Regione Campania Qualità Management System ASL CASERTA 1 Dir.Dott.Francesco Bottino Servizio Controllo di Gestione-ASL Ce1 ISO9002 Registration Number TI-18056 Prefazione Per un Azienda Sanitaria Locale la ricerca del continuo miglioramento delle prestazioni offerte ai propri utenti è un punto cardine.Per tali motivi si va sempre più affermando il concetto di “gestione manageriale ” dei percorsi di cura, intesa come ricerca del migliore rapporto tra risultati assistenziali e risorse impiegate (Disease Management). Per un moderno esercizio della Medicina è importante imparare a misurare quello che facciamo per la cura dei nostri pazienti. Misurare significa anche poter confrontare quanto fatto in termini di obiettivi di cura e poter decidere cosa è più utile fare per quel paziente con quel determinato problema di salute. Per un moderno esercizio della Medicina è importante imparare a misurare quello che facciamo per la cura dei nostri pazienti. Misurare significa anche poter confrontare quanto fatto in termini di obiettivi di cura e poter decidere cosa è più utile fare per quel paziente con quel determinato problema di salute. L’esperienza avviata tenta di creare condizioni riproducibili e verificabili per sottrarre il Medico di Medicina Generale ad una vecchia modalità di esercitare la Medicina tutta basata sulla esperienza personale e sul carisma del parere dell’Esperto introducendo una modalità nuova che orienti il medico sulla scorta di Evidenze Scientifiche provate e riproducibili. In questa direzione si è mossa la Medicina Generale dell’ Azienda Caserta 1decidendo di provare a misurare quanto, nell’esercizio della Professione di tutti i giorni, veniva fatto per i pazienti con problemi infettivi.Dal lavoro di “misurazione” che è stato compiuto in materia di patologie infettive, e dal confronto con la più recente letteratura internazionale e nazionale, sono nate varie “Raccomandazioni di buona pratica clinica” che costituiscono il punto di partenza, la misura iniziale di quanto oggi concordato da una gran parte di medici generali di questa Azienda. Esse nascono e sono il portato delle Evidenze Scientifiche sperimentali e della Esperienza pratica di tutti i giorni integrata dalle risorse disponibili realmente sul campo. Saranno lo strumento con cui misurarsi, nei prossimi mesi, per migliorare le prestazioni offerte ai cittadini Da questo processo ne scatutirà un miglioramento delle prestazioni che i nostri Medici Generali saranno in grado di offrire ai propri assistiti contribuendo al raggiungimento dell’obiettivo di migliorare la qualita’ dell’assistenza. 2 Certi di questo e del circuito “virtuoso” che questa esperienza può innescare è intenzione precisa della Azienda continuare a fornire tutto il supporto necessario agli attori di questo processo affinchè lo stesso prosegua nei prossimi anni con proficui risultati per la salute pubblica. Dott. Francesco Bottino 3 Introduzione. “Motivare” le proprie prescrizioni da parte di un medico significa esporsi a critiche. Discutere pubblicamente tali “motivazioni” significa avere il coraggio di cercare il proprio errore ed iniziare un percorso formativo su problemi concreti. Questo è quanto sta facendo un gruppo di Medici di Medicina Generale da circa 3 anni supportato e stimolato dalla Azienda Sanitaria Locale Caserta 1. Come logica conseguenza di tale progetto di formazione permanente, che si basa sulla analisi e sul feed-back delle prescrizioni e sugli audit conseguenti, scaturisce la presente pubblicazione che rappresenta “Lo scompenso cardiaco in Medicina Generale”. Trattasi, giustamente, di una versione datata 31/10/2003, proprio perché non punto di arrivo, bensì di partenza per un lavoro di applicazione e verifica, che vedrà nel prossimo futuro altre indagini, altri feed-back ed altri audit nel tentativo permanente di “migliorarsi” insieme. Avendo contribuito a questo processo non posso che esprimere ammirazione per questo gruppo di Colleghi sia per l’impegno profuso che, soprattutto per il sentito e dimostrato bisogno di migliorarsi riscontrato in tutti loro. Achille P. Caputi Professore Ordinario di Farmacologia Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia. Università di Messina 4 Gruppo di lavoro I Tutors: medici di medicina generale. Nicola Buono Giovanni De Cesare Lucia Carla Savignano Antonio Tazza Franco Tontoli Coordinatori di Progetto: Michele Tari, Dir. Servizio Controllo Interno di Gestione. Salvatore Moretti, Direttore Responsabile Distretto n. 25. Hanno collaborato: 1. Dipartimento Clinico e Sperimentale di Medicina e Farmacologia. Università di Messina Prof. Achille Caputi, Farmacologo, Direttore di Dipartimento. Dr. Vincenzo Arcoraci, Ricercatore. 2. Unità di Valutazione Efficacia Clinica, ASL Ravenna Dott. Ezio Degli Esposti, Unità di Valutazione Efficacia Clinica; ASL Ravenna. 3. Unità Operativa di Cardiologia, P.O. Marcianise. Dott. Luigi Sabino. 4. Supporto organizzativo ed elaborazione dati: Servizio Controllo Interno di Gestione ASL Ce1. Ippocrate Società Cooperativa di Medicina Generale 5 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. 22. 23. 24. 25. 26. 27. 28. 29. 30. 31. 32. 33. 34. 35. 36. 37. 38. 39. 40. 41. 42. 43. 44. 45. 46. 47. 48. 49. 50. 51. 52. 53. 54. 55. 56. 57. 58. 59. 60. 61. 62. I Medici di Medicina Generale: ADDEO PETRONILLA MARIA AFFINITA CIRO NATALE APPERTI MARIA CLOTILDE BALLETTA ALESSANDRO BARBATO DOMENICO BERNARDI GUIDO BETTI ANTONIO BETTINO GINO BIANCO PASQUALE BOVE MARIO BUONO NICOLA CAMPANILE ANNA CANZANO SILVESTRO CARADONNA MARIA CASTELLANO MARIA CARMELA CENICCOLA MARIANNA CHIRICO MARIA TERESA CIOFFI ANGELO CONSOLI ANGELO CORBISIERO CARMINE CORVINO PASQUALE COSCIONE MARGHERITA CRESCENTE ANGELO D’ACUNZO NOBILE D’ADDIO FILIPPO D’AMICO GIUSEPPE D’ARGENZIO ROSA DE CESARE GIOVANNI DE LUCIA FRANCESCO DE LUCIA FRANCO PIERINO DE MATTEIS ORNELLA DE ROSA MARCANTONIO DE ROSA PATRIZIA DE SIRE GIUSTINO DEL GUERRA MICHELE DELLA ROCCA GIACINTO DELL’AQUILA ANNAMARIA DELLE CURTI DOMENICO DESIATO ANGELO DI DOMENICO MICHELE DI MURRO ONORIO DIODATI GIUSEPPE DI SORBO GIUSEPPE DI SORBO STEFANO DI ZAZZO CESARE FAILLI GIANFRANCO FEDELE GENNARO FERRAIOLO NICOLINA GAGLIONE ANTONIO GIARRUSSO GIOV.ALFONSO GIGLIO ANNA MARIA GIORDANO STEFANO GRECO AGOSTINO IODICE MARIA LUIGIA LASCO FRANCESCA LAURITANO GENNARO LETIZIA GIUSEPPE LETIZIA MARIA LO GRECO PIETRO LOMBARDI INNOCENZO LONARDO ANNA CAMILLA MANCINO ANTONIO 63. MANCONE MANFREDI 64. MARINO ANTONIO 65. MARINO FRANCESCO CARLO 66. MARTIRE SAVERIO 67. MASSI ROBERTO 68. MASSUCCI GIOVAN BATTISTA 69. MASTROIANNI ANNIBALE RENZO 70. MINGIONE FRANCESCO 71. MIRRA BALDASSARRE 72. MONTANARO CARMINE 73. MORETTI SALVATORE 74. MORIELLO PASQUALE 75. NATALE ANTONIO 76. NEGRO CARLA 77. NUNZIATA SERGIO 78. ORLANDO VALERIO 79. PASCARELLA ANDREA 80. PASCARELLA CIRO 81. PASCARELLA DOMENICO 82. PASCARELLA GIUSEPPE 83. PASCARELLA SILVIO 84. PERONE VINCENZO 85. PERRINO MANFREDI 86. PETRAZZUOLI FERDINANDO 87. PICCIRILLO ANDREA 88. PONSILLO LUIGI 89. PONTILLO M.GIOVANNA 90. PORCIELLO ALDO 91. PORFIDIA GIOVANNI 92. PULCINO LUPO GIACOMO 93. RICCARDI GIOVANNI 94. RICCIARDI BENEDETTO 95. ROBERTI MICHELE 96. RUSSO GIOVANNI 97. RUSSO PASQUALE-MARCIANISE 98. SAGNELLI CLEMENTE 99. SALZILLO GIROLAMO 100. SANTANGELO DOMENICO 101. SAVIGNANO L CARLA 102. SERRAO LUIGI 103. SIBILLO ANTONIO 104. SICIGNANO MAURO 105. SIRIGNANO RODOLFO 106. SQUEGLIA FRANCO 107. STRANGES MARIO 108. TARTAGLIONE ETTORE 109. TARTAGLIONE GIACOMO 110. TARTAGLIONE MICHELE 111. TAZZA ANTONIO CARLO 112. TONTOLI FRANCESCO 113. TROMBETTA ANTONIO 114. TROMBETTA LUIGI 115. TROTTA ANGELANTONIO 116. TROVATO FRANCESCO 117. VALENTINO MARIA 118. VARLETTA ANGELO 119. VISCO VALERIO MARINO 120. VISCO MASSIMO 121. VOZZA GIACOMO 122. ZITIELLO VINCENZO 123. ZICCARDI FRANCESCA 6 legenda ARR (Absolute Risk Reduction) Riduzione assoluta del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto a quelli di controllo. BB Beta Bloccante CER (Control Event Rate) Numero percentuale di eventi osservato nel gruppo di controllo. CHF /SC /IC scompenso cardiaco cronico, insufficienza cardiaca cronica. CORD Chronic Obstructive Respiratory Disease (malattia respiratoria cronica ostruttiva – BPCO) EER (Experimental Event Rate) Numero percentuale di eventi osservato nel gruppo randomizzato al trattamento in sperimentazione. IC 95% (Intervallo di confidenza 95%) L’intervallo di confidenza al 95% può essere definito come il range di valori entro cui è contenuto, con una probabilità del 95%, il valore reale, valido per l’intera popolazione di pazienti. ICD Defibrillatore cardiaco impiantabile NNT (Number Needed to Treat) Numero di pazienti che devono essere trattati per prevenire un evento. OR (Odds Ratio) Rapporto fra la probabilità di un evento nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione e la probabilità nei pazienti di controllo. Altro indice di riduzione relativa del rischio di un evento. RRR (Relative Risk Reduction) Riduzione relativa del rischio di un evento sfavorevole nei pazienti randomizzati al trattamento in sperimentazione rispetto ai controlli. Scala di forza dell’evidenza utilizzata Generalmente sono previsti sette livelli di qualità dell’evidenza: I. Evidenza da ampi Studi Controllati Randomizzatti (RTCs) ben condotti II. Evidenza da piccoli RCTs ben condotti III. Evidenza da studi di coorte ben condotti IV. Evidenza da studi caso-controllo ben condotti V. Evidenza da studi non controllati o scarsamente controllati VI. Evidenze controverse ma tendenti a favorire le raccomandazioni VII. Opinioni degli esperti Da esso scaturisce un sistema semplificato con tre livelli di forza di evidenza: A. Buona evidenza: Evidenza da RCTs ben condotti o studi di coorte (Livelli I-III). B. Debole evidenza: Evidenza da altri tipi di studi (Livello IV-VI). C. Opinione di esperti: (Livello VII). 7 Panor@mica: il nostro data-base. I dati di Panoramica Dall’esperienza “Panoramica” che coinvolge ormai più del 50% dei Medici di Medicina Generale della nostra ASL Caserta 1, e che si basa su un database di farmacoutilizzazione motivata rappresentativo per età e sesso della popolazione residente nel nostro territorio, utilizzando, in questo caso, i dati di 120 MMG riferiti alle prescrizioni del 2002, emerge che la prevalenza (casi /1000 assistiti) dello scompenso cardiaco, valutata nel periodo gennaio 2002-dicembre 2002 è pari al 10,8%o e l’incidenza (nuovi casi/1000 assistiti /anno) è pari al 4,2%o, mentre l’età media della popolazione interessata si attesta intorno ai 76 anni (76,5 + 10,9), lievemente ma significativamente più elevata nel sesso femminile. Tali risultati sono in linea con i dati nazionali. 60% 20% 18% 16% 14% 12% 10% 8% 6% 4% 2% 0% 55% 51,4% 51,5% 50% 48,6% 48,5% 45% 40% 35% Assistiti ASL1 (358.336) Assistiti Panoramica (149.565) 0-14 15-24 25-34 35-44 45-54 55-64 65-74 75-84 30% 25% 20% >84 Femmine Maschi Rappresentatività del campione panoramica vs la totalità assistiti ASL, per fasce d’età e sesso Tab. 1: Valutando i casi di scompenso associato a ipertensione, diabete, ipertensione e diabete, si nota come sul totale dei casi la percentuale è rispettivamente del 51.7%, 3.6%, 20.7%; confermando la notevole associazione tra scompenso cardiaco e fattori di rischio cardiovascolare. 8 Tabella 2. Riepilogo: anagrafica pazienti con scompenso cardiaco ASL 1 (esclusi pediatri) N medici N assistiti Età media + DS Dbase Gen 2002 2002 - Dic 316 358.336 120 149.565 44,2+ 23,9 42,9 + 20,3 1134.0 1246.4 112.307 Media assistiti/medico Pazienti totali Età media + DS 45,9 + 20,9 Pazienti con scompenso cardiaco 1.616 Età media + DS 76,5 + 10,9 Prevalenza (casi / 1000 assistiti) Nuovi casi con scompenso cardiaco nel 2002 10,8%o 622 Età media + DS 75,3 + 11,5 Incidenza (nuovi casi / 1000 assistiti / anno) Pazienti con scompenso cardiaco e con il diabete 4,2%o 58 (#3.6%) Età media + DS 72.9 + 12.6 Pazienti con scompenso cardiaco e con l’ipertensione 836 (#51.7%) Età media + DS 77.1 + 10,3 334 (#20.7%) Pazienti con scompenso cardiaco e con ipertensione arteriosa e diabete Età media + DS 74.7+9.8 #Sul totale dei pazienti con scompenso cardiaco (1.616) La stratificazione per sesso ed età dei pazienti affetti da insufficienza cardiaca, evidenzia come il numero totale dei pazienti aumenta all’aumentare dell’età sino a raggiungere il picco massimo nella fascia tra i 75 e gli 84 anni, per diminuire dopo gli 84 anni in funzione della ridotta popolazione di grandi anziani. I dati di prevalenza e di incidenza mostrano, invece, una chiara correlazione della patologia con l’età, con un netto incremento della percentuale di soggetti affetti da scompenso cardiaco sopra i 65 anni ed un picco massimo in età più avanzata (circa il 7% della popolazione totale di pazienti di età > 84 anni) con oltre il 2% di nuovi casi l’anno. 9 Tabella 3. Stratificazione dei pazienti con scompenso cardiaco, per sesso e fasce d’età: confronto fra l’età media dei pazienti nei due sessi Maschi Femmine (77.8 ±10.2) (74.4 ±11.6) Fascia d’età <45 45-54 55-64 65-74 75-84 >84 Totale N 8 21 63 228 403 264 987 % 0,8 2,1 6,4 23,1 40,8 26,7 100,0 N 10 29 65 176 230 119 629 Totale (76.5 ±10.9) % 1,6 4,6 10,3 28,0 36,6 18,9 100,0 N % 18 50 128 404 633 383 1.616 1,1 3,1 7,9 25,0 39,2 23,7 100,0 Z test per confronto età media fra i sessi = 14,8 (p< 0,001) % pazienti con scompenso cardiaco Tabella 4. Distribuzione dei pazienti affetti da scompenso cardiaco per sesso e fasce d’età 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 Maschi (629) Femmine (987) <45 45-54 55-64 65-74 75-84 >84 Tabella 5. Prevalenza dei pazienti con scompenso cardiaco per sesso e fasce d’età sulla popolazione di assistiti 10% 9% Femmine Maschi 8% 7,3% 7% 6,6% 6% 5% 4% 3,3% 3% 2% 1% 2,9% 1,2%1,1% 0,0% 0,0% 0,1% 0,1% 0,3%0,3% 0% < 45 45-54 55-64 10 65-74 75-84 >84 Tabella 6. Incidenza (anno 2002) dei pazienti con scompenso cardiaco (2002) per sesso e fasce d’età sulla popolazione di assistiti 3,0% Femmine Maschi 2,6% 2,5% 2,3% 2,0% 1,5% 1,2% 1,0% 1,0% 0,5% 0,5% 0,0% 0,0% 0,0% 0,0% < 45 45-54 0,5% 0,1% 0,1% 0,0% 55-64 65-74 75-84 >84 I dati rilevati dal database Panoramica, per quanto non corretti per le diverse variabili demografiche, evidenziano chiaramente quanto il rischio di andare incontro a scompenso cardiaco sia significativamente più elevato nei soggetti ipertesi e diabetici. Tab. 7: rischio di scompenso cardiaco nei soggetti affetti da ipertensione, diabete, ipertensione e diabete. Scompenso cardiaco Soggetti con: No ipertens. No diabete Ipertensione Diabete Ipertensione+Diabete Totale si No 388 (24,0%) 116.023 (78,4%) Totale 116.411 OR (IC 95%): 1 836 (51,7%) 24.533 (16,6%) 25.369 58 (3,6%) 2.536 (1,7%) 2.594 334 (20,7%) 4.857 (3,3%) 5.191 10.19 (9.01<OR<11.52) 6.84 (5.12<OR<9.11) 20.56 (17.67<OR<23.93) 1.616 (100,0%) 147.949 149.565 (100,0%) Farmaco-utilizzazione Gli ACE-inibitori, i diuretici (in caso di sovraccarico di fluidi) ed i bloccanti (scompenso cardiaco a bassa frazione di eiezione) da soli o in associazione, rappresentano il trattamento di elezione nello scompenso cardiaco; i glucosidi digitalici dovrebbero essere presi in considerazione nei soggetti con fibrillazione 11 atriale e, per migliorare i sintomi, in coloro che rimangono sintomatici nonostante il trattamento con ACE inibitori e diuretici. La valutazione di farmacoutilizzazione effettuata nel nostro campione evidenzia che quasi ¼ della popolazione di scompensati non effettua alcun trattamento con ACE inibitori, diuretici o beta bloccanti, prescritti per qualunque motivazione (al di là della prescrizione direttamente motivata per scompenso cardiaco). Meno del 10% dei pazienti è trattato con soli ACE inibitori ed il 32% con ACE inibitore più diuretico. Tab. 8: tipologia di trattamento nei pazienti con scompenso cardiaco Pz trattati con§ Digitale# N° % 1230 76,1% solo diuretici 356 solo ACE inibitori AII antagonisti Diuretico+ ACE/AII^ Diuretico+ACE/AII.+ B Bloccante Diuretici+Beta Bloccanti 138 714 145 22,0% 8,5% 44,2% Beta Bloccanti ACE/AII +Beta Bloccanti Altri trattamenti& 21 18 178 11,0% 1.616 100,0% 9,0% 46 Totale 2,8% 1,3% 1,1% § Tipologia di trattamento nei pazienti con scompenso cardiaco affetti o meno da ipertensione arteriosa Pz trattati con Ipertensione si Ipertensione no (1170) (446) N° % N° % Totale scompensati N° % Glucosidi digitalici 848 72,5 291 65,2% solo diuretici solo ACE o AII ant 400 60 34,2 5,1 184 39 41,3 8,7 584 99 36,1 6,1 53 7 4,5 0,6 37 2 8,3 0,4 90 9 5,6 0,6 79 6,8 55 12,3 134 8,3 ACE inibitore AII antagonisti Diuretico+ ACE e/o AII ant 12 1139 70,5% Diuretico+ACE e/o AII ant+ B bloc Altri trattamenti^ 10 585 0,9 50,0 5 146 1,1 32,7 15 731 0,9 45,2 ^Altri trattamenti: soggetti che nel corso del 2002 non sono mai stati trattati con diuretici, ACE inibitori o AII antagonisti, beta bloccanti [619/731 soggetti (84.7%) sono trattati con glucosidi digitatici; 497/585 (85,0%) sono ipertesi, 122/146 (83.6%) non sono ipertesi] Considerando il numero totale di prescrizioni per scompenso cardiaco (13.179) effettuate nel corso del 2002 ai 1.616 pazienti, si evince come oltre il 50% sono di terapia cardiaca, ¼ di diuretici ed il 10% di ACE inibitori; i beta bloccanti coprono solo il 2% di tutte le prescrizioni. Categorie ATC II livello prescritte per scompenso cardiaco (>2%) ATC Descrizione C01 Terapia Cardiaca C03 Diuretici ACE inib e AII C09 antagonisti B01 Antitrombotici C08 Calcioantagonisti C07 Betabloccanti Altro Totale Ipertesi si Ipertesi no N° N° % 1.722 1.197 42,1 4.964 29,2 2.121 % Totale pz con scompenso N° % 54,6 23,3 6.686 3.318 50,7 25,2 627 250 89 71 15,3 6,1 2,2 1,7 777 606 196 189 8,6 6,7 2,2 2,1 1.404 856 285 260 10,7 6,5 2,2 2,0 138 3,4 232 2,6 370 2,8 4.094 100,0 9.085 100,0 13.179 100,0 13 Principali principi attivi prescritti per scompenso cardiaco (presc>100) Molecole (N=140) Digitale Furosemide Nitroglicerina Acido acetilsalicilico Lisinopril Torasemide Enalapril Canrenoato potassico Carvedilolo Isosorbide mononitrato Spironolattone Furosemide in associazione Idroclorotiazide in associazione Amiodarone Ramipril Verapamil Lisina acetilsalicilato Diltiazem N 5.368 1.766 881 537 486 431 421 307 240 221 216 212 % 40,7 13,4 6,7 4,1 3,7 3,3 3,2 2,3 1,8 1,7 1,6 1,6 171 163 143 111 108 104 1,3 1,2 1,1 0,8 0,8 0,8 Altro 1.293 9,8 Totale 13.179100,0% Lo Scompenso Cardiaco in Medicina Generale Definizione Lo scompenso cardiaco (CHF) cronico è una riduzione protratta della funzione cardiaca tale da non soddisfare le richieste metaboliche dei tessuti durante l'attività o, nelle condizioni più severe, anche a riposo. Dimensioni del problema In Italia: La prevalenza dello scompenso sintomatico rappresenta l’1-2%, pari a circa 576.000 individui sul totale della popolazione italiana L'incidenza è, nei soggetti di età uguale o superiore a 65 anni, lo 0,5%-1% (circa 5-10 nuovi casi ogni 1.000 abitanti). 14 La disfunzione asintomatica del ventricolo sinistro ha una prevalenza, nella popolazione adulta, che varia dall'1% al 5%, strettamente correlata alla prevalenza dei fattori di rischio cardiovascolare. Prevalenza ed incidenza dello scompenso cardiaco aumentano in modo quasi esponenziale con l'età e l'età media d'insorgenza dei sintomi si colloca intorno ai 76 anni. La mortalità per insufficienza cardiaca, anche normalizzata per l’età, appare in aumento. Dallo studio italiano TEMISTOCLE (hearT failurE epideMiologIcal STudy FADOI-ANMCO in itaLian pEople) risulta che i pazienti con CHF che arrivano al ricovero in ospedale hanno una ridotta sopravvivenza e qualità della vita: Il 5% muore in ospedale Il 15% muore entro sei mesi dalla dimissione Il 45% ritorna in ospedale almeno una volta entro i sei mesi successivi Negli USA: La CHF è la sola malattia cardiovascolare con incremento di incidenza e prevalenza. Più pazienti con CHF sono adulti anziani: l'invecchiamento della popolazione e l'efficace trattamento dell'ipertensione e della malattia coronarica, principali cause di CHF, ne spiegano il significativo incremento. La CHF è la prima diagnosi di dimissione ospedaliera per adulti anziani. È una delle cause più frequenti di riospedalizzazione, di compromissione della qualità della vita dei pazienti, di incremento dei costi e dell'uso di risorse del sistema sanitario americano. È associata a circa 300.000 morti per anno. La frequenza media di mortalità nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca è approssimativamente pari al 10% per anno. In circa la metà dei pazienti, in cui sia stata posta diagnosi di insufficienza cardiaca, l’exitus si verifica entro 4 anni e circa la metà di quelli affetti da una forma grave (NYHA IV) muore entro 1 anno (circa 3050%). La proiezione demografica, per i prossimi 40 anni, dell'incidenza dello scompenso cardiaco, che si suppone potrà verificarsi nella popolazione generale dei soggetti di età uguale o superiore a 65 anni, rivela un impressionante incremento dei ricoveri ospedalieri, dei decessi e quindi delle spese attribuiti a tale malattia, incremento che presenta le caratteristiche di una vera epidemia. Milioni di persone Percento di popolazione 15 Dati recensiti dal Burou Census degli Stati Uniti dai quali si evidenzia un aumento progressivo, di tipo epidemico, dello scompenso cardiaco nella popolazione di età uguale o superiore a 65 anni Ruolo del medico di Medicina Generale. I vantaggi nel management della CHF nelle decadi passate sono la ridotta mortalità e morbilità ad essa associate. Tuttavia questa “epidemia letale” è ben lungi dall’essere arrestata e, come per altre condizioni, è altrettanto fondamentale l’integrazione della varie figure operanti sul territorio quali: il medico di medicina generale lo specialista la continuità assistenziale l’assistenza domiciliare l’ospedale le strutture di riabilitazione Le modalità operative per raggiungere lo scopo sono: Attuare la Prevenzione della malattia agendo sui fattori di rischio. Fare diagnosi precoce. Inquadrare correttamente la malattia con l’ausilio eventuale dello specialista. Fare una corretta stadiazione. Trattare e monitorare per ridurre il ricorso al ricovero. Operare in collaborazione con lo specialista per ridurre le ricadute. Operare per rallentare l’evoluzione della malattia. Prevenire lo scompenso cardiaco è analogo al fare prevenzione cardiovascolare in senso generale. La notevole complessità della epidemia dello scompenso cardiaco rende impegnativo individuare e correggere i fattori che potrebbero influenzare l'andamento del fenomeno e farne diminuire l’incidenza. La prognosi dell’insufficienza cardiaca, infatti, risulta essenzialmente sfavorevole qualora la causa sottostante non sia correggibile. Il costante ed efficace trattamento dell’'ipertensione. Il cambiamento della storia naturale della malattia coronarica. Il miglioramento della terapia anti-aterosclerotica. Il controllo dell'obesità, altro importante fattore di rischio indipendente. ll management del diabete mellito. La riduzione, in ogni possibile occasione dell’uso di FANS in tali pazienti^ 16 ^ Numerosi trials clinici hanno messo in risalto come sia i FANS tradizionali che gli inibitori selettivi della COX2 siano associati al rischio di scatenare uno scompenso cardiaco in pazienti ad alto rischio, secondario ad un aumento del lavoro cardiaco, dovuto a ritenzione idrosalina, che non può essere sostenuto dai soggetti con deficit funzionale del ventricolo sinistro. Da un recentissimo studio Spagnolo risulta come vi sia una forte associazione tra assunzione di FANS in pazienti non ospedalizzati affetti da insufficienza cardiaca ed ospedalizzazione da aggravamento del quadro clinico di insufficienza cardiaca. Qualora il trattamento con FANS in pazienti ad alto rischio non possa essere evitato, si raccomanda un monitoraggio intensivo ed una accurata informazione del paziente sui rischi correlati alla terapia. Modalità di presentazione clinica della CHF Il fondamentale aspetto della CHF è l'incapacità dei meccanismi compensatori a mantenere una adeguata funzione cardiaca sostenuta da una danno miocardico o una alterazione meccanica determinante un anormale lavoro cardiaco. La conseguenza usuale è da un lato la comparsa di sintomi e segni di congestione nell'apparato venoso sistemico o polmonare e dall’altra una ridotta riserva cardiaca accompagnata da una riduzione della capacità di sforzo o, negli stati più gravi, da segni di ridotta perfusione degli organi anche a riposo con quindi: a) Sindrome da ridotta tolleranza allo sforzo: Dispnea, astenia b) Sindrome da ritenzione idrica: Edemi declivi, versamento pleurico, oliguria Nella tabella riassuntiva vengono puntualizzati i sintomi suggestivi di scompenso. Tab. 1. Sintomi di CHF Sintomi Criteri Dispnea da sforzo Dispnea parossistica notturna Ortopnea sintomi di scompenso a riposo o da sforzo Tosse (indispensabili) Ridotta tolleranza allo sforzo Fatica e confusione inspiegabili negli anziani Nausea o dolore addominale segni obiettivi di disfunzione cardiaca (ascite o congestione epatica) a riposo (indispensabile) Edemi alla estremità inferiori Risposta alla terapia adeguata criterio aggiuntivo in caso di diagnosi dubbia 17 I criteri della corretta valutazione clinica Tutti i pazienti che lamentano dispnea notturna parossistica, o nuovo attacco di dispnea (fiato corto) da sforzo, dovrebbero essere sottoposti alla valutazione per scompenso cardiaco a meno che la storia e l'esame clinico non indicano chiaramente una causa extra cardiaca per questi sintomi (Forza di evidenza= B). Quando si sviluppa clinicamente lo scompenso cardiaco la dispnea sotto sforzo è spesso il primo sintomo seguito da dispnea parossistica notturna, edema, tosse ed ortopnea. L'affaticamento è un importante sintomo e può sopravvenire all'inizio dello scompenso dovuto a valvulopatia. Una storia di ipertensione, precedente infarto miocardico, soffio cardiaco ed altre malattie cardiache in presenza dei sintomi riportati precedentemente suggeriscono fortemente una diagnosi di CHF. E' da notare che molti pazienti con alterata funzione ventricolare sinistra non hanno sintomi: il 20% dei pazienti con frazione di eiezione del ventricolo sinistro (EF) minore del 40% possono non avere criteri clinici per scompenso cardiaco. 1. anamnesi: a) b) c) d) e) età pregressa malattia cardiaca infarto miocardio angina ipertensione patologia valvolare febbre reumatica palpitazioni o aritmie inizio della sintomatologia uso di alcool/tabacco farmaci (in particolare l’uso di FANS) L’esame fisico può fornire importanti informazioni circa l'eziologia dei sintomi del paziente e l'appropriato trattamento iniziale. Comunque i segni fisici non sono altamente sensibili per rivelare lo scompenso cardiaco. In molti pazienti, con disfunzione sistolica ventricolare sinistra da moderata a severa o con iniziali sintomi di scompenso cardiaco, ci sono pochi segni fisici anormali. Un terzo tono cardiaco che è il più sensibile segno fisico, è presente nei due terzi dei pazienti con frazione di eiezione al di sotto del 30%. Rantoli e/o un impulso apicale spostato sono presenti in circa un terzo dei pazienti. 18 La distensione giugulare venosa e l’edema periferico sembrano essere segni meno sensibili. L’edema alle estremità inferiori è, infatti, relativamente un segno non specifico, comune negli anziani, e di solito è dovuto ad insufficienza venosa cronica. Tuttavia una elevata pressione giugulare venosa e un terzo tono cardiaco sono probabilmente i segni clinici più specifici dello scompenso cardiaco associati a sintomi compatibili. (Forza di evidenza= B). 2. esame clinico: (elementi da rilevare in ordine di importanza) a) b) c) d) e) f) g) h) i) j) 3. peso basale terzo tono sibili/rantoli polmonari che non spariscono con la tosse elevata pressione giugulare (distensione) reflusso epato-giugulare positivo edemi declivi e/o congestione epatica frequenza e ritmo (tachicardia, polso irregolare-f.a.) impulso apicale cardiaco spostato lateralmente soffi polso alternante esami strumentali: 19 Elettrocardiogramma Anomalie dell’ST/T Onde Q FA, altra tachiaritmia Bradiaritmia Ipertrofia ventricolare sinistra Ischemia miocardica Pregresso IM, CHF dovuta a ridotta performance ventricolare sinistra Tireotossicosi, CHF dovuta a elevata frequenza cardiaca Ipotiroidismo, CHF dovuta a bassa frequenza cardiaca Disfunzione diastolica (Un ECG normale è di raro riscontro in un paziente con insufficienza cardiaca.) Rx Torace Cardiomegalia Congestione polmonare Malattia polmonare Insufficienza cardiaca CORD e altre condizioni polmonari sinistro Conferma della disfunzione sistolica Ipertrofia ventricolare sinistra Disfunzione diastolica del ventricolo (Un cuore di dimensioni normali in presenza di un quadro clinico suggestivo per insufficienza cardiaca richiede una revisione accurata della diagnosi.) Ecocardiogramma (La determinazione della funzione ventricolare sinistra è un’importante parte delle indagini. Tuttavia, se è procrastinabile per esigenze locali di organizzazione, il trattamento dovrebbe continuare su base puramente clinica.) 4. Malattia valvolare esami ematochimici utili: Esame Emocromo completo Anemia Creatinina Albumina Sospetto diagnostico CHF dovuta alla riduzione della capacità di trasporto di ossigeno Insufficienza renale Edema dovuto ad ipoalbuminemia 20 tests di funzionalità tiroidea FT4, TSH anormali (Indicati solo con FA, età > 65 anni, evidenza o sospetto clinico di malattia tiroidea.) Esame delle urine Proteinuria Ematuria BNP (Brain Natriuretic Peptide) * Ipotiroidismo/Ipertiroidismo Sindrome nefrosica Glomerulonefrite consigliato nella diagnosi CHF (BNP> 94) o una malattia polmonare iniziale e nella gestione del (BNP <94) come causa della dispnea paziente con CHF. (Atlanta, Marzo 2002) (kit di dosaggio rapido recentemente approvato dalla FDA) *) Il Brain natriuretic peptide (BNP) - proteina rilasciata dai miociti ventricolari in risposta ai cambiamenti nello stiramento della parete ventricolare sinistra - è elevata nello scompenso cardiaco. Dimostrata da recenti trials una accuratezza dell'84% nell'identificare qualunque grado di disfunzione diastolica. Viene suggerito quindi di utilizzare il dosaggio del BNP come parte integrante dell'approccio clinico iniziale al paziente con sospetto scompenso cardiaco "diastolico". Un valore di cut-off di 94 pg/ml di BNP ha mostrato una sensibilità dell'86%, una specificità del 98% ed una accuratezza del 91% nell'identificare lo scompenso cardiaco (BNP> 94) o una malattia polmonare (BNP <94) come responsabile della dispnea. Il BNP viene qui riportato per completezza di informazione ma il suo uso nella pratica clinica corrente è da ritenersi ancora prematuro sia per la presenza di dati ancora controversi in alcuni trials sia per la non accessibilità all’esame attualmente in Italia. 21 Valutazione clinica della Capacità Funzionale Uno schema clinico, definito e universalmente accettato per valutare la capacità funzionale è la classificazione della New York Heart Association (NYHA ). Essa si basa sul grado di limitazione dello stile di vita del paziente. E’ un utile e rapido metodo per registrare lo stato funzionale in atto, per comparazioni inter-paziente e per monitorare la risposta alla terapia. Tuttavia va detto che, classificando lo scompenso cardiaco sulla base dell’intolleranza all’esercizio fisico, si esamina solo un aspetto della sintomatologia dello scompenso in quanto molti sintomi di scompenso (es: affaticamento) sono impossibili da quantificare con precisione. Capacità Funzionale NYHA Classe I Pazienti con malattia cardiaca ma senza conseguente limitazione nell’attività fisica. L’attività fisica ordinaria non causa eccessiva fatica, palpitazione, dispnea o angina. I pazienti in classe NYHA I devono comunque avere segni obiettivi di disfunzione cardiaca, anamnesi positiva per sintomi di scompenso, ed essere in terapia con farmaci utili per lo scompenso. Pazienti con malattia cardiaca che comporta leggera limitazione Classe II dell’attività fisica. Si sentono a loro agio a riposo. L’attività fisica ordinaria causa fatica, palpitazione, dispnea o angina. Pazienti con malattia cardiaca che comporta marcata limitazione Classe III dell’attività fisica. Si sentono bene a riposo. Attività fisica minore dell’ordinaria causa eccessiva fatica, palpitazione, dispnea o angina Pazienti con malattia cardiaca che comporta un’inabilità a portare avanti qualsiasi attività fisica senza disagio. Sono presenti a riposo Classe IV sintomi di insufficienza cardiaca o di angina. Se qualsiasi attività fisica è intrapresa il disagio aumenta. Eziologia dello scompenso Lo scompenso cardiaco non dovrebbe mai essere la diagnosi finale. L’eziologia dello scompenso cardiaco e la presenza di fattori aggravanti o di altre malattie che possono influenzare in maniera anche importante la cura dovrebbero essere attentamente considerati. Il grado di approfondimento con ulteriori indagini della causa dello scompenso cardiaco dovrebbe dipendere dalle aspettative di vita del paziente, dalle risorse disponibili, e dalla probabilità che la diagnosi possa influenzare o meno la cura. 22 Lo scompenso cardiaco cronico può essere dovuto a vari differenti fattori eziologici basilari. La disfunzione del miocardio come risultato di malattia delle arterie coronarie (più comunemente l’infarto miocardio) è la più comune causa di scompenso cardiaco al di sotto dei 75 anni, e sono di solito presenti chiare anormalità della funzione sistolica. Negli anziani, un’accurata diagnosi è più difficile e nascosta da molte altre diagnosi. In essi l’ipertensione, l’ipertrofia e la fibrosi miocardica possono essere cause più importanti di scompenso cardiaco e possono presentarsi casi di scompenso in cui è conservata la funzione sistolica ventricolare. Spesso c’è incertezza su quale fattore predomina: disfunzione ventricolare sinistra sistolica (la causa più frequente; tutti gli studi sull'efficacia della terapia sono stati effettuati esclusivamente su questi pazienti) disfunzione ventricolare sinistra diastolica (fino ad un terzo dei casi, soprattutto in anziani ipertesi; prognosi migliore, ma mancano dati certi sulla terapia più indicata) Accanto al motivo eziopatogenetico: 1. malattia coronaria (69%) 2. ipertensione arteriosa (7%) 3. cardiomiopatia dilatativa idiopatica o alcolica (13%) altre cause (11%) 4. patologia valvolare (più rara, ma potenzialmente suscettibile di risoluzione chirurgica) patologia pericardica (rara, occasionalmente ECG completamente normale) patologia endocardica (rara, diagnosi più complessa che richiede collaborazione specialistica) disturbi del ritmo e della conduzione (rari come unica causa, più frequenti come elemento slatentizzante: FA rapida, blocco AV completo; tachicardia sostenuta) opportuna collaborazione specialistica cardiopatia congenita secondaria a trattamenti farmacologici miocardite disordini endocrini (es. tireotossicosi) Valutazioni differenziali nella CHF considerare la possibilità di patologia respiratoria ricordare che l'obesità può essere l'unica causa della dispnea non enfatizzare i soli rantoli polmonari; infatti SENZA altri elementi obiettivi cardiologici questi generalmente non indicano scompenso 23 altrettanto la sola dispnea, SENZA altri elementi obiettivi cardiologici, generalmente non indica scompenso considerare che un ECG perfettamente normale solitamente esclude la presenza di scompenso (salvo rarissime eccezioni) Cause di comparsa o aggravamento dello scompenso E’ importante identificare e trattare qualsiasi fattore reversibile, che può aggravare o precipitare i sintomi dello scompenso cardiaco. Tachiaritmia/ischemia/IMA Non compliance Infezioni acute Patologie della tiroide Bradicardie Insufficienza renale Disfunzione renale / stenosi delle arterie renali Farmaci (es. farmaci anti-infiammatori non steroidei, calcioantagonisti, corticosteroidi e liquirizia) Embolia polmonare Neoplasie Patologia valvolare Ipertensione arteriosa Sindromi tossiche/alcool Anemia Diabete scompensato Infarto miocardico silente Eccessiva assunzione di sale 24 Flow chart riassuntiva per il management dell’insufficienza cardiaca cronica Algoritmo Diagnostico Sospetta insufficienza cardiaca Dispnea da sforzo, ortopnea, dispnea parossistica notturna, inspiegabile confusione o affaticamento Storia clinica Esame clinico Indagini Ecocardiogramma Disfunzione sistolica Eziologia confermata? NO SI Procedere con l’algoritmo di trattamento Consulenza specialistica 25 Criteri per richiedere una consulenza specialistica Le raccomandazioni riguardanti i criteri per la richiesta di consulenza specialistica non possono essere basate su evidenze di studi controllati e randomizzati come gli interventi valutati nei trials nei quali sono usualmente riferiti a sottoserie di pazienti con diagnosi dimostrata. Conseguentemente le raccomandazioni per le consulenze che seguono sono basate sul consenso e consigli degli esperti. 1) Iniziale scompenso in pazienti giovani per i quali può essere preso in considerazione il trapianto. 2) Casi nei quali la storia suggerisce severa ischemia o malattia valvolare significativa che può essere suscettibile di ulteriori approfondimenti diagnostici o di intervento (angioplastica o chirurgia) 3) Diagnosi o sospetto diagnostico di patologia strettamente cardiologica (coronaropatia, aritmie significative, patologia valvolare significativa, endocardite, miocardite, pericardite, cardiomiopatia) 4) In casi di incertezza della diagnosi 5) In casi di incerta eziologia 6) In caso di aritmie 7) Quando può essere considerato utile il trattamento con beta-bloccanti 8) Quando l’indicazione all’anticoangulazione sia incerta 9) Inadeguata risposta alla terapia domiciliare (dopo aver verificato le possibili cause del fenomeno e aver utilizzato adeguatamente la terapia almeno con diuretici, ACE-inibitori, spironolattone e digitale) 10) Iponatriemia (< 130 mEq/l, dopo aver escluso l'uso eccessivo di diuretico) 11) Classe NYHA III e IV 12) Necessità di elevati dosaggi di diuretico (>75mg furosemide/die) 13) Ipotensione (PAS < 90 mmHg) 14) Insufficienza renale (creatinina >2,5 mg/dl) 15) Aterosclerosi generalizzata (claudicatio, soffi arteriosi addominali, condizioni a rischio per stenosi renale) 16) Grave patologia ostruttiva polmonare o cuore polmonare cronico o ipertensione polmonare 17) Per ogni paziente con scompenso cardiaco che sia anziano ed abbia multiple condizioni mediche concomitanti Quando ricoverare sospetta ischemia miocardica acuta (ricordare che l'edema polmonare acuto può esserne l'espressione anche in assenza di una chiara sintomatologia dolorosa) edema polmonare che non risponde immediatamente a terapia diuretica endovenosa scompenso refrattario anche dopo consulenza cardiologica ipotensione sintomatica o sincope aritmie sintomatiche o minacciose oligo-anuria (dopo aver escluso disidratazione da uso eccessivo di diuretici) grave patologia extracardiaca concomitante (polmonite, scompenso diabetico, ecc.) impossibilità di adeguata assistenza domiciliare 26 Il trattamento della CHF Management non farmacologico Tabella del management non farmacologico 1) Counselling generale Spiegazione dello scompenso e motivi dei sintomi Cause dello scompenso Sintomi attesi Cosa fare se i sintomi peggiorano Automonitoraggio del peso giornaliero (per titolazione dose diuretici) Spiegazione del trattamento e del piano terapeutico Mettere in chiaro le responsabilità del paziente 2) Prognosi Aspettativa di vita (la mortalità annuale per i pazienti con CHF e circa il 10% per anno) Vantaggio delle direttive riguardanti la rianimazione Consigli ai familiari in caso di morte improvvisa 3) Attività raccomandate Ricreazione, tempo libero ed attività di lavoro Esercizio fisico (regolare e moderato) in pazienti con CHF moderata-severa migliora i sintomi e la capacità funzionale del ventricolo sinistro (Forza di evidenza= A) Sesso, difficoltà sessuali e strategie di incontro 4) Raccomandazioni dietetiche Dieta povera di sale Evitare l’assunzione eccessiva di liquidi Restrizione dei liquidi (se necessaria) Limitazione di bevande alcoliche Evitare il fumo (il medico deve enfatizzare l’importanza della sospensione del fumo di tabacco) 5) Medicamenti Effetto dei medicamenti sulla qualità di vita e sopravvivenza Dosaggio 6) Importanza di compliance con il trattamento/piano di cura. 7) Vaccinazioni (il medico dovrebbe raccomandare che il paziente riceva le vaccinazioni contro l’influenza e le infezioni da pneumococco) (Forza di evidenza= C) Commenti Educazione del paziente Gli interventi educazionali migliorano la compliance e i risultati del trattamento (Forza di evidenza= B) Counselling Dopo che è stata formulata una diagnosi di scompenso cardiaco, i pazienti e le loro famiglie, o chi si prende cura di loro, dovrebbero essere istruiti sulla natura dello scompenso, sul regime farmacologico, sulle restrizioni dietetiche, sui sintomi di peggioramento dell’insufficienza cardiaca, su cosa fare se questi sintomi compaiono, e sulla prognosi. Interventi dell’infermiere e il coinvolgimento familiare come anche il 27 supporto riabilitativo possono aiutare i pazienti a convivere con lo scompenso cardiaco e ridurre l’impatto psicologico della malattia sulla vita di relazione del paziente e sul deterioramento delle funzioni fisiche. Il fumo I medici dovrebbero esaltare l’importanza di non fumare. Vaccinazione I medici dovrebbero raccomandare che i pazienti ricevano la vaccinazione contro l’influenza e la malattia pneumococcica. (Forza di evidenza= C) Discussione della prognosi Le evidenze dettate da sperimentazioni recenti e dall’esperienza Framingham indicano come il tasso annuale medio di mortalità per i pazienti con scompenso cardiaco è approssimativamente del 10% l’anno. La mortalità aumenta con l’età, gravità della malattia, e la presenza concomitante di angina. La mortalità per anno di pazienti con scompenso cardiaco severo (NYHA IV) è approssimativamente del 3050%. Pertanto è vitale che i pazienti ricevano accurate informazioni riguardanti la prognosi in modo da prendere decisioni e creare piani per il futuro. Raccomandazioni sull’ attività Gli esercizi riabilitativi in pazienti con CHF e disfunzione sistolica ventricolare sinistra da moderata a severa migliorano la capacità funzionale ed i sintomi (Forza di evidenza= A) Raccomandazioni dietetiche Il sodio nella dieta dovrebbe essere limitato quanto più possibile vicino ai 2 grammi. In nessun caso l’assunzione di sodio dovrebbe superare i 3 grammi giornalieri (Forza di Evidenza= C). In termini semplici ai pazienti dovrebbe essere consigliato di evitare di aggiungere sale in cucina, di non aggiungere sale extra a tavola e di evitare in cibi ad alto contenuto in sale (2 grammi di sale equivalgono approssimativamente a mezzo cucchiaino da tè). Ai pazienti con scompenso cardiaco dovrebbe essere sconsigliata una eccessiva assunzione di liquidi. (Forza di evidenza= C) Alcool L’assunzione di alcool dovrebbe essere sconsigliata. In caso di cardiomiopatia alcolica è tassativo astenersi dal bere. Ai pazienti che assumono alcool dovrebbe essere consentito di consumarne non più di un bicchiere al giorno. (Forza di evidenza= C) 28 Problemi di non-compliance: La non-compliance è la causa maggiore di morbilità e ricoveri ospedalieri non necessari per lo scompenso cardiaco. I medici dovrebbero essere sensibili al problema della non-compliance e indagare sulle sue cause. Dovrebbero discutere l’importanza della compliance alle visite di follow-up e assistere i pazienti nel rimuovere le barriere verso di essa (es. costi, effetti collaterali, o complessità del trattamento medico) (Forza di evidenza= B) Altri fattori di rischio per il ricovero e anticipata riammissione in ospedale includono: Precedenti ricoveri negli ultimi 12 mesi Ipertensione non controllata Infarto miocardico Basso stato socio-economico e basso tenore di vita Management farmacologico ACE inibitori Tutti i pazienti con CHF dovuta a disfunzione sistolica dovrebbero essere candidati al trattamento con ACE-inibitori per i seguenti motivi: 1. migliorano i sintomi della CHF 2. migliorano la funzione ventricolare sinistra 3. diminuiscono le ospedalizzazioni e migliorano la sopravvivenza 4. possono prevenire la progressione dello scompenso in pazienti con disfunzione ventricolare sinistra asintomatica (da usarsi, pertanto, precocemente nel corso della malattia) 5. è probabile che l’effetto degli ACE-inibitori nello scompenso sia un effetto di classe e quindi nessuno specifico ACE-inibitore è particolarmente raccomandato 6. iniziare il trattamento a basse dosi (captopril 6,25 mg, enalapril, 2,5 mg) e titolare fino alla dose bersaglio, definita nei vari RCTs, (es: captropril 50 mg tid, enalapril 10 mg bid , cilazapril 5 mg al di, quinapril 10 mg bid). Dosi più elevate possono essere indicate per alcuni pazienti (ipertesi) 7. dopo la prima dose può sopraggiungere ipotensione specialmente se c’è una preesistente ipotensione, iponatremia, o poliuria 8. monitorare all’inizio la PA, il K e la funzione renale almeno settimanalmente Controindicazioni: 1. precedente intolleranza agli ACE-inibitori, ipotensione sintomatica, angioedema, K > 5,5 mEq/l; creatinina > 2,5 mg/dl (qualche paziente con scompenso renale può tollerare un ACE-inibitore, tuttavia è raccomandata la consulenza specialistica) 29 2. l’uso concomitante dei diuretici è di solito necessario per il trattamento della ritenzione di liquidi Evidenze e commenti. Gli ACE-inibitori continuano ad essere i farmaci di scelta per il blocco del sistema renina-angiotensina nello scompenso cardiaco causato da disfunzione ventricolare sinistra, piuttosto che gli ARBs (antagonisti dei recettori per l’Angiotensina II), e rimangono la pietra angolare della terapia standard per i pazienti con disfunzione sistolica ventricolare sinistra con o senza scompenso cardiaco sintomatico (Forza di evidenza= A). In particolare: l’enalapril ha ridotto la mortalità nei pazienti con CHF da moderata a severa negli studi SOLVD e CONSENSUS. La riduzione del rischio relativo era del 31% (riduzione del rischio assoluto del 16%) per quelli con scompenso severo per più di 12 mesi. Mentre in quelli con scompenso lieve la riduzione del rischio generale era del 16% (riduzione del rischio assoluto del 4,5%); la più grande riduzione del rischio in questi pazienti (23%) fu trovata a 12 mesi. Le curve di sopravvivenza indicano che il trattamento con enalapril incrementa la sopravvivenza di 6 mesi circa. Gli effetti del captopril sulla sopravvivenza in pazienti con palese scompenso non è stato studiato. Sia l’enalapril che il captopril hanno migliorato lo stato funzionale nel 40-80% dei pazienti. Il miglioramento medio è stato nella 0,5-1 classe NYHA. Lo studio SOLVD ha mostrato una modesta riduzione (RRR= 9,5%) dell’ospedalizzazione nei casi con CHF da lieve a moderata. Nel CONSENSUS (scompenso severo) il 5,5% dei pazienti è uscito dallo studio a causa dell’ipotensione sintomatica. In generale la pressione sistolica > 90 mmHg senza ipotensione posturale è accettabile. Effetti collaterali Comuni tra gli ACE-inibitori i più frequenti sono: l’ipotensione, la tosse e un lieve decremento della pressione sistolica. L’ipotensione sintomatica è più comune in quei pazienti che sono stati trattati con diuretici, o sono inizialmente ipotesi. La tosse è comune con gli ACE-inibitori ma lo è anche nei pazienti con scompenso. Un paziente che presenta tosse dovrebbe essere valutato per segni di incremento di congestione prima di attribuire la tosse all’ACE-inibitore. Molti pazienti con tosse attribuita all’ACE possono continuare il trattamento se la tosse non è grave e i vantaggi sono evidenti. Inizio terapia 30 All’inizio della terapia con ACE-Inibitori, questi possono essere aggiunti dopo che il sovraccarico di volume è stato controllato con i diuretici. Ai pazienti che sono ad alto rischio di ipotensione come quelli con severa disfunzione sistolica del ventricolo sinistro e pressione sistolica < di 100 mmHg o Na < 135 mmol/l, dovrebbe essere somministrata una piccola dose di un agente a breve durata di azione ( captopril 6,25 mg) e monitorare assiduamente per due ore. La dose iniziale di ACE-inibitore dovrebbe essere bassa e la dose titolata sopra le 2-3 settimane monitorando la PA e la funzione renale. Per quei pazienti non a rischio di ipotensione si raccomanda basse dosi iniziali (enalapril 2,5 mg bid), e rivedere i pazienti dopo 1 settimana per monitorare la PA, la funzione renale e il Potassio sierico. Le dosi dovrebbero essere incrementate in 2-3 settimane fino alle dosi dei trials (Enalapril 10 mg bid, captopril 50 mg tid, cilazapril 5 mg al di, quinapril 10 mg bid). Uso degli ACE-inibitori Indicati per alleviare i sintomi e per ridurre mortalità e morbilità Sempre in tutti i casi di scompenso sistolico Incremento graduale della dose monitorando la funzionalità renale (soprattutto in soggetti anziani e/o ateropatia diffusa) Cercare di raggiungere il dosaggio pieno/ massimo tollerato (per ottenere il massimo effetto di riduzione mortalità/morbilità) Iniziare con basse dosi (captopril 6,25 mg tre volte al di, enalapril 2,5 mg/die) Aggiustare la dose entro 2-3 settimane (captopril 25-50mg tre volte al di, cilazapril 5 mg al di, enalapril 10 mg bid, quinapril 10-20 mg die) Rischio di ipotensione alla prima dose se la PAS < 90 mmHg, o sotto terapia diuretica. Considerare l’uso di bassi dosaggi nell’anziano o in caso di compromissione renale Monitorare K/creatininemia/PA settimanalmente durante l’aggiustamento posologico (lievi aumenti di creatinina da 0,1 a 0,2 mg/dl sono accettabili, anche se vanno monitorati, e spesso sono reversibili) Nei soggetti con disfunzione ventricolare sinistra asintomatica è indicato l'uso di ACE-inibitori. Nei pazienti di età > 55 anni, con malattia coronarica nota, arteriopatia periferica, ictus o con diabete associato ad almeno un fattore di rischio (ipertensione arteriosa, dislipidemia, fumo di sigaretta, microalbuminuria) è indicata terapia con Ramipril (dose utilizzata in letteratura 10 mg/die) anche in assenza di disfunzione ventricolare sinistra. Antagonisti angiotensina II: attualmente solo in caso di reale intolleranza agli ACE-inibitori (Forza di evidenza= C) utilizzati al momento come gli ACE-inibitori Evidenze e commenti: Questi farmaci (losartan) bloccano il recettore tipo 1 dell’angiotensina II e quindi bloccano il sistema renina angiotensina in un punto al di 31 sopra dell’ enzima di conversione dell’angiotensina. I potenziali vantaggi includono un più completo blocco del sistema renina-angiotensina-aldosterone e riducono gli effetti collaterali come la tosse e l’angioedema. Uno studio di mortalità su larga scala (ELITE II) non ha mostrato una superiorità del losartan rispetto al captopril. Correntemente tutti gli antagonisti dovrebbero essere considerati per i pazienti intolleranti agli ACE. Diuretici I pazienti con CHF e sovraccarico di fluidi dovrebbero essere trattati inizialmente con un diuretico (Forza di evidenza= B): 1. i diuretici alleviano i sintomi di congestione polmonare e venosa sistemica nei pazienti con CHF 2. non vi sono dati sugli effetti dei diuretici dell’ansa o dei tiazidici sulla mortalità nei pazienti con CHF 3. le dosi bersaglio dei diuretici dipendono dall’identificazione del peso corporeo. 4. i diuretici causano attivazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone nei pazienti con lievi sintomi di scompenso e quindi dovrebbero essere usati in combinazione con un ACE-inibitore per contrastare questa attivazione neuroormonale Evidenze e commenti: Ci sono pochi studi sulla terapia ottimale diuretica nello scompenso, e le dosi richieste possono variare in dipendenza delle esigenze dei pazienti. Nello scompenso lieve un tiazidico può essere sufficiente (bendrofluazide 2,5-5 mg die iniziali [tiazidico non in commercio in Italia]). In generale un diuretico dell’ansa è necessario nello scompenso moderato-severo o se il paziente non ha risposto alla terapia con tiazidici. (Es. furosemide 40 mg/die iniziali). Se la dose iniziale risulta inadeguata, potrà essere raggiunta una maggiore diuresi col raddoppio della dose piuttosto che dando la stessa dose due volte al giorno. L’uso dei diuretici dovrebbe essere condotto sotto attento monitoraggio clinico, di solito in pazienti che controllano il loro peso. Un tiazidico può essere utilizzato in associazione ad un diuretico dell’ansa per edema resistente ma con estrema cautela dal momento che può prodursi una eccessiva diuresi. E’ essenziale monitorare i livelli di creatinina e potassio durante l’uso del diuretico, di solito almeno ogni 3 mesi. Ma più frequentemente durante l’inizio della terapia e quando richiesto. Puntualizzazioni nell’uso di Diuretici ed ACE-inibitori 1. l’eccessiva deplezione di volume con la diuresi può accrescere il rischio di ipotensione da prima dose quando si inizia la terapia con ACE-inibitore, pertanto 32 è molto importante evitare l’eccessiva diuresi prima dell’inizio della terapia con ACE-inibitore 2. se un ACE-inibitore è usato con un diuretico di solito non è richiesta l’integrazione di potassio 3. può prodursi una seria iperpotassiemia se i diuretici risparmiatori di potassio sono usati in associazione con ACE-inibitore. Tale associazione dovrebbe essere usata solo sotto attenta supervisione. I diuretici indicati per alleviare sintomi in caso di congestione venosa e polmonare miranti a normalizzazione la pressione venosa centrale (valutazione delle vene al collo e della scomparsa di reflusso addomino-giugulare) in caso di edemi il calo ponderale non deve essere superiore a 0,5 Kg/die in caso di CHF lieve – un tiazidico da solo può essere sufficiente (bendrofluorazide 2,5-5 mg/die) in caso di CHF moderata-severa – diuretici dell’ansa (inizialmente furosemide a 40 mg/die) controllo regolare di creatinina e K (mantenuto tra 4 e 5,5 mEq/l), settimanalmente durante l’aggiustamento posologico poi 3 volte al mese titolazione della dose in caso di aumento ponderale o aumento sintomi (possibile istruire il paziente) un supplemento di K generalmente non è richiesto con l’uso concomitante degli ACE-inibitori severa iperkaliemia può presentarsi con l’associazione di alte dosi di diuretici risparmiatori di potassio ed ACE-inibitori in caso di edema resistente raddoppiare la dose giornaliera del diuretico, piuttosto che dare la stessa dose due volte al di (dose efficace minima 25 mg/die, massima 500 mg/die) attenzione nel rilevare sintomi di disidratazione per dose eccessiva o perdita liquidi paziente (caldo, febbre, diarrea, ecc.) Beta bloccanti I BB dovrebbero essere utilizzati in tutti i pazienti con scompenso dovuto a disfunzione sistolica (bassa frazione di eiezione ) che hanno sintomi da lievi a moderati e sono clinicamente stabili. Lo scopo del trattamento è migliorare la sopravvivenza e ridurre l’ospedalizzazione (Forza di evidenza= A): 1. a tuttoggi 14.776 pazienti con scompenso cronico sono stati studiati in 28 studi RCTs di terapia con BB (la quantità dei dati di questi studi è approssimativamente doppia rispetto a quella disponibile per gli ACEinibitori in pazienti con scompenso). Gli studi hanno mostrato in conclusione che i BB migliorano la sopravvivenza, riducono le ospedalizzazioni e migliorano la funzione ventricolare sinistra nei pazienti con CHF) 2. effetti sui sintomi dei pazienti e la tolleranza allo sforzo sono meno consistenti e probabilmente non dovrebbero essere considerati un principale scopo della terapia (almeno a breve termine) 3. Da una meta-analisi sono evidenziati i seguenti dati sulla sopravvivenza: 4. Riduzione del rischio assoluto 4,5% (mortalità annuale del 17,4% in 33 pazienti trattati con placebo vs 12,9% in pazienti trattati con BB). Riduzione del rischio relativo= 28% (DS 4%) NNT= 22 (numero di pazienti da trattare per un anno per evitare una morte) 1. I benefici dei BB si sommano ai benefici ottenuti con la terapia con ACEinibitori ed in caso di corretta indicazione il beneficio dell’uso dei BB è stimato uguale o superiore a quello degli ACE-inibitori. 2. Poiché c’è un potenziale per reazioni avverse particolarmente durante l’inizio della terapia con BB, sono di fondamentale importanza la selezione dei pazienti, la tempestività della terapia e l’attenta titolazione della dose. Punti pratici nell’uso dei BB I BB sono indicati per ridurre mortalità e morbilità I pazienti presi in considerazione per la terapia con BB dovrebbero essere simili a quelli degli studi clinici e cioè: 1. avere uno scompenso cronico stabile 2. avere disfunzione sistolica ventricolare sinistra con EF < 45% circa 3. avere sintomi di scompenso di grado lieve-moderato (Classe NYHA II-III) 4. quando sono asintomatci (classe I NYHA) e/o in terapia standard includendo gli ACE-inibitori ha una minore forza di evidenza. (Forza di evidenza= C). 5. essere clinicamente stabili su adeguate dosi di ACE-inibitori, diuretici (e digitale) [Forza di evidenza= A] 6. essere stabili da circa 2 settimane (senza maggiori cambiamenti nel regime diuretico) Terapia iniziale con BB nella CHF I pazienti con scompenso dovrebbero essere iniziati alla terapia con BB da specialisti cardiologi 1. iniziare con basse dosi, es metoprololo circa 47,5 mg (1/4 di cpr) o (carvedilolo 3,125-6,25 mg) e lentamente incrementare non prima di 2 settimane di intervallo. 2. mantenere sotto controllo i pazienti in dimissione 3. alcuni pazienti possono necessitare il monitoraggio della FC e della PA per 2 ore 4. in alcuni casi i BB possono essere iniziati prima della dimissione a condizione che il paziente non abbia segni evidenti di congestione. 5. la titolazione della dose deve aver un incremento lento e graduale con visite a distanza di quindici giorni 6. controllare specificamente i segni della congestione, ipotensione o bradicardia ad ogni visita 34 7. rimandare la dose mattutina nel giorno di visita 8. alcuni pazienti posso aver bisogno di osservazione ulteriore per 2 ore dopo ogni incremento della dose 9. il raddoppiare la dose ogni 2 settimane è un ragionevole regime di titolazione. Comunque, la titolazione può avvenire in vari mesi per raggiungere la dose desiderata di mantenimento. 10. La rivalutazione clinica dovrebbe avvenire ad ogni intervallo di titolazione e con il peggioramento dei sintomi del paziente. I pazienti che sviluppano aggravamento dei sintomi di scompenso o altri effetti collaterali, dopo l'inizio della terapia o durante la rititolazione del farmaco, richiedono correzioni di concomitanti cure. Questi pazienti possono richiedere anche una riduzione della dose del beta bloccante e in certi casi temporanea o permanente sospensione di questa terapia (Forza di evidenza= B) 11. In generale pazienti che hanno un deterioramento dello stato clinico o peggioramento sintomatico dello scompenso cardiaco dovrebbero continuare con la terapia beta bloccante (Forza di evidenza= C) 12. Se esiste incertezza clinica nel loro uso, è raccomandato il consulto con clinici esperti nello scompenso e/o programmi specializzati. (Forza di evidenza= B) Potenziali effetti avversi dei BB 1. vertigine, comune con i BB vasodilatatori (carvedilolo), spesso diminuisce se si persiste nel trattamento 2. ipotensione – di solito segno di intolleranza – (diminuire la dose o smettere) 3. peggioramento dello scompenso – principalmente con l’aumento della congestione (incrementare la dose dei diuretici continuando con i BB se possibile) 4. blocco cardiaco Le dosi bersaglio 1. metoprololo 150-200 mg al di o carvedilolo 25 mg bid Probabili maggior benefici se: 1. 2. 3. storia d’ipertensione arteriosa frequenza cardiaca > 90/min sintomi da meno di 2 anni Probabili minori benefici se: 1. 2. 3. 4. scompenso avanzato (ipotensione, indice cardiaco < 2,5 l/min/m2) sintomi da più di 2 anni grave disfunzione biventricolare PAS < 100mmHg e) frequenza cardiaca < 70/min Controindicazioni 1. grave malattia polmonare cronica ostruttiva, asma 35 2. 3. 4. 5. un PQ > 0,28 sec all’ECG blocco AV Mobitz 2 o superiore (in assenza di PM permanente) frequenza cardiaca < 50/min PAS < 90 mmHg Dati attualmente insufficienti per carenza di studi per: 1. pazienti > 75 anni 2. pazienti in classe NYHA IV (Forza di evidenza= C) 3. presenza di comorbidità (diabete, insufficienza renale, vasculopatia periferica, patologia ostruttiva polmonare non grave) 4. disfunzione ventricolare sinistra asintomatica 5. scompenso su base valvolare 6. scompenso per disfunzione ventricolare sinistra diastolica Digitale La digossina in pazienti con scompenso e fibrillazione atriale (FA) La digitale dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i pazienti con scompenso che sono in fibrillazione atriale. (Forza di evidenza= B) 1. La digossina è usata per il controllo della FC nei pazienti con scompenso e FA 2. la digossina da sola può controllare la FC a riposo ma di solito non da sufficiente controllo della FC durante lo sforzo a differenza dei Ca antagonisti. 3. farmaci addizionali come basse dosi di diltiazem o amiodarone possono essere richiesti per controllare la FC da esercizio. Anche l’uso di un BetaBloccante può dare un controllo addizionale della FC. La digossina in pazienti con scompenso e ritmo sinusale Generalmente la digossina dovrebbe essere presa in considerazione nei pazienti con scompenso che rimangono sintomatici nonostante il trattamento con ACE-inibitori, diuretici, β bloccanti con lo scopo di migliorare i sintomi e prevenire ulteriore deterioramento clinico (Forza di evidenza= A) 1. la digossina può migliorare i sintomi di scompenso, ridurre l’ospedalizzazione per peggioramento dello scompenso ma non ha complessivo effetto sulla mortalità totale in pazienti con scompenso e che siano in ritmo sinusale. 2. la mancanza di effetto sulla mortalità totale implica che la digossina non deve essere usata in pazienti asintomatici in trattamento con i diuretici, ACEinibitori, β bloccanti. 36 3. Generalmente la digossina dovrebbe essere presa in considerazione se un paziente non ha risposto agli ACE-inibitori, diuretici, β bloccanti 4. La digitale può essere utile nei pazienti con IC grave, cardiomegalia e III tono cardiaco Evidenze: Lo studio DIG esaminò il ruolo della digossina nei pazienti in scompenso che erano in ritmo sinusale. Mentre questo studio ha evidenziato che la mortalità totale non era modificata in quelli che prendevano la digossina sia l’ospedalizzazione dovuta al peggioramento dello scompenso, sia il combinato tra l’endpoint di morte o ospedalizzazione dovuto al peggioramento dello scompenso erano ridotti. La riduzione del rischio assoluto (ARR) era approssimativamente del 7%. E’ stata precedentemente dimostrato che quando la digossina veniva sospesa, la tolleranza allo sforzo e la qualità della vita peggioravano. Il carico di digossina non è generalmente necessario. In presenza di normale funzione renale una dose di 0,25 mg al di può essere sufficiente. Negli anziani o in quelli con danno renale è necessaria una ridotta dose come 0,125 o 0,0625 mg giornalieri. I livelli di digossina dovrebbero essere controllati dopo circa una settimana in quelli con normale funzione renale, sebbene può occorrere più tempo per raggiungere lo steady-state rispetto a quelli con danno renale. In pazienti con scompenso cardiaco e fibrillazione atriale con rapida risposta ventricolare, la somministrazione di alte dosi di digossina (> 0,25 mg) a scopo di controllo della frequenza non è raccomandata. Quando necessario, il controllo della frequenza dovrebbe essere conseguito con l'aggiunta in terapia di un beta bloccante o di amiodarone (Forza di evidenza= C) Tossicità alla digossina: La tossicità alla digossina è presente nel 10–20% dei pazienti in terapia a lungo termine e si esprime attraverso: • La cardiotossicità, l’effetto avverso più serio, che può manifestarsi sotto forma di aritmia ventricolare o sopraventricolare, con un aumento di prevalenza di morte improvvisa. Mentre l’azione vagotonica può causare bradiaritmia, con un prolungato intervallo PR e blocco AV di grado elevato. • La tossicità extra cardiaca che include nausea, vomito, anoressia, diarrea, effetti visivi (come visione gialla), ginecomastia, confusione (particolarmente negli anziani). 37 Va tenuto infine presente che alcuni farmaci possono incrementare i livelli plasmatici di digossina, e quindi aumentare il rischio di tossicità, come: amiodarone, diltiazem, verapamil, antibiotici, chinidina. Quadro riassuntivo indicata per limitare i sintomi con certezza solo in caso di fibrillazione atriale. utile in caso di persistenza dei sintomi con ACE-inibitori e diuretici usare basse dosi (non vi sono vantaggi a rimanere nella zona alta del range terapeutico) con basse dosi non indispensabile il monitoraggio della digitalemia (eccezioni: sospetta intossicazione e insufficienza renale) considerare possibili interazioni farmacologiche (introducendo o sospendendo altre terapie) Spironolattone Pazienti con scompenso severo (classe NYHA III-IV, e che sono stati classe IV nei precedenti 6 mesi) dovrebbero essere trattati con l’aggiunta in terapia di Riduzione del rischio assoluto= 11% (frequenza di mortalità a 2 anni in pazienti in trattamento con placebo versus il 35% nei pazienti trattati con spironolattone) Riduzione del rischio relativo = 30% NNT= 9 (per prevenire una morte durante 2 anni di trattamento) Riduzione del numero di pazienti che richiedono ospedalizzazione per cause cardiache (NNT= 11 (2 anni)) Migliorare i sintomi di insufficienza cardiaca. Il 10 % dei pazienti avverte dolore al seno o ginecomastia (NNT= 11, (2 anni)) Spironolattone 25 mg al di (includendo ACE-inibitori). (Forza di evidenza= A) Evidenze: Ancora recentemente è stato sostenuto che la soppressione del sistema renina-angiotensina da parte di un ACE-inibitore, da solo, sopprimerebbe la formazione di aldosterone. In più, esiste il timore che il concomitante uso di un inibitore del recettore per l’aldosterone e un ACE-inibitore potrebbe condurre ad una pericolosa iperpotassiemia. Lo studio RALES ha provato che l’uso dello spironolattone in persone con severo scompenso non solo era sicuro ma conferiva sostanziali benefici sulla sopravvivenza. Nello studio RALES pazienti con scompenso severo (Classe NYHA III-IV e EF < 35%) che assunsero Spironolattone 25 mg alla usuale terapia (includente ACE-inibitori), ebbero ridotta mortalità, miglioramento delle qualità della vita e ridotte ospedalizzazioni. Dosaggio Spironolattone 25 mg al dì Creatinina ed elettroliti dovrebbero essere controllati a 3-4 gg, una settimana e un mese dopo l’inizio del trattamento e poi come indicato dalla funzione renale (ogni 6 mesi in pazienti stabili) 38 Viene confermato che la somministrazione di spironolattone a basse dosi (es. Da 12,5 a 25 mg due volte al giorno), debba essere presa in considerazione per i pazienti riceventi terapia standard che hanno grave scompenso cardiaco (non recente o in IV classe NYHA) causato da disfunzione sistolica ventricolare sinistra. I pazienti trattati in questa maniera dovrebbero avere un normale livello sierico di potassio (meno di 5,0 mEq/l) e una adeguata funzione renale (creatinina minore di 2,5 mg/dl) (Forza di evidenza= A) riduce mortalità e morbilità (dimostrato alla dose media di 25 mg/die in associazione con ACE-inibitori) utile anche come risparmiatore di K se il monitoraggio è regolare il rischio di iperpotassiemia risulta essere molto remoto anche usando ACEinibitori La concentrazione sierica di potassio dovrebbe essere monitorata dopo la prima settimana e quindi ad intervalli regolari dopo qualsiasi cambiamento della dose di spironolattone o della dose di farmaci concomitanti che possono alterare l'equilibrio del potassio. Considerazione dovrebbe essere data alla diminuzione o all'eliminazione del potassio supplementare. (Forza di evidenza= A) Controindicazioni: Creatinina > 2,5 mg/dl; K > 5 mEq/l Nitroderivati utili per alleviare sintomi in pazienti che utilizzano già i farmaci di cui sopra in particolare si consiglia l’utilizzo per alleviare la dispnea (somministrazione notturna o diurna a seconda del periodo di manifestazione del sintomo) Possibilità di indurre ipotensione avvertire in anticipo il paziente dei possibili effetti collaterali TERAPIA DELLE PATOLOGIE CONCOMITANTI E FARMACI DI SUPPORTO Trattamento dell'ipertensione Trattamento dell'angina (farmacologico e/o con rivascolarizzazione miocardica) Anticoagulanti per la fibrillazione atriale o in caso di precedenti embolici 1. Tutti i pazienti con scompenso cardiaco e fibrillazione atriale dovrebbero essere trattati con Warfarin (obiettivo INR da 2,0 a 3,0) a meno che non sia controindicato. (Forza di evidenza= A) 2. L’uso del Warfarin è consigliato per pazienti con frazione di eiezione ventricolare sinistra del 35% o minore, per i quali, singolarmente, va intrapresa un’attenta valutazione dei rischi e dei benefici dell'anticoagulazione. (Forza di evidenza= B) 3. L’uso del Warfarin dovrebbe essere intrapreso nei pazienti con storia di embolia sistemica o polmonare, documentata trombosi ventricolare sinistra. (Forza di evidenza= C) 4. la disfunzione sistolica del ventricolo sinistro è un significativo fattore di 39 rischio per stroke in pz con FA Betabloccanti e/o amiodarone per la prevenzione della morte improvvisa (Basata su risultati inconcludenti di trials clinici con Amiodarone e la sua conosciuta tossicità, questo farmaco non è raccomandato per la prevenzione primaria di morte in pazienti con scompenso cardiaco cronico (Forza di evidenza= A) ICD da solo o in combinazione con farmaci in pazienti con storia di morte improvvisa abortita Antiaggreganti o anticoagulanti in presenza di patologie aterosclerotiche Controllo della risposta ventricolare in pazienti con fibrillazione atriale. L'amiodarone è il farmaco preferito quando la terapia antiaritmica è indicata in pazienti con scompenso cardiaco per tachicardia sopraventricolare non controllata dalla digossina o beta bloccanti o per pazienti con aritmia ventricolare (che minaccia la vita) che non sono candidati all’impianto di ICD (Forza di evidenza= B) Commenti: la FA è presente nel 15-30% dei pazienti con scompenso cardiaco. Inoltre il rischio di stroke nei pazienti con FA e concomitante scompenso è maggiore rispetto a quelli con FA isolata (rischio annuale di stroke 5-8% versus 1,3%). Non ci sono studi controllati sugli effetti dell’anticoagulazione di routine in tutti pazienti con scompenso. Considerare l’invio allo specialista con l’obiettivo di convertire a ritmo sinusale. Cause più frequenti di inadeguata risposta alla terapia dello scompenso scarsa compliance farmacologica comparsa di patologie concomitante uso di farmaci aggravanti lo scompenso (soprattutto FANS, antiaritmici – escluso l’amiodarone, Ca antagonisti - esclusi amlodipina e felodipina, corticosteroidi, antidepressivi triciclici, litio, carbenoxolone, beta bloccanti) Scompenso cardiaco senza disfunzione sistolica La disfunzione diastolica primaria come causa di scompenso cardiaco è rarissima. La disfunzione diastolica secondaria è comune, si stima intorno ad un terzo di tutti i casi di scompenso (40% dei casi circa): sono pazienti anziani, ipertesi, con malattie coronariche, con fibrillazione atriale. E’ una situazione clinica priva di sufficiente documentazione scientifica. Può essere difficile definire e diagnosticare lo scompenso cardiaco diastolico. Tra i criteri proposti recentemente, vengono inclusi i segni di: scompenso cardiaco, funzione sistolica del ventricolo sinistro normale o lievemente alterata, anomalie del riempimento e del rilasciamento del ventricolo sinistro, del rilasciamento diastolico o della rigidità diastolica. L'utilità clinica di questi criteri è limitata dalle difficoltà inerenti alla standardizzazione delle misure di valutazione dell'ultimo 40 criterio. Le indicazioni terapeutiche derivano essenzialmente da studi su pazienti con disfunzione ventricolare sistolica. Non esistono attualmente studi su pazienti con scompenso da disfunzione ventricolare diastolica (in pratica pazienti con diagnosi clinica di scompenso, ma funzione ventricolare non ridotta in base ad ecocardiografia, scintigrafia o ventricolografia). Per questi pazienti non vi sono attualmente indicazioni terapeutiche basate sull'evidenza. Provvedimenti terapeutici Controllare ipertensione sistolica e diastolica Controllare la frequenza ventricolare in caso di fibrillazione atriale Somministrare un diuretico in presenza di congestione Trattamento anticoagulante in pazienti con fibrillazione atriale e/o storia di embolia Rivascolarizzazione miocardica quando indicata Se possibile ripristino del ritmo sinusale Aggiungere un betabloccante, un ACE-inibitore, un bloccante dei recettori dell'angiotensina II o un calcio-antagonista in un paziente con ipertensione arteriosa per minimizzare i sintomi di scompenso Considerare la digitale per minimizzare i sintomi di scompenso (anche in pazienti in ritmo sinusale, soprattutto in presenza di tachicardia). In base al recente studio HOPE l'uso degli ACE-inibitori (in particolare Ramipril) potrebbe rappresentare la terapia di prima scelta. 41 Quadro sinottico di terapia dello scompenso cardiaco per classi NYHA Classe Funzionale SINTOMATICA NYHA I Interrompere diuretici NYHA II Diuretici se ci sono segni di ritenzione idrica NYHA III Diuretici digossina nitrati NYHA IV Diuretici + digossina + nitrati + supporto con inotropi o amine + + IN CASO DI SOPRAVVIVENZA / INTOLLERANZA MORBIDITA’ ACE-inibitori o beta bloccanti Continuare ACEinibitori se asintomatico Aggiungere betabloccante se post IMA ACE-inibitori come AAII se intolleranza prima scelta ACE-inibitori Aggiungere beta- AAII + ACE-inibitore bloccante se presenti se intolleranza a betaancora sintomi bloccanti AAII se intolleranza ACE-inibitori e betaACE-inibitori bloccanti + AAII + ACE-inibitore spironolattone se intolleranza a beta(diuretico) bloccante AAII se intolleranza ACE-inibitori e betaACE-inibitori bloccanti + AAII + ACE-inibitore spironolattone se intolleranza a betabloccanti Tempi di follow-up in pazienti con scompenso cardiaco Controllo regolare 1. paziente stabile in classe NYHA II ogni 3 mesi 2. paziente stabile in classe NYHA III ogni 1-2 mesi Controllo secondo necessità 1. paziente in classe NYHA IV o condizioni d'instabilità 42 Flow chart riassuntiva per il management dell’insufficienza cardiaca cronica Algoritmo di trattamento Insufficienza cardiaca Misure non farmacologiche Considerare i fattori di esacerbazione come anemia, infezioni, NSAID, alto introito di sale, aritmie Sovraccarico di liquidi? SI NO Diuretico ACE inibitore ACE inibitore Titolare la dose di ACE-inibitore Clinicamente stabile con minima congestione? NO SI Considerare: Spironolattone e/o digossina Considerare: Betabloccante 43 BIBLIOGRAFIA 1. The National Heart Foundation of New Zealand, Cardiac Society of Australia and New Zealand and the Royal New Zealand College of General Practitioners Working Party. New Zealand guidelines for the management of chronic heart failure. NZ Med J 1997;110:99-107. The Taskforce on Heart Failure of the European Society of Cardiology. 2. Guidelines for the diagnosis of heart failure. Euro Heart J 1995;16:741-751. Davis M, Espiner E, Richards G, Billings J, Town I, Neill A, et al. Plasma brain natriuretic peptide in assessment of acute dyspnoea. Lancet 1994;343:440-444. Mullen PD. Clinical trials of patient education for chronic conditions: a 3. comparative meta-analysis of intervention types. Preventative Medicine 1985;14:753781. 4. 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