D E L D V R A N gf:Ha la. corteccia dell'vna>& l'altra le medefime A virtù. U vino della deeottione delle frondi, del legno, della radice, & del fucco beuuto afibtiglia la miiziA apre le opilationi fue,& del polmone,delJe reni,& della vellica, La decottion fatta in acqua & beuuta cótinuamentegtoua a gli fputi del sàgue àimorfi dei ragni>à i.meftruifuperfluijà i fluffi del vétrejà quelli che patiftono di milza è vnico rimedio il vino in cui fianofpenti carbòni accefi di Ta* mance. L'acqua,ehe fi tiene ne l canali fatti del tra co di Tamarigio lafciandoui bere iporciiifana dal male della mUza,che cótraggono al t?po della ficcita grande, per mangiar troppo ingordamente i frutti de gli arbori, che tiretti dal feccg caftano in terra in gran quantitade. Sono itati curati alcuni le profi perii longo vfo dei bere la decottione di que B ila radice con l'vua palla. Onde fi può credere,che nel mal fracefe ageuolmé te potrebbe quefto legno fuccedere ini uogo del legno fanto, I rami del Tamarigio fattone decottionefminuiftono la milza Daffi la corteccia de i rami a bere per i flufll vecchi del corpo.il frutto beuuto giouaài morfi delievi» pere. Beuendofi nelle tazze fatte da tornari del le* gno di Tamarigio, gioua a coloro che patiftono i . difetti della milza. Alche gioua parimente il vino, fatto ài tempo delle vendemie,con foglie e rami teneri di Tamarigio. Le donne per l'v\o del tamarigio diuentano Iterili, VIRTV Di fuori, Sedendoli nella fua decottione, riftagnai flufli delle donne, & lauandofenela tefta ammazza i lendini,& fimilmétc i pidocchi.Le feor ze del tamarigio, & le cime tenere cotte in aceto giouano alla milza applicate, & tenendo in bocca detta decottione ò quella fatta in vi no,mitiga il do lordedéti. La cenere del legno riftagna applicata aiflum* delle donne. P o u e n o n fi ritrouino galle iì può vfare in fuo luogo la corteccia del tamarigio La cenere del tamarigio è yalorofamente difeccatiua>& aflerfiua;onde fattane liifia,am3zza i lendini, & i pedocchi.La medefima cenere difecca tuttel'vl cere,& fana le cotture del fuocorpijche fi mette vtij méte ne gli vnguenti che fi fanno per il malfràcefe. M I R I O P H 1 L L O , TE. 2P5 l$cn infiammavi perfnittit) MVRIOPHIIZVM . Vulnera, qua netta funt : bibitur fufpiria contro., difficilelotium^vcffica; & tormina ab alto 1>eittlis frode51,facit ad dentumq; dolor es £ximuqueyfu$ ad vulnera: vomere faffos. fnde tum Jolidat neruos,rurfusque reimgit. NOMI Gre. Mvpta<pt\kov. Lat. hAyriopbìllunt. Jtal. Miriefillo. y FORMA, E vn gambo tenero, & folo, procedente da vna fola radice.Ha copiofe frondi, liftie fimi li à quelle del finocchìo,onde fi ha prefo il nome. 11 fufto roneggia^ è vario, & quafi artificiofamente polito, L o c o . Nafte nelle paludi. Q j A t j r A , £ tanto diffeccatiuo, che falda le ferite, V I R T V . 'Didentro, Dafil con acqua & faleàbe» re à coloro,che fono cafcati da alto, VIRTV DÌ fuori. Prohibifte l'infìa^nmaggioni, che vengono nelle ferite frefche, quando vi fi i m jjjaftra con aceto,tanto verde,quanto fecco. ; M I R R H J D E. MYRRHIS babet menfrisvirespartufque trabendi. Subuenit & Ththifu deleSiamenta cibique tsfjfert; reftringitquofcunque phalangiamerfus Jntulerint ifaciem fi Uiant rlcera fanat: EftquefalHtarispefli;& rirtute refiftit quando ipfa adftnt contagfaUdere poffmt. N O M I Gre. Mu'fa'm Lat. Myrrbis. Ital. Miniadc.Ted. VuìlderKcrfel,&M£b*nonren. Fnn.Terfil d'^ifne. Cicutaria, FORMA. E molto Amile nelle frondi, & parimc te nel fufto alla cicutaria cui radice è lunghetta, tenera, & tonda,foaue ne* cibi. Loco. Nafte ne gli horti,& in terreni coltiuati, Q v AL ITA. Scalda nel fecondo grado, & ha qualche poco del fottile, la radice è dottaia di giocondo odore,dolce,& aperitiua. V i RTV.7)Ì dentro.La radice è foaue ne i cibi beuu ta nel vino : gioua a i morfi di quei ragni, che chiamano -