Mariapaola Aimo Lavori precari e lavoratori "svantaggiati" Parole

Mariapaola Aimo
Lavori precari e lavoratori "svantaggiati"
Parole chiave:
Diritti
Discriminazioni
Lavoro
Unione Europea
Disciplina:
Diritto del lavoro
Il tema della ricerca:
All'interno dell'ampio contenitore del lavoro precario, numericamente in crescita nel nostro come negli altri paesi, la
ricerca si focalizza sulle forme di lavoro temporaneo ridisciplinate dalla legge nell'ultimo biennio, con particolare
riguardo al lavoro a termine e alla somministrazione di lavoro a tempo determinato.
Nel riformato contesto normativo risulta significativo l'incremento delle ipotesi, legali e contrattual-collettive,
d'impiego di prestazioni di lavoro temporaneo in deroga alla regola generale della giustificazione di tali prestazioni –
cioè alla regola della sussistenza di ragioni di carattere oggettivo da specificare con atto scritto – e quell'incremento si
pone in evidente contraddizione con l'affermazione di principio del legislatore secondo cui va favorita l’instaurazione
di rapporti di lavoro più stabili e va ribadito il rilievo prioritario del lavoro subordinato a tempo indeterminato,
espressamente individuato quale forma comune di rapporto di lavoro e «contratto dominante». Ciò è a maggior ragione
vero per i cd. lavoratori svantaggiati (categoria vasta che ricomprende soggetti deboli quali, ad es., inoccupati o
disoccupati da almeno sei mesi, soggetti senza un diploma di scuola superiore o professionale, occupati in settori
caratterizzati da un tasso di disparità uomo-donna che supera una certa soglia, ultracinquantenni, adulti che vivono soli
con una o più persone a carico, membri di una minoranza nazionale con determinate caratteristiche ecc.), in quanto per
costoro le possibilità di assunzione a termine "libera" sono ancora maggiori.
Alla luce del valore della stabilità dell’impiego e del principio della parità di trattamento tra lavoratori standard e non
standard, affermati e perseguiti tanto dal legislatore italiano quanto da quello europeo, si intende valutare la prassi
applicativa delle nuove norme "liberalizzanti", che - in assenza di adeguati correttivi - rischiano di prestarsi nei fatti a
facili abusi, che possono condurre alle cd. trappole della precarietà.