Relazione - Conoscere il biologico nelle Marche

ORTO BIOLOGICO A SCUOLA:
ESPERIENZE E VALORI.
Senigallia 15 maggio 2013
“a Scuola”
Angelo Verdini - dirigente Istituto
Comprensivo “Binotti” di Pergola
La scuola , pur dentro tutti i limiti e i vincoli che la assediano e la sviliscono, è la scuola dell’autonomia, autonomia
di ricerca e di sperimentazione: non dobbiamo mai dimenticare questa grande risorsa, al di là di ogni giustificata
lamentazione.
Una scuola può decidere di avviare e di mantenere un progetto di orto biologico con tenace consapevolezza, con
argomentato slancio e appassionata dedizione.
Una scuola che decide in tal senso, cosa ha in testa? Come ci si accorge di questa possibilità, di questa necessità?
Ci soddisfano la quantità e la qualità degli apprendimenti che riusciamo a veicolare e a costruire?
Una diversa modalità di apprendimento è possibile. Spesso si osserva che ci sono bisogni inesplorati e insoddisfatti
dall’aula e dai suoi rituali, pur quasi sempre nobilissimi: si pensi a quello della manipolazione di materiali naturali e
non artificiali –terra, acqua, sementi, piccola vegetazione- a quello del prendersi cura – di una pianta, di un fiore,
di un attrezzo, di una compostiera, di uno spaventapasseri-, a quello di procedere a continue pianificazioni – in
base alle stagioni, agli andamenti meteorologici, ad eventi imprevedibili-, a quello del raccogliere con lentezza e
sistematicità ed ammirare il raccolto, a quello dell’utilizzo, prevedibile o creativo, del prodotto del proprio
impegno e della propria fatica. E’ certo infatti,che il nozionismo non si addice all’orto, dove le conoscenze restano
e non diventano subito evanescenti, e sanno fare -a balzi o a piccoli saltelli- il tragitto verso la competenza, che
racchiude sempre una risposta di senso di fronte alle situazioni problematiche che si possono presentare
I valori per inverarsi e stabilizzarsi hanno bisogno di riscontri concreti e la scuola lo sa. In questo tempo
contemporaneo ,dove i valori non sono più dichiarati o restano solo emissione di suoni vuoti, l’orto scolastico
sostanzia un valore anzi una serie di valori come Rispetto di sé, rispetto della terra, rispetto della bellezza, della
memoria, amore per la Terra-Madre, viva, vivente che nutre, insegna e restituisce
I presupposti ci sono, analizziamo brevemente i vantaggi.
Pur nel suo apparente stato di ripetitività e nella sua condizione di soggezione ai cicli vitali, l’orto per la scuola è
libertario e rivoluzionario, sia per chi insegna e sia per chi apprende
i saperi differenziati cozzano col funzionamento della mente, invece lì si armonizzano, i significati stanno tutti lì
insieme e contemporaneamente. Penso che in questi tempi frantumati, dove tutto si sovrappone confusamente,
compito della scuola sia quello di evidenziare l’essenziale e di ricomporlo in maniera ordinata, motivata ed
equilibrata: l’orto sa essere anche il luogo della disciplina, delle virtù civili e dei doveri sociali.
Spesso , in molti luoghi scolastici, si sente dire: questo progetto è bello, è interessante, però io ho poco tempo e
non riesco a finire nemmeno il programma e pertanto io non posso aderire a questo progetto. Questo conflitto è
reale o improbabile?
Dipende dall’atteggiamento mentale di ciascuno e dalla vischiosità rassicurante della tradizione conservativa.
Dentro la tradizione ci stanno le spiegazioni, gli schedari e gli eserciziari: l’orto rompe questo schema, diventa
sfondo integratore, copione prezioso, scenario interdisciplinare, contenitore vasto dove trovano collocazione di
scopo anche la riflessione linguistica, le varie matematiche, l’economia, l’antropologia e la storia: non servono
tanti quadernoni uno per ogni disciplina, ma un unico quadernone che aggiorna sempre la mappa del sapere
costruito e condiviso.
Oggi la scuola è sempre più interetnica, a maggior ragione deve essere una scuola sempre più interculturale
L’orto è interculturale, l’agricoltura è una attività primaria diffusa in tutto il mondo, un patrimonio comune di tutte
le civiltà. L’orto è il luogo dove si compone la dicotomia tra multiculturalismo e integrazione e non c’è neanche
bisogno di sforzarsi tanto a costruire unità di apprendimento interculturale, di piegare le discipline all’intercultura,
essa si manifesta in automatico (nella manipolazione del terreno e delle sementi, nella meraviglia del germoglio e
della fioritura, nell’accompagnamento della crescita, nell’ordinata raccolta, nel gusto del mangiare: se dentro al
convivio della mensa scolastica anche meglio!)
Oggi la scuola soffre per l’infinita varietà dei BES, dei bisogni educativi speciali, io credo che il miglior PDP possa
essere progettare e realizzare un orto a scuola, tutti sono liberi all’aria aperta, tutti si muovono e si predispongono
all’azione come più gli aggrada, tutti sono bravi, tutti apprendono, tutti sono soddisfatti di sé: si tratta di un
elevato e nobile esempio di democrazia dell’apprendimento, un esempio importante di come l’attività scolastica
non genera differenze o sancisce differenze , come purtroppo spesso accade, ma genera sicurezza,autocontrollo,
autostima, gratificazione
Quanto tempo d’aula è assorbito dalla gestione dei conflitti?
Nell’orto o nel campo questo non succede: l’impresa cooperativa presuppone la regolazione e l’autoregolazione
dei compiti individuali, la responsabilità individuale e il senso di appartenenza funzionano da soli senza bisogno di
estenuanti monologhi o il ricorso a un sistema sanzionatorio.
L’orto a scuola orienta, esso intercetta e mette in mostra le attitudini e le operazioni metacognitive di ciascuno :
negli ultimi anni scolastici gli studenti che si iscrivono agli istituti tecnici agrari sono raddoppiati : questo è il dato
dell’IC Binotti di Pergola
Scuole aperte anche d’estate? Sì! Non per il recupero tramite la ripetizione di una modalità già dimostratasi
inadeguata; Non per non far disperdere in due mesi la faticosa accumulazione di un anno scolastico
Ma per restare attaccati a un progetto, a una regolarità colma di significati, ad una assidua curiosità, a un forte
desiderio di compagnia
Nell’orto si sperimentano Il tempo dell’attesa (del germoglia mento, della maturazione, della colorazione ) e il
tempo della sorpresa: una speciale alfabetizzazione temporale, su cui poggia non solo la storia, ma tutta la
splendida architettura di un sapere complesso, quale deve essere il corredo ordinario di un cittadino del presente
e del futuro
Oltre il sapere scientifico, anche un’educazione estetica e una educazione letteraria, prefigurata da una grande
proliferazione di immaginario con le similitudini concatenate, il linguaggio delle metafore e il ricorso ai tanti generi
narrativi.
Il lavoro didattico di costruzione dell’orto costringe a rivedere i paradigmi della programmazione (che dovrà essere
sempre più inclusiva) e soprattutto certe pratiche di valutazione(se tocchi un pezzo dall’intero per analizzarlo da
vicino fai morire l’intero: non c’è bisogno di rompere nulla ma di far narrare il dettaglio come espressione
dell’intero e più questa narrazione sarà in grado di riconoscere tutti i nessi e tutti i legami e descrivere le
costruzioni più l’apprendimento sarà eccellente)Alla fine (durante la festa finale di ogni anno o nel corso di servizi
televisivi) una comunicazione competente dell’esperienza sorregge e fa camminare il valore sociale della
cittadinanza conquistata: davanti a te hai i genitori, i cittadini, il territorio istituzionale e il territorio associativo,
che ti apprezzano e ti condividono con orgoglio e soddisfazione. E senti di far parte di una bella comunità, con la
scuola al centro, riconosciuta apprezzata e aiutata, vero centro di promozione culturale e civile, in grado anche di
orientare i consumi e di modificare le forme dell’economia.
Grazie