo di carica positiva pari a che corrisponde alla quasibuca. Questa analogia 2m + 1 non può essere applicata alla quasiparticella, ma per gli sviluppi successivi occorre tenere conto del fatto che essa ha carica opposta alla precedente. In questo fatto sta la straordinaria scoperta di Laughlin: il sistema FQHE presenta, al1 meno per quanto riguarda gli stati della sequenza ν = , eccitazioni elementari 2m + 1 di carica frazionaria. In seguito mostrerò come anche la statistica delle quasiparticelle e delle quasibuche sia frazionaria. Tali oggetti non sono pertanto appartentenenti nè alla famiglia dei bosoni, nè a quella dei fermioni, ma a quella più vasta degli anioni1 . Queste particelle nascono come diretta conseguenza della forte interazione presente nel sistema. Al di fuori del fluido Hall esse non possono esistere, ma in esso possono essere considerate come oggetti fisici a tutti gli effetti. Si può ad esempio dare una stima delle dimensioni di queste eccitazioni. La sezione occupata da esse nel piano bidimensionale può infatti essere eguagliata all’area associata a un quanto di flusso secondo la (1.39). In tal modo si ottiene un raggio delle eccitazioni pari a √ R = 2`. (2.21) Si osservi anche che, essendo il sistema inizialmente neutro, la creazione di questi oggetti avviene a coppie per via della conservazione della carica e richiede un’energia finita. In generale le energie di creazione di una quasiparticella ∆qp e di una quasibuca ∆qb sono differenti. Calcoli numerici ad esempio portano ai valori e2 ` e2 ∆qb = 0.026 . ` L’energia di creazione della coppia è pari quindi a ∆qp = 0.025 ∆ = ∆qp + ∆qb (2.22) (2.23) (2.24) nel caso in cui si possa trascurare l’interazione elettrostatica fra di esse. 2.2.3 Esperimento ideale di Laughlin L’esistenza di eccitazioni elementari con carica frazionaria è strettamente legata alla quantizzazione della conduttanza Hall. Per dimostrare questo ripercorro l’esperimento ideale proposto da Laughin (vedi Fig. 2.3). hc . All’interno del solenoide il flusso di campo magnetico viene portato da zero a φ0 = e h̄ Svolgendo l’operazione in un tempo τ si assicura che il processo sia di tipo adia∆qb batico. Per la legge di Faraday a causa della variazione del flusso si induce una forza elettromotrice secondo la relazione I 1 dφ dr · E = − (2.25) c dt Γ 1 Dall’inglese ‘anyons’, si tratta di particelle con statistica intermedia fra quella fermionica e quella bosonica 36 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Figura 2.3: Rappresentazione grafica dell’esperimento ideale di Laughlin. L’introduzione di un quanto di flusso Φ(t) nel fluido Hall genera un campo elettrico E(t) per induzione e quindi una densità di corrente J(t). Per ciascun quanto di flusso aggiunto, una carica νe νe2 fluisce dentro (o fuori) la regione in virtù della quantizzazione della conduttanza σyx = . h dove Γ è una generica curva che circonda il flusso introdotto. In presenza di un plateau del FQHE si ha E = ρyx J × ẑ, (2.26) che sostituita nella (2.25) dà I J(ẑ × dr) = − ρyx Γ 1 dφ . c dt (2.27) Il primo termine rappresenta la corrente che entra all’interno dalla regione delimitata dalla curva Γ. Per la conservazione della carica posso scrivere dQ 1 dφ =− (2.28) dt c dt dove dQ è la carica che entra all’interno della curva Γ nel tempo infinitesimo dt. Tale relazione, integrata nel tempo di operazione τ porta ad una carica di una quasiparticella pari a h e Qqp = −σyx = − (2.29) e 2m + 1 dove nell’ultima relazione si è sostituito il valore quantizzato ρyx e2 . (2.30) h Ciò mostra come la carica indotta dall’introduzione di un quanto di flusso nel caso della sequenza di Laughlin risulti frazionaria. Si noti che gli elettroni non risentono dell’introduzione del quanto di flusso; essi infatti, per effetto Aharonov-Bohm, acquistano una fase banale data da σyx = ν e ei hc H Γ δAdr = e±i2π = 1, (2.31) 2.3. FASE DI BERRY E STATISTICA NELLA SEQUENZA DI LAUGHLIN 37 dove δA è la variazione del potenziale vettore dovuta all’introduzione del quanto di flusso. Questo non altera il sistema in esame e, dal momento che tutta l’operazione è avvenuta in modo adiabatico, quello a cui si giunge è un autostato dell’hamiltoniana di partenza. 2.3 Fase di Berry e statistica nella sequenza di Laughlin Mi pongo ora l’obiettivo di studiare la statistica delle eccitazioni della sequenza di Laughlin. Per fare ciò ripercorro il lavoro di Berry sulla fase geometrica delle funzioni d’onda [27, 28]. Considero una generica hamiltoniana H dipendente da un insieme di parametri che indico globalmente con R. Lentamente, in modo da poter considerare valida l’approssimazione adiabatica, lascio variare tali parametri R(T ), riportandoli alle condizioni iniziali dopo un tempo T per cui si ha H(R(0)) = H(R(T )). (2.32) Osservo ora come si comporta un generico stato |ψ(t)i soluzione dell’equazione di Schroedinger dipendente dal tempo E H |ψ(R(t))i = ih̄ |ψ̇(R(t)) . (2.33) E Nella (2.33) ho esplicitamente evidenziato in |ψ̇(t) la dipendenza dal parametro R. Ad ogni istante, per via dell’approssimazione adiabatica, gli autostati di H sono dati da [4] H(R(t)) |n(R(t))i = En (R(t)) |n(R(t))i (2.34) con En (R(t)) autostati dell’energia in corrispondenza della particolare configurazione R(t) dei parametri. Notare che gli stati |n(R(t))i non hanno alcuna relazione fra loro per differenti valori di R. Lo stato evoluto al tempo T |ψ(T )i può, secondo Berry, essere scritto come [27, 28] i |ψ(R(T ))i = e− h̄ RT 0 dt0 En (R(t0 )) iγn e |ψ(R(0))i (2.35) dove si è scelto come valore iniziale |ψ(0)i = |n(R(0))i . (2.36) Nella (2.35) compaiono due fattori di fase distinti: il primo rappresenta l’usuale fase dinamica, il secondo invece è legato alla geometria del percorso che si effettua nello spazio dei parametri ed è chiamato fase di Berry. La forma della funzione γn a esponente non è arbitraria, ma deve essere tale da far sı̀ che |ψ(t)i soddisfi la (2.33). Da ciò si ricava Z γn = i T hn(R(t)) | 0 d |n(R(t))i dt. dt (2.37) Applico ora questo risultato alla funzione d’onda di Laughlin per lo stato di quasibuca supponendo di far variare nel tempo la posizione z0 (t) Ψ+ z0 (t) = N Y i=1 [zi − z0 (t)] Ψ2m+1 . (2.38) 38 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Assumo di muovere questa eccitazione in modo tale da far percorrere alla sua posizione z0 un’orbita chiusa che circonda il fluido Hall. Derivando la 2.38 rispetto al tempo si ha N X d + dz0 1 dz0 Ψ Ψ+ ≡ = dt z0 (t) i=1 [zi − z0 (t)] z0 (t) dt dt Z N X 1 d z δ(z − zi )Ψ+ z0 (t) . z − z0 (t) i=1 2 (2.39) Ottengo pertanto Ψ+ z0 (t) dz0 dt Z dz0 d + Ψz0 (t) = dt dt d2 z Z d2 z N X 1 Ψ+ δ(z − zi )Ψ+ z0 (t) = [z − z0 (t)] z0 (t) i=1 (2.40) 1 Ψ+ ρ(z)Ψ+ z0 (t) [z − z0 (t)] z0 (t) dove si è identificato l’operatore densità ρ(z) = N X δ(z − zi ). (2.41) i=1 Dalla (2.37) identificando Ψ+ z0 (t) con |n(R(t))i si ottiene I γn = i Z dz0 d2 z hρ(z)i [z − z0 ] (2.42) I dove l’integrale in dt è stato sostituito da dz0 . La fase di Berry può essere, nel caso in esame, calcolata esplicitamente operando l’integrazione in dz0 nel piano complesso. In questo modo si ottiene Z γn = 2π d2 z hρ(z)i . (2.43) L’integrazione della densità del sistema in tutto lo spazio dà il numero totale degli elettroni φ N =ν e quindi φ0 2π φ γn = . (2.44) 2m + 1 φ0 Se la quasibuca compie un giro tale da circondare un’altra quasibuca il numero di elettroni 1 . Questo porta come conseguenza ad racchiuso dal suo percorso diminuisce di 2m + 1 un’alterazione della fase geometrica che diviene γn = 2π φ 2π 2π − = 2πN − . 2m + 1 φ0 2m + 1 2m + 1 (2.45) Quello che accade quando una quasibuca ruota attorno ad un’altra (e analogamente per una quasiparticella) è che la funzione d’onda acquista un fattore di fase non banale. Se due eccitazioni uguali, invece di ruotare una attorno all’altra scambiano le loro posizioni il fattore acquisito si dimezza. Proprio questa fase dà la statistica frazionaria delle eccitazioni elementari, che per il caso in esame è pari (a parte un fattore 2πN ) a θqp = π , 2m + 1 (2.46) 2.4. FUNZIONE D’ONDA NELLA SEQUENZA DI JAIN E SUE ECCITAZIONI 39 differente dai valori θf = π tipico dei fermioni e θb = 0 proprio dei bosoni. In termini di funzioni d’onda ciò si traduce nell’espressione π −i( 2m+1 ) + Ψ+ Ψz1 ,z0 z0 ,z1 = e (2.47) dove z0 e z1 rappresentano le posizioni assunte dalle due quasiparticelle che vengono scambiate. 2.4 Funzione d’onda nella sequenza di Jain e sue eccitazioni Passo ora a prendere in considerazione gli stati appartenenti alla più generale sequenza p ν= . Partendo dalla funzione d’onda di Laughlin (2.6), J.K. Jain [12, 31] osservò 2mp + 1 che era possibile darne una fattorizzazione nel modo seguente Ψ2m+1 = Y − 14 (zi − zj )e P | zk | 2 k `2 ∆B Y − 14 (zi − zj )2m e P k | zk | 2 `2 b . (2.48) i<j i<j In essa si è utilizzata la notazione complessa zi = xi + iyi per descrivere la coordinata della i-esima particella, analoga a quella considerata nel Paragrafo 1.4.3 a meno di un fattore `, e si è posto `2∆B = `2b = h̄c e∆B h̄c eb (2.49) (2.50) con B = ∆B + b. (2.51) Nel primo fattore della (2.48) si riconosce il determinante di Slater degli elettroni moltiplicato per un termine gaussiano in analogia alla (2.7). Esso rappresenta pertanto la funzione d’onda di un sistema di elettroni con ν = 1 soggetti ad un campo magnetico ∆B. Il secondo fattore invece associa ad ogni elettrone 2m zeri della funzione d’onda. Per quanto visto nel Paragrafo 2.2.2 a tali zeri corrispondono quanti elementari di flusso che vengono introdotti nel sistema. Associare zeri della funzione d’onda agli elettroni equivale a legare ad essi quanti di flusso del campo magnetico esterno. In questo modo le particelle si trovano immerse in un campo magnetico efficace ∆B meno intenso del precedente e si può supporre che siano nella condizione di manifestare IQHE. Legando quanti di flusso agli elettroni se ne altera però la natura. Jain propose per le nuove entità che stiamo considerando il nome di ‘Composite Fermions’ (CF). Il fatto che anche questi nuovi oggetti siano fermioni deriva dall’effetto Aharonov-Bohm [29]. Associando infatti ad ogni elettrone 2m quanti di flusso si introduce un fattore di fase banale che non altera la statistica originale della particella. Per quanto riguarda la sequenza di Laughlin è pertanto possibile instaurare una corrispondenza fra il FQHE degli elettroni e l’IQHE con ν = 1 dei CF. Questo ragionamento può essere esteso anche a stati al di fuori di questa sottosequenza. Considero cosa accade se i CF si pongono in uno stato con un generico filling factor ν̃. Per il ν elettronico vale B= nφ0 , ν (2.52) 40 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO associando 2m quanti di flusso ad ogni elettrone come indicato in precedenza si lega ad essi, in approssimazione di campo medio, una parte del campo magnetico pari a b = 2mnφ0 . (2.53) I CF si muovono per quanto detto in un campo efficace ∆B = nφ0 ν̃ (2.54) la loro densità n è la stessa del sistema elettronico di partenza dal momento che ad ogni elettrone del sistema è associato lo stesso numero di quanti di flusso. In base a queste considerazioni si ottiene nφ0 nφ0 = 2mnφ0 + (2.55) ν ν̃ e il conseguente legame fra ν e ν̃ ν̃ ν= . (2.56) 2mν̃ + 1 Si può a questo punto ipotizzare che, come nel caso degli elettroni, anche per i CF gli stati più stabili siano quelli con un valore intero del filling factor. Ponendo ν̃ = p, con p ∈ Z, nella (2.55) si arriva ad ottenere la sequenza che prende il nome di sequenza di Jain ν= p . 2mp + 1 (2.57) Essa racchiude gran parte degli stati FQHE più stabili e facilmente osservabili sperimentalmente. In base alle considerazioni fatte Jain è giunto all’elaborazione di una funzione d’onda variazionale per gli stati appartenenti alla sequenza appena descritta. Essa assume la forma 2 Ψjain = PLLL Φp (z1 , ..., zN ) Y 1 (zi − zj )2m e− 4 P k | zk | `2 . (2.58) i<j La funzione Φp che compare è la funzione d’onda di un sistema di elettroni liberi con ν = p, a meno di un fattore moltiplicativo gaussiano che ho fattorizzato per semplicità nell’ultimo termine. Si osserva facilmente che essa è antisimmetrica per scambio di due qualunque elettroni. Ciò è vero per via dell’antisimmetria di Φp e della simmetria del termine legato ai flussi. L’operatore PLLL indica la proiezione della funzione sul primo livello di Landau. Per le eccitazioni di quasiparticelle della sequenza di Jain, procedendo in analogia con quanto fatto per quella di Laughlin, è possibile ricavare il valore della carica e della statistica [32, 33]. La prima è data da Qqp = − e ; 2mp + 1 Qqh = e 2mp + 1 (2.59) mentre la seconda è pari a 2m(p − 1) + 1 . (2.60) 2mp + 1 Dalla prima si può dedurre che un agglomerato di 2mp + 1 quasiparticelle ha la stessa carica dell’elettrone. Per poter affermare che tale oggetto rappresenti proprio l’elettrone occorre studiarne la statistica. Essa è data da θqp = π θe = [2m(p − 1) + 1] (2mp + 1) π (2.61) 2.4. FUNZIONE D’ONDA NELLA SEQUENZA DI JAIN E SUE ECCITAZIONI 41 che è un numero dispari come atteso. Notare che nel caso p = 1 quanto ricavato si riduce a quanto già osservato nel caso della sequenza di Laughlin. A differenza di ciò che accade nel caso della sequenza di Laughlin, per la sequenza di Jain si ha Qqp θqp ν 6= 6= . (2.62) −e π Prendendo in considerazione come esempio il caso ν = 52 , che risulta uno dei più studiati sperimentalmente, si ha che le eccitazioni elementari che compaiono in esso hanno e 5 (2.63) 3 π. 5 (2.64) Qqp = − θqp = 42 CAPITOLO 2. EFFETTO HALL QUANTISTICO FRAZIONARIO Capitolo 3 Teorie di campo efficaci per gli stati di bulk In questo Capitolo passerò in rassegna alcune teorie di campo efficaci che permettono di descrivere gli stati del FQHE per un dato filling factor e la carica e la statistica delle eccitazioni di quasiparticella già ricavati nel Capitolo precedente. 3.1 Teoria di Wen per gli stati della sequenza di Laughlin La descrizione degli stati del FQHE attraverso funzioni d’onda di prova, discussa nel Capitolo 2, è risultata determinante per la trattazione delle eccitazioni elementari con carica e statistica frazionarie. Al fine di operare uno studio più sistematico risulta però conveniente elaborare una teoria di campo efficace che tenga conto solo degli effetti di bassa energia e trascuri i dettagli microscopici dell’interazione presente nel sistema. In questa Sezione ripercorrerò il ragionamento seguito da X.G. Wen nel suo lavoro del 1995 1 [36] per trattare la sequenza di Laughlin con ν = . A partire da questo Capitolo 2m + 1 utilizzerò il sistema di unità di misura naturale nel quale h̄ = c = 1. Considero la densità di lagrangiana L= 2m + 1 µνρ e µνρ aµ ∂ν aρ − Aµ ∂ν aρ , 4π 2π (3.1) dove gli indici greci si intendono sommati se ripetuti e corrono sui valori 0, 1 e 2 che sono identificati rispettivamente con la coordinata temporale t e quelle spaziali x e y e in cui µνρ è il tensore completamente antisimmetrico in tre dimensioni. Essa ha la forma di una teoria di Chern-Simons per il campo di gauge abeliano a in due dimensioni spaziali e una temporale accoppiata ad un potenziale vettore esterno A [34]. La lagrangiana (3.1) non è invariante sotto le trasformazioni di gauge aµ → aµ + ∂µ Λ (3.2) Aµ → Aµ + ∂µ f con Λ e f funzioni arbitrarie. Tale invarianza appare però nell’azione ottenuta dalla (3.1) integrando nel tempo e nello spazio. Ciò dipende dal fatto che i campi si considerano nulli 43 44 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BULK all’infinito. Questo fatto si rivelerà di grande importanza quando studierò il sistema in presenza di un bordo. Occorre ora richiamare una caratteristica fondamentale dalla teoria di Chern-Simons rappresentata dalla (3.1). Questa è una teoria di campo topologica e ha pertanto densità di hamiltoniana nulla [34]. Ciò può essere visto per calcolo diretto richiamando la definizione della densità di hamiltoniana H= δL ∂t aσ − L δ∂t aσ (3.3) che, per la (3.1), implica H = 0. Studiando le equazioni del moto di questa teoria δL δL − ∂ν =0 δaµ δ∂ν aµ (3.4) 1 µνρ e µνρ 1 ∂ν aρ = ∂ν Aρ . 2π 2m + 1 2π (3.5) si ottiene la relazione Da essa si possono trarre alcune importanti considerazioni per identificare il trivettore1 J µ che racchiude la densità di carica J 0 del sistema e quella di corrente con componenti J 1 e J 2 . Studiando la componente temporale di questa relazione vettoriale si ha 1 e 1 e B 1 0νρ ∂ν aρ = (∂x Ay − ∂y Ax ) = B=ν 2π 2m + 1 2π 2m + 1 2π φ0 (3.6) in cui nell’ultimo passaggio ho inserito la definizione del filling factor (cf. Eq. (1.63)) e hc 2π l’espressione del quanto elementare di flusso φ0 = = nelle nuove unità di misura. e e Si noti che l’ultima espressione rappresenta la densità media n di particelle del sistema e risulta quindi ragionevole identificare il primo termine con la densità di elettroni in modo da avere N X J 0 (r) 1 0νρ δ(r − rj ) = ∂ν aρ = ρ(r) = (3.7) 2π −e j=1 in cui il vettore rj rappresenta la posizione dell’j-esimo elettrone. Estendendo le considerazioni precedenti anche alle componenti spaziali della (3.5) si ottiene −e2 1 −e2 1 −e 1νρ ∂ν aρ = (−∂t Ay + ∂y At ) = Ey 2π 2π 2m + 1 2π 2m + 1 (3.8) −e 2νρ −e2 1 e2 1 ∂ν aρ = (∂t Ax − ∂x At ) = Ex 2π 2π 2m + 1 2π 2m + 1 che, posto i = 1, 2, porta alla N X −e iνρ ∂ν aρ = J i = −e vji δ(r − rj ), 2π j=1 (3.9) 1 In questo contesto, vista la bidimensionalità del sistema in esame, per trivettore intenderò un vettore con una componente temporale e due componenti spaziali. 3.1. TEORIA DI WEN PER GLI STATI DELLA SEQUENZA DI LAUGHLIN 45 dove vj rappresenta la velocità dell’j-esimo elettrone, e utilizzando la somma sugli indici ripetuti anche per gli indici latini che identificano le componenti spaziali, porta alla relazione fra densità di corrente e campo elettrico già discussa nella Sezione 1.2 J i = σij E j . (3.10) ˆ di conducibilità secondo Nella (3.8) è pertanto possibile identificare i valori della matrice σ̂ le relazioni e2 e2 1 σ21 = −σ12 = ν = ; σ11 = σ22 = 0 (3.11) h 2m + 1 h che corrispondono a quelle attese in presenza dei plateaux del FQHE (vedi Eqs. (1.15, 1.16)) . Sfruttando ora l’antisimmetria del tensore µνρ si ottiene µνρ ∂µ ∂ν aρ = 0 (3.12) che, per le identificazioni (3.6) e (3.8), porta all’equazione di conservazione della carica ∂µ J µ = 0. (3.13) Quanto detto mostra come la teoria di campo efficace fino qui delineata permetta di descrivere i plateaux della conducibiltà del bulk di un generico stato di Laughlin privo di eccitazioni. Occorre ora estendere tale teoria per tenere conto anche di queste ultime. A tal fine immagino di creare nel punto r0 una particella che ha una costante di accoppiamento col campo di gauge a pari a l il cui valore verrà specificato tra poco. Nel caso particolare in cui tale particella sia ferma la sua introduzione si traduce nella densità lagrangiana con l’aggiunta del termine di sorgente Ls = −la0 δ(r − r0 ) = −la0 j 0 . (3.14) Studiando nuovamente le equazioni del modo per la componente a0 del campo di gauge si ottiene l’espressione della densità di particelle J0 1 0ij e B l = ∂i aj = + δ(r − r0 ) −e 2π (2m + 1) 2π 2m + 1 (3.15) che, oltre al termine che compare nella (3.6), contiene il contributo dovuto all’eccitazione creata. Da questo si ricava che la carica aggiunta dall’introduzione dell’eccitazione è pari a l Q=− e. (3.16) 2m + 1 Come mostrato nel Capitolo 2, le eccitazioni nella sequenza di Laughlin hanno carica frazionaria data dalle equazioni Qqp = − e ; 2m + 1 Qqh = e . 2m + 1 (3.17) Questo fissa il valore di l ad essere un intero. In particolare l = 1 per la quasiparticella, l = −1 per la quasibuca e l = 2m + 1 per l’elettrone. Nel caso in cui fossero presenti nel sistema due eccitazioni differenti tali da portare rispettivamente cariche del campo di gauge pari a l1 e l2 , le considerazioni fatte nella Sezione 46 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BULK 2.3 permettono di affermare che la rotazione di una di esse attorno all’altra darebbe luogo a un fattore di fase per la funzione d’onda del sistema pari a Θ = 2π l1 l2 . 2m + 1 (3.18) Nel caso particolare l1 = l2 = l lo scambio delle eccitazioni porta al fattore statistico l2 . 2m + 1 (3.19) θe = (2m + 1)π (3.20) θ=π Per l’elettrone, con l = 2m + 1, si ha che, essendo un numero dispari, dà la corretta statistica fermionica. Per le quasiparticelle (l = 1) e le quasibuche (l = −1) si ricava un fattore statistico pari a θqp = θqh = π , 2m + 1 (3.21) che riproduce i risultati ottenuti nel Capitolo 2. Occorre considerare infine il fatto che, a seguito di una rotazione di una quasiparticella o di una quasibuca attorno ad un elettrone, la fase acquisita è pari a Θ = 2π. (3.22) Ciò dimostra come fra tali oggetti vi è una mutua statistica banale. Riassumendo quanto visto finora, la lagrangiana efficace di Wen per la sequenza di Laughlin è 2m + 1 µνρ e µνρ L= aµ ∂ν aρ − Aµ ∂ν aρ − laµ j µ , (3.23) 4π 2π dove con j µ ho indicato la densità di corrente dell’eccitazione elementare presente nel sistema che, in maniera più generale di quanto visto nella (3.14), non è fissa in una posizione, ma libera di muoversi nel sistema. 3.2 Teoria di Wen per la sequenza di Jain La generalizzazione proposta dallo stesso X. G. Wen per rendere la (3.23) applicabile anche p al caso della sequenza di Jain, in cui ν = , comporta l’introduzione di p campi di 2mp + 1 gauge abeliani. La densità lagrangiana che si ottiene assume la forma [36, 37] L= 1 e Kij µνρ aiµ ∂ν ajρ − ti µνρ Aµ ∂ν aiρ − li aiµ j µ , 4π 2π (3.24) nella quale gli accoppiamenti fra i diversi campi di gauge sono racchiusi nella matrice simmetrica K di dimensione p × p , mentre i vettori t e l con p componenti legano i campi di gauge rispettivamente al potenziale vettore esterno e al termine di sorgente di quasiparticelle. Come già fatto nel caso degli indici di Lorentz, considero sottintesa anche la somma sugli indici latini ripetuti. Notare che questi indici non hanno qui il ruolo di indici spaziali, ma identificano i distinti campi di gauge abeliani. In accordo con quanto 3.2. TEORIA DI WEN PER LA SEQUENZA DI JAIN 47 fatto nel caso della sequenza di Laughlin, la densità di corrente del sistema può essere scritta come p e X µνρ Jµ = − ∂ν aiρ . (3.25) 2π i=1 Richiamando le considerazioni fatte in Appendice A, si ha che, per una densità lagrangiana della forma (3.24), le grandezze fondamentali del sistema sono date dalle relazioni ν = ti (K −1 )ij tj Q = −eli (K θ = πli (K −1 −1 )ij tj )ij lj (3.26) (3.27) (3.28) che rappresentano rispettivamente il filling factor del sistema, la carica di una generica eccitazione e la sua statistica come vedremo tra poco. Per riprodurre la sequenza di Jain data da p ν = 2mp + 1 Qqp = − θqp = π e 2mp + 1 (3.29) 2m(p − 1) + 1 2mp + 1 occorre fissare la matrice K e il vettore t nel seguente modo [37]: Kij = δij + 2mCij , (3.30) 1 1 ... 1 1 ... C= , .. .. . . . . . (3.31) con C matrice di dimensione p × p e il vettore t di accoppiamento elettromagnetico t = (1, 1, ..., 1). | {z p (3.32) } Verifico ora che questa scelta riproduce le (3.29). Considero in primo luogo il filling factor. Per poterne calcolare il valore dalla (3.26) occorre invertire la matrice K. Considerando la relazione matriciale Cij Cjk = pCik (3.33) si ottiene (K −1 )ij = δij − 2m Cij . 2mp + 1 (3.34) Inserendo questa nella (3.26), con la (3.32), si ricava ν= p 2mp + 1 (3.35) 48 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BULK che è quanto atteso per la sequenza di Jain. Per trattare le quasiparticelle considero il vettore di accoppiamento2 l = (1, 0, ..., 0) (3.36) | {z } p−1 da cui applicando la (3.27) e la (3.28) ricavo le relazioni volute per la carica e la statistica e 2mp + 1 2m(p − 1) + 1 = π . 2mp + 1 Qqp = − θqp (3.37) (3.38) Si osservi che un insieme di 2mp + 1 eccitazioni elementari del tipo appena descritto possiede una carica pari a quella dell’elettrone. Per poter affermare di essere realmente in presenza di un elettrone occorre che anche la statistica corrisponda a quanto atteso. Per calcolare la statistica dell’agglomerato in esame introduco il vettore di accoppiamento le = (2mp + 1)l = (2mp + 1, 0, ..., 0) (3.39) | {z } p−1 per mezzo del quale ottengo la statistica θe = π[2m(p − 1) + 1](2mp + 1). (3.40) Essa corrisponde ad un numero dispari di π, in quanto prodotto di due fattori dispari, come proprio dell’elettrone. Ciò permette di affermare che, come accade nel caso della sequenza di Laughlin, anche per la sequenza di Jain gli oggetti fondamentali per la descrizione del fluido Hall sono le quasiparticelle mentre gli elettroni diventano un loro agglomerato. I risultati ricavati attraverso questa teoria di campo concordano pienamente con quelli enunciati nella Sezione 2.4. Inoltre, la teoria appena elaborata contiene come sottocaso quella esposta nella Sezione precedente. Nel caso della sequenza di Laughlin si ha infatti p = 1 e la matrice K è un numero uguale a 2m + 1 come emerge dal confronto fra la (3.23) e la (3.24). Per tale sequenza, in base alla relazione (3.35), si ricava come voluto ν= 1 . 2m + 1 (3.41) La carica e la statistica di una quasiparticella elementare in questo caso particolare coincidono con le (3.17) e (3.21) ν= Qqp θqp 1 = = . −e π 2m + 1 (3.42) La scelta fatta per il vettore l non è unica. Per la particolare forma della matrice K −1 infatti un qualunque vettore costituito da un 1 e p − 1 zeri porta allo stesso risultato. Ciò permette di affermare che l’eccitazione creata è p volte degenere. 2 3.3. TEORIA DI FRADKIN E LOPEZ PER LA SEQUENZA DI JAIN 3.3 49 Teoria di Fradkin e Lopez per la sequenza di Jain Più recentemente E. Fradkin e A. Lopez [41] hanno elaborato una teoria per la descrizione degli stati della sequenza di Jain nella quale compaiono solamente tre campi di gauge abeliani. La densità di lagrangiana da loro considerata è formalmente analoga alla (3.24) ma, a differenza di questa, la dimensione della matrice K e dei vettori di accoppiamento t e l è fissa per tutti i possibili stati della sequenza e pari a tre. Per la matrice K gli autori hanno considerato la seguente rappresentazione 2m −1 0 K = −1 −p 0 , 0 0 −1 (3.43) mentre per il vettore t hanno scelto t = (1, 0, 0). (3.44) Per la forma del vettore t in (3.44) di accoppiamento con il campo elettromagnetico si deduce la forma Jµ = − e µνρ ∂µ a1ρ 2π (3.45) per il trivettore densità di corrente. Essa dipende solamente dal campo a1 che per questa ragione è definito campo carico. Come già fatto per la teoria di Wen, esposta nella Sezione precedente, occorre verificare se tali espressioni permettono di ricavare le grandezze fondamentali del sistema. Per fare ciò richiamo nuovamente i risultati (3.26), (3.27) e (3.28) ricavati nel dettaglio in Appendice A e validi indipendentemente dalla dimensione di K, l e t e considero l’espressione esplicita per la matrice inversa K −1 K −1 p −1 0 1 0 = −1 −2m . 2mp + 1 0 0 −2mp − 1 Il filling factor, dalla (3.26), assume il valore ν= p , 2mp + 1 (3.46) che è quanto atteso per un generico stato appartenente alla sequenza di Jain. Considerando un’eccitazione elementare di quasiparticella scelgo l = (0, −1, 1) e dalla (3.27) ottengo Qqp = − e , 2mp + 1 (3.47) (3.48) mentre la sua statistica è data dalla (3.28) e vale θqp = − 2m(p + 1) + 1 ν 1 π = ( 2 − − 1)π. 2mp + 1 p p (3.49) 50 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BULK Si noti che tale valore non corrisponde alla (3.38), ma risulta in accordo con questo se si tiene conto del fatto che la differenza fra questi è pari a 2π e si sfrutta la periodicità dell’angolo statistico. Passando a considerare l’elettrone si ha che esso può essere nuovamente descritto come un insieme di 2mp + 1 eccitazioni elementari. Introducendo pertanto il vettore le = (2mp + 1)l = (0, −2mp − 1, 2mp + 1) (3.50) si ricava la statistica 1 p2 p θe = − [2m(p + 1) + 1] (2mp + 1)π = ( − 2 − 2 )π ν ν ν (3.51) che, nonostante sia differente dalla (3.40), è sempre un multiplo dispari di π come ci si attende per l’elettrone. La teoria appena delineata permette quindi di descrivere gli stati del FQHE appartenenti alla sequenza di Jain in termini di soli tre campi e non più con un numero p di campi che cresce con il livello dello stato. Ciò risulta di notevole semplificazione per p > 2 mentre complica la descrizione nel caso degli stati di Laughlin dal momento che questa teoria non si riduce banalmente a quella delineata della Sezione 3.1. A seconda delle circostanze risulterà pertanto più conveniente descrivere il sistema mediante una delle due teorie, a scapito dell’altra. I principali vantaggi della teoria di Fradkin e Lopez emergeranno però successivamente in relazione agli stati di edge. Concludo questa parte commentando, in modo intuitivo, sulla necessità di introdurre almeno tre campi distinti nella teoria. Dal momento che si tratta di una teoria efficace essa ha lo scopo di fornire una descrizione di quanto osservato sperimentalmente. Una teoria in cui compare un solo campo, come visto nella Sezione 3.1, permette di descrivere stati per i quali vale Qqp θqp ν= = (3.52) −e π e pertanto è applicabile solamente al caso della sequenza di Laughlin. Considero ora una teoria basata su due soli campi. Per fare ciò immagino di eliminare il campo a3 dalla teoria di Fradkin e Lopez. La matrice K ha ora la forma K= 2m −1 −1 −p ! (3.53) dalla quale deriva K −1 1 = 2mp + 1 p −1 −1 −2m ! . (3.54) Inoltre i vettori di accoppiamento per le quasiparticelle sono dati da t = (1, 0) (3.55) l = (0, −1). (3.56) Con queste definizioni si può verificare facilmente che il valore del filling factor del sistema e della carica delle quasiparticelle restano uguali a quanto ricavato nella (3.46) e nella (3.48). Quello che però cambia è il fattore statistico delle eccitazioni che assume il valore θqp = − 2m π. 2mp + 1 (3.57) 3.3. TEORIA DI FRADKIN E LOPEZ PER LA SEQUENZA DI JAIN 51 Questa non è la statistica assoluta della quasiparticella data dalla (3.49), ma quella riferita alla statistica dell’elettrone. Questo complica la descrizione se si vuole utilizzare una definizione assoluta. Per ovviare a questo problema gli autori del lavoro hanno introdotto un terzo campo la cui sola funzione è quella di rendere assoluta la statistica dell’eccitazione. 52 CAPITOLO 3. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BULK Capitolo 4 Teorie di campo efficaci per gli stati di bordo Come visto nel Capitolo 2 un sistema nelle condizioni di FQHE presenta un gap energetico per la creazione di eccitazioni di quasiparticella anche nel caso di filling factor minori di 1 appartenenti alla sequenza principale. Tale gap rende gli stati FQHE molto simili ad un isolante. Quando però il sistema viene confinato mediante un potenziale in una regione finita del piano, lungo il bordo (edge) del campione si ha la formazione di stati le cui eccitazioni risultano gapless anche se presentano la stessa carica e la stessa statistica di quelle del bulk. Questo Capitolo è dedicato all’introduzione di teorie di campo efficaci che descrivano tali stati. 4.1 Stati di bordo nell’IQHE Considero l’hamiltoniana libera di singola particella (1.33) con l’aggiunta di termine di potenziale di confinamento V (y) per vincolare il sistema in una regione limitata del piano nella direzione y. Studierò un semplice caso che permette di avere un’idea qualitativa del fenomeno. Va comunque sottolineato che alcuni andamenti fra cui quello di buca quadrata infinita e quello di potenziale armonico possono essere risolti esattamente [20]. Ipotizzo che il fluido Hall sia confinato lungo y mediante il potenziale V (y) =0 6= 0 W W <y< 2 2 per − per W y<− 2 (4.1) W y> 2 con W generica larghezza della regione di confinamento. Per semplificare la trattazione considero il potenziale lentamente variabile sulla scala della lunghezza magnetica ∂y V (y) ωc . ` (4.2) Risolvo nuovamente l’equazione di Schroedinger nel gauge di Landau (1.52). Ottengo cosı̀ un’equazione riconducibile a quella di un oscillatore armonico, nella quale però compare 53 54 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO un termine aggiuntivo dovuto al potenziale V (y) (" Hψ(x, y) = p2x e + px − By c 2 # ) 1 + V (y) ψ(x, y). 2me (4.3) Dal momento che la coordinata x è ciclica è possibile cercare una soluzione nella forma eikx ψ(x, y) = √ ϕ(y). 2π (4.4) In base alle considerazioni fatte si ottiene l’equazione agli autovalori per la funzione ϕ(y) " 1 2 ∂ + − 2me y me ωc2 2 ! # 2 (y − y0 ) + V (y) ϕ(y) = Enk ϕ(y) (4.5) con y0 = k`2 . Per valori di y tali per cui V (y) = 0, cioè dentro la barretta Hall, le soluzioni della (4.3) sono funzioni d’onda dell’oscillatore armonico centrate in y0 con autovalori 1 En = ωc (n + ). 2 Per valori vicino ai bordi la situazione è però differente. lentamente variabile, si può porre V (y) ≈ V (y0 ). (4.6) Qui, essendo il potenziale (4.7) L’aggiunta di un termine costante modifica la forma dei livelli energetici del sistema rispetto al bulk in (4.6). Si ha Enk = ωc 1 n+ 2 + V (k`2 ); (4.8) i livelli subiscono cosı̀ una deformazione al variare di k come mostrato in Fig. 4.1a. La forma esplicita dell’andamento dipende da V (y). A differenza di ciò che accade nel bulk, nel quale per saltare da un livello energetico al successivo occorre fornire al sistema un’energia pari a ωc , sugli edge le eccitazioni non hanno gap di creazione (gapless). Nel caso in cui l’energia di Fermi del sistema sia compresa nel bulk fra due distinti livelli le uniche eccitazioni di bassa energia possibili per il sistema sono proprio quelle di edge. Considerando i pacchetti d’onda dei singoli elettroni si ha che la velocità di propagazione lungo il bordo è data da ∂Enk . (4.9) v= ∂k Dal momento che le funzioni d’onda sono fortemente localizzate attorno a y0 si manifesta un’altra caratteristica fondamentale degli stati di bordo: la chiralità. Essi infatti hanno una velocità di propagazione la cui direzione è fissata dal campo magnetico che agisce sul sistema. In Fig. 4.1b è mostrato ad esempio il moto chirale degli edge, in cui l’edge superiore si propaga in modo progressivo e quello inferiore in modo regressivo. Per quanto detto si ha che gli stati di bordo dell’IQHE possono essere ben schematizzati come un Liquido di Fermi Chirale. Il primo a sottolineare questo fatto fu Halperin nel 1982 [40]. 4.2. STATI DI BORDO PER LA SEQUENZA DI LAUGHLIN 55 Figura 4.1: a) Descrizione qualitativa della deformazione dei livelli energetici Enk (espressi in unità di ωc ) del sistema a seguito dell’introduzione di un potenziale di confinamento. Da essa emerge come le eccitazioni del bordo siano gapless. Ponendo come mostrato l’energia di Fermi EF del sistema fra due livelli energetici del bulk le eccitazioni di bassa energia ammissibili per il sistema sono solo quelle sugli edge. b) Visione dall’alto dalla barretta Hall che evidenzia il moto chirale degli stati di bordo. 4.2 Stati di bordo per la sequenza di Laughlin Nel caso degli stati di FQHE la teoria non interagente considerata in precedenza non è più valida a causa della forte correlazione fra gli elettroni. Nonostante ciò, vista l’analogia della fenomenologia del FQHE con quella dell’IQHE, è lecito supporre che anche per questi si abbia la formazione di stati di bordo. Per essi però il modello a Liquido di Fermi Chirale che nasce, come visto nella Sezione precedente, da una costruzione di singola particella perde validità ed è necessario fare ricorso ad un approccio differente. Per quanto riguarda gli stati appartenenti alla sequenza di Laughlin, è conveniente seguire nuovamente il lavoro di X.G. Wen del 1995 [36] che evidenzia lo stretto legame fra la teoria di campo efficace per il bulk, considerata nella Sezione 3.1, e gli stati di edge del sistema. Considero in primo luogo la parte quadratica nel campo di gauge della (3.23) L= da cui si ricava l’azione 2m + 1 µνρ aµ ∂ν aρ 4π (4.10) 2m + 1 dtdxdyµνρ aµ ∂ν aρ (4.11) 4π nella quale gli estremi di integrazione si estendono da −∞ a +∞. Come osservato nel Capitolo precedente una teoria di questo tipo non ammette dinamica per i campi di gauge del bulk e può pertanto essere vista come una buona base di partenza per la descrizione dello stato fondamentale privo di eccitazioni. Essa permette inoltre di studiare le eccitazioni di edge che sono osservabili nel caso in cui le energie in gioco non siano sufficientemente elevate da generare eccitazioni nel bulk. La più semplice geometria realizzabile, che comporta la formazione di stati di edge, consiste nel confinare il fluido Hall infinito al solo semipiano negativo delle y come mostrato in Fig. 4.2. Ciò rende possibile introdurre una teoria di campo efficace che permette di studiare un edge di lunghezza infinita. Per questa configurazione del sistema anche i campi Z S= 56 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Figura 4.2: La regione grigia rappresenta il fluido Hall vincolato attraverso un potenziale esterno nel semipiano negativo delle y. Lungo l’asse x, evidenziato dal tratto più spesso, si ha la formazione di un edge infinito. La freccia indica la direzione di propagazione del modo che in questo caso è progressivo. Il verso del campo megnetico è indicato in figura. di gauge risultano definiti solo nella regione del piano in cui è presente il fluido Hall e si viene a perdere l’invarianza di gauge dell’azione. Infatti, a seguito della trasformazione di gauge abeliana aµ → aµ + ∂µ Λ, (4.12) con Λ(t, x, y) funzione arbitraria, si ha una variazione dell’azione in (4.10) pari a ∆S = 2m + 1 4π 2m + 1 4π Z Z +∞ Z +∞ −∞ Z 0 dx dt −∞ −∞ dyµνρ ∂µ (Λ∂ν aρ ) = (4.13) dtdxΛ(t, x, 0) [∂t ax (t, x, 0) − ∂x at (t, x, 0)] . In essa, e per tutto il resto del Capitolo, utilizzerò l’identificazione (a0 , a1 , a2 ) = (at , ax , ay ). Per ripristinare l’invarianza di gauge almeno per l’azione della teoria occorre imporre ∆S = 0. Questo si può ottenere o restringendo le trasformazioni di gauge alle sole funzioni per cui il campo Λ sul bordo y = 0 soddisfi Λ(t, x, 0) = 0 (4.14) o imponendo sui campi di gauge il vincolo [∂t ax (t, x, 0) − ∂x at (t, x, 0)] = 0. (4.15) Sceglierò la prima condizione che non vincola i campi e, come si vedrà, permette di dare una dinamica agli stati di bordo della teoria. Il primo e più semplice tentativo di attribuire dinamica agli stati di edge sarebbe quello di imporre la condizione at = 0 e considerare la sua equazione del moto ∂x ay − ∂y ax = 0 (4.16) 4.2. STATI DI BORDO PER LA SEQUENZA DI LAUGHLIN 57 come vincolo. Quest’ultima ha soluzioni ax (t, x, y) = ∂x ϕ(t, x, y) (4.17) a (t, x, y) = ∂ ϕ(t, x, y) y y con ϕ(t, x, y) campo scalare. Mostrerò ora che questa assunzione non porta dinamica. Tenendo conto della scelta di gauge at = 0 e delle equazioni (4.17) si ottiene 2m + 1 4π SEDGE = +∞ Z Z 0 dtdx −∞ −∞ dy [−ax ∂t ay + ay ∂t ax ] = (4.18) 2m + 1 4π Z +∞ Z 0 dtdx −∞ −∞ dy [−∂x ϕ∂t ∂x ϕ + ∂y ϕ∂t ∂x ϕ] che, dopo una prima integrazione per parti, diviene SEDGE = 2m + 1 4π Z +∞ −∞ dtdx [ϕ(t, x, 0)∂t ∂x ϕ(t, x, 0)] . (4.19) Integrando ulteriormente per parti si giunge alla forma voluta per l’azione di edge SEDGE = − 2m + 1 4π Z +∞ −∞ dtdx∂x ϕ∂t ϕ (4.20) in cui ho omesso per semplicità la dipendenza dalle coordinate. Da essa deriva direttamente la densità lagrangiana 2m + 1 LEDGE = − ∂x ϕ∂t ϕ. (4.21) 4π Si osserva che la densità di hamiltoniana derivata da tale lagrangiana è nulla. Vale infatti H= δLEDGE ∂t ϕ − LEDGE = 0. δ∂t ϕ (4.22) La teoria cosı̀ elaborata non può pertanto dare alcuna informazione sulla dinamica degli stati di bordo. Lo stesso X. G. Wen osserva però [36] che la condizione di gauge at = 0 considerata non è la più generale possibile, ma può essere generalizzata dalla at = −vax , (4.23) dove v > 0 rappresenta il modulo della velocità di propagazione degli stati sull’edge. Il suo valore non può essere dedotto microscopicamente dalla teoria delineata per il bulk in quanto è legato alle condizioni presenti al bordo fra cui, in primo luogo, la forma del potenziale di confinamento. Per esempio nella teoria idrodinamica fenomenologica di E Wen [36] tale velocità è espressa come il rapporto , dove E rappresenta il modulo del B campo elettrico lungo il bordo del campione in presenza del potenziale di confinamento. Essa pertanto viene introdotta come un parametro il cui valore dovrà poi essere fissato in accordo con i dati sperimentali. Opero ora il cambio di variabili T =t aT = at + vax X = x − vt Y =y aX = ax aY = ay . (4.24) 58 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Questa trasformazione lascia invariata l’azione (4.11) con il vincolo in (4.23) dato da aT = 0. L’azione che descrive gli stati di edge in questa base è analoga a quella precedentemente descritta (vedi Eq. (4.20)) SEDGE 2m + 1 =− 4π Z dT dX∂T ϕ∂X ϕ. (4.25) dtdx (∂t + v∂x ) ϕ∂x ϕ (4.26) Operando le trasformazioni (4.24) ottengo SEDGE = − 2m + 1 4π Z con la densità di lagrangiana della forma LEDGE = − 2m + 1 (∂t + v∂x ) ϕ∂x ϕ. 4π (4.27) Da essa si ricava l’hamiltoniana non banale HEDGE (2m + 1) = v 4π Z +∞ −∞ v dx (∂x ϕ) = 4πν 2 Z +∞ −∞ dx (∂x ϕ)2 , (4.28) che, come ci si deve aspettare, risulta definita positiva. Nella seconda uguaglianza ho 1 utilizzato ν = valido per la sequenza di Laughlin. 2m + 1 Il campo ϕ(x) introdotto può essere legato alla densità di particelle ρ(x) degli stati di edge [41]. Per mostrare ciò occorre prendere in considerazione la densità di carica del bulk J 0 . In base alla (3.7) posso scrivere J0 = − e 0νρ e ∂ν aρ = − (∂x ay − ∂y ax ) . 2π 2π (4.29) La densità di particelle sull’edge è data dall’integrale della (4.29) rispetto alla variabile y lungo lo spessore fisico dell’edge. Ipotizzo che tale spessore sia pari ad una generica lunghezza λ in modo da ottenere l’espressione 1 ρ(x) = 2π Z 0 −λ dy (∂x ay − ∂y ax ) . (4.30) Studio separatamente i due termini tenendo conto che λ può essere considerata piccola rispetto alle variazioni delle quantità in gioco. Nel primo termine considero l’integrando costante nell’intervallo considerato; in tal modo ho Z 0 −λ λ→0 dy∂x ay ≈ λ∂x ay (t, x, 0) −→ 0 (4.31) che si annulla nel limite λ → 0. Posso integrare il secondo termine considerando i campi nulli all’esterno del fluido Hall. Si ha pertanto Z 0+ −λ λ→0 ∂y ax = ax (t, x, 0+ ) − ax (t, x, −λ) −→ −∂x ϕ. (4.32) Ciò permette di ottenere la relazione ρ(x) = 1 ∂x ϕ(x). 2π (4.33) 4.2. STATI DI BORDO PER LA SEQUENZA DI LAUGHLIN 59 Considerando l’equazione del moto derivata dalla (4.26) ∂t ∂x ϕ + v∂x2 ϕ = 0, (4.34) mediante la (4.33), si giunge ad avere ∂t ρ + v∂x ρ = 0 (4.35) che dà l’equazione d’onda della densità di particelle dell’edge propaganti con velocità di propagazione v diretta nel verso dell’asse positivo delle x (vedi Fig. 4.2). Da essa risulta evidente la natura chirale della propagazione in analogia con quanto visto nel caso dell’IQHE. Per comprendere più a fondo il significato della teoria degli edge risulta fondamentale passare alla sua quantizzazione. Per questo suppongo un bordo di dimensione finita L nella direzione delle x e descrivo l’hamiltoniana del sistema in termini della densità di particelle ρ(x) appena introdotta. Attraverso la (4.33) riscrivo la (4.28) come HEDGE πv = ν Z L dxρ2 (x) (4.36) 0 dove per semplicità ho supposto 0 ≤ x ≤ L. Si può riscrivere l’espressione per l’hamiltoniana utilizzando in modi normali della densità ρ(x) definiti attraverso la serie di Fourier ρ(x) = ∞ 1 X eikx ρk . L k=−∞ (4.37) Introducendo la (4.37) nella (4.36) si ha HEDGE = 2πv νL X ρ−k ρk + k>0 πv 2 ρ . νL 0 (4.38) Nella (4.38) ho esplicitato il contributo di modo zero rappresentato dall’operatore Z ρ0 = ρk=0 = L ρ(x) = N. (4.39) 0 Esso corrisponde al numero totale N di elettroni presenti nel sistema rispetto ad un valore medio. Considero ora le parentesi di commutazione canonica di tale teoria. In generale si ha che fra le coordinate e i momenti coniugati di una teoria valgono i commutatori [qi , πj ] = iδij . (4.40) Nel caso in esame posso porre, per k 6= 0, q k = ρk . (4.41) I momenti coniugati possono essere derivati direttamente a partire dalle equazioni di Hamilton usando l’hamiltoniana HEDGE nella (4.38). Si ha perciò ρ̇k = −ivkρk 2πv π̇k = − ρ−k . νL (4.42) (4.43) 60 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Inserendo la (4.42) nella (4.43) si ha π̇−k = − 2πi ρ̇k νkL (4.44) da cui 2πi ρk (4.45) νkL dove ho considerato nulla la costante di integrazione perchè non contribuisce alle parentesi di commutazione. Utilizzando la (4.40) ottengo, per k 6= 0, π−k = − [ρk , ρ−k ] = νkL . 2π (4.46) Dal momento che gli altri commutatori sono nulli è possibile riassumerli tutti nella relazione (k 6= 0) νkL [ρk , ρq ] = δk,−q . (4.47) 2π Per il modo zero avrò, dalla (4.40), q 0 = ρ0 (4.48) con π0 tale che [ρ0 , π0 ] = i. (4.49) Come osservato da X.G. Wen le relazioni di commutazione (4.47) sono quelle tipiche dell’algebra di Kac-Moody [42] che compare nella teoria di Tomonaga-Luttinger [43] per un liquido di elettroni interagenti in una dimensione. L’unica differenza sostanziale rispetto al liquido di Luttinger ordinario è che negli stati di edge le eccitazioni si propagano in modo chirale mentre nel Liquido di Luttinger ordinario queste hanno, nello stesso punto, onde di densità che si propagano in entrambe le direzioni. Risulta pertanto corretto parlare, per gli stati di bordo, di Liquido di Luttinger Chirale (χLL). Operando le seguenti sostituzioni per i modi con k 6= 0 a†k r 2π ρ−k νkL r 2π ρk νkL = ak = (4.50) è possibile passare all’usuale descrizione in seconda quantizzazione. Questi operatori sono di tipo bosonico come si può osservare dal calcolo diretto dei commutatori h ak , a†q i = 2π √ [ρk , ρ−q ] = δk,q . νL kq (4.51) L’hamiltoniana (4.38), espressa in termini di tali operatori, assume la forma tipica di un sistema fononico più il modo zero HEDGE = v X k>0 ka†k ak + πv 2 πv 2 ρ = H0 + N . νL 0 νL (4.52) 4.2. STATI DI BORDO PER LA SEQUENZA DI LAUGHLIN 61 Per motivi che risulteranno chiari in seguito, ho evidenziato il termine dipendente dal numero di particelle cariche. I fononi in (4.52) hanno una direzione di propagazione con velocità v ben definita lungo l’edge; ci si trova infatti in presenza di un sistema di fononi chirali. Concludo questa parte richiamando quanto svolto in Appendice B relativamente alla scrittura in trasformata di Fourier di ϕ(x) e alla sue relazioni di commutazione. Come mostrato in Appendice B il campo ϕ(x) ha la seguente rappresentazione ϕ(x) = ϕf (x) + ϕ0 (x) dove r ϕf (x) = i 2πν X i † −ikx − a |k| ikx − √ ak e + √ ak e e 2 , L k>0 k k (4.53) (4.54) in cui a costituisce un fattore di cut-off per i momenti, rappresenta il campo relativo ai modi fononici e 2π xρ0 − νπ0 (4.55) ϕ0 = L quello relativo al modo zero con π0 dato dalla (4.49). Tale campo ha le seguenti relazioni di commutazione [ϕ(x), ϕ(y)] = iπνsign(x − y) (4.56) valide anche per un edge finito. Passo ora a considerare il caso di un modo con propagazione regressiva. Esso non può formarsi nella geometria mostrata in Fig. 4.2 dal momento che porterebbe ad un’hamiltoniana non definita positiva. Per poter avere tale propagazione occorre considerare un fluido vincolato nel semipiano opposto a quanto mostrato in Fig. 4.2, ma con lo stesso verso di B, e procedendo in modo del tutto analogo a quanto fatto per il campo progressivo considerando questa volta la condizione di gauge at = vax . (4.57) Indico con ϕ(−) (x) il campo regressivo per cui vale (−) (−) ϕ(−) (x) = ϕf (x) + ϕ0 (x) (4.58) dove (vedi Appendice B), si ha (−) ϕf (x) r = a (−) 2πν X i (−) i − √ ak e−ikx + √ a†k eikx e− 2 |k| L k>0 k k (−) ϕ0 (x) = 2π (−) (−) xρ + νπ0 L 0 (4.59) (4.60) e valgono le parentesi di commutazione h i ϕ(−) (x), ϕ(−) (y) = −iπνsign(x − y). (4.61) In questo caso ottengo la densità lagrangiana LEDGE = 2m + 1 (∂t − v∂x ) ϕ(−) ∂x ϕ(−) 4π (4.62) 62 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Figura 4.3: La regione grigia rappresenta quella occupata dal fluido Hall e lungo l’asse x si ha la formazione dell’edge. In esso la propagazione avviene in verso opposto rispetto a quanto accadeva nel caso precedente come indicato dalla freccia. La direzione del campo B è mostrata in figura. che porta direttamente all’hamiltoniana (2m + 1) = v 4π HEDGE Z +∞ −∞ dx ∂x ϕ(−) 2 (4.63) analoga a quella per l’edge progressivo e nuovamente definita positiva. La densità di particelle sull’edge è data da ρ(−) (x) = − 1 ∂x ϕ(−) (x). 2π (4.64) Nel caso di propagazione regressiva, utilizzando nuovamente la scrittura in modi normali della densità (4.37), si arriva all’espressione HEDGE = 2πv νL X (−) (−) ρk ρ−k + k>0 πv (−) 2 (ρ ) νL 0 (4.65) per l’hamiltoniana del sistema. Da essa si deriva il commutatore h i (−) ρk , ρ(−) =− q νkL δk,−q . 2π (4.66) Per passare alla scrittura in seconda quantizzazione della (4.65) utilizzo le relazioni (−) a†k (−) ak r = r = X k>0 ka†k (−) (−) ak (4.67) 2π ρ−k νkL e ottengo HEDGE = v 2π ρk νkL + πv 2 πv ρ0 = H 0 + (N (−) )2 . νL νL (4.68) 4.2. STATI DI BORDO PER LA SEQUENZA DI LAUGHLIN 4.2.1 63 Bosonizzazione dei campi nella sequenza di Laughlin Le eccitazioni di tipo fononico, sebbene definiscano l’hamiltoniana dell’edge a numero costante di particelle, non esauriscono quelle ammesse per il sistema. Finora infatti non ho tenuto conto della possibilità di modificare il numero di eccitazioni cariche in esso presenti. Esse nascono dall’aggiunta o dalla rimozione di un elettrone o di una quasiparticella dal fluido Hall e sono pertanto legate alla variazione del numero delle particelle. Per includere anch’esse occorre rappresentare l’operatore di campo elettronico ψe (x) e di quasiparticella ψqp (x) in termini dei modi fononici. Incomincio con il campo elettronico ψe (x). La sua azione sul sistema è quella di diminuire la densità delle particelle cariche di una unità. In termini operatoriali ciò si traduce nella relazione di commutazione h i ρ(±) (x), ψe(±) (y) = −δ(x − y)ψe(±) (y), (4.69) dove con + e − indico rispettivamente i campi associati agli edge progressivi e regressivi. Il mio scopo ora è quello di creare un’identità operatoriale nello spazio di Hilbert degli (±) stati del liquido del χLL che consenta di riscrivere il campo ψe (x) in funzione del campo ϕ(±) (x) operazione che prende il nome di bosonizzazione. L’espressione per l’operatore elettronico proposta da Wen [36] è la seguente ψe(±) (x) = √ πx i (±) 1 e ν ϕ (x) e±i νL 2πa (4.70) dove a è lo stesso fattore di cut-off che compare nella (4.54). In base a tale relazione si verifica che πx h i ρ(±) (x), ψe(±) (y) = ∓ e±i νL 2π √ i (±) 1 e ν ϕ (y) , ∂x ϕ(±) (x) = −δ(x − y)ψe(±) (x). 2πa (4.71) L’ultima uguaglianza è stata ottenuta utilizzando l’identità operatoriale h i eA , B = [A, B] eA , (4.72) valida quando il commutatore [A, B] è un c-numero, e le commutazioni dei campi (4.56). Per poter ritenere equivalenti le due espressioni occorre ancora verificare che l’operatore elettronico bosonizzato soddisfi le relazioni di anticommutazione tipiche dei fermioni quale ad esempio n o ψ (±) (x), ψ (±) (y) = 0. (4.73) Utilizzando la relazione di Baker-Hausdorff, valida per due operatori A e B tali per cui [A, B] è un c-numero, 1 (4.74) eA eB = eA+B e 2 [A,B] e inserendo il commutatore (4.56), si dimostra che ψe(±) (x)ψe(±) (y) = 1 i [ϕ(±) (x)+ϕ(±) (y)] − iπ sign(x−y) ±i π (x+y) eν e 2ν e νL 2πa (4.75) ψe(±) (y)ψe(±) (x) = 1 i [ϕ(±) (y)+ϕ(±) (x)] iπ sign(x−y) ±i π (x+y) e νL . eν e 2ν 2πa (4.76) e 64 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Essendo ν = 1 si ha 2m + 1 ψe(±) (x)ψe(±) (y) = −ψe(±) (y)ψe(±) (x) (4.77) Le altre relazioni di anticommutazione possono essere ricavate in modo analogo. Più complicato risulta l’anticommutatore † ψe(±) (x), ψe(±) (y) = δ(x − y). (4.78) 1 con 2πa a → 0. Per una dimostrazione di questa affermazione si rimanda alla letteratura [47]. πx In ultimo vorrei commentare la presenza del fattore costante e±i νL introdotto nella (4.70). Questo, essendo un numero, non modifica le relazioni di commutazione appena discusse. Tale termine è scelto in modo da soddisfare la relazione di periodicità per i campi [71] (±) Quest’ultimo risulta verificato solo se la costante di normalizzazione di ϕe ψe(±) (x) = ψe(±) (x + L). è √ (4.79) Si noti che questo termine è rilevante solo per edge finiti e scompare per L → ∞. Ripercorrendo quanto fatto per il caso dell’operatore elettronico ψe (x) posso introdurre una rappresentazione bosonica per le eccitazioni di quasiparticella sugli edge. In analogia con i risultati del bulk assumo che esistano eccitazioni di quasiparticella anche sull’edge con le stesse proprietà di carica e statistica. Queste, nella sequenza di Laughlin, hanno carica frazionaria e Qqp = − (4.80) 2m + 1 e statistica frazionaria θqp = π . 2m + 1 (4.81) L’espressione del campo di quasiparticella sarà, in analogia con la (4.70), (±) ψqp (x) = √ πx 1 (±) eiϕ (x) e±i L . 2πa (4.82) Si può dimostare, con ragionamenti analoghi a quelli fatti per l’elettrone, che tale espressione verifica le relazioni [ρ(x), ψqp (y)] = − 1 δ(x − y)ψqp (x) 2m + 1 iπ ψqp (x)ψqp (y) = ψqp (y)ψqp (x)e− 2m+1 sign(x−y) . (4.83) (4.84) Anche in questo caso l’eccitazione elettronica può essere considerata come un agglomerato di 2m + 1 eccitazioni elementari. 4.3. TEORIA DI FRADKIN E LOPEZ PER LA SEQUENZA DI JAIN 4.3 65 Teoria di Fradkin e Lopez per la sequenza di Jain p 2mp + 1 partendo dalla densità di lagrangiana di Fradkin e Lopez introdotta nella Sezione 3.3. Mi riferirò ad un singolo bordo come quello descritto in Fig. 4.2. Per fare ciò occorre in primo luogo disaccoppiare la densità di lagrangiana del bulk con matrice K nella (3.43) mediante il cambio di variabili 1 1 ã = a In questa Sezione descriverò la teoria di campo efficace per la sequenza di Jain ν = 1 √ ã2 = √ a1 + pa2 . p (4.85) ã3 = a3 Si ottiene cosı̀ la densità di lagrangiana L= 1 µνρ 1 ãµ ∂ν ã1ρ − µνρ ã2µ ∂ν ã2ρ − µνρ ã3µ ∂ν ã3ρ ν (4.86) che consta di tre termini analoghi alla (4.10). Procedendo quindi in modo simile a quanto fatto per un singolo modo impongo le condizioni di gauge ã1t = −vC ã1x ; ã2t = vN ã2x ; ã3t = vN 0 ã3x . (4.87) Si noti che i segni delle velocità di propagazione dei modi sono stati scelti in modo da giungere ad una hamiltoniana definita positiva per la teoria sull’edge. Il primo campo si propaga in modo progressivo, gli altri due vanno in senso opposto. In analogia con quanto fatto nella Sezione 4.2 si arriva quindi alla densità di lagrangiana 1 1 vC = − ∂t ϕC ∂x ϕC − (∂x ϕC )2 + ∂t ϕN ∂x ϕN − vN (∂x ϕN )2 + 4π ν ν LEDGE 2 +∂t ϕN 0 ∂x ϕN 0 − vN 0 (∂x ϕN 0 ) i (4.88) . Ricordo che la densità di particelle del bulk dipende solo dal campo ã1 = a1 (vedi Eq. (3.45)), quindi la densità dell’edge ha la forma ρ(x) = 1 ∂x ϕC (x) 2π (4.89) ed è legata solo al campo ϕC (x). Esso, derivando dal campo carico a1 , prende il nome di campo carico. Analogamente i campi ϕN (x) e ϕN 0 (x) sono denominati campi neutri. L’hamiltoniana sull’edge espressa in termini di questi campi assume la forma HEDGE = vC 4πν Z 0 L (∂x ϕC )2 + vN 4π Z 0 L (∂x ϕN )2 + vN 0 4π Z 0 L (∂x ϕN 0 )2 . (4.90) I commutatori dei campi, essendo questi disaccoppiati, sono dati, in base alla considerazioni fatte in Appendice B, da [ϕC (x), ϕC (y)] = iπνsign(x − y) (4.91) [ϕN (x), ϕN (y)] = −iπsign(x − y) (4.92) [ϕN 0 (x), ϕN 0 (y)] = −iπsign(x − y). (4.93) 66 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Il campo carico ϕC (x) per il bordo superiore è quindi progressivo mentre i due neutri sono regressivi. Richiamando l’espressione esplicita dei campi ϕC ϕN r i † −ikx − a |k| 2π 2πν X −i ikx √ aC,k e + √ aC,k e e 2 + xρC,0 − νπC,0 (4.94) L k>0 L k k r a 2π X −i i 2π √ aN,k e−ikx + √ a†N,k eikx e− 2 |k| + xρN,0 + πN,0 L k>0 L k k = = r ϕN 0 = (4.95) a i 2π X −i 2π √ aN 0 ,k e−ikx + √ a†N 0 ,k eikx e− 2 |k| + xρN 0 ,0 + πN 0 ,0 (4.96) L k>0 L k k calcolata in Appendice B arrivo alla scrittura della (4.90) in seconda quantizzazione HEDGE = XX vi ka†i,k ai,k + i k>0 X πvi i νL ρ2i,0 = H0 + H 0 + πvC 2 N νL (4.97) in cui l’indice i (i = C, N, N 0 ) corre sui tre campi introdotti. Nell’ultimo passaggio ho messo in evidenza il contributo dato dal numero di particelle cariche al modo zero dell’hamiltoniana che deriva dalla relazione, valida per il solo modo carico, ρC,0 = N (4.98) e ho posto πvN 0 2 πvN 2 ρN,0 + ρ 0 . (4.99) L L N ,0 Quest’ultimo termine racchiude il contributo dei modi zero dei campi neutri. Vorrei concludere questa Sezione commentando le diverse velocità presenti nella (4.90). Nel loro lavoro [41] Fradkin e Lopez pongono H0 = vN = vN 0 = 0 (4.100) non dando alcuna dinamica ai campi non accoppiati al campo elettromagnetico. Essi saranno invece determinanti per verificare le regole di statistica dei campi (vedi Paragrafo 4.3.1). Nel corso della tesi prenderò in considerazione velocità vN e vN 0 finite per poi passare solo alla fine al limite vN,N 0 → 0. Come vedremo questo procedimento è dettato da necessità di calcolo legate alla regolarità degli integrali. Risulta quindi chiaro che il modello proposto da Fradkin e Lopez non permette di investigare la dinamica dei modi neutri. In realtà, come osservato da Levitov et al. [48] e da Wen e Lee [65] le velocità dei modi neutri vN sono piccole ma non strettamente nulle. La condizione tipica è vN vC con vN finito. Questa relazione sembra del tutto ragionevole; come infatti osservato da Imura [66] le velocità di propagazione dei due modi risultano differenti. La velocità del E modo neutro vN ha un ordine di grandezza pari a con E campo elettrico generato al B bordo dal potenziale di confinamento. Quella del modo carico vC ha, oltre ad un contributo dello stesso ordine di grandezza, una correzione dovuta all’interazione HINT 1 = 2 8π Z dxdx0 ∂x ϕC V (x − x0 )∂x0 ϕC (x0 ) (4.101) 4.3. TEORIA DI FRADKIN E LOPEZ PER LA SEQUENZA DI JAIN 67 con V (x) generico potenziale di interazione. Se quest’ultimo è a lungo raggio come nel caso coulombiano non schermato tale termine incrementa notevolmente la velocità del modo carico e porta alla condizione vN vC . Va quindi tenuto presente che utilizzando il modello di Fradkin e Lopez si perdono tutte le informazioni sulla dinamica dei modi neutri. Nonostante ciò però, come si vedrà nell’ultimo Capitolo in relazione ai risultati sperimentali, la restrizione imposta da Fradkin e Lopez non compromette la predittività del modello; infatti, per le energie in gioco tipiche degli esperimenti attuali, le velocità dei modi neutri sono cosı̀ piccole da non poter essere rilevate. 4.3.1 Bosonizzazione dei campi per la teoria di Fradkin e Lopez Dopo aver descritto il sistema in assenza di eccitazioni studio ora gli stati eccitati di p elettrone e quasiparticella per ν = . Considero la scrittura dell’operatore di 2mp + 1 campo elettronico in termini degli operatori ϕC , ϕN e ϕN 0 . In questo caso si procede in analogia con quanto già fatto per la teoria di Wen, con la complicazione aggiuntiva di avere tre distinti campi che descrivono l’edge. Ipotizzo per l’operatore di campo elettronico la forma h i (±) (±) (±) α πx i α1 ϕ 1 C (x)+α2 ϕN (x)+α3 ϕN 0 (x) ±i 1L (±) e e , (4.102) ψe (x) = √ 2πa in cui ho tenuto conto sia del modo progressivo che di quello regressivo identificati rispettivamente con gli apici + e −. Nell’espressione precedente si devono forzare i coefficienti α1 , α2 e α3 in modo che siano soddisfatte le relazioni (4.69) e (4.73). Passando al calcolo diretto e utilizzando le relazioni (4.91-4.93) si ottiene per la carica h i ρ(±) (x), ψe(±) (y) = −α1 νδ(x − y)ψe(±) (y) (4.103) che permette di fissare 1 . ν Imponendo la validità dell’anticommutatore fermionico (4.78) ottengo inoltre α1 = (4.104) θe π (4.105) 1 θe − . ν π (4.106) να12 − α22 − α32 = dalla quale, sostituendo la (4.104), si ha α22 + α32 = Non potendo far ricorso ad altre considerazioni legate alla fisica del sistema non sono in grado di fissare entrambi i coefficienti α2 e α3 . La scelta più semplice è quella di considerare, ad esempio, α3 = 0. Ciò fa sı̀ che il campo neutro ϕN 0 risulti superfluo nel modello proposto e semplifica la teoria in esame. Nella (4.106) compare l’angolo statistico θe . In generale deve valere θe = π(2k + 1) (4.107) 68 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO con k ∈ Z. L’angolo calcolato da Fradkin e Lopez nel bulk è p 1 p 1 − 2ke π + − ν ν ν p θe = −π (4.108) dove, rispetto alla (3.51), ho tenuto conto dell’indeterminazione di 2ke π sull’angolo con ke ∈ Z. In generale si avrà dunque s α2 = 1 θe − = ν π s p2 p + 2 + 2ke . 2 ν ν (4.109) Si noti che α2 non è univocamente determinato a causa dell’indeterminazione statistica rappresentata dal fattore ke . Per le condizioni di esistenza della (4.109) si devono considerare i valori di ke interi per cui vale ke ≥ − p2 p − . 2ν 2 2ν 2 (4.110) Nel suo lavoro [54] Fradkin fissa ke = 0. Riassumendo si ottiene ψe(±) (x) = √ i πx 1 e±i νL e 2πa 1 (±) ϕ (x)+ ν C q (±) p2 + p2 +2ke ϕN (x) ν2 ν . (4.111) Procedendo in modo del tutto analogo per l’operatore di quasiparticella si ha h πx i 1 (±) ψqp (x) = √ e±i L e 2πa 1 (±) ϕ + p C q (±) 1+ p1 +2kqp ϕN i (4.112) con kqp ∈ Z e tale per cui 1 1 kqp ≥ − − . 2 2p (4.113) Anche in questo caso Fradkin [54] pone kqp = 0. Si noti che, se si volesse ‘mappare’ questa descrizione nel caso della sequenza di Laughlin 1 dove p = 1 e ν = , la procedura più semplice sarebbe scegliere ke nella (4.109) in 2m + 1 modo tale da avere α2 = 0 e cioè ke = −(2m + 1)2 che risulta compatibile con la (4.110). (±) Con questa scelta il campo neutro ϕN scomparirebbe dalla forma del campo elettronico e non giocherebbe alcun ruolo nella dinamica. Allo stesso modo si può procedere per le quasiparticelle ponendo kqp = −1. Si noti che tali valori sono quelli che rendono gli angoli statistici θe e θqp calcolati da Fradkin uguali a quelli calcolati per mezzo della teoria di Wen. Utilizzando tali valori per gli angoli statistici anche il campo ϕN diviene superfluo e le espressioni (4.111) e (4.112) vanno a coincidere con la (4.70) e la (4.82). 4.4 Teoria di Wen per la sequenza di Jain In questa Sezione esporrò brevemente la descrizione proposta da Wen per gli stati di p bordo della sequenza di Jain con ν = . Questo procedimento fu analizzato in 2mp + 1 dettaglio oltre che da Wen [36] anche, successivamente, da C.L Kane e M.P.A Fisher [37] 4.4. TEORIA DI WEN PER LA SEQUENZA DI JAIN 69 e risulta cronologicamente antecedente al modello proposto da Fradkin e Lopez. Come si vedrà in seguito questo approccio risulta piuttosto complesso soprattutto per p ≥ 2. Per questo motivo non lo utilizzerò nel prosieguo del mio lavoro di tesi, seguirò invece la procedura elaborata da Fradkin e Lopez discussa nella Sezione precedente. Reputo comunque istruttivo presentare i tratti salienti di questa teoria anche senza entrare nel dettaglio delle dimostrazioni. Per una dettagliata discussione rimando a [37]. A tal fine occorre partire dalla parte quadratica della densità lagrangiana (3.24). Per ogni campo che compare in essa si possono introdurre condizioni di gauge analoghe alla (4.23). A seguito di ciò, procedendo come nella Sezione precedente, si può ottenere la densità di lagrangiana per gli stati di edge [37] 1 L=− Kij ∂x ϕi ∂t ϕj + Vij ∂x ϕi ∂x ϕj , 4π (4.114) in cui la matrice K è la stessa che compare nella teoria del bulk (cf. Eq. (3.24)), mentre la matrice V rappresenta sia il termine di velocità associato al campo i-esimo (elemento Vii ) sia un termine di interazione tra i campi (elemento Vi6=j ). Questa matrice non è universale, ma dipende da fattori quali la forma del potenziale di confinamento e il tipo di interazione (corto o lungo raggio). Generalizzando la (4.33) si ha che la densità di particelle dell’edge può essere scritta come [37] ρ(x) = p 1 X ∂x ϕi (x). 2π i=1 (4.115) Per un generico stato di FQHE la diagonalizzazione della lagrangiana (3.24) avviene attraverso alcuni passaggi. In primo luogo si rende diagonale la matrice K mediante una trasformazione ortogonale. Ciò è reso possibile dal fatto che essa è simmetrica. A seguito di questa operazione si ha un campo corrispondente alla somma di tutti i campi di edge che, in virtù della (4.115), viene denominato campo carico e altre p−1 combinazioni lineari indipendenti che vengono definite campi neutri. Il secondo passo consiste nel riscalare i campi in modo da rendere gli autovalori della matrice K pari a 1 o −1. Si può dimostrare [37] che, a seguito di queste operazioni, si ottengono solo due diversi tipi di matrici K: o la matrice identità o una di tipo Lorentz con un solo autovalore 1 corrispondente al campo carico e tutti gli altri pari a −1 legati ai campi neutri. La distinzione che si viene a creare fra le diverse segnature degli autovalori della matrice K si ripercuote sulla natura stessa degli edge. Essi possono infatti essere divisi in due categorie: la prima in cui gli autovalori hanno tutti segno concorde e lo stesso accade per la direzione di propagazione dei modi di edge (modi copropaganti), le seconda in cui la segnatura discorde fa sı̀ che i modi neutri si propaghino tutti in direzione opposta rispetto a quello carico (modi contropropaganti). Resta ancora da discutere il termine di interazione V . Come mostrato da C.L. Kane e M.P.A Fisher [37] la matrice K mostra una particolare simmetria che può essere sfruttata per trattare il termine di interazione. Essi dimostrano che il termine non diagonale Vi6=j risulta irrilevante nel linguaggio del Gruppo di Rinormalizzazione rispetto agli altri e può essere trascurato. La dimostrazione di questo fatto richiede però l’introduzione di scattering con impurezze distribuite in maniera casuale lungo l’edge. In questo modo si considera solo il termine diagonale Vij = vi δij e procedendo alla sola diagonalizzazione della matrice K la teoria risulta completamente disaccoppiata. 70 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO 2 con p = 2 nel 5 limite L → ∞. Per esso si hanno due campi ϕ1 e ϕ2 e K vale (cf. Eq. (3.30)) Come esempio del procedimento appena descritto esplicito il caso ν = ! K= 3 2 2 3 1 = 5 3 −2 −2 3 e di conseguenza K −1 ! . Opero ora la sostituzione ϕC = ϕ 1 + ϕ 2 (4.116) ϕ =ϕ −ϕ . 1 2 N Poichè il primo campo, in base alla definizione (4.115), è tale per cui ρ(x) = 1 ∂x ϕC 2π (4.117) esso è il campo carico. Per distinguersi da questo il secondo campo è indicato come neutro. Attraverso la trasformazione (4.116) ottengo la densità lagrangiana completamente disaccoppiata 1 5 1 L=− ∂x ϕC ∂t ϕC + ∂x ϕN ∂t ϕN + vC ∂x ϕC ∂x ϕC + vN ∂x ϕN ∂x ϕN 4π 2 2 (4.118) dove vC e vN sono le velocità di propagazione rispettivamente del campo carico e di quello neutro, prese entrambe finite L’hamiltoniana del sistema risente dei contributi di entrambi i campi e può essere scritta, ripercorrendo le considerazioni fatte nella Sezione precedente, nella forma H = vC X ka†C,k aC,k + vN k>0 X ka†N,k aN,k (4.119) k>0 in cui gli operatori a†C e aC agiscono sui modi del campo carico mentre a†N e aN su quelli del campo neutro. Occorre ora passare a dare una rappresentazione degli operatori di campo bosonizzati. Per fare ciò si considera la più generale scrittura dell’operatore di campo elettronico della forma ψe (x) = √ α1 πx 1 ei L ei[α1 ϕC (x)+α2 ϕN (x)] 2πa (4.120) nella quale i coefficienti α1 e α2 vanno forzati attraverso i vincoli fisici (4.69) e (4.73) legati alla carica e alla statistica degli elettroni. Analogamente a quanto visto nel Paragrafo 4.3.1 si ottiene, nel limite L → ∞, l’operatore di campo elettronico h i 1 e ψe (x) = √ 2πa 5 ϕ (x)+ 2 C pθ e − 5 ϕ (x) 2π 4 N i (4.121) 4.5. QUANTIZZAZIONE DELLA CONDUTTANZA PER LE TEORIE DI EDGE 71 dove occorre tenere conto della periodicità dell’angolo statistico θe ; esso, a causa delle condizioni di esistenza del coefficiente α2 , deve valere p θe =− π ν 1 p 1 + − ν ν p 5 − 2ke ≥ . 2 (4.122) In modo del tutto analogo si può introdurre l’operatore di distruzione di un’eccitazione elementare che assume la forma ψqp (x) = √ i 1 e 2πa 1 ϕ (x)+ 2 C q θqp 1 − 20 ϕN (x) 2π . (4.123) Anche in questo caso l’angolo statistico θqp è definito a meno di multipli di 2π e deve essere tale per cui θqp 1 ν 1 = ( 2 − − 1) − 2kqp ≥ . (4.124) π p p 10 Fino al 1996 la teoria fin qui esposta era ritenuta la più accreditata per lo studio degli stati di bordo. A partire da quell’anno alcuni esperimenti relativi al tunneling di elettroni fra l’edge di un sistema FQHE e un metallo, che analizzerò più nel dettaglio in seguito, ne misero in discussione le previsioni. Vari nuovi modelli teorici sono stati sviluppati per ovviare a tale problema [67, 68, 69, 70]. Uno di questi è proprio il modello di Fradkin e Lopez che, come visto, necessita solo di due campi di cui uno carico e uno neutro. 4.5 Quantizzazione della conduttanza per le teorie di edge In questa Sezione voglio verificare che i modelli teorici proposti per descrivere gli stati di bordo permettono di ricavare le corrette proprietà di trasporto del sistema. Mi occuperò del calcolo della conduttanza Hall del campione. Considero la barretta Hall fra due contatti come mostrato in Fig. 4.4. In questa geometria non c’è più un solo bordo che circonda il campione, ma due edge distinti che si muovono in direzioni opposte. Ognuno di questi edge è in equilibrio con il potenziale chimico del serbatoio da cui proviene e non risente dell’altro. Il voltaggio Hall del sistema è legato alla differenza dei potenziali chimici dei serbatoi eVH = µS − µD . (4.125) In questa geometria a due terminali il potenziale VH è direttamente il voltaggio Hall del sistema. Passo ora a considerare i risultati che si ottengono a partire da questa geometria nei vari modelli proposti. 4.5.1 Conduttanza Hall per la teoria di Wen per gli stati di Laughlin L’effetto del potenziale Hall può essere inglobato nell’hamiltoniana attraverso un accoppiamento tra il potenziale chimico e la densità di particella. L’hamiltoniana di un sistema costituito da due edge indipendenti che si propagano in direzioni opposte è data quindi da (vedi Eqs. (4.52) e (4.68)) H = HS + πv 2 πv 2 N S + HD + N − µS NS − µD ND . νL νL D (4.126) 72 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Figura 4.4: Barretta Hall (in azzurro) con due edge distinti che si propagano in direzioni opposte a causa dell’azione del campo magnetico. In questa configurazione i due edge possono essere considerati completamente indipendenti e in equilibrio con i rispettivi serbatoi (in giallo). L’edge superiore ha il potenziale chimico del serbatoio µS mentre quello inferiore risente del potenziale chimico µD . Il voltaggio Hall è dato da eVH = µS − µD . La direzione del campo B è mostrata in figura. Da questa si ricava che il numero medio di particelle cariche nei due edge è dato dal valore che minimizza la (4.126) νL νL µS ; hND i = µD . (4.127) 2πv 2πv Se µS 6= µD esiste uno scompenso di densità tra i due edge e quindi una corrente netta diversa da zero. Per valutarla esplicitamente richiamo le equazioni d’onda per le densità di particelle degli edge (∂t + v∂x )ρS (x, t) = 0 (4.128) (∂t − v∂x )ρD (x, t) = 0 hNS i = e confrontandole con la legge di conservazione ∂t (−eρ) + ∂x J = 0 (4.129) ottengo i valori medi delle densità di corrente hNS i hND i ; hJD i = −ve . (4.130) L L Sostituendo ora i risultati (4.127) si ricavano le densità di corrente νe νe hJS i = µS ; hJD i = − µD . (4.131) 2π 2π La corrente totale circolante nel sistema è data pertanto, utilizzando la (4.125), da e I = hJS i + hJD i = ν (µS − µD ). (4.132) 2π L’espressione per la conduttanza Hall GH (I = GH VH ) è data infine dalla [49] hJS i = ve GH = e2 eI =ν . µS − µD h (4.133) 4.5. QUANTIZZAZIONE DELLA CONDUTTANZA PER LE TEORIE DI EDGE 4.5.2 73 Conduttanza Hall per la teoria di Fradkin e Lopez Anche in questo caso posso procedere come fatto nel Paragrafo precedente. Considerando l’hamiltoniana del sistema accoppiato con i serbatoi esterni si ha (vedi Eq. (4.97)) 0 H = H0,S + H0,S + πvC 2 πvC 2 0 N − µS NS + H0,D + H0,D + N − µD ND νL S νL D (4.134) 0 dove H0,SD e H0,SD sono del tipo dato in Eq. 4.97. Questa scrittura risulta coerente col fatto che l’accoppiamento col campo elettromagnetico esterno attraverso i potenziali chimici µS e µD avviene solamente mediante il campo carico. Le densità di carica degli edge sono νe νe hJS i = µS ; hJD i = − µD (4.135) 2π 2π e portano alla corrente media I = hJS i + hJD i = ν e2 (µS − µD ). 2π (4.136) Anche in questo caso si ottiene la quantizzazione della conduttanza GH in termini di GH = ν e2 . h (4.137) Come ci si doveva aspettare anche per la sequenza di Jain si ritrova la legge universale (4.137). 74 CAPITOLO 4. TEORIE DI CAMPO EFFICACI PER GLI STATI DI BORDO Capitolo 5 Processi di Tunneling Nel Capitolo precedente ho delineato le caratteristiche principali delle eccitazioni negli stati di bordo del FQHE. Una tecnica sperimentale molto usata per studiare le proprietà di tali eccitazioni è quella di effettuare misure di trasporto in presenza di tunneling. In questi esperimenti si utilizzano, per creare il tunneling, differenti geometrie. Focalizzerò la mia attenzione sulla valutazione della corrente di tunneling per una geometria di ‘point contact’. Dall’andamento della corrente sarà possibile evidenziare le differenze sostanziali fra il liquido di Fermi degli stati di bordo a ν intero e quello di Luttinger in cui ν è frazionario. Oltre a ciò, il confronto coi dati sperimentali, permetterà di comprendere se il modello di Fradkin e Lopez a due campi per gli stati di edge esposto nella Sezione 4.3 risulti più predittivo rispetto alla descrizione di Wen a molti campi delineata nella Sezione 4.4. Su tale punto verteranno le considerazioni più importanti del mio lavoro. 5.1 Geometria di ‘point contact’ Il modo più semplice per rendere possibile il tunneling tra gli edge di una barretta Hall è quello di creare un punto di contatto tra i bordi superiore e inferiore che, nella configurazione mostrata in Fig. 4.4, risultano separati e indipendenti. Questi vengono avvicinati sperimentalmente utilizzando un potenziale di contatto (gate) Vg negativo applicato a due elettrodi fissati sul campione. Come illustrato in Fig. 5.1 i due elettrodi funzionano come pinze che stringono in una zona della barretta: a seconda dell’intensità di Vg i bordi risultano più o meno vicini fra loro. Se non viene applicato alcun potenziale di gate (Vg = 0) gli edge non comunicano fra loro e la conduttanza misurata tra i due contatti agli estremi della barretta è universale e pari a quanto già ricavato nella Sezione 4.5 e2 2π (5.1) I = GH V H . (5.2) GH = ν con una corrente Quando si fornisce un debole potenziale negativo Vg , i bordi si avvicinano leggermente e si rende possibile il backscattering tra le particelle; ad esempio, una particella dell’edge superiore che si muove ‘right’ fa tunneling nell’edge inferiore e cambia quindi direzione 75 76 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING Figura 5.1: Applicazione di un potenziale alla barretta Hall mediante il gate Vg . Esso mette in comunicazione l’edge superiore (progressivo) con quello inferiore (regressivo) e rende possibile il tunneling fra i due edge (linee tratteggiate). (‘left movers’). Questo limite prende il nome di ‘weak pinch-off’ ed è illustrato in Fig. 5.2b. Occorre notare che in questo caso il fluido Hall è presente tra i due bordi e ciò permette il tunneling sia delle quasiparticelle che degli elettroni. Il tunneling modifica il valore della corrente Hall, questa infatti viene decrementata rispetto al valore (5.2) di un termine dovuto alla corrente di tunneling o backscattering I = GH VH − IBS . (5.3) Quando il potenziale di gate cresce negativamente si viene a creare una zona di completo svuotamento intorno al point contact in modo da creare una corrente di backscattering molto grande. Come mostrato in Fig. 5.2a ciò equivale ad avvicinare il bordo di una barretta Hall a quello di un’altra, creando un punto di contatto in una regione in cui il fluido Hall è assente. Questa configurazione rende possibile il tunneling di soli elettroni. In questo limite, che prende il nome di ‘strong pinch-off’, la corrente misurata tra i due contatti è la corrente di tunneling degli elettroni. Infine, se il potenziale di gate diventa troppo intenso, la barretta Hall viene definitivamente separata in due regioni indipendenti e la corrente misurata è nulla. 5.2 ‘Cleaved Edge Overgrowth’ Un’altra geometria molto utilizzata negli esperimenti di tunneling è quella del ‘Cleaved Edge Overgrowth’ (CEO). In questo caso una barriera di tunneling di spessore comparabile con la lunghezza magnetica viene fatta crescere in direzione perpendicolare al 2DEG. Su di essa, dal lato opposto rispetto al gas di elettroni, viene posto uno strato di GaAs fortemente drogato n come mostrato in Fig. 5.3. Tale configurazione rende possibile il passaggio di elettroni fra tutto il bordo del fluido Hall e il semiconduttore. Dal momento che il tunneling non avviene all’interno del fluido Hall il sistema appena descritto non può essere utilizzato per lo studio dei processi di tunneling che coivolgono quasiparticelle ma solo per gli elettroni. Oltre a questo la geometria di CEO presenta un altro svantaggio tecnico. A differenza del ‘Quantum Point Contact’ descritto in precedenza, in cui la barriera di tunneling nasce dall’azione di un potenziale di gate esterno che può essere facilamente modificato, qui essa viene costruita sul bordo della barretta ed è difficilmente manipolabile a meno di costruire nuovi campioni. 5.2. ‘CLEAVED EDGE OVERGROWTH’ 77 Figura 5.2: Andamenti di strong (a) e weak (b) pinch-off. (a) il potenziale di gate è cosı̀ intenso (con segno negativo) da rimuovere completamente il fluido Hall al centro del campione (zona bianca). Il sistema è diviso in due regioni distinte con due differenti fluidi (zone grigie). Fra esse l’unico processo di tunneling possibile e quello di elettroni. (b) il potenziale di gate è debole e non separa il fluido, ma serve solo a consentire l’avvicinamento dei bordi fra i quali si può avere il passaggio sia di quasiparticelle che di elettroni. 78 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING A questi svantaggi si contrappone il fatto che la barriera qui introdotta risulta stretta e molto piccata in energia a differenza della precedente (vedi Fig. 5.4). Per comprendere meglio l’importanza di questo fatto occorre considerare brevemente i contributi che entrano in gioco nei processi di tunneling. La probabilità di tunneling di una particella dipende dalla probabilità che essa ha di attraversare la barriera per effetto tunnel e dalla densità degli stati del fluido di partenza e arrivo. Il primo fattore è legato alla geometria della barriera mentre il secondo dipende essenzialmente dalla natura delle eccitazioni considerate. Nel caso della geometria di CEO, dal momento che la barriera può essere considerata approssimativamente deltiforme, il primo fattore ha scarsa dipendenza dall’energia e non influenza l’andamento previsto per la corrente che dipende direttamente dalla densità degli stati. Nel caso del ‘point contact’ invece, poichè la barriera risulta meno piccata il primo fattore potrebbe dipendere dall’energia e andare ad influenzare i risultati. Nelle Sezioni successive calcolerò la corrente considerando per semplicità che l’ampiezza di tunneling non sia dipendente dall’energia. Figura 5.3: Schema della geometria di cleaved edge overgrowth. Si osserva la barriera di tunneling perpendicolare al 2DEG. La zona più scura è costituita dal semiconduttore che è coinvolto nel processo di tunneling. Figura 5.4: Andamento della barriera di tunneling (a) nel caso del quantum point contact e (b) per il cleaved edge overgrowth. Mentre nel primo caso la barriera risulta bassa e lentamente variabile con la distanza la seconda è molto più piccata. 5.3 Probabilità di Tunneling Studierò ora nel dettaglio la corrente di tunneling che si instaura fra due edge avvicinati fra loro da un point contact con debole accoppiamento (weak pinch-off in Fig. 5.2b). 5.3. PROBABILITÀ DI TUNNELING 79 Prima di entrare nel merito della valutazione della corrente per le diverse sequenze del FQHE introduco il concetto di ‘rate di tunneling’. Per fare ciò considero nuovamente la situazione di edge indipendenti accoppiati con serbatoi esterni tenuti a diversi potenziali chimici delineata nella Sezione 4.5. Nel seguito indicherò con A l’edge superiore e con B quello inferiore e rispettivamente con µA e µB i potenziali chimici da cui provengono gli edge. Tale situazione è schematizzata in Fig. 5.5. Il potenziale Hall sarà eV = µA − µB (5.4) dove per comodità ho omesso il pedice H nel voltaggio. Figura 5.5: Schema della barretta Hall in cui sono evidenziati i due edge, indicati con A e B, e i rispettivi potenziali chimici µA e µB . I processi di tunneling sono rappresentati da due linee tratteggiate in x = 0. L’hamiltoniana totale ha la forma H0 = HA + HB − µA NA − µB NB (5.5) dove HA e HB sono le hamiltoniane dei singoli edge disaccoppiati e NA e NB il numero totale di elettroni presenti negli edge riferiti, come al solito, ad un valore medio. La forma esplicita delle hamiltoniane considerate dipende, come visto nel Capitolo 4, dal modello utilizzato per la descrizione dell’edge. Per il momento non entrerò nel merito della loro espressione. Pongo ora in contatto gli edge attraverso un termine di tipo ‘point contact’ con tunneling da A a B puntuale in x = 0 † HT U N = ΛψA (0)ψB (0) + h.c. (5.6) Il parametro Λ rappresenta l’ampiezza del processo di tunneling. I campi ψA (0) e ψB (0) presenti nella (5.6) descrivono sia il campo elettronico sia quello di quasiparticella a seconda dell’entità di cui si vuole considerare il tunneling. In generale entrambi i processi sono presenti per una geometria come quella in Fig. 5.2b. Studi relativi al Gruppo di Rinormalizzazione dimostrano però come il termine associato al tunneling di quasiparticelle sia 80 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING quello rilevante a basse energie ed è quindi più importante del corrispondente tunneling di elettroni [53]. Non riporto qui la dimostrazione ampiamente discussa in [53], ma ritornerò nelle Sezioni successive a commentare questo aspetto. Per il momento non discriminerò fra quale entità salti. La presenza di HT U N fa sı̀ che il numero di particelle nei due edge non sia più una costante del moto instaurando una corrente di tunneling (o backscattering) come indicato nella Sezione precedente. Questa dipenderà dalla probabilità di transizione di partire da uno stato iniziale |ii , autostato di H0 , e finire in uno stato finale |f i 6= |ii . In generale |ii = |Ni , αi i (5.7) Ni = NiA + NiB (5.8) dove indica il numero totale di particelle presente in |ii e αi rappresenta tutti i gradi di libertà bosonici presenti nello stato iniziale dato dai modi fononici αi = αiA ⊗ αiB . (5.9) Analogamente per lo stato finale |f i si ha |f i = |Nf , αf i (5.10) con Nf = Nf A + Nf B ; αf = αf A ⊗ αf B . (5.11) Essendoci un passaggio tra i due edge avremo NiA 6= Nf A (5.12) NiB 6= Nf B (5.13) Nf = Ni . (5.14) con una conservazione globale Ora scriverò l’espressione della probabilità di transizione P (f, i, t) di andare da uno stato |ii presente al tempo t0 ad uno stato |f i presente al tempo t trattando all’ordine perturbativo più basso il termine di tunneling. Avrò P (f, i, t) = |hf |i(t)i| 2 (5.15) |i(t)i = e−iH(t−t0 ) |ii (5.16) H = H0 + HT U N . (5.17) dove |i(t)i è l’evoluto temporale con (vedi Eqs. (5.5) e (5.6)) Introducendo l’evolutore temporale nella (5.16) si ha |i(t)i = e−iH0 t U(t, t0 )eiH0 t0 |ii (5.18) U(t, t0 ) = eiH0 t eiH(t−t0 ) e−iH0 t0 . (5.19) con 5.3. PROBABILITÀ DI TUNNELING 81 Dall’equazione del moto per U(t, t0 ) è possibile mostrare che l’evolutore temporale assume un’espressione compatta nella forma [4] −i U(t, t0 ) = T e Rt t0 HT U N (t0 )dt0 (5.20) dove T indica il prodotto tempo-ordinato e HT U N (t) evolve rispetto ad H0 . Inserendo la (5.19) e la (5.20) nella (5.15) si ha R R +i t HT U N (t0 ) 0 −i t HT U N (t0 ) 0 t t 0 0 dt f i T̃ e dt i P (f, i, t) = f T e (5.21) dove T̃ indica il prodotto anti tempo-ordinato. Sviluppo ora tale espressione all’ordine più basso nell’hamiltoniana di tunneling Z t Z t dt1 P (f, i, t) = t0 t0 dt2 hNf , αf |HT U N (t1 )| Ni , αi i hNi , αi |HT U N (t2 )| Nf , αf i . (5.22) Siccome la tipica configurazione sperimentale non discrimina sulla distribuzione iniziale dei modi fononici si ipotizza che essi siano inizialmente posti in contatto con un bagno termico e seguano la distribuzione termodinamica di Bose. La probabilità di ogni stato fononico risulta pertanto pesata dall’opportuno fattore di Boltzmann. Considero inoltre la somma su tutti i possibili stati finali e pongo t0 = 0, si ha quindi P (t) = X Z t Z dt1 0 0 αi ,αf t dt2 hNf , αf |HT U N (t1 )| Ni , αi i hNi , αi |HT U N (t2 )| Nf , αf i e−βEαi . Z (5.23) Qui, Z= X e−βEαi (5.24) αi è la funzione di partizione del sistema di fononi e Eαi è l’energia del generico stato fononico αi . Esplicitando ora l’evoluzione temporale di HT U N si ottiene t X Z P (t) = Z dt1 t dt2 αi ,αf 0 0 h i h i D † † Nf , α eiH0 t1 ΛψA (0)ψB (0) + Λ∗ ψB (0)ψA (0) e−iH0 t1 Ni , αi E D † † Ni , αi eiH0 t2 ΛψA (0)ψB (0) + Λ∗ ψB (0)ψA (0) e−iH0 t2 Nf , αf (5.25) E e−βEαi Z . Sviluppando il prodotto (5.25) si ottengono quattro termini di cui due sono nulli per la conservazione del numero totale di particelle (Eq. 5.14) mentre gli altri sono uno il complesso coniugato dell’altro e vincolano il numero di particelle a soddisfare Nf A = NiA ± 1 Nf B = NiB ∓ 1. (5.26) 82 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING Considero per il momento il termine con Nf A = NiA + 1 Nf B = NiB − 1 (5.27) che descrive il tunneling dall’edge B all’edge A. A questo processo è associata la probabilità di transizione 2 PBA (t) = |Λ| X Z αi ,αf · D t t Z dt1 0 0 D h i E † (0)ψB (0) e−iH0 t1 Ni , αi · dt2 Nf , αf eiH0 t1 ψA h i † (0)ψA (0) e−iH0 t2 Nf , αf Ni , αi eiH0 t2 ψB E e−βEαi Z . (5.28) Si noti che l’altro caso della (5.26) corrisponde al processo opposto di tunneling da A a B e darebbe la probabilità PAB (t). Passo a considerare come gli operatori di evoluzione temporale agiscono negli elementi di matrice della (5.28). Si ha PBA (t) = |Λ|2 X Z αi ,αf D 0 t t Z D † (t1 )ψB (t1 )e+i(µA NA +µB NB )t1 Ni , αi dt2 Nf , αf e−i(µA NA +µB NB )t1 ψA dt1 0 † Ni , αi e−i(µA NA +µB NB )t2 ψB (t2 )ψB (t2 )e+i(µA NA +µB NB )t2 Nf , αf E E (5.29) per comodità ho esplicitato la dipendenza dai potenziali chimici e quindi ψ † (t) evolve con HA + HB dati nella (5.5). Osservo ora che occorre conoscere l’espressione e+i(µA NA +µB NB )t Ni E (5.30) per valutare la quale è necessario stabilire quale entità salti. Se considero quasiparticelle con un filling factor appartenente alla sequenza di Jain p ν= avrò, come mostrato nel Capitolo 2, la relazione operatoriale 2mp + 1 N (e) = ν (qp) N . p (5.31) Poichè Ni , nella (5.30), è il numero totale di particelle dell’entità che salta si ottengono due espressioni distinte. Se saltano quasiparticelle E (qp) (qp) i νp (µA NA +µB NB )t Ni,qp = e Ni,qp , (5.32) E (e) (e) i(µA NA +µB NB )t Ni,e = e Ni,e . (5.33) +i(µA NA +µB NB )t e mentre nel caso di elettroni vale +i(µA NA +µB NB )t1 e Mettendo insieme quanto detto e considerando i vincoli (5.27) tra Ni e Nf si ha 5.3. PROBABILITÀ DI TUNNELING (r) PBA (t) = |Λ|2 X Z αi ,αf D · t t Z dt1 0 0 83 D E † (t1 )ψB,r (t1 ) αi · dt2 eiQr V (t2 −t1 ) αf ψA,r E e−βEαi † (t2 )ψA,r (t2 ) αf αi ψB,r , (5.34) Z dove r rappresenta sia il contributo dovuto agli elettroni (r = e) sia quello dovuto alle quasiparticelle (r = qp) con ν Qe = e; Qqp = e. (5.35) p Per semplicità ho lasciato sottointesa la coordinata spaziale che risulta fissata a zero per le ipotesi fatte in precedenza. Riordinando i prodotti scalari in modo da poter considerare la relazione di completezza per gli stati fononici finali X |αf i hαf | = 1 (5.36) αf la probabilità cercata può essere ulteriormente semplificata e diviene (r) PBA (t) = |Λ|2 t Z Z dt1 0 0 t E D † † (t1 )ψB,r (t1 ) (t2 )ψA,r (t2 )ψA,r dt2 eiQr V (t2 −t1 ) ψB,r T (5.37) dove ho indicato con h...iT la media termodinamica. Operando le integrazioni nell’ordine opportuno e prendendo in considerazione un tempo t molto grande si ottiene (r) PBA (t) = |Λ|2 t Z +∞ 0 > < dt0 eiQr V t KB (0, t0 )KA (0, t0 ), −∞ (5.38) con i propagatori di particella sugli edge (J = A, B). D E † > K (x, t) = ψ (x, t)ψ (0, 0) J,r J,r J,r T (5.39) E D K < (x, t) = ψ (x, t)ψ † (0, 0) . J,r J,r J,r T Si può osservare facilmente che l’espressione (5.38) presenta due proprietà fondamentali. In primo luogo fornisce un andamento lineare nel tempo per la probabilità. Questo non deve stupire visto che sto valutando la probabilità a lunghi tempi. In secondo luogo, osservo che l’integrale su t0 rappresenta una trasformata di Fourier. Posso pertanto considerare la probabilità di transizione per unità di tempo, che prende anche il nome di rate di tunneling (r) ΓBA (V ), (r) (r) ΓBA (V ) = dPBA (t) = |Λ|2 dt Z +∞ −∞ 0 > < dt0 eiQr V t KB,r (0, t0 )KA,r (0, t0 ). (5.40) Nella (5.40) ho esplicitato la dipendenza del rate per andare da B ad A dal potenziale Hall V . Si noti che, per via delle (5.39), la probabilità e il rate ad essa legato sono manifestamente reali come ci si deve attendere. 84 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING (r) Conti analoghi per la probabilità PAB (t) forniscono l’espressione per il rate di tunneling (r) ΓAB (V ) per andare da A a B (r) ΓAB (V ) = |Λ|2 Z +∞ −∞ 0 > < dt0 e−iQr V t KA,r (0, t0 )KB,r (0, t0 ) (5.41) Si osservi che fra i due processi esiste la relazione (r) (r) ΓAB (V ) = ΓBA (−V ). (5.42) (r) Nota l’espressione per i rate è possibile scrivere la corrente di backscattering IBS all’ordine più basso in HT U N . Si ha infatti (r) h (r) i (r) h (r) (r) i IBS = Qr ΓBA (V ) − ΓAB (V ) = Qr ΓBA (V ) − ΓBA (−V ) . (5.43) Per proseguire nel calcolo esplicito della corrente, e quindi del rate in (5.40), occorre conoscere l’espressione bosonizzata per gli operatori di quasiparticella e di elettrone. Come visto nel Capitolo 4 questa cambia a seconda della sequenza considerata. Sarà proprio lo scopo delle Sezioni successive quello di dare una valutazione esplicita del rate di tunneling e della corrente per la sequenza di Laughlin e quella di Jain utilizzando le hamiltoniane efficaci discusse nelle Sezioni 4.2 e 4.3. 5.4 Corrente per gli stati della sequenza di Laughlin In questa Sezione valuterò la corrente di tunneling per la sequenza di Laughlin in cui ogni edge è rappresentato da un solo campo. Da adesso in poi considererò solamente il limite di edge infinito (L → ∞). (r) > Gli ingredienti fondamentali per il calcolo della corrente IBS sono i propagatori KJ,r (x, t) e < (x, t). Per la loro valutazione utilizzo l’espressione dei campi ψA,B,r (x = 0, t) ricavata KJ,r nelle Eqs. (4.70) e (4.82). Ricordo che ho indicato con A l’edge superiore, che in questo caso è progressivo, con operatore di campo ϕA (x, t) e con B quello inferiore regressivo con operatore di campo ϕB (x, t). Per semplicità quindi, in questo caso, posso operare le sostituzioni A → +; B → −. (5.44) Otterrò (r = e, qp) 1 (+) eiηr ϕ (x,t) 2πa 1 (−) √ eiηr ϕ (x,t) 2πa √ ψA,r (x, t) = ψB,r (x, t) = (5.45) (5.46) 1 e ηqp = 1. ν Le evoluzioni temporali dei campi sono ottenute dalle hamiltoniane dei due edge (vedi Eqs.(4.28) e (4.63)) dove ηe = 2 +∞ vC dx ∂x ϕ(+) 4πν −∞ Z +∞ 2 vC dx ∂x ϕ(−) . 4πν −∞ Z HA = HB = (5.47) (5.48) 5.4. CORRENTE PER GLI STATI DELLA SEQUENZA DI LAUGHLIN 85 Si ha quindi 1 D −iηr ϕ(±) (x,t) iηr ϕ(±) (0,0) E e e T 2πa 1 D iηr ϕ(±) (x,t) −iηr ϕ(±) (0,0) E e e . T 2πa > K±,r (x, t) = < K±,r (x, t) = (5.49) (5.50) Utilizzo ora la relazione operatoriale D eiA(x,t) e−iB(0,0) = ehA(x,t)B(0,0)iT − 2 hA 1 E T 2 (0,0) iT − 21 hB 2 (0,0)iT (5.51) valida per medie gaussiane (come nel caso del campo bosonico in esame) per due operatori A e B lineari negli operatori bosonici. Sostituendo nelle (5.49) e (5.50) si ottiene (J = ±) 1 ηr2 W J (x,t) e 2πa > < KJ,r (x, t) = KJ,r (x, t) = con D E W ± (x, t) = ϕ(±) (x, t)ϕ(±) (0, 0) 2 D T (5.52) E − ϕ(±) (0, 0) T . (5.53) (r) Dunque in maniera compatta il rate ΓBA (V ) nella (5.40) diventa (r) ΓBA (V ) = |λ|2 Z +∞ 0 2 dt0 eiQr V t eηr W (+) (0,t0 ) 2 eηr W (−) (0,t0 ) (5.54) −∞ dove ho posto |λ|2 = |Λ|2 . 2πa (5.55) In Appendice C ho calcolato esplicitamente il Kernel W (±) (x, t). Trattando qui la sequenza vC (c) di Laughlin si ha un solo campo carico con cut-off sulle frequenze pari a ωC = . a (c) Inoltre, essendo vC finita e dovendo operare il limite a → 0, avremo che vale βωC 1 (c) con ωC t 1. Utilizzo pertanto l’espressione (C.21) calcolata in Appendice C (i = C) (c) " (±) WC (x # βωC π π = 0, t) = −ν ln sinh(|t| ) − iν sign(t), π β 2 (5.56) dove ho posto gC = ν e z± = ±t. Questa espressione è valida sia per il modo progressivo sia per quello regressivo. Sostituendo la (5.56) nell’espressione per il rate di tunneling (5.54) si ottiene (r) ΓBA (V ) = |λ|2 Z +∞ −∞ dt0 eiQr V t0 " (c) #−2ηr2 ν βωC π sinh(|t| ) π β 2 π e−2iηr ν 2 sign(t) . (5.57) Si osservi che il Kernel W ± (t) nella (5.54) è tagliato a grandi tempi dalla temperatura (t < β) e che l’integrale sui tempi nella (5.57) ha anche un cut-off legato al voltaggio 1 ). Quindi i tempi dominanti verificano (t < Qr V t < tmax = min(β, 1 ). Qr V (5.58) 86 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING (c) (c) Il limite di ωC t 1 descrive cosı̀ le proprietà di bassa energia nella regione ωC tmax 1 e cioè (c) kB T, Qr V ωC . (5.59) Per calcolare l’integrale nella (5.57) richiamo il risultato (D.21) ottenuto in Appendice D (c) nel limite ωC t 1. Da esso ottengo, mediante le sostituzioni (c) ω (c) = ωC ; γ = ηr2 ν, q = Qr ; (5.60) l’espressione finale per il rate di tunneling nella sequenza di Laughlin (r) ΓBA (V ) = |λ|2 e " Qr βV 2 2 # (c) −2ηr ν βωC 2π 2 2 ν + i Qr βV ) Γ(η r β 2π 2π Γ(2ηr2 ν) . (5.61) A partire da questa espressione del tutto generale si può calcolare sia la corrente di backscattering delle quasiparticelle che la corrente di tunneling degli elettroni nella geometria di ‘strong pinch-off’. Si osservi che il rate nella (5.61) verifica la relazione di bilancio dettagliato (r) (r) (r) ΓBA (V ) = eQr βV ΓBA (−V ) = eQr βV ΓAB (V ). (5.62) Per semplificare il calcolo della corrente utilizzo questa relazione nella (5.43) ottenendo (r) h (r) i IBS = Qr ΓBA (V ) 1 − e−Qr βV . (5.63) Grazie a questa la corrente diventa 2 (r) IBS = 2Qr 5.4.1 |λ| 2πkB T (c) ωC ωC !2ηr2 ν−1 sinh (c) Γ(η 2 ν + i Qr V )2 r Qr V 2πkB T Γ(2ηr2 ν) 2kB T . (5.64) Limiti notevoli per la corrente Prendo ora in considerazione due limiti di notevole interesse: T → 0 e V → 0. Questi limiti corrispondono nella (5.64) alla regione dei parametri in cui Qr V kB T (T → 0) e Qr V kB T (V → 0). Nel primo caso (T → 0) utilizzo l’espansione asintotica della funzione Γ(x) |y|→+∞ |Γ(x + iy)| −→ √ π 1 πe− 2 y |y|x− 2 (5.65) mentre nel secondo considero direttamente il limite V → 0. Ottengo quindi 2ηr2 ν |λ|2 Qr (c) ωC (r) IBS = π (r) IBS |λ|2 = 2πQ2r (c) ωC (c) Γ(2ηr2 ν) ωC 2πkB (c) ωC 2ηr2 ν−1 V !2ηr2 ν−2 2ηr2 ν−1 Γ(ηr2 ν) 2 V T 2ηr ν−2 2 Γ(2ηr ν) T →0 (5.66) V →0 (5.67) Ricordo che la (5.66) è il primo termine di un’espansione valida per kB T Qr V mentre la (5.67) è valida nel limite opposto kB T Qr V . 5.4. CORRENTE PER GLI STATI DELLA SEQUENZA DI LAUGHLIN 87 A questo punto esplicito gli andamenti per il tunneling di quasiparticelle ed elettroni. Per le quasiparticelle (r = qp) occorre sostituire nelle (5.64)-(5.67) Qqp = νe; ηqp = 1 (5.68) mentre per gli elettroni Qe = e; ηe = 1 . ν (5.69) I limiti appena discussi diventano (qp) IBS (e) IBS = π = π |λ|2 (νe)2ν (c) (c) ωC Γ(2ν) ωC 2ν−1 V 2ν−1 T →0 (5.70) T →0 (5.71) 2 |λ|2 (e) ν (c) ωC Γ( ν2 ) (c) ωC 2 −1 V 2 −1 ν ν mentre (qp) IBS (e) IBS = |λ|2 2π(νe)2 (c) ωC |λ|2 = 2πe2 (c) ωC 2πkB !2ν−2 (c) ωC 2πkB (c) ωC ! 2 −2 ν Γ(ν) V T 2ν−2 Γ(2ν) Γ( ν1 ) 2 −2 ν 2 VT Γ( ν ) V →0 (5.72) V → 0. (5.73) Si noti che, per ν < 1, in entrambi i limiti il contributo della corrente di backscattering dovuto alle quasiparticelle è dominante rispetto a quello degli elettroni. Ciò è la dimostrazione che, almeno all’ordine perturbativo più basso, anche se entrambi i processi di tunneling possono avere luogo sono le quasiparticelle a dare il contributo rilevante. Studi effettuati utilizzando il Gruppo di Rinormalizzazione [53] dimostrano che questo argomento è valido anche per gli ordini successivi nel tunneling. Dalle (5.70) e (5.72), nel caso ν < 1 i contributi a IBS delle quasiparticelle diventano sempre più grandi al diminuire di V e T divergendo per V = 0 e T = 0. Ciò porta il sistema fuori dal regime perturbativo e2 (HT U N → 0) e non rispetta quindi la condizione IBS ν V . Gli andamenti (5.70)2π e2 (5.73) vanno quindi interpretati solo nel regime di V e T per cui IBS ν V . Al di fuori 2π di questo limite occorre passare a considerare sviluppi perturbativi a ordini più alti. Si noti inoltre che nel caso ν = 1 le espressioni (5.70)-(5.73) mostrano andamenti analitici che riproducono la legge di Ohm come previsto dal modello a liquido di Fermi. Negli altri casi si ha un andamento non analitico di tipo potenza che rappresenta uno dei segni distintivi del Liquido di Luttinger. Tale andamento è strettamente legato alla forte correlazione presente nel sistema. In esso infatti gli elettroni compiono complessi percorsi per evitarsi fra loro rispettando il principio di esclusione di Pauli e acquisendo il corretto fattore di fase per scambio. Dal momento che tale movimento coinvolge il sistema nel suo complesso si ha una sorta di azione a lungo raggio che si manifesta con un esponente anomalo nella funzione di correlazione di quasiparticella e si ripercuote come visto nella caratteristica tensione-corrente. Si osservi infine che la (5.72) e la (5.73) rappresentano il limite lineare della corrente e identificano automaticamente la conduttanza lineare IBS = GBS V. (5.74) 88 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING 5.5 Corrente per gli stati della sequenza di Jain p utilizzando 2mp + 1 il modello di Fradkin e Lopez esposto in Sezione 4.3. Considero nuovamente la (5.40): in (+) (−) questo caso però l’edge A consiste di un campo carico ϕC progressivo e uno neutro ϕN (−) regressivo, mentre l’edge B ha un campo carico regressivo ϕC e uno neutro progressivo (+) ϕN . Ricordo che i campi elettronici e di quasiparticella sono scrivibili come (r = e, qp) (vedi Eqs. (4.111) e (4.112)) Determino ora la corrente di tunneling per la sequenza di Jain ν = h ψA,r (x, t) = i 1 √ e 2πa h ψB,r (x, t) = √ i 1 e 2πa dove ηe,C = 1 ; ν (+) (−) i (+) i ηr,C ϕC (x,t)+ηr,N ϕN (x,t) (−) ηr,C ϕC (x,t)+ηr,N ϕN (x,t) (5.75) (5.76) 1 p ηqp,C = (5.77) e s ηe,N = p2 p2 + + 2ke ; ν2 ν s 1+ ηqp,N = 1 + 2kqp . p (5.78) Le evoluzioni temporali dei campi sono date dalle hamiltoniane +∞ vC (+) (∂x ϕC )2 + 4πν −∞ Z +∞ vC (−) (∂x ϕC )2 + 4πν −∞ Z HA = HB = vN +∞ (−) (∂x ϕN )2 4π −∞ Z vN +∞ (+) (∂x ϕN )2 4π −∞ Z (5.79) (5.80) Per il momento considererò la velocità vN dei modi neutri finita per poi trattarla nel limite vN → 0. Inserendo la (5.75) e la (5.76) nelle (5.49)-(5.50) si ha (+) (+) (−) (−) 1 e−iηr,C ϕC (x,t) eiηr,C ϕC (0,0) e−iηr,N ϕN (x,t) eiηr,N ϕN (0,0) (5.81) 2πa T (−) (−) (+) (+) 1 −iηr,C ϕC (x,t) iηr,C ϕC (0,0) −iηr,N ϕN (x,t) iηr,N ϕN (0,0) e e e e (5.82) 2πa T > KA,r (x, t) = < KB,r (x, t) = Questi Kernel, con l’uso dell’identità (5.51), diventano (+) (−) 2 2 1 ηr,C e WC (x,t) eηr,N WN (x,t) 2πa (−) (+) 2 2 1 ηr,C e WC (x,t) eηr,N WN (x,t) . 2πa > KA,r (x, t) = < KB,r (x, t) = (5.83) (5.84) Il rate di tunneling assume in questo caso la forma (r) ΓBA (V 2 ) = |λ| Z +∞ h dte −∞ (+) (−) 2 iQr V t ηr,C WC (0,t)+WC (0,t) e i h (+) (−) 2 ηr,N WN (0,t)+WN (0,t) e i . (5.85) 5.5. CORRENTE PER GLI STATI DELLA SEQUENZA DI JAIN 89 (±) L’andamento del termine WC (0, t) è stato ampiamente discusso nella Sezione (5.4) in relazione agli stati della sequenza di Laughlin. La sua espressione esplicita sotto le condizioni (c) (c) βωC 1 e ωC t 1 è data da (c) " (±) WC (0, t) # βωC π π = −ν ln sinh(|t| ) − iν sign(t) π β 2 (5.86) e sarà valida anche nel caso in esame. (±) Lo studio della funzione di correlazione WN (0, t) del campo neutro rende necessario fare alcune considerazioni aggiuntive. Il cut-off sulle energia dei modi neutri del sistema in vN (c) questo caso è dato da ωN = che, dal momento che intendo considerare vN vC , a (c) (c) porta alla relazione fra i cut-off ωN ωC . Tale situazione si riflette nello spazio delle energie accessibili al sistema separandolo in due regioni come mostrato in Fig. 5.6. Fradkin (c) (c) Figura 5.6: I cut-off sui momenti per il modo neutro ωN e carico ωC dividono lo spazio delle energie accessibili al sistema in tre distinte regioni. Quelle indicate con a e b sono quelle che possono essere coinvolte nei processi di tunneling fra quasiparticelle degli edge. (c) Se l’energia supera ωC si ha la creazione di eccitazioni anche nel bulk. e Lopez, ponendo direttamente vN = 0 nel loro lavoro [41], eliminano di fatto la regione a. In essa pertanto il modello teorico proposto cessa di valere e non possono essere fatte previsioni. I risultati da me ottenuti saranno validi pertanto nella regione b che è però quella più accessibile agli esperimenti svolti fino ad oggi. Dal momento che considero (c) (c) (c) ωN → 0 si ha che βωN 1 e ωN t 1. In Appendice C ho mostrato che, sotto tali (±) condizioni, vale WN (0, t) → 0 e pertanto non vi è alcun contributo dovuto ai modi neutri al rate di tunneling. Esso assume pertanto la forma (r) ΓBA (V ) = |λ|2 e Qr βV 2 " 2 # (c) −2ηr,C ν βωC 2π 2 Qr βV 2 β Γ(ηr,C ν + i 2π ) . 2 ν) 2π Γ(2ηr,C (5.87) del tutto analoga alla (5.61) se si tiene conto del fatto che l’unico contributo all’espressione proviene dal campo carico. 90 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING La corrente di backscattering diviene pertanto 2 (r) IBS = 2Qr 5.5.1 |λ| 2πkB T (c) ωC ωC !2η2 r,C ν−1 Γ(η 2 ν + i Qr V )2 Qr V r,C 2πkB T sinh (c) 2 ν) Γ(2ηr,C 2kB T . (5.88) Limiti notevoli per la corrente (r) Passando nuovamente a considerare i limiti T → 0 e V → 0 per la corrente IBS ottengo (r) IBS (r) IBS = π 2 ν 2ηr,C |λ|2 Qr (c) ωC |λ|2 2πQ2r (c) ωC = (c) 2 ν) ω Γ(2ηr,C C 2πkB 2 2η2 r,C ν−1 !2η2 r,C ν−2 (c) ωC V 2ηr,C ν−1 2 ν) Γ(ηr,C 2 V T 2ηr,C ν−2 2 Γ(2ηr,C ν) T →0 (5.89) V → 0. (5.90) Tenendo conto delle relazioni (5.77) e utilizzando il fatto che ν e; p Qqp = Qe = e (5.91) arrivo alle espressioni (qp) IBS (e) IBS 2 = π = π |λ| (c) 2 ν pe ν p2 ωC Γ(2 ν2 ) ω (c) C p 2 ν −1 p2 V 2 ν −1 p2 T →0 (5.92) T →0 (5.93) 2 |λ|2 (e) ν (c) ωC Γ( ν2 ) (c) ωC 2 −1 V 2 −1 ν ν e (qp) IBS (e) IBS 2 ν = 2π e p = |λ|2 2π(e)2 (c) ωC |λ|2 2πkB (c) !2 (c) ωC ωC 2πkB (c) ωC ! 2 −2 ν ν −2 p2 Γ( pν2 ) V Γ(2 pν2 ) Γ( ν1 ) 2 −2 ν 2 VT Γ( ν ) T 2 ν −2 p2 V →0 (5.94) V → 0. (5.95) Come già osservato nel caso della sequenza di Laughlin, per basse energie si ha che il tunneling rilevante è quello di quasiparticella. Nuovamente la corrente di quasiparticella diverge per T = 0 e V = 0; le espressioni ottenute pertanto dovranno essere ritenute e2 valide solamente nel regime IBS ν V dove la corrente di backscattering può essere 2π considerata una piccola perturbazione alla corrente circolante nel campione. Si noti che, ponendo p = 1, quanto ricavato per la sequenza di Jain si riconduce alle relazioni (5.70)-(5.73) valide per la sequenza di Laughlin. A questo punto ricavo rapidamente il risultato previsto dalla teoria di Wen esposta nella 2 Sezione 4.4. Mi limiterò a considerare solo il caso più semplice ν = . Non entrerò nel 5 5.6. EVIDENZE SPERIMENTALI 91 dettaglio del calcolo dal momento che sono interessato solo ad ottenere le leggi di potenza dalla corrente di backscattering. Da conti analoghi a quanto sopra descritto su ha n h (qp) IBS ∝V 2 22 +2 5 ( 21 ) n h (e) IBS ∝ V 2 θqp 1 − 20 2π i θe 5 22 +2 2π − 45 2 5 ( ) ( i ) −1 −1 o = V2 θqp −1 π T →0 (5.96) T →0 (5.97) o θe = V 2 π −1 e (qp) ∝ V T2 IBS (e) IBS ∝ VT θqp −2 π 2 θπe −2 V →0 (5.98) V → 0. (5.99) Sfruttando opportunamente la periodicità degli angoli statistici θqp e θe e tenendo conto delle condizioni (4.124) e (4.122), in modo da selezionare solo i termini più rilevanti a basse energie, ottengo le espressioni (qp) IBS ∝ V 1 5 (qp) ∝ VT (e) ∝ V5 IBS − 45 T →0 (5.100) V →0 (5.101) per la quasiparticella e IBS (e) IBS ∝ VT 4 T →0 (5.102) V →0 (5.103) per l’elettrone. Dalla teoria di Fradkin e Lopez avrei ottenuto (vedi Eqs. (5.92)-(5.95)) (qp) IBS 4 ∝ V −5 (qp) IBS ∝ VT (e) ∝ V4 − 95 T →0 (5.104) V →0 (5.105) per la quasiparticella e IBS (e) IBS ∝ VT 3 T →0 (5.106) V → 0. (5.107) Gli esponenti sono diversi nei due casi, ciò fa si che esperimenti volti alla determinazione di questi ultimi permettano di avvalorare uno dei due modelli a scapito dell’altro. 5.6 Evidenze Sperimentali In questa Sezione vorrei accennare a due evidenze sperimentali che hanno messo in risalto l’andamento di tipo legge di potenza caratteristico di un Liquido di Luttinger e quindi l’esistenza di stati di edge nel regime frazionario. Come già discusso le due tipiche geometrie utilizzate sono il point contact con tunneling fra due edge di FQHE e il tunneling fra edge e un serbatoio metallico attraverso la tecnica del CEO. Descrivo ora un esperimento eseguito utilizzando la prima geometria nel regime di weak pinch-off che è quello da me trattato teoricamente. 92 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING Figura 5.7: Set-up sperimentale dell’esperimento del gruppo NEST di Pisa. Sono rappresentati i contatti mediante i quali sono state effettuate le misure ed è mostrato come i due edge vengono posti in contatto attraverso un potenziale di gate (in grigio in figura). Ciò permette il tunneling delle quasiparticelle nel point-contact posto al centro del sistema. Con I+ è indicata la corrente entrante nel sistema e con I− quella uscente. Con V+ e V− sono indicati i potenziali che agiscono sul sistema. Tratto da [56]. 5.6.1 Point contact per debole tunneling L’andamento della corrente di tunneling di quasiparticella in una geometria di point contact per debole tunneling è stato solo recentemente osservato dal gruppo NEST di Pisa [56]. Se infatti nel passato erano stati eseguiti diversi esperimenti per tunneling di elettroni nel regime opposto di strong pinch-off [57, 58, 59], mancavano misure sull’evidenza del tunneling di quasiparticelle. In Fig. 5.7 è mostrato il set-up sperimentale considerato. Due stati di bordo sono avvicinati da un voltaggio di gate Vg = −0.4 V nella regione centrale del point contact. Si misura la corrente di tunneling o backscattering, dagli autori indicata con IT , in funzione del voltaggio di Hall che è pari alla differenza di potenziale tra i due edge VT . dIT In Fig. 5.8b è mostrata la conduttanza di tunneling differenziale GT = al variare del dVT 1 voltaggio Hall per diverse temperature tali per cui T > 400 mK. Il filling factor ν = da 3 loro considerato appartiene alla sequenza di Laughlin, dunque ci si aspetta che la corrente IT segua l’andamento teorico 2 2 |λ| IT = e (c) 3 ω C 2πkB T !− 1 3 (c) ωC sinh Γ( 1 + i eV )2 eV 3 6πkB T 6kB T Γ( 23 ) (5.108) con limiti per la conduttanza differenziale − 34 GT ∝ V T GT ∝ T − 34 (kB T eV ) (5.109) (eV kB T ) (5.110) In Fig. 5.8a è plottata la funzione teorica generale appena descritta. Dal confronto fra le due figure si può notare un buon accordo. In particolare il picco della conduttanza per VT = 0 cresce al diminuire della temperatura e si stringe in larghezza proprio come 5.6. EVIDENZE SPERIMENTALI 93 4 previsto dall’andamento T − 3 . Purtroppo gli esperimenti a temperature ancora più basse (T < 400 mK) mostrano degli andamenti in disaccordo con la teoria standard con la conduttanza che esibisce un minimo invece che un massimo per VT = 0. La spiegazione di questo fenomeno è ancora oggetto di discussione seppure ci siano teorie che suggeriscono di tenere conto dell’interazione tra i due edge non considerata nel mio lavoro [60]. Figura 5.8: a) Andamento teorico della conduttanza differenziale GT = dIT del sistema dVT 1 e T = 900 mK, 700 mK, 500 mK. Si osserva che al diminuire della temperatura la 3 conduttanza ha un picco sempre più accentuato la cui larghezza diminuisce. b) Andamento della conduttanza differenziale misurata sperimentalmente dal gruppo NEST di Pisa per gli stessi valori di temperatura. Esso corrisponde qualitativamente al precedente. Tratto da [56]. per ν = 94 5.7 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING Tunneling tra edge e metallo I primi e più importanti esperimenti sul tunnelling fra un edge e un metallo tridimensionale nella geometria di CEO sono dovuti a M. Grayson, A. M. Chang e collaboratori [61, 62]. Ricordo che, trattandosi di due sistemi separati, le uniche entità che possono saltare sono gli elettroni e non le quasiparticelle. Si noti che la barriera scorre lungo tutto il bordo tra il fluido Hall e il metallo1 (vedi Fig. (5.9)). La misura effettuata è relativa alla corrente di tunneling I tra edge e metallo in funzione della differenza di potenziale fra i due sistemi. Prima di mostrare e discutere tale andamento sperimentale occorre aprire una parentesi Figura 5.9: Schema di un fluido Hall (2DEG in campo magnetico) messo in contatto con un metallo tridimensionale (3DEG) il cui bordo è perpendicolare ad esso. teorica per ricavare in questa geometria cosa dobbiamo aspettarci per la corrente di tunneling. Non entrerò nel dettaglio anche se i calcoli sono del tutto analoghi a quanto discusso nella Sezione 5.5. Discuterò però i punti essenziali; per i dettagli occorre considerare la teoria di Chamon e Fradkin [64]. In primo luogo si assume che il tunneling sia debole e che avvenga in molti punti di contatto non correlati fra loro, attraverso impurezze. Si ha quindi un tunneling incoerente tra i diversi punti di contatto. In secondo luogo, per il tunneling attraverso una singola impurezza, si può mappare il gas di Fermi tridimensionale in un liquido chirale di Fermi con ν = 1. L’idea è che nel punto di contatto, al bordo del sistema 3D, solo un canale quantistico, fra i molti che descrivono il sistema 3D, si accoppia all’impurezza. Questo canale può essere descritto in termini di fermioni non chirali su una retta semi-infinita che ha come punto terminale il point contact in cui i left e right-movers corrispondono a particelle entranti e uscenti dall’impurezza. Questa mezza linea può essere raddrizzata producendo un liquido chirale su una linea infinita (vedi Fig. 5.10). Essendo un liquido di Fermi avremo quindi un liquido chirale con ν = 1. Le hamiltoniane dell’edge, indicato col pedice E, e del canale del sistema 3D che interviene nel tunneling, indicato con M , sono (0) HM = vM 4π Z +∞ −∞ dx (∂x ϕM (x))2 (5.111) 1 In realtà negli esperimenti si è considerato, come visto in precedenza, un semiconduttore fortemente drogato n. 5.7. TUNNELING TRA EDGE E METALLO 95 Figura 5.10: Corrispondenza fra un sistema di fermioni non chirali su una retta semiinfinita (a sinistra) ed uno di fermioni chirali su una retta infinita (a destra). (0) HE vC 4πν = Z +∞ −∞ 2 (+) dx ∂x ϕC (x) + vN 4π Z +∞ −∞ (−) 2 dx ∂x ϕN (x) (5.112) in cui nella (5.112) ho considerato la teoria di Fradkin e Lopez per la sequenza di Jain e dove con vM ho indicato la velocità dell’elettrone nel canale coinvolto nel tunneling. Il termine di tunneling in diversi punti lungo l’edge è dato da HT U N = X HTi U N (5.113) i dove i indicizza le posizioni delle impurezze in cui avviene il tunneling, con † (xi )ψE (xi ) + h.c. HTi U N = Λi ψM (5.114) In essa i campi fermionici rappresentano l’elettrone nel metallo (ψM (x)) e quello nell’edge (ψE (x)). Per entrambi si può dare un’espressione bosonizzata in funzione dei campi ϕM (x) e ϕC,N (x) ψM (x) = √ 1 eiϕM (x) 2πa ψE (x) = i 1 √ e 2πa (5.115) 1 (+) ϕ (x)+ ν C q (−) p2 + p2 +2ke ϕN (x) ν2 ν . (5.116) Ripercorrendo quanto fatto nella Sezione 5.5 si ha che il rate dal metallo all’edge all’ordine più basso nel tunneling è dato da ΓiM E (V ) = |Λi |2 Z +∞ −∞ D E D † e−iQe V t ψM (xi , t)ψM (xi , 0) T E † ψE (xi , t)ψE (xi , 0) T . (5.117) Essendo gli elettroni nel metallo descritti da un Liquido di Luttinger Chirale con ν = 1 si ha D E † ψM (xi , t)ψM (xi , 0) = eWM (0,t) (5.118) T con " (c) # βωM π π WM (0, t) = − ln sinh(|t| ) − i sign(t). π β 2 (5.119) 96 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING Per gli elettroni nell’edge si ha, per quanto ricavato nella Sezione 5.5 per la teoria di Fradkin e Lopez, D E 1 † (5.120) ψE (xi , t)ψE (xi , 0) = e ν 2 WE (0,t) T con " (c) # βωC π π WE (0, t) = −ν ln sinh(|t| ) − iν sign(t) π β 2 (5.121) dove non si ha contributo dovuto ai modi neutri, dal momento che nel modello in esame si ha vN → 0. L’unica differenza rispetto D a quanto già calcolato E per il tunneling fra due edge è dunque † che uno dei due termini ψM (xi , t)ψM (xi , 0) si comporta come un campo carico con T ν = 1. La corrente di tunneling totale sarà data dalla somma dei contribuiti dovuti ad ogni singolo processo di tunneling X I= I i. (5.122) i Ognuno di essi, all’ordine più basso nell’hamiltoniana di tunneling, ha lo stesso andamento nel voltaggio per T → 0. Si ha pertanto, per kB T eV , una legge di potenza tipo I ∝ V αth (5.123) 2 si sarebbe pertanto ottenuto αth = 52 . 5 2 avrei ottenuto un ulteriore contributo Se avessi utilizzato il modello di Wen per ν = 5 dato dal modo neutro, come già discusso nella Sezione 5.5, e l’andamento della corrente per T → 0 sarebbe stato θe I ∝ V π = V 3. (5.124) con αth = ν1 . Nel caso ν = Le due potenze sono diverse, e saranno quindi i risultati sperimentali a permettere di stabilire quale dei due modelli risulta più corretto. In Fig. 5.11 è mostrato l’andamento di I in funzione del voltaggio V . La barriera di tunneling utilizzata da Grayson per i suoi apparati sperimentali aveva un’altezza di circa 100 meV, molto maggiore dell’energia di Fermi pari a circa 4 meV. Il suo spessore differiva fra i vari campioni ma era compreso fra i 9 e i 22.5 nm. I vari campioni considerati avevano densità elettroniche bidimensionali comprese nell’intervallo n = 0.89 ÷ 1.16 × 1011 cm−2 e mobilità µ = 0.5 ÷ 2.9 × 106 cm2 / Vs. Si noti che all’aumentare del campo magnetico, e per eV > kB T , si passa da una dipendenza lineare della corrente dal voltaggio (per ν > 1) ad una legge di potenza (per ν < 1) nella forma I ∝ V α. (5.125) A più alti voltaggi tale andamento si perde dal momento che si è fuori dal regime perturbativo considerato. L’esperimento di Chang si è limitato a considerare i valori particolari di filling factor 1, 23 , 21 e 13 mentre Grayson ha esteso l’analisi a vari campioni su un intervallo continuo di filling factor. In Fig. 5.12 è mostrato il valore di α ricavato mediante un best-fit dei dati sperimentali. La curva rossa invece mostra il risultato del modello di Fradkin e Lopez (vedi Eq. (5.123)) 1 2 5 F F con αth = . Si noti, come caso particolare, che per ν = si ha αth = nel caso del ν 5 2 5.7. TUNNELING TRA EDGE E METALLO 97 modello di Fradkin, che risulta molto vicino ai dati sperimentali, mentre il valore ottenuto W col modello di Wen, αth = 3 (vedi Eq. (5.124)), è più alto e non compatibile con quanto osservato. Tale disaccordo fra la teoria di Wen e gli esperimenti è presente anche per altri valori di ν da me non trattati. Posso quindi concludere che il modello proposto da Fradkin e Lopez (con un modo carico e un modo neutro con vN → 0) descrive in maniera più appropriata i dati sperimentali rispetto al modello di Wen (con un modo carico e più modi neutri entrambi propaganti a velocità finita). Si noti inoltre che i regimi di voltaggio e temperatura considerati sperimentalmente ricadono quindi nella regione b in Fig. 5.5 in cui la velocità del modo neutro può essere considerata nulla. Figura 5.11: Caratteristica tensione-corrente (in scala logaritmica su entrambi gli assi). Al variare del campo magnetico (dai 7.5 T della curva più alta fino ai 15.0 T della più bassa) si osserva una deviazione dalla linearità (linea tratteggiata rossa) verso un andamento di tipo potenza I ∝ V α per kB T < eV come previsto dalla teoria. Per voltaggi ancora più alti la resistenza di tunneling diventa trascurabile e viene ripristinata la linearità. Tratto da [63]. 98 CAPITOLO 5. PROCESSI DI TUNNELING Figura 5.12: Esponente α relativo all’andamento della corrente I ∝ V α in funzione del voltaggio ricavati attraverso best-fit negli esperimenti di Chang (tondi vuoti) e Grayson (altri simboli a seconda dei vari campioni considerati) in funzione dell’inverso del filling 1 factor . Tali valori sono messi in confronto con la teoria di Fradkin e Lopez basata con un ν campo carico propagante e uno neutro non propagante (linea rossa). Come si può vedere i dati sono in buon accordo col modello teorico. Tratto da [63]. Conclusioni Nel mio lavoro di tesi ho considerato due teorie di campo efficaci per la descrizione del bulk dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario: la teoria di Wen e quella di Fradkin e Lopez. Entrambe permettono di ricavare le corrette proprietà di carica e statistica delle eccitazioni elementari presenti del sistema e del suo filling factor per gli stati appartenti p alla sequenza di Jain con ν = . La principale differenza fra esse è che, mentre la 2mp + 1 prima coinvolge un numero di campi che cresce con la gerarchia dello stato p, la seconda è basata su tre soli campi. Di questi uno è legato alle proprietà di carica delle eccitazioni, gli altri due veicolano le proprietà statistiche. Dalla restrizione al bordo di tali teorie di campo ho ottenuto teorie di campo efficaci in grado di descrivere gli stati di edge dell’Effetto Hall Quantistico Frazionario. Ho focalizzato la mia attenzione principalmente sulla teoria di Fradkin e Lopez per la quale ho calcolato l’hamiltoniana del sistema e ho dato le espressioni esplicite degli operatori di campo di elettrone e quasiparticella. Ho mostrato come nella teoria di Fradkin e Lopez fossero sufficienti due campi: uno carico con velocità finita e uno neutro con velocità tendente a zero. Per la teoria di Wen invece i campi, anche sul bordo, aumentano con la gerarchia. Data la complessita di quest’ultima teoria ho preso in considerazione solamente il caso 2 ν = , anch’esso descrivibile mediante due campi uno carico e uno neutro entrambi però 5 con velocità finite. La differenza delle velocità dei modi neutri tra i due modelli si ripercuote sulle proprietà di trasporto. Riguardo a ciò, nel mio lavoro mi sono soffermato principalmente sullo studio delle proprietà di tunneling delle quasiparticelle e degli elettroni fra gli edge. Sperimentalmente, mediante l’introduzione di un potenziale di gate, è possibile permettere il passaggio di particelle fra gli edge. Ciò crea una corrente di tunneling che può essere misurata. Nella mia tesi mi sono occupato in prevalenza del caso di debole tunneling. Per dare una descrizione teorica della situazione appena illustrata sono partito dalle hamiltoniane che descrivono gli edge nella teoria di Fradkin e Lopez e ho introdotto un termine di tunneling tale da metterli in comunicazione. Questo mi ha permesso di calcolare la corrente di tunneling all’ordine più basso nell’hamiltoniana di tunneling. Dall’espressione da me ottenuta ho ricavato gli andamenti previsti sia nel limite di basse temperature che in quello di piccoli voltaggi Hall. Per essi ho ottenuto una corrente con andamenti in funzione del voltaggio e della temperatura tipo leggi di potenza dove l’esponente è legato in modo semplice al filling factor. Questi andamenti si discostano da quanto atteso per un conduttore ohmico il cui andamento è lineare, a conferma del fatto che il sistema è descritto come un Liquido di Luttinger e non come un liquido di Fermi. Le previsioni di questa teoria sono state messe a confronto con i dati sperimentali. In 99 100 CONCLUSIONI 1 primo luogo ho verificato il buon accordo qualitativo, nel caso ν = , tra i miei risultati 3 teorici e i dati sperimentali di tunneling di quasiparticella tra due edge in una barretta Hall. Per la sequenza di Jain ho preso in considerazione anche il caso di tunneling di elettroni fra fluido Hall e metallo, studiato sperimentalmente prima da Chang e poi da Grayson. Anche in questo caso la caratteristica tensione-corrente da me ottenuta usando il modello di Fradkin e Lopez risulta in accordo con i dati sperimentali, ma si discosta dalla previsione che si sarebbe ottenuta con la teoria di Wen. Concludendo posso affermare che per una corretta descrizione degli stati di edge di un sistema Hall nella sequenza di Jain occorre tenere conto, come fatto da Fradkin e Lopez, che, almeno nei regimi investigati sperimentalmente fino ad oggi, i modi neutri necessari per dare la corretta statistica alle eccitazioni del sistema non devono avere dinamica. Solamente il modo carico contribuisce alle proprietà di trasporto del sistema ed è responsabile della legge di potenza calcolata teoricamente e osservata negli esperimenti. Appendice A Grandezze fisiche e lagrangiana del bulk Lo scopo di questa Appendice è dimostrare le equazioni (3.26-3.28). A tal fine prendo in considerazione una teoria di campo la cui densità di lagrangiana è della forma L= e 1 Kij µνρ aiµ ∂ν ajρ − ti µνρ Aµ ∂ν aiρ − li aiµ j µ . 4π 2π (A.1) Come vedremo, i risultati che otterrò sono indipendenti dalla dimensione della matrice K e dei vettori l e t utilizzati per descrivere la teoria. A seguito del cambio di variabili [44] −li j µ = j̃iµ + e ti µνρ ∂ν Aρ 2π (A.2) e integrando per parti (la lagrangiana va intesa sempre integrata per ottenere un’azione) ottengo 1 L= (A.3) Kij µνρ aiµ ∂ν ajρ + aiµ j̃iµ , 4π in cui il termine di bordo si perde dal momento che i campi si considerano nulli all’infinito. La (A.3) è quadratica nei campi di gauge e posso ora integrare funzionalmente su di essi [45]. Introduco per comodità la notazione (M µν )ij = µνρ ∂ρ Kij . (A.4) −1 ij ν aiµ = ãiµ − 2π(Mµν ) j̃j (A.5) Mediante la sostituzione e integrando nuovamente per parti si elimina nella (A.3) il termine lineare in a e si arriva alla lagrangiana 1 i −1 ij ν L= ã (M µν )ij ãjν − π j̃iµ (Mµν ) j̃j . (A.6) 4π µ A seguito dell’integrazione funzionale sui campi di gauge il primo termine, che è di tipo gaussiano, mi porta un fattore moltiplicativo legato a det M . Considero la forma analitica −1 )ij , essa è data da della matrice (Mµν −1 ij (Mµν ) = (K −1 )ij [µνρ ∂ρ ]−1 . 101 (A.7) 102 APPENDICE A. GRANDEZZE FISICHE E LAGRANGIANA DEL BULK Richiamando la relazione h µητ ∂τ µνρ ∂ ρ = − δ ην ∂ 2 − ∂ η ∂ν i (A.8) e tenuto conto del fatto che, per via della conservazione della carica e dell’antisimmetria del tensore µνρ , deve valere ∂ν j̃ ν = 0, (A.9) posso scrivere (K −1 )ij µνρ ∂ ρ . (A.10) ∂2 Ho qui introdotto una notazione operatoriale compatta, che va intesa espressa in trasformata di Fourier, 1 1 → − 2. (A.11) 2 ∂ k Il termine dipendente dalle correnti della lagrangiana (A.6) si riduce pertanto a −1 ij (Mµν ) =− L = π j̃iµ (K −1 )ij µνρ ∂ ρ j̃jν . ∂2 (A.12) Riesplicitando le variabili jiµ mediante la (A.2), sfruttando l’antisimmetria del tensore µνρ e attraverso le opportune integrazioni per parti, giungo alla forma definitiva della lagrangiana L= (K −1 )ij e2 µνρ Aµ ∂ ν Aρ ti (K −1 )ij tj − ejiµ (K −1 )ij tj Aµ + πjiµ µνρ ∂ ν jjρ = 2 4π ∂ (A.13) Lν + LQ + Lθ . Essa consta di tre termini che, come si vedrà, saranno responsabili rispettivamente del filling factor ν, della carica Q e della statistica θ. Nel primo termine Lν considero le equazioni del moto relative al campo A. Esse portano all’espressione per la densità di corrente elettromagnetica Jµ = e2 ti (K −1 )ij tj µνρ ∂ν Aρ 2π (A.14) nella quale si può riconoscere l’usuale relazione tensoriale fra la corrente e i vettori E e B. In particolare è possibile identificare, attraverso la (3.8), σyx = e2 ti (K −1 )ij tj . 2π (A.15) Imponendo il risultato relativo al valore del plateau σyx = ν e2 2π (A.16) si identifica il filling factor Nel termine LQ , ponendo ν = ti (K −1 )ij tj . (A.17) µ jiµ = li jqp (A.18) 103 in modo da considerare il caso di insiemi di più quasiparticelle, riconosco il termine di accoppiamento fra il campo esterno e la corrente di quasiparticella. Si può pertanto µ identificare la carica associata alla densità di corrente jqp Q = −eti (K −1 )ij lj . (A.19) Considero ora nel dettaglio il termine Lθ . Immagino di essere in presenza di due distinte quasiparticelle composte da eccitazioni elementari nella forma µ jiµ = li jqp jjν = (A.20) ν lj0 jqp . (A.21) Integrando nel tempo e nello spazio la lagrangiana Lθ , ottengo l’azione corrispondente Z Sθ = dtdxdyLθ = πli (K −1 )ij lj0 Z µ dtdx2 jqp µνρ ν ρ ∂ jqp . ∂2 (A.22) Si può mostrare che tale integrale porta ad un invariante topologico [46] e rappresenta il ‘linking number’ di due curve in R3 . Nel contesto in esame esso è pari al numero di volte in cui le traiettorie delle quasiparticelle elementari si intersecano. Nel caso in cui una di esse compia un solo giro attorno all’altra l’integrale è pari a 2 ed il fattore complessivo diventa Sθ = 2πli (K −1 )ij lj0 . (A.23) Particolarmente interessante è il caso in cui i due agglomerati di quasiparticelle siano uguali (li = li0 ). Se essi scambiano la loro posizione la (A.23) porta a πli (K −1 )ij lj . (A.24) Dal momento che il fattore di fase che viene acquisito dalla funzione d’onda per scambio di quasiparticelle è pari a eiδSθ con δSθ variazione dell’ azione, la statistica di queste ultime sarà pari a θ = πli (K −1 )ij lj . (A.25) Ciò dà l’ultima grandezza cercata. 104 APPENDICE A. GRANDEZZE FISICHE E LAGRANGIANA DEL BULK Appendice B Operatore di campo per edge finito In questa Appendice dimostrerò le relazioni (4.54) e (4.56) introdotte nel Paragrafo 4.2.1 per edge finiti nella sequenza di Laughlin. Per semplicità considero la dimostrazione per un edge progressivo dando i risultati finali per quello regressivo. Dalla relazione (4.33), che lega il campo ϕ(x) alla densità di particelle cariche del sistema ρ(x), ottengo 1 ∂x ϕ(x) (B.1) ρ(x) = 2π e dalla scrittura (4.50) in seconda quantizzazione delle componenti di quest’ultima per k 6= 0 r 2π † a = ρ−k k νkL (B.2) r 2π ak = ρk νkL posso scomporre ϕ(x) nel seguente modo ϕ(x) = ϕf (x) + ϕ0 (x) dove r ϕf (x) = 2πν X i i † −ikx − a |k| ikx − √ ak e + √ ak e e 2 L k>0 k k (B.3) (B.4) rappresenta il campo relativo ai modi fononici e ϕ0 (x) = 2π xρ0 + απ0 L (B.5) descrive la forma più generale del modo zero compatibile con la (B.1). Ho qui indicato con Z L ρ0 = ρk=0 = dxρ(x) = N (B.6) 0 il numero totale di particelle rispetto ad un valore di equilibrio e con π0 l’operatore coniugato canonicamente a ρ0 (vedi Eq. (4.49) [ρ0 , π0 ] = i. 105 (B.7) 106 APPENDICE B. OPERATORE DI CAMPO PER EDGE FINITO La costante α nalla (B.5) è per ora arbitraria, ma sarà presto definita. Notare che nella (B.4) ho introdotto un fattore di cut-off sui momenti che risulta necessario per rendere convergenti le grandezze che calcolerò in seguito. Calcolo ora esplicitamente il commutatore [ϕf (x), ϕf (y)] . (B.8) Si ha, utilizzando le relazioni (4.51), [ϕf (x), ϕf (y)] = " ! # a a 2πν X i i i i † † − √ ak eikx + √ ak e−ikx e− 2 |k| , − √ aq eiqy + √ ak e−iqy e− 2 |q| = L k,q>0 q q k k i i 1 h 2πν X 1 h † i(kx−qy) −ak † −i(kx−qy) −ak √ √ ak , aq e e − ak , aq e e = L k,q>0 kq kq 2πν X 1 ik(x−y) −ak 1 −ik(x−y) −ak e e − e e = L k>0 k k ν ∞ X 1 n=1 n i 2πn (x−y) −a 2πn L L e e 2πn 2πn 1 − e−i L (x−y) e−a L n (B.9) dove nell’ultimo passaggio ho tenuto conto del fatto che in un edge finito gli impulsi sono quantizzati come 2π k= n (B.10) L con n ∈ N. La relazione precedente si ritrova in letteratura [55] ed è tale per cui, nel limite a L, si ha ν X 1 n>0 n i 2πn (x−y) −a 2πn L L e 2πiν arctan( e 2πn 2πn 1 − e−i L (x−y) e−a L n ≈ (B.11) x−y 2πνi 2πνi a→0 )− (x − y) −→ iπνsign(x − y) − (x − y). a L L Si avrà quindi che [ϕ(x), ϕ(y)]a→0 = iπνsign(x − y) − 2πνi (x − y) + [ϕ0 (x), ϕ0 (y)] . L (B.12) Come vedremo la richiesta per il commutatore (B.12) è che questo, indipendentemente da L, valga [ϕ(x), ϕ(y)] = iπνsign(x − y). (B.13) Per fare ciò occorre che, nella (B.12), si abbia [ϕ0 (x), ϕ0 (y)] = 2πνi (x − y) L (B.14) 107 Sostituendo l’espressione (B.5) nella (B.7) si determina il parametro α α = −ν. (B.15) Abbiamo cosı̀ 2π xρ0 − νπ0 . (B.16) L Riassumendo i principali risultati ottenuti in questa Appendice si ha che il campo progressivo ϕ(x) può essere scritto nella forma ϕ0 (x) = ϕ(x) = ϕf (x) + ϕ0 (x) (B.17) [ϕ(x), ϕ(y)] = iπνsign(x − y). (B.18) con e ϕf (x) e ϕ0 dati rispettivamente dalla (B.4) e dalla (B.16). Analogamente per il campo regressivo ϕ(−) (x) è possibile dimostrare (−) (−) ϕ(−) (x) = ϕf (x) + ϕ0 (x) dove (−) ϕf (x) r = 2πν X i (−) −ikx i † (−) ikx − a |k| √ √ e e 2 − a e + a L k>0 k k k k e (−) ϕ0 (x) = 2π (−) (−) xρ0 + νπ0 . L (B.19) (B.20) (B.21) L’equivalente della (B.18) è dato da h i ϕ(−) (x), ϕ(−) (y) = −iπνsign(x − y). (B.22) Concludo questa Appendice notando che per un sistema la cui densità lagrangiana assume la generica forma 1 L(±) = ∓ ∂x ϕ(±) ∂t ϕ(±) − v(∂x ϕ(±) )2 , (B.23) 4πg dove g è un coefficiente arbitrario, i commutatori precedenti si generalizzano come h i ϕ(±) (x), ϕ(±) (y) = iπgsign(x − y). (B.24) 108 APPENDICE B. OPERATORE DI CAMPO PER EDGE FINITO Appendice C Funzioni di correlazione In questa Appendice calcolo il valor medio termodinamico della funzione di correlazione (±) dell’operatore di campo bosonico ϕi (x, t) nel limite L → ∞ (±) Wi (x, t) = D E (±) (±) ϕi (x, t)ϕi (0, 0) T − (±) 2 ϕi (0, 0) . (C.1) T Ho indicato con (±) l’indice relativo alla propagazione progressiva (+) e regressiva (−) e con i = C, N il tipo di campo possibile. Come visto, nel caso più generale della sequenza (±) (±) di Jain sono possibili sia campi ‘carichi’ ϕC (x, t) che neutri ϕN (x, t), mentre per la sequenza di Laughlin esiste solamente un campo carico. Volutamente rimango in questa Appendice il più generale possibile il modo da utilizzare il risultato che otterrò per tutti questi campi. Le hamiltoniane associate a questi campi e che inducono la loro dinamica sono (±) Hi vi = 4πgi Z +∞ −∞ (±) dx(∂x ϕi (x))2 , (C.2) e i campi hanno commutatori h (±) (±) i ϕi (x), ϕi (y) = ±igi πsign(x − y). (C.3) Ho indicato con gi un parametro che discrimina fra i vari campi. Ad esempio, nel caso del campo carico (i = C) si ha vC per la velocità e gC = ν, mentre eventuali campi neutri (i = N ) hanno velocità vN e gN = 1. L’evoluzione dei campi in trasformata di Fourier nel limite di edge infinito L → ∞ è data da (+) ϕi (x, t) (−) ϕi (x, t) r = r = 2πgi X i (+) ik(x−vt) i † (+) −ik(x−vt) − a |k| − √ ak e + √ ak e e 2 L k>0 k k (C.4) a (−) 2πgi X i (−) i − √ ak e−ik(x+vt) + √ a†k eik(x+vt) e− 2 |k| L k>0 k k (C.5) 2πn con k = e a cut-off sui momenti che verrà mandato a zero alla fine del calcolo. I modi L zero non compaiono più dal momento che considero un edge infinito. 109 110 APPENDICE C. FUNZIONI DI CORRELAZIONE (+) Considero per ora i modi progressivi. Inserendo la (C.4) nella definizione di Wi (C.1) ottengo (+) Wi (x, t) (x, t) = * #+ " a 2πgi X i † −ik(x−vt) i i i † ik(x−vt) + √ ak e − √ aq + √ aq e− 2 (k+q) − √ ak e L k,q>0 q q k k T (C.6) #+ * " a i † i i † 2πgi X i e− 2 (k+q) . − − √ ak + √ ak − √ aq + √ aq L k,q>0 q q k k T La media termodinamica agisce solo sugli operatori di creazione e distruzione; posso pertanto scrivere (+) Wi (x, t) = h i E h i 2πgi X 1 D 1 − √ hak aq iT eik(x−vt) − 1 + √ ak a†q eik(x−vt) − 1 T L k,q>0 kq kq i a i 1 D † E h −ik(x−vt) 1 D † † E h −ik(x−vt) ak aq ak aq e − 1 e− 2 (k+q) . +√ e −1 − √ T T kq kq (C.7) Tenuto conto del fatto che i modi fononici seguono la statistica di Bose i valori medi precedenti sono dati da D E hak aq iT = a†k a†q D D a†k aq E ak a†q E T T 1 δk,q eβvk − 1 = eβvk δk,q . eβvk − 1 (+) 2πgi X e−ak = L k>0 k ( h −ik(x−vt) e =0 = Sostituendo questa nella relazione per Wi (+) Wi (x, t) T (C.8) (x, t) ottengo i −1 1 eβvk − 1 h ik(x−vt) + e eβvk − 1 βvk e −1 i ) . (C.9) Passando al continuo e procedendo in modo analogo per i modi regressivi si ottiene (±) Wi (x, t) = −gi Z +∞ dk 0 e−ak k βvi k ∓ i sin k(x ∓ vi t) . (C.10) 2 [1 − cos k(x ∓ vi t)] coth Questi integrali sono ampiamente discussi nel contesto di sistemi quantistici dissipativi [50]. Se, come nel caso in esame, il cut-off è esponenziale tali oggetti possono essere calcolati in termini di funzioni speciali. Si ha [51] (±) Wi (z± ) = −gi ln Γ2 (1 + κi ) κi Γ(κi ± iz± β )Γ(1 + κi ∓ iz± β ) (C.11) 111 con κi = kB T a = (c) βvi ωi (C.12) x ∓ t, vi (C.13) e z± = vi (c) dove con ωi = ho indicato il cut-off sulle frequenze. Si noti che a parità di cut-off a a sui momenti, nel caso in cui valga vN vC , si ricava (c) (c) ωN ωC . (C.14) In questo modo si ha che il cut-off sui modi neutri risulta molto più piccolo rispetto a quello del modo carico. La funzione Γ(x) di Eulero nella (C.11) è data da [52] +∞ Z Γ(x) = dzz x−1 e−z . (C.15) 0 A questo punto considero due casi limite che saranno di interesse per la valutazione della (c) corrente. Il primo caso corrisponde al limite κi 1 (kB T ωi ), il secondo ad un’es(c) pansione asintotica per κi 1 (kB T ωi ). Considero il primo limite per il quale si ha l’espansione κi 1 (±) Wi (z± ) −→ (κi ± i zβ± ) " −gi ln # κi Γ(1 ± i zβ± )Γ(1 ∓ i zβ± ) , (C.16) ottenuta tenendo conto della relazione valida per la funzione di Eulero Γ(1 + x) = xΓ(x). (C.17) Richiamando l’ulteriore relazione Γ(1 + ix)Γ(1 − ix) = πx sinh πx (C.18) si arriva all’espressione κi 1 (±) Wi (z± ) −→ " −gi ln (κi ± i zβ± ) sinh π zβ± κi π zβ± # , (C.19) che, separando parte reale e parte immaginaria, diviene " (±) Wi (z± ) = −gi ln (1 + (c) Considerando il regime z± ωi 2 2 (c) 21 z± ωi ) π zβ± # h (c) ∓ igi arctan z± ωi i . (C.20) 1 la (C.20) si semplifica ulteriormente e si arriva a " (±) Wi (z± ) sinh π zβ± (c) βωi ≈ −gi ln π # π π sinh(|z± | ) ∓ igi sign(z± ). β 2 (C.21) 112 APPENDICE C. FUNZIONI DI CORRELAZIONE La (C.21) sarà quindi utilizzata nei limiti (c) βωi (c) 1; ωi z± 1. (C.22) (c) Considero ora il limite opposto κi 1 (βωi 1) e riparto dalla (C.16). Usando l’espansione asintotica della funzione Γ(x) di Eulero 1 1 ln Γ(x) ≈ (x − ) ln x − x + ln 2π 2 2 (C.23) si ha (±) Wi (z± ) ≈ −gi −κi ln(1 + z± (c) (c) arctan z± ωi ± i arctan z± ωi . +2 β (C.24) 1 si ottiene 2 2 (c) z± ωi ) (c) Se considero anche la condizione z± ωi (c) z2 ω (±) Wi (z± ) ≈ −gi ± i β (c) ω (c) →0 (c) i ± iz± ωi −→ 0 (C.25) (±) Quindi nel limite z± ωC → 0 non ho alcun contributo finito proveniente da Wi (z± ). Appendice D Rate di tunneling per il campo carico In questa Appendice intendo calcolare esplicitamente un integrale della forma #−2γ Z " βω (c) I= π +∞ iqV t πt sin i β dte −∞ −2γ . (D.1) Questa espressione si può ricondurre a quella per il rate di tunneling (5.54) con γ = ηr2 ν, Qqp = νe e Qe = e dal momento che vale la relazione t |t| π = ln sinh π + i sign(t). β β 2 ln sin iπ (D.2) Posso dividere questo integrale in due parti che tratterò separatamente " ΦA = " ΦB = βω (c) π #−2γ Z βω (c) π #−2γ Z +∞ iqV t π i −πt t − e β − eβ 2 dte 0 0 iqV t dte −∞ π i −πt t − e β − eβ 2 −2γ (D.3) −2γ (D.4) Considero in primo luogo la (D.3). Essa può essere riscritta nella forma " −iπγ ΦA = e βω (c) 2π #−2γ Z +∞ h γ − 2π t β dteiqV t e i − 2π t −2γ β 1−e . (D.5) 0 Posso ora operare la sostituzione t= β 0 t 2π (D.6) in modo tale da arrivare all’espressione " −iπγ ΦA = e βω (c) 2π #−2γ β 2π Z +∞ β 0 h 0 dt0 eiqV ( 2π t ) e−γt 1 − e−t i−2γ . (D.7) 0 Operando l’ulteriore cambio di variabili 0 e−t = x, 113 (D.8) 114 APPENDICE D. RATE DI TUNNELING PER IL CAMPO CARICO l’integrale diviene " −iπγ ΦA = e βω (c) 2π #−2γ β 2π Z 1 qV β dx x(γ−i 2π −1) [1 − x](−2γ) . (D.9) 0 Richiamo ora la definizione della funzione B(m, n) [52] Z 1 B(m, n) = xm−1 (1 − x)n−1 . (D.10) 0 Osservo che l’integrale (D.9) è scritto nella forma (D.10); il suo valore sarà pertanto " −iπγ ΦA = e βω (c) 2π #−2γ β qV β B(γ + i , −2γ + 1). 2π 2π (D.11) Per il termine (D.4) si procede in analogia con quanto appena fatto modificando opportunamente i cambi di variabile. Si giunge cosı̀ all’espressione " iπγ ΦB = e βω (c) 2π #−2γ β qV β B(γ − i , −2γ + 1). 2π 2π (D.12) Voglio ora passare a dare una descrizione delle equazioni (D.11) e (D.12) in termini di funzioni Γ di Eulero. A tal fine considero la relazione [52] B(m, n) = Γ(m)Γ(n) . Γ(m + n) (D.13) Tale relazione perde validità nei punti in cui le funzioni Γ non sono definite cioè dove m, n e m + n sono nulli o corrispondono ad un intero negativo. Sostituendo nella (D.11) si ricava " #−2γ qV β (c) Γ γ − i Γ(−2γ + 1) βω β 2π ΦA = e−iπγ . (D.14) 2π 2π Γ −γ + i qV β + 1 2π Proseguendo col calcolo in esame, ipotizzando di essere nel corretto dominio di validità per tutte le funzioni Γ di Eulero presenti nella relazione, posso applicare la proprietà fondamentale di queste ultime Γ(x + 1) = xΓ(x). (D.15) La (D.11) può essere riscritta pertanto come " ΦA = e−iπγ βω (c) 2π #−2γ β Γ γ − i qV Γ(−2γ) β (2γ) 2π . β β 2π (γ + i qV Γ −γ + i qV 2π ) 2π Utilizzando la relazione Γ(x)Γ(−x) = − π x sin(πx) (D.16) (D.17) arrivo ad avere " ΦA = e−iπγ #−2γ βω (c) 2π qV β 2 qV β Γ(γ + i ) β 2π sin(πγ + i 2 ) 2π Γ(2γ) sin(2πγ) (D.18) 115 nella quale ho tenuto conto del fatto che per la funzione Γ vale Γ̄(z) = Γ(z̄). (D.19) Procedendo in modo del tutto analogo per la (D.12) ottengo " ΦB = eiπγ βω (c) 2π #−2γ 2 qV β β Γ(γ + i 2π ) sin(πγ − i qV2 β ) . 2π Γ(2γ) sin(2πγ) (D.20) A questo punto sono in grado di valutare la somma I = ΦA + ΦB = e qV β 2 " #−2γ βω (c) 2π qV β 2 Γ(γ + i ) β 2π 2π Γ(2γ) . (D.21) La (D.13) non è valida per n e m nulli o interi negativi. Operando tuttavia una continuazione analitica si ottiene anche in questi casi la stessa espressione per l’integrale I. 116 APPENDICE D. RATE DI TUNNELING PER IL CAMPO CARICO Ringraziamenti Volevo iniziare con un doveroso ringraziamento ai miei relatori Maura Sassetti e Nicodemo Magnoli per la fiducia e la pazienza che hanno avuto con me in questi mesi. Le loro spiegazioni mi hanno permesso di arrivare a comprendere almeno in parte quell’affascinante e complesso mondo che è l’Effetto Hall Quantistico e i loro consigli e le loro rassicurazioni sono state davvero preziose nei momenti di sconforto a cui sono andato incontro in questi mesi. Un altro grazie speciale va a Matteo per il tempo che mi ha dedicato, per le sue correzioni e le sue spiegazioni che sono state fondamentali per il mio lavoro. Un grande grazie va anche al mio correlatore Nicola Maggiore che è stato molto attento nel leggere il mio lavoro e ascoltare le mie spiegazioni e mi è stato d’aiuto nel cercare di rendere più comprensibili varie parti contorte e criptiche della mia tesi. Fra le persone che hanno contribuito a darmi una mano nello scrivere la tesi devo ringraziare Riccardo, il mio compagno di ufficio, che mi ha fornito un importante sostegno per comprendere i segreti del LateX. Visto che sono alla fine di questo percorso universitario non posso non ringraziare tutti i miei amici e compagni di corso. Non voglio fare un elenco perchè finirei per scordare e fare un torto a qualcuno. Il mio grazie va a tutti, sia a quelli con cui ho stretto una solida amicizia da subito, sia a chi ho ‘scoperto’ solo di recente, sia infine a quelli con cui ci sono stati alti e bassi in questi anni. Devo tantissimo anche alla mia famiglia. A mio padre e mia madre che con i loro sacrifici mi hanno permesso di arrivare a questo punto e ai miei fratelli Laura e Alessandro che mi hanno sopportato in ogni condizione di umore e di stress e che mi hanno dato la forza di andare avanti. Fra tutti i miei parenti che hanno creduto in me, e che ringrazio di cuore, un grazie particolare va ai miei cugini: Eddy che, nonostante i momenti di rotta e le incomprensioni degli ultimi tempi resta sempre il mio migliore amico, e Chiara che ce l’ha fatta superando una sfida al cui confronto la mia svanisce. Gli ultimi ringraziamenti, i più sentiti, vanno alla mia piccola Sabrina che ormai da due anni mi sostiene e crede in me più di chiunque altro. Mi spiace che questi ultimi mesi siano stati duri sia per me che per lei, ma sono contento di averla avuta vicino e spero che vada avanti cosı̀ per molto tempo. 117 118 RINGRAZIAMENTI Bibliografia [1] E.H. Hall, Phil. Mag. 8, 289 (1879). [2] N.M. Ashcroft, N.D. 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