IL BORGO DEGLI INCROCIATI La prima notizia della presenza di

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IL BORGO DEGLI INCROCIATI
Il toponimo deriva dagli “Incrociati”, termine con il quale erano chiamati popolarmente i Canonici
ospitalieri Crociferi presenti in un convento-ospedale sorto nei pressi del ponte di S. Agata.
La prima notizia della presenza di una Chiesa in capo al “Pontis Supraneo”, dalla parte della città, la
troviamo nel 1191; quel luogo sacro non era sorto a caso, ma operava in tandem con l’annesso
ospedale destinato ad accogliere i viaggiatori più o meno in salute i quali, per varie ragioni,
dovevano essere assistiti fisicamente o spiritualmente.
La Chiesa era dedicata a S. Maria - pare dalla precedente esistenza di una cappella dallo stesso
titolo - ma veniva sempre più indicata come quella dei “Crociferi” dalla appassionata presenza di
quegli uomini che vestivano il saio ed avevano una vistosa croce lignea appesa al collo;
quell’ornamento stava appunto a simboleggiare la loro dedizione verso coloro che necessitavano di
cure, così come fu sempre nelle epoche successive per gli uomini impegnati negli stessi compiti.
Il complesso proseguì nei secoli la sua opera beneficiaria, pure tra le immaginabili difficoltà che i
conduttori dovevano incontrare.
Nel frattempo le case andavano addensandosi sia attorno alla Chiesa degli Incrociati sia nello spazio
attorno alla Parrocchia di San Vincenzo, formando così una grande borgata che, senza soluzione di
continuità, copriva lo spazio tra la riva del Bisagno e la porta dell’Arco.
In mezzo all’abitato scorreva l’antica strada romana tra due ali di negozi e di botteghe artigiane.
Questa zona denominata “Artoria”, veniva distinta in due parti principali: “ato” e “ria” con cui si
individuava, in dialetto, la parte alta che scendeva nei pressi della strada romana confluendo nel
Bisogno ed il Borgo Inferiore o degli Incrociati.
Un profondo mutamento a quell’imposizione urbanistica avvenne poi con la realizzazione nella
nuova cinta muraria difensiva portata a termine nella prima metà del ‘60’, che stabiliva di fatto una
notevole espansione del tessuto residenziale cittadino.
Oltre alla demolizione di molte case per far posto alle mura, spalti e fossati, il quartiere venne
letteralmente tagliato in due: mentre la parte superiore entrava ufficialmente a far parte della
centralità urbana genovese, quella rimasta fiori dai bastioni - cioè l’antico borgo - ebbe
l’indicazione specifica “di Bisagno”.
Intanto erano cambiati anche altri particolari nell’impostazione socialitaria della zona;
l’acquisizione di una sempre maggiore importanza delle componenti civili situate nella parte sinistra
del territorio abitato di Terralba, unitamente ad alcune motivazioni di carattere interno dell’Ordine,
avevano determinato la cessazione dell’opera assistenziale da parte dei Crociferi, che, negli anni ’70
del XV secolo, lasciarono il convento. Venne pertanto chiuso anche l’ospedale annesso.
Da quella data e per molto tempo il complesso ebbe svariate destinazioni operative, mentre alla sua
conduzione si alternarono diversi gruppi monastici di differenti Ordini; nell’ex ospedale, tra l’altro,
venne installata una delle prime tipografie cittadine, poi esso ospitò le monache di clausura che
lasciarono a loro volta il posto al seminario dei Chierici, mentre i vani del monastero venivano
trasformati in case d’abitazione.
La Chiesa passò alle cure dei sacerdoti secolari ed ebbe un restauro completo verso la metà del ‘500
a cui ne seguì un altro di pari importanza nel 1750.
Degli antichi legami con il quartiere di Artoria era rimasta la sottomissione della Chiesa alla
Parrocchia di S. Stefano - subentrata a quella di S. Vincenzo - ma anche tale dipendenza cessò nel
1776, con la concessione dell’autonomia parrocchiale.
Il censimento dell’anno successivo, effettuato dal primo parroco - il prevosto Giuseppe Boggiano registrava una presenza di oltre mille residenti, ormai il quartiere era maturo per una propria vita
autonoma, destinata a ben maggiori sviluppi di quelli raggiunti fino ad allora come semplice
sobborgo periferico.
In data 10 Novembre 1818 il Borgo degli Incrociati venne incluso nella municipalità di San
Fruttuoso.
Il Borgo degli Incrociati come si presentava nel secolo scorso.
Sulla sinistra è visibile il campanile della Chiesa di S. Maria degli Incrociati
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