37 Tra le difficoltà connesse alle indagini epidemiologiche si può sottolineare, ad esempio, quella di discriminare tra molti agenti potenzialmente patogeni contemporaneamente presenti, in panicolare per una patologia tipicamente multifattoriale come la cancerogenesi. " Inoltre non è facilmente definibile, come già accennato, per le persone esposte una dose. intesa come una misura integrata nel tempo dell'intensità dei campi ELF effettivamente sperimentata dai soggerti, sia per la grande disomogeneità spaziale dei campi, sia per gli effetti di perturbazione dei soggetti stessi, sia infine per la schermatura offerta, in particolare ai campi elettrici, dai fabbricati e da altre suutrure. In campo professionale. non è facile individuare categorie di operatori o di utenti esposti: chi opera nella produzione e distribuzione dell'energia elettrica non ha particolari ragioni di permanenza in prossimità delle linee di trasmissione (perché la cosuuzione e la manutenzione avvengono fuori servizio). L'attenzione tra tutti gli operatori può essere in particolare rivolta a manutentori di stazioni elettriche. Alcuni nuclei di persone specializzate in interventi sottO tensione sono oggetto di una specifica sorveglianza sanitaria. a) Cancerogenesi La possibile associazione dello sviluppo di tumori all'esposizione a campi elettromagnetici. in particolare in prossimità delle linee ad alta tensione, è il problema sanitario che ha destato il massimo interesse e merita una particolare attenzione. Nella letteratura recente sono stati pubblicati lavori che associano all'esposizione a radiazioni non ionizzanti ELF incrementi nell'insorgenza di neoplasie. Gli incrementi sarebbero imputabili, secondo le indicazioni di tale letterarura. ai campi magnetici piuttosto cha a quelli elettrici. Un certo numero di lavori scientifici ruttavia non ha osservato nulla di significativo in proposito. b) Effetti sul sistema ematopoietico Sono stati descritti effetti sui granulociti neutrofili e, in minor misura. su trombociti e reticolociti. I leucociti tendono ad aumentare in seguito all'applicazione di campi elertromagnetici. mentre gli eritrociti tendono a diminuire. Non è chiaro se gli effetti siano direrti sui tessuti ematopoietici, o siano conseguenti a fenomeni a livello del sistema nervoso. 38 c) Effeni cardiovascolari. I risultati sono notevolmente conrraddilori: osservazioni differenti riportano sia riduzioni che aumenti nella frequenza e nella ginata cardiaca d) Effeni sul sistema endocrino. Sono stati effettuati dosaggi in condizioni diverse per moltissimi ormoni. Sono state riscontrate variazioni solo per conicosterone, testosterone e melatonina. PUÒ inolrre verificarsi un rilascio di insulina da pane del pancreas. e) Effetti sul sistema immunitario Numerosi autori non hanno riscontratO variazioni nelle risposte umorali e cellulomediate. Altri hanno osservato una ridotta attività citolitica dei linfociti in seguito ad esposizione ai campi elemomagnelici. Gli effc:tti sul sistema immunitario sono comunque di lieve entità, e non hanno inOuenza sui tassi di morbosità e mortalità degli animali da esperimento. f) Effetti sulla crescita e sullo sviluppo. Una lunga serie di ricerc~e non riporta effetti sulla crescite e sullo sviluppo, con la sola eccezione di due studi. uno sui conigli e l'alrro sui ratti. che mosrrano sensibili riduzioni nella crescita. Le conseguenze sarebbero presenti anche nella prole per due generazioni con un incremento del tasso di malfonnazioni a livello fetale. g) Riproduzione e fertilità La maggioranza degli studi è unanime nel non rilevare alterazioni, anche se alcuni esperimenti sembrano indicare la possibilità di una riduzione della fertilità. h) Ritmi circadiani Sono state osservate variazioni nelle oscillazioni quotidiane della melatonina e di alcuni enzimi in animali da laboratorio esposti elettromagnetici. per alcune settimane a campi 39 Cap. 6 VALUTAZIONI DI CARATTERE SANITARIO Le norme di protezione emanate In diverse nazioni e le raccomandazioni di organizzazioni protezionistiche volte a limitare l'esposizione ai campi elettromagnetici si basano sulle osservazioni riguardanti gli effetti biologici dell'esposizione ai campi stessi che sono state sinteticamente riportate nel precedente capi tolo. Secondo i criteri normalmente adottati per potenziali agenti nocivi di qualunque natura, è opportuno distinguere gli effetti sanitari immediati. o acuti. da quelli a lungo termine. I primi. come già sottolineato in alrre parti di questo documento, sono ben compresi e quanti fica ti. L'esauriente disponibilità di dati scientifici ha consentito di emanare, anche in Italia, delle norme di legge, descritte più in dettaglio nel capitolo successivo, che forniscono un'adeguata protezione della popolazione. Per quanto riguarda gli effetti a lungo termine, come già è stato riportato, alcune indagini epidemiologiche hanno suggerito la possibilità di un'associazione tra l'esposizione cronica a campi magnetici a frequenza indusniale e lo sviluppo di rumori. Per verificare tale ipotesi sono stati condotti numerosi studi. sia di laboratorio che di carattere epidemiologico, con risultati non coerenti. e talvolta addirittura conrraddittori, cosicché la plausibilità dell'ipotesi stessa è tuttora scarsa Sono state in particolare condotte olrre 60 indagini epidemiologiche. sia su lavoratori che sulla popolazione residente in prossimità di linee. sottostazioni ed alni impianti eletnici ad alta corrente. I singoli studi differiscono notevolmente per dimensione e qualità. e diverso è quindi il peso da atnibuire all'uno o all'alrro quando i risultati vengono esaminati nel loro complesso. come è stato fatto da diversi autori. commissioni o gruppi di studio. Si può comunque affermare. in linea generale. che gli studi più recenti presentano sostanziali miglioramenti nei protocolli di indagine. della defmizione delle esposizioni e nel conrrollo dei fattori di confondimento, risultando di conseguenza più attendibili degli studi precedenti. 40 Nonostante i progressi sul piano metodologico, i risultati delle indagini restano contrastanti, anche tra studi che applicano protocolli simili. Ciò è in larga misura imputabile al numero molto basso di casi attesi in conseguenza dell'esposizione. Nonostante la maggior pane degli studi abbia incluso nei protocolli tutti i tipi di tumori, una cena consistenza nell'indicazione di un'associazione positiva rra esposizione e insorgenza di tumori è stata osservata soltanto per i tumori infantili. L'insieme dei risultati pubblicati a proposito dei bambini potrebbe suggerire un maggior rischio di insorgenza di leucemie in seguito ad esposizioni prolungate. Meno consistenti sono le indicazioni relative a tumori cerebrali, menrre non sono stati segnalati risultati positivi con significatività statistica per altri tipi di patologie maligne. L'associazione è in genere risultata maggiore quando l'intensità dei campi veniva stimata indirettamente, in base alla configurazione delle linee elettriche presso le abitazioni, piuttosto che nel caso di misure dirette, la cui attendibilità è ovviamente maggiore. Per quanto riguarda la popolazione adulta, sebbene alcune indagini abbiano fornito dati che statisticamente potrebbero suggerire una relazione rra esposizione e rischio di cancro, l'eventualità di effetti tumorali è ancora più incerta. Le esposizioni professionali non rientrano negli scopi di questo documento. E' tuttavia opportuno indicare brevemente i risultati in proposito, sia per motivi di completezza, sia perché essi possono fornire un utile complemento ai dati relativi alla popolazione. Anche in questo caso il dibattito scientifico è ancora apeno. mancando evidenze precise di una relazione quanritativa rra rischio c livello dell'esposizione. Alcuni studi indicherebbero un mod:sto incremento nel rischio di leucemia e tumori cerebrali, ma la presenza di numerosi fattori confondenti rende tali risu1t:lli assai discutibili. Recentemente, aleuni autori hanno anche ipotizzato la possibilità di un incremento nel rischio di insorgenza di tumore mammario maschile in seguito ad esposizione a campi elettromagnetici, ma i risultati in proposito, basati su un numero molto esiguo di casi per l'esrrema rarità della patologia, sono dubbi. Sulla base dei fattori di rischio risultanti dalle ricerche e dci dati di incidenza è possibile stimare i rischi, anche se ipotetici, delle forme di tumore per le quali è più credibile una associazione con un'esposizione ai campi magnetici. Le stime sono comunque limitate a puri ordini di grandezza, per la grande incertezza nei dati, non solo di rischio relativo, ma anche di esposizione. In assenza di qualunque evidenza di una relazione dose-effetto viene infatti assegnato lo stesso coefficiente di rischio a tmti i soggem genericamente definiti esposti in base ad un particolare criterio. 4l Per l'insieme delle leucemie infantili si può stimare un rischio individuale dell'ordine di 10-6. Tale rischio aumenta di quasi un ordine di grandezza se si includono i rumori cerebrali (la cui plausibilità, come già accennato, è molto minore), per la maggiore incidenza di questi ultimi. In termini di rischio collettivo, calcoli estrema~nte cautelativi indicano che l'esposizione complessiva della popolazione ai campi magnetici generati da rutte le linee ad alta tensione (132 kY o superiori) atrualmente in esercizio in Italia darebbe luogo a circa un caso di tumore infantile all'anno. Includendo anche i rumori degli adulti, si potrebbero ipotizzare alcuni casi all'anno. Queste stime sono, come ordine di grandezza, in buon accordo con i dati di recenti indagini condotte, in Svezia e Danimarca, sulla totalità della popolazione residente presso linee ad alta tensione nei due paesi. La dimensione stessa dei rischi, evidenziata da queste stime, fa sì che sia virtualmente impossibile che gli studi epidemiologici possano fornire, da soli, una risposta conclusiva sulla cancerogenicità o meno dei campi magnetici. Gli ambienti scientifici sono concordi nel ritenere necessarie ulteriori ricerche di laboratorio, che si presentano comunque molto complesse anche a livello di protocollo d'indagine. Gli studi sperimentali fmora condom, anche se molto importanti da un punto di vista strettamente scientifico, sono poco utili ai fini di una valutazione di rischio: al momento sono infatti anch'essi non conclusivi, né in senso positivo né in senso negativo. Tra l'altro l'estrapolazione dei risultati all'uomo non è facile per le sperimentazioni in vivo su animali ed ancor più per gli srudi in virro. In genere, le sperimentazioni condotte su cellule isolate indicano l'assenza di effetti diretti dei campi elettromagnetici sugli acidi nucleici. In questo senso, è improbabile che i campi possano agire come iniziatori del cancro in modo analogo a vari agenti chimici o alle radiazioni ionizzanti. E' invece ancora da chiarire la possibilità di una loro azione come promotori di fenomeni maligni già in atto per altre cause, evenrualmente in sinergia con altri fattori. Manca dunque un'evidenza sperimentale che possa fornire plausibilità biologica alle osservazioni degli srudi epidemiologici, anche se vi sono dati parziali interessanti. Esistono in particolare dati sperimentali in virro che segnalerebbero un'alterazione nello scambio dello ione calcio attraverso le membrane cellulari in seguito all'esposizione. L'importanza che il flusso di tale ione e la sua concentrazione intracellulare ricoprono nella regolazione di numerosi processi fisiologici del metabolismo cellulare, tra cui la proliferazione, ha suggerito un possibile ruolo di questo fenomeno anche nei processi , rumorali. 42 Oltre a questi studi a livello cellulare, ne sono in corso alui a livello di sistema: si sra in particolare indagando la secrezione dell'ormone melaronina da parte dell'epifisi. E' noto infarti che i livelli ematici della melatonina tendono a diminuire in alcuni casi di cancro, mentre aumentano in seguiro a chemioterapia, ed alcuni dati indicherebbero che la melatonina possa inibire la sviluppo di tumori. L'ipoteSi che la produzione di me!atonina possa essere depressa dai campi elettromagnetici, già suggerita da alcune ricerche, merita ulteriori indagini. L'incertezza dei risultati che emerge da considerazioni quali quelle sopra riportate, rende molto caute nelle valutazioni le principali orgl11izzazioni scientifiche nazionali ed internazionali, come testimoniano anche recenti documeilti emanati da enti particolarmente autorevoli, che sono sostanzialmente concordi nel ritenere non provara una relazione di causalità tra l'esposizione ai campi magnetici e lo sviluppo di tumori. Data l'importanza di tali valutazioni, si ritiene opportuno riportare testualmente alcune conclusioni dei suddeni documenti, per i cui riferimenri si rimanda alla bibliografia. Il Gruppo consultivo per lo studio delle radiazioni non ionizzanti istituito presso il National Radiological Protection Board (NRPB) in Gran Bretagna ha recentemente pubblicato un primo rapporto che esamina criticamente la leneratura sugli effetti biologici delle radiazioni non ionizzanri rilevanti per la salute umana. Tale studio indica che non vi è "nessuna chiara evidenza di un rischio cancerogeno da parte dei normali livelli dei campi elettromagnerici a frequenza industriale cui la popolazione è esposta. I dari epidemiologici in particolare non sembrano fornire una base per limitare l'esposizione umana a radiazione elettromagnetica non ionizzante". Una posizione analoga è quella del Health Council of The Netherlands, che in un documento divulgato nel mese di aprile del 1992 sostiene che "i risultati degli studi epidemiologici, quali sono oggi disponibili, non giustifichino la conclusione che esista una relazione tra esposizione prolungata, domestica o professionale, a campi ELF ed efferti sanitari. La conoscenza anuale circa gli efferti biologici dei campi ELF, inoltre, non indica chiaramenre l'esistenza di una tale relazione. In altre parole, il Comitato ritiene che qualunque evidenza proveniente dalle ricerche attualmente disponibili sia insufficiente a sostenere l'ipotesi che l'esposizione ai campi ELF generati dai sistemi di distribuzione dell'elettricità, da applicazioni elettriche domestiche e da apparati elettrici indusuiali abbia una qualsiasi influenza sulla iniziazione o la crescita di tumori maligni, o sul corso della gravidanza o sullo sviluppo del feto". Simili conclusioni emergono anche da un documento dell'Environmenral Protection Agency (EPA) starunitense (redatto in forma di bozza, e quindi non desrinato alla 43 circolazione, ma ampiamente citato e discusso in letteratura), secondo il quale "con la nostra attuale comprensione possiamo identificare i campi magnetici a 60 Hz da eleTtrodotti e forse da altre sorgenti in casa come una possibile, ma non dimostrata, causa di cancro nella popolazione". A livello più strettamente scientifico, sono significati~e le conclusioni di un comitato di scienziati riuniti dalle Università Associate di Gal< Ridge (USA) che, su richiesta del governo statunitense, ha completato una valutazione indipendente degli effetti sanitari, riportati in letteratura, dell'esposizione a campi elettrici e magnetici a frequenza estremamente bassa. Il gruppo di studio ha concluso che "non vi è nessuna evidenza convincente, nella lelleratura pubblicata, per sostenere la tesi che le esposizioni a campi elettrici e magnetici a frequenza estremamente bassa generati da sorgenti come dispositivi domestici, videoterminali ed elettrodotti locali costituiscano dei rischi sanitari dimostrabili". Il documento di linee guida dell'IRPA, nel paragrafo in cui vengono presentati e discussi i risultati delle ricerche biologiche ed epidemiologiche, afferma che" gli studi epidemiologici non sono ancora conclusivi; sebbene i loro risultati non possano essere ignorati, sono necessari ulteriori studi prima che possano servire come base per una valutazione del rischio sanitario. Sono inoltre scarsi i dati di laboratorio che suffraghino l'ipotesi di un'associazione tra i campi a 50/60 Hz ed una aumentata incidenza di cancro". A conclusioni del tutto analoghe è pervenuto in Italia !'Istituto Superiore di Sanità che, in un proprio rappono che analizza !'intera problemarica sanitaria degli elettrodotti, afferma che "tenuto conto delle attuali incenezze e del fatto che gli studi di laboratorio hanno finora fornito scarsi elementi a sostegno dell'ipotesi che i campi ELF possano essere associati ad un aumento dell'incidenza dei tumori, si ritiene che i dati epidemiologici oggi disponibili non possano essere assunti a base di processi decisionali e di misure di sanità pubblica". In altre parole, l'Istituto Superiore di Sanità, in accordo con gli altri enti sopra citati, ritiene che la consistenza e la quantità degli studi epidemiologici sia tale da non giustificare l'adozione di norme di carattere generale per la limitazione delle esposizioni croniche, la cui considerazione può risultare invece opponuna nella valutazione dell'impatto di uno specifico elettrodotto. Molte incenezze sussistono ancora non solo sull'esistenza stessa dei rischi sanitari dell'esposizione ai campi generati dagli elettrodotti, ma ancor più sulla loro quantificazione, come sottolineato da diversi autori ed enri tra cui ad esempio l'EP~ che nel rappono già citato evidenzia come "l'assenza di informazioni chiave rende difficile 44 formulare stime quantitative di rischio. Tali stime quantitative sono necessarie prima che possano essere formulati giudizi sul grado di sicurezza o di rischio di una data esposizione". Mancano inoltre precise relazioni dose-risposta. A tale proposito, si può osservare che le poche indagini epidemiologiche che hanno tentato una determinazione quantitativa dell'esposizione arrraverso misure sperimentali nelle abitazioni o in ambienti di lavoro indicano la possibilità di aumenti dei tumori in corrispondenza di intensità di campo estremamente basse, di due ordini di grandezza inferiori a quelle normalmente riscontrabili SOltO ad una linea a 380 kV. Mentre infatti i livelli massimi di campo magnetico immediatamente al di sotto di un elettrodotto a questa tensione sono dell'ordine della decina di microtesla, vi sono indicazioni di carattere epidemiologico di una possibile associazione dello sviluppo di tumori con l'esposizione cronica a campi di O,I-O,2IlT. Queste intensità di campo magnetico non vanno tuttavia considerate come soglie di rischio, essendo semplicemente dei valori arbitrariamente assunti, negli studi epidemiologici. come discriminanti tra due gruppi di popolazione a diversa esposizione. Come già sottolineato nel Cap. 2, dato l'andamento lentamente decrescente dell'intensità dei campi elettrico e magnetico con la distanza dalle linee oltre i 20-30 metri. eventuali misure intese a ridurre il contributo degli elettrodotti al campo magnetico totale in ambienti di vita e di lavoro al di sotto delle intensità sopra indicate componerebbero l'adozione di fasce di rispetto, di diverse decine di metri e, nel caso di linee a 380 kV, del centinaio di metri o più. senza che a ciò corrisponda, per le considerazioni sopra esposte, una diminuzione cena e quantificabile del rischio. Si può anche in questo caso effettuare una stima di massima, considerando genericamente esposti in egual misura tutri i residenti in prossimità di un elettrodotto e valutare la diminuzione di casi di tumore attesi in funzione dell'ampiezza della fascia di rispetto. Calcoli cautelativi indicano che, per ogni metro di aumento di quest'ultima e per ogni chilometro di linea le leucemie infantili una riduzione dell'ordine di 10-6 casi/anno; in altre parole, si avrebbe. ovviamente nell'ipotesi di Ima relazione causale, una riduzione di qualche caso per milione di anni. Accanto a queste considerazioni. va tenuto presente che. nell'ipotesi in cui si assumesse come riferimento un'intensità di induzione magnetica di 0.1-0,2 IlT, le eventuali sorgenti di rischio non sarebbero limitate agli elettrodotti: campi magnetici dello stesso ordine di grandezza si riscontrano infatti frequentemente in ambiente lavorativo, urbano e domestico. E' significativo a tale proposito che le indagini cui si è fatto 45 riferimento non analizzino specificamente linee ad alta tensione, ma più in generale configurazioni di alta corrente generate da sistemi elettrici diversi. Le singole indagini si riferiscono a condizioni di esposizione tipiche delle nazioni e delle aree geografiche in cui sono state effettuate e potrebbero non essere trasferibili direttamente alla situazione italiana. Per un confronto più···preciso con le condizioni di esposizione tipiche del nostro paese occorrerebbero indagini specifiche, non ancora disponibili in modo organico. Pur in assenza di dati precisi, si possono comunque svolgere alcune considerazioni generali utili per collocare i risultati degli studi suddetti in un'adeguata prospettiva. In primo luogo, la disoibuzione dei campi magnetici è molto disomogenea all'interno di un'abitazione e tra abitazioni diverse, in relazione ad un gran numero di fattori. Anche nella realtà italiana, come già verificato in diverse indagini relative ad alai paesi, è dunque prevedibile che livelli di induzione magnetica superiori a O,I-O,2IlT possano trovarsi in una cena frazione di abitazioni non necessariamente prossime ad elettrodotti. Localmente, conaibuti importanti (anche IO o 100 volte superiori ai livelli sopra indicati) sono fomiti da un'ampia gamma di elemodomestici: l'esposizione a questi è limitata nel tempo, ma non è attualmente chiaro quanto ciò sia rilevante ai fini degli effetti. Infine, livelli di campo magnetico di uno o due ordini di grandezza superiori a 0,1 IlT si trovano facilmente in svariati ambienti di lavoro. in Italia come in alai paesi. Sulla base di queste considerazioni è impossibile stabilire, in base a criteri univoci. delle distanze di rispetto di abitazioni ed aree di prolungata pennanenza della popolazione dalle linee che abbiano come scopo quello di garantire una protezione dagli effetti a lungo I I I l termine. Anche in assenza della definizione di distanze cautelative su basi logiche, rientra comunque nella buona prassi protezionistica limitare comunque per quanto possibile l'esposizione della popolazione, compatibilmente con le esigenze di realizzazione degli elettrodotti e con i vincoli di progetto e di tracciato. • 46 Cap. 7 NORMATIVE PROTEZIONISTICHE 7.1. Introduzione Sebbene la popolazione conviva da moltissimo tempo con campi elettromagnetici originati da opere umane, solo verso la fine degli anni sessanta sono comparsi studi riguardanti i potenziali rischi sanitari. Con il progredire degli studi e delle conoscenze si è ravvisata l'opponunità di introdurre delle norme protezionistiche per limitare questo genere di rischi. Nell'elaborazione delle norme relative alla protezione dai campi eletrromagnetici e nello studio della loro applicazione si possono distinguere tre fasi. La prima consiste in una valutazione degli effeni biologici e dei rischi per la salute, attraverso un esame critico dei dati della leneratura scientifica. Nella seconda, si elaborano norme alla luce di questi studi: tali norme possono essere di esposizione, eventualmente distinguendo la popolazione dai lavoratori esposti per motivi professionali, o di emissione, rivolte alle sorgenti dei campi elettromagnetici. Infine. segue la traduzione delle norme di esposizione o di emissione in leggi o linee guida. 7.2. Normative a carattere sovranazionale Un imponante punto di riferimento normativo è costituito dai documenti dell'Intemational Non-Ionizing Radiation Committe (INIRC) dell'Intemational Radiation Protection Agency (IRPA). Tali documenti si presentano come linee guida volte a limitare l'esposizione dei lavoratori e della popolazione a campi elettrici e magnetici. 47 Come prassi. prima della pubblicazione essi vengono distribuiti, per revisione e commenti critici. a lUlte le società nazionali di radioprotezione associate all'IRPA, alle singole istituzioni interessate e agli studiosi del sellore. Nei documenti dell'IRPA vengono stabiliti dei limiti di esposizione primari e dei limiti derivati. Nel sellore dei campi ELF, i primi sono espressi in termini di densità di corrente, cioè dell'intensità di corrente che fluisce enrro una sezione onogonale u!Ùtaria del sistema biologico, misurata in ampere al merro quadro (Nm 2 ). Dai limiti primari è possibile dedurre quelli derivati. cioè le soglie massime accenabili per il campo elettrico e quello magnetico. I limiti di esposizione derivati raccomandati dalnRPA sono riponati nella Tabella l. Per completezza, sono riponati anche i limiti per esposizioni professionali che possono costituire un utile elemento di confronto, sebbene non rientrino direnamente nell'oggetto di questo rappono. Tabella l. Limiti di esposizione a campi elettrici e magnetici a 50/60 Hz raccomandati dall'IRPAIINrRC (valori efficaci) Caratteristiche dell'esposizione Campo elettrico (W/m) Induzione magnetica (mn LAVORATORI Intera giornata (8 h) lO Brevi periodi Alle escremilà 30a -- 0.5 5b 25 POPOLAZIONE Fino a 24 ore al giornoc Poche ore al giornod a) b) c) cO 5 IO 0,1 l La durata dell'esposizione a campi lI3 IO e 30 kV/m può essere calcolata in base alla fonnula l f. SOIE, dove l è la durata in ore per giornata lavorativa ed E è l'intensità di campo eleurico in kV/m. L.1 durata massima dell'esposizione è di 2 ore per giornata lavorativa. Quesla restrizione si applica a spazi aperti, in cui ci si possa ragionevolmenLe attendere che individui della popolazione trascorrano una parte significativa della giornata, come aree ricreative, luoghi di raduno e simili. Questi valori possono essere superati per pochi minuti al giorno, purché vengano prese precauzioni per evitare effelti di accoppiamento indireuo. ,q, I limiti sopra riponati S01l0 stati dedotti in base al seguente criterio logico. Assunto come riferimento il valore massimo di lO P'lfVm 2 , che rappresenta b densità di corrente minima in corrispondr:nz3. alla quale sonfl stati riponati effetti biologici, .',ona sta,c calcolale con modelli teorici le intensitì di campo eletrrico e magnetico eSl<:mo i.n graoe' di provocare. all'interno del corpo, tale cknsit:! di COTTentc. I valori così opportuni fattori cautel?livi, r:1f1pp~srn:zno i limiti ~i espo~izi:)lIe O't'-'nll~;, divi~i p"r raccom<Jldac' dall'[PJ-'··, f fattori di riduzione sono ovviameme div~rsi [,,~r i bvoratori professionalmente ,-,SIJosti e per la popolazione; inoltrt, tenendo COlHO delle COIlOSC"1'7C scl,'.ntif;che \jiù limit3tc. eS:1 sono C1agr;iori per il C.lIì.1pO m3~m;tic0 c:j~ p~;t 0.:.eJlc, d·:':ttrjc~:" E' imporrante osservare: d,(; l'cr il campo dettrico, çp~rJmenlalm(.nle- 1111 nelle limite. m~c1iant'_ r,~r J'opcraz;onc log,ca si Ntic:n: b. popola;:;:.,\{; citll ordine ddk imensil.à miSllr:lbili in1Iì1~dial~ ':ir;inan~-:t ]';J-:l!uzionc magnctica i! linllt sO[lr~ de~cr'(;:~ (li i,;ktlTO:!Ol:1 :1 380 k.' I. JCI:trt: Pl,[ : S\".ll~ iL ti~lìc;r1!e .a~·.;;:'l(Jn ~i(;na Inas!:ilD. jn!~ns1tn riscontrabilc SOtto quah :lqJc liltf:~ ad :tlia reJlsiorl-: 1 E' opportuno ribadire ancori che i limiti di es?osizione raccomandan d:llITRPA sono fondati esclusivamente sulb considernionè di effetti sanitari immt:diati. L'!RPA stessa, pur consapevole delle indicazioni di possibili cffetti a lungo temline, ha ritenuto che questi non possano essere oggetto di norme protezionistiche, sulla base delle considerazioni ampiamente riportate nel capitolo precedente. Anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), pur non svolgendo attività di normazione si è occupata delle problematiche sanitarie connesse all'esposizione a campi elettrici e magnetici ELF. Un'esauriente monografia in proposito è stata pubblicata nel 1984. L'OMS afferma che, sulla base delle conoscenze scientifiche sull'argomento, non vi sono motivi per limitare l'accesso a zone in cui !'intensità del campo elettrico sia inferiore a lO kV/m. L'OMS sostiene inoltre che allo stato attuale delle conoscenze, non è possibile esprimere un giudizio di merito sul rischio associato ad esposizioni a campi eletrrici a 50 Hz di intensità compresa tra l e lO kV/m. L'OMS raccomanda comunque di mantenere l'esposizione ai livelli più bassi praticamente consentiti, particolarmente per quanto riguarda la popolazione. il documento dell'OMS, anche se tuttora molto imponante per gli asperri generali di valutazione del problema, risulta oggi superato per i rapidi sviluppi delle conoscenze in questo campo. In particolare, appaiono carenti le valutazioni e le raccomandazioni relative all'esposizione ai campi magnetici. Recentemente, la Commissione delle Comunità Europee ha intrapreso un'azione per stabilire delle normative di protezione dei lavoratori dai rischi sanitari connessi 49 all'esposizione ad agenti fisici. La Commissione ha presentato una proposta di direttiva sull'argomento, invitando, per quanto riguarda le radiazioni non ionizzanti, un gruppo di esperti ad esprimere delle proposte sui limiti di base per l'esposizione professionale. Gli esperti hanno presentato una relazione anicolata in base alle singole categorie di radiazioni non ionizzanti (campi statici, campi ELF, radiofrequenze e microonde, radiazione ottica, laser). Per quanto riguarda la frequenza di 50 Hz, viene proposto un valore massimo della densità di corrente indotta nel corpo intero, durante l'intera giornata lavorativa, di 4 mNm2• li gruppo di esperti ha limitato, per mandato della Commissione, le proprie raccomandazioni ai limiti di base, raccomandando quindi, per le ELF, solamente un limite in termini di densità di corrente. A titolo di riferimento, il limite di 4 mNm 2 corrisponde ad un campo elettrico imperturbato di circa lO kY/m. Per quanto riguarda !'induzione magnetica, per indurre una simile densità di corrente nella testa o nel tronco occorrono intensità di circa 0,9 mT e 0,3 mT rispertivamente. Per evitare la percezione di effetti delle cariche eletciche sulla superficie del corpo il limite suggerito è di 5 kY/m. Per evitare rischi dovuti al contatto con conduttori eletcicamente carichi, la proposta degli esperti è di limitare la corrente di contatto a non più di 1,5 mA. 7.3. Normative in ambiti nazionali Attualmente non sono molto numerosi i paesi che hanno promulgato proprie leggi per limitare l'esposizione ai campi eletcici e magnetici. Alcune nazioni hanno tuttavia sviluppato delle linee guida in tal senso. Con il termine, frequentemente usato, di "srandard" si intendono sia le norme di legge che le raccomandazioni e linee guida. Spesso la legislazione, di carattere generale, è completata da ordinanze o decreti per la pratica attuazione delle disposizioni. Tale formula assicura una flessibilità sufficiente per adattare rapidamente la legislazione all'evoluzione scientifica e tecnologica. Questa adattabilità è importante in quanto, per i rapidi progressi nel settore, le norme potrebbero presto risultare inadeguate, e differire inoltre da paese a paese se emanate in tempi diversi. Da un esame complessivo delle norme relative all'esposizione ai campi ELF vigenti in diverse nazioni, emergono alcuni indirizzi generali. 50 In primo luogo, sebbene non esplicitamente dichiarato, tutte le nonnative fanno riferimento ai soli effetti immediati dell'esposizione, come chiaramente indicano i valori adottati come limiti. Le nonnative distinguono in genere l'esposizione della popolazione da quella dei lavoratori professionalmente esposti, per i quali sono in genere consentiti limiti di esposizione più elevati. Per i lavoratori si consigliano spesso norme precauzionali specifiche, come l'adozione di strutture protettive e la riduzione della durata dell'esposizione a campi particolarmente elevati, in rappono all'intensità dei campi stessi. Nel caso particolare delle linee ad alta tensione, per la popolazione possono essere stabilite norme che prevedono un'altezza minima rispetto al suolo, una distanza minima tra linee elettriche e fabbricati ed una zona di rispetto attorno alle linee stesse, in cui la presenza e le attività umane siano limitate. Queste disposizioni possono essere sostitutive o complementari rispetto ai limiti di esposizione espressi in termini di intensità dei campi elettrici e magnetici Le ampiezze delle zone di rispetto variano nelle diverse nazioni. In genere, per linee a 380 kV o più, i valori sono di 40-50 m a cavallo dell'asse della linea. In tale area si richiede che non vengano realizzati insediamenti di tipo residenziale, pubblico o industriale. La semiampiezza della fascia di rispetto che viene adottata non è casuale: come indicato dalle curve di andamento dell'intensità dei campi in funzione della distanza dalle linee (v. Appendice I), essa corrisponde infatti all'intervallo entro cui si ha una rapida caduta dell'intensità sia del campo elettrico sia del campo magnetico. Attualmente, il concetto di zona di rispetto è chiaramente definito nelle legislazioni di Australia, Cecoslovacchia, Polonia, USA ed ex Unione Sovietica. In alcuni stati l'ampiezza della wna di rispetto non è definita direttamente in metri, ma in modo indiretto indicando la massima intensità che i campi, in particolare quello elettrico, possono raggiungere ai suoi limiti. Le nonne prevedono più in particolare dei valori massimi per il campo elettrico e, più raramente, per quello magnetico entro la zona di rispetto o ai suoi confini. Viene cioè stabilita, in genere, un'intensità massima da non superare in nessun caso, ed una da non superare ai margini della zona di rispetto. Quest'ultima rappresenta quindi il limite massimo consentito per le zone normalmente abitabili. Entro le zone di rispeno sono consentiti in genere campi elettrici di intensità fino a lO kV/m o anche superiori. Per quanto riguarda le zone abitate, la maggior parte delle 5l nonnative nazionali accettano valori massimi tra 2 e 5 kV/m. Questi valori limite tengono in genere conto anche degli effetti di fastidio, che sono ben lungi dal provocare danni. Come già accennato, esistono solo pochi standard relativi al campo magnetico, anche perché l'attenzione verso quest'ultimo è più recente. Come per il campo elettrico, anche per il campo magnetico vengono definiti dei limiti in te"rmini di intensità massima del campo al suolo, nella zona di rispetto ed ai suoi confini. Valori di 0,1 rnT sono in genere considerati accettabili, fino a 24 ore al giorno, con possibilità di innalzamento per pennanenze brevi. Vengono qui di seguito schematicamente riassunte le principali leggi nazionali che contengono elementi rilevanti per l'impatto ambientale degli elettrodotti. a) Australia (2 stati su 6 hanno nonne in proposito). La nonnativa riguarda linee a 500 kV. li campo elemico massimo consentito nella zona di rispetto, misurato a l metro da terra è di IO kV/m, quello massimo consentito ai confini della zona di rispetto è di 2 kV/m. La zona di rispetto non è definita in modo univoco, ma coincide con la fascia di terreno lungo la linea elettrica, in cui l'accesso o i diritti di proprietà sono stati limitati. La sua ampiezza dovrebbe essere di 60 m per linee a 330 kV e 60-70 m per linee a 500 kV. b) Austria li Comitato elettrotecnico nazionale ha recentemente presentato una proposta per limitare l'esposizione ai campi elettromagnetici a differenti frequenze. Per quanto riguarda le frequenze relative al trasporto dell'energia elettrica (50 Hz), la proposta di legge austriaca recepisce sostanzialmente le indicazioni dell'IRPA. L'intensità massima di campo elettrico consentita per l'esposizione illimitata deila popolazione è di 5 kV/m, mentre per esposizioni limitate a poche ore al giorno si ammettono intensità fino a lO kV/m. Se necessario, l'esposizione a campi oltre lO kV/m è consentita per alcuni minuti al giorno, ma solo se si può accertare che la densità di corrente indotta non oltrepassi 0,2 m.Alcm 2 nella zona del cuore e della testa. In tali casi devono inoltre essere prese delle precauzioni al fine di evitare effetti di accoppiamento indiretto. L'intensità massima di campo elettrico consentita per i lavoratori professionalmente esposti è di lO kV/m per l'intera giornata lavorativa, di 30 kV/m per alcune ore al giorno. L'esposizione a campi tra lO kV/m e 30 kV/m è consentita purché la media dei prodotti del tempo di esposiZIOne (misurato in ore) e dell'intensità del campo (misurata in kV/m) durante l'intera giornata lavorativa non oltrepassi il valore di 80. 52 Per quanto riguarda l'induzione magnetica, è previsto per la popolazione un limite di 100 llT. Il campo magnetico massimo consentito per i lavoratori professionalmente esposti senza limite di tempo è di 500 llT per l'esposizione illimitata; di I mT per esposizioni limitate ad alcune ore al giorno. Quest'ultimo valore può essere raddoppiato. se necessario. per esposizioni di pochi rrùnuti al giorno, purché siano adottati opportuni accorgimenti per evitare effetti indiretti Per i lavoratori professionalmente esposti i Iirrùti sono di I mT per l'intera giornata lavorativa. di 5 mT per esposizioni Iirrùtate a 2 ore al giorno. c) Belgio Dal 1988 è in vigore una disposizione che prevede che il valore del campo elettrico non perturbato, generato da un impianto di trasporto o ~i distribuzione dell'energia elettrica debba essere inferiore ai seguenti valori misurati a 1,5 m dal suolo o dalle abitazioni: 5 kV/m nelle zone abitate o destinate all'abitazione nei piani regolaton. 7 kV/m negli attraversamenti di strade. lO kV1m neIle altre circostanze. d) Cecoslovacchia Le norme. che riguardano lince a 400 kV c a 750 kV. prevedono limiti di intensità dcI campo elettrico di 15 11: V1m nella zona di riSpellO, di 7 11: V 1m in corrispondenza di attraversamenti, di 5 1I:Y1m nelle zone accessibili. E' prevista una fascia di rispetto di 25 metri dal conduttore esterno. Per i lavoratori, è stabilito un limite di esposizione di 15 kV/m. c) Germania E' previsto un limite di intensità di campo elettrico massimo di 20 kV/m; iIlilIÙte deIl'intensità di induzione magnetica è di 5 mT. sia per i lavoratori che per la popolazione. Per brevi durate di esposizione, i Iirrùti vengono aumentati proporzionalmente. oGiappone n limite dell'intensità di Campo elettrico neIla zona di rispetto è di 3 kV1m, misurato a I m dal suolo. Lo slandard è basato suIla soglia di corrente indotta che può essere percepita da una persona che abbia la sua guancia. o il suo dito. in contatto con le parti metalliche di un ombreIlo. Non esistono norme specifiche per i lavoratori. 53 g) Gran Bretagna La normativa del National Radiological Protection Board prevede. per frequenze comprese tra 50 e 750 Hz. limiti di esposizione al campo elettrico variabili in funzione della frequenza secondo le seguenti formuie: Em per la popolazione: Em per i lavoratori: =15OOIf W/m. = 128/f k-Y/m dove f rappresenta la frequenza in Hz. Alla frequenza industriale di 50 Hz il limite per la popolazione risulta quindi di 2.56 k-Y/m.. n limite per la popolazione si riferisce alle aree abitative. E' proibito l'accesso a zone dove l'intensità di campo elettrico supera il valore di 6OO/f. La normativa britannica è peculiare in quanto introduce, implicitamente. un concetto di "dose". E' infalli previsto un tempo massimo di esposizione quotidiana per i lavoratori, inversamente proporzionale all'intensità del campo. Per l'induzione magnetica, il limite di esposizione è di 2 mT. h) Polonia L'intensità massima consentita di campo elettrico è di IO kY/m. In aree abitate, o in presenza di scuole tale intensità massima è ridona a I kY/m. Per i lavoratori è consentita l'esposizione a campi fino a 15 kY/m. o a 20 k-Y/m se l'esposizione non supera le 2 ore. Ai fini della limitazione delle esposizioni sono definite 2 zone, delle zone protelle. Nella prima zona protetta, definita come quella ove !'intensità del campo elettrico supera i IO kY/m. è proibita la presenza dei non addetti ai lavori sulla linea. Nella seconda. costituita dall'area attigua alla prima dove l'intensità del campo è compresa tra IO kY/m e 1 kY/m. non è permessa l'esposizione permanente. né l'edificazione di ospedali. scuole, etc. i) Russia Per linee operanti a valori minori a 200 kY non sono previste limitazioni. Per elettrodotti con tensioni maggiori 300 kY è prevista una zona di rispeno di semilarghezza (riSpellO alla proiezione al suolo dei cavi) variabile tra i 20 m per linee a 330 kY e i 55 m per linee a 1150 kY. I campi elettrici massimi permessi per la popolazione variano a seconda della destinazione delle aree, secondo la classificazione seguente: 54 Aree residenziali: 0,5 k V1m Aree non abitate: 5 kV/m Incroci con strade: lO kV/m Aree coltivate o facilmente accessibili: 15 kV1m Aree non facilmente accessibili: 20 kV1m Per i lavoratori, vengono definiti limiti massimi temporali di esposizione ai campi elettrici. L'induzione magnetica massima consentita per i lavoratori varia a seconda del numero di ore quotidiane di esposizione, da 7,5 mT per l ora a 1,8 mT per 8 ore. I) USA Solo alcuni stati prevedono limiti di esposizione ai campi elettrici e magnetici, ed i limiti di esposizione variano da stato a stato. Per quanto riguarda il campo elellrico, la Florida prevede un linùte massimo di lO kV/m per linee a 500 kV, di 8 kV/m per quelle a 230 kV. Ai margitÙ della zona di rispetto, l'intensità di campo elettrico è limitata a 2 kV/m. Nel Minnesota vige un limite di 8 kV/m, nell'Oregon uno di 9 kV/m. Nel Montana, limiti di 7 e I kV/m sono previsti rispellivamente in corrispondenza dell'attraversamento di strade ed ai confini dell'area di rispetto. Nel New Jersey vale un limite di 3 kV/m ai margini dell'area di rispetto. Più anicolata è la normativa dello stato di New York, che prevede un linùte massimo di 11,8 kV/m, ridOllo a II kV/m in corrispondenza dell'attraversamento di strade private e di 7 kV/m per quello di strade pubbliche. Ai confini della zona di rispetto l'intensità di campo elettrico non può superare gli 1,6 k V1m. n conceilO di zona di rispello è adollato dalle compagnie elettriche in rutti gli stati. All'interno della wna di riSpellO non è permesso edificare abitazioni o svolgere attività che richiedano una presenza costante. La larghezza della zona di rispetto varia in funzione della tensione della linea, tipicamente da 45 m per linee a 345 kV a 76 m per linee a 765 kV.. Due stati hanno norme che limitano anche il campo magnetico. In Florida l'intensità di induzione magnetica deve essere inferiore a 20 lLT per linee a 500 kV o a 15 lLT per linee a 230 kV. Nello stato di New York il limite massimo è di 20 lLT. Dal quadro normativo schematicamente riportato emerge che gli standard artualrnente adollati o proposti indicano, per quanto riguarda i limiti di campo elellrico, come discriminante una gamma abbastanza stretta di valori. I più alti si collocano al limite superiore delle intensità di campo elettrico allualmente riscontrabili in prossimità delle 55 linee a tensioni uguali o superiori a 380 kV, mentre i più bassi si collocano entro tali valori. L'intera gamma è, ovviamente, molto al di sotto dei valori disruptivi dell'aria, dei valori che danno luogo all'effelto corona ed anche di quelli avvertibili per effetti secondari .sulla pelle. Per quanto riguarda il campo magnetico i limiti id vigore o proposti dalle norme internazionali sono circa dieci volte superiori a quelli misurabili in prossimità alle linee al loro carico massimo. 7.4. Normativa italiana li 23 aprile 1992 è stato emanato un Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dal Ministro dell'Ambiente di concerto con il Ministro della Sanità, che definisce i limiti di esposizione ai campi elettrico e magnetico alla frequenza di 50 Hz negli ambienti abitativi e nell'ambiente esterno. Con esso si introducono per la prima volta normative esplicitamente volte alla protezione. In questo senso il decreto differisce dalle normative precedenti, che contenevano solo norme tecniche per la costruzione degli e1ettrodolti. li decreto si applica a tutti gli elettrodotti eserciti a tensione superiore a 30 kV a frequenza di 50 Hz ai fini della tutela igienico-sanitaria della popolazione esposta ai campi elettrici e magnetici l:enerati dagli elettrodotti stessi. Non si applica invece alle esposizioni professionali sui luoghi di lavoro ed alle esposizioni intenzionali di pazienti esposti alle cure mediche. li decreto prevede negli spazi aperti, in cui si possa ragionevolmente attendere che individui della popolazione trascorrano una parte significativa della giornata (aree ricreative, luoghi di raduno, etc) i limiti di 5 kV/m per il campo eleltrico e di 0,1 mT per il campo magnetico. Qualora l'esposizione sia ragionevolmente limitabile a poche ore, sono ammessi valori di campo eleltrico fino a lO kV/m e di campo magnetico fino a I mT. Si adottano inoltre, rispetto ai fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comporti tempi di permanepza prolungati. le seguenti distanze cautelative da qualunque condunore della linea eleltrica: per linee a 132 kV: lO m; per linee a 220 kV: 18 m; per linee a 380 kV: 28 m. 56 Per i tratti di linee elettriche esistenti dove non risultano rispettati tali valori dovranno essere intraprese adeguate azioni di risanamento. Nella progettazione e nella realizzazione delle linee elettriche si deve tendere alla minimizzazione dell'esposizione della popolazione ai campi elettrici e magnetici e dell'impatlO paesaggistico. 7,5. Normativa a carattere regionale Alcune regioni hanno emanato leggi per disciplinare le funzioni trasferite alla Regione in materia di autorizzazione per la costruzione e l'esercizio di opere per il trasporto, la trasformazione e la distribuzione di energia elettrica. Tali leggi, che riguardano quindi procedure di autorizzazione, sono: - Legge Regione Umbria n. 31 del Il agosto 1983 (BUR n. 54 del 18 agosto 1983); - Legge Regione Marche n. 19 del 6 giugno 1988 (GU In serie spec. n. 41 dell'8 ottobre 1988); - Legge Regione Sardegna n. 43 del 20 giugno 1989 (GU III serie spec. n. 22 del 9 giugno 1990). Nessuna di queste leggi contiene elementi rilevanti ai fini della protezione dall'esposizione ai campi elettrici e magnetici. 7.6. Basi razionali delle normative Le normative adottate sia a livello nazionale che sovranazionale sono basate sulle valutazioni di carattere sanitario già esposte nel Cap. 6. Ciò è in alcuni casi, ed in particolare nelle linee guida dell'IRPA/INIRC, affermato esplicitamente. In particolare, va sottolineato che i limiti di esposizione sono basati sui soli effetti immediati dei campi elettrici e magnetici, in quanto questi sono gli unici scientificamente documentati in modo certo. E' invece esplicitamente dichiarato nel documento dell'IRPA/INIRC che non sono al momento attuale proponibili norme per la prevenzione dei presunti effetti a lungo termine non essendo gli stessi adeguatamente provati né dalle 57 indagini epidemiologiche né dagli studi di laboratorio. La sostanziale concordanza dei limiti adottati nei diversi paesi indica che le normative nazionali sono ispirate. sia pure ÙTIplicitamente, allo stesso criterio. Come già ampiamente sottolineato nel Cap. 6, l'adozione di limiti di esposizione fondati sugli ipotizzati effetti a lungo termine componerebbe. per quanto riguarda gli elettrodotti. fasce di rispetto larghissime che non appaiono giustificate, sia per la scarsa consistenza dei dati scientifici. sia perché campi magnetici dello stesso ordine di grandezza o superiori a quelli associati a tali effetti sono comunque generati da numerose sorgenti di altra natura. al punto che l'osservanza stessa di eventuali nonne in questo senso sarebbe problematica per la difficoltà di discriminare i contributi delle diverse fonti. ed in particolare delle linee elettriche. Non sarebbe neanche logicamente giustificabile, ai fini di una parziale prevenzione dagli effetti, l'adozione di fasce di rispetto intermedie tra quelle correntemente adottate (dell'ordine di 20 metri per pane) e quelle, dell'ordine delle centinaia di metri. che consentirebbero di escludere qualunque ipotetico effetto dei campi magnetici generati dalle linee. In tutti gli studi disponibili mancano infalti indicazioni di una relazione del tipo dose-risposta, cioè di un aumento del rischio con !'imensità del campo magnetico. a livelli molto bassi di quest'ultima. A lale proposito, si può osservare che anche le distanze minime dai conduttori previste dalla recente normativa italiana. che implicano intensità di campo al suolo neltameme inferiori ai limiti fissati dalla normativa stessa, vanno imese come rispondenti a criteri ambientali generali piuttosto che alla protezione della salute.