orchestra sinfonica “g. rossini”

Comune di Pesaro
Ente Concerti di Pesaro
Ministero per i Beni
e le Attività Culturali
Regione Marche, Giunta Regionale,
Assessorato alla Cultura
Fondazione Cassa di Risparmio
di Pesaro
Banca Marche
Stagione
Concertistica
2009/10
Teatro Rossini
Pesaro
Indice
9 Michail Lifits
13 Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Alberto Zedda
17 Francesca Dego / Francesca Leonardi
21 Moscow Ballet La Classique
East European Philharmonic Orchestra
Stefano Bartolucci
25 Maurizio Baglini
29 Quartetto Prometeo
Giulio Rovighi / Aldo Campagnari
Carmelo Giallombardo
Francesco Dillon
33 Orchestra Filarmonica Marchigiana
Ivo Pogorelich
37 Swingle Singer
41 Orchestra Filarmonica Marchigiana
Donato Renzetti
45 Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Enrico Dindo / Roberto Molinelli
49 Orchestra Filarmonica Marchigiana
Rudolf Buchbinder
53 Orchestra Filarmonica Marchigiana
Ilya Kim / Tito Ceccherini
57 Al Di Meola & Quintet
Fausto Beccalossi / Peo Alfonsi
Gumbi Ortiz / Peter Kaszas
Victor Miranda
59 Stefano Belisari
Danilo Grassi / Corrado Giuffredi
Giampaolo Bandini / Enrico Fagone
Cesare Chiacchiaretta
61 Ensemble da Camera
della Pietà dei Turchini
Alessandro Ciccolini / Marco Piantoni
Rosario Di Meglio / Alberto Guerrero
Giorgio Sanvito / Patrizia Varone
Ugo Di Giovanni
Nozze d’oro dell’Ente Concerti
A
bbiamo voluto affidare la celebrazione di questo anniversario al Maestro
Alberto Zedda non solo perché è uno dei massimi Direttori d’orchestra,
ma perché è la personalità che rappresenta sopra di ogni altra il simbolo
della musica nella nostra Città. Il Maestro ha aderito alla nostra proposta con commovente generosità e di questo gli siamo immensamente grati. Con l’Orchestra
Sinfonica Rossini – nostra significativa realtà – in un repertorio rigorosamente
non rossiniano, il Maestro ci farà apprezzare tutta la sua versatilità: il programma
abbraccia la storia della musica dal ’600 al ’900, da Henry Purcell alla Création du
Monde di Milhaud con solista il nostro Federico Mondelci. Si apre poi una stagione sontuosa con uno snodarsi di appuntamenti di grande interesse.
Quelli sinfonici costituiscono il nucleo della rassegna, principalmente con l’apprezzata Orchestra Filarmonica Marchigiana, il cui Direttore stabile Donato Renzetti ci propone le tre sinfonie che rappresentano i più significativi momenti della
musica ottocentesca: l’Incompiuta, la Renana e la Patetica di Čajkovskij.
Negli altri appuntamenti solisti eccelsi come il celeberrimo Ivo Pogorelich per la
prima volta nella nostra città, e il leggendario Rudolf Buchbinder mentre Ilia Kim
evocherà inconsuete atmosfere con l’originale Vento dell’Est.
Sempre nell’ambito sinfonico Roberto Molinelli con la sua genialità di compositore “collinare”, presenta brani di sua creazione, di cui uno inedito, esaltati dal violoncello di Enrico Dindo.
Non mancano appuntamenti cameristi come il duo Francesca Dego e Francesca
Leonardi che alla grazia uniscono un’intensità tutta particolare e il Quartetto Prometeo che propone il contemporaneo Sciarrino in provocatoria contrapposizione
ai classici Brahms e Schubert, di cui verrà eseguita la struggente La morte e la fanciulla. Il pianista Maurizio Baglini ci farà ascoltare, fra l’altro, Quadri da un’esposizione, dove la tastiera diviene un aggressivo strumento di percussione. Anche la
musica barocca verrà rappresentata con un prezioso programma dedicato a Pergolesi dall’ensemble dei famosissimi Pietà dei Turchini. Ma forse la caratteristica
principale della stagione è rappresentata dalle incursioni in altri generi musicali: si
pensi a Swingle Singers, il gruppo vocale più famoso al mondo, con un inimmaginabile repertorio da Chopin a John Lennon; Al Di Meola, mito del Jazz, con
composizioni che coagulano tutte le venature della musica latina con quella americana. E poi il celebre Moscow Ballet, che finalmente riporta il grande Balletto sul
nostro palcoscenico. Stefano Belisari, noto come Elio, ci condurrà in un iperbolico viaggio “Fu...turista” da Milano a marechiare per diventare tutti complici dell’uccisione del Chiaro di Luna.
Come vedete, l’Ente Concerti non dimostra affatto 50 anni...
Guidumberto Chiocci
Presidente Ente Concerti
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Domenica 8 novembre 2009 ore 18.00
MICHAIL LIFITS pianoforte
Felix Mendelssohn-Bartholdy (1809-1847)
Romanza senza parole op. 38 No. 6 Duetto
Romanza senza parole op. 30 No. 6
Robert Schumann (1810-1856)
Fantasia in Do magg. op. 17
Durchaus phantastisch und leidenschaftlich vorzutragen
Mäßig. Durchaus energisch
Langsam getragen. Durchweg leise zu halten
Sergej Rachamaninov (1873-1943)
Moments musicaux op. 16
n. 1 in Si bem. min.
n. 2 in Mi bem. min.
n. 3 in Si min.
n. 4 in Mi bem. min
Daron Hagen (1961)
Suite per pianoforte (2009, prima esecuzione europea)
Toccata
Sarabande
Arie
Medley
Sergej Prokofiev (1891-1953)
Sonata n. 7 in Si bem. magg. op. 83
Allegro inquieto
Andante caloroso
Precipitato
“
Libertà nella tradizione” si potrebbe intitolare il concerto di anteprima
dal Cinquantesima Stagione, che propone un viaggio in cui il ‘piccolo pezzo’ (Romanze senza parole di Mendelssohn e Momenti Musicali
di Rachmaninov) si alterna con le grandi costruzioni strutturate, come la
Fantasia di Schumann, la Sonata di Prokofiev e la Suite di Hagen.
Tradizione e rinnovamento si scambiano infatti qui le loro idee, in un percorso dove passato e presente sembrano rincorrersi e arricchirsi a vicenda.
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Inevitabile il raccordo tra le ‘piccole forme’ ottocentesche, anche se il contenuto emozionale e l’idealità dei brani proposti è assai diversa: se
Mendelssohn infatti eleva il pezzo da salotto Biedermeier ad altezze poetiche inattese, Rachmaninov ne recupera, nel 1896, l’intimistico senso di colloquio con se stessi, mentre è alla ricerca di una sua strada espressiva nella
temperie pianistica tardoromantica. Dall’altro lato stanno invece i brani
‘complessi’, che costituiscono l’ossatura del concerto, ciascuno dei quali
recupera a proprio modo una forma della tradizione. All’apparenza
Schumann sembra partire da una forma antica, la ‘fantasia’, ma ne stravolge la consuetudine in un atteggiamento sbilanciato tra slancio romantico - ribadito anche dall’uso del nazionalistico tedesco per indicare l’andamento dei movimenti - e intimo ripiegamento su se stesso. La Fantasia
(1836) è in più tempi ed ha una struttura ciclica in cui le tre sezioni si
collegano tematicamente: il primo movimento parte con un gesto appassionato e poi alterna ad ondate calma e sentimento; il secondo assume un
aspetto trionfale grazie al ritmo puntato e il terzo è un dolcissimo canto
con quale il brano sembra quasi spegnersi poco a poco. Ancora all’antico,
ma questa volta alla ‘suite’, fa riferimento lo statunitense Hagen che recupera la successione di danze senza rinunciare, come in epoca barocca, alla
musica ‘popolare’ (questa volta però si tratta dei riff jazzistici della Toccata
e delle ballate tradizionali irlandesi del Finale) nel preciso intento di sollecitare tutte le possibilità del pianoforte, dalla brillantezza all’espressività,
dalla drammaticità agli effetti di colore. Prokofiev infine parte dalla ‘sonata’, adattandone le forme alle proprie esigenze espressive e alla sua personalissima tecnica. La Sonata n. 7 (1942) appartiene al gruppo delle ‘sonate di guerra’: il brano non è però descrittivo in senso tradizionale ma, ascoltando l’agitazione ansiosa del primo tempo, la nobiltà patetica del secondo o il martellamento ininterrotto del terzo, non possiamo non pensare ai
momenti terribili del secondo conflitto mondiale.
Michail Lifits
Nato in una famiglia di musicisti a Tashkent (Uzbekistan) nel 1982, nel 1989
è entrato alla Republican Special Music School Vladimir Uspensky dove ha
studiato con Tamara Popovich e Marat Gumarov. Nel 1991 ha iniziato l’attività concertistica, dapprima in Uzbekistan e poi in Russia, Ucraina, Austria,
Italia, Germania, Francia, Svizzera e Giappone. Nel 1995 Lifits è stato invitato dalla National Philharmonic Orchestra, dal 1996 suona in Germania
(per la ZDF2 e al Rheingau Musik Festival) dove nel 1999 ha iniziato gli
studi alla Hochschule für Musik und Theater di Hannover (qui dal 2008 studia sotto la guida di Bernard Goetzke) e nel 2005 è entrato all'Accademia
Pianistica di Imola dove ha studiato con Boris Petrushansky. Ha vinto nume-
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rosi premi a concorsi internazionali (Silvio Bengalli Val Tidone a Pianello,
2003, Città di Treviso, 2004, Antonio Napolitano a Vietri sul Mare e Rina
Gallo a Monza – dove ha anche vinto il premio con orchestra ed il premio
speciale per la migliore interpretazione di Chopin, 2006) a seguito dei quali
ha ulteriormente ampliato la sua carriera di concertista in Italia e all’estero in
importanti rassegne e prestigiosi festival internazionali, tra i quali ricordiamo
i festival francesi di Auvers-sur-Oise, di Issoire, di Le Vigan e di Annecy, il
Festival Valentiniano, il Kissinger Sommer in Germania, l’International
Piano Festival. Nel 2009 Michail Lifits ha vinto in USA il Primo Premio
Hilton Head International Piano Competition e a Bolzano il Primo Premio
al 57esimo F. Busoni Piano International. Terrà nella Stagione 2009/2010
recital e concerti con orchestra negli Stati Uniti debuttando anche alla
Carnegie Hall di New York.
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Domenica 29 novembre 2009 ore 18.00
Concerto inaugurale
ORCHESTRA SINFONICA “G. ROSSINI”
ALBERTO ZEDDA direttore
Henry Purcell (1659-1695)
Abdelazer, suite per archi
Overture
Rondeau
Air I e II
Minuet
Jig e Hornpipe
Luigi Cherubini (1760-1842)
Sinfonia in Re magg.
Largo – Allegro
Larghetto cantabile
Menuetto: Allegro non tanto
Allegro assai
Darius Milhaud (1892-1974)
La Création du Monde (sassofono Federico Mondelci)
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n. 3 in Re magg. D 200
Adagio maestoso – Allegro con brio
Allegretto
Minuetto
Presto vivace
E
ccoci pronti ad un viaggio dal Seicento all’Ottocento, sulle onde della musica per orchestra. Si parte dall’Inghilterra di Purcell, autore il cui compito
era quello di preparare pezzi per ogni occasione, alternando melodrammi e
brani per le feste, repertorio sacro e pagine per orchestra, danze per cembalo e
musiche di scena. Proprio dalle musiche di scena destinate nel 1695 alla tragedia
Abdelazer della drammaturga Aphra Behn è stata tratta la suite proposta qui, tra
le quali celeberrimo è il Rondeau, utilizzato da Britten come tema per la sua The
Young Person's Guide to the Orchestra. Si prosegue poi con la Sinfonia di
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Cherubini, unica del compositore fiorentino, grazie alla quale possiamo assaporare la quasi sconosciuta musica strumentale italiana dell’Ottocento. Nel XIX secolo in Italia il melodramma era in assoluto la forma musicale più amata da pubblico e musicisti; così i compositori votati anche al genere sinfonico e cameristico furono costretti ad emigrare (come Cherubini, che conosceva benissimo le pagine strumentali dei classici viennesi e lavorò a Parigi, dove fu insegnante e direttore del Conservatorio e dove propose pagine sacre e strumentali oltre che opere)
per poter esprimersi anche in quegli ambiti. La Sinfonia in re (1815), destinata
alla Filarmonica di Londra, mostra evidente infatti l’influsso di Haydn nell’equilibrio delle parti, nella chiarezza della scrittura e nell’intensità dei contenuti. Il
nostro ‘viaggio musicale’ rimane in Francia ma con un salto di un secolo e arriva a Milhaud che, nel 1923, utilizza jazz e blues (la Création du monde prevede
un’orchestra “come quelle di Harlem”) per abbattere l’eleganza della ‘musica colta’
e tornare alla comunicazione immediata grazie ai modelli ritmici primordiali e
quasi barbarici. Dal caos iniziale all’apparizione di piante ed animali, dall’arrivo
dell’uomo alla danza orgiastica fino alla conclusione sospesa, la ‘musica nera’ è linfa
vitale di questa pagina destinata a Parigi alla realizzazione coreografica dei Balletti
Svedesi.
Infine, azionando all’indietro la nostra ‘macchina del tempo’, terminiamo il percorso in Austria con uno Schubert che con la Sinfonia n. 3 (1816), mostra chiari i suoi riferimenti stilistici e la sua sensibilità estetica. Come scrive Giacomo
Manzoni: “essa ci apre la visione di un'anima candida, sulle ali di un canto meraviglioso, a volte sereno a volte intriso di malinconia scaturito da una mente ansiosa di esprimere gioia e dolori del nuovo uomo romantico”. Destinata all'orchestra
del convitto di Vienna nel quale l’autore era maestro, in questa pagina non c’è
retorica, non ci sono aneliti eroici, non c'è pathos, ma solo il sereno incanto di
un mondo lontano e, forse, irraggiungibile.
Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Orchestra della Provincia di Pesaro e Urbino, ha doppia sede a Pesaro e a Fano.
Per il quarto anno consecutivo ha ottenuto il riconoscimento dal Ministero per i
Beni e le Attività Culturali. Nata nell’aprile 2001, al termine di una selezione coordinata da Alberto Zedda, da anni è presente al Rossini Opera Festival ed è l’orchestra di riferimento della Rassegna Lirica Torelliana di Fano. L’attività dell’orchestra, in costante sviluppo, conta di circa 70 esecuzioni l’anno su tutto il territorio nazionale. In particolare organizza produzioni concertistiche per le amministrazioni di Pesaro (Teatro Rossini e Rocca Costanza), di Fano (Teatro della Fortuna
e Corte Malatestiana), di Urbino (Teatro Raffaello Sanzio) e della Provincia di
Pesaro e Urbino (teatri storici). Nel 2005 l’O.S.R. si è esibita in Corea del Sud,
nel 2007 e nel 2008 a Malta e, sempre nel 2008, ad Ankara in Turchia. Presidente
è Saul Salucci, Direttore organizzativo Bruno Madonna.
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Alberto Zedda
Nasce a Milano, dove compie gli studi umanistici e musicali. Nel 1957 vince
il Concorso Internazionale della RAI per direttori d'orchestra che gli apre le
porte delle più importanti istituzioni italiane (Scala, Santa Cecilia, Maggio
Musicale Fiorentino, RAI di Roma, Torino, Milano, Napoli) e straniere
(Germania, Stati Uniti, Israele, Francia, Spagna, Polonia, Russia). Parallelamente
sviluppa un'ininterrotta attività operistica in Italia e nel mondo (Covent Garden,
Mavrinski, Opera di Vienna, San Francisco, Los Angeles, Parigi, Berlino,
Monaco, Amburgo, Amsterdam, Praga, Varsavia, Madrid, Barcellona, Lisbona,
La Coruña, Tel Aviv, Tokio, Shangai), realizzando anche numerose incisioni discografiche. Ha insegnato Storia della Musica all'Università di Urbino e Filologia
musicale applicata all'Accademia di Osimo.
Da sempre si dedica anche all'attività musicologica curando edizioni critiche di
opere, oratori e cantate, con particolare riferimento a Rossini, alla produzione
della prima metà dell'Ottocento e al repertorio barocco: significativa la realizzazione de L'Incoronazione di Poppea di Monteverdi, da lui diretta alla Scala,
pubblicata da Ricordi.
È stato Direttore del repertorio italiano alla Neue Deutsche Oper di Berlino e
alla New York City Opera; membro del Comitato Editoriale della Fondazione
Rossini dalla sua creazione; Direttore Musicale del Festival della Valle D'Itria;
Consulente Artistico del Rossini Opera Festival e del Festival Mozart de La
Coruña; Direttore Artistico dei Teatri Carlo Felice di Genova e La Scala di
Milano, e del Festival Barocco di Fano.
Attualmente è Direttore Artistico del Rossini Opera Festival, Direttore
dell'Accademia Rossiniana e Direttore Artistico Centro di Perfezionamento
Placido Domingo a Valencia.
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Martedì 8 dicembre 2009 ore 18.00
FRANCESCA DEGO violino
FRANCESCA LEONARDI pianoforte
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Sonata op. 12 n. 3 in Mi bem. magg.
Allegro con spirito
Adagio con molta espressione
Rondò: Allegro molto
Franz Schubert (1797-1828)
Rondò op. 70 in Si min. D 895
César Franck (1822-1890)
Sonata in La magg.
Allegretto ben moderato
Allegro
Recitativo-Fantasia: Ben moderato
Allegro poco mosso
Maurice Ravel (1875-1937)
Tzigane, rhapsodie de concert
I
l duo violino-tastiera (clavicembalo o pianoforte a seconda delle epoche) è forse il più ricco nella musica da camera, e in questo concerto
lo sguardo si sofferma su un secolo circa di questo rapporto, sempre
vivo dal Barocco in poi. In questa lunga storia si possono leggere due percorsi principali: in uno si collocano quei brani scritti per mostrare l’abilità e il virtuosismo degli esecutori, nell’altro quelle pagine che partono invece da una concezione ‘cameristica’, nella quale i due strumenti collaborano
alla realizzazione di un unico pensiero musicale.
I due percorsi si intrecciano qui, dove due sonate si alternano a due pagine brillantissime, ricollegabili a quell’amore per il ‘popolare’ che, come in
questo caso, recupera il fantasmagorico violinismo tzigano, base di partenza e di elaborazione sia per il Rondò di Schubert (1827) che per la Tzigane
di Ravel (1924).
Ma, a fianco di queste, stanno due lavori in cui la musica ‘da camera’ diventa musica ‘da concerto’ e il virtuosismo cambia volto, non è più esibizione ma mezzo per raggiungere scopi costruttivi e musicali.
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Al loro apparire le Sonate op. 12 di Beethoven (1799) sconvolsero e irritarono i critici che, ancora abituati alla facilità piacevole delle sonate settecentesche, le definirono incomprensibili e intricate, sottolineandone la difficoltà sia per gli esecutori che per gli ascoltatori. In effetti, la caratteristica di queste sonate è la definitiva parità tra le parti e una complessità della
scrittura che sarà modello sia per i romantici sia per chi, come Franck,
modificherà ulteriormente la forma trasferendo nell’organico ridotto le
modalità costruttive ed armoniche della grande orchestra. La sua Sonata
(1886) è momento fondamentale nella vicenda del genere, intanto per l’impiego della nuova armonia cromatica, poi per le sue ampie proporzioni e,
infine, per la concezione ciclica grazie alla quale la stessa cellula tematica
diventa elemento unificante tra i movimenti di vario carattere. Ma è anche
pagina di altissima poesia, sulla quale Proust in Du côté de chéz Swann,
modellò la sua immaginaria Sonata di Vinteuil: “Dal principio il pianoforte si lamentò solitario, come un uccello abbandonato dalla compagna;
il violino lo udì, gli rispose come da un albero vicino. Era come agli inizi
del mondo, come se sulla terra non esistessero che loro due...”. La poetica
intimistica si esteriorizza nei quattro movimenti, dal primo che ha quasi il
carattere di introduzione al secondo, appassionato, inquieto e palpitante. Il
terzo tempo è un recitativo in cui i due strumenti dialogano tra di loro,
mentre consolatorio, ma di salda scrittura, è il conclusivo rondò in stile
francese.
Francesca Dego
Nata a Lecco, diplomata con lode e menzione speciale al Conservatorio di
Milano, ha studiato e continua a perfezionarsi con Daniele Gay, con
Salvatore Accardo (all’Accademia Stauffer di Cremona e all’Accademia
Chigiana a Siena) e con Itzhak Rashkovsky al Royal College of Music a
Londra. Ha inoltre partecipato a masterclass e corsi di perfezionamento con
grandi violinisti tra cui Shlomo Mintz, Ida Haendel, Leonidas Kavakos,
Massimo Quarta, Hagai Shaham e Vadim Gluzman. Nel 2008 è stata la
prima italiana dopo il 1961 in finale al Premio Paganini di Genova, dove
ha ottenuto il premio speciale Enrico Costa riservato al più giovane finalista. Si esibisce come solista e camerista in concerti in Italia e all’estero (Stati
Uniti, Messico, Argentina, Uruguay, Israele, Inghilterra, Irlanda, Germania,
Svizzera) e ha suonato con importanti orchestre tra cui Cameristi della Scala,
Orchestra Sinfonica Verdi, Filarmonica del Conservatorio di Milano (con
la quale ha eseguito il concerto di Brahms dopo una tournée nelle città più
importanti di Gran Bretagna e Irlanda), Orchestra di Sofia, Solisti di Rostov,
Israel Sinfonietta (Concertante di Mozart con Mintz alla viola), Haydn di
Bolzano e Trento, Filarmonica di Torino, Orchestra Regionale Toscana.
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Suona con Francesca Leonardi, con l’Erato Piano Trio e con grandi musicisti quali Accardo, Giuranna, Filippini, Petracchi e Meneses. Con Giuranna
e Meneses è stata in Sud America suonando in sale prestigiose tra cui il
Teatro Solis di Montevideo e il Teatro Coliseo di Buenos Aires. La sua registrazione del concerto di Beethoven è stata usata come colonna sonora per
il film americano The Gerson Miracle, vincitore della Palma d’Oro 2004
al Beverly Hills Film Festival. Estratti di suoi concerti e registrazioni sono
stati trasmessi in programmi televisivi in Italia, Svizzera, Germania, Stati
Uniti e Israele. Suona con un violino Pietro Grulli (Cremona 1885).
Francesca Leonardi
Nata Milano ha conseguito al Conservatorio di Milano il diploma in pianoforte con lode e menzione d’onore e la laurea con lode nel biennio specialistico. Attualmente si perfeziona all’Accademia Musicale di Pescara (con
Paolo Bordoni) e al Royal College of Musica Londra (con Nigel Clayton).
Ha partecipato a masterclass con Paul Badura-Skoda e Fou Ts'ong e a corsi
di perfezionamento a Città di Castello (con Riccardo Risaliti) e all’Accademia
Chigiana di Siena (con Joaquin Achucarro). Diplomata con lode in Musica
vocale da camera, frequenta il corso di composizione. Si è segnalata in diversi concorsi pianistici nazionali ed internazionali e ha iniziato giovanissima
l’attività concertistica come solista e in formazioni cameristiche in Italia e
all’estero (Milano, Mantova, Torino, Venezia, Stresa, Cagliari, Padova,
Palermo, Teramo, Messina ecc.), in festival prestigiosi (Città di Castello,
Ravello Festival, Montepulciano). Ha suonato con importanti orchestre
(Rosetum, Teatro Lirico di Magenta ecc.) e ha pubblicato per Classica Viva
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un CD con secondo libro dei Preludi di Debussy e Andante Spianato e
Polacca Brillante di Chopin. Collabora con strumentisti e cantanti: con
Francesca Dego ha inciso due CD per la Sipario e alcuni brani del secondo sono stati inseriti nella colonna sonora del film The Beautiful Truth del
regista americano Steven Kroschel (2008). Si è inoltre esibita su Radio
Popolare, Radio Classica e alla Radio della Svizzera Italiana. Nel novembre
2008 ha effettuato una tournée in diverse città del Giappone, tra cui Tokyo
e Hiroshima.
Sponsor unico
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Mercoledì 6 gennaio 2010 ore 21.00
MOSCOW BALLET LA CLASSIQUE
EAST EUROPEAN PHILHARMONIC ORCHESTRA
STEFANO BARTOLUCCI direttore
Petr I. Čajkovskij (1840-1893)
LO SCHIACCIANOCI
Balletto in 2 atti
ATTO I
Scena prima
L'albero di Natale - La marcia - Il Galop dei bambini e l'arrivo degli ospiti - Arrivo
di Drosselmeyer e consegna dello schiaccianoci a Clara - Lo Schiaccianoci e la danza
del nonno - La partenza degli ospiti - La notte - La battaglia
Scena seconda
Una foresta di pini in inverno - Valzer dei Fiocchi di Neve
ATTO II
Scena prima
Il castello magico - Il palazzo incantato del Regno dei Dolci - Gli angeli e l'arrivo della
Fata Confetto - Arrivo di Clara e dello Schiaccianoci - Divertissement: La Cioccolata Danza spagnola: Il Caffè - Danza araba: Il Tè - Danza cinese - Danza russa - Danza
dei flauti - Mamma Cicogna e i pulcinella - Valzer dei Fiori
Scena seconda
Pas de Deux - Il Principe e la Fata Confetto - Entrata - Variazione 1: Tarantella Variazione 2: Danza della Fata Confetto - Il Principe e la Fata Confetto - Coda Valzer finale e Apoteosi
L
o Schiaccianoci (rappresentato la prima volta il 18 dicembre 1892 a
San Pietroburgo), tratto da un racconto di Hoffmann, conclude la
trilogia nella danza di Čajkovskij e, insieme, la parabola del balletto
nel tardo romanticismo, costituendone, allo stesso tempo, uno dei vertici
espressivi assoluti.
La trama è quella di una fiaba di Natale: la sera della vigilia, il borgomastro di Norimberga Stahlbaum ha preparato una festa; tra gli invitati c’è
una sorta di mago, Drosselmeyer, che regala alla piccola Clara, figlia del
borgomastro, un coloratissimo soldatino schiaccianoci che, rotto dal fratel-
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lino Fritz, viene subito riparato. Clara tranquilla si addormenta vicino all’albero di Natale e in sogno rivede le sue paure, personificate dal Re dei Topi
e dalle sue orribili schiere di soldati. Lo schiaccianoci diventa un coraggioso Principe che sconfigge la masnada e accompagna Clara in un meraviglioso giro del mondo dove incontra fate, giochi e dolciumi. La romantica avventura si conclude con il risveglio di Clara che si ritrova tra le braccia lo schiaccianoci giocattolo. Tornata alla realtà, porta però con sé il ricordo del sogno e uno sguardo più consapevole verso il futuro e la propria
vita di bambina.
I pezzi che costituiscono i due atti del balletto si possono grosso modo collocare in due gruppi differenti. Il primo è quello dei brani coreografici veri
e propri (valzer, marce, danze caratteristiche) in cui si offre il destro alle
capacità virtuosistiche dei danzatori e alla capacità di suggestione delle scene
e delle ambientazioni. Il secondo è quello costituito dalle sezioni di collegamento o di introduzione, che servono a creare il clima adatto ai successivi brani narrativi. In questo modo musicalmente così sagace, l’inquietudine del racconto di Hoffmann viene filtrata dal compositore che, con la
sua straordinaria sensibilità, trova i timbri perfetti per un mondo dove i
confini tra immaginazione e realtà vengono attenuati e sfumati.
Questa fu tuttavia all’epoca una rivoluzione: la musica per balletto era considerata infatti ancora poco più che accompagnamento all'azione coreografica (e anche Petipa, coreografo del balletto, fu estremamente esigente in
questo senso) mentre Čajkovskij recupera con la sua musica raffinatissima
quelle che erano le pieghe più recondite del messaggio psicologico, ricostruendone la dimensione onirica e costruendo una perfetta corrispondenza tra situazioni e orchestrazione.
East European Philharmonic Orchestra
Nata in Russia dalla collaborazione fra musicisti provenienti delle varie
orchestre russe, ucraine, moldave e rumene, la East European Philharmonic
si è imposta all’attenzione europea ricevendo prestigiosi encomi e testimonianze dalla critica internazionale. Ha effettuato incisioni con Electrocord,
Gallo, Edi Pan, Balkanton, Gega-New, Supraphon, Élan, Frequenz, Koch,
Mega, Capriccio, Delta e ha lavorato con celebri direttori d’orchestra e solisti quali Masur, Rostropovich, Richter, Oistrach, Markevic, Osterreicher,
Ghiaurov, Dimitrova, Kabaivanska. Ha tenuto molte tournées in tutti i continenti, suonando nelle principali città e nei più prestigiosi teatri.
Moscow Ballet La Classique
Costituito sotto l’egida del Dipartimento della Cultura della Città di Mosca,
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è stato fondato nel 1990 da Elik Melikov e Nadejda Pavlova. La compagnia è formata da artisti che hanno studiato presso le più prestigiose accademie della CSI e ha in repertorio tutti i grandi capolavori della danza
(dalla trilogia di Čajkovskij a Giselle, Cenerentola, Coppelia ecc.) ai quali
si aggiungono anche spettacolari allestimenti come La Vedova Allegra (da
Lehar), Le Notti di Valpurga (da Gounod). La compagnia ha effettuato
tournées in Italia, Francia, Inghilterra, Spagna, Portogallo, Austria, Norvegia,
Egitto, Marocco, Israele, Tailandia, Taiwan, Cina, Giappone e Australia
facendo ovunque registrare il ‘tutto esaurito’ ad ogni esibizione.
Alexander Vorotnikov - coreografo
Diplomato nel 1974 alla scuola di danza Voronezh è stato solista al Teatro
dell’Opera di Tallin poi al Teatro dell’Opera di Kazan coi capolavori del
repertorio. È attualmente coreografo e maître de ballet del Moscow Ballet
La Classique per il quale ha adattato e rinnovato Trilogia Čajkovskij e ha
preparato, in collaborazione con Irina Nesterova-Vorotnikova, l’allestimento di Cenerentola e Giselle.
Nadejda Ivanova – étoile
Diplomata con lode alla scuola di danza dell’Opera di Perm ha lavorato
all’Opera di Ekaterimburg dal 1999 al 2003. Ha ottenuto numerosi riconoscimenti al Prix de Lausanne, al Prix Vaganova di San Pietroburgo,
all’International Ballet Competition di Perm (2001) e all’International
Competition in Kazan. Dal 2003 al 2006 è stata solista del Balletto
Nazionale Russo e dal 2006 danza con La Classique.
Andrei Lijapin - étoile
Diplomato alla Scuola Uzbeca del balletto, nel 1996 entra nel Teatro
Accademico di Stato dove danza da subito i ruoli principali, partecipando
alle tournées del complesso in tutto il mondo. Dal 2004 è étoile de La
Classique e nell’estate 2007 è stato ospite in Italia per la Serata di Gala
con Raffaele Paganini.
Stefano Bartolucci
Diplomato in pianoforte al Conservatorio di Pesaro, attualmente studia
composizione e direzione d’orchestra.
Come pianista e camerista ha vinto numerosi premi (tra essi Genova,
Albenga, A.M.A. Calabria ecc.) e ha svolto un’intensa attività concertistica
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come solista, direttore d’orchestra in importanti teatri in Italia e all’estero
(Europa, Nord e Sud America). Fa parte di varie formazioni cameristiche
(Trio Aedòn, Trio Malatestiano, Orchestra Reunion Cumbre, Quintetto
Bolling e Quartetto Scaramouche con i percussionisti dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia) con le quali tiene concerti e concerti-conferenze. Nel 2007 ha tenuto una serie di concerti in Brasile per il 50° della
morte di Toscanini e recentemente si è dedicato alla composizione ed all’arrangiamento orchestrale. Ha diretto l’orchestra del Teatro Coccia di Novara
e la Sinfonica Rossini di Pesaro in concerti dove è stato anche pianista ed
arrangiatore. È fondatore e direttore dell’Ensemble Fabio Tombari, con cui
ha musicato il racconto “L’oca” dello scrittore fanese, tratto dal libro degli
animali. È responsabile musicale del Balletto di Milano e di Raffaele
Paganini. Ha partecipato a trasmissioni radiotelevisive e ha registrato vari
CD (per B & W Italia, Edipan, Agorà). Tiene corsi di perfezionamento
pianistico e di musica da camera: dal 1988 insegna nelle scuole ad indirizzo musicale e dal 2002 è docente a contratto presso la Facoltà di Scienze
Motorie dell’Università degli studi di Urbino. È stato chiamato varie volte
come commissario in concorsi pianistici e di musica da camera.
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Domenica 10 gennaio 2010 ore 18.00
MAURIZIO BAGLINI pianoforte
Domenico Scarlatti (1685-1757)
L 23 in Mi magg.
L 232 in Sol magg.
L 118 in Fa min.
L 483 in La magg.
L 283 in Si min.
L 184 in Sol magg.
L 324 in Do magg.
Claude Debussy (1862-1918)
Images, I libro
Réfléts dans l’eau
Hommage à Rameau
Mouvement
Claude Debussy
Images, II libro:
Cloches à travers les feuilles
Et la lune déscende sur le temple qui fut
Poissons d’or
Modest Musorgskij (1839-1881)
Quadri di un’esposizione
Promenade - Gnomus - Promenade - Il vecchio castello - Promenade - Tuileries Bydlo - Balletto dei pulcini nei loro gusci - Samuel Goldenberg e Schmuÿle Il mercato di Limoges - Catacombae: cum mortuis in lingua mortua - Baba Yaga La grande porta di Kiev
È
incredibile pensare alla diversità delle musiche che si possono eseguire col pianoforte. Non intendiamo parlare della diversità di forme
e di stili che si sono susseguiti nel corso della storia, ma della differenza ‘fisica’ dei suoni che si possono ottenere su questa ottantina di tasti
bianchi e neri.
Consideriamo questo programma, per esempio, non tanto nell’evoluzione
storica degli autori presentati (è ovvio che ci sia differenza tra le sonate di
Scarlatti e le Images di Debussy, visto che distano circa due secoli le une
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dalle altre), ma nel tipo di sonorità che i diversi autori sono riusciti ad ottenere sullo strumento.
Da un lato stanno le Sonate di Scarlatti, uno dei più splendidi monumenti
per tastiera dell’epoca barocca: oltre 600, tutte uguali di forma ma diverse
per contenuto, in esse l’autore mette in gioco la sua fantasia per sfruttare
al meglio la tastiera (ancora più prodigiosa, la ricerca, se pensiamo che sono
destinate al cembalo) trasferendovi i suoni delle voci e degli strumenti popolari, e di tutto ciò che stava intorno a lui fino alla ‘non melodia’ delle percussioni spagnole. Dall’altro lato sta Debussy che, con le due serie di Images
(1905 e 1908), raggiunge uno dei vertici indiscussi della letteratura per pianoforte, quasi la summa del suo pensiero pianistico. Superato definitivamente il problema formale e armonico in una concezione secondo la quale
ogni accordo ha valore per se stesso e per la sonorità che riesce a creare,
egli gioca col ‘colore’ accostando e alternando timbriche morbide e pulviscolo luminoso, gusto aspro e brutale e imitazione dell’antico quasi senza
dinamiche. In mezzo (anche se con essi si chiude il concerto) stanno i
Quadri di una esposizione, composti nel 1874 da Musorgskij in omaggio
all’amico pittore e architetto Victor Hartmann, esponente di spicco del
nazionalismo pittorico russo. Ispirato da alcuni quadri, il compositore supera di un balzo il panismo ‘alla Liszt’, il pianoforte-orchestra e il pianoforte-arpa dal suono affascinante, per costruire un capolavoro dove la tastiera
è considerata (com’è) uno strumento a percussione, la cui aggressività sembra essere quanto di più distante dall'estetismo di Debussy, mentre va invece nella stessa direzione di quella ‘ricerca del suono’ che tanta parte avrà
nella storia della composizione nel Novecento.
Maurizio Baglini
Premiato giovanissimo nei più importanti concorsi internazionali (Busoni
di Bolzano, Chopin di Varsavia, William Kapell del Maryland) ha vinto
all'unanimità nel 1999 il World Music Piano Master di Montecarlo.
Ospite di prestigiosi festival internazionali (Roque d'Anthéron, Lockenhaus,
Yokohama, Bergamo e Brescia, Australian Chamber Music Festival, Lille,
Pesaro, Gerusalemme, Zurigo), ha suonato per istituzioni importanti quali
Salle Gaveau di Parigi, Kennedy Center di Washington, Opéra Royal di
Versailles, Auditorium du Louvre di Parigi, Filarmonica di Montecarlo,
Sinfonica di Barcellona, e ha collaborato con direttori quali Krivine, Jordan,
Renzetti. Ha eseguito (2008, Musée d’Orsay a Parigi) la Sinfonia n. 9 di
Beethoven nella trascrizione per pianoforte Liszt col Coro di Radio France,
trasmessa in diretta da France Musique e registrata per la DECCA. Ha
recentemente tenuto una tournée in Cina. Il suo repertorio spazia dal barocco (eseguito secondo la prassi esecutiva filologica anche su clavicembalo e
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fortepiano) alla musica contemporanea. La sua discografia comprende, fra
l'altro, l’integrale degli Studi di Chopin (sia su pianoforte moderno che su
strumento d’epoca ), un DVD con la New Japan Philharmonic, l'integrale delle opere pianistiche di Bach-Busoni e di Rolf Urs Ringger per la Tudor.
Ha registrato per la rivista Amadeus con Silvia Chiesa l’integrale di SaintSaëns per violoncello e pianoforte. Suona regolarmente per trasmissioni
radiofoniche (France Musique, France3, Radio3, NHK Japan) ed è stato
apprezzato dalla critica di tutto il mondo (Le Monde, Washington Post, Le
Figaro, American Record Guide). Ha dato vita nel 2005 all’Amiata Piano
Festival; grazie al successo delle prime due edizioni, nel 2007 ha creato
Dionisus, festival di musica, arte e multimedia, attorno al prestigioso
ambiente del Castello e della Cantina di Collemassari e desidera veicolare
turismo culturale internazionale in una regione particolarmente bella ed
attraente.
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Domenica 24 gennaio 2010 ore 18.00
QUARTETTO PROMETEO
GIULIO ROVIGHI violino
ALDO CAMPAGNARI violino
CARMELO GIALLOMBARDO viola
FRANCESCO DILLON violoncello
Johannes Brahms (1833-1897)
Quartetto n. 1 in Do min op. 51 n. 1
Allegro
Romanza: Poco adagio
Allegro molto moderato comodo
Allegro alla breve
Salvatore Sciarrino (1947)
Quartetto n. 8
Franz Schubert (1797-1828)
Quartetto n. 14 in Re min. D 810 La Morte e la Fanciulla
Allegro
Andante con moto
Scherzo: Allegro molto
Presto
D
avvero affascinante, la storia del quartetto: nato alla fine del
Settecento (con Haydn e i maestri italiani) assunse con Beethoven
contenuti che parvero invalicabili per coloro che seguirono. È
l’ombra di Beethoven, nel bene e nel male, a stendersi sui romantici, che
si sentirono spesso a disagio: come Brahms, che meditò vent’anni per dare
alla luce, nel 1873, il primo quartetto senza pianoforte. Dell’op. 51 n. 1
le cronache riferiscono che “ottenne un successo di stima”, per la sua austerità e serietà; e in effetti esso è rigorosissimo nella struttura, intrecciato di
polifonia, poco incline alla spettacolarità e al virtuosismo, senza nessuna
concessione al pubblico da parte di un musicista troppo attento a ogni
particolare e che si lascia andare un po’ soltanto nei due tempi centrali
nella cui dolce malinconia fa capolino il ‘vero’ Brahms.
Chi invece non ebbe alcun timore reverenziale pur vivendo negli stessi
anni e nella stessa città di Beethoven fu Schubert che perciò godette in
vita, proprio nelle forme ‘beethoveniane’ (sonate e quartetti), di pochissi-
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ma fortuna. Testimonianza sono gli ultimi grandi quartetti, come il D 810
(del 1824 ma pubblicato solo nel 1831), noto come La Morte e la
Fanciulla, poiché il tema dell'Andante è germinazione da un Lied con lo
stesso nome.
La sigla ritmica dattilico-spondaica che contraddistingue il Lied costituisce però il ‘programma ideale’ nella struttura di ciascun movimento del
quartetto; è cellula base del primo tempo, viene adeguata al clima dello
Scherzo, diviene pulsazione parossistica nel finale. Ed è, ovviamente, il
cuore pulsante nelle variazioni che elaborano in senso ideale e strutturale
questa splendida melodia trasportandola in una sfera poetica elevatissima,
altre volte raramente raggiunta.
Nel Novecento il ‘timore reverenziale’ scompare: complici i nuovi linguaggi, Beethoven non fa più paura poiché gli autori partono da modelli diversi da quelli del secolo precedente e possono muoversi liberamente
per scoprire nuove strade. Esempio è l’attività di Salvatore Sciarrino che
spesso utilizza il quartetto in maniera originale e talora provocatoria. Del
2008 è il Quartetto n. 8, commissionato dalla Società del Quartetto di
Milano, nel solco di una tradizione d’impegno al rinnovamento e allo sviluppo della letteratura musicale, e destinato proprio al Quartetto Prometeo
che da tempo collabora con il compositore siciliano e conosce da vicino
il particolare mondo espressivo del suo linguaggio musicale, che si manifesta in una concezione originale e poetica della dimensione del suono.
Quartetto Prometeo
Risultato vincitore della cinquantesima edizione del Prague Spring
International Music Competition nel 1998 (dove ha ricevuto anche il premio Bärenreiter per la migliore esecuzione del K. 590 di Mozart, il premio Città di Praga e il premio Pro Harmonia Mundi), nello stesso anno
è divenuto complesso residente della Britten Pears Academy di Aldeburgh.
Nel 1999 ha ricevuto il premio Thomas Infeld dalla International Sommer
Akademie Prag-Wien-Budapest ed è arrivato secondo al concorso di
Bordeaux. Nel 2000 ha ottenuto il premio Bärenreiter al concorso ARD
di Monaco.
Sin dall'inizio, al Quartetto sono state destinate numerose e importanti
borse di studio dalla Scuola di Musica di Fiesole e dall’Accademia Chigiana
di Siena, che nel 1995 gli ha attribuito il prestigioso diploma d’onore.
La carriera internazionale ha visto il Quartetto protagonista in prestigiosi
festival (Aldeburgh, Praga, Mecklenburg Vorpommern, Belfast, Wexford,
Orlando, Berlino, Città di Castello, Boswil, Saint-Cosme, Saarbrücken,
Potsdam, Fontainebleau, Colmar ecc. ), in importanti sale (Concertgebouw,
Musikverein, Grand Théâtre di Bordeaux, Musée d'Orsay di Parigi ecc.),
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nelle più rilevanti Stagioni italiane (Società del Quartetto di Milano, Sagra
Musicale Umbra, Scarlatti di Napoli, Istituzione Universitaria dei Concerti
di Roma, Settimana Musicale Senese, Settimane Musicali di Stresa e altre),
in tournées in Europa e oltre oceano.
Il Quartetto Prometeo esegue sovente in prima esecuzione assoluta brani
contemporanei spesso dedicati al complesso (Strada non presa di Gervasoni,
Esercizi di tre stili e Quartetto di Sciarrino, Târ di Ivan Fedele ecc.).
La formazione effettua regolarmente registrazioni per la ARD, Saarländischer
Rundfunk e Bayerishe Rundfunk tedesche, la BBC inglese e irlandese,
Radio France, l’ORF austriaca e per la RAI Radio 3.
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Mercoledì 10 febbraio 2010 ore 21.00
ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
IVO POGORELICH pianoforte
DIRETTORE da definire
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)
Sinfonia n. 31 in Re magg. K. 297 Parigi
Allegro assai
Andante
Allegro
Gabriel Fauré (1848-1924)
Masques et Bergamasques op. 112
Ouverture
Menuet
Gavotte
Pastorale
Fryderyk Chopin (1810-1849)
Concerto n.2 in Fa min. op. 21 per pianoforte e orchestra
Maestoso
Larghetto
Allegro vivace
S
infonia, musiche di scena, concerto: nel breve spazio di una serata tre
generi mostrano l’agilità di un’orchestra, pronta ora ad essere protagonista assoluta (Mozart), ora a trasformarsi quasi in accompagnamento (Chopin) passando da un genere intermedio come quello della ‘musica applicata’ di Fauré.
Le modifiche interne nell’itinerario sinfonico di Mozart si spiegano con la
destinazione delle composizioni: se infatti i primi brani erano riservati alla
corte di Salisburgo, una pagina come la Sinfonia K. 297 (1778) guarda
invece al pubblico dei concerti (il Concert Spiritual a Parigi, da cui il sottotitolo). Mozart era giunto nella capitale francese per dare una svolta alla
sua vita e anche se ciò non avvenne, il viaggio compiuto per raggiungere
la città gli consentì di venire in contatto con tutte le novità europee riguardanti la forma per orchestra. Le nuove acquisizioni timbriche e costruttive
dovevano però fare i conti con un pubblico poco avvezzo ai concerti: ciò
spiega in questa sinfonia la variabilità del primo tempo, ma anche la pia-
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cevolezza dell’Adagio, mentre la complessità del terzo movimento, di piena
intensità polifonica, è segno di come Mozart voglia cominciare ad elevare
il genere sinfonico dalla funzione di puro intrattenimento.
Da un’orchestra protagonista a un’orchestra quasi ‘subordinata’ (quella del
Concerto n. 2 di Chopin, 1830). Qui infatti, a fronte di un solista che
suona quasi ininterrottamente dall'inizio alla fine, il ‘tutti’ si limita a proporre le introduzioni ai vari movimenti e i raccordi fra le suddivisioni formali all'interno di ciascuno di essi. Eppure il brano di Chopin, in quegli
anni dell’Ottocento, si pone musicalmente un passo in avanti rispetto ai
disimpegnati concerti biedermeier: il primo tempo propone più intensità
rispetto al consueto decorativismo di quei brani, il secondo deriva il suo
modello dall’eleganza delle arie d’opera neoclassiche italiane e, infine, il brillante Rondò propone i temi ‘alla polacca’ assai di moda, ma rielaborati
attraverso una tecnica pianistica totalmente innovativa.
In mezzo sta il fascino malinconico della suite di Masques et Bergamasques
(1918), musiche di scena per una pièce ambientata nel mondo della commedia dell’arte italiana. Il riferimento al verso di “Clair de lune” dalle Fêtes
galantes (1869) di Verlaine ci riporta, come questa musica, a un mondo
poetico e sognante, elegante e raffinato lontano anni luce da ciò che stava
succedendo in quello stesso momento in Europa. Un rifugio nella bellezza
che si snoda dalla preziosità dell’Ouverture fino alle soffici sonorità della
Pastorale conclusiva che riconducono l’ascoltatore nelle emozioni a fior di
pelle di un tempo che fu.
Orchestra Filarmonica Marchigiana
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, fondata nel 1985 (dal febbraio del
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, FORM), è dal 1987 una
delle dodici Istituzioni Concertistiche Orchestrali Italiane. Opera in regione con stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti destinati alle scuole; è partner dei concorsi internazionali di Senigallia, Osimo,
Loreto e Fermo. Particolarmente attenta alla valorizzazione dei compositori marchigiani, ha dato vita all’idea Le Marche Parco Europeo della Musica.
Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony di St.
Moritz, a fianco di grandi solisti e di giovani talenti. Numerose le apparizioni televisive (con Raisat e Rai2) e le incisioni discografiche: tra esse La
Serva Padrona e Stabat Mater di G. B. Pergolesi, Guntram di R. Strauss,
Ouvertures di Rossini, Le nozze di Figaro di W. A. Mozart, Ouvertures,
Preludi e Oberto Conte di San Bonifacio di Verdi, tutte dirette dal suo
direttore artistico Gustav Kuhn.
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Ivo Pogorelich
Nato a Belgrado nel 1958, Pogorelič ha cominciato lo studio del pianoforte a sette anni, e a dodici è andato a Mosca a studiare alla Scuola centrale di musica e poi al Conservatorio Čajkovskij. Nel 1976 ha iniziato gli
studi con un’importante didatta e pianista, Aliza Kezeradze, divenuta poi
sua moglie, dalla quale ha mutuato la tradizione della scuola Liszt-Siloti.
La sua carriera internazionale ha preso il via nel 1978, con la vittoria al
Concorso Casagrande di Terni; dopo la vittoria al Montreal International
Music Competition (1980), è stato il concorso che non ha vinto a renderlo
famoso nel mondo. Nel 1980 fu infatti clamorosamente eliminato alla terza
prova allo Chopin di Varsavia; ne nacque una controversia che catalizzò su
di lui l’attenzione dell’intero mondo musicale poiché Martha Argerich, che
lo aveva definito un genio, aveva abbandonato la giuria per protesta.
Pogorelich ha debuttato alla Carnegie Hall di New York e a Londra nel
1981 e da allora, ha presentato il suo ampio repertorio (con opere dal barocco al Novecento) in tutto il mondo, come solista e insieme alle orchestre
più famose, tra le quali Boston Symphony, London Symphony, Chicago
Symphony, Wiener Philharmoniker, Berliner Philharmoniker e altre. Ha
registrato per la DG opere di Bach, Scarlatti, Mozart, Beethoven, Chopin,
Liszt, Brahms, Musorgskij, Prokofiev, Scriabin, Ravel ecc. Intensa anche la
sua attività promozionale in favore dei giovani e dei disagiati: ha creato in
Croazia una fondazione per raccogliere fondi per borse di studio destinate
a giovani artisti della sua patria che studiano all’estero e ad aiutare i talenti musicali emergenti (1986), dando loro l’opportunità di esibirsi assieme
a rinomati musicisti e ha dato vita a Pasadena (California) ad un concorso pianistico in collaborazione con la Ambassador Foundation (1993).
Attivo in numerose iniziative umanitarie, nel 1994 ha creato una fondazione a Sarajevo per raccogliere fondi per costruire un ospedale e provvedere ai supporti medici per la popolazione di Sarajevo, scopo per il quale
sono stati pianificati negli anni molti concerti sotto gli auspici dell’UNESCO,
di cui è Ambasciatore.
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Mercoledì 17 febbraio 2010 ore 21.00
SWINGLE SINGER
“Ferris Wheels”
J. Mitchell: Both Sides Now
Sting: Until
F. Chopin: Preludio in Mi min. op. 28 n. 4
E. Satie: Gymnopedie
G. Gershwin: Fascinatin' Rhythm
C. Porter: It's All Right With Me
Jem/Green Day: Flying High/When September Ends
J. Taylor: 4th of July
Trad: Amazing Grace
A. C. Jobim: Surfboard
A. Piazzolla: Libertango
W. Murphy: A Fifth of Beethoven
Lennon/Mccartney: Lady Madonna - Blackbird/I Will - Eleanor Rigby
Wilson/Asher: God Only Knows
N. Drake: River Man
Björk: Unravel
Trad: Country Dances
Lambert, Hendricks & Lewis: It's Sand, Man!
A. Jarreau: Boogie Down
U
n concerto che ci propone pagine musicali celeberrime in una versione del tutto differente da quella consueta è destinato a mettere
in discussione molte delle certezze su cui si fonda la nostra conoscenza musicale, oltre che i parametri di giudizio di gran parte di coloro
che per abitudine frequentano i teatri e le sale da concerto. ‘Classico’ è
infatti, nonostante le apparenze, un concetto racchiuso in un confine mutevole che sempre si sposta a seconda del punto di osservazione dal quale lo
si guarda. Scopriamo così che la musica di buona parte dei brani in programma è stata scritta per ascoltatori contemporanei e, se apparteneva a
periodi precedenti a quelli in cui veniva eseguita, veniva adattata ai gusti,
alle esigenze, agli strumenti in possesso dell’epoca di coloro che la recuperavano. Questa ‘scoperta’ distrugge però il giudizio comune secondo il quale
i ‘grandi testi’ (di ieri e di oggi, non c’è differenza) sono intoccabili; ma,
come scrive il semiologo H. Jauss, “l’autore, componendo l'opera, può avere
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in mente solo una delle numerose forme possibili che essa può assumere
in una realizzazione concreta. Ciò fa sì che l'opera possa crescere al di là
dell'intenzione artistica dell'autore, e ogni sua esecuzione divenga scoperta
e attuazione di possibilità sempre nuove delle sue forme potenziali”. Per
questo la musica è un’arte viva, sempre fruibile nelle sue possibili e diverse esecuzioni in ogni tempo e in ogni luogo.
Per questo ciò che a prima vista potrebbe sembrare una ‘dissacrazione’ perpetrata sui grandi capolavori (di musica ‘classica’ o ‘leggera’, secondo una
distinzione assai diversa da quella consueta), si trasforma invece in un’altra
possibile lettura, addirittura contenuta dentro di loro!
Per questo i brani proposti dagli Swingle Singers in versione così differente, eppure così rispettosa degli originali (che si tratti di Chopin o di
Lennon/McCartney), possono riservare sorprese soprattutto per coloro che
conoscono perfettamente la versione ‘originale’.
Attraverso queste esecuzioni, infatti, chi conosce i brani potrà scoprire significati ‘altri’ di un autore o di uno stile, chi ne è lontano potrà conoscere
un repertorio nuovo, e comunque chiunque potrà scoprire che la grandezza dei capolavori del passato o dei ‘classici’ della canzone sta proprio nella
loro capacità di adattamento, di trasformazione e di aggiornamento.
Il programma di questa sera, in particolare, ripropone un CD di successo
del 2009 incentrato sulle pagine più celebri dei grandi cantautori. Da Joni
Mitchell a Björk, da Brian Wilson ai Beatles, con escursioni nei ‘classici’
per comprendere la vastità della musica ‘grande’ e l’inutilità delle barriere
tra i generi.
Swingle Singers
Il complesso, costituito da Ward Swingle agli inizi degli anni '60 a Parigi,
poi ricomposto in occasione del trasferimento di questi a Londra, è costituito da un doppio-quartetto, con otto cantanti (due per ogni ruolo) educati secondo i canoni della tradizione corale inglese ‘a cappella’ (cioè senza
accompagnamento strumentale). Partendo da questa Swingle ha proseguito la sua ricerca stilistica, introducendo e definendo quell'ormai inconfondibile sound che lo caratterizza. Una nuova modalità esecutiva questa, che
ha riscosso da subito l'approvazione del pubblico e della critica per l’interpretazione di brani appartenenti ai più vari generi musicali. Il gruppo propone, in particolarissimi arrangiamenti, musiche sia vocali che strumentali, dal repertorio tradizionale a quello pop, dalla musica leggera a quella
classica fino al jazz, spaziando da Bach ai madrigalisti francesi, da Mozart
a Duke Ellington a Gershwin. Attivi anche nell’ambito della musica contemporanea Swingle Singers hanno registrato la Sinfonia di Luciano Berio
diretta da Pierre Boulez ed eseguita successivamente con la New York
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Philharmonic, l'opera Mazepogui e i lavori Piovanna e Blimunda di Azio
Corghi. Dalla sua fondazione il complesso ha tenuto ormai alcune migliaia
di concerti in tutto il mondo (Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti, Olanda,
Germania, Italia, Argentina, Giappone, Singapore, Taiwan, Portogallo) e
prodotto circa quaranta album.
Sponsor unico
Vicini a voi.
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Mercoledì 24 febbraio 2010 ore 21.00
ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
DONATO RENZETTI direttore
Petr I. Čajkovskij (1840-1893)
Sinfonia n. 6 in Si min. op. 74 Patetica
Adagio-Allegro non troppo
Allegro con grazia
Allegro molto vivace
Adagio lamentoso
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n. 8 in Si min. D. 759 Incompiuta
Allegro moderato
Andante con moto
Robert Schumann (1810-1856)
Sinfonia n. 3 in Mi bem. magg. op. 97 Renana
Vivace
Scherzo
Andante
Maestoso
L
e tre grandi sinfonie in programma segnano in maniera significativa tre momenti nella storia ottocentesca del genere, dall’Incompiuta
di Schubert (1822) alla Renana di Schumann (1850) alla Patetica
di Č ajkovskij (1893).
Si comincia dalla fine, dalla Patetica, dove il compositore russo ribadisce
senza timori reverenziali la duttilità della forma, trasformandola nello strumento del suo pianto interiore e nel luogo della sua ultima confessione
(morirà un mese dopo la prima esecuzione), facendo di questa Sesta una
delle espressioni più significative del decadentismo strumentale. La visione pessimistica della propria esistenza è quasi tutta racchiusa tra
l’Introduzione raggelante del primo tempo e le quattro ‘p’ dell’ultima battuta del quarto, dove il trionfale allegro della tradizione viene per la prima
volta nella storia sostituito con un adagio senza speranze, con quale l’autore sembra quasi scrivere un ‘requiem per se stesso’.
Dall’altro capo del secolo sta, invece, la più celebre sinfonia schubertiana con la quale il Viennese cancella in un colpo solo tutte le poderose
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certezze degli analoghi brani beethoveniani. L’Incompiuta è infatti figlia
di una nuova idealità estetica che, pur nell'aderenza alle regole, propone
un rinnovamento interno non senza tensioni e conflitti. In due soli tempi
(da qui il titolo), l’Allegro oppone due temi perfetti e contrastanti (l’uno
raccoglie ansie e angosce fino a quel momento sconosciute e l’altro sembra stemperarle in un dolce Ländler di quelli tanto amati dal compositore), mentre l’Andante, dolce ed affettuoso, non gioca tanto sul contrasto tematico quanto sull’alternanza dei diversi timbri orchestrali per
costruire zone di luce e di ombra.
In mezzo sta la particolarissima visione sinfonica di Schumann, che riesce
a esprimere anche nella forma storica l’irruenza del suo temperamento e
le fantasie della sua ispirazione. La Renana è però anche un omaggio
all’antica Germania e al suo nume tutelare (il fiume Reno), compiuto con
una carica fremente che si esprime già nel primo tempo, mentre il secondo portava un sottotitolo (poi cancellato) di “Mattino sul Reno” che ne
spiega tuttavia il clima danzante. Dopo una sezione dal carattere di
Intermezzo, il quarto tempo pare sia stato ispirato all’autore dalla consacrazione a cardinale a Colonia dell’arcivescovo von Geissel. Questa pagina, che non è un adagio intimistico ma un'evocazione solenne e arcaica,
sta quasi a contraltare del tempo conclusivo, dalla trascinante forza ritmica e dall’ampia struttura, dove è espresso tutto lo spirito di una festa
gioiosa.
Orchestra Filarmonica Marchigiana
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, fondata nel 1985 (dal febbraio del
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, FORM), è dal 1987 una
delle dodici Istituzioni Concertistiche Orchestrali Italiane. Opera in regione con stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti destinati alle scuole; è partner dei concorsi internazionali di Senigallia, Osimo,
Loreto e Fermo. Particolarmente attenta alla valorizzazione dei compositori marchigiani, ha dato vita all’idea Le Marche Parco Europeo della
Musica. Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony
di St. Moritz, a fianco di grandi solisti e di giovani talenti. Numerose le
apparizioni televisive (con Raisat e Rai2) e le incisioni discografiche: tra
esse La Serva Padrona e Stabat Mater di G. B. Pergolesi, Guntram di R.
Strauss, Ouvertures di Rossini, Le nozze di Figaro di W. A. Mozart,
Ouvertures, Preludi e Oberto Conte di San Bonifacio di Verdi, tutte dirette dal suo direttore artistico Gustav Kuhn.
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Donato Renzetti
Dopo aver studiato composizione e direzione d’orchestra al Conservatorio
di Milano, ha ottenuto riconoscimenti in importanti concorsi internazionali: Diapason d’Argento (1975 e 1976), Gino Marinuzzi e Ottorino
Respighi alla Chigiana di Siena (1976), Ernest Ansermet di Ginevra (1978),
Guido Cantelli della Scala di Milano (1980). Da allora la sua carriera ha
alternato attività sinfonica, opera lirica e registrazioni discografiche. Ha collaborato con orchestre prestigiose tra le quali London Philharmonic,
London Sinfonietta, English Chamber Orchestra e Philharmonia di Londra,
RIAS di Berlino, Capitole de Toulouse, Orchestre National de Lyon,
Filarmonica di Tokyo, Filarmonica di Buenos Aires, Orchestra di Stato
Ungherese e le Orchestre RAI, Accademia Nazionale di Santa Cecilia e
Orchestra della Scala. È stato invitato nei maggiori teatri lirici del mondo:
tra essi Covent Garden di Londra, Opéra di Montpellier, Opera di Monaco
di Baviera, Megaron di Atene, Colon di Buenos Aires, Lyric Opera di
Chicago, Opera di San Francisco, Metropolitan e Carnegie Hall di New
York e tutti i teatri italiani. È stato ospite dei Festival internazionali di
Glyndebourne, Spoleto e Pesaro. Nel 1987 con i complessi artistici
dell’Arena di Verona ha tenuto una tournée in Egitto dove per la prima
volta a Luxor è stata rappresentata l’Aida di Verdi. È stato Direttore
Principale dell’Orchestra Internazionale d’Italia, dell’Orchestra della Toscana
e dell’Orchestra stabile di Bergamo e, per nove anni consecutivi, di Macerata
Opera. Nel 1994 è stato nominato direttore principale dell’Orchestra Stabile
di Bergamo e della Filarmonica Veneta, nonché consulente artistico del
Teatro Comunale di Treviso. La sua discografia (per etichette quali Philips,
Frequence, Fonit Cetra, Ricordi, Nuova Era e Dynamic) comprende opere
di Mozart, Rossini, Donizetti, Verdi, Pergolesi, Č ajkovskij, Schubert,
Cherubini e Mayr. Manfred di Schumann, con l’Orchestra e il Coro della
Scala (voce recitante Carmelo Bene), ha vinto il XIX Premio della Critica
Italiana del disco. Ha registrato anche alcuni DVD tra i quali La figlia del
reggimento alla Scala e Cenerentola al Festival di Glyndebourne. Dal 2005
è direttore principale dell’Orchestra Sinfonica Portoghese del Teatro S. Carlo
di Lisbona.
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Venerdì 12 marzo 2010 ore 21.00
ORCHESTRA SINFONICA “G. ROSSINI”
ENRICO DINDO violoncello
ROBERTO MOLINELLI direttore
Roberto Molinelli (1963)
Crystalligence per violoncello solo (2005)
Franz Schubert (1797-1828)
Sinfonia n. 5 in Si bem. magg. D. 485
Allegro
Andante con moto
Minuetto (Allegro molto)
Allegro vivace
Roberto Molinelli
Twin Legends per violoncello e archi (2004)
Concerto per violoncello e orchestra (2010, prima esecuzione assoluta)
N
on è sempre frequente incontrare un programma dedicato interamente a un compositore contemporaneo, e avere la fortuna che
questo compositore sia il protagonista della serata come direttore.
È quello che accade qui, con Roberto Molinelli e la sua ‘integrale per violoncello’ destinata ad Enrico Dindo. Un’integrale che comprende anche il
Concerto, in prima assoluta, talmente inedito che al momento in cui scriviamo non ha ancora visto la luce!
Il programma inizia con Crystalligence, il cui titolo, come spiega Molinelli,
“è un mio neologismo formato dalle parole Crystallized Intelligence. Esso
trae spunto da una riflessione sull'Intelligenza Cristallizzata, definizione e
branca di studio con la quale gli psicologi indicano la conoscenza assimilata da ciascuno di noi nel corso della propria esistenza. Essa è background
fondamentale e guida anche inconscia per le nostre azioni quotidiane, abitudinarie e non”. Secondo brano in programma è Twin Legends dedicato,
come scrive l’autore “a due delle leggende che hanno segnato la storia musicale del Novecento. Gemelle, perché entrambe sono state controcorrente,
proponendo (e riproponendo) musica tonale, grandi e ancora oggi immortali melodie in un panorama dove proprio la melodia, oltre che la stessa
tonalità, venivano progressivamente annullate, fino a giungere alla fram-
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mentazione e rarefazione più aleatorie. Esse sono, da una parte, il mito del
melodramma italiano col suo maggior rappresentante dell'epoca, Giacomo
Puccini, e dall'altra, la musica nera americana, il jazz e prima ancora il
blues, fino poi a giungere al rock”.
L’autore spiega poi la struttura del brano, basato su due episodi contrastanti
attraverso i quali si esplorano le possibilità espressive degli strumenti. La
prima sezione è brillante, introdotta dalla cadenza del solista, nella quale
frequente è anche l'utilizzo di effetti percussivi e di sonorità incisive e molto
marcate; la seconda sezione è lenta, lirica, pensata come un monologo introspettivo, che sfocia in melodia ampia e appassionata, sottolineata dalla piena
sonorità del solista e dell'orchestra e che approda a un vorticoso ostinato
ritmico che incalzerà il solista fino al termine.
Completa il programma, nel cuore del concerto, la Sinfonia n. 5 di Schubert
(1816), nella quale l’autore dopo le ansie della Tragica torna formalmente
ad Haydn e alla cristallina apollineità mozartiana, richiamata anche dall'organico orchestrale e dalle proporzioni auree, grazie alle quali il compositore viennese riesce a dare un saggio di perfetta e rigorosissima sapienza
costruttiva.
Orchestra Sinfonica “G. Rossini”
Orchestra della Provincia di Pesaro e Urbino, ha doppia sede a Pesaro e a
Fano. Per il quarto anno consecutivo ha ottenuto il riconoscimento dal
Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Nata nell’aprile 2001, al termine di una selezione coordinata da Alberto Zedda, da anni è presente al
Rossini Opera Festival ed è l’orchestra di riferimento della Rassegna Lirica
Torelliana di Fano. L’attività dell’orchestra, in costante sviluppo, conta di
circa 70 esecuzioni l’anno su tutto il territorio nazionale. In particolare
organizza produzioni concertistiche per le amministrazioni di Pesaro (Teatro
Rossini e Rocca Costanza), di Fano (Teatro della Fortuna e Corte
Malatestiana), di Urbino (Teatro Raffaello Sanzio) e della Provincia di
Pesaro e Urbino (teatri storici). Nel 2005 l’O.S.R. si è esibita in Corea del
Sud, nel 2007 e nel 2008 a Malta e, sempre nel 2008, ad Ankara in Turchia.
Presidente è Saul Salucci, Direttore organizzativo Bruno Madonna.
Roberto Molinelli
Nato ad Ancona, violista, compositore e direttore d’orchestra, dopo il diploma in viola al Conservatorio di Pesaro con il massimo dei voti e la lode,
ha vinto concorsi nazionali e internazionali e ha suonato come solista con
importanti orchestre e in formazioni cameristiche nelle più prestigiose sale
da concerto italiane ed estere. Ha al suo attivo numerose registrazioni per
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radio e tv e CD con importanti prime assolute. È stato direttore artistico
dell’Orchestra da Camera di Bologna e fondatore dell’Ensemble Opera
Petite (recentemente esibitosi in Giappone). Come direttore d’orchestra e
compositore ha collaborato con artisti italiani e stranieri (tra essi Andrea
Bocelli, Sara Brightman, Gustav Kuhn, Cecilia Gasdia, Anna Caterina
Antonacci, Andrea Griminelli, Lucio Dalla, Valeria Moriconi, Danilo Rossi,
Federico Mondelci, Alexia) realizzando lavori inediti con orchestre e artisti
di levatura internazionale (come Con te partirò, Romanza, Canto della Terra
per Andrea Bocelli, eseguite in tutto il mondo). È autore di brani in tutti
i generi musicali (classico, sinfonico o da camera, jazz, leggero, colonne
sonore) e molti suoi lavori sono stati proposti in sedi importanti (Carnegie
Hall, Scala, Euroradio, Teatro Hermitage, in Armenia, Slovenia, Città del
Messico, Olanda ecc.) sempre con grande successo e per importanti occasioni (anniversario della scomparsa di Papa Wojtyla, ricordi di Astor
Piazzola, di Maria Montessori e di Leonard Bernstein, Giubileo 2000, commemorazione dell’11 settembre 2001 ecc.) e in diversi Paesi del mondo.
Una sua composizione originale è stata scelta come colonna sonora della
campagna pubblicitaria Barilla, in onda da settembre 1999 al 2006. Ha
arrangiato e diretto l’Orchestra RAI
del Festival di Sanremo nelle edizioni
2005 e 2009, è stato membro e presidente della giuria di SanremoLab –
Accademia della Canzone di Sanremo
per tre anni consecutivi. In occasione
delle celebrazioni del Centenario per
Maria Montessori 1907-2007, la sua
opera Montessoriana è stata da lui
diretta e rappresentata in Svezia, Stati
Uniti d’America e a Roma, nella Sala
Sinopoli dell’Auditorium Parco Della
Musica. È docente di viola al
Conservatorio di Pescara. Da gennaio
2009 è Direttore Artistico per l’innovazione dell’Orchestra Sinfonica
“G.Rossini”.
Enrico Dindo
Diplomato al Conservatorio di Torino, perfezionatosi con Egidio Roveda
e Antonio Janigro, dal 1978 al 1998 è stato primo violoncello solista alla
Scala. Dopo la vittoria (1997) al Concorso Rostropovich di Parigi ha iniziato l’attività come solista con orchestre prestigiose (come BBC Orchestra,
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Rotterdam Philharmonic, Nationale de France, Santa Cecilia, Filarmonica
di San Pietroburgo, Tokyo Symphony, Chicago Symphony), con importanti
direttori (tra i quali Chailly, Myung-Whun Chung, Gergev, Muti,
Rostropovich), in festival prestigiosi (ricordiamo Spring Festival di Budapest,
Settimane Musicali di Stresa, Cello Festival di Kronberg, Notti bianche di
San Pietroburgo, Dubrovnik e Lockenhaus), in sale da concerto di tutto
il mondo (Londra, Parigi, Montpellier, Santiago de Compostela ecc.). Nel
2010 sarà in tournée con la Gewandhaus di Lipsia e Riccardo Chailly a
Lipsia, Stoccarda, Lucerna, Milano, Torino, Vienna. Autori contemporanei
hanno scritto musiche a lui dedicate, tra essi Giulio Castagnoli (Concerto),
Carlo Boccadoro (L’Astrolabio del mare e Asa Nisi Masa), Carlo Galante
(Luna in Acquario). Nel 2000 ha ricevuto il Premio Abbiati come miglior
solista del 1998/99, nel 2004 ha vinto la Sesta International Web Concert
Hall Competition e nel 2005 ha ottenuto dal Presidente della Repubblica
Ciampi il Premio Vittorio De Sica per la musica. Nel dicembre 2001 ha
fondato I Solisti di Pavia, di cui è direttore musicale, e l’Accademia Musicale
di Pavia dove è docente di violoncello. Nel 2005 ha fondato con altri colleghi l’associazione Musicarticolo9, della quale è stato presidente per tre
anni, nel febbraio 2007 è stato nominato direttore stabile dell’Orchestra
Sinfonica di Sanremo ed è entrato nel Comitato d’indirizzo della Gioventù
Musicale d’Italia. Enrico Dindo incide per la Decca e suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717 della Fondazione Pro Canale.
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Sabato 27 marzo 2010 ore 21.00
ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
RUDOLF BUCHBINDER direttore e solista
Franz Joseph Haydn (1732-1809)
Concerto n. 11 in Re magg. Hob XVIII:11 per pianoforte e orchestra
Vivace
Adagio
Rondò all’ungherese: Allegro assai
Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1770)
Concerto n. 20 in Re min. K. 466 per pianoforte e orchestra
Allegro
Romanza
Rondò
Ludwig van Beethoven (1770-1827)
Concerto n. 4 in Sol magg. op. 58 per pianoforte e orchestra
Allegro moderato
Andante con moto
Rondò: Vivace
C
oncerto: questa parola così comune nella musica ha una doppia etimologia (da ‘conserere’ e da ‘concertare’) e significa quindi, ugualmente, intreccio e combattimento. La doppia etimologia spiega però
la storia stessa di questa forma: se nel Seicento nel concerto si mette in
risalto soprattutto il primo aspetto, nel corso del secolo successivo, quando gli strumenti sempre più perfetti offrono la possibilità all’esecutore più
bravo di distinguersi dagli altri, esso si trasforma invece in una vera e propria battaglia musicale tra virtuoso e orchestra.
All’inizio del Settecento lo strumento ‘principe’ è quasi sempre il violino,
ma nel corso del secolo è lo strumento a tastiera - prima il cembalo e poi
il pianoforte - a diventare sempre più diffuso e a prendere, quindi, il sopravvento e a determinare anche una progressiva modifica di forme e contenuti
perfettamente esemplificata in questo programma.
Si inizia con Haydn e col suo celebre Concerto in Re maggiore (1784),
dove il virtuosismo viene imbrigliato nell’eleganza, per trasportare anche nel
concerto lo stile ‘di conversazione’ così caratteristico dell’autore, mentre la
brillantezza prevale nel finale coi riferimenti alla musica ‘ungherese’ tanto
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di moda nella Vienna dell’epoca.
Solo un anno dopo viene composto il Concerto K. 466 di Mozart (1785):
ma quanto sono diversi gli orizzonti musicali dei due autori! I concerti di
Mozart segnano infatti il passaggio dal rococò allo Sturm und Drang, da
una musica considerata ancora come piacevole sottofondo sociale a lavori
che esprimono altissimi valori estetici. Come il Concerto n. 20 (il primo
dell’autore in tonalità minore): la tensione emozionale che caratterizza il
primo tempo prosegue nella Romanza dove si alternano sezioni dolcissime
e parti in cui riappare la grande carica drammatica che non si stempera
nemmeno nel consueto brillante Rondò conclusivo.
Il carattere dialogico più che l’esibizionismo virtuosistico contraddistingue
infine il Concerto n.4 (1808) di Beethoven nel quale il confronto tra solista e orchestra assume un aspetto nuovo e dove ciascuno collabora a un
progetto musicale unitario. Si stabilisce qui un equilibrio in cui la presenza del solista apre originali prospettive musicali, a cominciare dall’inconsueto inizio, col pianoforte solo, che dà spunto all’orchestra e prosegue assieme ad essa. Opposizione e dialogo sono però al massimo nelle emozionanti
settantadue battute dell’Andante, dove alle asserzioni categoriche dell’orchestra risponde la quieta implorazione del pianoforte, mentre il Rondò
conclusivo è, dopo tanto pathos, di stampo tradizionale, brillante e virtuosistico.
Orchestra Filarmonica Marchigiana
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, fondata nel 1985 (dal febbraio del
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, FORM), è dal 1987 una
delle dodici Istituzioni Concertistiche Orchestrali Italiane. Opera in regione con stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti destinati alle scuole; è partner dei concorsi internazionali di Senigallia, Osimo,
Loreto e Fermo. Particolarmente attenta alla valorizzazione dei compositori marchigiani, ha dato vita all’idea Le Marche Parco Europeo della Musica.
Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony di St.
Moritz, a fianco di grandi solisti e di giovani talenti. Numerose le apparizioni televisive (con Raisat e Rai2) e le incisioni discografiche: tra esse La
Serva Padrona e Stabat Mater di G. B. Pergolesi, Guntram di R. Strauss,
Ouvertures di Rossini, Le nozze di Figaro di W. A. Mozart, Ouvertures,
Preludi e Oberto Conte di San Bonifacio di Verdi, tutte dirette dal suo
direttore artistico Gustav Kuhn.
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Rudolf Buchbinder
Ammesso a soli 5 anni (più giovane allievo di tutti i tempi) alla
Musikhochschule di Vienna, si è dedicato agli inizi della carriera soprattutto alla musica da camera, mentre oggi suona come solista in tutto il
mondo con le maggiori orchestre ed i più celebri direttori, ospite regolare
del Festival di Salisburgo e di altri importanti manifestazioni. Il suo vasto
repertorio include tutti i capolavori dal Settecento al Novecento e comprende anche brani poco eseguiti (come ad esempio le Variazioni scritte su
tema di Diabelli da 50 diversi compositori austriaci) ed è documentato
anche da un’ampia discografia, in gran parte registrata dal vivo, che comprende tutte le opere pianistiche di Haydn, i Concerti di Mozart con i
Wiener Symphoniker, le trascrizioni al pianoforte di Johann Strauss, i concerti per pianoforte di Brahms con Nikolaus Harnoncourt e il Concertgebouw
e i concerti per pianoforte di Beethoven con i Wiener Symphoniker, nella
duplice veste di solista e direttore. Di fondamentale importanza è nella carriera di Rudolf Buchbinder l'interpretazione dell’integrale delle sonate per
pianoforte di Beethoven eseguite fino ad oggi in numerose città fra cui
Monaco, Vienna, Amburgo, Zurigo e Buenos Aires.
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Sabato 10 aprile 2010 ore 21.00
ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA
“Vento dell’Est”
ILYA KIM pianoforte
TITO CECCHERINI direttore
Alfred Schnittke (1934-1998)
Moz-art à la Haydn
gioco musicale per due violini, due piccole orchestre d’archi e direttore
Dmitrij Šostakovič (1906-1975)
Valz II (dalla Suite n. 2 per orchestra jazz)
trascrizione per orchestra da camera
Concerto n. 1 in do min. op. 35 per pianoforte, tromba e orchestra d’archi
Allegretto
Lento
Moderato
Allegro con brio
Avro Pärt (1935)
Fratres, per orchestra d’archi e percussione
Cèsar Franck (1822-1890)
Variazioni sinfoniche per pianoforte e orchestra
F
ino a quasi tutto l’Ottocento, le civiltà musicali dominanti in Europa
sono sempre le stesse (l’Italia, la Francia e il blocco austro-tedesco),
ma nel Novecento il panorama si trasforma e ogni nazione ha cose
importanti da dirci e ha, insomma, una sua visione del mondo da trasformare in musica. Questo in particolare avviene nell’Europa orientale, dove
le vicende politiche hanno influenzato le scelte musicali e il ‘vento dell’Est’
ha unito e poi sparpagliato nazioni di storia e cultura differenti.
Originale è la posizione del russo Schnittke, formatosi in Germania, vissuto tra Russia ed Europa, prima e dopo la caduta del muro di Berlino, ispirato esteticamente a Šostakovič , eclettico nelle sue proposte musicali e che
in Moz-art à la Haydn (1990) offre una personale rivisitazione del passato. L’autore immagina di avere udito in sogno le musiche che Mozart aveva
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scritto per una pantomima oggi quasi interamente perduta e, in un umoristico collage, ne amalgama i temi costruendone una parodia con poliritmie, politonalità e clusters.
Šostakovič ha invece pagato sulla propria pelle i travagli politici ed estetici in Unione Sovietica, subendone anche pesanti condizionamenti. Un senso
di malinconia grottesca vena il Valzer dalla Jazz Suite (che mescola in modo
“seriamente leggero” ispirazioni musicali classiche e popolari), specchio della
condizione di chi è stato costretto a regolare la propria originale ispirazione sulle direttive di un regime schizofrenico nei confronti della musica.
Irrisione ed esuberanza caratterizzano invece il Concerto op. 35 (1933) già
inconsueto nell’organico e del quale l’autore scriveva: “voglio difendere il
diritto di ridere all’interno della musica seria. Quando gli ascoltatori ridono a un concerto con musiche mie non sono turbato ma, al contrario, me
ne compiaccio”.
Dalla Russia all’Estonia con Pärt, la cui musica ha iniziato ad essere conosciuta in occidente solo da una trentina d’anni e di cui Fratres (prima versione 1977) è uno dei brani più significativi. Un nuovo approccio al timbro caratterizza il musicista, che dopo la musica seriale e la ‘scoperta’ della
musica medievale, trova l’essenzialità in uno stile che utilizza pochissime
note per creare un mondo sonoro affascinante e del tutto nuovo.
Il cammino nel Novecento si chiude però a ritroso, tornando ad ovest e
tornando all’Ottocento, in Francia, con le originalissime Variazioni sinfoniche di Franck (1885), che mostrano la nuova visione del compositore
francese sia alla forma della variazione che a quella del brano ‘da concerto’, togliendo alle une la caratteristica esibizionistica e all’altro l’univocità
del solista, che si integra quasi primus inter pares con la compagine orchestrale.
Orchestra Filarmonica Marchigiana
L’Orchestra Filarmonica Marchigiana, fondata nel 1985 (dal febbraio del
2000, insieme alla Regione Marche e all’Università degli Studi di Ancona,
Fondazione Orchestra Regionale delle Marche, FORM), è dal 1987 una
delle dodici Istituzioni Concertistiche Orchestrali Italiane. Opera in regione con stagioni liriche e sinfoniche, rassegne cameristiche e concerti destinati alle scuole; è partner dei concorsi internazionali di Senigallia, Osimo,
Loreto e Fermo. Particolarmente attenta alla valorizzazione dei compositori marchigiani, ha dato vita all’idea Le Marche Parco Europeo della Musica.
Dal 1998 è orchestra principale del Festival Snow & Symphony di St.
Moritz, a fianco di grandi solisti e di giovani talenti. Numerose le apparizioni televisive (con Raisat e Rai2) e le incisioni discografiche: tra esse La
Serva Padrona e Stabat Mater di G. B. Pergolesi, Guntram di R. Strauss,
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Ouvertures di Rossini, Le nozze di Figaro di W. A. Mozart, Ouvertures,
Preludi e Oberto Conte di San Bonifacio di Verdi, tutte dirette dal suo
direttore artistico Gustav Kuhn.
Tito Ceccherini
Nato a Milano, dopo gli studi di pianoforte, composizione e direzione d’orchestra al conservatorio si è perfezionato in Germania, Russia ed Austria,
proseguendo gli studi di direzione con Gustav Kuhn e Sandro Gorli e
seguendo corsi con John Eliot Gardiner e Gianluigi Gelmetti. Con
l'Ensemble Risonanze da lui fondato si dedica alla musica del XX secolo,
dal Novecento storico ai compositori di oggi, ed è stato ospite dei Tiroler
Festspiele, dove ha realizzato la messa in scena di Luci mie traditrici di
Salvatore Sciarrino, pubblicata in Cd da Stradivarius e che ha ottenuto il
premio Choc dalla rivista “Le Monde de la musique”. Ha approfondito
anche il repertorio barocco con prassi d’epoca (con l’Ensemble Rovinante,
in tournée in Finlandia ed Estonia, e col gruppo Arsomelo). Vincitore del
concorso Allegro Vivo - Kammermusik Festival Austria è attualmente direttore della Camerata der Sommerakademie presso lo stesso festival. Svolge
attività concertistica in Italia (Pomeriggi musicali di Milano, Orchestra
Sinfonica del Friuli Venezia-Giulia, Orchestra Guido Cantelli, Divertimento
Ensemble) e all'estero, invitato da importanti orchestre in Francia, Bosnia,
Bielorussia ecc. Nel 2001 ha debuttato al Massimo Bellini di Catania coi
Puritani nell’ambito delle celebrazioni
del bicentenario belliniano. Assistente
di Gustav Kuhn, ha collaborato con lui
in produzioni sinfoniche ed operistiche
in Europa ed in Giappone curando la
preparazione di cantanti e orchestra
per il Ring di Wagner, per Ariadne auf
Naxos e Capriccio di Strauss, per l’integrale delle Sinfonie di Beethoven.
Dal 1995 è membro dell'Accademia di
Montegral. Ha svolto attività didattica
in Europa ed in Giappone. Insegna
presso il Landeskonservatorium di
Innsbruck, dove è titolare della cattedra di direzione d'orchestra ed esercitazioni orchestrali.
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Ilia Kim
Nata a Seul, ha iniziato in patria lo studio del pianoforte; dopo gli esordi
a undici anni e la vittoria in molti concorsi in Corea, si è trasferita a Berlino,
iscrivendosi alla Hochschule der Künste dove studia con Laszlo Simon e
Georg Save. Diplomatasi nel 1994 con il massimo dei voti, ha seguito i
corsi per concertisti del Mozarteum di Salisburgo e della Hochschule für
Musik und Theater di Hannover. Sono seguiti concerti in Germania,
Austria, Olanda, Finlandia, Svezia, Romania, Francia, Italia e Stati Uniti
(Carnegie Hall di New York), partecipando al Musik Festival dello Schleswig
Holstein e all’Holland Music Session. Ha suonato con la Filarmonica e
l’Orchestra della Radio di Seul, con la Filarmonica Enescu e con la Sinfonica
della Radio Nazionale di Bucarest. Ha vinto premi in concorsi internazionali: Maria Canals di Barcellona, George Enescu di Bucarest, Città di
Senigallia. Risiede attualmente in Italia. Dal 1997 è iscritta ai corsi di perfezionamento dell’Accademia Pianistica Incontri col Maestro di Imola, dove
studia con il Maestro Piero Rattalino.
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Sabato 24 aprile 2010 ore 21.00
AL DI MEOLA & QUINTET
“World Sinfonia”
AL DI MEOLA guitar
FAUSTO BECCALOSSI accordion
PEO ALFONSI guitar
GUMBI ORTIZ percussion
PETER KASZAS drums
VICTOR MIRANDA bass
D
i Meola è uno dei più rispettati chitarristi contemporanei, da sempre abituato a mescolare generi e stili, (come quando da adolescente svariava dai Beatles ad Elvis Presley, passando per il suono
nero della gloriosa Motown). Nato in New Jersey nel 1954, la prima svolta nella sua vita artistica è avvenuta a seguito del trasferimento al Greenwich
Village di New York per prendere lezioni di chitarra da Larry Coryell, uno
dei capostipiti riconosciuti della cosiddetta fusion. Nel 1971 si è iscritto al
Berklee College of Music a Boston, unendosi poi nel 1974 alla band di
Chick Corea (Return to Forever) fino alla rottura avvenuta nel 1976.
Nel 2004 ha collaborato con Andrea Parodi, scomparso leader del gruppo
sardo Tazenda, con il quale ha compiuto un tour mondiale intitolato
"Midnight in Sardinia" i cui momenti migliori sono stati fissati nel 2005
in un album. Tra i virtuosi più prolifici degli ultimi 30 anni ha ormai al
suo attivo una ricca discografia (oltre 20 titoli) tra i quali tre CD World
Sinfonia (1991, 1993 e 2000).
Di Meola ha esplorato vari stili, ma si è distinto per i suoi lavori di fusion
influenzati dalla musica latina.
Pioniere della integrazione tra la world music, il jazz e tutti i migliori generi della musica di oggi, la sua produzione risente infatti anche degli influssi di flamenco, tango, musica brasiliana e africana. Il suo stile musicale deve
molta della sua componente di suggestione nella combinazione tra ritmiche complesse, melodie di grande apertura lirica e armonie assai sofisticate. Da questo punto di vista molto egli è legato alla musica di Piazzolla e
al particolare approccio al tango del compositore argentino, che ha dato il
suo frutto in alcune registrazioni di grande successo (Heart of the
Immigrants, 1993, Di Meola Plays Piazzolla, 1996) ma che ha fatto sentire il suo influsso in Diabolic Inventions e Seduction for Solo Guitar (2006).
Dopo una trionfante tournée per i 25 anni di attività consacrata con un
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doppio CD live e la registrazione in DVD del concerto di Montreux, ha
compiuto nel 2009 un tour ‘coast-to-coast’ negli Stati Uniti, cui hanno
fatto seguito concerti in Europa con la New World Sinfonia Band, che ha
come protagonisti gli interpreti presenti anche a Pesaro, definiti dallo stesso Di Meola “il migliore gruppo della mia carriera di musicista”.
Di Meola ha vinto per quattro volte il premio come miglior chitarrista jazz
assegnato attraverso i voti dei lettori dalla rivista Guitar Player Magazine.
Oltre a una prolifica carriera solista, è stato impegnato in una fruttuosa
collaborazione con l’italiano Pino Daniele, con il bassista Stanley Clarke, il
violinista Jean-Luc Ponty, e i chitarristi John McLaughlin e Paco de Lucía
con i quali ha realizzato l’album di virtuosismo chitarristico puro che l’ha
reso noto al grande pubblico, Friday night in San Francisco.
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Venerdì 7 maggio 2010 ore 21.00
STEFANO BELISARI
“Fu…Turisti”
Un viaggio esilarante e irriverente alla scoperta del Futurismo
tra canzoni originali, reperti d'epoca e letture semi-serie
in occasione del centenario della nascita del movimento
DANILO GRASSI capomacchina e percussioni
CORRADO GIUFFREDI clarinetto
GIAMPAOLO BANDINI chitarra
ENRICO FAGONE contrabbasso
CESARE CHIACCHIARETTA fisarmonica
La magnifica spedizione fu…turista da Milano a Marechiare
per uccidere il chiaro di luna
narrata in dieci canzoni di Nicola Campogrande
testi di Stefano Belisari e Piero Bodrato
Antologia di canzoni futuriste
composte da Rodolfo De Angelis ed arrangiate da Alessandro Nidi
M
entre il Decadentismo regnava sul melodramma e le struggenti pagine di Puccini, di Cilea o di Giordano erano amate in tutto il mondo,
sorgeva in Italia un movimento dai connotati iconoclasti che si allineava alle più agguerrite avanguardie europee: il Futurismo. Nato col manifesto parigino pubblicato da Filippo Tommaso Marinetti nel 1909, il Futurismo
fu esteso alla musica dal romagnolo Francesco Balilla Pratella (1880-1955),
allievo di Mascagni al Liceo Rossini di Pesaro, che pubblicò nel 1911 il
Manifesto dei musicisti futuristi e La musica futurista – Manifesto tecnico.
Il Futurismo musicale contribuì non poco a connettere l’arte dei suoni con le
altre arti: non a caso Luigi Russolo, autore nel 1913 dell’Arte dei rumori era
pittore e ingegnere ed aveva firmato nel 1910 il Manifesto del pittori futuristi assieme a Boccioni, Carrà, Balla e Severini. Così se Pratella aveva ‘ordinato’ di distruggere l’esistente, Russolo invece dava consigli ‘compositivi’: la musica doveva essere fatta di rumori tratti della vita quotidiana, mescolati disordinatamente come in un’improvvisazione e suddivisi in sei categorie ben precise (ululati, rombi, stropiccii, gorgoglii, sibili e ronzii). Per dare attuazione a
questo processo Russolo inventò macchine come l’intonarumori (1913) e il
rumorarmonio (1922); e in un’Italia permeata di idealismo, che godeva anco-
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ra delle romanze di Tosti e delle opere di Mascagni e Leoncavallo, la novità
era quindi rappresentata dal rumore elevato a protagonista.
Le ‘serate futuriste’, organizzate mettendo insieme letture, canzoni irriverenti,
rumori e…musica, erano accolte dalle violente reazioni degli ascoltatori, mentre oggi, invece, abituati ormai a quasi tutto, possiamo anche riderci su.
Stefano Belisari, musicista-cantante milanese, protagonista di numerose avventure musicali, questa volta si cimenta in un tema a lui molto caro e, con quel
peculiare senso ironico che lo caratterizza, accompagnerà il pubblico in un
viaggio cibernetico nel futuro che è stato e che verrà. Con FU...TURISTI,
compiremo infatti un viaggio esilarante e irriverente alla scoperta del Futurismo
tra canzoni originali, reperti d'epoca e letture semi-serie. Per la prima volta in
scena, "La magnifica spedizione fu…turista da Milano a Marechiare per uccidere il chiaro di luna", narrata in dieci canzoni di Nicola Campogrande tratta della cronaca di un immaginario e fallimentare viaggio da Milano a Napoli,
dove Marinetti, se non avesse sbagliato il calcolo delle fasi, avrebbe voluto scaricare qualche revolverata contro la luna.
Nella seconda parte dello spettacolo, poi, verrà proposta una travolgente
sequenza dei successi di Rodolfo de Angelis, uno dei più divertenti autori del
varietà italiano, da Ma cos'è questa crisi? (1933) a Tinghe Tinghe Tanghe, da
Zikipakizikipu a Canzone tirolese, inframmezzate da letture del Manifesto
futurista e di Come si seducono le donne, due dei volumi partoriti dal genio
di Filippo Tommaso Marinetti.
Stefano Belisari
Nato in una zona di Milano, in tenera età si trasferisce in un'altra zona di
Milano, ma sempre in periferia. Poi dopo tanti anni va ad abitare fuori Milano, ma non tanto, dove abita tuttora, ma
in periferia nella zona dove era andato in tenera età che
ho detto prima. Milano, città che ha dato i natali ad
Elio, è anche la città dove va a scuola, elementari, medie,
liceo scientifico Einstein, con Mangoni, università di
ingegneria (politecnico) terminata con calma, scuola
civica di musica dove suona il flauto traverso e si diploma anche al conservatorio G. Verdi di Milano, che però
G. Verdi è nato a Busseto ma non c'è neanche da fare
il paragone per scherzo. In più gioca a pallone nella
Milanese, nel Fatima, nel Corsico fino all'età di 18
anni, poi gioca a baseball nell'Ares, sport che gli
piace tuttora. Obblighi militari assolti dall'86
all'88, dal 1979 cerca di far divenire realtà il
sogno di Elio e le Storie Tese.
60
Sabato 29 maggio 2010 ore 21.00
ENSEMBLE da CAMERA della PIETÀ dei TURCHINI
ALESSANDRO CICCOLINI direttore e violino primo
MARCO PIANTONI violino secondo
ROSARIO DI MEGLIO viola
ALBERTO GUERRERO violoncello
GIORGIO SANVITO contrabbasso
PATRIZIA VARONE cembalo
UGO DI GIOVANNI arciliuto
Concerto di inaugurazione del Progetto Orfeo - Festival Accademico
Internazionale di Opera e Teatro Musicale – del Conservatorio G.Rossini
in collaborazione con Fondazione Pergolesi Spontini per il 300° di Pergolesi
“Segreto tormento”
cantate nella Napoli di Pergolesi, Leo e Vinci.
Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736)
“Chi non ode e chi non vede”, cantata per soprano, archi e basso continuo
Nicola Fiorenza (1700ca-1764)
Sonata in La min. per tre violini e basso continuo
Largo
Allegro
Adagio
Allegro
Leonardo Vinci (1690-1730)
“Mesta oh Dio tra queste selve”, cantata per soprano, archi e basso continuo
Leonardo Leo (1694-1744)
“Dite vedeste forse una donzella”, cantata per soprano, archi e basso continuo
Giovanni Battista Pergolesi
“L’Orfeo” cantata per soprano, archi e basso continuo
L
a civiltà musicale napoletana vive dalla seconda metà del Seicento e
fino a tutto il Settecento un momento straordinario e splendido.
Erano attivi quattro conservatori (‘centri di accoglienza’ di poveri e
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orfani avviati allo studio della musica, tra i quali proprio la Pietà dei
Turchini) che assicuravano, grazie anche alla presenza di straordinari maestri, la formazione professionistica di cantanti e strumentisti. E grazie alla
possibilità di disporre della presenza di grandi maestri e di molti preparati esecutori, in quegli anni si affermano e si stabilizzano i principali generi vocali: opera seria e opera buffa in teatro, cantata nei palazzi aristocratici, oratorio in ambito devozionale.
A partire dalla seconda metà del Seicento, quando l’esplosiva magnificenza
del primo Barocco comincia a far posto a uno stile più regolato e lineare,
si può parlare di una vera e propria ‘scuola napoletana’, per la presenza di
musicisti anche non locali (quali Provenzale, Durante, ma anche Leo, Sarro,
Vinci, Scarlatti, Pergolesi ecc.) il progressivo aumento del numero dei teatri, l’attività dei conservatori, il successo dei cantanti evirati. E, all’inizio
del Settecento, il successo, lo sviluppo e la diffusione della musica diventano imponenti, non ostante le guerre a seguito delle quali il governo della
città passa dagli spagnoli agli austriaci e, infine, ai Borboni. Autori celebri
e meno noti fissano le strutture interne del melodramma; e da quelle forme
fondamentali (aria e recitativo) nasce anche un genere ‘a parte’, la cantata
(profana, sacra e morale), che non è però musica ‘pubblica’, ma vera e propria musica da camera, perfettamente adatta al mondo dei nobili committenti.
Nella cantata vengono assemblati e condensati, con minor standardizzazione di quanto non accada nell’opera, i formulari della vocalità solistica, ma
vengono anche attivati codici culturali complessi perfettamente compresi
dai colti ascoltatori di cui spesso riflettevano gli usi, gli stili, le aspirazioni
e le ideologie.
Il recitativo e l’aria costituiscono, come è ovvio, il nucleo centrale di ogni
cantata, e il basso continuo è solitamente l’unico sostegno armonico per le
voci. Eppure ogni brano, partendo da queste strutture di base, ha una sua
propria forma, una sua personalità, una sua indipendenza dalle convenzioni perché legato alla circostanza della sua esecuzione e al significato del
testo scelto di volta in volta.
Progetto Orfeo
Il Progetto Orfeo è un Festival Accademico di Opera e Teatro Musicale
inaugurato alla fine del maggio 2009 dal Conservatorio Statale di Musica
“G. Rossini” di Pesaro, e ha da subito ottenuto successo di critica e di pubblico. La sua novità e unicità consiste nel raccogliere le migliori risorse
espresse da istituzioni didattiche come conservatori, accademie ed università, per convogliarle in uno sforzo produttivo di livello professionale con
l’intenzione, da subito, di allargarsi a sempre nuove collaborazioni.
L’appuntamento è stato apprezzato dai cittadini e dai turisti perché si è col-
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locato in un momento dell’anno particolarmente interessante, quasi a collegamento tra la stagione invernale e quella estiva. La seconda edizione si
terrà, come la prima, al Teatro Rossini di Pesaro ed in altri luoghi significativi della città dal 29 maggio al 3 giugno 2010, proponendo forme diverse di teatro musicale, dall’opera allo spettacolo multimediale, assieme a concerti strumentali e vocali di particolare interesse.
L’idea generale dell’edizione di quest’anno del Progetto Orfeo è quella di
contribuire alla celebrazione del 300° anniversario della nascita di G.B.
Pergolesi, uno dei più famosi ed illustri compositori marchigiani e di tutta
la cultura musicale europea del XVIII secolo. Cuore di queste celebrazioni
sarà un concerto dedicato alle Cantate di Pergolesi affiancate ad altre della
cultura napoletana del primo Settecento (in co-produzione con l’Ente
Concerti di Pesaro e l’Ensemble da camera della Pietà dei Turchini), oltre
alla realizzazione di due serate in cui verranno accostate opere di Pergolesi
e composizioni di autori che si sono ispirati alla sua musica (da Brunetti a
Stravinskij).
La seconda edizione Progetto Orfeo sarà realizzata grazie al contributo ed
alla collaborazione di: Regione Marche, Provincia di Pesaro-Urbino,
Comune di Pesaro, Rossini Opera Festival, Fondazione Pergolesi/Spontini
(Jesi), Accademia di BB.AA. di Brera (Milano), Accademia Nazionale di
Danza (Roma), Università di Macerata, Hochschule di Lipsia, Hochscule
di Graz, UDI (Pesaro), Amnesty International Camera di Commercio di
Pesaro, Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro.
Ensemble da Camera della Pietà dei Turchini
Fondato nel 1987 da Antonio Florio, l'Ensemble è costituito da strumentisti e cantanti specializzati nell’esecuzione del repertorio musicale napoletano di Sei e Settecento e nella riscoperta di compositori rari. Proprio questo rigoroso atteggiamento di ricerca e di esecuzione ne ha fatto una delle
punte di diamante della vita musicale italiana ed europea. L’ensemble è
stato invitato ad esibirsi su palcoscenici importanti (da Roma a Barcellona,
da Berlino a Vienna, da Siviglia a Bruxelles ecc.) nei maggiori festival di
musica antica europei (tra cui Cremona, Versailles, Metz, Madrid, Tel Aviv,
Potsdam, La Coruña, Montpellier, MITO, Jesi ecc.). L’Orchestra Barocca
Cappella della Pietà de Turchini è l’ensemble stabile del Centro di Musica
Antica di Napoli, mentre dal 2004 è “ensemble in residence” presso il
Centre Lyrique d’Avergne di Clermont Ferrand.
Ricco il cartellone delle opere portate in scena o eseguite in forma concertistica: tra esse Il disperato innocente di Boerio, Festa napoletana, La
Statira principessa di Persia, Motezuma di De Majo, Partenope di Vinci in
prima moderna, La finta giardiniera di Anfossi, L’Ottavia restituita al trono
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di Domenico Scarlatti, La Salustia di Pergolesi, L’Alidoro di Leo ecc.
L’ensemble ha registrato per Radio France, per la BBC di Londra, per le
Radio belga, spagnola, tedesca e austriaca. Particolare attenzione è alla attività discografica, dedicata ad inediti del repertorio napoletano barocco e in
più occasioni premiata dalla critica internazionale: si segnalano i 15 titoli
della collana Tesori di Napoli (Opus 111), e Stabat Mater di Pergolesi,
Missa Defunctorum di Provenzale e Le cantate napoletane del ‘700
(Eloquentia). Tra i numerosi riconoscimenti citiamo il premio 1996 di Le
Monde, il premio Vivaldi della Fondazione Cini di Venezia, il premio
Abbiati, il Diapason d’Or (per tre volte), il premio Oviedo, il premio Napoli
nella sezione speciale Eccellenze Nascoste della città. Di recente la Cappella
si è esibita in prestigiosi appuntamenti a Parigi, in Cina, in Giappone, negli
Stati Uniti e in Portogallo. L’Ensemble ha inaugurato la stagione di concerti 2007/2008 di Radio3 nella Cappella Paolina al Quirinale e nei prossimi mesi sarà impegnato con Partenope di Vinci in coproduzione con il
teatro di Leon in Spagna e in una lunga tournée in Italia con lo Stabat
Mater di Pergolesi.
Alessandro Ciccolini
Diplomato al Conservatorio A. Steffani di Castelfranco Veneto con G. Fava
ha completato lo studio del violino barocco e della prassi esecutiva antica
(con E. Gatti presso la Civica Scuola di Musica di Milano), del contrappunto e delle tecniche compositive barocche. Affianca a quella di violinista l’attività di compositore e revisore (Assalonne punito di Ziani componendone le parti strumentali andate perdute eseguito a Napoli, Piacenza,
Berlino sotto la direzione di A. Curtis; Motezuma di Vivaldi registrato per
Deutsche Grammophon; Ercole sul Termodonte di Vivaldi presentato al
Festival dei due Mondi di Spoleto; Ottavia restituita al trono di D. Scarlatti
rappresentata sotto la direzione di A. Florio alla Quincena musical di S.
Sebastian).
Come esecutore ha preso parte nel 1992 alle tournées dell’European
Community Baroque Orchestra e attualmente collabora in qualità di primo
violino con Cappella della Pietà dei Turchini di Napoli. Nel giugno 2009
ha diretto al Teatro Rossini di Pesaro la Serenata RV 690 di Vivaldi per il
Progetto Orfeo.
Ha registrato per Accent, Harmonia Mundi, Opus 111, Stradivarius, Tactus,
ORF, BBC, RAI 1 e RAI 3.
Per Symphonia ha registrato in prima esecuzione in epoca moderna due
CD contenenti Il primo libro delle sonate per violino di Aldebrando
Subissati e i Concerti da chiesa di Andrea Zani.
Nel 2002/2003 ha tenuto un corso sulla Storia della prassi esecutiva nella
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musica da camera a Musicologia (Cremona). È docente di violino barocco
presso il conservatorio “S. Giacomantonio” di Cosenza.
Sponsor unico
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Ente Concerti di Pesaro
Soci Ente Concerti
Anno di costituzione 1961
Agostinelli Federico
Albanesi Arianna
Albanesi Angela
Albertoni Luigi
Alessandrini Bruno
Anselmi Alberto
Anselmi Patrizia
Antelmy Erica
Antelmy Mercede
Antonietti Luigi
Arduini Germana
Babucci Ornella
Baldelli Francesco
Baledelli Lucia
Bargnesi M. Teresa
Bartolomeoli Roberto
Bartoloni Giuliano
Bartoloni Spadoni Giusi
Bartolucci Ebe
Basili Roberto
Basili Stefano
Battistoni Francesca
Bellazecca Massimo
Belli Lea
Bertani M. Cristina
Bertellotti Carlo
Bertozzini Ada
Bertozzini Marcella
Bettini Alessandro
Bigazzi Maria Luisa
Bischi Alessandro
Bisping Dorothea
Bocci Romeo
Bolognini Patrizia
Bonaparte Andrea
Bonazzoli Bianca
Consiglio Direttivo
Presidente
Guidumberto Chiocci
Direttore artistico
Federico Mondelci
Vicepresidente
Marta Mancini
Consiglieri
Maria Luisa Biscuola
Gilberto Calcagnini
Bruno Consani
Gigliola Gori
Fulvio La Rosa
Marina Salvi
Segreteria
Debora Gentiletti
Ufficio Stampa
Elisa Del Signore
Direttore dei Teatri
Giorgio Castellani
Note ai programmi
Maria Chiara Mazzi
Comunicazione
Leonardo Cemak
Foto
Luigi Angelucci
segue…
Stampa Tecnostampa Ostra Vetere / Novembre 2009
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Bonazzoli Remo
Bontempi Giuliana
Borghi Maria Clotilde
Bortolin Francesco
Bruscoli Gabriella
Busacca Graziella
Campilongo Luigi
Canestrelli Assunta
Caracciolo Gabriella
Carbone Annamaria
Carloni Esposito Renza
Casula Pierfrancesco
Cavalieri Anna
Ceci Luciana
Cento Giovanni
Ceripa Lorena
Cestaro Carla
Chietera Giovanni
Cinti Estella
Coli Paolo
Comandini Paolo Emilio
Congiu Luigi
Corsini Diottalevi Vittoria
Cortesi Dovilia
Costantino Giulio
D’Agnillo Carla
De Benedittis Agostino
De Feo Liliana
De Martis Elena
De Nicolò Maria Pia
De Sabbata Giorgio
Del Grande Teodoro
Del Piccolo Izzilina
Dell’Aquila Ardone Cosima
Della Biancia Marisa
Dopolavoro Banca Popolare
dell'Adriatico
Emiliani Paola
Ermedi Marilena
Falanga Eugenio
Farina Ercole
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Fastigi Gabriella
Fastigi Rosa
Fattori Anna
Felicetti Marta Virginia
Ferretti Fernanda
Ferri Pio
Fiocco Virginio
Forlani Luca
Fortini Maria Luisa
Frezza Maria Grazia
Frulli Elvira
Gaggiano Alessandro
Gaudenzi Massimo
Gennari Annarita
Gentilucci Anna
Ghisleri Giovanna
Giamprini Simonetta
Gori Isabella
Gorgoni Vittorio
Gorini Maria
Grazioli Manuela
Graziosi Franco
Gualandri Massimo
Guerrieri Matteo
Guidelli Rita
Iacchini Gabriella
Lamaro Paolo
Lanfernini Caterina
Leonardi Adriana
Licini Roberto
Liguori Caludia
Liguori M. Laura
Lippolis Graziana
Magi Claudio
Mancini Alessandra
Marchetti Armando
Marcucci Agla
Mari Dino
Mariani Alberta
Mariotti Jacopo
Maschio Silvia
Masetti Marisa
Megani Clara
Missiroli Gino
Monsagrati Fausto
Montebarocci Angelo
Muretto Franca
Neri Ennio
Nesci Liana
Nocitra Elisabetta
Olmeda Giuseppe
Ottaviani Gabriella
Pagano Giuliana
Pagnoni Danilo
Pandolfi Roberta
Panna Donato
Paolini Marco
Paolini Mirella
Patrignani Paola
Pellegrini Gianfranco
Picchi Roberto
Pierantoni Marta
Raffaelli Maria Teresa
Ramaioli Silvano
Ravaglia Annamaria
Renzi Susanna
Rinaldi Gianluigi
Rondina Paola
Rosati Loretta
Rossini Gordiano
Russo Davide
Sanchini Cecilia
Sbano Wanda
Scardacchi Mauro
Scilla Cristina
Senigagliesi Michela
Severini Umberto
Sorbini C. Augusto
Sorbini Paola
Sormani Farina Paolo
Staffolani Raffaella
Stradini Maria Chiara
Surian Elvidio
Tempesta Antonio
Torre Maria Cristina
Trelani Lidia
Urbinati Paola
Utel Tullio
Vaina Raffaella
Venturini Brunella
Verni Stefano
Vitali Antonella
Zazzarini Ferruccio
Zini Annalisa
Zoffoli Atos
Zollia Carlo
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Prevendita abbonamenti Per Abbonati
alla precedente Stagione nei giorni 25 e
26 novembre presso il botteghino del
Teatro Rossini con orario 9,30-12,30 ;
16,30-19,30.
Nuovi abbonamenti La vendita dei
nuovi abbonamenti verrà effettuata, nei
giorni 27 e 28 novembre.
Prezzi Posto di platea e posto di palco I e
II ordine e 150, Posto di palco di III
ordine e 125; Posto di palco di IV ordine riservato agli studenti fino a 29 anni e
oltre i 65 e 50.
Vendita biglietti Saranno messi in vendita il giorno stesso del concerto presso il
botteghino del Teatro Rossini con orario
9,30-12,30; 16,30-19,30 (concerti
pomeridiani fino all’inizio dello spettacolo) a partire dal concerto dell’8 dicembre
si potranno acquistare tutti i biglietti
della stagione. Prezzi platea e posto di
palco di I e II ordine e 15; Posto di palco
di III ordine e 12; posto di palco di IV
ordine e 10, ridotto e 7; Loggione e 5.
L'Ente Concerti ringrazia
70
Informazioni
Biglietteria del Teatro Rossini
Piazzale Lazzarini, Pesaro
0721 387621
Ente Concerti
Palazzo Gradari, Via Rossini
0721 32482
[email protected]
www.enteconcerti.it
La Direzione si riserva di apportare al programma le variazioni imposte da ragioni
tecniche o da cause di forza maggiore
Assindustria
Banca dell'Adriatico
Carifano Cassa di Risparmio di Fano
Galleria di Franca Mancini
Manifatture Gamba
MusicStorePesaro
Piero Guidi
Ristorante Bristolino
Vittoria, Savoy e Alexander Hotels
Messaggio Pubblicitario.
Omaggio allo spettacolo.
L’arte è un bene prezioso e può
offrire grandi opportunità di
crescita ai luoghi dove gli eventi
si realizzano. Per questo, come
Banca, siamo da sempre vicini
al teatro e alle migliori attività
culturali del territorio. Perché ci
piace sostenere le vostre passioni.
E condividerle.
Ente Concerti
di Pesaro
Banca del gruppo
Vicini a voi.