News - Come fa l amore un uomo di 50 anni

AIOM NEWS
NEWSLETTER SETTIMANALE DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA DI ONCOLOGIA MEDICA
Editore Intermedia - Direttore Responsabile Mauro Boldrini
Anno II – numero 45 – 30 novembre 2004
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01. RETTO; SU 15 MALATI SPERIMENTAZIONE CON VACCINO/ANSA
02. STUDI SU NUOVO FARMACO CONTRO CANCRO POLMONE
03. SENO, 200 DONNE COLLABORANO A TEST SU RECIDIVE
04. PROGESTERONE MICRONIZZATO CALA RISCHIO DI TUMORI
05. DALLE UOVA 'COLLA' PER RADIOTERAPIA INTERNA RAPIDA E MIRATA
06. LA CROSTA DEL PANE PROTEGGEREBBE DA CANCRO E MALATTIE CARDIOVASCOLARI
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07. ALTROCONSUMO, DEODORANTI PER AMBIENTE A RISCHIO
08. OLANDA, DA CANDELE CHIESE RISCHI PER I POLMONI
09. IN 5 ANNI RADDOPPIATE LE GUARIGIONI NEI BIMBI
Concorsi e Bandi
Agenda: i prossimi appuntamenti Aiom
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01. RETTO; SU 15 MALATI SPERIMENTAZIONE CON VACCINO/ANSA
Un vaccino curativo per il tumore del colon retto sarà sperimentato su 15 pazienti all'Istituto
dei Tumori di Milano dall'equipe del professor Ermanno Leo, che nell'Istituto è direttore
dell'Unità Ospedaliera Chirurgia Colo-rettale. Ad annunciarlo è stato lo stesso Leo, nominato
recentemente dal ministro della Salute, Girolamo Sirchia, coordinatore nazionale del gruppo di
lavoro per lo screening dei tumori del colon retto. La sperimentazione del vaccino, il primo al
mondo con queste caratteristiche ad essere sperimentato per i tumori del retto, si basa - ha
spiegato il chirurgo - su una precedente scoperta fatta dal gruppo di ricercatori che all'Istituto
dei Tumori fa capo allo stesso Leo e a Giorgio Parmiani: l'individuazione di una proteina,
chiamata 'survivina', che è abbondantemente presente nelle cellule dei carcinomi colo-rettali,
ma non nelle cellule sane. Questa proteina, come indica il nome, permette alle cellule tumorali
di sopravvivere e proliferare, cosa che è stata documentata da uno studio dei ricercatori
milanesi pubblicato su Cancer Research nell'agosto 2003. “Ma è stato successivamente
dimostrato, per il momento solo in vitro - ha aggiunto Leo - che il sistema immunitario dei
pazienti e i suoi linfociti (globuli bianchi specializzati a reagire contro le malattie) possono
riconoscere questa proteina e distruggere le cellule tumorali”. A questo punto Leo ha deciso di
passare alla fase clinica: “non più in vitro, ma sui pazienti”. E' stato perciò programmato uno
studio clinico di vaccinazione in pazienti con recidive localizzate che hanno dimostrato
resistenza all' azione della chemioterapia tradizionale. Si tratta di 15 pazienti in tutto, a cui
verrà somministrato un vaccino costituito da frammenti di survivina e di un altro antigene, il
CEA (o antigene carcino-embrionale), espresso dalle cellule tumorali. “Questi frammenti - ha
spiegato Parmiani - non hanno la possibilità di entrare nella cellula tumorale e aiutarla a
crescere, ma restano al di fuori, facendosi invece riconoscere come elemento estraneo dal
sistema immunitario dell'organismo che mobiliterà i propri linfociti per attaccare e distruggere
tutta la survivina, anche quella dunque espressa dalle cellule tumorali al fine di sopravvivere e
proliferare”. La vaccinazione avverrà in due cicli: il primo durerà un mese; quindi ci sarà una
sospensione, poi un secondo. “I risultati - ha detto Leo - dovremmo poterli avere nel giro di
qualche mese. Forse cinque o sei”. La sperimentazione - hanno avvertito i ricercatori - è
condotta su pazienti che già hanno subito un intervento chirurgico e hanno mostrato una
recidiva non contrastabile con la chemioterapia. Leo non si aspetta la guarigione da questa
prima sperimentazione, “ma almeno un segnale che sia possibile stimolare il sistema
immunitario a reagire contro il tumore”. Il protocollo, approvato dal Comitato scientifico e dal
Comitato etico dell'Istituto dei Tumori, verrà attivato tra poche settimane. Qualora i risultati
siano positivi, la vaccinazione verrà sperimentata su un numero maggiore di pazienti.
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02. STUDI SU NUOVO FARMACO CONTRO CANCRO POLMONE
Una nuova tecnologia per riconoscere i pazienti che rispondono efficacemente a una terapia
mirata contro il tumore polmonare è stata sviluppata presso il Centro Scienze
dell'invecchiamento (Cesi) di Chieti ed è correlata al 'gefitinib'. Si tratta di un farmaco
antitumorale (appartenente alla categoria degli inibitori del recettore tirosin-chinasico per il
fattore di crescita delle cellule endoteliali) dimostratosi particolarmente efficace in questa
patologia e che sarà commercializzato in Italia dal prossimo anno, ma che sembra agire solo su
una minoranza di pazienti. Due studi pubblicati contemporaneamente sulle riviste ''Science'' e
''New England Journal of Medicine'' hanno dimostrato che l'efficacia del farmaco è legata alla
presenza di una particolare mutazione genica nei tumori. Il gene in causa è l' ''epidermal
growth factor receptor'' (Egfr) o recettore per il fattore di crescita delle cellule epiteliali. Nei
pazienti il cui tumore presentava mutazioni di questo gene sono state osservate risposte
clamorose al farmaco, rapida regressione o addirittura scomparsa di forme tumorali in fase
avanzata. La terapia con 'gefitinib' è da considerarsi mirata, in quanto il farmaco esplica un
forte effetto sulle cellule tumorali, ma non sulle cellule dei tessuti normali, privi di mutazione.
Pertanto, il 'gefitinib' ha meno effetti collaterali rispetto alla chemioterapia classica che non
distingue le cellule tumorali dalle altre. A mettere a punto un test per identificare rapidamente
i pazienti in grado di rispondere alla terapia mirata è stato un gruppo di ricerca coordinato dal
professor Antonio Marchetti, attivo presso il Centro di ricerche cliniche del Cesi, gestito dalla
Fondazione ''D'Annunzio'' che è emanazione dell'omonima università di Chieti ed è presieduta
da Franco Cuccurullo, rettore dell'ateneo. Il test diagnostico, rapido e molto sensibile
nell'analisi delle mutazioni del gene Egfr, è stato applicato a una casistica molto ampia (circa
mille casi). I risultati, in pubblicazione sulla rivista di Oncologia Clinica ''Journal of Clinical
Oncology'', hanno dimostrato che se il tumore polmonare si sviluppa in soggetti non fumatori e
con un particolare tipo istologico, ha una probabilità di presentare mutazioni nel 60% dei casi.
Il Centro di ricerche cliniche del Cesi di Chieti, dotato della più recente tecnologia per lo studio
delle alterazioni del genoma, ha quindi la possibilità di effettuare questo tipo di analisi per
coprire le richieste a livello nazionale. Nel 2003 il Cesi è stato riconosciuto dall'Onu struttura di
riferimento per la ricerca, centro di consultazione che opera nella ricerca sui tumori, sulle
malattie cardiovascolari e sulle malattie neurodegenerative, con specifico riferimento alla
popolazione sempre più anziana del mondo occidentale.
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03. SENO, 200 DONNE COLLABORANO A TEST SU RECIDIVE
Per i ricercatori è come cercare un ago nel pagliaio ma la difficile sfida vale la pena di essere
accettata perchè in ballo c'e' la possibilità di prevedere quali donne operate al seno e
considerate quasi del tutto guarite, hanno la possibilità di veder ricomparire la malattia. E'
questo l'ambizioso programma di ricerca che ha preso il via all'ospedale Vannini di Roma al
quale stanno lavorando due chirurghi oncologi che si sono formati nel più prestigioso centro
degli Stati Uniti, il Memorial Sloan Kettering di New York. Il loro obiettivo è di mettere a punto
un test molecolare per valutare con ragionevole accuratezza se una donna operata di tumore
al seno ricadrà nella malattia. Allo studio che ha preso il via tre anni fa hanno dato il proprio
consenso 200 romane che hanno accettato di buon grado di dare con il loro consenso un
contributo alle future donne malate di tumore al seno. L'annuncio è stato dato da Carlo Vitelli e
Lucio Fortunato. “Il nostro obiettivo di ricerca - hanno spiegato Vitelli e Fortunato - e'
identificare quel gruppo di donne che dopo l'intervento di asportazione di un piccolo tumore e
con linfonodi indenni potrebbe vedere dopo anni la recidiva della malattia. Lo studio consiste
nell'identificare nel midollo osseo delle donne operate le cellule che eventualmente sono
sfuggite. E' come cercare un ago in un pagliaio - hanno spiegato - ma grazie a test molecolari
di amplificazione genica (reazione della polimerasi a catena) è possibile scoprire alcuni antigeni
che segnalano la presenza delle cellule malate. In pratica andiamo alla ricerca di cellule
sfuggite dal sistema immunitario e ancora dormienti ma che un giorno potrebbero risvegliarsi”.
“Dai primi dati - ha detto Fortunato - sappiamo che circa l'8% di coloro che hanno nel midollo
osseo cellule malate si sono verificate riprese di malattia a distanza di alcuni anni. Il test - ha
precisato - è ancora assolutamente sperimentale e i dati ottenuti devono essere confermati,
ma la strada intrapresa è promettente”. Un'analoga ricerca (pubblicata tre settimane fa sulla
rivista New England Journal of Medicine) è stata condotta all'Anderson Cancer Center di
Houston dall'italiano Massimo Cristofanilli su un gruppo di 177 donne ma si basa sul test del
sangue periferico. Ora lo stesso ricercatore vuole confrontare i dati ottenuti con quelli dei
colleghi romani. “Quando il tumore è aggressivo - ha spiegato Cristofanilli - le cellule scappano
dalla sede primitiva del tumore e fuggono tramite il sangue e diventano cellule ''nomadi' in
cerca di una nuova casa; nascono così le metastasi segno che il tumore è divenuto più
aggressivo. La misura delle cellule tumorali circolanti predice la risposta al trattamento più
velocemente dei test attuali che si basano soprattutto in radiografie o tac dopo alcuni cicli di
terapia. Questo nuovo metodo permetterà agli oncologi una strategia di cure più precisa a
seconda delle circostanze con una valutazione dell'efficacia dei trattamenti già dopo poche
settimane”. La ricerca degli oncologi romani è particolarmente significativa anche per lo sforzo
che e' stato profuso rispetto ai pochi fondi disponibili. “Abbiamo cominciato il nostro studio con
appena 5 mila euro - ha detto Fortunato - mentre i nostri colleghi americani di Houston hanno
potuto contare su ben altri aiuti finanziari, pari a 1 milione di dollari; ma nonostante questo si
va avanti”.
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04. PROGESTERONE MICRONIZZATO CALA RISCHIO DI TUMORI
Uno studio francese realizzato dall'Istituto Nazionale della Salute e della Ricerca Medica
(INSERM) avrebbe dimostrato che combinare gli estrogeni con il progesterone micronizzato
evita il rischio di cancro nei trattamenti sostitutivi alla menopausa. Confermando le conclusioni
di numerosi studi anglosassoni, secondo i quali i trattamenti ormonali sostitutivi alla
menopausa aumentano la possibilita' di tumori al seno, le ricerche francesi, realizzate su oltre
100.000 donne, indicano un'alternativa: l'utilizzo di progesterone micronizzato creato in
laboratorio grazie a un trattamento che divide la molecola in tre sub particelle. L'utilizzo di
progesterone micronizzato, chimicamente identico al progesterone naturale, nei trattamenti
ormonali sostitutivi alla menopausa non era mai stato oggetto di valutazione. Anche se lo
studio si basa su un breve periodo - inferiore a quattro anni - questo tipo di trattamento
ormonale non sembra far correre particolari rischi. Uno studio americano WHI (Women Health
Initiative) e uno studio inglese MWS (Million Women Study) realizzati nel 2003 avevano messo
in evidenza l'aumento di rischio di cancro al seno nelle donne che ricorrono al trattamento
ormonale in sostituzione della menopausa. All'epoca alcuni ginecologhi francesi avevano
dichiarato di avere delle riserve sui risultati delle ricerche anglossassoni, soprattutto sulla loro
applicabilita' a tutte le popolazioni femminili. Non e' detto - avevano sottolineato gli esperti che in tutti i paesi vengano adottati gli stessi prodotti per questo tipo di trattamento. Lo studio
americano, inoltre, prendeva in considerazione un campione di donne piu' anziane rispetto a
quello analizzato dai francesi. Lo studio inglese, invece, faceva riferimento a un solo
questionario e a due mammografie in tre anni. Le ricerche dell'INSERM - i cui risultati possono
essere consultati sul sito dell'''International Journal of cancer'' - dimostrano che ci sono 95
possibilita' in piu' su 100 che il pericolo cancro al seno aumenti dal 10% al 40% su donne che
scelgono di sottoporsi a trattamenti sostitutivi alla menopausa. Nel campione di donne che ha
invece subito il trattamento con il progesterone micronizzato - secondo i risultati francesi - non
e' stato riscontrato un aumento di rischio cancro.
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05. DALLE UOVA 'COLLA' PER RADIOTERAPIA INTERNA RAPIDA E MIRATA
Radioterapia 'interna' rapida e mirata grazie ad una speciale 'colla' proteica da spalmare
all'interno della mammella, dove è stato rimosso un tumore al seno. Un materiale in grado di
'attrarre' il farmaco radioattivo iniettato e che permette di 'tagliare' i tempi di cura. Basta una
sola iniezione contro i due mesi di sedute necessarie nella terapia tradizionale 'esterna'. Il
nuovo materiale è l'avidina, derivato dalle uova, prodotto per uso umano per la prima volta in
Italia. Ed è sempre italiano, dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano, lo studio che
sperimenterà l'uso di questo sistema alternativo di radioterapia, semplice ed economico,
garantiscono gli esperti. La sperimentazione per il momento riguarderà solo il cancro del seno
“ma si tratta di un sistema - ha spiegato Giovanni Paganelli, direttore della divisione di
medicina nucleare dell'IEO - che potrebbe essere facilmente utilizzato in altre patologie. La
mammella, però, è l'organo più adatto alla sperimentazione perché, operata con il metodo di
Veronesi che toglie solo il tumore, ha un rischio maggiore di recidiva locale. Un dato che non
influenza la prognosi, perché questa recidiva può essere facilmente trattata, ma che comporta
un incredibile stress”. I vantaggi di questa tecnica sono molti: è più economica perché si
utilizzano materiali semplici, ha un minore impatto emotivo per la paziente, non la costringe a
spostamenti. “Si pensi - aggiunge Paganelli - che negli Usa molte donne chiedono la
mastectomia radicale perché gli spostamenti e le assenze dal lavoro sono troppo onerosi. A
scegliere di togliere l'intera mammella, negli Usa, è il 50% di chi deve fare una radioterapia a
70 miglia di distanza dalla propria abitazione, e scende al 25% quando la distanza è inferiore
alle 30 miglia”.
Gli elettroni iniettati, inoltre, “sono meno tossici - spiega Paganelli - di quelli che si inviano con
l'acceleratore nella terapia tradizionale. Perché i Rx hanno un energia che penetra nella
mammella ma che tocca anche il polmone. Mentre in questo caso gli elettroni arrivano nella
sede dell'operazione e restano lì. Quelli non utilizzati si eliminano in poche ore. In fondo è un
sistema simile a quello usato da 50 anni per le terapie alla tiroide, con risultati positivi”. Il
sistema è basato su un concetto semplice “una versione terapeutica del linfonodo sentinella”.
L'avidina, che è 'avida' di vitamina H (biotina radioattiva), l'attrae. E così il radioterapico si
accumula solo nella zona operata. “Si tratta - dice l'esperto - di una trappola per il tumore :
creiamo, insomma, un recettore di vitamina H che l'organismo non ha”. Lo studio è ora in fase
sperimentale all'IEO. “Abbiamo già studiato una decina di pazienti, per creare un modello e
capire come realizzare al meglio la ricerca”. Nel giro di pochi mesi, poi, “faremo un studio
controllato su circa 500 donne: 250 saranno sottoposte alla nuova terapia, altre 250 a quella
tradizionale. E entro tre anni vedremo se ci sono differenze nei risultati ottenuti”. I ricercatori
però hanno pochi dubbi. “Crediamo che non saranno rilevate grosse differenze. Così come è
successo per il linfonodo sentinella, quando la nostra tecnica ha dimostrato che togliendo tutti i
linfonodi o uno solo non cambia il risultato”. Anche in questo caso “non crediamo - conclude che ci saranno differenze nel dare una dose di radioterapia in due mesi o in un solo giorno”.
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06. LA CROSTA DEL PANE PROTEGGEREBBE DA CANCRO E MALATTIE
CARDIOVASCOLARI
La crosta del pane per proteggersi dal cancro e da malattie cardiovascolari. E' quanto emerge
da uno studio condotto da due ricercatori tedeschi, Thomas Hofmann dell'Università di Monaco
e Veronica Faist dell'Istituto di nutrizione umana e scienze alimentari di Kiel, resa nota, in
Italia, dall'ADUC, l'associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori. Nello studio sulle
proprietà del pane l'effetto benefico dell'alimento è attribuito alla formazione di un derivato
della lisina. La lisina è un amminoacido essenziale, presente in molte proteine animali e
vegetali, che favorisce la crescita, la riparazione dei tessuti e la produzione di anticorpi,
ormoni, enzimi. Il nostro organismo non è in grado di produrlo per cui dobbiamo assumerlo
dagli alimenti. Durante la cottura, l'amminoacido lisina si combina con l'amido contenuto nella
farina e forma un derivato, pronil-lisina, presente sulla superficie indurita del pane, la crosta
appunto, in particolare in quello di segale e frumento. Il processo di formazione del derivato
della lisina è favorito da una lunga lievitazione.
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07. ALTROCONSUMO, DEODORANTI PER AMBIENTE A RISCHIO
Deodoranti e profumi per ambienti non rendono l'aria migliore, ma la inquinano. Alcuni di
questi rilasciano sostanze cancerogene, quali benzene e formaldeide e dovrebbero essere
immediatamente ritirati dal mercato. E' quanto emerge da un studio realizzato da
Altroconsumo, e dalle associazioni indipendenti di consumatori partner di Spagna, Portogallo e
Belgio e dal Beuc, Bureau Européen des Unions de Consommateurs. Le prove per valutare
l'impatto sulla salute delle persone e sull'ambiente sono state eseguite su 76 prodotti, di cui 27
presenti sul mercato italiano. Oggi a Bruxelles le associazioni europee di consumatori
commentano i risultati del test, alla presenza di parlamentari europei. Altroconsumo ha
passato in rassegna i profumi per ambienti quali spray tradizionali e concentrati, diffusori gel,
liquidi e elettrici, candele profumate: l'obiettivo era scoprire quali sono le sostanze chimiche
che si respirano in casa quando si utilizzano tali prodotti, valutarne le concentrazioni e i
possibili rischi per la salute, dando anche uno sguardo alle etichette per scoprire quali di
queste informazioni siano veicolate al consumatore. I risultati: sono stati rinvenuti dei
composti organici volatili, cioè sostanze inquinanti e cancerogene quali benzene, stirene, eteri
glicolici o aldeidi. Queste sostanze che si sviluppano in una stanza quando si utilizzano tali
deodoranti sono superiori in concentrazione a quelle misurate in una strada a grande traffico
come Corso Buenos Aires a Milano. Persone sensibili come i bambini, gli asmatici o le donne in
gravidanza non dovrebbero entrare o sostare in ambienti dove sono utilizzati tali prodotti. La
casa, d'altronde, è già il luogo dove ogni giorno si sprigionano una serie di sostanze chimiche
da mobili, vernici, pitture, detergenti: l'effetto accumulo è da scongiurare. Secondo parametri
Usa, un'atmosfera indoor sana è quella in cui la concentrazione di sostanze volatili non supera
la soglia di 200m/m3. In presenza di alcuni deodoranti, Altroconsumo ha misurato dei picchi di
oltre 1000m/m3 di sostanze chimiche. Presenti anche irritanti, in grado di scatenare crisi
respiratorie, allergeni e perturbatori endocrini. Altroconsumo e i partner europei chiedono alla
Commissione europea, che sta lavorando alla proposta di direttiva 'Reach' per la registrazione,
valutazione e approvazione di alcune sostanze chimiche, e ai legislatori nazionali, che tutte le
sostanze chimiche presenti in questi prodotti siano sottoposte a test tossicologici prima che sia
autorizzata la vendita di tali deodoranti per casa; che sostanze irritanti e allergeniche, quando
presenti, siano dichiarate in etichetta; che siano ritirati dal mercato i deodoranti per ambiente
che rilasciano sostanze cancerogene; che sia obbligatoriamente stampata su ogni prodotto la
frase "non utilizzare in presenza di bambini, asmatici e donne incinta"; siano sanzionati e
ritirati i messaggi pubblicitari ingannevoli che dichiarano che tali prodotti 'purificano l'aria'.
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08. OLANDA, DA CANDELE CHIESE RISCHI PER I POLMONI
Recarsi in chiesa sarà anche un bene per l'anima ma presenta seri rischi per il corpo e
soprattutto per i polmoni: lo afferma uno studio dell' Università di Maastricht (Olanda),
pubblicato questa settimana su European respiratory journal. Nel mirino dei ricercatori olandesi
ci sono le candele accese nei luoghi di culto e l'incenso utilizzato durante le funzioni, che
rilasciano quantità “pericolose” di particelle potenzialmente cancerogene. “Dopo una giornata
di candele accese in chiesa - osserva l'autore dello studio, Theo de Kok - abbiamo rilevato che i
livelli di queste sostanze sono venti volte più elevati di quelli registrati in una strada trafficata
di città”. L'entità dei livelli registrati ha sorpreso per primi gli autori dello studio, che hanno
deciso alla fine di renderli noti al grande pubblico: “i risultati erano così incredibili - osserva de
Kok - che abbiamo pensato fosse nostro dovere renderli pubblici”. Le rilevazioni - effettuate
all'interno della cattedrale di Maastricht - hanno indicato che la soglia massima fissata
dall’Unione europea di Pm10 (particelle particolarmente pericolose per l'organismo umano) è
stata superata di venti volte, evidenziando anche la presenza di elevati livelli di idrocarboni
aromatici policiclici e di atomi di radicali liberi conosciuti per essere in grado di avviare processi
cancerogeni. “L'inquinamento da particelle sottili - secondo lo studio - che abbia luogo in
ambienti chiusi o all'aperto, rappresenta un pericolo per la salute dei polmoni e può causare
malattie respiratorie quali l'enfisema e la bronchite”. “I livelli di esposizione sono preoccupanti
non tanto per i fedeli e per chi frequenta le funzioni, che sono esposti occasionalmente osserva lo studio - quanto per i sacerdoti, i cantanti dei cori e per chi in generale lavora nelle
chiese, che può essere esposto a lungo a questi agenti”. De Kok invita a cercare alternative
all'uso di candele vere, riducendone il numero, migliorando la ventilazione o utilizzando quelle
finte, già diffuse in molti luoghi di culto per preservare le condizioni delle opere d'arte
conservate nelle chiese. Il medico olandese ha già in programma di lanciare uno studio per
verificare se sacerdoti, preti e monaci tendono ad essere più afflitti da malattie respiratorie e
dei polmoni rispetto al resto della popolazione.
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09. IN 5 ANNI RADDOPPIATE LE GUARIGIONI NEI BIMBI
Ogni anno in Italia si registrano 1.356 nuove diagnosi di tumori del sangue in pazienti di età
compresa tra zero e 15 anni ma in soli cinque anni sono più che raddoppiate le possibilità di
guarigione: dal 30 al 66%. E, come dimostrano i dati presentati ad un convegno organizzato
dall' Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (AIEOP), le prospettive per il
futuro sono ancora più incoraggianti dato che si prevede un ulteriore miglioramento di cinquedieci punti percentuali nei prossimi 10 anni. “Fino al 1998 - ha spiegato Franco Locatelli,
presidente dell' AIEOP - i bambini che si ammalavano di leucemia linfatica acuta e non
rispondevano alla chemioterapia tradizionale avevano il 30% di possibilità di guarigione
ricorrendo al trapianto di midollo. Oggi le probabilità sono raddoppiate grazie ai progressi della
diagnostica e ad un perfezionamento delle tecniche per stabilire la compatibilità con un
donatore e quindi rendere più efficaci i trapianti”. L'esperienza è positiva anche per quanto
riguarda la terapia farmacologica che si dimostra più efficace rispetto ai risultati nei pazienti
adulti. I farmaci sono gli stessi ma i bambini ed i ragazzi reagiscono meglio alla chemioterapia
e la tollerano di più, per cui è possibile somministrare doti di trattamento più intense ed
aumentare in questo modo l’efficacia complessiva della terapia. Proprio alla luce di questi dati
è importante che i pazienti in età pediatrica vengano trattati in maniera diversa dagli adulti, in
reparti appositi e con protocolli specifici. Se questo accade per i bambini piccoli, purtroppo non
avviene in molti giovani adolescenti che vengono seguiti nei reparti per adulti, mentre,
secondo gli esperti dell' AIEOP, si dovrebbe stabilire una volta per tutte il limite dei 18 anni
come spartiacque fra l' età pediatrica e quella adulta anche in medicina. “Uno studio - dice
ancora Locatelli - pubblicato di recente sul Journal of clinical oncology ha dimostrato che i
pazienti in età compresa tra i 14 e i 18 anni hanno il 25% in più di possibilità di guarigione se
seguiti nei reparti pediatrici con protocolli validati per i bambini rispetto ad un gruppo di
pazienti della stessa età ricoverati in reparti per adulti. Non ci sono dubbi che la patologia
oncologica adolescenziale dovrebbe essere affidata ai reparti pediatrici”.
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Concorsi e bandi
PREMIO DI RICERCA: IL RUOLO DEGLI ANALOGHI DELLA SOMATOSTATINA NELLA
GESTIONE DELLE MALATTIE NEUROENDOCRINE
Italfarmaco bandisce 2 premi di ricerca clinica da assegnare a Laureati in Medicina e Chirurgia
di età non superiore a 40 anni, operanti presso Strutture Sanitarie del nostro Paese.
I premi saranno dell’importo di 5.000 € cadauno.
Verranno premiati i due lavori originali che avranno prodotto i risultati più interessanti in tema
di miglioramento della prognosi e della terapia del paziente affetto da patologia
neuroendocrina.
I lavori saranno valutati da una apposita commissione costituita da sei membri specialisti in
Endocrinologia ed in Oncologia (Prof. A.Angeli, Prof. E.Ghigo, Prof. A.Giustina, Dr. R.Labianca,
Prof. G.Lombardi, Prof. E.Martino) e da un Rappresentante dell’Azienda.
Scadenza 30 giugno 2005
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MANAGEMENT IN ONCOLOGIA
Nuovo insegnamento nella formazione universitaria dei medici. La Scuola di Specializzazione in
Oncologia dell’Università di Padova, diretta dal Prof. Alberto Amadori, ha inserito come
insegnamento “Il Management in Oncologia”. Scopo della nuova introduzione - la prima in
Italia - è rendere più completa la formazione degli specializzandi integrandola con
elementi manageriali, soprattutto alla luce delle nuove terapie biologiche fortemente
impegnative anche sul versante economico.
Per informazioni, contattare la Segreteria al tel 049.8215804. E-mail:[email protected]
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AGENDA: I PROSSIMI APPUNTAMENTI AIOM
Le segnalazioni che ci perverranno delle iniziative locali Aiom verranno pubblicate in questo
spazio
XIV CONGRESSO NAZIONALE SIURO (SOCIETÀ ITALIANA DI UROLOGIA
ONCOLOGICA)
MAIN TOPIC: LE NEOPLASIE DEL RENE E DEL SURRENE
Trieste, 9-12 dicembre 2004 – Palazzo dei Congressi (Stazione Marittima)
Segr. Scientifica: 051.6362421 – [email protected]
Segr. Organizzativa: 051.235993 – [email protected]
IL CARCINOMA DELLA PROSTATA
Genova, 18-19 Febbraio 2005 – Salone Congresso Ente Ospedaliero Ospedale Galliera – Via
Volta, 8
Info: Francesca Marangoni (European School of Oncology) – Tel. 02.43359611 –
[email protected]
Info: Alessandra Vagge (E.O. Ospedali Galliera) – Tel. 010.5634863 –
[email protected]
3RD INTERNATIONAL CONFERENCE
FUTURE TRENDS IN THE TREATMENT OF BRAIN TUMORS
Padova, 11-12 Marzo 2005 - Aula Morgagni , Policlinico Via Giustiniani, 2
Chairperson: Alba A. Brandes, GICNO - Gruppo Italiano Cooperativo Neuro-oncologia
Segreteria organizzativa: Studio E. R. Congressi: 051.4210559 [email protected]
Per scaricare la locandina clicca qui
MASTER UNIVERSITARIO DI I LIVELLO IN INFERMIERISTICA IN ONCOLOGIA E CURE
PALLIATIVE - A.A. 2004/05
Università degli Studi di Udine Facoltà di Medicina e Chirurgia Laurea in Infermieristica
Consorzio Universitario del Friuli
Direttore del Master: Alfonso Colombatti
Iscrizioni e informazioni: Tel. 0432/556680 – Fax 0432/556700 e-mail:
[email protected]
Direzione Didattica: Tel. 0432/590928 – Fax 0432/590918 e-mail: [email protected]
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ALTRI APPUNTAMENTI SONO DISPONIBILI SUL SITO DELL’AIOM ALLA PAGINA
http://www.aiom.it/news/news.asp
Supplemento ad AIOM Notizie – Direttore Responsabile Mauro Boldrini - Redazione: Gino Tomasini, Carlo
Buffoli
Consulenza scientifica: Alain Gelibter (Divisione Oncologia Medica “A” Istituto Regina Elena di Roma), Laura
Milesi (U.O. Oncologia Medica, Ospedali Riuniti di Bergamo)
Editore Intermedia - Reg. Trib. di BS n. 35/2001 del 2/7/2001
Intermedia: Via Costantino Morin 44 Roma Tel. 06.3723187- Via Malta 12/b Brescia Tel. 030.226105
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Questa pubblicazione è resa possibile da un educational grant di Roche – innovazione per la salute
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