ustioni - Unime Group

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CHIRURGIA GENERALE
USTIONI
Sono lesioni dovute ad agenti fisici o chimici (calore, vapori, contatto con materiale
rovente, acidi o alcali concentrati come acido solforico o cloridrico).
Consiste nel danno (necrosi) indotto dall’agente termico e nei processi patologici che
ne conseguono e si estendono a tutto l’organismo.
In base alla profondità della lesione, le ustioni si distinguono in gradi.
- USTIONE DI 1° GRADO: è l’ustione più leggera, la lesione è superficiale,
interessa l’epidermide e si presenta con un eritema;
- USTIONE DI 2° GRADO: il danno interessa l’epidermide e il derma ma vengono
conservati i follicoli piliferi e le ghiandole sudoripare, insorge una reazione
infiammatoria essudativa, edema ed il liquido si raccoglie in bolle e flittene;
- USTIONE DI 3° GRADO: si ha una distruzione tissutale notevole che può arrivare
al di sotto del derma con fenomeni di carbonizzazione e coagulazione.
Quando le ustioni interessano il derma e gli strati più profondi (2° e 3° grado),
vengono danneggiate le pareti dei piccoli vasi, si ha quindi una maggiore
permeabilità che porta alla fuoriuscita di acqua, sali e proteine causando una
alterazione elettrolitica. Quando l’ustione interessa più del 50% della superficie
corporea si ha lo shock.
LA CAUSTICAZIONE: è l’ustione causata da sostanze chimiche che possono
essere: solide (nitrato d’argento) o liquide (acido nitrico, solforico, cloridrico,
ecc.). Gli effetti possono andare da una infiammazione con iperemia, alla necrosi vera
e propria.
- I caustici acidi portano a disidratazione e gangrena secca;
- quelli alcalini portano alla gangrena umida.
La cicatrice che ne deriva in genere è deturpante.
LESIONI DA FREDDO
CONGELAMENTO
E’ un insieme di lesioni a carico dei distretti corporei per l’esposizione alle basse
temperature. Il freddo provoca una vasocostrizione nello “SPLANCNICO” e una
vasodilatazione per mantenere la temperatura interna, provoca inoltre aumento
dell’escrezione urinaria ed eliminazione salina.
Se l’esposizione al freddo si protrae compaiono eritemi, flittene, desquamazioni,
gangrene. Le cellule subiscono danni che portano alla coagulazione intravasale.
In una prima fase si ha pallore (fase ischemica), successivamente arrossamento
(vasodilatazione), fino alla cianosi (anossia tissutale).
Se l’esposizione al freddo non è stata molto prolungata si ha ripresa funzionale, in
caso contrario si hanno danni irreversibili, la morte insorge per ipotermia.
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Si distinguono 4 gradi di congelamento:
- 1° GRADO: caratterizzato da intorpidimento, edema ed eritema, guarisce
spontaneamente;
- 2° GRADO: caratterizzato dalla presenza di flittene, con un trattamento guarisce
anch’esso spontaneamente;
- 3° GRADO: la cute è interessata in tutto il suo spessore, si manifesta con
cianosi, edema a cui fa seguito la formazione di vescicole e necrosi
irreversibile con mutilazioni;
- 4° GRADO: è la forma più grave oltre alla cute sono interessate le strutture
sottostanti: l’osso, le articolazioni, i tendini, i vasi e i nervi.
Le zone più colpite dal congelamento sono le estremità: gambe, piedi, mani ed
anche le orecchie e il naso. Il riscaldamento dei congelati va praticato lentamente
per evitare vaso paralisi.
LESIONI DA AGENTI LUMINOSI
Tra le radiazioni solari, i raggi attinici (ultravioletti, infrarossi) sono responsabili
della comparsa di eritema con formazione di bolle ed ustione della superficie cutanea
con successiva desquamazione.
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