Processo di socializzazione Fin dalla nascita il bambino è inserito all’interno di una rete di relazioni sociali che coinvolge molte persone differenti, ognuna delle quali esercita una precisa influenza sul suo sviluppo Processo di socializzazione Natura delle relazioni • non sono percepite ma vengono desunte da interazioni coerenti nel tempo (continuità) • sono più della somma delle interazioni di cui sono composte • sono bidirezionali • non sono isolate da altre relazioni rete • sono inserite in una serie di livelli di complessità crescente (dai processi fisiologici individuali alla società) Processo di socializzazione Situare lo sviluppo psicologico nel contesto sociale sottolinea l’impossibilità di separare l’individuo dalla rete di relazioni in cui vive e attribuisce alla capacità di “stare insieme” un ruolo fondamentale nello sviluppo RELAZIONI contesto in cui si sviluppano tutte le funzioni psicologiche del bambino sociogenesi dei processi mentali sviluppo inteso come un’impresa congiunta Processo di socializzazione Brofenbrenner (1992): « Le caratteristiche di una persona in un determinato momento della sua vita sono una funzione congiunta delle caratteristiche della persona e dell’ambiente lungo il corso della vita di quella persona fino a quel determinato momento» Processo di socializzazione Non si può limitare l’osservazione esclusivamente alla relazione madre-bambino 2 fonti di influenza principali: ● quelle provenienti dall’interno della famiglia ● quelle provenienti dall’esterno Nella prima fanciullezza si amplia lo spazio di vita (Lewin C = f (P, A): luoghi, situazioni accessibili alla persona; interrelazione persona-ambiente) grazie a motricità, linguaggio, scuola dell’infanzia Contesti di sviluppo Ecologia dello sviluppo Bronfenbrenner Ecologia dello sviluppo Teoria dei sistemi ecologici ● Ambiente ecologico (diverse condizioni tra loro interconnesse) Microsistema: dove le unità interpersonali minime costituite da diadi si rapportano al loro interno e con altre diadi pattern organizzato di interazioni dirette, attività condivise, ruoli e regole, che si attuano per lo più entro luoghi definiti (es. famiglia, scuola) Mesosistema: si riferisce a due o più contesti cui l’individuo partecipa direttamente in modo attivo ed alle loro interconnessioni “sistema di microsistemi” (es. famiglia + nido; coetanei + famiglia) Ecologia dello sviluppo Teoria dei sistemi ecologici Esosistema: interconnessione tra due o più contesti sociali, almeno uno dei quali è esterno all’azione diretta dell’individuo connessione microsistema e ambiente esterno (es. famiglia + lavoro dei genitori) Macrosistema: istituzioni sociali, cultura, valori della società (es. politiche scolastiche) lo sviluppo dell’individuo risente delle opzioni disponibili in una determinata cultura, nel momento storico dato Il sistema familiare La famiglia come unità di base nell’ambito della quale il bambino fa esperienza delle relazioni e viene introdotto alla convivenza sociale ORGANIZZAZIONE COMPLESSA Teoria dei sistemi (Sameroff, 1983) Il sistema familiare La famiglia come sistema aperto scambia continuamente informazioni al suo interno e con l’esterno ● Principio di globalità La famiglia NON coincide con la somma delle parti non è un semplice aggregato delle caratteristiche dei suoi componenti e delle relazioni tra i suoi componenti. Possiede caratteristiche quali la coesione e l’atmosfera emotiva che non riguardano i livelli degli individui e delle loro relazioni Il sistema familiare La famiglia come sistema aperto ● Principio di integrità dei sottosistemi I sistemi complessi sono costituiti da sottosistemi tra loro interconnessi. Le relazioni stesse possono essere considerate sottosistemi. Famiglia non solo le relazioni tra due membri sono sottosistemi ma anche le relazioni tra relazioni sono tali (genitori vs figli). Il sistema familiare La famiglia come sistema aperto ● Principio di circolarità dell’influenza All’interno di un sistema il pattern dell’influenza è circolare e non lineare! Tutte le componenti sono reciprocamente dipendenti cambiamento che avviene a un livello ha effetti su tutto il sistema. Lo stesso bambino viene concepito come dotato di un ruolo attivo, capace di influenzare e di essere influenzato Il sistema familiare La famiglia come sistema aperto ● Stabilità e cambiamento I sistemi familiari sono sistemi aperti ovvero sono influenzati da stimoli esterni. Un evento esterno che colpisce una componente del sistema (fallimento azienda e conseguente licenziamento) ha effetti su tutti i livelli del sistema. Il sistema familiare INTERCONNESSIONE DELLE RELAZIONI - ESEMPIO Qualità del rapporto coniugale e sviluppo del bambino Numerosi studi evidenziano che la qualità del rapporto coniugale risulta associata a diversi aspetti dello sviluppo come la qualità dell’attaccamento, l’apprendimento del bambino, il controllo degli impulsi e la maturità emotiva. I bambini vanno incontro ad uno sviluppo favorevole perché i loro genitori vanno d’accordo … i comportamenti dei genitori sono quindi causa dello sviluppo del bambino (effetto) Il sistema familiare D’altra parte… Le caratteristiche del bambino, presenti fin dall’inizio (ex. disabilità, ma anche difficile temperamento), possono influenzare le abilità di accudimento dei genitori e contemporaneamente avere un effetto sulla qualità del legame della coppia genitoriale. Ripercussioni sull’atmosfera familiare e di conseguenza sullo sviluppo del bambino stesso DIFFICILE STABILIRE RELAZIONI DI CAUSA E EFFETTO La famiglia tradizionale • diminuzione matrimoni • aumento % divorzi/separazioni • aumento % famiglie monogenitoriali • aumento occupazione femminile • aumento età media genitori • appiattimento delle differenze di genere nella genitorialità • aumento famiglie omogenitoriali, nazionalità miste • PMA Il sistema familiare Tipi di famiglia e sviluppo del bambino ● Occupazione della madre: no a modelli di causa-effetto. L’impiego delle madri è inserito nel contesto di molte altre variabili che concorrono a creare differenti esiti. Ad esempio la motivazione che guida l’occupazione materna, il tipo di occupazione, il supporto sociale/economico della famiglia sono tutti fattori da tenere in considerazione. ● Famiglie monogenitoriali: da semplici confronti punteggi più scarsi in competenza sociale, idea di Sé, prestazioni scolastiche importanza di altre condizioni associate (maggiore fragilità economica, stress, età del genitore, frequenza di contatto con altro genitore) Il sistema familiare Tipi di famiglia e sviluppo del bambino ● Uomini come figure genitoriali principali (importanza del tipo di relazione instaurata) ● Coppie omosessuali risultati concordi: no differenze nel funzionamento intellettivo, sociale, emotivo…anzi maggiore coesione e calore genitoriale rispetto a genitori eterosessuali a causa della forte motivazione. ● Divorzio (assenza di uno dei genitori, conseguenze socioeconomiche, conflitto coniugale) La struttura della famiglia ha un ruolo molto meno significativo rispetto al suo funzionamento Tipi di relazioni Distinzione (non assoluta) tra due tipi principali di relazione che il bambino instaura nel corso del suo sviluppo (Hartup, 1989) Relazioni verticali (o complementari) Relazioni orizzontali (o reciproche) Relazioni verticali Sono quelle che si formano tra il bambino e una persona che possiede una conoscenza e un “potere sociale” superiori ai suoi Le funzioni principali sono quelle: - di fornire sicurezza e protezione (es. legami di attaccamento) - di permettere di acquisire conoscenze e capacità (es. relazione insegnantebambino) Relazioni orizzontali Sono quelle che il bambino intrattiene con individui che possiedono lo stesso grado di potere sociale Sono di tipo paritario ed i ruoli possono essere invertiti poiché i due elementi della coppia hanno, potenzialmente, le stesse capacità La funzione principale è quella: - di permettere di acquisire abilità che possono essere apprese solo tra pari (es. cooperazione, competizione) Interazione adulto-bambino e bambino-bambino Ipotesi 1 Fanno riferimento a 2 sistemi diversi e indipendenti Madre-bambino: • + comportamenti prossimali (contatto fisico, prossimità, toccare) Tra bambini: • + comportamenti distali (sguardi, sorrisi, vocalizzi) • + attenzione “rivolta verso” ma meno iniziative sociali Interazione adulto-bambino e bambino-bambino Ipotesi 2 Pur assolvendo funzioni diverse, sono caratterizzate da ampie somiglianze di base (condividono pattern paralleli di sviluppo) i bambini, pur differenziando i due tipi di partner, mantengono una certa similarità di comportamento Interazione adulto-bambino e bambino-bambino Ipotesi 3 Sono caratterizzate da una relazione sequenziale l’interazione adulto-bambino funge da precursore all’interazione tra pari e la modella (funzione di scaffolding) I rapporti tra coetanei Il bambino: definisce il proprio ruolo in relazione agli altri (Sé) sviluppa la propria sensibilità verso ciò che è importante per gli altri acquisisce abilità di tipo fisico e cognitivo sempre più complesse (es. comportamento di gioco, problem solving) I rapporti tra coetanei La proporzione delle interazioni sociali con gli altri bambini e con gli adulti cambia con l’età diminuzione degli scambi indirizzati agli adulti anche nel contesto del nido si osserva, nel tempo, un incremento del ricorso ai pari I rapporti tra coetanei La distinzione concettuale tra adulto e bambino viene acquisita precocemente Anche a livello comportamentale si osservano delle differenziazioni in funzione del target maggiori reazioni positive di fronte ad un bambino estraneo vs. adulto differenze di contenuto degli scambi (dipendenza del bambino vs. controllo dell’adulto) Sviluppo delle interazioni tra pari -Primo anno2 mesi capacità di orientarsi verso i pari e prestargli attenzione 3-4 mesi attività di reaching e il toccare 6 mesi vocalizzi e sorrisi 10 mesi capacità di muoversi carponi attività di “inseguimento” esplorazione reciproca (“oggetto” interessante) incremento della capacità di accompagnare lo sguardo vs. l’altro al sorriso e al reaching. attività coordinate Sviluppo delle interazioni tra pari -Primo annoI comportamenti interattivi emergono secondo un ordine piuttosto costante: guardare reaching/toccare atti coordinati Gli scambi sociali sono poco frequenti anche in situazioni di stretta vicinanza tra bambini La maggior parte dei comportamenti messi in atto per iniziare uno scambio rimangono senza risposta. Gli avvicinamenti non reciproci sono molto frequenti prima dei 12 mesi (47% Vandell et al. 1980) Sviluppo delle interazioni tra pari -Secondo annoLe capacità di interazione tra pari rimangono rudimentali MA si osservano cambiamenti sia quantitativi che qualitativi Tra i 10 e i 24 mesi NON si osservano differenze significative rispetto: al grado di attenzione rivolto ai pari alla frequenza dei contatti distali (sorrisi e vocalizzi) ai contatti fisici Sviluppo delle interazioni tra pari -Secondo annoTUTTAVIA aumentano gli scambi che implicano l’utilizzo simultaneo di oggetti e il coinvolgimento nel gioco aumentano le azioni coordinate accompagnate dallo sguardo ad un altro bambino aumentano gli scambi reciproci (di due unità o più) diminuiscono gli scambi con la madre Sviluppo delle interazioni tra pari -Secondo annoDA SOTTOLINEARE la maggior parte degli scambi interattivi possono essere considerati neutri da un punto di vista emotivo TUTTAVIA gli scambi connotati da affetto positivo/negativo risultano più frequenti rispetto al primo anno di vita importante cambiamento qualitativo Sviluppo delle interazioni tra pari -Periodo prescolareLe sviluppate abilità comunicative e cognitive dei bambini modificano sostanzialmente le interazioni tra pari. • possibilità di comunicare significati • possibilità di condividere esperienze e conoscenze • possibilità di interagire contemporaneamente con più partner sociali Sviluppo delle interazioni tra pari -Periodo prescolareCorrelazioni positive tra età e partecipazione sociale • gli scambi sia positivi che negativi aumentano come pure gli scambi sociali di natura diadica e in gruppo • le interazioni positive sono più frequenti di quelle negative MA • i comportamenti altruistici sono ancora poco frequenti Sviluppo delle interazioni tra pari -Periodo prescolareSCAMBI NEGATIVI Passaggio dall’aggressione fisica a quella verbale abbandono dei comportamenti inefficaci I litigi diventano via via più lunghi, meno frequenti, meno centrati sugli oggetti Sviluppo delle interazioni tra pari -Periodo prescolareCOORDINAZIONE SOCIALE aggiustamenti del parlante in funzione dell’età di chi ascolta collaborazioni in situazioni di problem solving spostamento da attività unidirezionali ad attività associative nel gioco attività di gruppo Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Grado di coinvolgimento sociale Parten (1932): classificazione delle attività infantili in base al grado di partecipazione sociale implicato Attività non sociali non far nulla, giocare da soli, guardare (fino 3-4 anni) 1. Gioco parallelo 2. Gioco associativo 3. Gioco cooperativo Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Grado di coinvolgimento sociale 1. Gioco parallelo Giocare vicino ad altri ma indipendentemente. Il gioco dei bambini è accomunato per l’utilizzo dello stesso tipo di gioco o per la condivisione di uno spazio comune (puzzle, disegno etc.) Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Grado di coinvolgimento sociale 2. I bambini svolgono Gioco attività uguali o simili associativo rivolgendo interesse al carattere comune dell’azione. I bambini conversano, si scambiano oggetti ma la partecipazione del singolo non è essenziale. Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Grado di coinvolgimento sociale 3. Gioco organizzato in Gioco cui i partecipanti cooperativo rivestono ruoli diversi necessari alla costruzione di un’attività complessa. Sentimento di «essere insieme». Figura del Leader Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Ricerca recente ● le forme di gioco emergono nell’ordine indicato da Parten, ma NON sono stadi ● gioco parallelo, un tempo considerato egocentrico, ha invece la funzione di facilitare l’avvio di giochi di tipo 2. e 3. (incapacità di pianificare interamente un’attività comune, in anticipo) ● giocare da soli è negativo solo se il bambino cerca di inserirsi nel gruppo senza riuscirvi, fa giochi ripetitivi adatti ad un’età inferiore alla sua Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Che cos’è un gruppo? ● In senso ampio è una categoria sociale (persone che non si sono mai viste ma che condividono il senso di appartenenza ad un corpo comune) ● In senso più circoscritto è un insieme di persone che si conoscono direttamente e che hanno rapporti protratti nel tempo (gruppo faccia a faccia o piccolo gruppo) da 3 a 30 persone = piccolo gruppo 2 persone = diade Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Che cos’è un gruppo? ● Diversamente dalla diade nel gruppo possono esserci: sottogruppi o coalizioni (strutture interne al gruppo) dissensi e conflitti (di un’intensità non possibile in una diade, perché porterebbero alla sua dissoluzione) ● Il gruppo si distingue da aggregazioni casuali per: obiettivi condivisi norme di comportamento (anche tacite cui ci si aspetta che ognuno si adegui) strutture (modalità di relazione relativamente stabili tra i membri affettive, di potere, di ruolo) Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Studi anni ’30 e anni ’70: i prescolari non formano veri gruppi, si aggregano in modo epidermico (aggregazioni funzionanti in modo casuale) Ricerche etnografiche: i bambini mostrano segni di appartenenza a un gruppo sociale diverso da quello degli adulti (basi innate del comportamento sociale) Strayer: studi osservativi delle interazioni ● a 2-3 anni forme embrionali di articolazione in gruppi ● verso i 5 anni vere e proprie strutture: - affiliative - gerarchiche Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Affiliativi 1. Prossimità 2. Orientamento sociale 3. Contatto fisico 4. Gesti posturali Altruistici 1. Attività relative a oggetti 2. Attività cooperative 3. Attività di aiuto Aggressivi 1. Attacco fisico 2. Gesti di minaccia 3. Conflitto competitivo 4. Gesti di sottomissione 5. Assenza di risposta Rivolti verso compagni particolari; le preferenze, se contraccambiate, possono dare origine a cricche Rivolti a bambini superiori gerarchicamente, servono a inibire l’aggressività dei più forti verso i più deboli Danno origine a una struttura gerarchica di dominanza che ha un effetto regolatore dell’aggressività per evitare i conflitti più impari Il gruppo dei compagni nella scuola dell’infanzia Strutture di affiliazione Il gruppo dei pari in età scolare Sociometria di Moreno Ricostruisce la struttura affettiva dei gruppi con varie tecniche Nomina dei pari Ranking completo • • • • Bambini popolari socialmente competenti rispettano le norme sociali propongono attività piacevoli aiutano i compagni Bambini isolati • “invisibili” ai compagni • sanno leggere i bisogni altrui, ma non attuano comportamenti prosociali •Popolari •Rifiutati •Isolati •Controversi •Intermedi Bambini rifiutati • difetti fisici • difficoltà scolastiche • comportamenti aggressivi e distruttivi Il gruppo dei pari in età scolare 2 e 4: bambini popolari 1 e 6: bambini isolati 3, 5 e 7 : bambini in fascia intermedia Comportamenti aggressivi Tipologie Diretta Distinzione in base a forma e funzione fisica o verbale Indiretta deridere, escludere (8,11 e 15 anni + diffusa tra le femmine) Ostile volta a far del male all’altro Con l’età si riducono le azioni aggressive 1 anno 3.5 anni 50% 17% (non si riduce ma si modifica nel corso dello sviluppo per forma: fisica verbale indiretta) Strumentale finalizzata a un obiettivo (tra i 4 e i 7 anni si riduce progressivamente) Comportamenti aggressivi Tipologie Distinzione in base a presenza di componenti di attivazione fisiologica (arousal) Reattiva risposta ad un’interazione percepita come ostile, frustrante ( incremento dello stato di attivazione) Proattiva iniziative personali non attuate in risposta a condotte altrui (bassi livelli di arousal; aggressioni di tipo strumentale, comportamento prepotente) Comportamenti aggressivi Spiegazione della condotta aggressiva Osservazione; imitazione; rinforzo vicario Modello Social Information Processing Step di analisi dei comportamenti degli altri (nel corso di un’interazione): • • • • • • codifica dei segnali sociali interpretazione dei segnali (intenzionali? casuali? quali fini?) classificazione degli scopi da perseguire (conciliazione? imposizione?) esame delle possibili risposte da dare decisione della risposta da dare messa in atto della risposta Disfunzioni in queste fasi possono generare diversi tipi di condotte aggressive. Stato emotivo può incidere sul processo di analisi. Comportamenti aggressivi Il bullismo Ampiamente diffuso nell’infanzia e nella pre-adolescenza; fenomeno complesso che riguarda sempre almeno due poli in interazione tra loro relazione di abuso sistematico di potere di un individuo (il bullo) su un’altro (la vittima) ● intenzionalità delle prepotenze (attacchi voluti e mirati a infliggere un danno fisico o psicologico) ● reiterazione delle prevaricazioni (si ripetono nel tempo provocando una cristallizzazione dei ruoli di bullo e vittima) ● squilibrio di potere fisico, psicologico, sociale tra prevaricatore e vittima Comportamenti aggressivi Il bullismo Comportamenti aggressivi Il bullismo La condotta bullistica si configura come una modalità di aggressione proattiva che si può esprimere come: bullismo diretto attacchi fisici o verbali espliciti bullismo indiretto esclusione sociale, manipolazione delle reti amicali, diffusione di racconti falsi Diversi Ruoli condotta di gruppo (35-40% dei casi) • Aiutante del bullo (partecipa attivamente alla prepotenza) • Sostenitore del bullo (manifesta un’approvazione esplicita delle prevaricazioni; rinforza la condotta del bullo) • Difensore della vittima (sostiene il compagno prevaricato a livello emotivo o comportamentale) • Bystander (esterno; evita un suo coinvolgimento diretto, favorendo, con il suo comportamento inattivo, il diffondersi delle prepotenze) Comportamenti aggressivi Il bullismo Caratteristiche del bullo (7 anni) ● Teoria della mente di secondo ordine forme di prevaricazione indiretta difficilmente rilevabili ● Buone competenze narrative ● Livelli più elevati di machiavellismo ● Livelli di autostima nella media ● Buon senso di autoefficacia rispetto alla messa in atto di azioni prepotenti ● Atteggiamento positivo nei confronti della violenza come mezzo per affermarsi entro il gruppo Comportamenti aggressivi Il bullismo Caratteristiche delle vittime ● passive bambini timidi e insicuri ● provocatrici bambini che assumono comportamenti involontari di provocazione, associando a modelli di comportamento ansioso, modelli di condotta aggressiva, prevalentemente reattiva (possono assumere il doppio ruolo) Presentano lievi incompetenze nelle abilità di riconoscimento delle emozioni (rabbia); livelli di autostima più bassi; un locus of control più esterno in particolare per il dominio delle relazioni tra pari; sono poco accettate dai compagni che sono meno disponibili a prestare loro soccorso Comportamenti aggressivi Il bullismo Origine dei fenomeni di bullismo ● caratteristiche dei sistemi familiari (> diffusione stili educativi permissivi o autoritari, > freddezza affettiva nell’infanzia, > ricorso a metodi di punizione violenti, bassi livelli di coesione familiare) ● presenza di biases disfunzionali dei processi attributivi (tendenza ad attribuire i comportamenti di prevaricazione più a fattori contestuali che a disposizioni stabili individuali) presentano repertori meno ampi di strategie non aggressive per la risoluzione di conflitti ● carenti capacità di condivisione empatica delle emozioni