Tra le difficoltà connesse alle indagini epidemiologiche si può

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Tra le difficoltà connesse alle indagini epidemiologiche si può sottolineare, ad
esempio, quella di discriminare tra molti agenti potenzialmente patogeni
contemporaneamente presenti, in panicolare per una patologia tipicamente multifattoriale
come la cancerogenesi.
"
Inoltre non è facilmente definibile, come già accennato, per le persone esposte una
dose. intesa come una misura integrata nel tempo dell'intensità dei campi ELF
effettivamente sperimentata dai soggerti, sia per la grande disomogeneità spaziale dei
campi, sia per gli effetti di perturbazione dei soggetti stessi, sia infine per la schermatura
offerta, in particolare ai campi elettrici, dai fabbricati e da altre suutrure.
In campo professionale. non è facile individuare categorie di operatori o di utenti
esposti: chi opera nella produzione e distribuzione dell'energia elettrica non ha particolari
ragioni di permanenza in prossimità delle linee di trasmissione (perché la cosuuzione e la
manutenzione avvengono fuori servizio). L'attenzione tra tutti gli operatori può essere in
particolare rivolta a manutentori di stazioni elettriche. Alcuni nuclei di persone
specializzate in interventi sottO tensione sono oggetto di una specifica sorveglianza
sanitaria.
a) Cancerogenesi
La possibile associazione dello sviluppo di tumori all'esposizione a campi
elettromagnetici. in particolare in prossimità delle linee ad alta tensione, è il problema
sanitario che ha destato il massimo interesse e merita una particolare attenzione.
Nella letteratura recente sono stati pubblicati lavori che associano all'esposizione a
radiazioni non ionizzanti ELF incrementi nell'insorgenza di neoplasie. Gli incrementi
sarebbero imputabili, secondo le indicazioni di tale letterarura. ai campi magnetici piuttosto
cha a quelli elettrici. Un certo numero di lavori scientifici ruttavia non ha osservato nulla di
significativo in proposito.
b) Effetti sul sistema ematopoietico
Sono stati descritti effetti sui granulociti neutrofili e, in minor misura. su trombociti e
reticolociti.
I leucociti tendono ad aumentare in seguito all'applicazione di campi elertromagnetici.
mentre gli eritrociti tendono a diminuire.
Non è chiaro se gli effetti siano direrti sui tessuti ematopoietici, o siano conseguenti a
fenomeni a livello del sistema nervoso.
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c) Effeni cardiovascolari.
I risultati sono notevolmente conrraddilori: osservazioni differenti riportano sia
riduzioni che aumenti nella frequenza e nella ginata cardiaca
d) Effeni sul sistema endocrino.
Sono stati effettuati dosaggi in condizioni diverse per moltissimi ormoni. Sono state
riscontrate variazioni solo per conicosterone, testosterone e melatonina.
PUÒ inolrre verificarsi un rilascio di insulina da pane del pancreas.
e) Effetti sul sistema immunitario
Numerosi autori non hanno riscontratO variazioni nelle risposte umorali e cellulomediate. Altri hanno osservato una ridotta attività citolitica dei linfociti in seguito ad
esposizione ai campi elemomagnelici.
Gli effc:tti sul sistema immunitario sono comunque di lieve entità, e non hanno
inOuenza sui tassi di morbosità e mortalità degli animali da esperimento.
f) Effetti sulla crescita e sullo sviluppo.
Una lunga serie di
ricerc~e
non riporta effetti sulla crescite e sullo sviluppo, con la
sola eccezione di due studi. uno sui conigli e l'alrro sui ratti. che mosrrano sensibili
riduzioni nella crescita. Le conseguenze sarebbero presenti anche nella prole per due
generazioni con un incremento del tasso di malfonnazioni a livello fetale.
g) Riproduzione e fertilità
La maggioranza degli studi è unanime nel non rilevare alterazioni, anche se alcuni
esperimenti sembrano indicare la possibilità di una riduzione della fertilità.
h) Ritmi circadiani
Sono state osservate variazioni nelle oscillazioni quotidiane della melatonina e di
alcuni enzimi in animali da laboratorio esposti
elettromagnetici.
per alcune settimane a campi
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Cap. 6
VALUTAZIONI DI CARATTERE SANITARIO
Le norme di protezione emanate
In
diverse nazioni e le raccomandazioni di
organizzazioni protezionistiche volte a limitare l'esposizione ai campi elettromagnetici si
basano sulle osservazioni riguardanti gli effetti biologici dell'esposizione ai campi stessi
che sono state sinteticamente riportate nel precedente capi tolo.
Secondo i criteri normalmente adottati per potenziali agenti nocivi di qualunque
natura, è opportuno distinguere gli effetti sanitari immediati. o acuti. da quelli a lungo
termine. I primi. come già sottolineato in alrre parti di questo documento, sono ben
compresi e quanti fica ti. L'esauriente disponibilità di dati scientifici ha consentito di
emanare, anche in Italia, delle norme di legge, descritte più in dettaglio nel capitolo
successivo, che forniscono un'adeguata protezione della popolazione.
Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine, come già è stato riportato, alcune
indagini epidemiologiche hanno suggerito la possibilità di un'associazione tra
l'esposizione cronica a campi magnetici a frequenza indusniale e lo sviluppo di rumori.
Per verificare tale ipotesi sono stati condotti numerosi studi. sia di laboratorio che di
carattere epidemiologico, con risultati non coerenti. e talvolta addirittura conrraddittori,
cosicché la plausibilità dell'ipotesi stessa è tuttora scarsa
Sono state in particolare condotte olrre 60 indagini epidemiologiche. sia su lavoratori
che sulla popolazione residente in prossimità di linee. sottostazioni ed alni impianti
eletnici ad alta corrente. I singoli studi differiscono notevolmente per dimensione e
qualità. e diverso è quindi il peso da atnibuire all'uno o all'alrro quando i risultati
vengono esaminati nel loro complesso. come è stato fatto da diversi autori. commissioni
o gruppi di studio.
Si può comunque affermare. in linea generale. che gli studi più recenti presentano
sostanziali miglioramenti nei protocolli di indagine. della defmizione delle esposizioni e
nel conrrollo dei fattori di confondimento, risultando di conseguenza più attendibili degli
studi precedenti.
40
Nonostante i progressi sul piano metodologico, i risultati delle indagini restano
contrastanti, anche tra studi che applicano protocolli simili. Ciò è in larga misura
imputabile al numero molto basso di casi attesi in conseguenza dell'esposizione.
Nonostante la maggior pane degli studi abbia incluso nei protocolli tutti i tipi di
tumori, una cena consistenza nell'indicazione di un'associazione positiva rra esposizione
e insorgenza di tumori è stata osservata soltanto per i tumori infantili. L'insieme dei
risultati pubblicati a proposito dei bambini potrebbe suggerire un maggior rischio di
insorgenza di leucemie in seguito ad esposizioni prolungate. Meno consistenti sono le
indicazioni relative a tumori cerebrali, menrre non sono stati segnalati risultati positivi con
significatività statistica per altri tipi di patologie maligne.
L'associazione è in genere risultata maggiore quando l'intensità dei campi veniva
stimata indirettamente, in base alla configurazione delle linee elettriche presso le
abitazioni, piuttosto che nel caso di misure dirette, la cui attendibilità è ovviamente
maggiore.
Per quanto riguarda la popolazione adulta, sebbene alcune indagini abbiano fornito
dati che statisticamente potrebbero suggerire una relazione rra esposizione e rischio di
cancro, l'eventualità di effetti tumorali è ancora più incerta.
Le esposizioni professionali non rientrano negli scopi di questo documento. E'
tuttavia opportuno indicare brevemente i risultati in proposito, sia per motivi di
completezza, sia perché essi possono fornire un utile complemento ai dati relativi alla
popolazione. Anche in questo caso il dibattito scientifico è ancora apeno. mancando
evidenze precise di una relazione quanritativa rra rischio c livello dell'esposizione. Alcuni
studi indicherebbero un mod:sto incremento nel rischio di leucemia e tumori cerebrali, ma
la presenza di numerosi fattori confondenti rende tali risu1t:lli assai discutibili.
Recentemente, aleuni autori hanno anche ipotizzato la possibilità di un incremento nel
rischio di insorgenza di tumore mammario maschile in seguito ad esposizione a campi
elettromagnetici, ma i risultati in proposito, basati su un numero molto esiguo di casi per
l'esrrema rarità della patologia, sono dubbi.
Sulla base dei fattori di rischio risultanti dalle ricerche e dci dati di incidenza è
possibile stimare i rischi, anche se ipotetici, delle forme di tumore per le quali è più
credibile una associazione con un'esposizione ai campi magnetici. Le stime sono
comunque limitate a puri ordini di grandezza, per la grande incertezza nei dati, non solo di
rischio relativo, ma anche di esposizione. In assenza di qualunque evidenza di una
relazione dose-effetto viene infatti assegnato lo stesso coefficiente di rischio a tmti i
soggem genericamente definiti esposti in base ad un particolare criterio.
4l
Per l'insieme delle leucemie infantili si può stimare un rischio individuale dell'ordine
di 10-6. Tale rischio aumenta di quasi un ordine di grandezza se si includono i rumori
cerebrali (la cui plausibilità, come già accennato, è molto minore), per la maggiore
incidenza di questi ultimi.
In termini di rischio collettivo, calcoli
estrema~nte
cautelativi indicano che
l'esposizione complessiva della popolazione ai campi magnetici generati da rutte le linee
ad alta tensione (132 kY o superiori) atrualmente in esercizio in Italia darebbe luogo a
circa un caso di tumore infantile all'anno. Includendo anche i rumori degli adulti, si
potrebbero ipotizzare alcuni casi all'anno. Queste stime sono, come ordine di grandezza,
in buon accordo con i dati di recenti indagini condotte, in Svezia e Danimarca, sulla
totalità della popolazione residente presso linee ad alta tensione nei due paesi.
La dimensione stessa dei rischi, evidenziata da queste stime, fa sì che sia
virtualmente impossibile che gli studi epidemiologici possano fornire, da soli, una
risposta conclusiva sulla cancerogenicità o meno dei campi magnetici. Gli ambienti
scientifici sono concordi nel ritenere necessarie ulteriori ricerche di laboratorio, che si
presentano comunque molto complesse anche a livello di protocollo d'indagine.
Gli studi sperimentali fmora condom, anche se molto importanti da un punto di vista
strettamente scientifico, sono poco utili ai fini di una valutazione di rischio: al momento
sono infatti anch'essi non conclusivi, né in senso positivo né in senso negativo. Tra
l'altro l'estrapolazione dei risultati all'uomo non è facile per le sperimentazioni in vivo su
animali ed ancor più per gli srudi in virro.
In genere, le sperimentazioni condotte su cellule isolate indicano l'assenza di effetti
diretti dei campi elettromagnetici sugli acidi nucleici. In questo senso, è improbabile che i
campi possano agire come iniziatori del cancro in modo analogo a vari agenti chimici o
alle radiazioni ionizzanti. E' invece ancora da chiarire la possibilità di una loro azione
come promotori di fenomeni maligni già in atto per altre cause, evenrualmente in sinergia
con altri fattori.
Manca dunque un'evidenza sperimentale che possa fornire plausibilità biologica alle
osservazioni degli srudi epidemiologici, anche se vi sono dati parziali interessanti.
Esistono in particolare dati sperimentali in virro che segnalerebbero un'alterazione nello
scambio dello ione calcio attraverso le membrane cellulari in seguito all'esposizione.
L'importanza che il flusso di tale ione e la sua concentrazione intracellulare ricoprono
nella regolazione di numerosi processi fisiologici del metabolismo cellulare, tra cui la
proliferazione, ha suggerito un possibile ruolo di questo fenomeno anche nei processi
,
rumorali.
42
Oltre a questi studi a livello cellulare, ne sono in corso alui a livello di sistema: si sra
in particolare indagando la secrezione dell'ormone melaronina da parte dell'epifisi. E'
noto infarti che i livelli ematici della melatonina tendono a diminuire in alcuni casi di
cancro, mentre aumentano in seguiro a chemioterapia, ed alcuni dati indicherebbero che la
melatonina possa inibire la sviluppo di tumori. L'ipoteSi che la produzione di me!atonina
possa essere depressa dai campi elettromagnetici, già suggerita da alcune ricerche, merita
ulteriori indagini.
L'incertezza dei risultati che emerge da considerazioni quali quelle sopra riportate,
rende molto caute nelle valutazioni le principali orgl11izzazioni scientifiche nazionali ed
internazionali, come testimoniano anche recenti documeilti emanati da enti particolarmente
autorevoli, che sono sostanzialmente concordi nel ritenere non provara una relazione di
causalità tra l'esposizione ai campi magnetici e lo sviluppo di tumori. Data l'importanza di
tali valutazioni, si ritiene opportuno riportare testualmente alcune conclusioni dei suddeni
documenti, per i cui riferimenri si rimanda alla bibliografia.
Il Gruppo consultivo per lo studio delle radiazioni non ionizzanti istituito presso il
National Radiological Protection Board (NRPB) in Gran Bretagna ha recentemente
pubblicato un primo rapporto che esamina criticamente la leneratura sugli effetti biologici
delle radiazioni non ionizzanri rilevanti per la salute umana. Tale studio indica che non vi
è "nessuna chiara evidenza di un rischio cancerogeno da parte dei normali livelli dei
campi elettromagnerici a frequenza industriale cui la popolazione è esposta. I dari
epidemiologici in particolare non sembrano fornire una base per limitare l'esposizione
umana a radiazione elettromagnetica non ionizzante".
Una posizione analoga è quella del Health Council of The Netherlands, che in un
documento divulgato nel mese di aprile del 1992 sostiene che "i risultati degli studi
epidemiologici, quali sono oggi disponibili, non giustifichino la conclusione che esista
una relazione tra esposizione prolungata, domestica o professionale, a campi ELF ed
efferti sanitari. La conoscenza anuale circa gli efferti biologici dei campi ELF, inoltre, non
indica chiaramenre l'esistenza di una tale relazione. In altre parole, il Comitato ritiene che
qualunque evidenza proveniente dalle ricerche attualmente disponibili sia insufficiente a
sostenere l'ipotesi che l'esposizione ai campi ELF generati dai sistemi di distribuzione
dell'elettricità, da applicazioni elettriche domestiche e da apparati elettrici indusuiali abbia
una qualsiasi influenza sulla iniziazione o la crescita di tumori maligni, o sul corso della
gravidanza o sullo sviluppo del feto".
Simili conclusioni emergono anche da un documento dell'Environmenral Protection
Agency (EPA) starunitense (redatto in forma di bozza, e quindi non desrinato alla
43
circolazione, ma ampiamente citato e discusso in letteratura), secondo il quale "con la
nostra attuale comprensione possiamo identificare i campi magnetici a 60 Hz da
eleTtrodotti e forse da altre sorgenti in casa come una possibile, ma non dimostrata, causa
di cancro nella popolazione".
A livello più strettamente scientifico, sono
significati~e
le conclusioni di un comitato
di scienziati riuniti dalle Università Associate di Gal< Ridge (USA) che, su richiesta del
governo statunitense, ha completato una valutazione indipendente degli effetti sanitari,
riportati in letteratura, dell'esposizione a campi elettrici e magnetici a frequenza
estremamente bassa. Il gruppo di studio ha concluso che "non vi è nessuna evidenza
convincente, nella lelleratura pubblicata, per sostenere la tesi che le esposizioni a campi
elettrici e magnetici a frequenza estremamente bassa generati da sorgenti come dispositivi
domestici, videoterminali ed elettrodotti locali costituiscano dei rischi sanitari
dimostrabili".
Il documento di linee guida dell'IRPA, nel paragrafo in cui vengono presentati e
discussi i risultati delle ricerche biologiche ed epidemiologiche, afferma che" gli studi
epidemiologici non sono ancora conclusivi; sebbene i loro risultati non possano essere
ignorati, sono necessari ulteriori studi prima che possano servire come base per una
valutazione del rischio sanitario. Sono inoltre scarsi i dati di laboratorio che suffraghino
l'ipotesi di un'associazione tra i campi a 50/60 Hz ed una aumentata incidenza di cancro".
A conclusioni del tutto analoghe è pervenuto in Italia !'Istituto Superiore di Sanità
che, in un proprio rappono che analizza !'intera problemarica sanitaria degli elettrodotti,
afferma che "tenuto conto delle attuali incenezze e del fatto che gli studi di laboratorio
hanno finora fornito scarsi elementi a sostegno dell'ipotesi che i campi ELF possano
essere associati ad un aumento dell'incidenza dei tumori, si ritiene che i dati
epidemiologici oggi disponibili non possano essere assunti a base di processi decisionali
e di misure di sanità pubblica".
In altre parole, l'Istituto Superiore di Sanità, in accordo con gli altri enti sopra citati,
ritiene che la consistenza e la quantità degli studi epidemiologici sia tale da non
giustificare l'adozione di norme di carattere generale per la limitazione delle esposizioni
croniche, la cui considerazione può risultare invece opponuna nella valutazione
dell'impatto di uno specifico elettrodotto.
Molte incenezze sussistono ancora non solo sull'esistenza stessa dei rischi sanitari
dell'esposizione ai campi generati dagli elettrodotti, ma ancor più sulla loro
quantificazione, come sottolineato da diversi autori ed enri tra cui ad esempio
l'EP~
che
nel rappono già citato evidenzia come "l'assenza di informazioni chiave rende difficile
44
formulare stime quantitative di rischio. Tali stime quantitative sono necessarie prima che
possano essere formulati giudizi sul grado di sicurezza o di rischio di una data
esposizione".
Mancano inoltre precise relazioni dose-risposta. A tale proposito, si può osservare
che le poche indagini epidemiologiche che hanno tentato una determinazione quantitativa
dell'esposizione arrraverso misure sperimentali nelle abitazioni o in ambienti di lavoro
indicano la possibilità di aumenti dei tumori in corrispondenza di intensità di campo
estremamente basse, di due ordini di grandezza inferiori a quelle normalmente
riscontrabili
SOltO
ad una linea a 380 kV. Mentre infatti i livelli massimi di campo
magnetico immediatamente al di sotto di un elettrodotto a questa tensione sono dell'ordine
della decina di microtesla, vi sono indicazioni di carattere epidemiologico di una possibile
associazione dello sviluppo di tumori con l'esposizione cronica a campi di O,I-O,2IlT.
Queste intensità di campo magnetico non vanno tuttavia considerate come soglie di
rischio, essendo semplicemente dei valori arbitrariamente assunti, negli studi
epidemiologici. come discriminanti tra due gruppi di popolazione a diversa esposizione.
Come già sottolineato nel Cap. 2, dato l'andamento lentamente decrescente
dell'intensità dei campi elettrico e magnetico con la distanza dalle linee oltre i 20-30 metri.
eventuali misure intese a ridurre il contributo degli elettrodotti al campo magnetico totale
in ambienti di vita e di lavoro al di sotto delle intensità sopra indicate componerebbero
l'adozione di fasce di rispetto, di diverse decine di metri e, nel caso di linee a 380 kV, del
centinaio di metri o più. senza che a ciò corrisponda, per le considerazioni sopra esposte,
una diminuzione cena e quantificabile del rischio.
Si può anche in questo caso effettuare una stima di massima, considerando
genericamente esposti in egual misura tutri i residenti in prossimità di un elettrodotto e
valutare la diminuzione di casi di tumore attesi in funzione dell'ampiezza della fascia di
rispetto. Calcoli cautelativi indicano che, per ogni metro di aumento di quest'ultima e per
ogni chilometro di linea le leucemie infantili una riduzione dell'ordine di 10-6 casi/anno; in
altre parole, si avrebbe. ovviamente nell'ipotesi di Ima relazione causale, una riduzione di
qualche caso per milione di anni.
Accanto a queste considerazioni. va tenuto presente che. nell'ipotesi in cui si
assumesse come riferimento un'intensità di induzione magnetica di 0.1-0,2 IlT, le
eventuali sorgenti di rischio non sarebbero limitate agli elettrodotti: campi magnetici dello
stesso ordine di grandezza si riscontrano infatti frequentemente in ambiente lavorativo,
urbano e domestico. E' significativo a tale proposito che le indagini cui si è fatto
45
riferimento non analizzino specificamente linee ad alta tensione, ma più in generale
configurazioni di alta corrente generate da sistemi elettrici diversi.
Le singole indagini si riferiscono a condizioni di esposizione tipiche delle nazioni e
delle aree geografiche in cui sono state effettuate e potrebbero non essere trasferibili
direttamente alla situazione italiana. Per un confronto più···preciso con le condizioni di
esposizione tipiche del nostro paese occorrerebbero indagini specifiche, non ancora
disponibili in modo organico.
Pur in assenza di dati precisi, si possono comunque svolgere alcune considerazioni
generali utili per collocare i risultati degli studi suddetti in un'adeguata prospettiva. In
primo luogo, la disoibuzione dei campi magnetici è molto disomogenea all'interno di
un'abitazione e tra abitazioni diverse, in relazione ad un gran numero di fattori. Anche
nella realtà italiana, come già verificato in diverse indagini relative ad alai paesi, è dunque
prevedibile che livelli di induzione magnetica superiori a O,I-O,2IlT possano trovarsi in
una cena frazione di abitazioni non necessariamente prossime ad elettrodotti. Localmente,
conaibuti importanti (anche IO o 100 volte superiori ai livelli sopra indicati) sono fomiti
da un'ampia gamma di elemodomestici: l'esposizione a questi è limitata nel tempo, ma
non è attualmente chiaro quanto ciò sia rilevante ai fini degli effetti. Infine, livelli di
campo magnetico di uno o due ordini di grandezza superiori a 0,1 IlT si trovano
facilmente in svariati ambienti di lavoro. in Italia come in alai paesi.
Sulla base di queste considerazioni è impossibile stabilire, in base a criteri univoci.
delle distanze di rispetto di abitazioni ed aree di prolungata pennanenza della popolazione
dalle linee che abbiano come scopo quello di garantire una protezione dagli effetti a lungo
I
I
I
l
termine. Anche in assenza della definizione di distanze cautelative su basi logiche, rientra
comunque nella buona prassi protezionistica limitare comunque per quanto possibile
l'esposizione della popolazione, compatibilmente con le esigenze di realizzazione degli
elettrodotti e con i vincoli di progetto e di tracciato.
•
46
Cap. 7
NORMATIVE PROTEZIONISTICHE
7.1. Introduzione
Sebbene la popolazione conviva da moltissimo tempo con campi elettromagnetici
originati da opere umane, solo verso la fine degli anni sessanta sono comparsi studi
riguardanti i potenziali rischi sanitari. Con il progredire degli studi e delle conoscenze si è
ravvisata l'opponunità di introdurre delle norme protezionistiche per limitare questo
genere di rischi.
Nell'elaborazione delle norme relative alla protezione dai campi eletrromagnetici e
nello studio della loro applicazione si possono distinguere tre fasi. La prima consiste in
una valutazione degli effeni biologici e dei rischi per la salute, attraverso un esame critico
dei dati della leneratura scientifica. Nella seconda, si elaborano norme alla luce di questi
studi: tali norme possono essere di esposizione, eventualmente distinguendo la
popolazione dai lavoratori esposti per motivi professionali, o di emissione, rivolte alle
sorgenti dei campi elettromagnetici. Infine. segue la traduzione delle norme di esposizione
o di emissione in leggi o linee guida.
7.2. Normative a carattere sovranazionale
Un imponante punto di riferimento normativo è costituito dai documenti
dell'Intemational Non-Ionizing Radiation Committe (INIRC) dell'Intemational Radiation
Protection Agency (IRPA). Tali documenti si presentano come linee guida volte a limitare
l'esposizione dei lavoratori e della popolazione a campi elettrici e magnetici.
47
Come prassi. prima della pubblicazione essi vengono distribuiti, per revisione e
commenti critici. a lUlte le società nazionali di radioprotezione associate all'IRPA, alle
singole istituzioni interessate e agli studiosi del sellore.
Nei documenti dell'IRPA vengono stabiliti dei limiti di esposizione primari e dei
limiti derivati. Nel sellore dei campi ELF, i primi sono espressi in termini di densità di
corrente, cioè dell'intensità di corrente che fluisce enrro una sezione onogonale u!Ùtaria
del sistema biologico, misurata in ampere al merro quadro (Nm 2 ). Dai limiti primari è
possibile dedurre quelli derivati. cioè le soglie massime accenabili per il campo elettrico e
quello magnetico.
I limiti di esposizione derivati raccomandati dalnRPA sono riponati nella Tabella l.
Per completezza, sono riponati anche i limiti per esposizioni professionali che possono
costituire un utile elemento di confronto, sebbene non rientrino direnamente nell'oggetto
di questo rappono.
Tabella l. Limiti di esposizione a campi elettrici e magnetici a 50/60 Hz raccomandati
dall'IRPAIINrRC (valori efficaci)
Caratteristiche
dell'esposizione
Campo elettrico
(W/m)
Induzione magnetica
(mn
LAVORATORI
Intera giornata (8 h)
lO
Brevi periodi
Alle escremilà
30a
--
0.5
5b
25
POPOLAZIONE
Fino a 24 ore al giornoc
Poche ore al giornod
a)
b)
c)
cO
5
IO
0,1
l
La durata dell'esposizione a campi lI3 IO e 30 kV/m può essere calcolata in base alla fonnula l f.
SOIE, dove l è la durata in ore per giornata lavorativa ed E è l'intensità di campo eleurico in kV/m.
L.1 durata massima dell'esposizione è di 2 ore per giornata lavorativa.
Quesla restrizione si applica a spazi aperti, in cui ci si possa ragionevolmenLe attendere che individui
della popolazione trascorrano una parte significativa della giornata, come aree ricreative, luoghi di
raduno e simili.
Questi valori possono essere superati per pochi minuti al giorno, purché vengano prese precauzioni
per evitare effelti di accoppiamento indireuo.
,q,
I limiti sopra riponati
S01l0
stati dedotti in base al seguente criterio logico. Assunto
come riferimento il valore massimo di lO P'lfVm 2 , che rappresenta b densità di corrente
minima in corrispondr:nz3. alla quale sonfl stati riponati effetti biologici, .',ona sta,c
calcolale con modelli teorici le intensitì di campo eletrrico e magnetico eSl<:mo i.n graoe' di
provocare. all'interno del corpo, tale cknsit:! di COTTentc. I valori così
opportuni fattori cautel?livi,
r:1f1pp~srn:zno i
limiti
~i espo~izi:)lIe
O't'-'nll~;, divi~i
p"r
raccom<Jldac' dall'[PJ-'··,
f fattori di riduzione sono ovviameme div~rsi [,,~r i bvoratori professionalmente ,-,SIJosti e
per la popolazione; inoltrt, tenendo COlHO delle
COIlOSC"1'7C
scl,'.ntif;che \jiù limit3tc.
eS:1
sono C1agr;iori per il C.lIì.1pO m3~m;tic0 c:j~ p~;t 0.:.eJlc, d·:':ttrjc~:"
E' imporrante osservare: d,(;
l'cr il campo dettrico,
çp~rJmenlalm(.nle-
1111
nelle
limite.
m~c1iant'_
r,~r
J'opcraz;onc log,ca
si Ntic:n:
b. popola;:;:.,\{; citll ordine ddk imensil.à miSllr:lbili
in1Iì1~dial~ ':ir;inan~-:t
]';J-:l!uzionc magnctica i! linllt
sO[lr~ de~cr'(;:~
(li i,;ktlTO:!Ol:1 :1 380 k.' I.
JCI:trt: Pl,[
: S\".ll~ iL ti~lìc;r1!e .a~·.;;:'l(Jn ~i(;na Inas!:ilD. jn!~ns1tn
riscontrabilc SOtto quah :lqJc liltf:~ ad :tlia reJlsiorl-:
1
E' opportuno ribadire ancori che i limiti di es?osizione raccomandan d:llITRPA sono
fondati esclusivamente sulb considernionè di effetti sanitari immt:diati. L'!RPA stessa,
pur consapevole delle indicazioni di possibili cffetti a lungo temline, ha ritenuto che questi
non possano essere oggetto di norme protezionistiche, sulla base delle considerazioni
ampiamente riportate nel capitolo precedente.
Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pur non svolgendo attività di
normazione si è occupata delle problematiche sanitarie connesse all'esposizione a campi
elettrici e magnetici ELF. Un'esauriente monografia in proposito è stata pubblicata nel
1984. L'OMS afferma che, sulla base delle conoscenze scientifiche sull'argomento, non
vi sono motivi per limitare l'accesso a zone in cui !'intensità del campo elettrico sia
inferiore a lO kV/m. L'OMS sostiene inoltre che allo stato attuale delle conoscenze, non è
possibile esprimere un giudizio di merito sul rischio associato ad esposizioni a campi
eletrrici a 50 Hz di intensità compresa tra l e lO kV/m. L'OMS raccomanda comunque di
mantenere l'esposizione ai livelli più bassi praticamente consentiti, particolarmente per
quanto riguarda la popolazione.
il documento dell'OMS, anche se tuttora molto imponante per gli asperri generali di
valutazione del problema, risulta oggi superato per i rapidi sviluppi delle conoscenze in
questo campo. In particolare, appaiono carenti le valutazioni e le raccomandazioni relative
all'esposizione ai campi magnetici.
Recentemente, la Commissione delle Comunità Europee ha intrapreso un'azione per
stabilire delle normative di protezione dei lavoratori dai rischi sanitari connessi
49
all'esposizione ad agenti fisici. La Commissione ha presentato una proposta di direttiva
sull'argomento, invitando, per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti, un gruppo di
esperti ad esprimere delle proposte sui limiti di base per l'esposizione professionale.
Gli esperti hanno presentato una relazione anicolata in base alle singole categorie di
radiazioni non ionizzanti (campi statici, campi ELF, radiofrequenze e microonde,
radiazione ottica, laser). Per quanto riguarda la frequenza di 50 Hz, viene proposto un
valore massimo della densità di corrente indotta nel corpo intero, durante l'intera giornata
lavorativa, di 4 mNm2•
li gruppo di esperti ha limitato, per mandato della Commissione, le proprie
raccomandazioni ai limiti di base, raccomandando quindi, per le ELF, solamente un limite
in termini di densità di corrente. A titolo di riferimento, il limite di 4 mNm 2 corrisponde
ad un campo elettrico imperturbato di circa lO kY/m. Per quanto riguarda !'induzione
magnetica, per indurre una simile densità di corrente nella testa o nel tronco occorrono
intensità di circa 0,9 mT e 0,3 mT rispertivamente.
Per evitare la percezione di effetti delle cariche eletciche sulla superficie del corpo il
limite suggerito è di 5 kY/m. Per evitare rischi dovuti al contatto con conduttori
eletcicamente carichi, la proposta degli esperti è di limitare la corrente di contatto a non
più di 1,5 mA.
7.3. Normative in ambiti nazionali
Attualmente non sono molto numerosi i paesi che hanno promulgato proprie leggi per
limitare l'esposizione ai campi eletcici e magnetici. Alcune nazioni hanno tuttavia
sviluppato delle linee guida in tal senso. Con il termine, frequentemente usato, di
"srandard" si intendono sia le norme di legge che le raccomandazioni e linee guida.
Spesso la legislazione, di carattere generale, è completata da ordinanze o decreti per la
pratica attuazione delle disposizioni. Tale formula assicura una flessibilità sufficiente per
adattare rapidamente la legislazione all'evoluzione scientifica e tecnologica.
Questa adattabilità è importante in quanto, per i rapidi progressi nel settore, le norme
potrebbero presto risultare inadeguate, e differire inoltre da paese a paese se emanate in
tempi diversi.
Da un esame complessivo delle norme relative all'esposizione ai campi ELF vigenti in
diverse nazioni, emergono alcuni indirizzi generali.
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In primo luogo, sebbene non esplicitamente dichiarato, tutte le nonnative fanno
riferimento ai soli effetti immediati dell'esposizione, come chiaramente indicano i valori
adottati come limiti.
Le nonnative distinguono in genere l'esposizione della popolazione da quella dei
lavoratori professionalmente esposti, per i quali sono in genere consentiti limiti di
esposizione più elevati.
Per i lavoratori si consigliano spesso norme precauzionali specifiche, come
l'adozione di strutture protettive e la riduzione della durata dell'esposizione a campi
particolarmente elevati, in rappono all'intensità dei campi stessi.
Nel caso particolare delle linee ad alta tensione, per la popolazione possono essere
stabilite norme che prevedono un'altezza minima rispetto al suolo, una distanza minima tra
linee elettriche e fabbricati ed una zona di rispetto attorno alle linee stesse, in cui la
presenza e le attività umane siano limitate. Queste disposizioni possono essere sostitutive
o complementari rispetto ai limiti di esposizione espressi in termini di intensità dei campi
elettrici e magnetici
Le ampiezze delle zone di rispetto variano nelle diverse nazioni. In genere, per linee a
380 kV o più, i valori sono di 40-50 m a cavallo dell'asse della linea. In tale area si
richiede che non vengano realizzati insediamenti di tipo residenziale, pubblico o
industriale.
La semiampiezza della fascia di rispetto che viene adottata non è casuale: come
indicato dalle curve di andamento dell'intensità dei campi in funzione della distanza dalle
linee (v. Appendice I), essa corrisponde infatti all'intervallo entro cui si ha una rapida
caduta dell'intensità sia del campo elettrico sia del campo magnetico.
Attualmente, il concetto di zona di rispetto è chiaramente definito nelle legislazioni di
Australia, Cecoslovacchia, Polonia, USA ed ex Unione Sovietica.
In alcuni stati l'ampiezza della wna di rispetto non è definita direttamente in metri, ma
in modo indiretto indicando la massima intensità che i campi, in particolare quello
elettrico, possono raggiungere ai suoi limiti.
Le nonne prevedono più in particolare dei valori massimi per il campo elettrico e, più
raramente, per quello magnetico entro la zona di rispetto o ai suoi confini. Viene cioè
stabilita, in genere, un'intensità massima da non superare in nessun caso, ed una da non
superare ai margini della zona di rispetto. Quest'ultima rappresenta quindi il limite
massimo consentito per le zone normalmente abitabili.
Entro le zone di rispeno sono consentiti in genere campi elettrici di intensità fino a lO
kV/m o anche superiori. Per quanto riguarda le zone abitate, la maggior parte delle
5l
nonnative nazionali accettano valori massimi tra 2 e 5 kV/m. Questi valori limite tengono
in genere conto anche degli effetti di fastidio, che sono ben lungi dal provocare danni.
Come già accennato, esistono solo pochi standard relativi al campo magnetico, anche
perché l'attenzione verso quest'ultimo è più recente. Come per il campo elettrico, anche
per il campo magnetico vengono definiti dei limiti in te"rmini di intensità massima del
campo al suolo, nella zona di rispetto ed ai suoi confini. Valori di 0,1 rnT sono in genere
considerati accettabili, fino a 24 ore al giorno, con possibilità di innalzamento per
pennanenze brevi.
Vengono qui di seguito schematicamente riassunte le principali leggi nazionali che
contengono elementi rilevanti per l'impatto ambientale degli elettrodotti.
a) Australia (2 stati su 6 hanno nonne in proposito).
La nonnativa riguarda linee a 500 kV. li campo elemico massimo consentito nella
zona di rispetto, misurato a l metro da terra è di IO kV/m, quello massimo consentito ai
confini della zona di rispetto è di 2 kV/m.
La zona di rispetto non è definita in modo univoco, ma coincide con la fascia di
terreno lungo la linea elettrica, in cui l'accesso o i diritti di proprietà sono stati limitati. La
sua ampiezza dovrebbe essere di 60 m per linee a 330 kV e 60-70 m per linee a 500 kV.
b) Austria
li Comitato elettrotecnico nazionale ha recentemente presentato una proposta per
limitare l'esposizione ai campi elettromagnetici a differenti frequenze. Per quanto riguarda
le frequenze relative al trasporto dell'energia elettrica (50 Hz), la proposta di legge
austriaca recepisce sostanzialmente le indicazioni dell'IRPA.
L'intensità massima di campo elettrico consentita per l'esposizione illimitata deila
popolazione è di 5 kV/m, mentre per esposizioni limitate a poche ore al giorno si
ammettono intensità fino a lO kV/m. Se necessario, l'esposizione a campi oltre lO kV/m è
consentita per alcuni minuti al giorno, ma solo se si può accertare che la densità di
corrente indotta non oltrepassi 0,2 m.Alcm 2 nella zona del cuore e della testa. In tali casi
devono inoltre essere prese delle precauzioni al fine di evitare effetti di accoppiamento
indiretto.
L'intensità massima di campo elettrico consentita per i lavoratori professionalmente
esposti è di lO kV/m per l'intera giornata lavorativa, di 30 kV/m per alcune ore al giorno.
L'esposizione a campi
tra
lO kV/m e 30 kV/m è consentita purché la media dei prodotti del
tempo di esposiZIOne (misurato in ore) e dell'intensità del campo (misurata in kV/m)
durante l'intera giornata lavorativa non oltrepassi il valore di 80.
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Per quanto riguarda l'induzione magnetica, è previsto per la popolazione un limite di
100 llT.
Il campo magnetico massimo consentito per i lavoratori professionalmente esposti
senza limite di tempo è di 500 llT per l'esposizione illimitata; di I mT per esposizioni
limitate ad alcune ore al giorno. Quest'ultimo valore può essere raddoppiato. se
necessario. per esposizioni di pochi rrùnuti al giorno, purché siano adottati opportuni
accorgimenti per evitare effetti indiretti
Per i lavoratori professionalmente esposti i Iirrùti sono di I mT per l'intera giornata
lavorativa. di 5 mT per esposizioni Iirrùtate a 2 ore al giorno.
c) Belgio
Dal 1988 è in vigore una disposizione che prevede che il valore del campo elettrico
non perturbato, generato da un impianto di trasporto o ~i distribuzione dell'energia
elettrica debba essere inferiore ai seguenti valori misurati a 1,5 m dal suolo o dalle
abitazioni: 5 kV/m nelle zone abitate o destinate all'abitazione nei piani regolaton. 7 kV/m
negli attraversamenti di strade. lO kV1m neIle altre circostanze.
d) Cecoslovacchia
Le norme. che riguardano lince a 400 kV c a 750 kV. prevedono limiti di intensità dcI
campo elettrico di 15 11: V1m nella zona di riSpellO, di 7 11: V 1m in corrispondenza di
attraversamenti, di 5 1I:Y1m nelle zone accessibili.
E' prevista una fascia di rispetto di 25 metri dal conduttore esterno.
Per i lavoratori, è stabilito un limite di esposizione di 15 kV/m.
c) Germania
E' previsto un limite di intensità di campo elettrico massimo di 20 kV/m; iIlilIÙte
deIl'intensità di induzione magnetica è di 5 mT. sia per i lavoratori che per la popolazione.
Per brevi durate di esposizione, i Iirrùti vengono aumentati proporzionalmente.
oGiappone
n limite dell'intensità di Campo elettrico neIla zona di rispetto è di 3 kV1m, misurato a
I m dal suolo.
Lo slandard è basato suIla soglia di corrente indotta che può essere percepita da una
persona che abbia la sua guancia. o il suo dito. in contatto con le parti metalliche di un
ombreIlo.
Non esistono norme specifiche per i lavoratori.
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g) Gran Bretagna
La normativa del National Radiological Protection Board prevede. per frequenze
comprese tra 50 e 750 Hz. limiti di esposizione al campo elettrico variabili in funzione
della frequenza secondo le seguenti formuie:
Em
per la popolazione: Em
per i lavoratori:
=15OOIf
W/m.
= 128/f
k-Y/m
dove f rappresenta la frequenza in Hz.
Alla frequenza industriale di 50 Hz il limite per la popolazione risulta quindi di 2.56
k-Y/m..
n limite per la popolazione si riferisce alle aree abitative. E' proibito l'accesso a zone
dove l'intensità di campo elettrico supera il valore di 6OO/f.
La normativa britannica è peculiare in quanto introduce, implicitamente. un concetto
di "dose". E' infalli previsto un tempo massimo di esposizione quotidiana per i lavoratori,
inversamente proporzionale all'intensità del campo.
Per l'induzione magnetica, il limite di esposizione è di 2 mT.
h) Polonia
L'intensità massima consentita di campo elettrico è di IO kY/m. In aree abitate, o in
presenza di scuole tale intensità massima è ridona a I kY/m.
Per i lavoratori è consentita l'esposizione a campi fino a 15 kY/m. o a 20 k-Y/m se
l'esposizione non supera le 2 ore.
Ai fini della limitazione delle esposizioni sono definite 2 zone, delle zone protelle.
Nella prima zona protetta, definita come quella ove !'intensità del campo elettrico supera i
IO kY/m. è proibita la presenza dei non addetti ai lavori sulla linea. Nella seconda.
costituita dall'area attigua alla prima dove l'intensità del campo è compresa tra IO kY/m e
1 kY/m. non è permessa l'esposizione permanente. né l'edificazione di ospedali. scuole,
etc.
i) Russia
Per linee operanti a valori minori a 200 kY non sono previste limitazioni. Per
elettrodotti con tensioni maggiori 300 kY è prevista una zona di rispeno di semilarghezza
(riSpellO alla proiezione al suolo dei cavi) variabile
tra
i 20 m per linee a 330 kY e i 55 m
per linee a 1150 kY.
I campi elettrici massimi permessi per la popolazione variano a seconda della
destinazione delle aree, secondo la classificazione seguente:
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Aree residenziali:
0,5 k V1m
Aree non abitate:
5 kV/m
Incroci con strade:
lO kV/m
Aree coltivate o facilmente accessibili:
15 kV1m
Aree non facilmente accessibili:
20 kV1m
Per i lavoratori, vengono definiti limiti massimi temporali di esposizione ai campi
elettrici.
L'induzione magnetica massima consentita per i lavoratori varia a seconda del
numero di ore quotidiane di esposizione, da 7,5 mT per l ora a 1,8 mT per 8 ore.
I) USA
Solo alcuni stati prevedono limiti di esposizione ai campi elettrici e magnetici, ed i
limiti di esposizione variano da stato a stato.
Per quanto riguarda il campo elellrico, la Florida prevede un linùte massimo di lO
kV/m per linee a 500 kV, di 8 kV/m per quelle a 230 kV. Ai margitÙ della zona di rispetto,
l'intensità di campo elettrico è limitata a 2 kV/m.
Nel Minnesota vige un limite di 8 kV/m, nell'Oregon uno di 9 kV/m.
Nel Montana, limiti di 7 e I kV/m sono previsti rispellivamente in corrispondenza
dell'attraversamento di strade ed ai confini dell'area di rispetto.
Nel New Jersey vale un limite di 3 kV/m ai margini dell'area di rispetto.
Più anicolata è la normativa dello stato di New York, che prevede un linùte massimo
di 11,8 kV/m, ridOllo a II kV/m in corrispondenza dell'attraversamento di strade private e
di 7 kV/m per quello di strade pubbliche. Ai confini della zona di rispetto l'intensità di
campo elettrico non può superare gli 1,6 k V1m.
n conceilO di zona di rispello è adollato dalle compagnie elettriche
in rutti gli stati.
All'interno della wna di riSpellO non è permesso edificare abitazioni o svolgere attività che
richiedano una presenza costante. La larghezza della zona di rispetto varia in funzione
della tensione della linea, tipicamente da 45 m per linee a 345 kV a 76 m per linee a 765
kV..
Due stati hanno norme che limitano anche il campo magnetico. In Florida l'intensità
di induzione magnetica deve essere inferiore a 20 lLT per linee a 500 kV o a 15 lLT per
linee a 230 kV. Nello stato di New York il limite massimo è di 20 lLT.
Dal quadro normativo schematicamente riportato emerge che gli standard artualrnente
adollati o proposti indicano, per quanto riguarda i limiti di campo elellrico, come
discriminante una gamma abbastanza stretta di valori. I più alti si collocano al limite
superiore delle intensità di campo elettrico allualmente riscontrabili in prossimità delle
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linee a tensioni uguali o superiori a 380 kV, mentre i più bassi si collocano entro tali
valori. L'intera gamma è, ovviamente, molto al di sotto dei valori disruptivi dell'aria, dei
valori che danno luogo all'effelto corona ed anche di quelli avvertibili per effetti secondari
.sulla pelle.
Per quanto riguarda il campo magnetico i limiti id vigore o proposti dalle norme
internazionali sono circa dieci volte superiori a quelli misurabili in prossimità alle linee al
loro carico massimo.
7.4. Normativa italiana
li 23 aprile 1992 è stato emanato un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri,
su proposta dal Ministro dell'Ambiente di concerto con il Ministro della Sanità, che
definisce i limiti di esposizione ai campi elettrico e magnetico alla frequenza di 50 Hz negli
ambienti abitativi e nell'ambiente esterno. Con esso si introducono per la prima volta
normative esplicitamente volte alla protezione. In questo senso il decreto differisce dalle
normative precedenti, che contenevano solo norme tecniche per la costruzione degli
e1ettrodolti. li decreto si applica a tutti gli elettrodotti eserciti a tensione superiore a 30 kV
a frequenza di 50 Hz ai fini della tutela igienico-sanitaria della popolazione esposta ai
campi elettrici e magnetici l:enerati dagli elettrodotti stessi. Non si applica invece alle
esposizioni professionali sui luoghi di lavoro ed alle esposizioni intenzionali di pazienti
esposti alle cure mediche.
li decreto prevede negli spazi aperti, in cui si possa ragionevolmente attendere che
individui della popolazione trascorrano una parte significativa della giornata (aree
ricreative, luoghi di raduno, etc) i limiti di 5 kV/m per il campo eleltrico e di 0,1 mT per il
campo magnetico. Qualora l'esposizione sia ragionevolmente limitabile a poche ore, sono
ammessi valori di campo eleltrico fino a lO kV/m e di campo magnetico fino a I mT.
Si adottano inoltre, rispetto ai fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che
comporti tempi di permanepza prolungati. le seguenti distanze cautelative da qualunque
condunore della linea eleltrica:
per linee a 132 kV: lO m;
per linee a 220 kV: 18 m;
per linee a 380 kV: 28 m.
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Per i tratti di linee elettriche esistenti dove non risultano rispettati tali valori dovranno
essere intraprese adeguate azioni di risanamento.
Nella progettazione e nella realizzazione delle linee elettriche si deve tendere alla
minimizzazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettrici e magnetici e
dell'impatlO paesaggistico.
7,5. Normativa a carattere regionale
Alcune regioni hanno emanato leggi per disciplinare le funzioni trasferite alla Regione
in materia di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di opere per il trasporto, la
trasformazione e la distribuzione di energia elettrica. Tali leggi, che riguardano quindi
procedure di autorizzazione, sono:
- Legge Regione Umbria n. 31 del Il agosto 1983 (BUR n. 54 del 18 agosto 1983);
- Legge Regione Marche n. 19 del 6 giugno 1988 (GU In serie spec. n. 41 dell'8
ottobre 1988);
- Legge Regione Sardegna n. 43 del 20 giugno 1989 (GU III serie spec. n. 22 del 9
giugno 1990).
Nessuna di queste leggi contiene elementi rilevanti ai fini della protezione
dall'esposizione ai campi elettrici e magnetici.
7.6. Basi razionali delle normative
Le normative adottate sia a livello nazionale che sovranazionale sono basate sulle
valutazioni di carattere sanitario già esposte nel Cap. 6. Ciò è in alcuni casi, ed in
particolare nelle linee guida dell'IRPA/INIRC, affermato esplicitamente.
In particolare, va sottolineato che i limiti di esposizione sono basati sui soli effetti
immediati dei campi elettrici e magnetici, in quanto questi sono gli unici scientificamente
documentati in modo certo. E' invece esplicitamente dichiarato nel documento
dell'IRPA/INIRC che non sono al momento attuale proponibili norme per la prevenzione
dei presunti effetti a lungo termine non essendo gli stessi adeguatamente provati né dalle
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indagini epidemiologiche né dagli studi di laboratorio. La sostanziale concordanza dei
limiti adottati nei diversi paesi indica che le normative nazionali sono ispirate. sia pure
ÙTIplicitamente, allo stesso criterio.
Come già ampiamente sottolineato nel Cap. 6, l'adozione di limiti di esposizione
fondati sugli ipotizzati effetti a lungo termine componerebbe. per quanto riguarda gli
elettrodotti. fasce di rispetto larghissime che non appaiono giustificate, sia per la scarsa
consistenza dei dati scientifici. sia perché campi magnetici dello stesso ordine di grandezza
o superiori a quelli associati a tali effetti sono comunque generati da numerose sorgenti di
altra natura. al punto che l'osservanza stessa di eventuali nonne in questo senso sarebbe
problematica per la difficoltà di discriminare i contributi delle diverse fonti. ed in
particolare delle linee elettriche.
Non sarebbe neanche logicamente giustificabile, ai fini di una parziale prevenzione
dagli effetti, l'adozione di fasce di rispetto intermedie tra quelle correntemente adottate
(dell'ordine di 20 metri per pane) e quelle, dell'ordine delle centinaia di metri. che
consentirebbero di escludere qualunque ipotetico effetto dei campi magnetici generati dalle
linee. In tutti gli studi disponibili mancano infalti indicazioni di una relazione del tipo
dose-risposta, cioè di un aumento del rischio con !'imensità del campo magnetico. a livelli
molto bassi di quest'ultima.
A lale proposito, si può osservare che anche le distanze minime dai conduttori
previste dalla recente normativa italiana. che implicano intensità di campo al suolo
neltameme inferiori ai limiti fissati dalla normativa stessa, vanno imese come rispondenti a
criteri ambientali generali piuttosto che alla protezione della salute.