in relazione con - Carmelitane Scalze Concenedo

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Monastero S.Maria del Monte Carmelo ::: Concenedo di Barzio
… IN RELAZIONE CON
di Treresa Benedetta del Roveto Ardente
“DISTESE UNA NUVOLA COME UN TAPPETO”
(Sal 105,39)
“Segnato dalle nuvole sarà il cammino del popolo estratto dai ceppi d’Egitto. Nei deserti, nei secoli
attenderanno dal cielo i sentieri. Per tappeto intenderanno la Bibbia”
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… IN RELAZIONE CON
“Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza” (Gn 1,26)
“In lui poi siamo stati scelti” (Ef 1,11)
Il concetto di persona è una risorsa di pensiero a cui frequentemente lo stesso Magistero e la Teologia tutta attingono;
nella filosofia greca classica si trovano due termini: “prosopon”, la maschera utilizzata dagli attori greci, e
“ipostasis” che rimanda all’individualità.
Persona è un individuo, un soggetto compiuto, potremmo dire autonomo un’interiorità che nel cristianesimo si
approfondisce al punto tale da collocare Dio nel cuore della persona.
Un passo avanti ci porta nell’epoca cristiana e più esattamente nel Concilio niceno-costantinopolitano: con la
riflessione teologica al concetto di persona, inteso come relazione.
In Dio, la stessa natura non impedisce relazioni diverse; come, nel caso umano: madre, moglie, figlia, amica, nella
stessa sostanza in diversità di relazioni; allora, Padre e Figlio e Spirito Santo hanno la stessa sostanza, la loro diversità
personale è dovuta dalla relazione che l’uno intrattiene con l’altro: una relazione di figliolanza, di paternità,
una relazione di processione, nel caso dello Spirito Santo.
Per Agostino raccontarsi è parlare di Dio, si confessa per parlare di Dio: “Dio è più intimo del mio stesso
intimo”.
Per san Tommaso la persona è incomunicabilità, c’è qualcosa del singolo che è incomunicabile, nel senso che
c’è qualcosa appartenente a quel singolo e a nessun altro.
Cartesio, ci presenta la persona come coscienza e definisce l’uomo come auto-coscienza, consapevolezza di sé,
che significa essere in relazione con sé.
Con la filosofia moderna e poi, anche nella filosofia contemporanea, la persona viene anche arricchita della dimensione
del valore e l’essere persona rende l’uomo eccezionale, straordinario, non commensurabile con altre realtà
del nostro cosmo.
Kant ci dice che la persona è tale perché non può mai essere un mezzo, ma solo e sempre un fine. Dire che la persona
non è mai un utilizzabile significa dire che è in-utile. In relazione agli embrioni congelati che devono essere utilizzati
perché si dice “sono altrimenti inutili, inutilizzabili”: questa è proprio la caratteristica della persona, quella di
essere inutile, non asservibile; è il suo valore.
Per parlare del valore della persona potremmo recuperare prosopon che, rinviando alla maschera, ci parla di qualcosa
che è dietro, che si nasconde, che non appare mai. L’attore gioca un ruolo a teatro, la parte del buono o del
cattivo, del traditore, dell’eroe, ma questo attore è sempre dietro alla maschera e mai visibile, nessun ruolo può
assorbire l’attore, nessun ruolo può coincidere con l’attore stesso, l’attore mantiene sempre una
dimensione di trascendenza rispetto ai ruoli che gioca.
La dignità della persona non riposa nel ruolo che si gioca, bene o male; cioè la persona rimanda a qualcosa che sta
dietro, dietro la maschera, dietro al ruolo; qualche cosa che non è mai riassumibile da quel ruolo, da quella maschera.
Il valore della persona non dipende da come ha giocato il ruolo di fratello o di amico o di collega; la dignità di una persona
non dipende neanche dalla qualità delle cellule - parliamo di embrione - ma anche di cellule invecchiate, quindi dinnanzi
all’anziano improduttivo, che perde le proprie facoltà mentali e anche la propria autocoscienza, non per questo
perde la propria dignità, perché l’essere persona è trascendenza rispetto a tutto ciò che di quella persona si vede o
è dato a vedere. Ecco allora: la radice della dignità umana può essere detta la persona. Concludo con un pensiero di una
filosofa carmelitana, Edith Stein:
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Monastero S.Maria del Monte Carmelo ::: Concenedo di Barzio
La persona è chiamata a vivere nel suo più profondo e a prendere se stesso nelle mani, come solo da qui in poi è
possibile; solo, da qui il diritto di decisione su se stessa spetta alla stessa anima. È il grande mistero della libertà
personale, davanti a cui Dio stesso si arresta. Egli vuole la signoria sugli spiriti creati solo come un libero dono del loro
amore. Egli conosce i pensieri del cuore, Egli penetra con lo sguardo le profondità e gli abissi dell’anima, in cui
neppure lo sguardo dell’anima stessa penetra, se Dio non la illumina. Egli però non vuole strappare nulla al suo
possesso, senza che ella stessa lo voglia. Perciò Egli fa tutto per arrivare alla libera consegna della volontà alla Sua, come
dono del suo amore e così può condurla all’unione beatificante in avanti, è possibile anche un corretto confronto
con il mondo; solo da qui può trovare il posto assegnatole nel mondo. In tutto questo ella non scandaglia del tutto il suo
più profondo Interiore. È un mistero di Dio che Egli solo può svelare, nella misura in cui Gli piace.
febbraio
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