L’occhio avanti Le lunghe braccia aperte a croce, lo sguardo dritto all’orizzonte, il respiro profondo, in bilico sul bordo del Grand Canyon della conoscenza, l’occhio avanti a caccia di anelate intuizioni, passato e futuro miscelati in un cocktail prelibato, sano carburante per il suo incedere sicuro l’occhio avanti, l’occhio avanti ripeteva di continuo, sporgendo quell’ubbidiente occhio ingordo uscito dalla sua orbita e rivolgendo l’orecchio più sensibile al cielo, impegnato nella creazione del suo e del nostro futuro, ignoto disegno divino, invisibile ai più, ma a lui ben manifesto, a braccetto con precisi passi alterni sulla strada della consapevolezza una lastra di granito, una lastra di marmo una lastra di granito, una lastra di marmo granito, marmo, granito, marmo, granito, marmo uno, due, uno, due, uno, due il passo spedito, trainato da quell’orgoglioso collo a cigno a caccia di nuove intuizioni nella magia della percezione, lo sguardo visionario che attizza il presente, privandolo della sua zavorra, scuotendolo con forza e scaraventandolo più in là ad allearsi con il futuro l’occhio avanti, l’occhio avanti avanti, avanti, ripeteva di continuo, quando all’improvviso la mia mente si intasa di frasi contraddittorie che era solito declamare con affetto e che ora mi giungono direttamente da lontano, mi strattonano di qua e di là, si sovrappongono una sull’altra fino allo stordimento l’occhio avanti vieni giù dal pero viaggiare apre la mente moglie e buoi dei paesi tuoi tieni i piedi per terra conta fino a dieci l’occhio avanti vieni giù dal pero viaggiare apre la mente moglie e buoi dei paesi tuoi tieni i piedi per terra conta fino a dieci l’occhio avanti vieni giù d proseguo confusa col suo ricordo accanto, quando un giorno, il primo luglio del 1978, un mio balzo si incrocia maldestramente al suo, inciampo, mi riprendo e in un lampo mi ritrovo catapultata in cielo in balia del fato per discendere di lì a poco in picchiata su Londra, spinta con veemenza dalla frase viaggiare apre la mente in lotta con l’altra ben più severa tieni i piedi per terra, Elisa tieni i piedi per terra, Elisa come è potuto accadere proprio a me che, diligente, tengo sempre i piedi per terra, ben saldi al suolo, trascinati lentamente appresso, sollevati a stento da terra tanta é la paura di spiccare il volo verso orizzonti ignoti, ma ora, chissà come, in un baleno mi ritrovo proiettata nel futuro, trent’anni in là, circondata da un intreccio di culture d’ogni foggia e sfumatura, dai profumi inusuali, i tessuti sgargianti, i magici suoni di lingue sconosciute, in una crescita accelerata e variopinta, tra un’allegra moussaka e spassosi balli folcloristici, finché un giorno, dopo due mesi di gioiose prove della mia vita ancora a venire, decenni più matura, retrocedo nella mia monocromia, con il futuro sotto il braccio, in un triste ritorno al passato, ma per poco avanti e indietro futuro e passato veggenza e ricordi indietro e avanti passato e futuro ricordi e veggenza passato e futuro trasformano la mia vita in un lungo viaggio nel tempo, su e giù da scale musicali di varie fattezze e tonalità, qua e là nel pianeta, a passi di danza svariati in armonia con la melodia di lingue diverse, un passato e un futuro sfaccettati e affascinanti, differenti a seconda della distanza due passi avanti e uno indietro due passi avanti e uno indietro piede destro avanti piede sinistro indietro l'uomo guida, la donna segue, non ovunque Svezia e Tunisia Finlandia e Cina 30 anni avanti e 30 indietro 30 anni avanti e 60 indietro avanti e indietro futuro e passato veggenza e ricordi indietro e avanti passato e futuro ricordi e veggenza La mia vita, nel mezzo, su e giù, tra passato e futuro, tra una cultura e l’altra, secondo una coreografia improvvisata che a volte può sembrare prestabilita. Racconto selezionato alla IV edizione del Premio letterario 2013 indetto dalla rivista dell’Altomilanese L’Informazione