NIETZSCHE ANTI-FILOSOFO
NELL’INTERPRETAZIONE DI GIORGIO COLLI
tesi di laurea in storia della filosofia contemporanea
di
Marco Svevo
INTRODUZIONE
“Res est magna tacere [1] ”
Prima che "scoprissi" la riflessione di Giorgio Colli su Nietzsche, mi ero (più o meno
autonomamente) costruito una mia personale "interpretazione" del filosofo di Röcken. Tale
interpretazione comprendeva alcune considerazioni su aspetti del pensiero di Nietzsche che mi
interessavano particolarmente [2] , aspetti che ho poi ritrovato affrontati nei testi di Colli quasi con
lo stesso mio approccio interpretativo (tanto che a volte mi capitava di leggere nei libri di
Giorgio Colli ciò che io avevo soltanto pensato. Così è capitato che i “miei pensieri su
Nietzsche” coincidessero quasi perfettamente con quelli di Colli anche nella terminologia. Da
tale strana coincidenza è nata l'idea per la tesi, che si basa su principi metodologici, o, meglio,
su punti di riferimento comuni e che posso anticipare e riassumere con uno dei “chiodi fissi”
dell’interpretazione di Nietzsche di Giorgio Colli, e cioè che Nietzsche non ha bisogno di
interpreti [3] ; naturalmente ci sono anche altre “considerazioni” [4] su Nietzsche ,che si trovano
sparse (disordinatamente) ne La ragione errabonda e nel IV capitolo (“Morte della filosofia” ) di
Dopo Nietzsche, che terrò presenti in questo mio lavoro.
Dopo essermi fatto un'idea di come la pensasse Colli su Nietzsche, ho scoperto, ancora una volta
casualmente, il libro di Sossio Giametta, Nietzsche e i suoi interpreti, dove trovai una minuziosa
analisi del rapporto Colli/Nietzsche: e ancora una volta stava scritto su carta ciò che ero andato
maturando da solo, man mano che approfondivo l'analisi dell'interpretazione colliana della
filosofia di Nietzsche. In particolare mi colpì quanto sostenuto da Giametta, sulla “atipicità”,
sulla “anomalia” di Nietzsche come filosofo, il che mi portò ad approfondire ulteriormente
l’interpretazione di Colli.
Quest’ultimo punto necessita di un'integrazione: parlare infatti di filosofo anomalo o dire che
Nietzsche non è un filosofo è fuorviante oltre che inutile, se prima non si cerca di mettersi
d’accordo su che cosa significhi questo termine [5] ; per fare ciò conviene appoggiarsi, ancora una
volta, a quanto scritto da Colli:
“Nietzsche è filosofo più di ogni altro filosofo moderno, se per filosofia s’intende una
concezione totale della vita, più intuitiva che logica, che si oppone ad ogni limitazione e ad
ogni compromesso pratico. Come rigore e approfondimento di una ricerca logico-razionale
( è questo che viene inteso per filosofia nel mondo moderno) Nietzsche non è un
filosofo.”,(La ragione errabonda, p.93).
Tornando al percorso che mi ha condotto a questo lavoro, il cui punto di partenza e d'arrivo
ideale è e rimane Nietzsche, Colli rappresenta un primo approdo; mi spiego: avendo una
passione perun filosofo,è naturale cercare di approfondirlo. Ma nella mia ricerca ero sempre
rimasto insoddisfatto delle interpretazioni date di Nietzsche che avevo letto consultato,studiato
ecc.,cosicché ho continuato a cercare fino a scoprire quella di Colli, è stato come una rivelazione
e una liberazione,perché finalmente “sentivo” che qualcuno aveva coloto nel segno;da Colli a
Giametta, successivamente il passo è stato breve, in quanto , una volta capito che Colli era
l'Interprete, era logico cercare un approfondimento: e tale approfondimento poteva darsi solo a
partire da chi avesse studiato Colli e Nietzsche.
1
Nietzsche dunque è il perno di questa tesi, ed è in relazione a Nietzsche che ritengo
fondamentale tener sempre presenti alcuni punti ( o spunti se si vuole) essenziali per poter
arrivare a comprenderlo, o meglio, per chiarire come io l'ho compreso (pur nella consapevolezza
“colliana” che egli non può essere compreso); tali s-punti ( o tracce, per rendere tributo al
corrente filosofese) sono:
1. la necessità di sfatare quei luoghi comuni per i quali Nietzsche sarebbe di volta in volta : il
filosofo della volontà di potenza, il maestro dell’eterno ritorno, il nunzio del superuomo e del
nichilismo, il trasvalutatore di tutti i valori , o tutte queste cose insieme ; volontà di potenza ,
eterno ritorno, superuomo, nichilismo, trasvalutazione di tutti i valori, potrebbe non essere altro
che flatus vocis, nient’altro che maschere [6] ;
2. ”mihi ipsi scripsi” , motto che si addice perfettamente al “caso Nietzsche” e che rimanda al
“così mi racconto la mia vita” dello Ecce homo , e al “non bado più ai lettori (...) ma annoto
me stesso” dei frammenti postumi (9 [ 188] )[7] ; si tratta, detto in breve, della necessità di
riconoscere la forte impronta letteraria delle opere di Nietzsche [8] ;
3. il fatto che Nietzsche non abbia mai “partorito” un’opera filosofica sistematica [9] , e che al
contrario, proprio il progetto di un’opera sistematica (La volontà di potenza ), ripreso e
abbandonato più volte da Nietzsche, sia stato ,da ultimo, definitivamente accantonato;
4. il fatto (si tratta di un asso-dato biografico in definitiva) che gli anni più fecondi della vita di
Nietzsche non comprendono lo studio sistematico della filosofia[10] ;
5. il ruolo della musica, tema spesso lasciato in disparte o comunque sottovalutato dai “grandi
interpreti di Nietzsche” [11] ;
6. la sfiducia nei confronti dell’intelletto, della razionalità, degli elementi logici che nell’uomo
moderno hanno raggiunto il loro apogeo ; sfiducia che ha la sua controparte nella rivalutazione
dell’elemento istintuale e della corporalità [12] ; ciò non significa che Nietzsche pretenda di
cancellare l’elemento razionale (l'apollineo) ,vuol dire farlo interagire armonicamente con la
sfera “irrazional-istintuale” ( il dionisiaco); in altre parole alla figura del filosofo Nietzsche
contrappone quella del saggio (dove per saggio è da intendere l’uomo pienamente realizzato,
l’uomo di “buon carattere” [13] );
7. Nietzsche non fu un filosofo ; lo diventò suo malgrado: ne fecero un filosofo a posteriori :
Nietzsche stesso sembra preconizzare tale destino ne L’anticristo , quando scrive “C’è chi viene
al mondo, postumo”, e in Ecce homo , “ ci sono uomini che nascono postumi”.
C’è poi il problema FILOSOFIA: in Nietzsche questo termine ha un doppio significato; da un
lato esso indica la storia della metafisica occidentale ( per usare la nota espressione
heideggeriana) e in questo senso la filosofia è sottoposta ad una critica corrosiva condotta in
nome della vita tout court; dall’altro, la filosofia in quanto lascito del suo pensiero, e cioè.
accettazione incondizionata della vita che nel lessico nietzschiano viene chiamata di volta in
volta amor fati, saggezza tragica, filosofia di Dioniso ecc.; quindi riassumendo una filosofia che
tutto nega da una parte e una filosofia che tutto abbraccia dall’altra.
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Questa duplicità di significato , ad ogni modo, ricorre spesso nelle opere di Nietzsche ( nei
contesto più disparati) ,rendendo così complicata la lettura e facilitando fraintendimenti e
travisamenti [14] .
La “tesi” che vorrei cercare di (di)mostrare può essere riassunta così: vedere se per Colli
Nietzsche rientra nell’ambito della filosofia tout court, del sapere filosofico lato sensu o se
invece non gli si debba riconoscere una diversa “cittadinanza” ; o se, infine , non sia possibile
fare né l’una né l’altra cosa : se cioè Nietzsche rimanga , e debba rimanere, un'incognita, un
“inattingibile”: il “signor Nietzsche” è stato ( ed è tuttora) etichettato di volta in volta come
filosofo , poeta, moralista\immoralista) , polemista, libellista, letterato, ed altro ancora; tuttavia
rimane il sospetto che egli, rispetto a tutte le definizioni che hanno cercato di “immobilizzarlo”
, rimanga inesauribile, inavvicinabile, indefinibile, anche qualora si faccia a ricorso a formule
negative ( e perciò più sfumate) come,ad esempio, non-filosofo.
Ora, il modo più fruttuoso di procedere va fondato sul chiarimento di che cosa intenda Nietzsche
stesso per filosofia e quale sia la sua posizione nei confronti di essa e di verificare se Nietzsche
comprendesse se stesso come filosofo ,e se sì, stabilire che tipo di filosofo pensasse di essere.
Il mio compito, dunque, sarebbe (sarà?) quello di mostrare la presunta a-filosoficità ( per il
momento dico così) , o come dice Giametta la “anomalia [15] di Nietzsche come pensatore”.
Per mettere in rilievo la poca importanza che ebbe la filosofia per Nietzsche, al di là di rimandi
meramente testuali,ci sono altri modi nidicati da Colli: egli si basa, ad esempio, su alcuni dati
biografici, come il decennio dedicato all’insegnamento della filologia classica, la preponderanza,
nei primi anni, dell’interesse per la musica e la poesia, l’amore per l’antichità classica ecc..
Altri spunti interessanti (alcuni dei quali sono ricalcati , tra l’altro, su quelli di Colli) li offre
Giametta nel libro Nietzsche e i suoi interpreti, dove ad esempio viene rimarcato come
l’originalità di Nietzsche in qualità di pensatore sia di molto diminuita qualora si mettano in
rilievo i debiti nei confronti di Schopenhauer (del quale il giovane Nietzsche aveva letto l’opera
fondamentale nel 1865, rimanendone fortemente colpito [16] ).
Lo stesso vale anche per altri filosofi (e non solo filosofi) “saccheggiati da Nietzsche”, (per
usare una colorita espressione di Anacleto Verrecchia, cfr. La catastrofe di Nietzsche a Torino);
è il caso di Spinoza, per citarne uno.
Sossio Giametta è uno di quegli interpreti che hanno appassionatamente sostenuto la
afilosoficità di Nietzsche, proponendo una interpretazione della sua opera che rende ragione
delle sue indubitabili doti di poeta e moralista. Tuttavia, per quanto il suo lavoro sia
apprezzabile, credo che l’ultima parola su Nietzsche spetti a Colli , anche se, va ripetuto ancora
una volta, qualcosa come “l’ultima parola su Nietzsche” non esiste [17] .
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Capitolo primo
INTRODUZIONE E CONTESTUALIZZAZIONE DEL PENSIERO DI GIORGIO COLLI
“Io credo che la giusta conoscenza filosofica debba essere la base di ogni lavoro
intellettuale, ma concordo con Lei che si debba filosofare, ossia parlare di queste cose, il
meno possibile(...)” [18]
Filosofia greca antica e Nietzsche : ecco ciò che salterebbe all'occhio di chi ripercorresse , anche
rapidamente e con superficialità, il curriculum vitae di Giorgio Colli : La nascita della filosofia
(1975), La sapienza greca ( prevista in undici volumi, ma che vide l'uscita soltanto dei primi tre
, rispettivamente nel 1977,1978 e1980), l'insegnamento di Storia della filosofia antica presso
l'università di Pisa (ininterrottamente dal 1948 fino alla morte sopravvenuta il 6 gennaio del
1979) sono solo segni , i più evidenti ,di un radicato interesse per il passato ,che è inteso da Colli
come "tradizione", come tra-mandato che conferisce senso al presente (per la "tradizione" o
meglio per il tema del passato il testo di riferimento è La ragione errabonda ; anticipando si può
dire che il passato è importante per Colli in quanto soltanto ad esso appartiene la vera sophia, e
la vera sophia appartiene a sua volta, soltanto alla sapienza dei Presocratici; cfr. anche Dopo
Nietzsche , p.62 e p.75). Interesse , peraltro, presente già dai tempi in cui Colli frequenta
l'università e che lo porterà alla laurea nel 1939 con una tesi su Platone e alle prime
pubblicazioni Politicità ellenica e Platone (1938), Lo sviluppo del pensiero politico di Platone
(1939) , e poi al più importante La natura ama nascondersi (1948). Quest’ultimo è il frutto di
dieci anni di lavoro e insieme a La sapienza greca rappresenta il rovesciamento della prospettiva
interpretativa nei confronti del pensiero greco che vede un “progresso” a partire già dai
Presocratici , e non solo da Platone e Aristotele in poi; anzi.
Lo scopo e la sostanza del libro sono ben precisati dallo stesso Colli : “Tutte le ricerche fatte
sinora non hanno per noi un’importanza essenziale, e servono quasi soltanto per
sgombrare la strada, al fine di cogliere i Prescolastici attraverso le loro stesse parole”
(La natura ama nascondersi, p.134)[19] . Voglio, en passant, richiamare l'attenzione sul fatto
che quest’opera è dedicata alla memoria di Nietzsche, e che proprio Nietzsche è la figura che si
erge , insieme a quella di Burckhardt, a unico ed autentico interprete della Grecia classica :
“(...) secondo la nostra prospettiva (...) ben poco di vitale è stato compreso sinora della
Grecia, all’infuori di quanto hanno detto Nietzsche e Burckhardt.” ,(La natura ama
nascondersi, p.14) .
Accanto a questi , che sono i dati "esteriori" , vorrei aggiungere le testimonianze di chi ha
conosciuto Colli non solo come pensatore, ma anche come uomo; testimonianze a livello
personale dunque, che sono indispensabili per integrare quelli che altrimenti rimarrebbero dei
freddi dati "esteriori" ; perché se è vero, ad es., che per più di un ventennio l'ambiente di Colli
fu quello universitario, è altrettanto vero che dall'università egli mantenne sempre le distanze ;
per farsi un’idea di ciò si confronti la “Nota” di Giuliana Lanata in Per una enciclopedia di
autori classici : di Colli l'autrice afferma che fu "parzialmente inserito nell'istituzione
universitaria" a causa del suo "radicato convincimento secondo cui l'università come
istituzione non è in grado di produrre una cultura radicalmente innovatrice" ( op.cit.,
p.153) [20] .
Dire Colli non significa , naturalmente , chiamare in causa soltanto la storia della filosofia antica
[21] e Nietzsche, dal momento che si è occupato anche di Kant e Schopenhauer : per Einaudi
curò la traduzione della Critica della ragion pura , che venne pubblicata nel 1957 e dei Parerga
4
e paralipomena , che uscì nel 1976 . Colli inoltre ha scritto testi in cui trovano spazio (anche se
non molto in verità, come vedremo) temi teoretici : Filosofia dell’espressione (1969) e La
ragione errabonda. Quaderni postumi
(quest'ultimo , a cura del figlio di Colli, Enrico,è uscito postumo nel 1982); e infine , last but not
least, c'è "il signor Nietzsche" , come accennato all'inizio. Nietzsche, perché Colli curò la
edizione critica delle sue opere,com'è noto: il progetto ,che venne avviato nel 1962 da Colli
insieme ai collaboratori Mazzino Montinari, Maria Ludovica Pampaloni, Mario Carpitella e
Sossio Giametta, portò alle traduzioni in lingua italiana(1965) e francese (1966) [22] –
-----------------------------------L'edizione tedesca invece , originariamente pensata come prima versione, cominciò ad essere
pubblicata soltanto nel 1967 presso de Gruyter. Nietzsche , ancora, perché esiste un importante
testo (costruito "nietzschianamente" con degli aforismi): si tratta di Dopo Nietzsche (1974), la
sola opera pubblicata su Nietzsche da Colli mentre era ancora in vita , che comincia ad essere
pensata già nel 1957 (quindi in un periodo in cui Colli è già da tempo profondamente immerso
nello studio della filosofia antica) come dimostra un confronto con il materiale contenuto ne La
ragione errabonda . Se si volesse anticipare sommariamente il contenuto del libro , si potrebbe
dire che il presupposto di Colli è che “Nietzsche sia stato l'ultima grande figura del pensiero
occidentale , e che perciò la filosofia non abbia altra scelta se non quella di porsi le stesse
questioni che Nietzsche individuò e sulle quali, alla fine, il suo destino si infranse" . Questo
almeno è ciò che scrive l'ignoto autore nella presentazione del libro; in realtà la faccenda non è
così semplice.
Semmai sarebbe stato più corretto scrivere che uno degli interrogativi riguardanti la collocazione
del pensiero di Nietzsche e sui quali Colli si è soffermato più a lungo , concernono proprio il suo
status di filosofo in quanto tale; detto più brevemente ,che Nietzsche sia un filosofo non è poi
così scontato. Lo testimonia il fatto che Colli oscilli nel momento in cui si tratta di definire
Nietzsche, arrivando a dire che non è un filosofo (cfr. La ragione errabonda, §84, pp.93-95), che
è un grande filosofo (cfr.id., § 111,p.128) o,addirittura, che è un filosofo a metà (cfr. id.,
§118,p.137).
Se poi sia possibile stabilire se alla fine Colli si decida per una di queste tre possibilità o se
invece lasci la questione irrisolta ( il che costituirebbe purtuttavia sempre una risposta) lo si
scoprirà alla fine di questa ricerca. Forse.
Nietzsche ,infine, per un ultimo testo Scritti su Nietzsche , uscito anch’esso postumo nel 1982,
che raccoglie le prefazioni alle singole opere di Nietzsche così come sono uscite presso Adelphi ;
ma per buona sostanza si tratta anche in questo caso di materiale che compare già in La ragione
errabonda ,sotto forma di abbozzo preliminare.
A prima vista la disparità di interesse , da un lato il passato depositario della vera filosofia e il
"moderno" Nietzsche dall'altro, può lasciare perplessi: se uno dei motivi centrali del pensiero
di Colli è la rivendicazione dell'originalità/originarietà dei primi filosofi ( o meglio dei sapienti)
come vedremo, ci si dovrebbe per lo meno aspettare da parte di Colli una critica serrata alla
degenerazione rappresentata dalla moderna filosofia occidentale ( ed effettivamente la critica
c’è) e in particolare una critica a Nietzsche ( c’è anche questa ) [23] che rappresenta (almeno
secondo alcuni interpreti) l'estrema propaggine, la fine della metafisica (heideggerianamente
intesa). Per il momento mi limito a questa considerazione: è opportuno ricordare che , per
quanto moderno e per quanto inserito nel filone del pensiero occidentale da Platone in poi,
Nietzsche rimane pur sempre un pensatore "inattuale" [24] e che dunque la sua appartenenza alla
storia della filosofia occidentale è per lo meno problematica; secondariamente posso soltanto
ipotizzare ,per ora, che ci siano delle ragioni nascoste ( tutte da vedere) in base alle quali
l’accostamento, da parte di Colli, Nietzsche/ filosofia antica, può essere chiarito e giustificato :
5
una “ragione” ad es. potrebbe essere l'idea di classicità che accomuna i due, e che Colli
sviluppa sulle orme di Nietzsche, e cioè: per Nietzsche l'esser classico si identifica con l'esser
greco , che a sua volta rappresenta l'identificazione di vita e conoscenza ( e a tale identificazione
tendeva Colli con il suo pensiero) . In ogni caso per cercare di comprendere cosa si nasconde
dietro allo sguardo che Colli rivolge al passato, e perché per lui la filosofia antica (intesa come
tradizione, come passato tra-mandato) sia così importante, può essere utile fare riferimento a due
testi: La nascita della filosofia e La sapienza greca . In particolare la prima contiene alcuni dei
temi più cari a Colli, che preliminarmente possono essere sintetizzati citando quanto scrive
Giuliana Lanata nella sua già citata nota: "valore negativo conferito alla parola scritta (alla
scrittura); avversione per lo spirito di sistema; diffidenza nei confronti del metodo; sospetto per
ogni forma di intellettualismo; aspirazione a una conoscenza immediata".
La nascita della filosofia ( la somiglianza del titolo con la Geburt nietzscheana è soltanto
casuale?), è un libretto di sole 116 pagine facilmente, anzi piacevolmente leggibili, nelle quali
Colli tenta di riportare alla luce quelle che nel linguaggio comune vengono definite come "le
misteriose origini della filosofia greca" ; per Colli , in realtà, non c'è nulla di misterioso: la
filosofia inizia con Platone, e da chiarire, semmai, sono le origini della sapienza. A questo punto
,per chiarire a che cosa Colli faccia riferimento con il termine sapienza, è opportuno e necessario
riportare un passo tratto da La sapienza greca ; proprio all'inizio dei "Criteri dell'edizione" Colli
scrive: "Si tratta qui, con una nuova edizione, di documentare in modo esauriente quella
che di solito viene chiamata - con riduttiva designazione cronologica - "la filosofia
presocratica", ma che mi sembra più pertinente denominare " la sapienza greca". Coloro
infatti le cui parole vengono qui raccolte erano chiamati "sapienti" dai loro contemporanei,
e ancora Platone li indica con tal nome. In quell'epoca "sapienza" significava anche abilità
tecnica, oppure saggezza della vita(...) sapiente (...) era uno che possedeva l’eccellenza del
conoscere ."
(op.cit., p.9 ). Qui si chiarisce che cosa intenda Colli per sapienza, o meglio ancora “chi” siano i
sapienti senza (che ci sia il bisogno di perdersi in lunghe, laboriose nonché noiose parafrasi).
Piuttosto ci si dovrebbe chiedere a quale scopo Colli operi questa distinzione ; per rispondere
conviene rifarsi alle ultime pagine de La nascita della filosofia : "L'età dei sapienti va
contrapposta (...) e merita di essere messa più in alto, rispetto all'età dei filosofi" ( p.113).
Dunque l’intento è chiaro : si tratta di una netta presa di posizione contro la filosofia “moderna”
,con la quale Colli intende ridimensionarne le ambizioni nonché le presunzioni che ne hanno
animato la storia. Del resto se non avessimo interrotto precedentemente la lettura dell'incipit de
La sapienza greca avremmo fatto la stessa scoperta , oltre a un'ulteriore preziosa precisazione
metodologica, riguardante il modo in cui ci si deve accostare al passato: "Tutto il pensiero che
viene dopo dipende in qualche modo dal pensiero di quei sapienti. Sarebbe però un errore
voler recuperare la sapienza greca attraverso quello che ne ha detto la filosofia posteriore."
(La sapienza greca, p. 9 ) . In questo passo la preminenza della "età dei sapienti" su quella
moderna è solamente accennata, sottaciuta, mentre ne La nascita della filosofia è dichiarata
apertamente come già visto e come Colli ribadisce dopo poche pagine : “ Ma quello che ci
premeva di suggerire è che quanto precede la filosofia, il tronco per cui la tradizione usa il
nome di “sapienza” e da cui esce questo virgulto presto intristito , è per noi, remotissimi
discendenti - secondo una paradossale inversione dei tempi - più vitale della filosofia
stessa.” (p.116).
Non interessa tanto qui la ricostruzione storica volta a chiarire le origini della sapienza, quanto
il riconoscimento :
a) del fatto che la filosofia rappresenta una "triste" degenerazione;
b)della "superiorità" (per il momento dico così) degli antichi, dei sapienti dell’antichità, della
6
sapienza Presocratica in definitiva; superiorità peraltro che era già stata riconosciuta da Platone ,
nella misura in cui quest'ultimo " (...) chiama la propria letteratura "filosofia"
contrapponendola alla precedente “sofia” .” (La nascita della filosofia ,pp.110-111) ; il che
equivale a dire che l'amore della sapienza sta più in basso della sapienza stessa . Alla luce di
quanto detto finora si chiarisce qual'è (o dovrebbe essere) la posizione del filosofo nei confronti
del passato, il cui compito consiste nel riconoscere ciò che è stato detto e scritto [25] .
Vanno particolarmente messi in risalto due elementi del pensiero di Colli che potrebbero tornare
utili nel momento in cui si passerà a Nietzsche :
1) il valore negativo attribuito alla parola scritta, tema che compare spesso nella produzione di
Colli ; ad es. nell'ultimo capitolo de La nascita della filosofia, il nono, intitolato "Filosofia come
letteratura" , dove viene trattato , con chiarezza esemplare e tono divulgativo, in riferimento a
due importanti passi platonici (“fondamentali” li definisce Colli) : il mito raccontato nel Fedro
sull'invenzione della scrittura e un passo contenuto nella Settima Lettera ;
2) l'interpretazione della dialettica greca [26] come essenzialmente (auto)distruttiva. Per quanto
riguarda il problema della scrittura mi limito a considerare tre cose:
*) la parola scritta è falsificante per due motivi: perché ha perso il suo carattere enigmatico , il
suo essere originariamente enigma [27] , cioè legato alla sfera religiosa , e perché segna un
allontanamento dall'immediatezza che per Colli è invece una dimensione privilegiata;
**) la scrittura segna la fine della sapienza e insieme il destino della filosofia: “Dopo la
pubblicazione del Simposio , il destino della filosofia è suggellato” ( La natura ama
nascondersi, p.301 ). L'espressione "contaminazione letteraria" viene us ata da Colli proprio
per indicare il processo in cui la sapienza tramonta in virtù del suo non essere più trasmessa
attraverso la parola pronunciata oralmente.
***) la condanna della scrittura non è inappellabile : l'aforisma , ad es., è risparmiato [28] .
Per quanto concerne la dialettica greca, invece, vale il presupposto enunciato da Colli ne La
nascita della filosofia : la ragione, e conseguentemente la dialettica, nascono nella Grecia dei
sapienti come discorso su qualcos'altro ,che non rischia di svuotarsi del suo significato autentico
fintantoché viene mantenuto il sostrato religioso ( e ciò è reso possibile dalla forma enigmatica,
come già detto). Secondo Colli l'approdo finale al quale giunge il procedimento dialettico, la cui
massima espressione è rappresentata da Gorgia, è la mancanza di senso o l'impossibilità di
conferire un senso. A questo proposito sono utili alcuni passi tratti dalla La ragione errabonda :
“La dialettica è l’incidente, <l’avventura e > la disavventura del pensiero greco, ciò che ha
fatto scalpore, e che, pur travisata, ha determinato tutto il pensiero teoretico posteriore.” (§
205,p.261).
L'interpretazione della dialettica è un tema (uno dei tanti) che accomuna le riflessioni di Colli e
Nietzsche: quest’ultimo, com’è noto, aveva condannato la dialettica socratica [29] ( si pensi alle
“stoccate” de La nascita della tragedia , o al Crepuscolo degli Idoli, “Il problema Socrate” )
perché responsabile della decadenza greca ; Colli corregge l’impostazione nietzschiana
sostenendo che la decadenza del pensiero inizia prima di Socrate, e precisamente con Zenone di
Elea (cfr. Dopo Nietzsche, p. 46). Secondo Colli la dialettica scatena un procedimento distruttivo
che ha poi influenzato l'intera tradizione del pensiero occidentale; distruttivo perché "qualsiasi
giudizio,nella cui verità l'uomo creda, può essere confutato" (La nascita della filosofia, p.86).
Tornando a Colli, è soltanto con Filosofia dell’espressione e con le annotazioni diaristiche de
La ragione errabonda, che si può entrare nel vivo del suo pensiero , della sua riflessione
filosofica, meglio, mentre i testi dedicati alla Grecia possono essere catalogati come filologici o
per lo meno come filologicamente orientati (questo vale soprattutto per La natura ama
nascondersi e La sapienza greca, anche se la filologia sembra soltanto un pretesto per occuparsi
di filosofia). La ragione errabonda mi sarà particolarmente utile ( e di fatto è il testo che ho
7
consultato più attentamente) perché in essa Colli affronta il pensiero di Nietzsche alla luce di
alcuni temi, oltre a quelli che accennati sopra ai quali si è dedicato per tutta la vita. Se poi si
volesse leggere questi testi, come anche gli altri, alla luce di un unico pensiero fondamentale che
da solo, si dice riesca a caratterizzare ogni pensatore , ci si dovrebbe rifare all’enorme stima e
alla considerazione rivolta al passato (in particolare quello greco). Ho catalogato sbrigativamente
Filosofia dell’espressione come testo teoretico, ma in realtà , delle tre parti che costituiscono
l’opera soltanto la seconda ( “Il riflusso” ) è teoretica, segnatamente per quanto riguarda la
logica; l’ultima parte ,che reca come titolo La ragione errabonda ,è dedicata ancora una volta
alla Grecia, mentre la seconda parte ( L’apparenza) sembra essere il risultato di una
contaminazione tra i temi trattati nelle altre due parti (nonostante venga come prima). A parer
mio il meglio del libro lo si trova alla fine (cosa che del resto era già capitata con La natura ama
nascondersi il cui excipit è semplicemente “The rest is silence” ); nelle ultime pagine di
Filosofia dell’espressione trovano spazio una serie di questioni , di tracce che meritano di essere
riportate per intero: “Da ultimo una serie di domande senza disegno apparente, con risposte
adeguatamente ambigue. Perché i sapienti erano detti “terribili” dagli antichi? Forse per
venerazione, forse perché nessuno era capace di scoprire a quali fini mirassero le loro parole.
Ma oggi i filosofi sono agnelli! Anche il filosofo è un commediante? Guardate i suoi concetti,
quando lo spettacolo è finito. la pergamena è srotolata per intero. Ecco il burattinaio che
ripone , inerti e afflosciate , le marionette del suo gioco , che ne raccoglie i fili arruffati. La
confutazione delle pretese dogmatiche, sistematiche della ragione può configurarsi come un
dogma , un sistema? Sì certo, ma questo è un faute de mieux , una formula biforcuta e
sfrangiata. Se tutto è espressione, anche questo sarà un’espressione, con i limiti che le
competono. In ogni caso non si prenda alla lettera nessun sistema di pensiero, poiché sempre
ci sarà in esso un aspetto contingente, un’insufficienza. E’ forse un pathos filosofico
l’attrazione verso l’enigma? Chi tenta di interpretare il mondo come un enigma è mosso da un
istinto serio, ferreo, profondo, violento, quasi per il presentimento che in fondo alle cose vi sia
un filo conduttore, scoperto il quale sia possibile tracciare il disegno per uscire dal labirinto
della vita e ,insieme, da un istinto giocoso, lieve, avido di imprevisto, dall’ebbrezza di chi toglie
con lentezza i veli dall’ignoto.(...) Alla fine il riso [30] , oppure? Sì , ma il riso è uno spasimo
espressivo. I dadi sono gettati e ancora rotolano : eppure, quando si arrestano, mostrano
qualcosa che non è un giuoco.”
Un’ ultima osservazione riguardante la presenza “nascosta” di Nietzsche nelle prime opere di
Colli: se La natura ama nascondersi, ad es., è dedicato alla memoria di Nietzsche , in Filosofia
dell’espressione il suo nome compare una volta soltanto, e nel paragrafo intitolato “Apollineo e
dionisiaco ” ( parte terza, p. 189) ; ma si tratta appunto di una “comparsa” soltanto, di una
presenza occasionale, quasi fortuita. La figura di Nietzsche è destinata a trovare ben altro spazio
ne La ragione errabonda e negli altri due testi che analizzerò fra poco.
Capitolo secondo
LA CONCEZIONE DELLA FILOSOFIA SECONDO COLLI
“Se si fosse badato * che Platone ha scritto i suoi dialoghi per divertimento (...) la storia
della filosofia non sarebbe quella che è (...)
In generale gli “influssi” dei filosofi su altri filosofi, cioè quello che si chiama la storia della
8
filosofia, non sono altro che errori di interpretazione. (...)
Seriamente, si deve quindi negare nel modo più reciso la storia della filosofia. Ciò che ogni
pensatore “prende” da un predecessore vicino o lontano non è altro se non quello che
voleva trovare da qualche parte, pur restando nella sua mente.” (La ragione errabonda , §
148, p.193)
“Il nostro discorso è filosofico , non letterario” (Scritti su Nietzsche, p.110)
Prima di passare all’interpretazione di Nietzsche tout court, è opportuno fare un breve (per
quanto è lecito) excursus sulla concezione che ha Colli della filosofia [31] . Per farlo mi affiderò
all’analisi di alcuni frammenti de La ragione errabonda , seguendo i quali è possibile affrontare
la questione “filosofia” da diversi punti di vista( che considero fondamentali per poter seguire
successivamente Colli nella sua interpretazione di Nietzsche) e cioè : La concezione della
filosofia secondo Colli, La crisi della filosofia moderna, La concezione della filosofia di
Nietzsche secondo Colli. Quest’ultimo che può anche essere considerato come “terzo punto
di vista” relativo alla questione “che cos’è filosofia”, in realtà costituisce l’argomento
principale del mio lavoro di ricerca e cercherò di illustrarlo nel terzo capitolo; bisogna però
avvertire il
lettore che talvolta filosofia di Colli e filosofia di Nietzsche coincidono: ciò è vero sia perché le
affinità tra questi due pensatori sono evidenti e rilevabili anche ad un'analisi superficiale, sia
perché Colli si pone nella "scia" di Nietzsche ;per cui può capitare che nel parlare del proprio
filosofare ,Colli faccia riferimento direttamente alla filosofia di Nietzsche e che, viceversa, nel
parlare della filosofia di Nietzsche si colleghi implicitamente alla propria riflessione filosofica [32]
; ciò potrebbe rendere difficoltosa allora la mia distinzione, ma in realtà, nonostante l’oscurità di
Colli( che non è certo minore rispetto a quella di Nietzsche [33] ) è possibile delineare
distintamente le due correnti di pensiero che fanno capo a questi due “filosofi”.
Ora, si deve innanzitutto tener presente che Colli distingue tra filosofia e filosofia moderna : la
prima è trattata ai paragrafi 111, ,120 ; la seconda ai paragrafi 88, 92 ; c'è infine il paragrafo 112
,che le prende in esame contemporaneamente. Devo premettere che è difficile rispondere
univocamente alla domanda “che cos’è la filosofia” , dal momento che il termine è troppo vasto
per poter essere compres(s)o in una definizione, fosse anche quella di Colli, che naturalmente ha
la sua idea di filosofia (soggetta tra l’altro a cambiamenti e oscillazioni all’interno del suo
pensiero, come si vedrà). Per il momento perciò è necessario isolare quei testi dove compare il
tema ; voglio inoltre precisare che ciò che mi interressa maggiormente è il mettere in
discussione ,da parte di Colli, il valore della filosofia(fino a valutarla negativamente [34] ) e
secondariamente cercare di evidenziare la sfiducia nei suoi mezzi espressivi ,che sarebbero
rappresentati dalla scrittura; (sfiducia che in fin dei conti, vorrei attribuire anche a Nietzsche [35] )
. Una volta fatto ciò, si hanno le basi per poter fare un confronto volto a stabilire se l’idea che ha
Colli della filosofia , e quindi , del filosofo in generale , coincida in qualche modo con
l’interpretazione di Nietzsche come filosofo ( o come anti-filosofo) . Per fornire preliminarmente
un esempio in cui i termini usati per definire la figura del filosofo coincidono con quelli usati in
relazione a Nietzsche prenderò in esame il frammento 463 [36] ,datato 29.7.69 :
" Introduzione
Filosofo è chi ha il gusto dell'enigma.Lo schiaccianoci di Nietzsche [37] .
(...) Il filosofo è anche modesto. Commediante [38] quanto è nella natura dell'uomo che
segue sentieri insoliti, quindi anche un artista [39] di specie raffinata. (...)
In genere il sistematico è imposto dalla sferza della necessità - ma il filosofo deve ridere del
9
suo sistema." , ( La ragione errabonda , p. 486 ).
La concezione della filosofia secondo Colli
“Una filosofia è di regola una manipolazione di concetti (...)” ; così Colli in Scritti su
Nietzsche (p. 111); mentre in Dopo Nietzsche definisce il filosofo “cacciatore per eccellenza
della totalità” (p.51) ,intendendo con ciò alludere alla presunzione (definita suggestivamente
come “pathos dell’ingordigia” ) di cogliere la totalità del reale.
Ma torniamo a La ragione errabonda e procediamo rispettando l’ordine dei frammenti : § 111
(datato 21.12.61):" La grande filosofia
La grande filosofia - quella greca più antica [40] e quella indiana [41] , immerge l'uomo
nell'animalità, e comprende l'uomo - sotto l'aspetto universale della vita - attraverso la sua
animalità.
Per questo la rinascita della grande filosofia è legata al nome di Schopenhauer , e Nietzsche
è un grande filosofo nella misura in cui si rivela l'unico schopenhaueriano autentico [42] (...)
il grande pensiero di Schopenhauer, cui è stata assegnata la sigla di irrazionalismo, in
realtà non è altro che una teoria della ragione che contesta la supremazia della ragione [43] .
Questo pensiero Nietzsche l'ha fatto suo(...)" ; (La ragione errabonda, p.128) [44] .
Del valore accordato da parte di Colli ( e da parte di Nietzsche) ai Greci si sa già; una novità è
costituita invece dalla elevata considerazione nei confronti della filosofia indiana [45] . Il discorso
sulla filosofia che annulla se stessa e che svanisce nel silenzio[46] , se non mi sbaglio è il giusto
modo di intendere l’espressione “una teoria della ragione che contesta la supremazia della
ragione ”; questo tipo di discorso ( o di “ragionamento” ) è proprio uno dei miei capisaldi , un
punto di riferimento obbligato anche per quanto riguarda Nietzsche [47] ; Colli stesso fa anche
altri accenni in tale direzione , si confronti, ad es., § 459 (24. 7. 69) :
“Introduzione . La filosofia come sistema che indica qualcosa che non tollera sistemi.
Provvisorietà e insufficienza di ogni costruzione filosofica - ambiguità e ambivalenza di
ogni sistema. Sistema scritto che tradisce quello verbale che tradisce quello interiore.” [48]
,(La ragione errabonda, p.486).La via del silenzio, quasi una "tentazione" sia per Colli che per
Nietzsche, deriva dalla constatazione dalla inadeguatezza dell’intelletto, che si dimostra incapace
di restituire fedelmente "l'esperienza interiore”, rendendo così impraticabile la comunicazione
con gli altri; ma se non ci si può far capire con le parole, tanto vale rimanere ,saggiamente, in
silenzio:
"Coloro che sanno non parlano;
Coloro che parlano non sanno”, Tao Te Ching, cit. in A.W.Watts, La via dello zen ,p.11.
.
Tornando a Colli ,al frammento 120 egli si esprime in termini che sembrano denotare fiducia
nella possibilità di una definizione “positiva” della filosofia, che io , invece, ho precedentemente
messo in dubbio : “(...)diciamo che la filosofia ormai è appunto questo studio scientifico del
passato(...) ; ma in realtà ,subito dopo, il carattere di non definibilità della filosofia è
riconfermato : “Soltanto, per interrogare col vecchio Socrate , c’è forse qualcuno che sappia
rispondere - senza poter essere confutato - alla domanda: che cos’è la filosofia? (...) ,( La
ragione errabonda, p.141) . Vale la pena, ora, di riportare l’interessante testimonianza di un
10
allievo di Nietzsche , Ludwig Wilhelm Kelterborn , che nelle sue memorie annota: “ (...) la cosa
più spassosa, si ebbe quando una volta propose l’enigmatico problema di che cosa sia la
filosofia o un filosofo, interrogativo cui nessuno riuscì a trovare la risposta, di cui in verità
anche lui ci è rimasto debitore (...)” ( cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.485).
Diverso ,invece, è il contenuto del frammento 121 (datato 28.2.62) dove si assiste al grande
confronto tra Nietzsche e la filosofia (non solo del passato come potrebbe far presupporre il
titolo del frammento , che è appunto ) dove delinea sinteticamente la posizione di Nietzsche nei
confronti della "tradizione" filosofica in quanto tale :
“ Nietzsche e la filosofia del passato
(...) Nietzsche non condivideva la nostra valutazione altissima della filosofia indiana [49] (...)
Del pensiero moderno non gli interessano gli sviluppi razionalistici (Kant) ma soltanto
l’ottimismo amoralistico-mistico di Spinoza(...)
Il suo unico modello - da cui attingere forza -(...) rimarrà sempre per lui il mondo
presocratico, in specie Eraclito e Empedocle(...) ,(La ragione errabonda, pp.141-142).
Ci sono anche altre definizioni di filosofia, che rispetto a quelle che ho richiamato finora, sono
forse più “camuffate” e meno comprensibili in quanto fanno riferimento alla filosofia a partire da
precisi problemi (trattati nel III capitolo) ma che tuttavia meritano di venir citate; una di queste
definizioni si trova al § 127 :
“(...) Nell’eliminare ogni prospettiva storica consiste la vera filosofia (...) ,(La ragione
errabonda , p. 173).
Questo breve passo offre (forse) lo spunto per un’importante considerazione riguardante la storia
della filosofia , storia della filosofia che è anche l’argomento del frammento 148 (La ragione
errabonda, p.193) Quando Colli nega la storia della filosofia ha in mente ,fondamentalmente,
due cose:
a) un recupero meno indiretto dei filosofi (e cioè un “dialogo” virtuale senza il bisogno di
ricorrere ai manuali) ;
b) Nietzsche ,per il quale Colli sostiene, come già detto , l’inutilità di ogni interpretazione.
Un’altra interessante definizione di filosofia compare al frammento § 189 : “ In questi diversi
atteggiamenti della ragione [50] ; si delineano i diversi tipi dei filosofi ; e tale punto di
osservazione in generale è così rilevante che da esso si può tentare una definizione della
filosofia. Sempre il filosofo si interessa e si serve della ragione, (...). C’è però un tipo di
filosofo che rimane indifferente al suo tempo, che resiste alla suggestione del conoscere e
dell’agire storico. (....)” ,(pp. 245-246) . Un tale "tipo di filosofo" è Nietzsche, filosofo inattuale
par excellence,(e un tale tipo di filosofo è anche Colli), e filosofo "irrazionale" in
contrapposizione a quei filosofi che vedono nella "ragione" il solo dominio del sapere filosofico.
Accanto a quelle che potrei chiamare definizioni “classiche” o che comunque possono suonare
come tali, ce ne sono delle altre che potrei definire “scomode” ; scomode perché mettono in
discussione radicalmente la validità del sapere filosofico ; è il caso del frammento 112 (datato
22.12.61) : "La grande filosofia oggi
(...) Nietzsche è stato profetico ,nella previsione di un tramonto del predominio della
ragione. Maquesto non è che un aspetto, e non il più importante, della grande filosofia di
Nietzsche [51] .”.
Al frammento 88 vengono riassunti i “caratteri della filosofia moderna” ;per Colli si tratta di
11
caratteri sostanzialmente negativi come si può facilmente notare: “ I rapporti tra filosofi
sempre mediati tra libri [52] . Ogni filosofo ha cominciato daccapo [53] ,prendendo lo spunto
da dottrine [54] di altri filosofi, apprese mediatamente e falsificate unilateralmente [55] (...)
Il filosofo si separa dal poeta: sfiorire della fantasia [56] .
Il filosofo si separa dallo scienziato: venir meno dell’aristocrazia spirituale, tendenza
utilitaria [57] (...).
Assurda situazione odierna, in cui è la figlia della filosofia , la matematica, a voler generare
la madre (...).
La filosofia oggi è morta più di ogni altra espressione culturale (comandante sconfitto).
Perché rinasca, occorre la fantasia universale, che trascorra su tutte le cose, le colleghi con
spirito dominatore attraverso le loro diversità essenziali e racconti e le sue visioni con miti
metafisici : così ricreerà la cultura, cioè educherà gli spiriti non - finalistici a serrarsi in
una società staccata dallo Stato.
Unico esempio moderno : “Zarathustra”
<rivoluzione formale>", (La ragione errabonda, pp.101-102).
Un altro interessante frammento è § 481, datato 13.10.69 : “Introduzione. Filosofia è
letteratura [58] .
Ma la ragione in letteratura è dogmatica.
Amando la sapienza la si perde.
Perché la ragione non accetta i dogmi.
Al più, con la filosofia, si può dogmatizzare che non ci sono dogmi.
< L’enigma> ” (La ragione errabonda, p.490)
Crisi della filosofia moderna
La posizione di sfiducia nella filosofia di Colli non è fine a se stessa, non è, cioè, un partito preso
, ma trova le sue motivazioni in base a precisi argomenti; prendo in esame alcuni
frammenti,tratti da La ragione errabonda, dove Colli sembra fare il punto sulla situazione della
filosofia e sulla sua “strana” evoluzione: “ Progressivo inaridirsi della filosofia, che si stacca
dalla poesia (Descartes) e poi dalla scienza (Kant critico). Isolati : Spinoza, Schopenhauer,
Nietzsche.” ( § 78 [59] , p.84-85).Evidente che lo sfondo di simili considerazioni è quello
dell’antica Grecia dove prosperavano sia i filosofi poeti (Pindaro, Empedocle, Simonide, ecc.),
sia i filosofi scienziati (Talete, Democrito, ecc.)
Anche il frammento 234 (datato 1.4.66 ) delinea la limitatezza della filosofia moderna a partire
dal confronto con la “prima filosofia” (cioè quella greca),una filosofia che non “manipola”
concetti morti,ma scaturisce, secondo Colli, direttamente dalla vita stessa;quella vita che la
filosofia moderna ( in quanto discorso su qualcos’ altro), ha disconosciuto e mortificato :
“L’angustia della filosofia moderna si scopre quando si ritorni alla dialettica greca e in
genere si consideri come la filosofia greca sino ad Aristotele non è altro che linguaggio
vivente.
La crisi della filosofia, anziché in senso nichilistico [60] , può così risolversi in un recupero
dell’espressione primitiva, e mediante ciò a una comprensione autentica di quei contenuti.
Noi però se facciamo filosofia, dobbiamo per forza esprimerci con la parola scritta. Cioè
non possiamo parlare dialetticamente come i Greci - ma non si sfugge all’espressione
12
dogmatica.” ,(La ragione errabonda, p.298).
Si tenga presente anche quell’aforisma di Dopo Nietzsche dove vengono delineate “nascita” e
“Miserie del filosofo”: “Se la capacità di astrarre e di argomentare si affina solo dopo
degenerazioni di uomini che passano la vita a discutere tra loro, se una tradizione scritta al
riguardo non è che un pallido surrogato (...), qual’è il destino del filosofo? All’esperienza
vivente (...) deve rinunziare (...); (...) vive per sentito dire, crede che la vita sia quello che sta
scritto nei libri. Ma il filosofo è tracotante, e poiché attraverso i libri che legge non scopre
una tradizione, (..;), ecco che ne inventa una, ossia assume un gruppo di libri come
canonico, concorde nei significati delle parole e nelle idee generali, il che non è. Così nasce
il filosofo (....). Il disordine razionale è completo: chi costruisce sistemi filosofici non si
preoccupa di stabilirne le fondamenta. E chi combatte i sistemi non sa che può far questo
solo esibendo principi, poiché il problema della ragione si identifica con quello dei suoi
principi.” E concludendo riporto ciò che sta all’inizio del passo,dove Colli sembra sancire la
fine della filosofia e dimostrare tutto il suo pessimismo in una possibile sua “rinascita”: “(...) i
mali della filosofia sono senza rimedio.” ,(Dopo Nietzsche , pp.91-93).
La concezione della filosofia di Nietzsche secondo Colli
“La filosofia, quale io da allora l’ho intesa e vissuta , è la ricerca intenzionale di tutti gli
aspetti ostili e inquietanti dell’esistenza , di tutto quanto in passato è stato maledetto dalla
morale, considerato inferiore dagli idealisti.” [61]
“(...) che lo spirito più profondo debba anche essere anche il più frivolo , questa è
addirittura la formula dellamia filosofia.” [62]
Per un accenno preliminare, introduttivo a quello che è il tema principale del mio lavoro in
definitiva, vorrei esaminare ora (dal momento che più avanti affronto direttamente l’argomento )
alcuni passi tratti da La ragione errabonda e da Scritti su Nietzsche ; inizio dal frammento §
117 (intitolato “Nietzsche e la storia” ): “Sul tema della storia, prima di ogni altra cosa,
Nietzsche si allontana da Schopenhauer. Questa decisione è fondamentale per la sua vita.
Egli medita sulla cosa dal 1866 al 1873 * , (...). Sino allora egli conserva la possibilità di
diventare un filosofo puro , indifferente al mondo della storia , e la cosa lo tenta. Ma Pforta
e la filologia, i quindici anni di studi storici (...) pesano s ull’altro piatto della bilancia.(...)
Nietzsche ha anche pensato che la forma nuova della filosofia dovesse essere appunto quella
storica.” Questo della storia è un motivo che troverà in Scritti su Nietzsche una elaborazione più
chiara e precisa sempre in relazione all’esser filosofo di Nietzsche e all’essere filosofi in
generale: “(...) Nietzsche cerca di staccare sé e i suoi lettori dal proprio tempo, questo è da
filosofo, anzi è ciò che caratterizza lo sguardo filosofico” (Scritti su Nietzsche, p.82); (si
tratta, a ben vedere ,del rifiuto della storia [63] ,tema centrale della Seconda Inattuale ).
Nello stesso frammento trovano spazio altre considerazioni di carattere generale, che riguardano
i Greci :
“ (...) In quanto conosce e giudica la vita dell’uomo, il filosofo considererà anche la storia
13
dell’uomo, e anche dove il passato non è ingombrante e incombente - ad esempio nella
Grecia del V secolo - il filosofo si esprime già in termini storici.”
Per poi tornare ancora una volta a Nietzsche: “ (...)Sì, è vero: la storia può accompagnarsi a
una pienezza di vita [64] (...), e in questo Nietzsche forse ha avuto ragione, quando cercava
un linguaggio filosofico. (....)” (pp. 135-136) ; prima con Colli si era detto che la vera filosofia
consiste nell’eliminazione di ogni prospettiva storica ; ma è lo stesso Colli che in Scritti su
Nietzsche affronta la questione in modo diverso : “Nietzsche è filosofo già per la maestria nel
maneggiare i concetti astratti , nell’intrecciare in modo impensato gli universali” anche se
poi specifica : “ciò che lo contraddistingue, tuttavia, e che rivela la sua eccezionale
vocazione artistica, è la variabilità iridescente del materiale magmatico su cui di volta in
volta è costruito ogni suo universale.” (op.cit., p.107).
La riflessione sulla filosofia di Nietzsche offre poi lo spunto a Colli per chiedersi come dovrebbe
essere e se si dia ,nel mondo moderno, propriamente ancora il filosofo ; sembra che Colli,
nonostante tutto , auspichi un risorgere , una rinascita della filosofia, del sapere filosofico in
quanto tale : “E’ oggi ancora possibile il “filosofo” ?” , si domanda Colli in Scritti su
Nietzsche (p.154);ma in realtà, e lo si appena visto, si tratta di una domando alla quale Colli
risponde negativamente. Invece è dubbio che anche Nietzsche coltivasse la speranza per una
renaissance della filosofia [65] , come invece sostiene Colli; secondo Colli Nietzsche “rifiuta il
passato della filosofia e il linguaggio di questo passato. La filosofia non esiste più, ma i
filosofi devono ancora esistere(...)” (Scritti su Nietzsche, p.105).
Capitolo terzo
L'INTERPRETAZIONE DI NIETZSCHE COME ANTI-FILOSOFO
“Egli ha fatto quel che l’avevo invitato a fare, ha abbandonato la cattedra e la scienza ed è
diventato profeta di una religione irreligiosa e di una filosofia non filosofica” [66]
Il miglior modo per cercare di determinare la posizione di Colli nei confronti di Nietzsche in
generale ,e nei confronti di Nietzsche come anti-filosofo in particolare, è di iniziare con
un'analisi de La ragione errabonda, che come opera va privilegiata sia rispetto a Dopo
Nietzsche sia rispetto a Scritti su Nietzsche ; non solo perché La ragione errabonda è il frutto di
più di venticinque anni di riflessione , ma anche perché Dopo Nietzsche e Scritti su Nietzsche
sono costituiti in gran parte da una rielaborazione del materiale raccolto ne La ragione
14
errabonda . (Ciò non significa naturalmente che questi due testi non verranno presi in
considerazione).
Cercherò ora di descrivere più dettagliatamente che cosa sia La ragione errabonda e quanto
spazio sia dedicato alla trattazione di Nietzsche. La ragione errabonda è costituita da due gruppi
di appunti : il primo, comprendente appunti di carattere filosofico, venne compilato dal 1961 al
1977 ( anche se i primi appunti risalgono al 1955): si tratta di 889 pagine manoscritte numerate.
Il secondo è formato da richiami ad altri appunti, sia precedenti sia contemporanei , che Colli
scrisse su quaderni e fogli , raccolti a loro volta in cartelle numerate; infine , il materiale è
completato da altri gruppi di fogli e da due piccoli taccuini. La ragione errabonda è la
pubblicazione di tutto ciò. Per quanto riguarda il contenuto vale la pena di riportare quanto scrive
Enrico Colli nei "Criteri dell’edizione": "(...)l'intera serie dei manoscritti può essere intesa da
un lato come una continua elaborazione del suo [di Colli] pensiero(...);dall'altro come
massa di materiale preparatorio da cui mio padre avrebbe poi attinto per la stesura degli
scritti pubblicati." (op.cit., p.10).
Ovviamente a me interessa soprattutto questa seconda parte, perché in essa rientrano anche gli
appunti specificamente "nietzschiani".
I frammenti dedicati a Nietzsche , o meglio , quelli in cui appare almeno il suo nome, sono
all'incirca 150: alcuni di questi non hanno molta importanza perché Nietzsche vi compare
incidentalmente, di sfuggita o come termine di riferimento per altri argomenti (vedi § 272, §
293, § 412 ecc.); ma per la maggior parte si tratta di frammenti di una certa consistenza dedicati
interamente all’interpretazione di Nietzsche e che solitamente presentano un procedimento
particolare nel parlarne: il nome di Nietzsche è affiancato di volta in volta a un termine di
riferimento (§ 113 Nietzsche e lo Stato, § 117 Nietzsche e la storia , §121 Nietzsche e la filosofia
del passato ecc.).
Sono i frammenti più interessanti e dei quali mi occuperò in questo capitolo.
Per rendere più accessibile l'interpretazione di Colli è opportuno schematizzare alcuni punti
fermi. E un simile compito è facilitato dall’esistenza di tre frammenti, § 288 , § 491 e ,
soprattutto, § 505, nei quali lo stesso Colli appronta una sorta di "specchietto” che riassume i
punti salienti, gli snodi teorici dell’interpretazione di Nietzsche; si tratta di veri e propri “piani”
dai quali Colli trarrà lo spunto per un libro sulla Grecia , che sarà poi La nascita della filosofia (
frammento 288) e per il futuro Dopo Nietzsche (frammenti 288 e 505).
Prendo in esame il frammento 505, che reca la dicitura "Piano per il "Nietzsche" ”, dopodiché,
con procedimento analogo analizzerò gli altri due frammenti .Il “piano” è articolato in ben 201
punti; io ne riporterò quelli che reputo più interessanti e , soprattutto, più pertinenti:
"1) Nietzsche parla troppo della sua "persona”, dal secondo periodo in poi.
[511]
Questo è moderno e patologico
2) Nietzsche ha scritto troppo
3) Mancanza di disciplina e di dominio di sé [506]
4) Mancanza di disciplina filosofica. Non ha letto a fondo nessun filosofo, se non
parzialmente Schopenhauer.
5) Non è andato a fondo sul problema della ragione e della conoscenza. Fuorviato dal
giudizio su Socrate e la dialettica (per opera di Wagner?)
15
6) Metodo opposto a quello di Nietzsche.
Nascondere la verità[67] . [76]
17) Nietzsche filosofo e non filosofo ([84]cfr. 4)
19) Nietzsche e l'espressione scritta. Bisogna intendere come un surrogato la scrittura
([86]) <eliminare>
31) Vita come letteratura: limite di Nietzsche <cfr.19) 2)>
37) Vizi moderni di Nietzsche ([ 93])
-Quaderno rosso44) Nietzsche non è un irrazionalista [104 ]. <[573]>
51) La grande filosofia. L'uomo entro l'animalità: grande pensiero che accomuna
Schopenhauer ai Greci e agli Indiani, e dove Nietzsche è il suo grande discepolo [511]
57) Mostruosità antideduttiva di Nietzsche
64) Nietzsche e la religione , negativa e affermativa. Dioniso. Buddha e Nietzsche : religione
atea [123]
67) Nietzsche e Schopenhauer. Peso del secondo nella visione del primo (non riconosciuta
dalla critica) [124] 297
75) Nietzsche ha preso da Schopenhauer la condanna del misticismo (illuministi). Ma
mentre Schopenhauer conosce i mistici (Böhme ecc.), Nietzsche non li legge neppure quindi
non riesce ad accorgersi di essere un mistico [68]
79) Nietzsche non ha capito che la scrittura è il mezzo espressivo volgare per eccellenza
99) Il filosofo deve risalire alla fonte dell'irradiamento. Nietzsche non l'ha fatto [ 205]
100) Il pensiero come lampeggiamento [69] [ 205]
103) Lettura -filologo-letterato-filosofo [ 209 c ] [70]
108) Filosofia scritta come episodio: Nietzsche non l'ha capito [234] <cfr.19>
109) Nietzsche : filosofo come "individuo". Legame del filosofo con i libri. E' qualcosa di
superato
117) Nietzsche come commediante [71]
16
118) Piano. Non citare Nietzsche [ 288 ]
128) La distruzione della ragione è ascetismo [ 297 ]
137) Collegamento tra struttura e sistematicità. Nietzsche tenta di sfuggire a questo limite
[72] [344 ]
150) Non ha senso parlare di Nietzsche [73] [489 ]
169) Lode della scrittura: Stendahl-Nietzsche-Proust. Aiuto al recupero del passato, e
poiché nel passato sta la vita, aiuto a recuperare la vita.
Attraverso certi tipi mistici di scrittura si può surrogare la mancanza di immediatezza del
nostro mondo.
170) Vedere tutto Nietzsche sotto il profilo del problema della scrittura. Che senso ha
additare la vita, e intanto consumare la vita nello scrivere, cioè nella non vita, nella
commedia?
171) Il demone della scrittura, come sfocia in Nietzsche, ci mette in crisi davanti alla
scrittura.
175) Nietzsche come riformatore dell'esposizione filosofica.
Paragone con Platone (introduzione a Zarathustra).
La riforma di Platone è il passaggio dalla dialettica (orale) a una retorica scritta. Nietzsche
recupera la retorica scritta (quindi è solo un rinascimento della forma platonica, non la
creazione di una forma nuova), che si era fossilizzata nell’astrazione imperante. Nella
retorica c’è una mescolanza con la sfera dell’arte, nel fatto che unilateralmente qualcuno fa
vibrare l’anima di una collettività. La forma di Nietzsche (nello Zarathustra) è di adoperare
l’espressione essoterica a fine mistico, provocare un’esaltazione collettiva che sostituisce il
vero e proprio, lo “divulga” (per questo il tono “religioso” dello Zarathustra). In Platone
questo avviene nel Fedro e nel Simposio.
184) Nietzsche e l'espressione mistica: Upanisad, Plotino, Böhme
198) Il lato orrendo della vita: i veritieri (Nietzsche -Schopenhauer) < [570 ] > [74]
Va detto che ciascuno dei suddetti punti altro non è che la trasposizione schematica, o meglio, la
riproposizione sintetica di altri frammenti che Colli aveva scritto precedentemente; faccio un
esempio: il punto 17 “Nietzsche filosofo e non filosofo” rimanda al frammento 84 (datato
8.7.57), dove viene trattato proprio il tema in questione. Il "piano", che nel testo è numerato
come frammento 505 (datato 31.5.72), ha la funzione di un "promemoria", un espediente
approntato da Colli per avere a disposizione tutto ciò che a che fare con la sua interpretazione di
Nietzsche.
Passo ora ai frammenti 288 (settembre 1967) e 491 (21.10.71), che come già detto sono
altrettanti abbozzi di “piani”:
“Nietzsche
17
Introduzione scettica
<1> E’ inutile citare o criticare i suoi concetti e le sue opinioni [75] . Nietzsche non ha una
visione del mondo. Nietzsche è antico in questo: che cos’è l’eterno ritorno? allo stesso modo
cos’è l’ousia di Aristotele e l’idea di Platone?”
<2> Analisi della sua espressione. Immediatezza
Vita come scrivere
D’altra parte commediante.
Vedere come scrive, dal di dentro dei manoscritti
Magia fuorviante della comunicazione
(...)
<9> Nietzsche e il problema dell’antichità.
<14> Zarathustra come bios biotos - sempre in relazione con una comunità di amici.
Antireligioso, antiartistico e antifilosofo nel senso di indicare un bios che ricuperi aspetti
delle tre cose [76] .
<16> Parlare delle sue idee è una della cose più inutili perché nessuno ne può parlare
meglio di quanto lui abbia già fatto. E’ come parlare di noi non di quello che lui voleva al di
là di noi.,(La ragione errabonda, pp.358-360).
Frammento 491:
“ Progetto di un saggio “sfrenato” su Nietzsche. Divisione:
1)Nietzsche e i Greci
2) Nietzsche e Schopenhauer
3) Il misticismo di Nietzsche <GT Za DD: esempi>
4) <(1)> La fucina dello stile.
5) Nuova filosofia. <filosofia>
(...)”, (La ragione errabonda, p. 496).
Questi sono dunque i passi in cui compare direttamente Nietzsche o che con Nietzsche sono
“imparentati” in qualche modo; come maneggiarli?
Dal momento che a me interessa la (anti-)filosoficità di Nietzsche, cercherò di delimitare
ulteriormente l'ambito della ricerca, concentrandomi su alcune tracce del frammento 505 ( e del
frammento 491 in minor misura) che hanno a mio parere a che fare con la quaestio Nietzsche
filosofo/antifilosofo; per farlo raggrupperò tali tracce all'interno di un ambito tematico, per così
dire, ben preciso, e cioè:
1) limiti di Nietzsche, punti 1),2),3),31),35),37), 57);
2) formazione culturale di Nietzsche, punto 4)
3) il problema della ragione, punti 5), 44),128)
4) Nietzsche e i Greci (ovv ero il rapporto con la filosofia del passato), punti 9),23),
94),165),174), 186) e punto 1) del frammento 491
5) Nietzsche e il misticismo punti 22),75),140,153), 184) (e punto 3) del frammento 491
6) Nietzsche e Schopenhauer punti 51) , 67) e 198), e punto 2) del frammento 491
18
7) Nietzsche filosofo/non filosofo , punto 17)
8) Nietzsche e la religione, punto 64
9) il problema della scrittura , punti 169), 170) ,171) e175)
Ora, ciascuno di questi punti merita di essere approfondito non solo autonomamente, ma anche e
soprattutto, laddove sia possibile o necessario, in relazione agli altri punti come vedremo sono
strettamente connessi l’uno all’altro, perché le argomentazioni addotte da Colli per sondare la
filosoficità di Nietzsche si giocano in queste pagine [77] . Un’ultima avvertenza : ciascun
argomento richiederebbe un approfondimento a sé stante e di adeguate proporzioni , data la
vastità e l’importanza dei contenuti chiamati in causa; ragione e scrittura , ad es. , sono termini
filosoficamente “pesanti”, e un pensatore “importante” come Schopenhauer meriterebbe molto
più spazio rispetto a quello che qui gli verrà concesso ; lo stesso vale per un tema come
Nietzsche e i Greci.
LIMITI DI NIETZSCHE
1) Nietzsche parla troppo della sua "persona”, dal secondo periodo in poi. [511][78] Questo
è moderno e patologico
2) Nietzsche ha scritto troppo [79]
3) Mancanza di misura e di dominio di sé <[ 506]> [80]
31) Vita come letteratura [81] : limite di
Nietzsche <cfr.19) 2)>
35) Incapace di un’applicazione prolungata. <cfr.9) [ 578 ] [82]
37) Vizi moderni di Nietzsche ([ 93])
57) Mostruosità antideduttiva di Nietzsche [118 ]
Va premesso che molte delle “mancanze” di Nietzsche rilevate da Colli investono anche quei
campi, quegli ambiti che ho individuato e cercato di delimitare grazie all’analisi dei “piani”
contenuti ne La ragione errabonda, in modo che per ciascun campo di essi è possibile riscontrare
delle carenze, delle deficienze o delle lacune : così , ad es., può capitare che il punto 2
("Nietzsche ha scritto troppo") rientri sia all’interno del tema “limiti di Nietzsche” , sia
19
all’interno del “problema della scrittura”; ho cercato tuttavia, per quanto possibile, di evitare
simili ripetizioni allo scopo di non creare inutili confusioni . Ora alcuni “vizi” sono già
sporadicamente emersi , altri sono messi a nudo nel frammento 93 intitolato appositamente
“Limiti di Nietzsche” e al quale rimanda il punto 37 ("Vizi moderni di Nietzsche") del
frammento 505 : “Ha scritto troppo. Come Schopenhauer lo scrivere fu lo scopo e la
consolazione della sua vita di solitario [83] .(...) Illusione nell'efficacia dello scritto. In tal
modo si precluse ogni altro modo di azione (contatti personali, opera educativa). (...) Ma il
peggio è l’infinita possibilità di fraintenderlo, e di interpretare in modo volgare le sue
parole, adattandole agli scopi più bassi. Sua pericolosa tendenza alle affermazioni
paradossali(...)Limitate capacità di studio in profondità. La sua intuizione e la sua
penetrazione razionale sono assai profonde, ma è incapace di un'applicazione prolungata
su un argomento culturale. (...)
In filosofia , non ha capito a fondo Schopenhauer (per esempio nel lato teoretico). Scarsa
preparazione logica.
(...) egli non poté fare a meno di pensare (insonnia).(...) Non va dimenticato che il suo piglio,
la sua natura è del filosofo, non dello storico." ,(La ragione errabonda, pp. 108-110).
In questo passo vengono messe in luce temi sui quali Colli ritorna anche altrove e che
costituisco no alcune delle tracce in questa "ricerca" della antifilosoficità nietzschiana: si tratta
della scrittura, di Schopenhauer, e della formazione intellettuale, nell’ordine. Per il momento mi
limito a sottolineare come il soffermarsi così insistentemente da parte di Colli , sui limiti e le
insufficienze (in generale) di Nietzsche , dovrebbe per lo meno far riflettere: questo tuttavia è
solo il primo passo , primo per la sua provvisorietà, per il suo rimandare “oltre” , nella
ricostruzione dell’interpretazione di Nietzsche come antifilosofo, o , per meglio dire, nella
riconoscimento della problematicità di interpretare “pacificamente” Nietzsche come filosofo.
Al punto 57 ("Mostruosità antideduttiva di Nietzsche") corrisponde il frammento 118,
intitolato “Mancanza di capacità deduttiva” ; è uno dei frammenti più interessanti perché, oltre
a porre in primo piano l’essere ( e il non essere) filosofo da parte di Nietzsche, presenta uno
degli elementi in base al quale Colli può cominciare a mettere in questione la non filosoficità di
Nietzsche: “Nietzsche è un filosofo a metà, perché del filosofo possiede, in maniera somma e
persino sovrabbondante, la capacità intuitiva, ma manca, a volte in maniera quasi
incredibile, del potere di coordinare le intuizioni, e in genere di dedurre. Ora, i filosofi
grandi si distinguono dai mediocri proprio per il fatto di possedere, oltre alla generale
capacità deduttiva (...) una eccezionale dote intuitiva. Dove appare l’intuizione [84] senza
deduzione, troviamo tutt’al più un artista[85] . Per Nietzsche tuttavia la cosa è più
complicata, perché la natura della sua intuizione è tipicamente filosofica(...)
Nietzsche è un “monstrum” [86] già per questa sua costituzione spirituale, a metà tra filosofo
e poeta, e propriamente né l’uno né l’altro, già in questo un “unicum”.”,(La ragione
errabonda, p.137,).
É questo un importante tassello per avvicinare, impostare la comprensione di Nietzsche come
filosofo o è un passo falso rispetto a quanto Colli aveva detto finora? Procediamo con ordine :
Colli inizia con l’affermare l’essere “ibrido” di Nietzsche in quanto pur essendo dotato di
capacità intuitiva non è in grado di “coordinare le intuizioni”, come già osservato al
frammento 93 ( mi riferisco in particolare al passo : “La sua intuizione e la sua penetrazione
razionale sono assai profonde, ma è incapace di un'applicazione prolungata su un
argomento culturale.” (La ragione errabonda ,p.108) . Praticamente invariata la versione che
apparirà in Dopo Nietzsche : “Gli manca la coscienza di un rapporto preciso tra la
20
componente intuitiva del pensiero e quella deduttiva. Nell’intuire egli salta alla conclusione
e mentre sta deducendo è colto dall’intuizione.” (op.cit., p.94) ;e più avanti Colli specifica la
causa di ciò : “A Nietzsche mancò una disciplina filosofica istituzionale, soprattutto
riguardo alla logica: ciò si avverte nell’incertezza e nel divagare delle sue argomentazioni,
nell’incespicare, zoppicare delle sue deduzioni, nella loro incostanza (...)” (ibid., p.189-190).
Poi Colli prosegue dicendo che un “filosofo grande” è tale in virtù del suo essere tanto intuitivo
quanto deduttivo; infine la conclusione suona così:
“Dove appare l’intuizione senza deduzione, troviamo tutt’al più un artista.”, (La ragione
errabonda, p.137,§ 118).
Ma Nietzsche allora cos’è? Un filosofo dimezzato, un filosofo mediocre o un artista? Tutte e tre
le cose verrebbe da rispondere, e in effetti usare il termine “monstrum” ( in quanto mezzo poeta
e mezzo filosofo) come fa Colli è un modo brillante di risolvere il dilemma ( o di lasciarlo
insoluto dal momento che “propriamente” Nietzsche non è né filosofo né poeta).Ma i “limiti” di
Nietzsche non si “limitano” solo a questo aspetto: altri punti deboli sono "spietatamente" rilevati
da Colli ( ad es. al frammento 272), ma si tratta di punti deboli che secondo Colli sono
facilmente giustificabili così come è giustificabile tematizzare la problematicità di Nietzsche
come pensatore (cfr. frammento 298). Cercherò di mettere in evidenza altre mancanze, ben più
rilevanti ai fini della mio lavoro, nelle pagine che seguono, dove viene trattata la
FORMAZIONE CULTURALE
“ (...) anche il silenzio è una risposta , e si accorgeranno che a Pforta ho imparato a tacere.”
[87]
“L’autodistruzione della conoscenza e la ricognizione dei suoi limiti estremi fu ciò che mi
rese entusiasta di Kant e Schopenhauer. Partendo da questa insoddisfazione credetti
nell’arte.
Pensai che fosse giunta una nuova epoca per l’arte .Sentii il risultato della filosofia come un
evento tragico :COME SOPPORTARLO!”[88]
4) Mancanza di disciplina filosofica. Non ha letto a fondo nessun filosofo, se non
parzialmente Schopenhauer.
Un primo raggruppamento di frammenti può dunque essere compreso all' interno del tema
"formazione culturale di Nietzsche" , che si gioca nei primi anni [89] della vita di Nietzsche
ovviamente, e che sarebbe lacunosa ,per quanto riguarda lo studio della filosofia ( o della storia
21
della filosofia , per meglio dire) , ma non per lo studio della filologia; è risaputo che la filologia
classica costituì la prima materia che Nietzsche studiò sistematicamente e approfonditamente (
“unica disciplina di studio” la definisce Colli ,v. La ragione errabonda ,p.83). Con ciò non si
vuol dire certo che la filologia goda di un ruolo preponderante, anche se non tenerla debitamente
in considerazione sarebbe una leggerezza interpretativa. Semmai potrebbe essere argomento di
ricerca lo stabilire che ruolo giochi la filologia classica all’interno dell’evoluzione del pensiero
(filosofico) di Nietzsche : va osservato, ad esempio, che in Nietzsche diventa filosofia tutto ciò
che fino ad un certo punto della sua vita era stato filologia [90] . Per un inquadramento generale
della "faccenda filologia" ,credo sia sufficiente rifarsi a quanto scrive R.Blunck nel primo dei tre
volumi della biografia di Nietzsche curata da C.P.Janz,
dove si specifica che “(...) Nietzsche non abbracciò il mestiere del filologo per
un’inclinazione naturale; questa professione colmava semplicemente una “lacuna” e
rappresentava il tentativo di autolimitarsi, che certo era nel contempo un ritrarsi davanti a
qualcosa che ,come avvertiva oscuramente, gli avrebbe “toccato il cuore”(...).
Ma nella scelta di questa professione un sentimento era in lui del tutto genuino: l’ amore
per l’ antichità classica [91] .E a questa egli rimase fedele tutta la vita.”
, (C.P.Janz, Vita di Nietzsche ,vol. I, p.104 [92] ).
Quello della filologia è un dato interessante anche perché esemplifica una costante di Nietzsche
sulla quale la biografia di Janz torna quasi ossessivamente e cioè l’oscillare “tra chiarificazione
scientifica, storico-critica, filologica e dominio intuitivo, artistico-personale del problema"
oscillazione che manifesterebbe " per la prima volta e già con grande nettezza ciò che
costituisce così spesso il fascino mutevole e contraddittorio di Nietzsche: la duplicità del suo
talento.” ,(ibid., p.80).
Quello della “duplicità esistenziale” è uno dei chiodi fissi (leggi chiave interpretativa) di Blunck
[93] ; anche Colli in un certo senso sostiene l’esistenza di una “duplicità” Nietzsche, ma a un
altro livello : secondo la sua interpretazione, Nietzsche si sarebbe dibattuto per tutta la vita tra
due istinti contrari, aventi entrambi come termine comune la vita: il primo istinto si
manifesterebbe come disgusto nei confronti della vita in quanto assurda, senza senso ; il secondo
come esigenza di conferire un senso alla vita (cfr. La ragione errabonda , § 109, pp.125-126 ; si
veda anche Bhikkhu Nanajivako, “The philosophy of Disgust- Buddho and Nietzsche”, in
Schopenhauer Jahrbuch 58 ,1977). Secondo me invece il talento nietzschiano è unico,
unilaterale (e se al posto di talento dicessi genio , si potrebbe dire con Vattimo “genio del
cuore”, , cfr. Al di là del soggetto. Nietzsche ,Heidegger e l’ermeneutica. Vattimo parla di un
"uomo di buon carattere" (op.cit. , p.49 ), che costituirebbe il prototipo del superuomo, in
contrapposizione a quelle interpretazioni che fanno del superuomo un soggetto potenziato).
Quanto detto finora va integrato con altre osservazioni: Colli non si limita infatti a sottolineare la
lacune, le carenze , le mancanze "in philosophicis" da parte di Nietzsche, dal punto di vista della
sua insufficiente preparazione o della scarsa competenza in materia [94] o dello scarso interesse
per la filosofia ( e per il "popolo dei filosofi"); si potrebbe infatti obiettare a Colli che non è
accertabile né accettabile predeterminare quali siano le tappe che conducono verso la
realizzazione del tipo "filosofo" : detto in breve, non avere una formazione filosofica non
significa necessariamente non essere filosofi. Tuttavia Colli usa l'espressione "attitudine
filosofica", intendendo alludere con ciò ,credo, all’esistenza di un carattere, di una personalità, di
una natura ,in Nietzsche, che non avrebbe affinità con la filosofia, o che avrebbe a che vedere
con la filosofia solo marginalmente . Colli lo dice esplicitamente :
(...) Mancanza di disciplina filosofica. Forse addirittura scarsa attitudine filosofica. Il voler
essere filosofo è la ricerca di ciò che non aveva." ,(La ragione errabonda ,83,§ 75) . Questo
primo appunto ( anche in senso cronologico, visto che è datato 12.3.57) accenna senza mezze
22
misure, radicalmente proprio a ciò di cui si fa qui questione.
Ritornando alla “duplicità esistenziale” di cui parla Blunck, bisogna notare che lo stesso tipo di
considerazioni sono svolte da Colli ne La ragione errabonda , e segnatamente nel paragrafo La
filologia classica : “(...) La rinuncia alla musica [95] e alla poesia accumula in lui ,
inavvertitamente, una cattiva coscienza. E’ già cominciato il moto pendolare, l’alternarsi di
atteggiamenti estremi ed antitetici che caratterizzerà la sua vita.” (p.126).
Tornando alla “mancanza di disciplina filosofica” c’è da dire che questo è uno dei punti sui
quali Colli ritorna ripetutamente ed insistentemente ne La ragione errabonda oltre che negli altri
due testi su Nietzsche; voglio riportare a testimonianza di questo fatto quanto sta scritto in Dopo
Nietzsche, in particolare nell'aforisma intitolato "Un cervello senza requie": "I filosofi di rilievo
non li legge mai direttamente; spesso si rivolge ai manuali di storia della filosofia." (p.142).
Merita di essere ricordato anche un passo tratto dall'aforisma "Una lacuna nella divinazione"
(sempre da Dopo Nietzsche): "Tra i filosofi , Nietzsche lesse con accanimento soltanto
Platone e Schopenhauer: nel far questo inoltre il suo pathos era morale ed estetico, non
teoretico." (p.82); e di fatto le osservazioni di Colli possono trovare facilmente riscontro e
conferma oltre che nelle opere di Nietzsche, anche , ad esempio , anche nei lavori di Janz e
Verrecchia: Nietzsche non lesse direttamente i filosofi( salvo alcune eccezioni di cui si dirà),
preferendo rifarsi ai manuali di storia della filosofia; scrive lo Janz : “Come filosofo , Nietzsche
era un autodidatta . Deve confessare di non aver avuto la fortuna di trovare un maestro di
filosofia. I suoi personali studi filosofici erano singolarmente eclettici. Conosceva i filosofi
antichi , ma anche questi con vistose lacune. Di Aristotele ad esempio, non aveva letto i
fondamentali scritti di metafisica e di etica, bensì solo la retorica. Poi superava d’un balzo
l’intera patristica, la scolastica e il razionalismo, dedicandosi immediatamente alla sua
epoca e a quella recentemente trascorsa: prima di tutti Schopenhauer, e poi Friedrich
Albert Lange, Eduard von Hartmann, Ludwig Feuerbach; aveva conosciuto Kant solo
tramite l’esposizione di Kuno Fischer, e nell’originale aveva letto soltanto la Critica del
giudizio , quindi un’opera di estetica. E’ rimarchevole che quando l’accesso a un filosofo
era possibile tramite il problema estetico, egli usasse questo approccio sopra ogni altro.” (v.
Vita di Nietzsche, vol. II, p.377) e che “non vi sono rivolgimenti repentini nell’itinerario di
Nietzsche filosofo” ( op.cit., vol. I, p.580; si veda anche il paragrafo intitolato “L’ambiente
filosofico” pp.471-476) . Tuttavia le "frequentazioni" di Nietzsche in campo filosofico, sebbene
rare, comprendono la conoscenza di filosofi e possono essere riassunte e ordinate [96] come
segue :
Feuerbach, Ludwig (letto nel 1861) dal quale Nietzsche mutua , oltre alla polemica col
cristianesimo com’è noto, la critica al gusto , tipico della dialettica hegeliana per le antitesi
fittizie a svantaggio delle coordinazioni reali ;
Hölderlin [97] e Novalis, i primi “filosofi” [98] a cui si avvicinò come testimoniano alcune
pagine de La mia vita : “Il pomeriggio di solito leggevo nella biblioteca dello zio; vi trovai
Novalis (i cui pensieri filosofici mi interessarono).”,(op.cit., p.75);interessante la testimonianza
reperibile in una lettera di Malwida von Meysenburg (una delle amiche più care a Nietzsche),che
così scrive “(...) i singolari rapporti tra Hölderlin e Nietzsche,(...) senza i quali non è
possibile intendere Friedrich Nietzsche, come non è possibile intenderlo senza Novalis” [99] ;
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Platone , che Nietzsche lesse per la prima volta con Steinhart, filologo affermato e suo professore
di greco a Pforta ; la lettura dell’opera preferita da Nietzsche, il Simposio ,risale al febbraio 1864
e trova riscontro , in uno schizzo autobiografico dell'estate 1864 [100] (citato più volte dallo Janz)
ed è annoverata tra le “letture più frequenti” ; successivamente Nietzsche studiò il
Protagora, il Fedone, il Fedro, la Repubblica [101] , l'Apologia e il Gorgia oltre alla Retorica di
Aristotele; a proposito di Platone vorrei render conto di un particolare legato al primo semestre
trascorso da Nietzsche a Basilea in qualità di docente di filologia: in una lettera a Ritschl del 10
maggio 1869 riferisce quanto segue: “Con la lettura del Fedone ho l’occasione di infettare di
filosofia i miei scolari(...)” [102] ; ciò che è curioso di questo passo è che Nietzsche a sua volta è
stato definito un “virus” da Mazzino Montinari. Comunque anche quella di Platone è una
“lettura” particolare ; annota infatti Colli che Nietzsche lesse Platone“ (...) per dovere
professionale, senza preoccuparsi di approfondirlo dal punto di vista teoretico, (...) " (La
ragione errabonda , p.514);
Schaarschmidt ,Carl, del quale frequentò le lezioni sulla storia della filosofia universale (estate
1865); su Schaarschmidt cfr. G.Parkes ,op.cit. e soprattutto J. Figl, “Nietzsches frühe Begegnung
mit dem Denken Indiens’”, Nietzsche-Studien, Band 18,1989, pp.456-457;
Schopenhauer , Arthur rimando al paragrafo dedicato interamente al rapporto NietzscheSchopenhauer.
Lange ,Friedrich Albert, l’opera Storia del materialismo [103] , che è “ancora oggi tra i migliori
libri di storia della filosofia” [104] ebbe un impatto ancor più rilevante [105] ; da tale lettura
(agosto 1866) Nietzsche non solo sarebbe stato introdotto alla filosofia (cfr. C.P.Janz, Vita di
Nietzsche ,vol. II, p.548) ma più tardi vi avrebbe trovato “decisive conferme” per la propria
filosofia; inoltre dall’atteggiamento gnoseologico di Lange [106] avrebbe ricavato un
rafforzamento della sua convinzione che “(...) tra l’infinità della vita e la sua realtà concreta
da una parte la limitatezza dell’intelletto dall’altra sussiste una discrepanza incolmabile,
che la vita e il mondo sono per loro essenza alogici....”. ( cit. in ibid., p.180). Un’altra
testimonianza (diretta questa volta) dell’influenza di Lange si trova in una lettera a Deussen
risalente all’aprile-maggio del 1868: “(...)Il regno della metafisica, e con esso l’area della
verità “assoluta” è stato innegabilmente inserito in un’unica categoria insieme con la
religione e la poesia. Chi vuole conoscere qualcosa, si limita ora a una conoscenza della cui
relatività egli stesso è consapevole, come per esempio tutti i famosi studiosi di scienze
naturali. Per alcuni la metafisica appartiene dunque alla sfera dei bisogni dell’animo, è
essenzialmente edificazione. Per altro verso essa è arte, quella cioè della poesia
concettuale.” [107]
Kant, Immanuel “ovvero cant come carattere intelligibile” ( così sta scritto in Crepuscolo
degli idoli ) , che Nietzsche comincia a “conoscere” tra il 1867 e il 1868 [108] ,avvalendosi del
manuale in due volumi di Kuno Fischer [109] ; le virgolette perché Nietzsche , in realtà, prenderà
in mano soltanto la Critica del giudizio (come già detto, o almeno come risulta dagli studi
nietzschiani; tuttavia la frequenza del dialogo con Kant dovrebbe far riflettere sulla possibilità di
una lettura diretta dell'intera opera del filosofo di Königsberg ; così almeno ritiene R.Blunck, cfr.
24
C.P.Janz, Vita di Nietzsche , vol.I, p.471; anche L.V.Arena tende a non escludere la possibilità di
un tale tipo di lettura, cfr. Nietzsche e il nonsense , pp.41-44 ).
Ne La ragione errabonda sul rapporto Kant-Nietzsche troviamo quanto segue: “Kant lo
colpisce estrinsecamente : lo sente ostile [110] , ma non lo sa superare razionalmente.”
,(p.94) . Un interessante confronto per quanto riguarda lo stile invece, lo si trova in Dopo
Nietzsche : “ Lo stile filosofico di Nietzsche è antitetico a quello di Kant il primo è il
risultato di una faticosa elaborazione (...). Kant invece traduce su carta il travagliato
procedere stesso dell’intelletto.” ,(p.33) ;
Dühring , Eugen ,che Nietzsche legge nello stesso periodo (1867-1868) in cui è “impegnato” con
Kant, anche se più tardi dell’opera Corso di filosofa come visione del mondo e organizzazione
rigorosamente scientifica della vita avrà a dire “è una cosa che mi fa ridere” [111] ;
Spinoza, Baruch che Nietzsche conobbe attraverso il manuale di Kuno Fischer (ancora lui!); per
fare un esempio dell’impatto che ebbe la lettura di Spinoza su Nietzsche ,si confronti la cartolina
spedita in data (9.7.1881) all’ amico Franz Overbeck : “ Sono stupefatto , rapito! Ho un
precursore, e che razza di precursore!” (cit. in C.P.Janz ,Vita di Nietzsche ,vol. II, p.68).
Secondo Colli, Spinoza (del quale Nietzsche condividerebbe soltanto “l’ottimismo
amoralistico-mistico” ),è uno dei pochi “filosofi” in senso stretto (leggi classico) che Nietzsche
non sottoponga ad una critica corrosiva (v. La ragione errabonda , § 105, pp.121-122 [112] ); va
notato inoltre (come fa Giametta in Nietzsche e i suoi interpreti , p.70) che Spinoza è uno di quei
filosofi che gode della rara stima di Colli .
L’apprezzamento di Nietzsche per Spinoza si riflette anche in alcuni plagi : l’amor fati
nietzschiano, ad es., sarebbe manifestamente un plagio dell’amor dei di Spinoza [113] ; così le
critiche di Nietzsche all’antropomorfismo, al finalismo e al libero arbitrio sarebbero soltanto una
ripresa di Spinoza, anzi è Nietzsche stesso a riconoscere i suoi “debiti” nei confronti di Spinoza
(cfr. la cartolina a Overbeck citata sopra).
Torno, per concludere a Colli e a una sua considerazione di carattere generale in merito alla
formazione di Nietzsche, che può “chiudere” l’argomento. Ne La ragione errabonda ,al
frammento 531 (datato 28;8.72) Colli scrive : "La formazione intellettuale di Nietzsche è
pesantemente condizionata dai difetti tradizionali tedeschi su questo terreno,
dall'astrattezza e dal vizio sistematico.
(...) In generale sembra quasi che Nietzsche non voglia di proposito leggere direttamente i
testi originali dei filosofi. Fatta eccezione per Platone che lesse per dovere professionale,
senza preoccuparsi di approfondirlo dal punto di vista teoretico, (...) "( p.514)
In conclusione ,allora, si può concordare con Blunck quando afferma che “Le grandi questioni
fondamentali della filosofia, il problema dell’ultima radice dell’essere e quello della
possibilità e dei limiti di tali conoscenze, escono dagli interessi di Nietzsche.” (cit. in
C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I , p.471).
Nietzsche non solo non affronta lo studio dei singoli filosofi , (salvo le dovute eccezioni che ho
ricordato), come già osservato,; e se lo fa,lo fa in modo del tutto “personale” [114] ,il che non
sarebbe nemmeno sbagliato : ma non affronta nemmeno i problemi fondamentali della filosofia
[115] ,quei problemi ,quei teoremi, quei pensieiri “classici” che costituiscono il contenuto di un
qualunque manuale di storia della filosofia.Per questo Colli insiste sul tasto della formazione
culturale, perché qui è possibile rintracciare l’origine della atipicità di Nietzsche come filosofo.
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IL PROBLEMA DELLA RAGIONE
"La fede nelle categorie della ragione è la causa del nichilismo" [116]
"(...) la fiducia nella ragione e nelle sue categorie, nella dialettica, cioè il giudizio di valore
della logica, dimostrano solo la loro utilità ,provata dall’esperienza, per la vita, non la loro
"verità"." [117]
" La fiducia nella ragione - perché non sfiducia?" [118]
5) Non è andato a fondo sul problema della ragione e della conoscenza.(Fuorviato dal
giudizio su Socrate e la dialettica)
44) Nietzsche non è un irrazionalista [104 ].<[573]>
128) La distruzione della ragione è ascetismo[119] [ 297 ]
Quello della ragione è un problema che forse risalta meglio se si parte con il considerare quello
che è stata e quello che ha rappresentato, secondo Colli, la ragione per i Greci [120] e cioè
un’arma distruttiva ,prima che costruttiva ( cfr. Dopo Nietzsche , p.85); e anche Nietzsche è su
questa linea interpretativa.
Quello della ragione, in relazione a Nietzsche , è per Colli il problema dell’irrazionalismo (di
Nietzsche) in definitiva, ed è un problema insieme contemporaneo/anteriore/posteriore a
Nietzsche : contemporaneo in quanto riguarda la temperie culturale di Nietzsche, temperie
rimasta pesantemente influenzata da Nietzsche stesso e che a sua volta ha lasciato tracce in lui;
anteriore perché, ad es., esiste anche il problema della ragione in Grecia, (che verrà trattato nel
paragrafo Nietzsche e i Greci) ; posteriore perché “dopo Nietzsche” forse la ragione non è più
un “problema” ,nel senso che Nietzsche , e con lui Colli, sembra auspicare un “tramonto della
ragione” [121] in vista di una rinascita non solo spirituale, ma anche “fisica”, legata cioè alla
dimensione del corpo : “La distruzione della ragione è una ricostituzione della salute
dell’uomo.” (La ragione errabonda , [122] § 143, p.184).
Ora, qual’è la posizione di Colli nei confronti della razionalità ? Naturalmente anch’egli possiede
un’idea personale di ragione, deducibile da alcune affermazioni, come queste : “ La ragione
umana <- chiamiamo così lo strumento del conoscere->” (La ragione errabonda , § 188) ,
“La ragione esprime un istinto di dominazione. La sua storia [123] lo dimostra.” ( ibid.,
frammento 192, p. 248).Per capire meglio l’impostazione di Colli in merito al problema della
ragione , si possono confrontare anche i frammenti 104 e 573, ai quali rimanda il punto 44
("Nietzsche non è un irrazionalista" ); il primo (datato 28.11.61) parla di Nietzsche all’interno
26
della “querelle” Nietzsche razionalista/irrazionalista, che da sempre ha visto divisi i maggiori
interpreti [124] :
“ Nietzsche rimane immerso nell’irrazionalismo di tutto il secolo, non è uno degli
scatenatori dell’irrazionalismo, anzi lo è meno di tutti gli altri , sino a che si rivolge ai Greci
dell’epoca classica e a Schopenhauer. Ma neppure lui ha visto il problema della ragione. La
sua formazione filosofica non ha rotto la barriera: egli ha toccato i Greci nell’arte , nel
ritmo, nella storia, ma non riguardo al logos. Il problema della ragione è la ricerca di leggi
universali (anti-relativismo): quindi proprio gli illuministi, gli storici, gli hegeliani < i più
fluidi> sono i più irrazionali. Essi guardano alla fenomenologia, non alle condizioni. E
Nietzsche è il più razionalista, nel tentare le grandi gerarchie che discendono dalla
“natura” umana.” (La ragione errabonda ,p.120) ; come si vede è un passo molto denso ,
specie nel momento in cui Colli si ricollega (con un procedimento che diventerà più frequente
soprattutto in Dopo Nietzsche) a due dei punti che ho evidenziato, i Greci e Schopenhauer; il
secondo frammento invece (datato 7.2.73) suona come definitivo:
"La ragione è morta
L'ultimo mito che Nietzsche non è riuscito ad abbattere - lui stesso è stato anzi la sua
ultima vittima- è quello della ragione (...)
Oggi noi vediamo meglio di Nietzsche su questo punto. Nietzsche non fu un irrazionalista,
ma un fanatico assertore della ragione, (...).";(ibid., p. 525 ) ; per ragione , non lo si è detto
ancora, è da intendere logos, ragione discorsiva in particolare , come si può apprendere dal
frammento 147:
“Ciò che noi chiamiamo “ragione” deriva più o meno da ciò che essi [ Platone e Socrate]
chiamavano “ logos” . Oggi, il problema della ragione è semplicemente il tema della
filosofia.” ( ibid., p.190) [125] . Ma forse a questo punto conviene affidarsi agli aforismi diDopo
Nietzsche , dove viene affrontato il tentativo di una definizione “positiva” della ragione: “
Critica della tendenza sistematica
La ragione è dapprima un discorso comune, una discussione, che di fronte a una collettività
scelta traduce in parole vincolanti un’esperienza nascosta, interiore.”(pp. 24-25) e ancora : “
Un titolo ambito
La ragione è una tendenza plastica che mira a inchiodare la realtà, a fermarla, a costruire
qualcosa di solido e immutabile, a modellare, configurare il magmatico. ( Nietzsche è un
razionalista nelle intenzioni ) ” (p.64); per illustrare l’uso particolare che fa Nietzsche della
ragione e al quale ho già accennato , si può vedere
“ L’ingenuo credente nella ragione” :
“Nietzsche adopera di regola la ragione come arma distruttiva (...).Il suo scetticismo
tuttavia non è veramente estremistico: non gli accade di sottoporre la ragione stessa a
un’indagine radicale, né di demolirla in assoluto per la sua intrinseca debolezza, non già
per gli errori di chi la maneggia.” (p. 85)
Così Colli in Dopo Nietzsche; ed è una fortuna che qui Colli usi il termine estremistico perché
così si espone a una possibile critica, dal momento che c’è chi ,al contrario, ha visto nel pensiero
di Nietzsche “un’ottica dell’estremo”, tale che “(...) non è possibile configurare questo
pensiero [di Nietzsche] al di fuori del contesto problematico del “passaggio” (...)” [126]
------------------------------------------Voglio ritornare ora all’aforisma “Critica della tendenza sistematica” per una precisazione che
riguarda proprio l’inizio : “La ragione è dapprima....” questo dapprima è giustificato dal
seguito dell’argomentazione di Colli, che individua due stadi, due momenti successivi, quello del
“discorso retorico” e quello della “forma scritta”; poi, passando a Nietzsche, Colli può dire che
egli “ (...) ha schernito le illusioni e le presunzioni della filosofia sistematica” ma che tuttavia
27
Nietzsche non è riuscito a liberarsi dal retaggio
“di una filosofia come retorica[127] ”
Dunque la filosofia sistematica, ma possiamo anche dire la tradizione razionalistica ,chiamata qui
in causa da Colli, viene sottoposta a una critica molto simile a quella svolta dall’ultimo Nietzsche
(quello dei frammenti postumi per intenderci, dove “l’essere manca” ed è “una vuota finzione”
[128] ; tale tradizione è riassumibile (sintetizzando al massimo) in tre principi di base:
a) esiste un essere ( o una realtà oggettiva) e un soggetto (cogito sostanziale);
b) la conoscenza può cogliere esaustivamente la realtà;
c) il vertice della conoscenza è l’individuazione di leggi formali e universali.
Per Colli l’essere razionalista di Nietzsche non è poi così problematico, dal momento che
nonostante tutte le sue indicazioni in contrario, egli della ragione si avvale continuamente,
esaltandola con ciò al massimo ; si confronti anche quanto scrive Janz in merito alla logica (si sta
parlando dell’aporia in cui Nietzsche è impigliato, da quando ha messo in dubbio la
“conoscenza” come possibile in assoluto [129] ): “Nietzsche fa seguire alla critica della
conoscenza un nuovo corso, e involontariamente mette in questione per prima la propria
attività. Egli contesta la possibilità della deduzione logica- ma se ne avvale
ininterrottamente!” [130] .
Ma c’è anche la possibilità di intenderlo razionalista e irrazionalista al tempo stesso, per quanto
ciò possa apparire contraddittorio e paradossale; è il caso di chi ritiene questo essere razionalista
e irrazionalista come un “(...) riflesso di quella drammatica contraddizione del pensiero
moderno in cui, per dirla metaforicamente, il serpente si morde la coda.” ,(cfr. C. Sini,
Semiotica e filosofia , Il Mulino, Bologna, 1978, pp.105-155 ) .
Sono d'accordo con Sini [131] , anche se ciò significa ammettere l’intima appartenenza di
Nietzsche alla storia del pensiero moderno.
Stigmatizzare i limiti, i fallimenti della ragione, della razionalità non basta per Colli: si deve
anche individuare la causa dell’impasse nel tentativo di organizzare il mondo ( che in definitiva è
l’obiettivo di ogni sforzo razionalizzante); si veda il frammento 510 :
“ Dimenticando donde giunge il sentiero
La debolezza del raziocinio moderno nasce da un’ipertrofia del pensiero astratto - dove
questo smarrisce il contatto con la sua matrice.” ,( La ragione errabonda, p.511). Credo si
possa rilevare un’affinità tra il contenuto concettuale di quest’ultimo passo e lo spirito che anima
lo zen in generale, e la poesia zen in particolare : affine nella forma per la sua concisione ( la
brevità è una delle caratteristiche tipicamente “zen” [132] ), si pensi al mondo, uno scambio di
battute sotto forma di fulminante botta e risposta,e che di solito si svolge tra maestro zen e
discepolo [133]
, e agli haiku [134] ,come quello del poeta zen Tessho:
Finalmente oltre il limite
Non più legami né dipendenza
Com’è calmo l’oceano che sovrasta il Nulla
(cit. in Poesie zen,Newton Compton, p.44).
NIETZSCHE E I GRECI [135]
28
“ I veri filosofi dei Greci sono quelli che precedono Socrate: con Socrate, qualcosa
cambia.” [136]
“ Oh, questi Greci! loro sì che sapevano vivere ! Per riuscirvi occorre arrestarci
coraggiosamente alla superficie , all’increspatura, alla scorza , occorre adorare l’apparenza
, credere alle forme , ai suoni , alle parole , all’intero Olimpo dell’apparenza ! Questi Greci
erano superficiali - per profondità ... E non facciamo appunto ritorno a loro , noi spericolati
dello spirito , noi che abbiamo scoperto la più alta e rischiosa vetta del pensiero
contemporaneo e di lassù ci siamo guardati attorno, noi che di lassù abbiamo rivolto lo
sguardo in basso ? Non siamo appunto in questo - Greci ?” [137]
“Io ho scoperto la grecità :essi credevano all’eterno ritorno !Questa è la fede dei misteri [138]
!”
9) Nietzsche non è giunto a un’opera matura sui Greci. Colpa del filologismo ([ 79 ])
23) Che cosa ci possono insegnare i Greci? ([90] )
94) La decadenza greca
165) Nietzsche conosce i Greci attraverso fonti biografiche tarde. Così certe opinioni su
Platone [139]
174) Visione solare della vita - visione greca. Dire qual è - comunicarla- non c’è niente che
valga più di questo. Nietzsche ha voluto farlo, ma non ci è riuscito.
186) Nietzsche ha recuperato la Grecia, ma non la dialettica greca[140] .
Il tema del rapporto tra Nietzsche e Grecia, grecità, mondo greco viene trattato da Colli, più e
meno estesamente in una serie di frammenti il cui contenuto spazia da considerazioni sul tipo di
conoscenze sul mondo greco in possesso di Nietzsche a osservazioni sull’importanza e sulle
conseguenze di tali conoscenze per il suo pensiero: “ Nietzsche conosceva i Greci attraverso
fonti biografiche tarde (...)” ( La ragione errabonda , frammento 42,p.58) e “(...) Nietzsche
rivolto ai greci sin da giovanissimo (...).Al di là di Socrate l’uomo è più schietto. L’ideale
di Nietzsche non è l’uomo naturalistico o barbarico, ma l’uomo che sopporta e adopera
l’intelletto, senza esserne guastato(...) Nietzsche non studia la Grecia per interesse storico,
ma per formare se stesso, (...)” Nietzsche non ci ha lasciato un’opera organica e matura
sulla Grecia........” (frammento 79, intitolato “Nietzsche e gli antichi” ,pp.85-86).
Si vedano anche le osservazioni di Janz che si sofferma brevemente ma con chiarezza
sull’argomento : “ La formazione ellenica di Nietzsche, sulla base soprattutto della filosofia
naturalistica preplatonica, illuministica e tendente allo scetticismo della Ionia, torna a
pervadere tutto il suo spirito e plasma le sue idee.” ( Vita di Nietzsche ,vol. II,p.523) e ancora
“Conosceva i filosofi antichi , ma anche questi con vistose lacune. Di Aristotele ad esempio,
29
non aveva letto i fondamentali scritti di metafisica e di etica, bensì solo la retorica.”
(ibid.,p.377).
Tornando a Colli si deve rivedere anche il già citato frammento 121, dove è spiegato dove trova
la sua condizione fondante il rapporto Nietzsche/Greci : “Tale considerazione [e cioè il fatto
che in filosofia ci si rivolga al passato tanto più quanto si consideri la vita da un punto di vista
“libresco” ] favorisce un immediato riferimento di tutta la questione a Nietzsche . Negli
ultimi cento anni Nietzsche è stato l’unico pensatore che si sia rivolto alla filosofia del
passato e del presente solo dopo di aver guardato alla vita -secondo una prospettiva
universale- e abbia sino alla fine continuato a fare così. (...)Il suo unico modello - da cui
attingere forza -(...) rimarrà sempre per lui il mondo presocratico, in specie Eraclito e
Empedocle(...)” (La ragione errabonda ,pp.141-142); se Nietzsche si rivolge al passato, e in
particolare a quello dei Greci, e perché per lui questi ultimi rappresentano il tipo “uomo” più alto
(è questo uno dei concetti sui quali Nietzsche insiste spesso: “Io considero la moralità greca
come la più alta finora esistita...” ,frammenti postumi 1882-1884,v.F.W.Nietzsche,Opere ,vol.
VII, tomo I, parte I, p.245). .
Ci sono dei luoghi, poi, in cui Colli sembra quasi giustificare il suo “continuare l’opera di
Nietzsche” , sottolineandone , a mo’ di pretesto, le “lacune” nell’interpretazione della Grecia: “
(...) <Nietzsche è penetrato nelle anime di quegli uomini [ i Greci ] , ma non ne ha visto i
corpi, o non li ha riconosciuti.>” ( § 195, p.252; cfr. anche quanto dice Colli sulla scarsa
conoscenza della scultura greca, per cui Nietzsche non avrebbe capito il sorriso dei kuroi , §
215a, p.268 ; anche se affermazioni di tal fatta sono controbilanciate da altre volte ad apprezzare
la capacità di Nietzsche nel “divinare” l’antica Grecia : “< Nessuno ha spinto quanto lui in
avanti lo sguardo sulla Grecia.>“ ( § 208a ,p.264)); oppure quando Colli contesta a Nietzsche
la polarità istituita tra Apollo e Dioniso: Nietzsche ha visto solo la follia di Dioniso, ha trascurato
l’altro volto di Apollo , il volto crudele del saettatore e sterminatore, non ha collegato al dio
l’origine del logos....Un altro aspetto che è sfuggito a Nietzsche secondo Colli è il vero senso
della dialettica: per il primo si tratta di un gioco futile; infine Colli rimprovera a Nietzsche la
“tendenza viziosa” a usare come fonti di informazione la letteratura indiretta (cfr. La ragione
errabonda, § 42,pp.58-59) . Tuttavia al di là dei “difetti” addebitatigli da Colli, Nietzsche ha il
merito di aver consegnato alla storia del pensiero l’immagine di una Grecia inattuale. La
riflessione sui Greci diventa importante anche ad un altro livello: “La scoperta filosofica di
Nietzsche, il suo giudizio concreto, ci riporta sul piano teoretico dei greci. Quando sono
creativi, i Greci pensano per lampeggiamenti [ cfr. § 505!!!!!!] ,pronunciano giudizi, senza
giustificare le condizioni e senza dimostrare. Tipico è Eraclito [141] . Ma i Presocratici in
blocco rivelano, tutt’al più raccontano, ma non dimostrano [come nelle storie zen!?].(...)”
(§ 205, p. 261); ma che la riflessione sui Greci , non sia solo importante , ma addirittura
fondamentale per la comprensione di Nietzsche lo si evince dal frammento 298: “ La
problematica di Nietzsche può essere superata solo dal punto di vista teoretico. (...) I punti
deboli di Nietzsche possono essere superati solo con un approfondimento teoretico del
concetto di verità, di metafisica (contro il suo collegamento metafisica-ideale ascetico) , di
teoria della conoscenza. (...)In generale si tratta della rettifica del suo concetto di filosofia (
che l’ha portato tra l’altro a fraintendere il significato della filosofia greca). I filosofi greci
non sono razionalisti , non sono teorici della morale, non sono metafisici come li intende
Nietzsche.” ( p.369).
Qual è propriamente questa “problematica” ? Purtroppo qui (come altrove ne La ragione
errabonda) bisogna fare i conti con la “oscurità” di certe enunciazioni di Colli [142] , che lascia
irrisolti problemi e interrogativi.
Va notato, infine , che secondo Colli "misticismo e razionalismo non sarebbero in Grecia
30
qualcosa di antitetico" (La nascita della filosofia, p.79), il che offre l’aggancio per il tema
successivo .
IL MISTICISMO
“Scopo vero di ogni filosofare la intuitio mystica”
22) Equivoci sul misticismo ([89]) <[507] [143] >
75) Nietzsche ha preso da Schopenhauer la condanna del misticismo [144] (illuministi). Ma
mentre Schopenhauer conosce i mistici (Böhme ecc.), Nietzsche non li legge neppure quindi
non riesce ad accorgersi di essere un mistico
140) Nietzsche e Platone : riforma essoterica-misticismo [392] <cfr.175)>
153) Misticismo visionario di Nietzsche [495]
184) Nietzsche e l’espressione mistica : Upanisad, Plotino, Böhme.
Sebbene in questo punto non ci siano rimandi ad altri frammenti , non è difficile reperirli per
altre vie ( vale a dire consultando l’indice tematico) : sotto la voce misticismo ci sono tre
frammenti, 89 (intitolato “ Equivoci sul misticismo”),107 ,652 ; mi servirò soprattutto del
secondo, poiché in esso si parla anche di Nietzsche [145] .
Il frammento 107, datato 6.12.61 , si intitola Lo stile di Nietzsche ,e , lo si può già intuire
affronta il tema del misticismo da un punto di vista “formale”:
“ Il suo [ di Nietzsche ] stile è mistico, nel senso di comunicare una vita interiore che non è
accessibile a tutti. (...) E se artista è chi rende comunicabile a tutti, attraverso
un’espressione concreta, la vita rappresentativa individuale,artista sarà anche chi esprime
concretamente la vita interiore. Non solo, ovviamente, il musicista autentico, ma in generale
il mistico che tenta l’espressione [146] , e in particolare il pensatore che scrive come
Nietzsche. In altre parole, il mistico che parla o scrive è un artista per un pubblico limitato,
ma non per questo meno universale, poiché tutti quelli che partecipano di quella , o di
un’affine, vita interiore ricevono la comunicazione. E’ così stanno le cose per lo stile di
Nietzsche” ,(La ragione errabonda , p.123).
In questo passo ritornano molti termini ( che si riferiscono a Nietzsche) già precedentemente
incontrati (artista, musicista, pensatore);ora il quadro si arricchisce di una nuova ed inusuale
sfumatura “mistica”.Ora, per quanto la tradizione mistica abbia una sua collcazione all’interno
della filosofia, non si può certo dire che essa sia molto considerata; e se Nietzsche possiede una
tendenza al “misticismo”, solo con ciò egli si allontana dal terreno della filosofia propriamente
31
detta.
Il frammento 652 invece, riprende l’antitesi tra razionalismo-misticismo che era stata
tratteggiata al § 89 ,e la riprende allo scopo di smentirla ,almeno per quanto riguarda il tempo
della Grecia , dal momento che per Colli “misticismo e razionalismo non sono affatto in
antitesi (sorgere della matematica nei Pitagorici).” ,(La ragione errabonda, p.103) ; qui
inoltre si ha una difesa del misticismo, nella misura in cui l’antitesi ,oltre a non essere
giustificabile, ha il difetto di essere connotata moralmente , tanto che “il razionale è il buono, e
il mistico il cattivo” ,(La ragione errabonda, p.536).
Il frammento 495,datato 15.12.71, al quale rimanda il punto 153("Misticismo visionario di
Nietzsche" ) : “Misticismo visionario di Nietzsche - affine a Platone . Il filone si
contrappone al misticismo interiore (Plotino-musicisti). L’elemento razionale interviene in
entrambi i casi.” (La ragione errabonda,p.497) [147] ; l'affinità Platone-Nietzsche rimanda , o
meglio ci riporta al frammento 392 : “Parallelo tra Nietzsche e Platone : entrambi tentano
una riforma essoterica - ed entrambi si fondano su un’esperienza mistica ineffabile (VII
lettera - eterno ritorno)” , (La ragione errabonda,pp.447-448).
Il misticismo viene trattato anche in Dopo Nietzsche : “ Il bisogno di dire
(...) La rottura stilistica che certi pensatori operano rispetto alla tradizione espressiva della
filosofia è ripecussione di una abnorme conquista conoscitiva. Così in Nietzsche. Ogni
tradizione niene rinnegata, perché l’oggetto della comunicazione è inaudito.” (p.27) ;
Intorno all’estasi
La filosofia e l’arte sono tecniche dell’estasi; quest’ultima è una conoscenza non
condizionata dall’individuazione. (...). Il vaso di zinco [148], dalla cui visione sorse l’estasi di
Jacob Böhme, allude a una deviazione analoga, e decisiva, verso l’esterno , a un abbandono
totalmente riuscito - all’improvviso, per una miracolosa frammentazione- della propria
individualità. Lo stessp si può dire per quel pensiero di Nietzsche, che gli venne incontro
lungo il lago di Silvaplana, quando comparve innanzi a lui, che veniva dalla foresta, un
enorme masso a forma di piramide.” , (pp.61-62) [149] ; “Ciò che non si può esprimere
(...) Dal punto di vista formale il personaggio di Zarathustra è la trasposizione (...) di
appartate esperienze mistiche. E la stima iperbolica che Nietzsche testimonia verso
Zarathustra dimostra che a suo avviso gli era riuscito di esprimere compiutamente quello
che suole chiamarsi inesprimibile.” , (pp.139-140).
A quanto pare, ancora una volta tutto è collegato, perché non solo il problema del misticismo è
legato a quello della formazione culturale, della ragione e dei Greci ( è stato chiamato in causa
Platone e si è parlato di razionalismo e misticismo), ma trattando del misticismo Colli arriva a
chiamare in causa anche Schopenhauer per toccare infine il problema dello stile ( o in altri
termini il problema della scrittura) .
NIETZSCHE E SCHOPENHAUER[150]
"Chi ha preparato la mia via : Schopenhauer." [151]
"(...) compresi che il mio istinto seguiva una direzione contraria a quello di
32
Schopenhauer:tendeva a giustificare la vita,anche ciò che aveva di più terribile,di più
equivoco e menzognero (...)."[152]
51) La grande filosofia. L'uomo entro l'animalità: grande pensiero che accomuna
Schopenhauer ai Greci e agli Indiani, e dove Nietzsche è il suo grande discepolo [511]
67) Nietzsche e Schopenhauer. Peso del secondo nella visione del primo (non riconosciuta
dalla critica) [124] <[297]>
75) Nietzsche ha preso da Schopenhauer la condanna del misticismo (illuministi). Ma
mentre Schopenhauer conosce i mistici (Böhme ecc.), Nietzsche non li legge neppure quindi
non riesce ad accorgersi di essere un mistico
198) Il lato orrendo della vita: i veritieri (Nietzsche -Schopenhauer [153] ) < [570 ] >
A Schopenhauer [154] compete senza dubbio un posto speciale rispetto agli altri filosofi [155] , e
non solo perché è l’unico filosofo ,insieme a Platone, che Nietzsche abbia realmente
approfondito, come già osservato [156] . Per avere un’idea generale di tale rapporto, prima di
passare a quello che ha da dire Colli , ci si può rifare a quanto scrive R. Blunck : “Ben presto
comprese che ciò che più gli era congeniale nella dottrina di Schopenhauer non era
l’elemento rinunciatario e ascetico, bensì la personalità del filosofo e la sua morale creatrice
[157] . (...) Con tutta la passione della sua natura, Nietzsche abbracciò il pessimismo di
Schopenhauer, che per primo gli rivelò filosoficamente il contenuto tragico della vita, un
contenuto la cui intera potenza gli veniva dischiusa con sempre maggiore ampiezza dalla
tragedia classica con i mezzi dell’arte e nella tradizione della sua scienza. Ora la sua
personalità si inarcò nella grande perigliosa tensione tra i due poli della conoscenza tragica
e del “però” di un incondizionato sì alla vita(...) ”,(v.C.P.Janz,Vita di Nietzsche ,p.164, vol.I,
tutta la pagina verte su Schopenhauer).
Uno degli elementi che accomunano i due pensatori è il loro essere antihegeliani [158] :
Schopenhauer alla razionalità hegeliana che rivela progressivamente se stessa nel mondo ( fino a
coincidere con la sostanza della storia universale) oppone invece la volontà , cieca e irrazionale,
unico principio che muove il tutto e lo condanna a un’esistenza tanto effimera quanto insensata.
Nietzsche , a differenza di Schopenhauer , scarica tale “insensatezza” nella nozione di amor fati,
che a sua volta si esprime nelle forme del riso, del gioco e della danza (cfr. G.M.Bertin,
Nietzsche . L’inattuale, idea pedagogica); altre informazioni utili a delineare il rapporto tra i due
filosofi riguardano la prima lettura del Mondo come volontà e rappresentazione [159] di
Schopenhauer che “dovette avvenire tra la fine dell’ottobre e l’inizio del novembre 1865;
infatti una lettera alla madre e alla sorella del 5 novembre mostra già il suo influsso (...)”
,(cit in C.P.Janz,Vita di Nietzsche ,vol. I, p.162) ; per rendere un’ idea dello stato d’animo
prodotto da questa lettura, riporto un passo tratto dalla sopra citata lettera in cui Nietzsche
descrive “schopenhauerianamente” la vita come “(...) piena di contraddizioni, dove l’unica
cosa chiara è che la medesima chiara non è” ,( cit. in ibid.) .
33
Su Schopenhauer è interessante un passo tratto dalla Terza Inattuale: “Un filosofo contiene
qualcosa che non potrà mai esserci in una filosofia : vale a dire la causa di molte filosofie, il
grand’uomo” (cit.in ibid. p.223, ).
L’entusiasmo per Schopenhauer, tuttavia, è destinato a scomparire piuttosto rapidamente, se
Nietzsche nel 1874, dunque dopo nove anni,comincia a manifestare i primi dubbi sul “maestro”;
dubbi interpretabili come il segnale, l'avvisaglia di una futura rottura [160] ; nella Quarta
inattuale Nietzsche si chiede: “Un uomo potrà mai diventare migliore(...) grazie alla filosofia
di Schopenhauer?” ,( cit.in ibid., vol.I, p.661) [161] . Il distacco da Schopenhauer assume invece
toni drastici nel periodo che precede la c.d. “catastrofe finale”, in particolare nel momento in cui
Nietzsche è alla ricerca di una traduzione in inglese per Ecce homo ; ricerca che lo porterà a
scoprire tale Helen Zimmern , e della quale scrive che “(...) ha rivelato Schopenhauer agli
inglesi perché non anche chi ne è agli antipodi ?...” , ( lettera a Gast del 9 dicembre 1888).
Il giudizio di Colli sul rapporto Schopenhauer - Nietzsche tende soprattutto ad evidenziare le
lacune di alcuni prestigiosi interpreti di Nietzsche che hanno trascurato l’influenza del primo nei
confronti del secondo; è il caso del frammento 124 [162] de La ragione errabonda : “ Nietzsche
e Schopenhauer
Le interpretazioni più acute di Nietzsche da Bertram a Heller, hanno ignorato
l’importanza essenziale che Schopenhauer ha , non solo nella sua formazione, ma in ogni
aspetto del suo pensiero maturo. La lettura dei Parerga negli anni di Lipsia (1865) è uno
degli avvenimenti capitali nella vita di Nietzsche, più importante del rapporto con Wagner,
e sullo stesso piano unicamente con lo studio della Grecia.”,( p.153).
Nel frammento 125 ,invece, Colli delinea su cosa è fondato il rapporto di "parentela" che lega
questi due filosofi : “(...) Nietzsche (...) si sentì destinato a essere il successore di
Schopenhauer. (...) Si parla di irrazionalismo scatenato da Schopenhauer e Nietzsche - ma
essi parlavano della natura essenziale - (...). E anche Nietzsche, che fu l’ultimo ad avere la
grande visione, non aveva più il sostegno della civiltà [ per Colli “l’uomo di cultura” senza
questo sostegno è destinato a soccombere ] , e i mezzi per esprimere quella visione.” (pp.153157).
Non solo riconoscimento dell’importanza di Schopenhauer in relazione a Nietzsche e al
problema dello "scatenamento dell'irrazionalismo" , dunque, ma anche denuncia per chi tale
importanza non l’ha valutata adeguatamente,o addirittura ignorata dunque [163] .
Interessanti sono le considerazioni di Sossio Giametta , secondo il quale Nietzsche deriverebbe
da Schopenhauer non solo la filosofia estetica ma anche la filosofia tout court; ora , si può
affermare che ciò equivalga a sminuire Nietzsche come filosofo, o, per lo meno,che tale "debito"
nei confronti di Schopenhauer basti a diminuire l'originalità filosofica di Nietzsche ? Secondo
Giametta sì , anche se la risposta non scaturisce direttamente dal riconoscimento dei “debiti”
nietzscheani nei confronti di Schopenhauer , ma dalla tesi del suo libro; tesi rappresentata non
tanto dalla formula "Nietzsche non è un filosofo" (che comunque è e rimane un caposaldo della
sua - e della mia- interpretazione) quanto dal riconoscimento di un fatto ben preciso:
l'elemento filosofico in Nietzsche non costituisce il fondamento della sua persona: "In lui lo
slancio, il genio moralistico poetico era più ampio di quello filosofico...
Nietzsche ha fatto una cosa sola , il moralista , ma poeticamente" ,(Nietzsche e i suoi
interpreti ,p.56).
Giametta , a corollario della sua tesi, adduce elementi quali l'esaltazione , da parte di Nietzsche,
dei moralisti francesi al di sopra dei filosofi e l'essere moralista , prima che filosofo,
dell’odiosamato maestro[164] , Schopenhauer.
Tornando a Colli e a quello che a da dire sulla "strana coppia",voglio citare il seguente passo:
“Ultime tempre filosofiche: Schopenhauer e Nietzsche.Sono gli ultimi che guardino
34
all’universo [165] .”, (La ragione errabonda,p.106).
Il verbo “guardino”, a mio parere, andrebbe inteso in senso lato ( non solo per la miopia di
Nietzsche); forse per rendere conto in miglior modo dello sguardo lanciato da Nietzsche sull’
universo, sarebbe stato più appropriato usare un'altra metafora e far riferimento al “sentire in
modo cosmico” di cui parla Nietzsche nei frammenti postumi; ciò che invece è maggiormente
interessante in questo breve passo ,è costituito dal fatto che Colli preferisca usare l'espressione
"tempra filosofica" al posto di “filosofo” , quasi che questo termine si sia ormai “svuotato” di
significato , o che designi qualcosa di negativo : se Colli ,dunque,dice che Nietzsche non è un
filosofo , ma che , insieme a Schopenhauer, rappresenta una tempra filosofica , non è un caso;
forse, perché per avere tempra filosofica non bisogna essere necessariamente un filosofo?!?!?!?
Ma cosa significa ,poi, avere tempra filosofica??
NIETZSCHE FILOSOFO E NON FILOSOFO
“ Ho voluto essere il filosofo delle verità spiacevoli - per 6 anni!” [166]
“Se sono un filosofo? Ma questo che importa?” [167]
Il punto 17 rimanda al frammento 84 (datato 8.7.57), intitolato significativamente “Nietzsche e
la filosofia” , senza dubbio il più importante perché fornisce l'accesso migliore per giungere
alla comprensione di come e in quali termini Colli ponga la questione che mi interessa [168] :
“Nietzsche è filosofo più di ogni altro filosofo moderno, se per filosofia s’intende una
concezione totale della vita, più intuitiva che logica, che si oppone ad ogni limitazione e ad
ogni compromesso pratico. Come rigore e approfondimento di una ricerca logicorazionale(
è questo che viene inteso per filosofia nel mondo moderno) Nietzsche non è un
filosofo.I Greci,sin dall’epoca presocratica (Pitagorici,Eleati) riunivano entrambi gli
aspetti. Uno Spinoza più un Nietzsche dà un filosofo greco[169] .
Nietzsche non ha approfondito razionalmente nessun
filosofo, né greco né moderno. I suoi giudizi su Platone non affrontano mai teoreticamente
la dottrina delle idee; su Platone egli fa considerazioni- per lo più generiche- sulle idee
morali,politiche estetiche.Così per Aristotele. Sua notevole ignoranza della storia della
filosofia.
(...)Si può sospettare che l'interesse per la filosofia( nel senso logico-razionale) sia in
Nietzsche quasi un elemento convenzionale, un riflesso del rispetto istintivo del popolo
tedesco[170] per la filosofia.”
(...) Lo stesso entusiasmo Schopenhauer (è l’unico filosofo razionale, oltre a Platone che
egli abbia veramente studiato) non si fonda su una riflessione teoretica.
(...)Scarsa attitudine di Nietzsche per la logica e la metafisica.
35
Quando vuol essere discorsivo e razionale , Nietzsche affronta i problemi filosofici con la
psicologia ,anziché con la logica.
La psicologia - come sfera conoscitiva- è una scienza particolare più che appartenere alla
filosofia. Essa si fonda sull'induzione e i dati sensibili.
Nietzsche d'altra parte non si serve neppure della psicologia con rigore scientifico, ma come
uno strumento discorsivo e argomentativo, letterariamente suggestivo e filosoficamente
sofistico.
I buoni risultati cui giunge Nietzsche dipendono dall'acutezza e dalla vastità della sua
visione vitale,totale e intuitiva (la più profonda qualità del filosofo [171] .(...)Nietzsche non sa
dimostrare ma sa cogliere la verità. In parte , Nietzsche ha saputo ovviare alle sue
deficienze logiche,scegliendo la forma aforistica, che mette in, rilievo
gli istanti frammentari dell'intuizione, riducendo l'apparato conoscitivo psicologico.
Nietzsche non mostra interesse (né ha capito l'importanza) per la ricerca logica e razionale
dei prinicipi.
Concetto di arché [s’intende qui principio supremo] ignoto a Nietzsche. Ciò lo distingue dai
filosofi completi (Parmenide[essere]-Platone[idea]) e anche dai filosofi moderni (Spinoza
[sostanza ] -Kant[noumeno] -Schopenhauer[volontà]).
Un po' ingenua la pretesa dell'ultimo Nietzsche(Wille zur Macht ) di fare il filosofo
sistematico. Egli è appunto l'antitesi dell asistematicità. La “Wille zur Macht”
costruita sulla falsariga della “Wille zum Leben”.
Altri impedimenti - dovuti all’ambiente - ad una formazione filosofica di Nietzsche.
(a)L’educazione filologica , che lo porta verso il “dato”, il particolare
(b)la mancanza di una disciplina razionale ( logica - scienze matematiche)
(c) immersione nella cultura storica , che rimarrà determinante su tutta la sua evoluzione e
le sue riflessioni filosofiche.”
(La ragione errabonda ,pp. 93-95).
Questo lungo frammento ( ma era necessario riportarlo nella sua interezza , visti titolo e
contenuto) racchiude,se non tutta , gran parte della posizione di Colli nei confronti del rapporto
(o si può già dire non -rapporto?) di Nietzsche con la filosofia [172] .
Cercherò ora di articolare e commentare quanto scritto da Colli ; per farlo sarò costretto a
frammentare ulteriormente il testo, allo scopo di far risaltare ogni singolo snodo teorico:
a) “(...)Si può sospettare che l'interesse per la filosofia( nel senso logico-razionale) sia in
Nietzsche quasi un elemento convenzionale, un riflesso del rispetto istintivo del popolo
tedesco per la filosofia."
Questo passo suggerisce una domanda (si spera lecita) : che cos'è un libro come Ecce homo ?
Oltre ad essere l'ultima opera pubblicata in vita da Nietzsche, è il luogo in cui egli inveisce
ferocemente contro il popolo tedesco, che, specie nell'"ultimo" Nietzsche ,costituisce uno dei
bersagli (insieme al Cristianesimo e alla morale) più colpiti dai suoi strali . Voglio dire: se Colli
ha ragione nel ritenere che il popolo tedesco sia dotato di “rispetto istintivo” nei confronti della
filosofia ,allora la virulenza con la quale Nietzsche attacca il “tedesco” e tutto ciò che ha odore
di “tedeschità”, non potrebbe essere interpretabile ,per una sorta di improbabile proprietà
transitiva , come un rifiuto della filosofia ( tedesca)?!
E allora è la filosofia tedesca in quanto tale (cfr. Crepuscolo degli idoli e L’anticristo) e la
filosofia tout court in quanto origine della filosofia tedesca a rientrare nella corrosiva critica
nietzscheana, per quanto tale critica non sia soltanto una semplice conseguenza, un riflesso
dell’odio di Nietzsche per i “Tedeschi”,(cfr. La ragione errabonda , § 422).
36
b) Nietzsche non sa dimostrare ma sa cogliere la verità.
Questa affermazione può essere presa sia come il riconoscimento della prevalenza data da
Nietzsche al momento intuitivo,sia come un limite di capacità deduttiva come già visto : Colli
specifica che la potenza delle sue intuizioni è fine a se stessa , dal momento che Nietzsche
“manca di capacità deduttiva” (frammento 118).Quello che vorrei insinuare è che Nietzsche
forse non "volesse" dimostrare la verità ,nel senso che dimostrarla,dirla sarebbe un
deragliamento rispetto al binario del vero;la conseguenza di ciò sarebbe o una filosofia come
"buffoneria" ( ovvero una filosofia che non pretenda di dimostrare nulla) o una filosofia del
silenzio.Su uno scenario del genere si colloca anche la sfiducia di Colli nei confronti della
parola.
c) In parte ,Nietzsche ha saputo ovviare alle sue deficienze logiche,scegliendo la forma
aforistica, che mette in rilievo gli istanti frammentari dell'intuizione(...)
Il punto c) completa quanto si stava dicendo al punto b): lo strumento al quale Nietzsche affida
occasionalmente l’espressione "materiale" delle sue “intuizioni” è l’aforisma [173] , che per
definizione è ,nella sua brevità ,l’antitesi di una lunga trattazione sistematica;l'adozione
dell'aforisma è il tentativo di rivolta contro le odiate "lunghe catene dimostrative".Per
ammissione dello stesso Nietzsche, sappiamo che egli aveva la pretesa di dire in poche frasi ciò
che gli altri dicono con un libro intero : “L’aforisma, la sentenza, in cui per primo sono
maestro tra i tedeschi, sono le forme dell’“eternità” ; la mia ambizione è dire in dieci frasi
quello che chiunque altro dice in un libro, - quello che chiunque altro non dice in un
libro....”
,(Crepuscolo degli idoli, “Scorribande di un inattuale”, § 51) .
L’aforisma comincia ad essere preferito come mezzo espressivo a partire da un certo periodo,
precisato puntualmente da Verrecchia: “(...) [ Nietzsche ] si era deciso per tale genere
letterario a Sorrento, dove Reé gli aveva letto i moralisti francesi.” (La catastrofe di
Nietzsche a Torino , p.108) ; tale decisione in parte fu anche una necessità ,dovuta al peggiorare
della salute di Nietzsche e al suo nuovo modo di intendere la scrittura filosofica . Colli sottolinea
come l’aforisma caratterizzi lo stile dell’ultimo Nietzsche soprattutto, anche se riconosce che le
prime "ispirazioni aforistiche" si trovano già in Umano,troppo umano [174] : “Egli sviluppa già
qui [ Umano,troppo umano ] e in modo approfondito negli scritti che seguiranno una critica
serrata contro il pensiero logico e deduttivo e la stessa forma aforistica che introduce in
Umano,troppo umano accenna alla sua sfiducia nella produttività delle catene
dimostrative” (cfr. Scritti su Nietzsche, p.73) ; a tal proposito voglio riportare quanto scrive
Deleuze in Nietzsche e la filosofia , dove l’analisi della forma espressiva viene sfruttata come
appiglio per delle considerazioni che abbracciano proprio il rapporto di Nietzsche con la filosofia
tout court: “ Mai, però un gioco di immagini ha sostituito in Nietzsche un gioco più
profondo, quello dei concetti e del pensiero filosofico. Il poema e l’aforisma sono le due
espressioni elaborate da Nietzsche. ma esse hanno un rapporto determinabile con la
filosofia. Un aforisma formalmente si presenta come un frammento. è la forma del pensiero
pluralista; nel suo contenuto, esso vuole esprimere e formulare un senso.”. Apparentemente
ciò contrasta con la mia tesi, secondo cui Nietzsche ha ben poco da spartire con la filosofia: per
Deleuze, se non erro, Nietzsche è un filosofo a tutti gli effetti( pur essendo la sua interpretazione
anti-heideggeriana); in realtà il contrasto svanisce se si considera più attentamente qual’ è la
idea di filosofia di Deleuze , o meglio a cosa serva la filosofia propriamente ; ebbene , per
Deleuze “ la filosofia serve a turbare” ( Nietzsche e la filosofia , p. 155); col che ci si pone al
di fuori di un certo modo tradizionale di intendere la filosofia, quale strumento apportatore di
sicurezza: e non esiste (forse) "filosofia" più "perturbante" di quella nietzschiana .
37
d) Un po' ingenua la pretesa dell'ultimo Nietzsche (Wille zur Macht ) di fare il filosofo
sistematico. Egli è appunto l'antitesi della sistematicità.
Nietzsche rinuncia al progetto della pubblicazione de La volontà di potenza verso la fine di
agosto 1888,come risulta dai frammenti postumi; è una rinuncia che ha fatto molto discutere gli
interpreti, che si sono sforzati di capire se si trattasse di uno scacco o di una svolta , di una
sconfitta o di una vittoria .Personalmente credo che la verità stia nel mezzo: Nietzsche
semplicemente si accorse di aver intrapreso un cammino che non lo avrebbe portato dove lui
credeva di arrivare: concludere con un'opera sistematica sarebbe stato un tradimento di quanto
stava via via maturando, e cioè uno svanire nel silenzio.
Probabilmente è ancora presto per giungere a delle conclusioni ( che rischiano di essere per forza
giudicate affrettate), tuttavia l’impressione che si ricava da quanto visto finora è che ,per quanto
“largo” ( nel senso di esteso) sia il termine filosofo, esso vada sempre stretto per Nietzsche: che
i panni del filosofo ,se mi si concede la metafora, non siano, cioè, della sua misura . Ammetto
però che anche quella del non filosofo alla fine potrebbe essere soltanto una maschera che sotto
nasconde un’altra figura ( o un’altra maschera?!) , e cioè quella del saggio.
NIETZSCHE E LA RELIGIONE
“Con la mia condanna del cristianesimo non vorrei essere stato ingiusto verso una religione
affine (...) : il buddhismo .” (L’anticristo,§20)
“(...)Buddha,il maestro della religione dell’autoredenzione :come è ancora lontana l’Europa
da questo gradi di civiltà!” (Aurora ,§96)
"Ci riserviamo molte specie di filosofia, che è necessario insegnare: in determinati casi
quella pessimistica, come martello: un buddhismo europeo potrebbe forse risultare
indispensabile." (frammento postumo maggio -luglio 1885 [175] )
“ 32. Un filosofo interroga Buddha
Un filosofo domandò al Buddha: “ Senza parole, senza l’inespresso, vuoi dirmi la verità?”.
Il Buddha rimase in silenzio.
Il filosofo fece un inchino e ringraziò il Buddha dicendo : “Con l’aiuto della tua amorevole
bontà, mi sono liberato delle mie illusioni e ho imboccato la vera via”.
Quando il filosofo si fu allontanato, Ananda domandò al Buddha che cosa avesse ottenuto
quel tale.
Il Buddha rispose : “Un buon cavallo corre anche soltanto all’ombra della frusta”. [176]
38
64) Nietzsche e la religione , negativa e affermativa. Dioniso. Buddha e Nietzsche [177] :
religione atea [123]
E’ quasi inutile sottolineare come anche quello della religione sia un problema complesso e che
il rapporto di Nietzsche con essa sia denso di contenuti; si tratta di un aspetto del pensiero di
Nietzsche problematizzabile da diversi punti di vista: il più comune è quello che ha per oggetto
la posizione di Nietzsche nei confronti del cristianesimo [178] ; ma di recente sono apparsi dei lavori
che hanno tematizzato gli influssi di altre “religioni” su Nietzsche, in particolare quelle non
occidentali [179] ; il caso più eclatante, macroscopico riguarda senza dubbio il buddhismo. Colli non
si sofferma sulle evidenti affinità rilevabili tra Nietzsche e il buddhismo [180] , tuttavia
non si può dire che l’argomento gli sia estraneo [181] , per quanto sia la filosofia indiana [182] a
godere di maggiore attenzione : “La filosofia umana più unitaria e molteplice a un tempo,
più profonda e più vera (...) è quella indiana.” [183] (La ragione
errabonda,§120,p.141).
Tuttavia, qua e là , è possibile trovare dei riferimenti precisi e interessanti al buddhismo, e , quel
che più conta , al buddhismo in relazione alla tradizione filosofica occidentale; è il caso del
frammento 127:
“Nell’eliminare ogni prospettiva storica consiste la vera filosofia.
Anche Buddha e Schopenhauer pensano che qualcosa possa cambiare nel profondo - e in
ciò non sono filosofi .” (La ragione errabonda,p.173).
Credo ormai si sia già notato che ci sono molti modi per accedere a un’interpretazione di
Nietzsche come non filosofo: un modo ulteriore potrebbe essere quello di trovare delle analogie
tra Nietzsche e chi viene definito pacificamente non filosofo (anche se non è poi così pacifico).
Ora , se della presenza di Schopenhauer non ci si deve meravigliare più di tanto desta stupore
invece che compaia il nome di Buddha in un simile contesto ( e cioè “filosofico”), anche se in
questo frammento non si accenna a Nietzsche . Tuttavia chi ha letto con attenzione nelle opere di
Nietzsche sa che il buddhismo (studiato [184] da Nietzsche sia attraverso fonti dirette ,sia indirette
) gode di una valutazione positiva ( anche se asservita in quanto termine di paragone rispetto al
cristianesimo , valutato negativamente da Nietzsche, com’è noto) ; è altrettanto vero che la
filosofia del Vedanta, insieme al buddhismo e al Codice di Manu [185] (cfr. L’anticristo), godono
di una valutazione positiva nell’ultimo Nietzsche anche al di fuori del campo religioso : cioè il
buddhismo in Nietzsche non è soltanto una religione , ma qualcosa di più. Esistono già libri che
tematizzano il rapporto di Nietzsche col buddhismo da un punto di vista filologico (cfr. i lavori
“pionieristici” di Mistry[186] e Lämmert ). Recentemente sono comparsi numerosi testi dedicati
alle analogie [187] tra due correnti di pensiero (apparentemente) così lontane tra di loro, nello
spazio e nel tempo.
Verrecchia ,che ha il merito di aver toccato un tasto che a me interessa particolarmente, scrive
nel già citato La catastrofe di Nietzsche a Torino :
“Non mi sembra che la critica abbia messo in risalto i rapporti di Nietzsche con la filosofia
orientale(...)” , (op. cit., p.58); se questo poteva essere vero allora (1978), la situazione adesso è
cambiata e a dimostrarlo ci sono i testi di autori come Pasqualotto [188] , Bispuri [189] ,Arena [190] ,
Parkes [191] .E mentre correggevo la tesi ho scoperto che è da poco uscito un libro intitolato
Nietzsche and Buddhism: A Study in Nihilism and Ironic ,scritto da tale Robert G. Morrison.
39
LA SCRITTURA
“ (...) come mi sembra insipido ogni scritto in confronto alla parola viva!” [192]
"Un uomo per il quale quasi tutti i libri sono divenuti superficiali, conserva la fede, di
fronte a pochi uomini del passato, che essi abbiano posseduto abbastanza profondità per non scrivere ciò che sapevano." (frammento postumo aprile-giugno 1885 [193] )
2) Nietzsche ha scritto troppo [194]
19) Nietzsche e l’espressione scritta. Bisogna intendere come un surrogato la scrittura ([
86]) < eliminare> [195]
79) Nietzsche non ha capito che la scrittura è il mezzo espressivo volgare per eccellenza
108) Filosofia scritta come episodio: Nietzsche non l’ha capito [234]
<cfr.19>
169) Lode della scrittura : Stendahl-Nietzsche-Proust. Aiuto al recupero del passato, e
poiché nel passato sta la vita, aiuto a recuperare la vita. [196]
Attraverso certi tipi mistici di scrittura si può surrogare la mancanza di immediatezza del
nostro mondo [197] .
170) Vedere tutto Nietzsche sotto il profilo del problema della scrittura. Che senso ha
additare la vita, e intanto consumare la vita nello scrivere, cioè nella non vita, nella
commedia [198] ?
171) Il demone della scrittura ,come sfocia in Nietzsche, ci mette in crisi davanti alla
scrittura.
175) Nietzsche come riformatore dell'esposizione filosofica.
Paragone con Platone (introduzione a Zarathustra). [199]
La riforma di Platone è il passaggio dalla dialettica (orale) a una retorica scritta. Nietzsche
recupera la retorica scritta (quindi è solo un rinascimento della forma platonica, non la
creazione di una forma nuova), che si era fossilizzata nell’astrazione imperante. Nella
retorica c’è una mescolanza con la sfera dell’arte, nel fatto che unilateralmente qualcuno fa
vibrare l’anima di una collettività. La forma di Nietzsche (nello Zarathustra) è di adoperare
l’espressione essoterica a fine mistico, provocare un’esaltazione collettiva che sostituisce il
vero e proprio, lo “divulga” (per questo il tono “religioso” dello Zarathustra). In Platone
questo avviene nel Fedro e nel Simposio.
40
La citazione riportata all’inizio corrisponde a quanto scriveva Nietzsche nel lontano 1859 ; 110
anni più tardi Colli avrebbe risposto come segue : “Quando lo scritto sostituisce la parola viva,
tutto si frammenta e si modifica, diviene mendacemente oggettivo. Qualcosa di sinistro
appartiene alla scrittura...la parola è derubata di ogni immediatezza(...) il fenomeno
originario va perduto e al suo posto subentra un grigio simulacro(...)Nata fuori della
scrittura, fu proprio attraverso questa che la ragione si affermò come grande evento nella
storia del mondo. Da allora la filosofia come cosa scritta e fondata su cose scritte, chiusa in
una quiete di morte.” (Filosofia dell’espressione, pp. 200-201).Historia in nuce, verrebbe da
dire: in poche righe Colli delinea il destino della filosofia, condannata alla scrittura come a una
maledizione,dal momento che la scrittura, la parola scritta ,in quanto traditrice rispetto
all'immediatezza, segna l'origine e al tempo stesso il declino della filosofia.
Quello che Colli scrive, in fondo è quello che Platone annuncia nella Settima lettera: "un uomo
serio che si occuoa di cose serie, non dovrebbe scrivere".
Quello della della sfiducia nei confronti della scrittura è un problema complesso [200] , lo
dimostrano queste poche righe e alcuni paragrafi de La ragione errabonda .
Quelli che prenderò ora in considerazione sono il 238 (datato 14.4.66 : “ < Qualcosa sta
nascosto nel profondo> L’illusione che la parola scritta abbia per l’uomo un valore vitale si
radica nel pregiudizio, ancora più antico, a favore del pensiero.” ); il 541 (datato 19.12.72 :
“Ma il sapiente* [ nell'originale sopra sapiente sta scritto filosofo ] sa discutere su tutto, e non
crede che il linguaggio parlato e scritto sia la culla e la tomba dell’uomo. Nella vita c’è
tanto di cui la letteratura neanche si sogna. Ed è strano che Nietzsche non abbia capito che
la scrittura è il mezzo espressivo “volgare” per eccellenza.”, (La ragione errabonda,p.516); il
frammento 86 (datato 16.7.57 [201] ) che affronta direttamente il tema:
“L’espressione scritta
Insufficienza e falsità dell’espressione scritta.
Introduzione dello scritto che determina la decadenza vitale dell’uomo, la fine
dell’educazione vera , che è rapporto diretto ( viene in mente il termine sanscrito “upanisad” ,
che designa l’atto di sedersi ai piedi di un maestro e attesta il carattere esoterico di insegnamenti
impartiti a discepoli idonei a riceverli) (...)
Lo scritto nasce con la prosa : Anassimandro. (...)
Due caratteri tragici dell’espressione scritta.
a) indefinita riproducibilità: le espressioni destinate ai pochi vengono offerte ai molti [202] .
(...)
b) eterogeneità rispetto all’espressione originale. Platone : il mito di Teuth e settima lettera.
(...)
La poesia e la filosofia oggi sono larve, poiché un tempo esse erano voce viva. (...)
Le dottrine filosofiche sono tramandate con l’insegnamento orale e con il segreto (per
difenderle dall’espressione scritta, mantenendole per i pochi), in India (Upanisad ) e in
Grecia nei Pitagorici (anche in Parmenide e in Empedocle). Gli isolati, per cui non ha senso
il segreto , si difendono con l’ambiguità e il simbolismo (Eraclito e più tardi Platone).
Voluta oscurità della filosofia greca, contro cui si volgerà la chiarezza democratica e
decadente (Socrate e Sofisti : Aristotele è un razionale ambiguo ) .(...)
Ora abbiamo il libro, e non possiamo servirci che di questo “surrogato”. Dobbiamo
appunto servircene, in modo da farlo risultare un surrogato”, (pp.97-99).
Si tratta di vedere , allora, in che modo Colli faccia giocare questa sfiducia, magari facendola
rimbalzare contro Nietzsche, e in che modo si arricchisca di significato.
41
Per farlo, forse bisogna rivolgersi a due frammenti che spiccano rispetto agli altri; si tratta del
frammento 606 ( datato 12.4 .73) e del frammento 607( datato 30.4.73):“Con la sua anatomia
della volontà di verità nel filosofo, Nietzsche ci mette in condizione di capire quello che lui
stesso non ha capito : sino a che la scrittura rimane lo strumento espressivo nella filosofia,
quella volontà è destinata a essere frustata . Se il filosofo è l’animale che annusa la verità,
deve tenersi lontano dalla scrittura. Difatti la scrittura è la forma espressiva tipica che
assume la volontà di menzogna, di illusione.(...)
Ma se la filosofia riguarda la verità - come pretende Nietzsche - rimanga lontana da lei , se
essa vuol vivere, se non vuol diventare una smorfia, lo strumento della menzogna,
l’ingannevole parola scritta.”,(La ragione errabonda, pp. 527-528).
Colli non lo dice, ma se la filosofia deve rinunciare alla forma scritta, perché altrimenti è
nonfilosofia,
non sarà forse la via del silenzio l'unica possibilità per giungere a quella dimensione di
autenticità e immediatezza, dimensione che è importantissima sia per Nietzsche e sia per Colli?
Forse no, dal momento che non è stato ancora evidenziato il fatto che in Colli il valore negativo
riconosciuto alla scrittura non è assoluto (cfr. punto 169), sebbene la positività della scrittura sia
subordinata rispetto all’importanza riconosciuta da Colli al passato: cioè la scrittura va rigettata ,
a meno che non se ne faccia un uso corretto; e qual è il modo giusto per Colli? Lo scopriamo
qui di seguito :
“ Dopo tanto vituperi , una lode per la scrittura. Se la vita sorgiva giace sepolta nel passato ,
se la nostra esistenza può trarre un significato soltanto da uno scavo in quella tenebra, per
farne zampillare ciò che è obliato, allora alla scrittura può toccare un alto apprezzamento,
quando la si usi come utensile di quella escavazione.” (La ragione errabonda , p.528).
La "strategia" di Colli, dunque, è meno traumatica, e più sana (e savia) di quella nietzschiana:
sembra quasi che Colli, riconosciuta l'ineliminabilità (per la filosofia) della scrittura, tenti una
ridefinizione delle finalità dello scrittura, che non deve essere, fine a se stessa, ma strumento
prezioso nella rievocazione di ciò che è trascorso, e che ormai è "passato". Solo a queste
condizioni Colli è disposto a concedere ancora una chance alla forma scritta.
Capitolo quarto
OSSERVAZIONI CRITICHE A COLLI
Analisi di Nietzsche e i suoi interpreti di Sossio Giametta
Apprezzamenti di Giametta per Colli
Giametta interprete di Colli
“In ogni caso ,dal momento in cui lei diventa noto e viene capito, la sua grandezza viene
anche avvilita, e il caro popolaccio incomincia a darle del tu come a uno dei suoi. E’ meglio
che lei conservi la sua nobile ritiratezza e ,diecimila volte più in alto, lasci fare a noialtri un
segreto pellegrinaggio verso il santuario, per respirarvi l’aria del cuore. Ci lasci custodire
la dottrina esoterica, per conservarla pura e intatta , e non divulgarla (...)”[203]
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In Nietzsche e i suoi interpreti l’autore [204] circoscrive la filosofia di Nietzsche entro i confini
dello scetticismo [205] : "Contro la positività dei sistemi filosofici, predicò la negatività della
scepsi come elemento essenziale della grandezza(...) Ma la scepsi (...) serviva non a costruire
bensì a distruggere la filosofia(...)
Questo carattere strumentale e negativo del pensiero di Nietzsche è del resto posto in risalto
da Nietzsche stesso.",(op. cit., p.57). Stesso tono hanno le affermazioni sul carattere
complessivo della filosofia di Nietzsche : “ (...) una filosofia che non è più di una scepsi con
dei corollari, e la cui matrice positiva risiede altrove che nei concetti.”
,(op.cit.,p.72).Nietzsche interpretato come pensatore negativo o affermativo, è una questione che
a tutt’oggi fa ancora discutere, e anche Giametta, giustamente, tocca questo punto : uno dei temi,
o meglio, punto fondamentale, su cui più insiste l'interpretazione di Giametta è proprio quello
della negatività del pensiero di Nietzsche: “La sua inclinazione, vocazione e missione era di
abbattere, non di costruire la filosofia sistematica, come dimostrano tutta la sua vita e tutta
la sua opera , e come Colli vede chiaramente (...)”.,(op.cit.,p.76) ; in realtà, e credo sia emerso
abbastanza chiaramente nel secondo capitolo , per Colli la "verità", su questo tema della
negatività, sta (buddhisticamente) nel mezzo ; personalmente sono d’accordo con Giametta
fintantoché ci si esprime su Nietzsche in modo "generale" , ma non lo seguo quando si vada a
cercare nel "particolare" : perché Giametta ha dimenticato che secondo Colli, Nietzsche “una
costruzione l’ha lasciata” , come si evince dal § 105 de La ragione errabonda:
“Giustificazione dell’interpretazione nichilistica di Nietzsche: egli ha distrutto [206] con
maggiore chiarezza - e con più grande dispendio di energie e di parole scritte - di quanto
abbia costruito. Ma bisogna badare ,che egli distruggeva solo per poter costruire, e che una
costruzione egli l’ha lasciata.”, ( pp. 120-121) .La costruttività di Nietzsche si manifesterebbe
nella ricerca di “ (...) un’arte, una scienza, una religione, una moralità più alte.” ,(ibid.).
Vorrei richiamare l'attenzione sul fatto che in questo passo in cui si riassumono i meriti di
Nietzsche in quanto a creatività, positività o "costruttività" (per dirla con Colli)non compaia il
nome della filosofia [207] .
Uno dei capitoli più interessanti ( il terzo) è quello in cui Giametta si ripropone di vedere che
cosa abbia o non abbia capito Colli nella sua interpretazione di Nietzsche e, in particolare merita
attenzione la parte destinata da Giametta alle critiche di Colli [208] ,critiche relazionate ad
argomenti ben precisi ( il misticismo, il problema della razionalità , ecc.). Per fondare i suoi
attacchi l’autore si appoggia a contraddizioni [209] nelle quali incappa Colli , da La ragione
errabonda a Dopo Nietzsche , oppure citando quei passi in cui, secondo Giametta, Colli forza
troppo l’interpretazione [210] ; faccio soltanto alcuni esempi : “Le cose, ad ogni modo, si
complicano decisamente quando Colli attribuendo a Nietzsche, più secondo la propria
natura e inclinazione che secondo verità (...) un “ “credo” metafisico (...) mantenutosi sino
alla fine decisamente schopenhaueriano , e quindi indiano “ dice che questa cosa va estratta
dal suo atteggiamento di pensatore più che essere chiaramente enunciata da lui”. Cioè qui
Colli non applica la legge da lui proclamata, ma passa al metodo induttivo.”,(Nietzsche e i
suoi interpreti, p.69).
Un’altra critica prende di mira l’amore per la grecità, dal momento che se Colli non fosse stato
animato da “furore grecizzante” avrebbe dato “non soltanto l’interpretazione di Nietzsche
più importante, ma l’interpretazione di Nietzsche tout court .”,(op. cit., p.72).
Allo stesso modo Giametta contesta il modo in cui Colli tematizza il problema della ragione in
43
Nietzsche:
“(...) non si può dire veramente, come dice Colli : Nietzsche non fu una irrazionalista, ma fu
un fanatico assertore della ragione.”,(op.cit., p.78). Giametta cerca di spiegarsi meglio più
avanti [211] , evidenziando una differenza fondamentale che distingue Colli da Nietzsche per
quanto riguarda la razionalità : “Per Colli la ragione è importante, essa forma il mondo ed è il
tessuto del mondo. (...) Invece Nietzsche non dà, un soldo per la ragione, ma se ne serve - e
in tal modo la esalta - al massimo.” ,(op.cit., p.83). Anche se “tra Colli e Nietzsche c’è in
realtà un dislivello (...) che rende un confronto puntuale impossibile.” (op.cit.,p.82).
Per quanto critico di Colli, Giametta è comunque pronto e ben disposto quando si tratta di
riconoscerne il valore: “Tuttavia è la sua[di Colli] interpretazione che bisogna soprattutto
seguire per arrivare al vero [212] Nietzsche. (...) Dunque Colli accetti di essere interprete fra
gli interpreti e, si accontenti di figurare in testa ai migliori (...)” ,( op. cit., p.70); e ancora :
“L’interpretazione di Colli è la più importante tra quelle che sono state date di Nietzsche
[213] , e merita attenzione e studio come e più di qualunque altra, perché non presenta il
difetto della parzialità che inerisce più o meno a tutte le altre e anche se non è priva a sua
volta, di una fortissima coloritura personale (...) è la meno lontana da Nietzsche (...)” ,(op.
cit., p.71).
“Più di ogni altro interprete di Nietzsche Colli ha mostrato la grandezza come il senso
profondo della vita e dell’opera di Nietzsche (...)[214] ” ,(op.cit.,p.109) tanto che “è difficile
(...) tracciare un quadro più completo ed esauriente [ per quanto riguarda errori e difetti di
Nietzsche ] di quello che ha tracciato lui.”,(op. cit., p.110).
A Giametta potrei obiettare in risposta che anche questa , a sua volta, è pur sempre
un’interpretazione ( e in quanto tale rappresenta un giudizio di parte) e non è detto che sia la
migliore ( cioè qualcuno potrebbe sostenere che l’interpretazione di Nietzsche data da Colli sia
pessima; va notato , ad esempio , che uno studioso di Nietzsche importante come Maurizio
Ferraris, non fa menzione alcuna dei meriti dell’interpretazione di Colli nel suo libro Nietzsche e
la filosofia del ‘900, nella parte in cui passa in rassegna i più importanti tra gli interpreti di
Nietzsche di questo secolo).
A proposito di "interpreti e interpretazioni" è giustissimo quanto dice Giametta intorno alla
posizione di Colli nei confronti degli “interpreti” che hanno inserito Nietzsche nella storia della
filosofia, il che mi offre l’occasione per aprire una parentesi sulla questione “come si interpreta
Nietzsche” secondo Colli [215] (facendo riferimento a quanto già emerso al § 505 de La ragione
errabonda ); che questo sia un punto rilevante è dimostrato non solo dalla frequenza dei
riferimenti di Colli alla problematicità legata all'interpretazione di Nietzsche(al punto che
Giametta parla di “chiodo fisso” ) e da alcune indicazioni contenute nei già citati “piani”: § 288 ,
punti 1 e 16; § 491, punto 8 [216] ; § 505 , punti 118 e 150. Su tutti però spiccano due aforismi di
Dopo Nietzsche : Chi merita giustizia e soprattutto Citazioni proibite (p.196) . Passo ora alle
considerazioni di Giametta sul tema in questione : “Del resto tutto è detto quando si è detto
,come dice Colli, che l’interpretazione di Heidegger è hegeliana. Perché ciò significa che di
Nietzsche si giudica solo la filosofia , non la poesia e il moralismo [217] , e la si giudica da un
punto di vista della storia della filosofia, di divenire dell’idea metafisica, al modo di Hegel
appunto (...) E questo però è uno sviamento senza rimedio [218] . Perché Nietzsche (...) prima
e più che filosofo è , come già detto, poeta e moralista, cioè moralista per la forma, ma
poeta tragico per la portata del suo moralismo, e diventa filosofo solo in conseguenza e in
difesa della sua visione poetica che ispira in genere il suo moralismo, dunque è un filosofo
esclusivamente negativo, un antifilosofo.” (Nietzsche e i suoi interpreti, pp.71-72).
Interessanti anche le osservazioni delle pagine successive : “Chi oserebbe asserire che
44
Nietzsche è un filosofo come Aristotele, Kant, Hegel (come tuttavia lo tratta Heidegger [219]
e non solo Heidegger, ma praticamente, da decenni, anche ogni altro interprete)?” (op. cit.,
p.76) e “ (...) per alcuni, come per Heidegger stesso, Nietzsche è un vero filosofo, un filosofo
rigoroso e originale”,(op. cit., p.137).
Obietto che l’interpretazione di Heidegger è da rigettare [220]
non tanto in base alle conclusioni di Giametta, (che tende a dar troppo peso al ruolo della poesia
e del moralismo) quanto perché a una sola condizione Nietzsche avrebbe potuto rappresentare la
fine della Metafisica occidentale : a patto di appartenervi; e per appartenervi Nietzsche avrebbe
dovuto per lo meno conoscerne la storia, e proprio questa conoscenza non era un suo possesso, se
non in modo limitato . Senza contare che la presunzione (kantiana) di riuscire “noi posteri” a
comprendere meglio Nietzsche di quanto egli non avesse compreso se stesso , gioca un ruolo
determinante anche per chi (incluso Heidegger) consideri la filosofia di Nietzsche alla stregua di
un arto fantasma che necessita di una “integrazione” [221] .Tuttavia quello della “eredità
nietzschiana” rimane un nodo irrisolto, anche perché sono proprio certe affermazioni di
Nietzsche ( “c’è chi viene al mondo postumo” , “solo il posdomani mi si addice” , ecc.) a
farne un problema ancora aperto: nel senso che Nietzsche stesso sembra "affidare" la propria
opera al futuro. Che poi la maggior parte degli interpreti abbiano “ cercato Nietzsche dove lui
non c’era” ,come ricorda Giametta giustamente, è una “verità” sulla quale concordo pienamente
; e del resto è Colli stesso a mettere in guardia nei confronti delle grandi interpretazioni di
Nietzsche, da Bertram a Bataille, da Löwith a Heidegger [222] appunto, considerate non utili
strumenti per “accedere” a Nietzsche ma, piuttosto, ostacoli da superare. Infine può essere utile
riportare anche l’opinione di Fabrizio Desideri, che con la quale metto la parola “fine” al
capitolo aperto su “Heidegger” : “Quelli , però, che hanno tentato altri sentieri di lettura
nella filosofia nietzscheana - come Giorgio Colli e Ferruccio Masini in direzione del
rapporto tra logos e mito (...) - costituiscono pur sempre delle eccezioni. Ma anche in questo
caso, se si dovesse fare un nome sostanzialmente estraneo al modello heideggeriano
resterebbe solo quello di Giorgio Colli , un autore che - tra l’altro - attende ancora di essere
studiato come merita. E ciò lo si è detto non certo per formulare improponibili giudizi di
valore, quanto piuttosto per sottolineare come sul fronte dell’interpretazione della filosofia
di Nietzsche e di una ricognizione filologica della formazione vi sia ancora molto da
aspettarsi dalla ricerca italiana.” ,( v. “Introduzione” a Opere 1870-1881, Newton Compton,
1993, p.8 ) .
Un altro dato interessante,ùtornando a Giametta, è costituito dal fatto che quest’ultimo si ponga
come continuatore dell’opera di Colli ,proprio come Colli, a sua volta, pensa a se stesso come al
continuatore di Nietzsche :
“ (...) bisogna continuare, su tre punti basilari, le sue [di Colli] meditazioni, se si vuole
pervenire a una conclusione che illumini la scena [223] (...) Questi punti sono i seguenti: 1)
anomalia di Nietzsche come filosofo; 2) sua lotta per una moralità più alta; 3) suo
significato come campione della grandezza”,(op. cit., p.72).
Riservo la precedenza al primo punto, a proposito del quale Giametta sottolinea come tra gli
autori che hanno riflettuto sull’anomalia di Nietzsche in quanto pensatore compaiono nomi
“importanti” , quali Fink [224] e Löwith ; del secondo voglio riportare alcune significative
considerazioni:“Ma Nietzsche è davvero un grande pensatore oppure è un poeta mancato?
(...) Nietzsche è (...) uno scrittore filosofico, come Kierkegaard era uno scrittore religioso
(...)” ,(Nietzsche e l’eterno ritorno , p. 6) ; alla domanda sulla filosofia di Nietzsche nel suo
complesso, invece, l’autore risponde che si tratta di un “sistema in aforismi” [225] .
45
Ad ogni modo Giametta non manca di riconoscere per l’ennesima volta il grande valore della
riflessione su Nietzsche da parte di Colli, il solo che vi abbia “ (...) meditato con (...)
profondità e ricchezza” e che abbia “toccato più volte la verità [226] (...)” (op.cit.,p.76) .
Giametta crede di poter riassumere quello che Colli dice circa la debolezza filosofica di
Nietzsche ( e che io ho cercato di illustrare nel terzo capitolo) come segue : “(...) in campo
filosofico, Nietzsche mancava di originalità[227] e quindi di positività e di autonomia.”
Non è tutto, perché proseguendo nella lettura si assiste a un’innovazione che consiste nel
radicalizzare ulteriormente la tesi di Colli : “Ma questi difetti non possono essergli addebitati
perché , a rigore, egli non era un filosofo” (op.cit.,p.76).
Ora, può un filosofo essere antifilosofo?!?! [228] Ovvero dichiarare "guerra alla filosofia"
(ammesso e non concesso che ciò valga per Nietzsche) non è forse pur sempre un modo,
un'attitudine (paradossale) filosofica? Così come è paradossale dichiarare che non esiste nessuna
verità?
Si veda anche la citazione , estratta dalle Pagine sparse di Croce , che apre il lavoro di F. Mei
,Tramonto della ragione : “Un giudizio paradossale
Il Nietzsche non era certo insigne per vigore logico e speculativo. Non ha fatto progredire
nessuna teoria in nessuno dei campi della filosofia , né in logica, né in etica, né in estetica, e
fu più che altro un’anima agitata e , a volte, uno splendido scrittore , sintomo
dell’irrequietezza dei tempi e non creatore di nuovi principi direttivi.” ,(F. Mei ,Tramonto
della ragione , p.19).
Tornando al libro di Giametta, va detto che le attestazioni della non-filosoficità, o, in questo
caso, a-filosoficità si ripetono più avanti in relazione al misticismo, sul quale Nietzsche avrebbe
ripiegato “(...) appunto perché non era un filosofo e non aveva una filosofia” (p.78); più
problematico è invece seguire Giametta quando dice che: “egli pur non essendo filosofo,
rimane un pensatore” (p. 96); problematico perché , a questo punto, non si sa cosa sia
esattamente un pensatore; diversamente stanno le cose per il filosofo. Per fornire una definizione
del filosofo [229] , che è obbligatoria a questo punto , Giametta scrive che può essere considerato
tale chi : “(...) esprime una concezione del mondo per mezzo di una concatenazione
concettuale articolata sempre positiva (anche quando fosse pessimistica), come l’artista la
esprime per mezzo di immagini.” ,( p. 76 ) .
A tal proposito, però, è da rimarcare che per Colli Nietzsche non ha propriamente una
concezione del mondo (cfr. La ragione errabonda, § 288) ; inoltre non si deve escludere la
possibilità che un filosofo ce l’abbia ,ma non la esprima , perché semplicemente non può o non
vuole: detto altrimenti , perché segue una "sistematica del silenzio" [230] ?!
Giametta, infine, prosegue col dire che “ (...) un filosofo crea sempre un sistema o una
filosofia sistematica. Ma Nietzsche non ha mai creato una filosofia sistematica (ibid.) . Alla
questione che avevo rozzamente posto domandando se Nietzsche avesse a che fare o no , con la
filosofia ( e non solo) si potrebbe anche tentare di rispondere prendendo a prestito le parole di
Gottfried Benn [231] :
"Ha creato Nietzsche un sistema morale o a-morale? No.
Ha annunciato una filosofia ? Niente affatto"
(cfr. G. Benn, “Nietzsche cinquant’anni dopo”, sta in Saggi , p.207).
Ma forse la pagina più importante è quella in cui , in un certo senso, “il cerchio si chiude”: “Il
problema della conoscenza [232] , cioè del valore della ragione per la conoscenza della realtà
e quindi della conoscenza stessa, è il primo che si pone a chi come Nietzsche, si pone il
problema della saggezza del vivere ( la ricerca della saggezza [233] è il senso più generale
della sua impresa ).”,( op.cit.,p.82). Viene in mente un appunto postumo (datato estate-autunno
46
1884) : “Fin da ragazzo ho meditato sulle condizioni di esistenza del saggio, e non voglio
tacere la mia serena convinzione che il saggio diventa ora di nuovo possibile in Europa forse soltanto per breve tempo.”
Prima di passare all’interpretazione di Nietzsche era stato indispensabile rispondere alla
domanda sul significato attribuito da Colli al termine filosofia. E avevo cercato di rispondere,
rifacendomi ai luoghi de La ragione errabonda nei quali l’argomento è affrontato direttamente,
e che integravano quanto già detto a proposito della filosofia greca( v. capitolo primo); ora
riassumendo brevemente credo si possa affermare , insieme a Colli , che anche per Nietzsche “
l’essere filosofo si esprime in un comportamento, in una vita da “sapiente”.” (La ragione
errabonda,§156,p.199). E se per Colli , come per Goethe , il sentiero della sapienza porta ad
Oriente....
Non rimane dunque che ritornare al testo nietzschiano , come del resto aveva consigliato Colli
fin dall’inizio ; e per farne che ?
“ Non si tratta di vedere a che serve per noi il pensiero di Nietzsche (...) in realtà il suo
pensiero serve a una cosa sola, ad allontanarci da tutti i nostri problemi.” (Scritti su
Nietzsche , p.201).
Il resto è stupidità
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The spirit of zen, London, 1958 (trad.it Lo zen, Milano,1959)
•
Tutti i libri di Nietzsche
•
Tutti i libri di Colli
[1] Marziale,
[2] Aspetti
IV, 80, 6 (motto citato da Nietzsche).
che verranno fuori più avanti.
48
[3] “Non
ha senso parlare di Nietzsche perché è meglio quello che ha detto lui stesso”. Che
l'affermazione di Colli suoni paradossale è un fatto sul quale non si può e non si deve sorvolare
tanto facilmente.
[4] Tali considerazioni riguardano, ad esempio, la mancanza, in Nietzsche, di "una disciplina
filosofica istituzionale" ( Dopo Nietzsche, p.189 ) e di originalità filosofica ,il non aver
affrontato il problema della razionalità, il carattere particolare della sua scrittura ecc..
[5] Un
altro problema, invece, è cercare di stabilire che cosa significasse per Nietzsche.
[6] Il tema della maschera è stato molto discusso dalla critica (cfr. Vattimo, 1974); forse sarebbe
ora di cominciare a parlare di mascherata (e di mascherata filosofica), si pensi alla percezione
che Nietzsche aveva di sé (percezione che si fece sempre più forte verso la fine della sua vita)
come pagliaccio, buffone dell’eternità, epiteti che peraltro spettano anche al personaggio di
Zarathustra. Se si ha da parlare di genio, più o meno filosofico, in relazione a Nietzsche, ebbene
di genio clownesco si tratta.
[7] “Io scrivo per me stesso: che senso avrebbe mai lo scrivere in quest’epoca logora a forza
di scrittura? ben poco...”, frammento risalente all’estate del 1883 (cfr. Opere, vol. VII, tomo I,
parte I) tanto più interessante se lo si confronta con quest’altro (7[107]): “ (...) i filosofi : essi
vogliono che il loro gusto domini nel mondo -per questo insegnano e SCRIVONO.”
[8] Anche se il confine che separa letteratura e filosofia tende ad essere sempre più sfumato.
[9] Fatta eccezione per Genealogia della morale , che però non è propriamente un’opera
filosofica.
[10] Bensì quello della filologia ; tuttavia i primi “esercizi filosofici” risalgono già al 1860: "La
prima traccia di riflessione filosofica che io possa accertare, dando uno sguardo alla mia
vita, la incontro in un piccolo scritto del mio tredicesimo anno di età (...).",frammento
postumo giugno-luglio 1885, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo III, p. 299.
[11] “Si è mai notato che la musica rende libero lo spirito? (...) e che si diventa tanto più
filosofi quanto più si è musicisti?” ,Il caso Wagner, p. 8; per una trattazione dell’importanza
dell’elemento musicale in Nietzsche, cfr. C.P. Janz, Vita di Nietzsche . Janz , ad es., parla della
musica come della “ sua più forte inclinazione” e “sua passione innata” , (v. C.P. Janz, Vita di
Nietzsche, vol. I, p.40 , p.43, pp. 58-59)
[12] “Il corpo come filosofo” annota Nietzsche nei frammenti postumi 1882-1884, cfr. Opere,
vol. VII, tomo I, parte I, p.212;cfr. anche il capitolo dello Zarathustra intitolato, "Dei
dispregiatori del corpo".
[13] Cfr. G. Vattimo “L’ideale di Nietzsche non è l’uomo naturalistico o barbarico, ma
l’uomo che sopporta e adopera l’intelletto, senza esserne guastato.”, Al di là del soggetto ,pp.
27-50; (cfr. anche Colli per il tema filosofia/sapienza, La ragione errabonda, p.85). Questo passo
è illuminante ,tra le altre cose, per chiarire e per smentire (in modo definitivo?) le accuse
indiscriminate, di irrazionalismo rivolte da certa critica (Lukács, ad es.) contro Nietzsche.
[14] Secondo alcuni autori (Janz in primis) tale duplicità sarebbe il riflesso di una più profonda
“doppiezza esistenziale”,per usare l'espressione di Janz.
[15] Anomalia peraltro già rilevata da autori come Löwith, J.P.Stern (A Study of Nietzsche
,Cambridge ,1979) ,Rickert, Fink, come non manca di osservare lo stesso Giametta.
[16] Anche se Nietzsche ritrattò piuttosto rapidamente la propria “fede schopenhaueriana”,come
si sa; se ne riparlerà più avanti.
[17] Di parere opposto Mazzino Montinari,cfr.S.Barbera-G.Campioni, Giorgio Colli , p.16.
[18] Lettera di Cosima Wagner , cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.465.
[19] Cfr. anche la “Premessa”: “Questo libro si propone di svelare la verità di uomini che al di
là dei tempi immemorabili hanno saputo nasconderla, resistendo all’insania, e di mettere a
nudo così tutta la verità (...)
49
Gli studi che seguono vogliono offrire un’interpretazione della filosofia greca, ed attraverso
ad essa di tutta la grecità (...) ” , (La natura ama nascondersi , pp.13-14). E dal secondo
capitolo: “ (...) contenuto essenziale della nostra ricerca, che è penetrazione filologica (...) ”.,
(La natura ama nascondersi , p.21).
[20] Colli riservò lo stesso tipo di riserbo , peraltro , per il c.d. mondo culturale contemporaneo
(fatta esclusione per il rapporto che Colli ebbe con gli editori, cfr. Nota di G.Lanata, sta in Per
una enciclopedia di autori classici); non è certo un caso se Mazzino Montinari, amico e
collaboratore di Colli, usa i termini "solitario", “incomodo”, "inattuale" e “inquietante” per
descriverlo, cfr. S.Barbera-G.Campioni, Giorgio Colli,p.11, ;v. inoltre G.Anzalone-L.
Minichiello, Lo specchio di Dioniso , Dedalo ; Belfagor, III, anno XLII, 31.5.1987
[21] Colli si è occupato , oltre che dei Presocratici, anche di Platone e Aristotele; di quest’ultimo,
ad esempio, curò la traduzione dell’Organon che uscì nel 1955.
[22] E giapponese, cfr. K. Oishi, “ Nietzsche als Philologe in Japan”,in Nietzsche-Studien , Band
17, 1988 , pp.315-335 e G. Parkes, Nietzsche and Asian Thought , p.13.
[23] Entrambe le critiche ,insieme all’apprezzamento per Nietzsche da parte di Colli, saranno
considerate nel terzo capitolo.
[24] Inattuale tanto quanto lo fu Colli; qualora si volesse redigere una casistica di tutte la affinità,
somiglianze (più o meno di famiglia), parallelismi, ecc., tra Colli e Nietzsche non
mancherebbero certo materiali e argomenti; si veda Giametta, il quale affronta una sorta di
confronto volto a verificare affinità e diversità dei due filosofi ; quello della “inattualità” ,poi ,è
uno dei dati più clamorosi; cfr. L. Caminiti ,“Il misticismo di G.Colli”, sta in
Internet,http://www.diel.it:HELIOS/96/3/filosofia.html.
[25] Il che mi pare presenti una forte analogia con l’assunto della mistica, e cioè , tutto è già dato e
non resta altro che mettersi in ascolto. Avrò modo di ritornare meglio sul problema del
misticismo quando si passerà all’interpretazione di Nietzsche ; va notato tuttavia che quello
dell'ascolto è un momento importante all’interno del pensiero di Colli; come tema esso è
affrontato in Filosofia dell'espressione .
[26] Per capire come la intenda Colli si veda il capitolo sesto e settimo de La nascita della
filosofia , dov’è distribuito l’argomento; ma ci si può rifare anche a Filosofia
dell'espressione , pp.159-195, pp.197-219; per la comprensione nietzschiana ,invece, della
dialettica vedi : Dopo Nietzsche,p.24,p.45,p.82,p.135; anticipo che comunque la dialettica rimane
qualcosa di positivo per Colli , cfr. La ragione errabonda , § 344.
[27] Per una definizione compiuta di enigma ,oltre al capitolo de La nascita della filosofia
intitolato “Divinazione”, ci si può rifare a La ragione errabonda, § 739 : “L’enigma è il
manifestarsi del divino nella sfera umana - è l’orma dell’indicibile.” (p. 549) ; si vedano
anche i frammenti 651, 728-733, 735, e 739 ; inoltre Dopo Nietzsche, p.47.
[28] Cercherò ,più in là, di evidenziare l'uso dell'aforisma in Nietzsche e le analogie con l’uso del
koan nel buddhismo zen; per una definizione di koan v. D.T.Suzuki (il quale ha il merito di aver
introdotto , per primo, lo Zen nella cultura occidentale), Saggi sul buddhismo zen , 3 voll.,
p.15;sul silenzio invece, p.19, sul satori, pp.21-49 ; cfr. anche A.W.Watts, La via dello zen ,
p.173.
[29] Secondo Nietzsche, è Socrate ad aver indirizzato il “gusto greco” verso la dialettica, attuando
così un rivolgimento negativo all’interno della cultura greca , in quanto “l’avvento della
dialettica significa l’avvento della plebe”;cfr. anche Frammenti Postumi 1882-1884 7[229] ,in
F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.296.
[30]Per una trattazione del riso, che è stato rivalutato da Nietzsche, cfr. L.V.Arena , Nietzsche e il
nonsense , p.190 e G.M.Bertin, Nietzsche . L’inattuale, idea pedagogica.
[31] Si può ipotizzare che Colli, anche sulla scorta di certe affermazioni di Nietzsche, distingua
50
due momenti all'interno del filosofare, essoterico uno , esoterico l’altro : al primo in quanto
comunicazione divulgativa compete un atteggiamento costruttivo, al secondo distruttivo, in
quanto sapere iniziatico (cfr. Scritti su Nietzsche, p.161); ciò renderebbe ancora più problematica
una definizione positiva di filosofia, dal momento che Colli non dà ulteriori specificazioni in
merito.
[32] Per una definizione precisa della filosofia di Colli, v. Lo specchio di Dioniso , pp.5-11.
[33] L’epiteto di “oscuro” che già apparteneva ad Eraclito, si addicerebbe bene anche a Nietzsche
e a Colli.
[34] Così come ,del resto, fa anche Nietzsche.
[35] Per chiarire ciò che intendo per sfiducia mi rifaccio a Nietzsche: “Pensieri e parole. Anche i
propri pensieri non è possibile restituirli completamente in parole”, La gaia scienza,§244.
Si tratta, in definitiva, dell'impossibilità, dolorosamente avvertita sia da Nietzsche sia da Colli,
dell'identificazione tra pensiero e sua espressione. Tale scoperta, dal mio punto di vista, è il
primo passo verso una "sistematica del silenzio". Tuttavia “l’ostilità” di Nietzsche nei confronti
delle filosofia è e rimane un fenomeno complesso e difficilmente sistematizzabile (anche per le sue
continue contraddizioni : all’epoca della Terza Inattuale , ad esempio, Nietzsche descrive la
filosofia come “ (...) la più veritiera di tutte le scienze”; sarà la scoperta che non esistono verità
ma soltanto interpretazioni a mettere in crisi questa concezione della filosofia :"Come se ci fosse
una “verità” a cui possibile in qualche modo avvicinarsi", La volontà di potenza, § 451);ma è
proprio in nome della "verità" che si trae l'estrema conseguenza per la quale "non c'è nessuna
verità"!!! "Tutto questo sviluppo della filosofia come storia dello sviluppo della volontà di
verità . Quest'ultima mette in questione se stessa.",
frammento postumo autunno 1887,v.F.W.Nietzsche,Opere,vol.VII,tomo II,p.3.
[36] Passo do confrontare con Filosofia dell'espressione, p.236.
[37] Si allude qui a un gioco di parole usato da Nietzsche, nuss knacker, intraducibile in italiano.
[38] Tale è stato Nietzsche , per sua ammissione e di Colli ,cfr. La ragione errabonda, § 505; si
pensi ad esempio all’idea ossessiva di essere “il pagliaccio del millennio”, fissazione che lo
perseguiterà fino a tutto il periodo della catastrofe e al crollo psichico, cfr. C.P.Janz, Vita di
Nietzsche ,vol. III, p.17, A.Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a Torino, e le ultime lettere
dell’Epistolario
[39] Quella dell’“artista” tout court è una figura che ha avuto fortuna soprattutto nel “primo”
periodo della ricezione di Nietzsche, cfr. G.Vattimo, Introduzione a Nietzsche, pp. 4-8; si cfr.
anche C.P.Janz: “Nietzsche era ben conscio del suo duplice genio , della propria doppia
essenza, di artista e di filosofo (...) ".
La doppiezza esistenziale si estrinsecherebbe nella lotta che si svolge nell’intimo di Nietzsche tra
l’essere artista e filosofo al tempo stesso anche per Grillparzer (del quale Nietzsche ebbe a dire
“è quasi sempre uno dei nostri ! ”, cfr. lettera a Rohde del 7 dicembre):“Queste due
potenzialità lottavano (...) per il primato. (...) Il problema si acuisce per Nietzsche in una
questione esistenziale : si può vivere in assoluto con la filosofia, ha essa poteri costitutivi?
Se rinuncia alla dogmatica, può essa dare qualcosa di più della scepsi e in ultima analisi
della distruzione? (...)
L’arte possiede anche un’ultima, paradossale possibilità di verità che resta vietata alla
filosofia: la confessione della propria non-veracità, della propria “artificialità” come
proiezione del libero gioco della fantasia.” ; F.Grillparzer , Werke: Studien II zu Aesthetica ,
cit.in C.P.Janz ,Vita di Nietzsche, vol. I, p.469.
[40] Filosofia greca antica sta qui per filosofia dei Presocratici, e quindi ,per meglio dire, sapienza
presocratica; Colli distingue quest’ultima dalla filosofia tout court, in altre parole la tradizione
filosofica da Platone in poi; si tratta di una distinzione in cui l’accento cade sui Presocratici,
51
come già accennato, dal momento che la "filosofia" in quanto tale rappresenta per Colli (e per
Nietzsche) un "intristimento" e una "degenerazione" rispetto alla "matrix sapientia".
[41] Se non stupisce il fatto che alla filosofia greca antica sia attribuito l’appellativo di “grande
filosofia”, potrebbe invece destare meraviglia (se non perplessità) l'attribuzione di "grandezza"
alla filosofia indiana, che in Occidente non ha mai goduto di molta considerazione; si può fare
eccezione per Schopenhauer, che ha avuto il merito di gettare per primo “uno sguardo ad
Oriente”.Ma anche se la tradizione filosofica occidentale, in genere, non si è occupata della
filosofia orientale, ciò non ha impedito che ci fosse un contatto con l’Oriente; ciò è potuto
accadere soprattutto in quei territori che escono dai confini, a volte angusti, della filosofia (si
pensi a Hermann Hesse). Ad ogni modo Colli, sulla scorta dello stimato e apprezzato
Schopenhauer, dimostra interesse e soprattutto dimostra apprezzamento per la filosofia indiana
(che, per intenderci, è soltanto una parte di quell’enorme "contenitore" che va sotto il nome di
“filosofie orientali” o meglio ancora “pensiero orientale”).
[42] Da questo passo si evince che il rapporto con Schopenhauer è della massima importanza per
stabilire la portata della filosofia di Nietzsche (dal momento che quest'ultimo in tanto è definito
grande filosofo, in quanto il solo ad aver compreso Schopenhauer ;quindi per "trovare" Nietzsche
bisogna prima "scoprire" Schopenhauer; ma questo passo è anche importante perché dimostra
che il rapporto Nietzsche/Schopenhauer va a sua volta correlato al problema della ragione).
[43] Un'affermazione come “contestare la supremazia della ragione con la ragione”, può
suonare paradossale, all'orecchio di "noi" occidentali. Ma se andassimo a leggere uno di quei
testi che non rientrano nella nostra tradizione di pensiero, come ad esempio La voce del silenzio,
o se avessimo sottomano alcune sentenze dei maestri zen, scopriremmo frasi altrettanto
paradossali: “ La Mente è la grande Distruttrice del Reale. Distrugga il Discepolo la
Distruttrice.”, cfr. La voce del silenzio e altri frammenti scelti dal Libro dei Precetti d'Oro, p.4;
questo passo è affine , in modo del tutto casuale, ad un postumo nietzschiano: "Il creatore è un
distruttore.", cfr. F.W.Nietzsche, Opere,vol.VII, tomo III, p.15; vorrei infine richiamare alcune
brillanti osservazioni di Umberto Eco , in un articolo intitolato “Lo zen e l’occidente”, e che mi
sembrano "appropriate" a quanto sta emergendo (Eco sta menzionando le affinità tra lo zen e la
filosofia di Wittgenstein) : “Viene fatta notare una impressionante analogia tra una
affermazione di quest’opera [le Ricerche filosofiche ] ( “La chiarezza che stiamo cercando è
chiarezza completa. Ma ciò significa semplicemente che i problemi filosofici devono sparire
completamente” ) e il dialogo tra il maestro Yao-Shan e un discepolo che gli chiedeva cosa
mai stesse facendo a gambe incrociate (risposta: “Pensando a ciò che è al di là del
pensiero.” Domanda: “Ma come fai a pensare a ciò che sta al di là del pensiero?” Risposta:
“Non pensando.” , sta in A.W. Watts, Lo zen, p.166
[44] Questo frammento è importante e va tenuto presente perché a suo tempo lo si dovrà
confrontare con il frammento 153, allo scopo di creare un collegamento con il problema della
scrittura.
[45] Per filosofia indiana Colli intende sostanzialmente quella delle Upanisad e del Vedanta, e del
buddhismo in parte; ma anche Nietzsche, per quanto possa sembrare strano conosceva, e in un
certo senso stimava il pensiero orientale, in particolare la filosofia del Vedanta e alcuni tenets del
buddhismo. Se ne parlerà nel terzo capitolo, in Nietzsche e la religione.
[46] Per quanto riguarda l’ipotesi di una “sistematica del silenzio”, che viene da me suggerita
come esito del pensiero di Nietzsche, o meglio, come chiave di lettura della fine del pensiero di
Nietzsche, vorrei si considerasse il seguente passo: “Il silenzio è in me istintivo, come lo è la
chiacchiera nei signori filosofi. Io sono breve ...”, cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VI, tomo III,
p.605
[47] Lo stesso tipo di approccio sorregge l'interpretazione di L.V.Arena nel testo Nietzsche e il
52
nonsense.
[48] Il che presenta una notevole analogia con il concetto nietzschiano di “autosoppressione della
morale” e di "autosuperamento del nichilismo" o della "volontà di verità portata alle estreme
conseguenze".
[49] Qui, forse, Colli si sbagliava, perché l'ultimo Nietzsche apprezza stima il buddhismo e il
Codice di Manu, ad esempio (che credo rientrino di diritto nella categoria "filosofia indiana);
basta andare a leggersi L'anticristo, per rendersene conto.
[50] Atteggiamenti che sono delineati da Colli al frammento 188: “La ragione umana <chiamiamo così lo strumento del conoscere-> si può esercitare in due modi. Essendo la
parola il suo mezzo espressivo, la ragione può affinarsi con l’esercizio verbale dunque nel
discutere di più individui, che promuovono così, ciascuno nell’altro, una più robusta e più
estesa capacità di ragione. Oppure, se si abbandona questa ragione circolante, attraverso
uno sforzo dell’individuo isolato
[ quale fu Nietzsche, ad es. ], quando però esistano condizioni favorevoli (...) ” La ragione
errabonda, p.245.
[51] Interessante anche il resto del passo:" La restaurazione della vita nella sua immediatezza
è una condizione attraverso cui cadono morali universali e le religioni positive sul tipo del
cristianesimo, e a realizzare queste profezie hanno pensato le guerre dell’ultimo mezzo
secolo. Ma questa vita immediata non è dolce a vedersi (...)
E' terribile, anzi, un abisso di dolore come giustamente ha sempre visto (...) la grande
filosofia. Da questo dolore può salvarci soltanto la conoscenza, che può anche essere
ragione, ma solo quando parta dall'intuizione (cioè quando rinunci al predominio). Questo
è il senso delle dottrine delle Upanisad e di Buddha, di Parmenide e di Schopenhauer. (...)
La necessità di staccarsi dalla vita, per sopportarne il dolore e contrapporsi ad esso, ha
mosso tutti gli uomini spirituali (...)
Anche Nietzsche è su questa linea (...) ", (La ragione errabonda, p.130). Quello del dolore
funge da spunto, da fil rouge, nel tentativo di delineare un grande confronto buddhismoSchopenhauer-Nietzsche.
[52] Viene in mente l’iconoclastia tipica dello zen, e quella di Nietzsche! “Libri. Come può
essere importante un libro che non sappia neppure condurci oltre tutti i libri?”, La gaia
scienza, §248.
[53] Cfr. La ragione errabonda, § 148
[54] Proprio la "dottrina" è ciò che non interessa a Nietzsche.
[55] Quello della "falsificazione filosofica" è un aspetto che tocca anche la "filosofia" di
Nietzsche: anche Nietzsche, infatti, non manca di "accomodare", nell'appropriarsene, i filosofi
che sente "vicini" al suo modo di pensare; è il caso di Spinoza, ad esempio.
[56] Questo invece non si può dire sia vero per Nietzsche, le cui doti di poeta, seppur discutibili
nei risultati estetici, sono indubitabili.
[57] Cfr. le osservazioni sulla scienza di R.Blunck: “Nietzsche ha una visione profetica: anche la
scienza - e con questo nome egli intende le scienze naturali- arriverà fino a un limite estremo,
anch’essa sfocia in ultima analisi in una unio mystica con Dioniso , come doveva essere
l’itinerario di Nietzsche da Umano, troppo umano fino ai “biglietti della follia”: “ (...) una
profonda idea illusoria , che venne al mondo per la prima volta nella persona di Socrate, ossia
quell’incrollabile fede che il pensiero giunga, seguendo il filo conduttore della causalità, fin nei
più profondi abissi dell’essere (...).”,cit. in C.P.Janz,Vita di Nietzsche, vol.I, p.407.
“La scienza è destinata a far apparire comprensibile e pertanto giustificata l’esistenza: a
questo scopo, quando le ragioni non bastano, deve servire in definitiva anche il mito -al
quale in fondo si mira!” , (cfr. F.W.Nietzsche, Opere,vol.VII, tomo I, parte I, p.228) ; tornando
53
a Blunck, si vedano inoltre le osservazioni sulle concessioni fatte da Nietzsche alla scienza :
“Chi ha potuto metter mano come garzone anche soltanto a una piccola parte del suo
gigantesco edificio, non può che pensare con ammirazione alla somma di energie (...) con
cui da secoli tante generazioni di uomini hanno dato il meglio di sé qui , nell’opera di
costruzione.. E’ da meravigliarsi, se nella consapevolezza di siffatti successi, conseguiti con
enorme energia, la dea suprema di ogni scienza, la logica, a poco a poco dichiara suo
possesso ogni regno sulla terra e nella testa degli uomini? (...) Ma il filo a piombo della
logica è corto: negherà forse le insondabili profondità di quel mondo delle cose più reali,
per il quale non valgono le leggi della casualità, che sono il ferro del mestiere della logica?”
(cit. in C.P.Janz,Vita di Nietzsche ,vol.I ,p.431).
[58] Nietzsche E’ anche un letterato ; Schlechta , ad es., descrive Nietzsche “ (...) come un
letterato che dice sempre le stesse cose con metafore diverse e non come un filosofo che
articola un ragionamento.” , cit. in M.Ferraris ,“Storia della volontà di potenza”, sta in La
volontà di potenza , p.678.
[59] Frammento che si ricollega a § 88.
[60] Questo va tenuto presente per la trattazione di Nietzsche, dal momento che proprio il
nichilismo nietzschiano, segna la crisi della filosofia così come la intende Nietzsche, e cioè come
un trarre le estreme conseguenze in base alle quali la filosofia, in quanto tendente alla verità,
annulla se stessa.
[61] Cfr. “Note e notizie a Ecce homo” , F.W.Nietzsche, Opere ,vol.VI,tomo III, p.612.
[62] Lettera a Gast, dicembre 1888,cit. in M.Ferraris, Nietzsche e la filosofia del novecento , p.56.
[63] L'antistoricismo
è uno dei caratteri distintivi del pensiero di Giorgio Colli, in evidente
consonanza e con lo spirito che anima la Seconda inattuale ,e con il pensiero greco: “Quel
famoso piccolo popolo (...) intendo appunto i Greci, aveva ostinatamente mantenuto nel
periodo della sua maggior forza un senso non storico” , (Seconda Inattuale , II,§4).
[64]?!?!?!?!?!? < senza la storia (...) , non si può sfuggire alla ragnatela dell’astrazione>
[65] Contro la filosofia cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo II, p.143.
[66] Così Wilamowitz-Möllendorf,cit. in C.P.Janz,Vita di Nietzsche,vol. I,p.435.
[67] Ovvero il metodo dell’età dei sapienti ; e anche quello di Colli. Ma che cos’è la verità per
Nietzsche? Per rispondere mi rifaccio a Dopo Nietzsche : “Nietzsche usa il termine “verità” in
due sensi, riferendolo ora a un contenuto, cioè al nocciolo del mondo, alla radice della vita,
ora a una forma, a una certa espressione verbale. (...) la verità rivolta al contenuto è
qualcosa di pacifico per Nietzsche (...). Si tratta della verità in quanto “conoscenza del
dolore”, secondo l’insegnamento di Buddha e Schopenhauer. L’altra verità per contro è un
giuoco illusorio, una presunzione tirannica, un esercito di metafore, oppure la maschera
che il pensatore assume per celare l’orrore della prima verità (.........) ” (pp.174-176)
E’ possibile trarre da ciò lo spunto per interpretare il buddhismo come filosofia alternativa ?
[68] Eppure nei frammenti postumi (26 [ 451 ]) sta scritto : “Scopo vero di ogni filosofare la
intuitio mystica ” (cit. in Scritti su Nietzsche, pp.148-149).
[69] Non è dato di sapere se Colli avesse letto o avesse presenti i testi del buddhismo zen; tuttavia
non è da escludere una sua conoscenza in materia , che potrebbe essere parziale, o per lo meno
filtrata da altre fonti; esiste , per quanto riguarda lo zen, un interessante frammento de La ragione
errabonda , § 487 (datato 13.5.70) : “Tiro dell’arco giapponese. spirazione. Distacco della
persona. Relazione tra arco, arciere, bersaglio. Raggiungimento dell'Absichtslosigkeit .*
Non si deve mirare al bersaglio. “ Es ” schiesst .* Rilassamento muscolare.” ( op.cit.,
p.495).Questo passo rimanda chiaramente al fortunato Lo Zen e il tiro con l’arco, il resoconto di
una lunga esperienza in Giappone da parte di Eugen Herrigel, insegnante di filosofia presso
Heidelberg che fu invitato (1924) a tenere dei corsi all’Università Imperiale di Sendia;
54
desiderando conoscere lo Zen , decise di dedicarsi al tiro con l’arco, una delle arti che
tradizionalmente appartengono alla storia dello Zen. Tornato in Europa pubblicò (1948) il
libretto che ho citato.
[70] Il frammento a cui rimanda Colli complica ulteriormente la faccenda (si fa cenno anche a una
definizione - l’ennesima- del filosofo): “Antitesi tra filologo e letterato basato sul modo di
leggere. Il primo sa leggere (vedi definizione del filologo di Nietzsche * [ KGW, VI, pp.8-9 ] )
in profondità, nella struttura, il secondo legge molto senza capire, e il suo modo di scrivere
riflette questo sorvolare (...). Come i letterati si comportano anche i filosofi. Anzi i
filosofiletterati
non possono neppure capire i filosofi-filologi, poiché dalla lettura costoro hanno
imparato a pensare, cioè approfondendo e dando ad ogni parola un suo (e uno solo)
significato, cosicché tutto il pensiero è veramente pensato, e non sfiorato in superficie, come
fanno gli altri. <ma il filosofo non pensa attraverso le parole> “ (La ragione
errabonda,p.265).
“Nel filosofo Nietzsche vuole ritrovare soprattutto il distacco dal presente, il modello
intangibile della grandezza” ( Scritti su Nietzsche, p. 44 );sulla grandezza ,cfr. La ragione
errabonda, frammento 122, p.143.
[71]"Può un filosofo essere commediante?", (Dopo Nietzsche, p.24); cfr. anche C.P.Janz, Vita
di Nietzsche, vol. II, p.356.NB: in Aurora (§ 29) Nietzsche definisce i Greci “commedianti
incalliti”.
[72] Qui Colli fa riferimento al problema della scrittura, e lo si evince confrontando il contenuto
di § 344 , p.413 : “Legame tra espressione scritta e spirito sistematico. Sinché filosofare
rimane nell’ambito dialettico, non c’è pericolo di cadere nelle costruzioni dogmatiche . (...)
Affermazione dello spirito sistematico quando vien meno il sostrato dialettico. (...) La
ragione è chiara : quando un concetto si consolida in una parola scritta, non si può tener
dietro al ( pollachos legomenon) che compete a ogni parola, e la si tratta come (monachos
legomenon).” (La ragione errabonda, p.413)
[73] Si confronti la “Premessa” a Scritti su Nietzsche : “ (...)In realtà , Nietzsche non ha bisogno
di essere interpretato in nessun modo, di essere determinato concettualmente secondo l’una
o l’altra direzione (...)” (p.13) ; si tratta di un’importante indicazione metodologica ; inoltre vi
si dice che la “totalità delle sue espressioni scritte” possiederebbe “una sostanza unitaria e
compatta” ; su questo punto non sono d’accordo con Colli, e con tutti quegli interpreti che si
muovono lungo questa linea ; anche perché Nietzsche scrive che :
“Voi andate a caccia delle mie opinioni (...) ma queste sono soltanto delle maschere” . Come
se Nietzsche volesse dire che anche qualora esistesse una sostanza unitaria e compatta questa non
sarebbe importante, perché inconoscibile (Gorgia). Radicalità della scepsi.
[74] Cfr. Scritti su Nietzsche : “Ma se la filosofia (...) deve quanto più è possibile,
“assomigliare” alla vita, allora Nietzsche e Schopenhauer sono gli ultimi filosofi (...)” ,(p.
32).
[75] Questo passo mi offrirà lo spunto per aprire una parentesi allo scopo di chiarire il senso
dell’interpretazione di Colli alla luce di certe affermazioni che sembrano negare la legittimità di
ogni tentativo ermeneutico; è questa una parentesi che del resto avrei già potuto aprire al punto
150, “non ha senso parlare di Nietzsche”, che ricalca quanto appena riportato.Questo concetto,
ribadito anche in altri frammenti, costituisce il nucleo (paradossale) dell'interpretazione di Colli.
[76] Zarathustra viene definito antifilosofo, non Nietzsche . Dunque bisogna dedurne che non
sono la stessa persona ?!? Secondo Janz no : “ Dobbiamo comprendere che la figura di
Zarathustra non è una semplice licenza poetica né un espediente formale (...) bensì una
totale trasformazione : Nietzsche diventa Zarathustra, è Zarathustra.” (Janz, Vita di
Nietzsche, vol. II, p.307); vedere anche Heidegger “Chi è lo Zarathustra di Nietzsche?”, sta in
55
Saggi e discorsi, pp. 66-81.Colli non mi sembra porsi simili problemi che investono l’identità
Nietzsche -Zarathustra.
[77] Per quanto capiti che Colli oscilli tra posizioni diverse o che si contraddica, come già detto.
[78] Il frammento chiamato in causa (511) rimanda ad un aforisma di Dopo Nietzsche, intitolato
“Umano, troppo umano”, p.106.
[79] Non lo dimostrano soltanto le opere in senso stretto, ma anche lo sterminato epistolario: lo
scrivere troppo non è da filosofo, o meglio non è -da- sapiente, e per Colli il filosofo deve (o
dovrebbe) essere (anche) sapiente, come già visto.
[80] Riporto il frammento 506: “La sua è anzitutto la moralità dello scrittore: orbene, dalle
prime righe della Nascita della tragedia agli ultimi frammenti del 1889 è sempre il pathos a
trasudare dalla sua scrittura. Egli ha sempre ceduto allo stimolo interiore, non ha saputo
dominarlo. Le sue parole vibrano, alludono a qualcos’altro, non sono un’alternativa
dell’interiorità (...). ( La ragione errabonda, p.510).
[81] “Io scrivo, io vivo per pochissimi”, cfr. “Note e notizie a “L’anticristo”, sta in
F.W.Nietzsche, Opere, vol.VI, tomoIII, p.521.
[82] Anche il § 578 rimanda ad un aforisma diDopo Nietzsche, intitolato “Fisiologia intellettuale
di Nietzsche”, (p.94).
[83] Colli però sembra anche ammettere che non gli si può rimproverare l'avere scritto tanto,
perché lo scrivere fu per Nietzsche una necessità “vitale” quasi.
[84] A proposito dell’intuizione, una delle fondamentali categorie del pensiero occidentale, vorrei
riportare, invece, quanto scrive C.Humphreys in Una via occidentale allo zen: “L’insegnamento
Zen definisce i limiti dell’intelletto e dimostra che la verità, in quanto distinta dalla
dottrina che cambia, può esser nota solo attraverso l’uso di una facoltà che operi oltre la
portata del pensiero: un potere noto in oriente come Buddhi o Prajna, e in occidente come
intuizione.”, (op.cit., p.11).
[85] Quello dell’artista è un “topos” interpretativo che caratterizza soprattutto la prima ricezione di
Nietzsche: non solo Nietzsche è interpretato come artista ma “in una prima fase il suo
pensiero, più che in ambito filosofico, fu recepito da artisti e letterati.” ,cfr. F.Vercellone,
“L’estetica moderna. Percorsi bibliografici”, sta in S.Givone, Storia dell’estetica, p.243.
[86] Vorrei notare, per pura curiosità letteraria, che in Crepuscolo degli idoli (v."Il problema di
Socrate"), è Nietzsche a dare del “monstrum” a Socrate.
[87] La mia vita, p.45.
[88] Cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol.VII, tomo I, parte I, p.229.
[89] Periodo che include gli anni di Pforta, anni che secondo R.Blunck sono degni del massimo
rilievo per l’intero suo sviluppo; cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.3 e “Il bagaglio
culturale che Nietzsche acquistò a Pforta era dunque di natura spiccatamente
umanisticoletteraria”,
ibid., p.63; del resto è lo stesso giovane Nietzsche a confermare quanto detto sopra,
cfr. La mia vita, p.135.
[90] Cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.481 e G.Vattimo Introduzione a Nietzsche.
[91] Lo stesso amore di cui è imbevuto Colli !!
[92] Sono da vedere anche le considerazioni sulla filologia che si trovano a p.157.
[93] Cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.168.
[94] Nietzsche, ad es., affronta la filosofia dei Presocratici con le armi della filologia.
[95] L’amore per la musica da parte di Nietzsche è tenuto in grande considerazione dallo Janz (che
non a caso è anche musicologo).
56
[96] Il
criterio seguito nell'elencare i filosofi (e non) e le rispettive opere riproduce quello di Janz,
che rispetta l'ordine cronologico di lettura da parte di Nietzsche durante i primi anni di studio.
[97] Per quanto concerne Hölderlin, v. La ragione errabonda pp.105-108, oltre ai frammenti 88 e
575 e al punto 14 ("Hölderlin (...) Ha Compreso la Grecia più di Nietzsche") del frammento
505.
[98] Non c’è bisogno di sottolineare che si tratta di due filosofi “particolari”, dal momento che
generalmente vengono considerati come “scrittori”
[99] Cit. nella “Cronologia”, sta in F.W.Nietzsche, Opere, vol.III, tomoII, p.417.
[100] E che è uscito per Adelphi con il titolo La mia vita.
[101] Dalla Repubblica, ad es., Nietzsche mutua l’idea del filosofo come “tribunale supremo”.
[102] Cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. I, p.304 e nella “Cronologia”, v. F.W.Nietzsche,
Opere, vol.III, tomoII, p.389.
[103] In quest'opera Kant è preso a cardine della storia della filosofia: il libro è diviso in due parti
“Fino a Kant -Dopo Kant, cfr. C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.471.
[104] V. ibid., p.179.
[105] Un autore che tende invece a ridimensionare l’influsso di Lange ad un semplice
orientamento sulla storia della filosofia è Karl Jaspers.
[106] “Lange traccia una netta, fondamentale linea di demarcazione tra la conoscenza
sperimentale in quanto verità scientifica e ogni sorta di metafisica come fantasticheria
concettuale, e rifiuta ogni equiparazione tra essere e pensiero quale è tentata da Platone e
Hegel.”, cit.in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.180.
[107] Cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.I, p.218.
[108] Mentre più tardi comincerà a ridicolizzarlo, v. Al di là del bene e del male, § 11.
[109] Nietzsche consultò l’opera Storia della filosofia moderna di Fischer e le conferenze del
1860, “ La vita e le opere di Kant” e “E.Kant, evoluzione, storia e sistema della filosofia critica”.
[110] Si pensi al seguente passo estrapolato (anche se non si dovrebbe) da Ecce homo: “ (...)
questo scritto offre un insegnamento inestimabile sulla mia maniera di concepire il filosofo,
come un tremendo esplosivo, che mette tutti in pericolo, su un concetto di “filosofo” che sta
miglia a miglia lontano da quell’altro concetto, che pure comprende in sé un Kant (...) ”.
[111] Cit. in C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol.II, p.67.
[112] Cfr. anche l’aforisma 475 di Umano, troppo umano, vol. I e La gaia scienza , § 333.
[113] L'osservazione
appartiene a J.Stambaugh, v. Internet.
[114] Un esempio lampante è il suo modo di trattare Kant, al quale Nietzsche è interessato
soltanto per la parte “estetica”; lo stesso tipo d'approccio è adottato per avvicinare anche gli altri
filosofi: laddove era possibile un approccio estetico Nietzsche non si faceva scrupoli
nell'approfittarne come chiave di accesso.
[115] E come avrebbe potuto dal momento che i suddetti problemi sono posti dai filosofi che
Nietzsche non conosce?!
[116] Tratto da La volontà di potenza; v. anche § 522 e 584 e pp. 281 e seguenti “Il sorgere della
ragione e della logica”.
[117] Frammento postumo autunno 1887, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VIII, tomo II, p.14.
[118] Frammento postumo autunno 1887, v. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VIII, tomo II, p.82.
[119] “Ascetismo: perfezionare soltanto la ragione” (cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo
I, parte I, p.219) e
“Ascetismo -tentativo di vivere senza morale.” (cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I,
parte I, p.220).
[120] Per il tema la ragione in Grecia, si veda La ragione errabonda, frammenti dal 198 al 201 e
339,340,342,343,390.
57
[121] Anche
in questo caso però la faccenda non è così semplice, dal momento che Nietzsche è
ambiguo, tanto che in alcuni passi sembra quasi che “la distruzione della ragione” non sia un
obiettivo da raggiungere a tutti i costi; non si tratta di sopprimere la ragione, ma di trasformarla
(cfr. Zarathustra, ”Degli spregiatori del corpo”).
[122] “Un istinto è indebolito se razionalizza se stesso: col razionalizzarsi, infatti, si
indebolisce.”, F.W.Nietzsche, Il caso Wagner, p.37.
[123] Tale “storia” si riassume nel prodotto più rilevante dell’antica Grecia: la scienza. Si vedano
anche i frammenti dal 196 al 200.
[124] Emblematico il caso di G.Lukács, La distruzione della ragione.
[125] Se Colli ha ragione, sono gettate le basi per una collocazione di Nietzsche, del suo pensiero,
al di fuori del territorio filosofico; o per lo meno parzialmente fuori, in quanto, sebbene
Nietzsche non sia “andato a fondo sul problema della ragione”, se n’è pur sempre occupato.
[126] Cfr. F.Masini, Lo scriba del caos, e “Un mondo “fluido””, sta in Al di là del bene e del
male, Newton Compton, pp. 7-28.
[127] E che cos’è la retorica se non il carattere saliente dell’intera produzione di Nietzsche, ciò
che ne costituisce il fascino?! Si tenga presente questo punto perché ritornerà nel problema della
scrittura.
[128] Cfr. anche Martin Heidegger, Introduzione alla metafisica: “ Nietzsche finisce (...) per
avere perfettamente ragione quando chiama i “concetti più alti”, come l’essere, “l’ultima
esalazione di una realtà che si dissolve” (p.16).
[129] Questo perché per Nietzsche la realtà, il mondo è "divenire" (werden) e "Conoscenza e
divenire si escludono a vicenda", rammento postumo autunno 1887, v. F.W.Nietzsche, Opere,
vol. VIII, tomo II, p.40.
[130] C.P.Janz, Vita di Nietzsche, vol. II, p.390.
[131] Dello stesso autore si veda anche l'articolo intitolato “Nietzsche e la genealogia del
pensiero”: “In un appunto della primavera del 1887 Nietzsche scrive: “Non dovrà finire
tutta la filosofia con il portare alla luce i presupposti su cui poggia il movimento della
ragione? Il realismo più antico viene alla luce per ultimo: nello stesso tempo in cui tutta la
storia religiosa dell’umanità si riconosce come storia della superstizione delle anime”. Ecco
enunciato, nel modo più chiaro, il tema della genealogia del pensiero. Ma Nietzsche poi
aggiunge: “ Qui c’è una barriera : il nostro stesso pensare implica quella fede (nella
ragione); farla cadere significa non poter più pensare”. In queste parole di Nietzsche è così
avvistata e anticipata quella che oggi viene indicata come la “crisi della ragione classica” , o
anche come la “morte della filosofia”.” ; cfr. AA.VV. , Nietzsche e la fine della filosofia
occidentale , p.107.
[132] Oltreché di Nietzsche! “Il mio stile possiede una certa voluttuosa concisione” , Frammenti
Postumi 1876-1878,cfr.Opere ,vol.IV,tomoII,p.312.
[133] Uno dei più comuni è quello che intorno a “la ragione per cui il primo patriarca è venuto
dall’Occidente”.
[134] Gli haiku sono brevi componimenti poetici che affrontano con tecnica realistica i più svariati
argomenti (in prevalenza si tratta di temi naturalistici affrontati con estrema semplicità, come ad
esempio il balzo di una rana in uno stagno); nel contenuto perché lo zen esalta la concretezza e
condanna ogni tipo di astrazione (cfr. L.Stryk , “Introduzione” a Zen poetry , trad. it. Poesie zen ,
pp.17-19.
[135] Va detto che per quanto riguarda il mondo antico le teorie di Colli , come ha rilevato Maria
Grazia Ciani, coincidono di volta in volta con quelle di Rohde, Otto, Vernant, Cherniss, Dodds,
Russell; cfr. M.G.Ciani , “Belfagor”, numero III, anno XLII, pp.310-311; v. anche La ragione
errabonda , p. 360.
58
[136] Frammento
postumo risalente alla primavera del 1888.
Nietzsche contra Wagner , p.414.
[138] Frammento postumo risalente all'estate 1883,cfr.F.W.Nietzsche,Opere ,vol. VII, tomo I,
parte I, p.323.
[139] Cfr. Dopo Nietzsche p.104.
[140] Cfr. Ecce homo,p.227.
[141] Osserva giustamente Lucio Saviani: “Già da questi pochi accenni sull’incontro di
Nietzsche con Eraclito è possibile risalire alla distanza che Nietzsche assume nei confronti
della dialettica”,cfr.A dadi con gli dei,p.33. Eraclito, di fatto, è uno dei pochi filosofi nei quali
Nietzsche si riconosca di buon grado : “Metto parte, con profonda deferenza, il nome di
Eraclito.”Crepuscolo degli idoli , pp. 130-131; v. anche Janz, Vita di Nietzsche, vol. II, p.344.
[142] Sull’enigmaticità di Colli cfr. S.Barbera-G.Campioni, Lo specchio di Dioniso .
[143] Il frammento 507 rimanda all’aforisma di Dopo Nietzsche intitolato “ Una parola malfamata”
: “Oggi , come ieri, la parola “ mistico” ha un brutto suono: si arrossisce o ci si adombra
nel ricevere questa designazione. La buona società dei filosofi non ammette tra i suoi
membri chi porta tale nome (...). Anche i più liberi, come Nietzsche e Schopenhauer,
respingevano questo nome.
Eppure “mistico” significa soltanto “iniziato”.”,p.156 ; interessante notare quanto riporta alla
voce “misteri” la Enciclopedia Garzanti di filosofia (cito testualmente): “Costitutivo dei misteri
è l’elemento iniziatico, il segreto nel senso greci di arretòn, cioè di “indicibile”: esso è noto
ai partecipanti, che sono però vincolati al silenzio rispetto ai non iniziati.” .
[144] Nietzsche contro il misticismo: F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo II,p.8
Nietzsche “condanna” anche Schopenhauer, cfr. frammenti postumi 18761878,v.F.W.Nietzsche,Opere, vol. IV, tomo II, p.415.
[145] Sul misticismo in relazione a Nietzsche si possono consultare alcuni autori , citati da
Löwith in Nietzsche e l'eterno ritorno : Halevy , ad es., interpreta la follia di Nietzsche come un
rapimento mistico, affiancando a quello di Nietzsche i nomi di Eckhart, Suso e Taulero ; cfr. D.
Halevy, Vita eroica di Nietzsche ; dello stesso parere anche Beonio-Brocchieri e Farinelli e
C.P.Janz (cfr.Vita di Nietzsche ,vol. II, p.351).
[146] Secondo l'opinione di M.G.Ciani il termine “espressione” del linguaggio filosofico
tradizionale rinvierebbe alla tesi “mistica”.
[147] Cfr. Dopo Nietzsche : “Nietzsche nascose il suo misticismo nebbioso e volle diventare
visionario.” , pp.179-180 ; Colli distingue un “misticismo nordico”, che rifugge dall’apparenza
visibile (Böhme) e un “misticismo mediterraneo”, che invece ha nella visione il suo carattere
peculiare (Platone, Plotino).
[148] Curiosamente anche nella tradizione del buddhismo zen , un vaso diventa occasione per
raggiungere l’illuminazione , in giapponese satori; cfr. Mumon , La porta senza porta , caso 40 ,
[137] F.W.Nietzsche,
“Rovesciare un vaso d’acqua”: “Hyakujo voleva mandare un monaco ad aprire un nuovo
monastero. Disse ai suoi allievi che avrebbe affidato l’incarico a chi avesse risposto con più
acutezza a una domanda. Posò un vaso d’acqua sul pavimento e domandò: “ Chi sa dire
che cos’è questo senza nominarlo?”.
L’abate disse : “Nessuno può dire che sia una scarpa di legno”. Isan il monaco cuciniere,
rovesciò il vaso con una pedata e se ne andò.
Hyakujo sorrise e disse : “L’abate ha perso”. E Isan divenne il maestro del nuovo
monastero.” , (op.cit., p.65).
[149] “Camminavo lungo il lago di Silvaplana attraverso i boschi ; presso una possente
roccia che si levava in figura di piramide , mi arrestai. Ed ecco giunse a me quel
pensiero”.Questo è l’ormai famoso passo che rende conto dell'"esperienza" dell’eterno ritorno
59
dell’uguale , cfr. F.W.Nietzsche, Opere , vol. VI, tomo III, p.615.
[150] Ricordo che Schopenhauer ha già trovato trova spazio all’interno del problema della ragione,
del misticismo e della formazione culturale.
[151] Frammento postumo maggio-luglio 1885, v. La volontà di potenza, § 463; v. anche
F.W.Nietzsche, Opere,vol.VII, tomo III, p.7.
[152] Frammento postumo autunno 1887,v. F.W.Nietzsche, Opere,vol. VIII, tomo II, p.16.
[153] “La non divinità dell’esistenza era per lui [Schopenhauer] qualcosa di dato, di
palpabile, d’indiscutibile (...) ”, cfr. F.W.Nietzsche, La gaia scienza, § 357.
[154] La letteratura sul rapporto Nietzsche-Schopenahuer è quanto mai vasta e articolata : un testo
dedicato ai due filosofi è il “classico” di G. Simmel, Schopenhauer und Nietzsche , Leipzig,
1907; cfr. anche le suggestive osservazioni di K. Röllin in AA.VV., I filosofi e la religione ,
“Religione e dinamica psicologica in Schopenhauer e Nietzsche”, pp. 69-86 ; Deleuze propone
un’affascinante equazione ,secondo la quale Eraclito starebbe ad Anassimandro come Nietzsche
sta a Schopenhauer, cfr. G. Deleuze, Nietzsche e la filosofia. Altri libri in cui trovare spunti
interessanti sull’argomento sono R.Hollingdale , Nietzsche. L’uomo e la sua filosofia , pp.83-93 ;
L.V.Arena, Nietzsche e il nonsense ,pp.11-13,p. 65, pp.96-99 , p.115 (nota 33) ; infine rimando a
A. Verrecchia , La catastrofe di Nietzsche a Torino ; quest’ultimo coglie l’occasione (lo fa
spesso e indiscriminatamente del resto) per screditare Nietzsche : “Egli [ Nietzsche] non aveva,
neppure lontanamente, né la vastità d’interessi, né la cultura enciclopedica di uno
Schopenhauer.” (op.cit., p. 40) .C’è da dire però che il lavoro di Verrecchia per quanto preciso
nella ricostruzione dei fatti , spesso è troppo severo nel giudicare negativamente Nietzsche: ciò è
dovuto al fatto che l’autore tanto detesta Nietzsche ,quanto ammira Schopenhauer. A riprova
della cautela con cui ci si deve avvicinare al libro di Verrecchia quanto scrive L.Alfieri: “
Sebbene gli si debba riconoscere il merito di qualche piccola “scoperta” in campo
biografico, quello di Verrecchia è il peggior libro su Nietzsche che sia apparso negli ultimi
anni, e uno dei peggiori in assoluto.” ; cfr. L.Alfieri, Nel labirinto. Quattro saggi su Nietzsche.
, p.118.
[155] Anche se è vero che in un frammento postumo Nietzsche nega la qualifica di filosofo a
Schopenhauer, cfr. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo III, p.149.
[156] Il rapporto con Schopenhauer, tuttavia, è talmente complesso da richiedere.... una seconda
tesi di laurea per venire adeguatamente affrontato!
[157] Cfr. “ (...) il momento liberatore rappresentato per lui (Nietzsche) da Schopenhauer
non consisteva nei suoi dogmi, bensì nel suo carattere spirituale: la sua veracità, il suo
ardire di pensatore (...) ”. (C.P.Janz, Vita di Nietzsche ,vol. I, p.222).
[158] “Come filosofo, Schopenhauer fu il primo ateo dichiarato e irremovibile (...):è qui lo
sfondo della sua inimicizia con Hegel.”, cfr. F.W.Nietzsche, La gaia scienza, § 357.
Secondo Fink “Hegel e Nietzsche si contrappongono come l’affermazione che tutto accetta e
la negazione che tutto confuta”, cfr. La filosofia di Nietzsche, p.9; è Vattimo, comunque, a
notare che tra gli interpreti di Nietzsche ,Deleuze è quello che ha insistito maggiormente sul
“costitutivo carattere antihegeliano di Nietzsche (...) Il problema del rapporto con Hegel è
anzitutto quello del rapporto con la dialettica”, cfr. G.Vattimo, Il soggetto e la maschera,
p.15.
[159] Sembrerebbe, tuttavia , che la lettura dei Parerga e paralipomena sia più importante della
lettura del Welt ; secondo Colli è uno degli avvenimenti capitali nella vita di Nietzsche.
[160] La posizione di Nietzsche nei confronti di Schopenhauer tuttavia rimane ambigua: anche se
sono reperibili temi antischopenhaueriani all'epoca in cui Nietzsche scrive Al di là del bene e del
male e Genealogia della morale, “in profondità si avverte comunque un riaccostamento a
Schopenhauer (e non a caso nella prefazione alla Genealogia della morale egli dice:”...il mio
60
grande maestro Schopenhauer”) ”,cfr.”Notizie e note”, F.W.Nietzsche, Opere, vol. VI, tomo
II,p.372.
[161] Cfr. ancheLa volontà di potenza , § 1005 e lettera alla sorella, datata marzo 1885.
[162] Da vedere anche i frammenti 91 (intitolato "Schopenhauer") e 109.
[163] Leonardo Vittorio Arena sostiene ,insieme a Janz , che l’influenza di Schopenhauer su
Nietzsche sarebbe minore rispetto a quella di Lange, cfr. Nietzsche e il nonsense , p. 41, nota due
; per quanto riguarda chi invece ha valutato adeguatamente l’influsso di Schopenhauer su
Nietzsche , cfr. La ragione errabonda, § 209b.
[164] Nietzsche stesso chiama Schopenhauer "unico e grande maestro".
[165] Nietzsche in realtà sembra pensarla diversamente a proposito delle "capacità visive" del
filosofo di Danzica: "Schopenhauer è verso il mondo come un cieco verso la scrittura.”,
Frammenti Postumi 1876-1878,21[13].
[166] Frammenti postumi 1882-1884, cit. in F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, parte I, p.5.
[167] Nietzsche a Brandes, 10 aprile 1888, cit. in A.Verrecchia, La catastrofe di Nietzsche a
Torino ,p.44 ; interessanti anche due annotazioni riportate nelle “Note a Ecce homo”:
“Semplicemente non si sopportano più altri libri, soprattutto se di filosofia” , (p.604) e
“Che cosa debba essere un filosofo - e che io non ero affatto - (...) " ,cit. in F.W.Nietzsche,
Opere, vol. VI, tomo III, p.608.
[168] Nell’affr ontar e questo importante frammento è necessario far riferimento alla concezione
della filosofia così come è stata delineata grazie all'analisi dei passi de La ragione errabonda
,precedentemente citati.
[169] Questa "addizione filosofico-matematica" è falsa secondo Giametta, cfr. Nietzsche e i suoi
interpreti, p.123.
[170] Nietzsche aborre la cultura tedesca Nietzsche, preferendo di gran lunga quella francese,
come osserva anche Verrecchia. E’ un problema,quello del rapporto di Nietzsche con la cultura e
con la filosofia tedesca, tanto ambiguo , quanto ambiguo è il rapporto di Nietzsche col
cristianesimo: infatti, nonostante i feroci attacchi e le virulente critiche al cristianesimo non si
può far a meno di ricordare che l’ambiente in cui Nietzsche crebbe era profondamente religioso;
lo stesso discorso vale per la cultura tedesca, che sebbene tanto disprezzata, costituisce pur
sempre il sostrato culturale dal quale Nietzsche proviene ed emerge; insomma , Nietzsche
rinnega il proprio passato, la propria origine in definitiva, ma non sempre questo significa ,con
ciò, cancellarla del tutto.
[171] O DEL SAGGIO?! Colli a volte usa il termine filosofo in modo ambiguo: a volte il
significato sottinteso è quello di saggio ,sapiente; non filosofo, ad esempio, qui potrebbe anche
essere letto, interpretato come saggio.
[172] Una precisazione: si tratta di un rapporto che è possibile rendere problematico sotto due
profili, o meglio a seconda di due diverse (seppur sempre connesse) prospettive :
a) a partire da Nietzsche
b) a partire da Colli E' sottinteso che il punto "b" sarà il mio termine di riferimento preferenziale.
Un terzo modo potrebbe invece essere quello di evidenziare le differenze rilevate tra Nietzsche e
gli “altri” filosofi, e in effetti Colli fa anche un tentativo di questo genere.
[173] Per altre considerazioni sull’aforisma v. Il problema della scrittura.
[174] “In rapporto alle opere precedenti Umano, troppo umano si caratterizza l’impiego
dell’aforisma, meglio rispondente per la sua natura frammentaria e priva di ogni
presunzione dottrinaria, all’esposizione di osservazioni e intuizioni aperte ad ulteriori
ripensamenti e a successive rielaborazioni” ,cfr. G.M.Bertin, "La conoscenza filosofica
strumento di liberazione da ciò che è umano, troppo umano in Friedrich Nietzsche", sta in
Umano, troppo umano, Newton Compton; cfr. anche Frammenti Postumi 1876-1878, in
61
F.W.Nietzsche, Opere, vol. IV, tomo II, p.370.
[175] V. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo III, p.189.
[176] Mumon, La porta senza porta , p.57.
[177] “Un nuovo Buddha, ma un Buddha rovesciato, capovolto, predicatore non della
negazione bensì dell’affermazione della vita: un Buddha occidentale, nell’Occidente che si
avvia al suicidio di massa come risultato dell’attivismo europeo: questo pensa di essere
Nietzsche.Metteyya: così si chiama il Buddha futuro, i cui seguaci saranno centinaia di
migliaia e non solo centinaia, secondo dice la profezia del primo Buddha: questo nome,
Metteyya, leggiamo all’inizio di uno dei piccoli quaderni postumi dell’estate 1882.”,
cfr.”Notizie e note”, sta in Opere,vol.VII, tomo I, parte I,p.333;e in un altro frammento si legge:
“(...) io potrei diventare il Buddha d’Europa: che sarebbe il contrario di quello indiano.” ,
cfr.F.W.Nietzsche, Opere ,vol. VII, tomo I, parte I, p.103.
[178] Si pensi all'opera di K. Jaspers, Nietzsche e il cristianesimo, ad es.; cfr. anche G.Vattimo,
Introduzione a Nietzsche.
[179] A questo punto è necessaria una precisazione: in Oriente il confine tra religione e filosofia
non è così marcato e netto come in Occidente, dove per intenderci la filosofia è stata a lungo
considerata
"ancilla" della teologia; è riduttivo parlare soltanto di religione buddhista, perché si rischia così
di lasciare in secondo piano il nucleo filosofico, o peggio si rischia di ignorarne l'esistenza.
Quindi è meglio adottare l’etichetta onnicomprensiva di “pensiero orientale”.
[180] Si consideri, a titolo meramente esplicativo, il seguente passo: “L’esistenza eterna esiste in
virtù dell’esistenza non eterna. Nel buddhismo è una concezione eretica aspettarsi qualcosa
al di fuori di questo mondo. (...).Dobbiamo trovare la verità in questo mondo, attraverso le
nostre difficoltà, attraverso la nostra sofferenza.”, (S.Suzuki, Mente zen. Mente di
principiante, p.85) e lo si confronti con quei passi nietzschiani (dello Zarathustra ad es.) in cui
viene esaltata la “fedeltà alla terra”, come la chiama Nietzsche.
[181] Colli, come già ricordato curò un'edizione delle Upanisad, testo fondamentale del
buddhismo.
[182] Nietzsche conosceva, in particolare, la filosofia sàmkhya ( o sankhya, come scrive Nietzsche
in Genealogia della morale, saggio III, §27): il sàmkhya è una delle cinque scuole brahamaniche
(mìmàmsà, yoga, vaiceshika, nyàya ) nate intorno al V sec. a.C. per contrastare il crescente
successo del buddhismo e del giainismo; cfr. L.Arena, La filosofia indiana.
[183] Il frammento prosegue così: "Un’interessante esperienza aberrante in senso ottimistico,
che in una deviazione del suo corso ha inventato la razionalità -costruttiva e distruttiva e
con una profondità d’intelletto mai più recuperata- è la filosofia greca."
[184] Cfr. C.Andler, Nietzsche, sa vie et sa pensée, vol. II, p.414, e la già citata biografia dello
Janz e G.Pasqualotto: “Le principali fonti utilizzate da Nietzsche per la conoscenza del
buddhismo furono il libro di Koeppen, Die Religion des Buddha, del 1857, e quello di
Oldenberg, Buddha, del 1881”, cfr. Il Tao della filosofia, p.137; cfr. anche “Cronologia (18691873)”:
“Il 25 ottobre [1870] Nietzsche prende in prestito dalla biblioteca universitaria di Basilea il
libro di K.F.Köppen, La religione di Buddha e la sua nascita, Berlino 1857.”, (v.
F.W.Nietzsche, Opere, vol. III, tomo II, p.399).
[185] “Nietzsche lesse il codice di Manu in una traduzione francese, che ancora oggi si trova
nella sua biblioteca: Louis Lacolliot, Les legislateurs religieux.Manou-Moise-Mahomet,
Paris, 1876”, cfr. "Note e notizie al testo di Crepuscolo degli idoli “, Opere, p.501.
[186] F.Mistry,
Nietzsche and buddhism.
[187] Se c'è un aspetto che permetterebbe di rilevare delle analogie, non solo tra Nietzsche e il
62
buddhismo, ma tra Nietzsche, Schopenhauer e il buddhismo, sarebbe l'analisi di come è
affrontato ed eventualmente risolto, il problema del dolore ( cfr. Scritti su Nietzsche, p.131).
[188] G.Pasqualotto, Il Tao della filosofia, Saggi su Nietzsche.
[189] E.Bispuri, "Nietzsche: il volto nascosto dell'oriente", sta in G.Penzo, Nietzsche o la verità
come problema.
[190] L.V.Arena, Nietzsche e il nonsense
[191] G.Parkes, Nietzsche and Asian Thought
[192] La mia vita, p.94.
[193] V. F.W.Nietzsche, Opere, vol. VII, tomo I, p.147.
[194] Qui Colli ha in mente anche il punto 6) del frammento 505.
[195] Cfr. Scritti su Nietzsche, p. 133.
[196] Nuovamente i “fili” del discorso di Colli si intrecciano strettamente fra loro, e non solo per
quanto riguarda il discorso “su Nietzsche”: in questo caso sono il “passato” e ancor di più il
misticismo, a fungere da referenti all’interno del tema della scrittura.
[197] Il rapporto che qui Colli instaura tra scrittura e misticismo dimostra, ancora una volta, come
tutto sia collegato all'interno della sua interpretazione.
[198] Il “senso” potrebbe essere questo: “ Per lui [ Nietzsche ] vivere significò scrivere, e
scrivere fu soltanto il dire con sincerità, quasi il riflettere in uno specchio, gli slanci della
sua fantasia e i travagli del suo pensiero”, ( La ragione errabonda, frammento 131; cfr. anche
Dopo Nietzsche, p. 131, dove Nietzsche, definito icasticamente homo scribens, viene attaccato da
Colli per non aver saputo “dissacrare”, lui dissacratore par excellence, l’attività dello
scrivere).Questo punto potrebbe rientrare di diritto in un catalogo immaginario, qualora si
volesse render conto delle innumerevoli contraddizioni della vita ( e del pensiero) di Nietzsche;
avevo già richiamato la “duplicità esistenziale” all’interno della formazione culturale, e forse
bisogna riprenderla e tenerla presente anche adesso. E poi, se scrivere= non vita e
filosofia=scrittura, allora filosofia=non vita!!!!!!!!!!!! E di fatto: “La scrittura (...) è una
astrazione che spegne la vita: intendendo per vita quella cultura autentica, vitale
,antisistematica, antidogmatica, antistorica- di cui il libro offre solo un riflesso, un
surrogato.Ma nella realtà odierna il libro è anche l’unica cosa che rimane,(...) l’unico
mezzo- come riconosce lo stesso Colli- per avvicinarsi alla cultura vera.” (cit. in Belfagor,
III, anno XLII, p. 309).In Dopo Nietzsche è confermata tale duplicità, rafforzando così
l’impressione che il rapporto di Nietzsche con la scrittura sia inspiegabile: "... che senso ha
additare l'affermazione dionisiaca, la follia, il gioco contro ogni astrazione e
mummificazione....e intanto consumare la vita nello scrivere, cioè .... nella non vita?" .
[199] Prima di passare al resto del punto 175, si vedano alcune pagine di Scritti su Nietzsche
modellate sul frammento 175: “ (...) FW si presenta come un libro riformatore rispetto alla
comunicazione filosofica (...) la filosofia non esiste più, ma i filosofi devono ancora esistere
(...) ”, (p.104); anche se va notato che Colli poi specifica che è solo con lo Zarathustra che
Nietzsche
“ ha inteso introdurre una riforma rivoluzionaria nell’esposizione filosofica” aggiungendo
inoltre che “ Così parlò Zarathustra è stato un serio tentativo di portare la filosofia su un
piano essoterico, strappandola al tecnicismo, all’isolamento di cerchie senza risonanza, alla
derisione che viene riservata a un’ arte pretenziosa fuori moda. Viene in mente come
parallelo l’innovazione platonica del dialogo filosofico.” ( Scritti su Nietzsche, p.113).Si tratta,
però, di un tentativo destinato all'insuccesso, e sia Nietzsche, sia Colli, ne sono consapevoli.
[200] Anche, anzi soprattutto, al di fuori di Nietzsche.
[201] La datazione dimostra che il problema è presente a Colli fin dall’inizio della sua riflessione
filosofica su Nietzsche, e non solo su Nietzsche.
63
[202] Qui
si fa riferimento alla concezione aristocratica della cultura che costituisce una
caratteristica di Colli e di Nietzsche.
[203] Strindberg a Nietzsche, 9 dicembre 1888, cit. in A.Verrecchia, op. cit., pp. 136-137.
[204] Per una breve nota biografica su Sossio Giametta, v. Internet, URL:
www.emsf.rai.it/interviste/abstract/giam..htm
[205] Va notato che proprio gli scettici, sono forse l'unica categoria tra i filosofi a godere della
stima di Nietzsche, cfr. L'anticristo: “Metto da parte un paio di Scettici, che rappresentano
nella storia della filosofia il tipo umano più degno: il resto non conosce i più elementari
requisiti della rettitudine intellettuale.” (§ 12); si veda anche Ecce homo: “Gli scettici, l’unico
tipo rispettabile nel popolo dal doppio e quintuplo senso, il popolo dei filosofi!...”; sullo
scetticismo come tema generale in Nietzsche, v. B.Taureck "La scepsi di Nietzsche", sta in
G.Penzo, Nietzsche o la verita’ come problema. Interessanti infine le osservazioni di
G.Pasqualotto svolte in Saggi su Nietzsche, pp.32-33.
[206] “Nessun uomo ha mai avuto più di me il diritto alla distruzione!”, così Nietzsche in un
abbozzo di lettera alla Zimmern.
[207] Giametta è più radicale di Colli anche su altri aspetti come si vedrà.
[208] Per quanto Giametta, a sua volta, sia passibile di critica. Si potrebbe, ad esempio, muovere
una critica sia a Colli sia a Giametta , in quanto nessuno dei due ha rilevato l’importanza che
ebbe per Nietzsche la musica, musica che costituisce invece un elemento importantissimo della
vita di Nietzsche, e come si apprende dalla biografia dello Janz, che non a caso era anche
musicologo di professione; a tal proposito ,si può notare che Wagner è forse l’unica personalità
di rilievo vivente con la quale Nietzsche abbia intessuto dei rapporti profondi , e Peter Gast, che
Nietzsche chiamava maestro (in italiano) era un musicista (sebbene mediocre in confronto al
genio di Wagner. E di fatto , poi, Janz non manca di rimarcare gli errori di valutazione di
Nietzsche, nel sopravvalutare, ad es. , il valore di Peter Gast .
[209] Una delle contraddizioni di Colli più lampanti , più evidenti è quella che deriva dalla
condanna della scrittura, scrittura che però viene pur sempre usata: Colli per essere coerente fino
in fondo( e non cadere in contraddizione) non avrebbe dovuto scrivere nulla “su” Nietzsche,
avendo già fatto abbastanza con la pubblicazione dell’edizione critica: restituire l'opera omnia di
Nietzsche nella sua integrità, senza nessuna sorta di apparato interpretativo ,o anche soltanto
didascalico, sarebbe stata ,forse, la scelta migliore.
[210] L’interpretazione di Nietzsche di Giametta ,(per la quale si può vedere anche Nietzsche, il
poeta , il moralista, il filosofo,Garzanti,1973) per comodità si può riassumere nella formula
“Nietzsche ha fatto una cosa sola : il moralista ma poeticamente.”
[211] Quando è già cominciato un interessante confronto tra Nietzsche e Colli volto a delineare e
analizzare, in poche ma brillanti pagine, reciproche congruenze e diversità "filosofiche", v. pp.
82-93.
[212] L’espressione “il vero Nietzsche” è assai discutibile e problematica secondo il mio punto di
vista, che in definitiva combacia quasi perfettamente con quello di Colli: non esiste un vero
Nietzsche perché è impossibile arrivare a comprenderlo ; “nulla è conoscibile”, questo lo sapeva
anche Nietzsche (“Le cose sono inconoscibili” ,Frammenti Postumi 1882-1884,6[1],in
F.W.Nietzsche, Opere ,vol. VII, tomo I, parte I, p.220) e sapeva che in tale inconoscibilità
ricadeva anche la sua persona : “Non faccio colpa a nessuno, se non sa per nulla chi io sia; a
nessuno è dato di saperlo(...)” , lettera a Overbeck del 31 dicembre 1888 ; tanto che Nietzsche
spesso si interrogava così : “ - Ha mai qualcuno capito qualcosa di me- capito me ? -” , cit.
in “Note al testo di “Ecce homo” , cfr. Opere , vol. VI, tomo III, p.603; anche perché Nietzsche
era consapevole del fatto che "(...) è difficile capire gli scritti come i miei", v. F.W. Nietzsche,
Opere, vol. VII, tomo III, p.127; si confronti ,inoltre, il testo tratto da una lettera scritta a
64
Spitteler da Nietzsche il 10 febbraio 1888 (citata in Janz , Vita di Nietzsche, vol. II, p.532),dove
Nietzsche sembra alludere alla possibilità di "capirlo":
“(...)[Al di la’ del bene e del male ]contiene la chiave di me stesso, posto che ve ne sia una.
Bisogna leggerlo per primo(...)”.
Molto interessante è quanto scrive Bataille in merito alla possibilità di “conoscere” Nietzsche : “
Non toglierò la maschera a nessuno...Che sappiamo di Nietzsche , in fondo? Obbligati a un
senso di disagio, a silenzi... Odiando i cristiani... Per non parlare degli altri!... E poi... siamo
così poco!”, (Su Nietzsche , p.55 ); questo passo fa venire in mente quanto scrive Derrida : “ (...)
non c’è una verità di Nietzsche o del testo di Nietzsche.”; cfr. J. Derrida , Sproni , p.94.Chiedo
scusa per la lunga digressione e per i "faticosi" balzi testuali.
[213] Sull'enorme mole di lavori usciti su Nietzsche non è nemmeno il caso di soffermarsi: alla
"bibliografia nietzschiana" c.d. spetta senz'altro l'aggettivo "sterminata".
[214] Giametta tuttavia non manca di ricordare che “più di ogni altro interprete di Nietzsche
Colli ha anche criticato Nietzsche.”
[215] Alcune raccomandazioni di Colli sul giusto modo di accostare l’opera di Nietzsche sono
affini a quelle di Jaspers: “ A prima vista, la lettura di Nietzsche può sembrare facile ; così
almeno ritiene qualcuno. Qualsiasi passo si scelga , anche casualmente, è immediatamente
comprensibile. Nietzsche è interessante sotto ogni aspetto ; i suoi giudizi affascinano , la sua
scrittura entusiasma (...) . Ma se (...) vogliamo continuare la lettura insorgono della
difficoltà; l’entusiasmo per la piacevole lettura si trasforma in irritazione, se non proprio
nell’avversione per una molteplicità frammentaria di pensieri apparentemente priva di
ogni intrinseco legame ; la lettura si fa insopportabile." ,cfr. Nietzsche. Introduzione al suo
filosofare , “Prefazione alla prima edizione” ,p.21.
[216] “Il suo tempo non è ancora venuto. Vacuità delle interpretazioni.”
[217] Poesia e moralismo stanno a Giametta come passione per la Grecia sta a Colli.
[218] Anche Giametta, tuttavia, commette “uno sviamento senza rimedio” nell’interpretare
Nietzsche soltanto come poeta e moralista; quanto sia problematico apporre “un’etichetta” a
Nietzsche lo si capisce leggendo le sue opere, dove gli epiteti usati per far riferimento a se stesso
sono i più diversi e strampalati ,alle volte: basti pensare alle ultime allucinate identificazioni dei
“biglietti della filosofia” ai primi tentativi di dare un nome a se stesso. Giametta dice poeta e
moralista, ma Nietzsche ne Il caso Wagner, ad esempio, scriveva rivolto a se stesso: “Se fossi
moralista, chissà come la chiamerei! (...) Ma il filosofo non ama i moralisti...Non ama
neppure le belle parole...”; tutto ciò suona tanto più paradossale se ci si rifà al ritornello
nietzschiano secondo il quale “i poeti mentono troppo” (per quanto riguarda la poesia), e al
concetto di “autosuperamento della morale” (per quanto riguarda il moralismo; a meno che, per
quanto Nietzsche proclami se stesso immoralista alla fine rimanga comunque moralista !).
[219] Secondo l'interpretazione di Heidegger Nietzsche è un “pensatore rigoroso” , inserito nella
“traiettoria del domandare della filosofia occidentale”, (Nietzsche,pp.22-23) traiettoria della
quale Nietzsche, come noto, “rappresenta la fine” (ibid.,p.27).
[220] Contro Heidegger e le sue “fantasie verbali” si vedano le acute critiche di Löwith : “ (...)
anche Heidegger trasfonde il proprio pensiero in quello di Nietzsche, per interpretare se
stesso in lui” (Nietzsche e l’eterno ritorno , p.230) e “ Di contro all’esplicita constatazione
nietzscheana che il carattere globale della vita e del mondo vivente non è stimabile e
valutabile Heidegger interpreta la filosofia di Nietzsche quale “metafisica dei valori” e il
valore quale “punto di vista, il cui semplice [per quanto a me non sembri poi così semplice]
senso egli stravolge artificiosamente.” , (op.cit., p.231). “Chiunque legga ciò che Nietzsche
dice riguardo al meriggio non può che meravigliarsi di quanto di non-pensato e non-detto
Heidegger riesca a tirar fuori .”; op.cit., p.232. Anche un “biografo” come Althaus trova lo
65
spazio per riconoscere i difetti di “due importanti trattazioni nietzscheane”, e cioè quelle di
Heidegger e Jaspers, due interpreti per i quali Nietzsche rappresenta “l’ultimo grande filosofo” :
“Heidegger tratta soltanto il pensiero di Nietzsche, prescindendo dalla sua vita. Il libro di
Jaspers contiene sparse osservazioni sulla sua vita (...) ma l’interesse biografico (...) non è
in Jaspers maggiore che in Heidegger.”, (cfr. H.Althaus, Nietzsche. Una tragedia borghese ,
“Prefazione”, p. X).
[221] Per dirla con Ferraris leggere il Nietzsche o Saggi e discorsi non ci aiuta a capire il pensiero
di Nietzsche, ma quello di Heidegger, cfr. Nietzsche e la filosofia del novecento e “Storia della
volontà di potenza”, sta in La volontà di potenza, di Ferraris-Kobau (cura), Bompiani, 1995,
pp.656-669; cfr. anche G. Pasqualotto, Saggi su Nietzsche, p.10 e pp.13-14.
[222] Giuliano Campioni, ad esempio, riconosce l’essere antiheideggeriano da parte di Colli nel
passo che segue: “L’atteggiamento di Colli è ostile alle grandi interpretazioni: Heidegger in
primo luogo, come ad ogni recupero o “giustificazione” che parta dal nostro presente.”; cfr.
M.G.Ciani, Belfagor, III, anno XLII; di Giuliano Campioni si può vedere anche "Intervista a
Giorgio Colli", in G.Penzo, Nietzsche o la verità come problema.
[223] Secondo la mia prospettiva invece non si può giungere a conclusione alcuna, e anche in caso
contrario non sarebbe una conclusione “illuminante”; relativismo gnoseologico e Gorgia,
dovrebbero insegnare qualcosa.
[224] Si vedaLa filosofia di Nietzsche ,pp.9-15.
[225] Interessante è anche l’appendice dove sono trattati brevemente alcuni interpreti di Nietzsche,
tra i quali voglio ricordare Ewald, per il quale il sistema di contraddizioni che sorregge la
filosofia di Nietzsche la fa anche naufragare (p.203);
Andler, di cui Löwith riporta i seguenti passi: “Tutta la dottrina di Nietzsche resta per
Andler “una grande intuizione mistica, il cui valore non dipende dal contenuto”.” (op. cit.,
p.210) e “L’intera dottrina resta così un “ultimo segreto”, che non può trovare espressione
concettuale ”. (op.cit., p. 211).Di Löwith si veda anche Da Hegel a Nietzsche: “Il secolo XIX,
dal punto di vista di un’epoca che ad esso si ritiene superiore, sembra potersi comprendere
in una sola formula ed esser ormai già “superato”, senonché il Nietzsche stesso si rendeva
ancora conto di essere non solo un conquistatore, ma anche un erede; teso verso il futuro,
ma insieme debitore verso il passato.” , (tratto dalla prefazione alla prima edizione, p.17).
[226] Quella verità, lo ripeto, che per me invece non sussiste.
[227] Quello della “mancanza di originalità” è un punto che non è certo sfuggito ai c.d. detrattori
di Nietzsche: “Bisogna dire che la maggior parte degli avversari dell’Archivio Nietzsche
erano affetti dalla stessa volgarità intellettuale: quella cioè di credere che la conoscenza da
parte di Nietzsche di determinati autori potesse essere adoperata come prova della sua
mancanza di originalità”, (cfr. “Note e notizie al testo di “L’anticristo”, in F.W.Nietzsche,
Opere, vol. VI, tomo III, p.523; Colli e Montinari, di contro a tali "diffamatori" preferiscono,
invece, sottolineare “ (...) la maestria con cui Nietzsche si serve delle formulazioni di portata
europea (...) ”, (cfr. “Note e notizie a “Il caso Wagner”, in F.W.Nietzsche, Opere, vol. VI, tomo
III, p.480.
[228] Un interrogativo simile a questo (oltre a considerazioni affini a quelle svolte da Giametta), lo
si trova anche in, Nietzsche e il nonsense di L.V.Arena.
[229] Per una definizione del filosofo in quanto distinto dal moralista si vedano invece le pp. 9394.
[230] Si vedaLa ragione errabonda, § 122, Il problema della grandez za, pp.143 -148.
[231] Così fa Giametta nel suo libro del resto, anche se subito dopo si affretta a respingerne le
conclusioni, obiettando che "sarebbe stato più semplice dire che Nietzsche distrusse (o volle
distruggere) la filosofia come sistema razionale", (op.cit, p.130).
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[232] Più
che di un problema si tratta di una condanna, come ha rilevato bene Roberto Calasso:
“La condanna della conoscenza di sé, di fatto, è solo un corollario della condanna di ogni
meta-conoscenza, ormai fissata dalla critica di Nietzsche in un teorema che è insieme una
sentenza di morte: nel tentativo di conoscere i propri strumenti il pensiero necessariamente
si autodistrugge - e cioè in particolare il pensiero dell’Occidente, l’unico che si sia
azzardato tranquillamente per questa via.” ,cfr. “Monologo fatale”, sta in F.W.Nietzsche,
Ecce homo, Adelphi, p.160.
[233] “Lode di Epicuro. Dall’epoca di Epicuro la saggezza non ha fatto un passo avanti-e
spesso ne ha fatti mille indietro.”, cfr. Frammenti Postumi 1876-1878 23[34].
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