6 DENTAL TRIBUNE TeknoScienza Anno II n. 5 - Maggio 2006 Italian Edition Riabilitazione implantoprotesica in un paziente edentulo HIV positivo (con follow-up di 3 anni) Negli ultimi anni la diagnosi precoce di infezione da HIV e l’introduzione delle moderne terapie antiretrovirali hanno mutato la morbidità e la qualità di vita dei pazienti sieropositivi: miglioramenti che spingono i soggetti HIVpositivi a richiedere sempre più spesso cure odontoiatriche. In letteratura solo pochi articoli si occupano di HIV e impianti dentali. Scopo del presente lavoro è presentare un “case report” di una riabilitazione implantare mandibolare e mascellare in un paziente edentulo HIVpositivo, un uomo di 47 anni, positivo per infezione da HIV e HCV, riabilitato con protesi fissa avvitata tipo Toronto su 5 impianti nella zona intraforamina della mandibola e con overdenture ritenuta da barra su 4 impianti nel mascellare superiore. A 36 mesi di follow-up nessun impianto è stato perso, tutte le 9 fixture sono clinicamente e radiograficamente osseointegrate, gli impianti mandibolari mostrano valori ISQ > 65 e una media aritmetica di 68,7 ISQ. In accordo con i dati presenti in letteratura, la riabilitazione implantare può essere presa in considerazione nei pazienti HIV positivi specialmente nelle prime fasi dell’infezione, con bassa immunodepressione e rischio di complicazioni limitato. Fig. 1 - Visione frontale del paziente. Riduzione della dimensione del terzo inferiore del viso. Per infezione da HIV si intende quella da virus dell’immunodeficienza umana di tipo 1 o 2. Clinicamente è caratterizzata da un periodo asintomatico di durata variabile (in media 8-10 anni), seguito da episodi ripetuti di patologie di crescente gravità man mano che si riducono le difese immunitarie. Il tipo di patologia dipende in gran parte dall’area geografica, dalla disponibilità di farmaci antiretrovirali e dalla profilassi delle infezioni opportunistiche. Secondo le stime della diffusione su scala mondiale, si ritiene che, al dicembre 1999, circa 50 milioni di soggetti siano stati infettati da HIV, circa 16 milioni siano morti in conseguenza dell’infezione e 16.000 nuove infezioni avvengano ogni giorno. In Italia, al 30 giugno 2000, sono stati notificati 46.534 casi di AIDS, mentre il numero stimato di soggetti HIV sieropositivi è di 104.000 (aggiornamento dei casi di AIDS notificati in Italia al 30 giugno 2000 1). Il fattore di rischio principale per l’infezione da HIV è costituito dai rapporti eterosessuali od omosessuali non protetti. In assenza di trattamento, circa il 50% dei soggetti con infezione da HIV va incontro a progressione di malattia e morte per AIDS in circa 10 anni 2 . Recentemente la diagnosi Fig. 2 - L’ortopantomografia mostra le condizioni orali del paziente al momento della prima visita. Gli elementi 3.3 e 3.4 sono stati mantenuti per stabilizzare la protesi parziale rimovibile inferiore prima del posizionamento degli impianti. precoce di infezione da HIV e l’introduzione delle moderne terapie antiretrovirali hanno mutato la morbidità e la qualità della vita dei pazienti sieropositivi. Questi miglioramenti li spingono a richiedere sempre più spesso cure odontoiatriche per ripristinare una buona funzione masticatoria, presupposto per mantenere un buon livello di difese immunitarie, e per migliorare la qualità di vita mediante il recupero estetico 3. Per contro, è ben documentato il rischio di discriminazione per tali pazienti ad accedere alle terapie odontoiatriche. Il ri- schio di infezione crociata per il personale o per gli altri pazienti dello studio è una delle motivazioni più frequentemente riportata. E’ bene ricordare come l’HIV abbia una resistenza all’inattivazione inferiore a quella dell’HBV. Le normali procedure di sterilizzazione nei confronti del virus dell’epatite B sono pertanto sufficienti a controllare il rischio di infezione negli ambulatori. Per l’equipe medica è importante adottare le misure di barriera (guanti chirurgici, camici monouso, occhiali o schermi, mascherine e cuffiette) rese obbligatorie dal Fig. 4 - Il trasduttore del dispositivo Osstell è stato posizionato per valutare la stabilità implantare attraverso l’analisi della frequenza di risonanza. Fig. 3 - 5 impianti Brånemark System sono stati posizionati nella regione intraforamina della mandibola. I pilastri di guarigione sono stati avvitati alla fine dell’intervento per permettere una guarigione non sommersa. DM Sanità 28/10/90. Se si considera che la prevalenza delle malattie infettive ematogene (HBV, HCV, HIV) è del 2% e che la maggior parte dei soggetti non è a conoscenza del proprio stato sierologico, è evidente come ogni odontoiatra è destinato a trattare pazienti a rischio infettivologico senza saperlo. In letteratura, pochi articoli si occupano di HIV e impianti dentali 4-8. Alcuni Autori sostengono che l’implantologia sia un trattamento predicibile a breve termine nei pazienti HIV-positivi 7. Altri ritengono che il numero esiguo di lavori scientifici pubblicati sull’argomento costituisca un’insufficiente Evidence Based Medicine 8. Scopo del seguente lavoro è quello di presentare un caso di riabilitazione implantoprotesica in un paziente edentulo HIV positivo. Materiali e metodi Viene presentato il caso di G.M., di anni 47, in cura dal gennaio 1997 per infezione da HIV e HCV. La diagnosi di immunodeficienza venne formulata dopo la risoluzione di una polmonite da Pneumocistis Carinii. à pagina 7 Fig. 5 - Consegna della protesi tipo Toronto con struttura in titanio realizzata con tecnica CAD-CAM. DENTAL TRIBUNE TeknoScienza Italian Edition ß Anno II n. 5 - Maggio 2006 pagina 6 Le cure iniziali prevedevano una terapia antiretrovirale (HAART: Higly active antiretroviral therapy) con nucleosidi inibitori della trascrittasi inversa (Zidovudina 300 mg ev, Lamivudina 150 mg ev) e un inibitore delle proteasi (Indinavir 800 mg im). Nell’autunno del 2001 il paziente giunse alla nostra osservazione per cure odontoiatriche (Fig. 1). Sebbene ancora sottoposto a terapia antiretrovirale (Zidovudina 300 mg ev, Lamivudina 150 mg ev, nevirapina 200 mg ev), la conta dei linfociti CD4+ era 912/ml (v.n. 560-1440/ml) e l’HIV-RNA, che rappresenta la carica virale, non era rilevabile (< 50 copie/ml). L’immunodeficit HIV correlato, inizialmente molto grave, risultava quindi regredito. All’esame obiettivo intraorale le mucose apparivano di aspetto normale, la salivazione buona, assente la linfoadenopatia cervicale. Il paziente era portatore di uno scheletrato inferiore, che mal tollerava 9, ed esprimeva il desiderio di essere riabilitato con protesi fissa mandibolare . Gli elementi residui, giudicati irrecuperabili (Fig. 2), vennero tutti estratti. Il 3.3 e il 3.4 vennero avulsi solo un mese prima dell’inserimento delle fixture poiché contribuivano ancora in parte alla stabilizzazione del parziale provvisorio. Venne richiesta una tomografia computerizzata per la pianificazione della chirurgia implantare 10 . Dopo la premedicazione (2 mg di Diazepam per os e 2 g di Amoxicillina per os 1h prima dell’intervento), 5 impianti Mk III TiUnite Brånemark System 3.75 x 15 mm (Nobel Biocare AB, Gothemburg, Sweden) vennero posizionati nell’area intraforamina della mandibola (Fig. 3). Poiché l’impianto più distale nel terzo quadrante (sito post estrattivo) presentava basso torque-insertion (< 20 N/cm2), la possibilità di caricare precocemente gli impianti venne esclusa 11-13. Per evitare al paziente una seconda chirurgia, venne adottata una procedura one-stage avvitando i pilastri di guarigione sulle fixture prima di suturare 14-17. La post-medicazione prevedeva la copertura antibiotica con Amoxicillina 2 g/die per sei giorni e sciacqui con clorexidina 0,2% 3/die. La sutura venne rimossa dopo 10 giorni e al paziente venne riconsegnata la protesi totale ribasata con materiale condizionante. Dopo 4 mesi di guarigione non sommersa, la stabilità implantare venne misurata attraverso l’analisi della frequenza di risonanza 18 con il dispositivo Osstell (Integration Diagnostics AB, Gothemburg, Sweden) (Fig. 4). Gli impianti mostravano valori ISQ (Implant Stability Quotient) = 60. L’impronta delle teste delle fixture venne rilevata con tecnica pick-up utilizzando un portaimpronte individuale forato e gesso. Dopo la registrazione dei rapporti intermascellari e la valutazione estetica, la struttura in titanio della protesi tipo Toronto venne realizzata utilizzando una tecnica CADCAM (All-in-OneTM , Nobel Biocare AB, Gothemburg, Sweden). Dopo il controllo dei contatti occlusali e degli spazi igienici, 7 Fig. 6 - Barra con attacchi a pallina per overdenture superiore. la protesi venne avvitata a 32 N/ Cm (Fig. 5). Il mascellare superiore venne riabilitato inizialmente con una nuova protesi totale. Successivamente, vista l’ottima risposta ossea al trattamento mandibolare, si procedeva all’inserimento di 4 impianti nella premaxilla (Mk III Ti-Unite Brånemark System RP x 11,5-10 e 8,5 mm) per la realizzazione di una overdenture su barra (Fig. 6). Quest’ultima presentava tre ball attachment di cui solo due attivati per non sovraccaricare le fixture (Fig. 7-9). Durante il primo anno il paziente venne con- trollato dall’igienista dentale ogni 3 mesi, mentre dall’anno successivo ogni 6. Molta importanza venne data alla sua compliance. Il controllo radiografico dell’osso perimplantare venne eseguito a 6-12-24 e 36 mesi. Risultati A 36 mesi di follow-up nessun impianto è stato perso. Tutte le 9 fixture sono clinicamente stabili. A livello mandibolare gli impianti mostrano valori ISQ > 65 e una media arità pagina 8 8 DENTAL TRIBUNE TeknoScienza Anno II n. 5 - Maggio 2006 Italian Edition Fig. 7 - Particolare degli attacchi attivati che consentono alla protesi un leggero grado di mobilità sul piano sagittale. ß pagina 7 metica di 68,7 ISQ (Fig. 10). Non si segnalano complicazioni meccaniche. I tessuti mucosi perimplantari non mostrano infiammazione e il riassorbimento osseo rilevato radiograficamente rientra nei parametri di Albrektsson e Zarb19 (Fig. 11). Conclusioni Una funzionalità ridotta dei linfociti CD4+ e altre disfunzioni immunologiche sono presenti nei primi stadi dell’infezione da HIV prima che la deplezione di questi parametri sia rilevabile 2022 . Comunque, in generale, una bassa conta di linfociti CD4+ è il parametro chiave correlato alla possibilità di sviluppare complicanze nei pazienti HIV positivi. Questo rischio è basso nelle prime fasi della malattia o dopo un marcato aumento dei linfociti helper in seguito a terapia antiretrovirale (HAART), come nel caso del nostro paziente (Fig. 12). Anche in chirurgia ortopedica, nel caso di impianti endossei, non si riporta né un aumento dell’incidenza di infezioni postoperatorie, né complicazioni nella guarigione ossea nei pazienti asintomatici 23 . Harrison, tuttavia, ritiene che le com- plicanze infettive siano correlate più che alla conta dei linfociti helper alla condizione microbica pre-operatoria dei futuri siti implantari 24. Il riconoscimento delle patologie orali, oltre ad avere un valore diagnostico, implica l’inizio di opportune cure odontoiatriche che integrano il piano terapeutico medico generale. Nei pazienti HIV positivi, carie multiple, malattia parodontale avanzata e fenomeni ascessuali possono rappresentare foci infettivi responsabili di complicazioni sistemiche, quali l’endocardite batterica. La loro persistenza può inoltre determinare una cronica stimolazione del sistema immunitario e attivare ulteriormente la replicazione dell’HIV. Per quanto riguarda la profilassi antibiotica in pazienti HIV positivi che devono sottoporsi ad un intervento di implantologia orale, non esistono chiare e specifiche linee guida correlate alla conta dei linfociti CD4+. La profilassi dovrebbe essere valutata pertanto in base allo stato di salute sistemico del paziente e tipo di chirurgia. Il rischio perioperatorio di infezione non deve eccessivamente preoccupare: la progressiva linfocitopenia dei linfociti helper (CD4+) determi- na una diminuizione selettiva dell’immunità cellulare attiva contro le infezioni micotiche e virali, senza peraltro incidere in modo significativo sul rischio di infezioni batteriche, quali tipicamente sono le infezioni odontogene. Inoltre, la candidosi del cavo orale a seguito di terapia antibiotica, in pazienti con questo stato immunitario (ottimo), è rara, soprattutto se la terapia è di breve durata. I valori della stabilità implantare mandibolare mostrano una diminuzione iniziale, tipica degli impianti inseriti in osso compatto 25, per poi risalire dopo il 12° mese fino a valori superiori a 70 ISQ. Lo sforzo da parte dell’odontoiatra e della sua equipe di cercare il ripristino funzionaleestetico attraverso una riabilitazione protesica è giustificato dal fatto che una precaria situazione dentaria può essere d’ostacolo ad una corretta alimentazione, mentre una dieta equilibrata permette di mantenere uno stato di immunocompetenza valido ed una migliore qualità di vita. Fig. 10 - Stabilità implantare espressa in valori ISQ a 4, 12, 24 e 36 mesi. Ringraziamenti Un sentito ringraziamento al dottor Luigi Grivet Brancot per il suo contributo. Un “grazie” anche il laboratorio odontotecnico DENTAL PLATE per la gentile collaborazione. Marco Bevilacqua* Paolo Ronchi* Tiziano Tealdo* Domenico Baldi* Paolo Pera* * Cattedra di Protesi Dentaria Università degli Studi di Genova Fig. 11 - Ortopantomografia di controllo a 30 mesi. SEGNI E SINTOMI Stadio asintomatico CD4 + > 500 cells/ml T4/T8 > 1 RISCHIO MEDICO RIDOTTO Informazioni Prof. Paolo Pera Servizio di Protesi Dentaria Ospedale S. Martino PAD n°4 Lar go R. Benzi 10 16132 Genova , Italy tel. +390103537421 fax +390103537402 E-mail: [email protected] Stadio sintomatico CD4 + 200-500 cells/ml T4/T8 ~ 1 AIDS CD4 + > 200 cells/ml T4/T8 < 0,5 MODERATO SEVERO Fig. 12 - Valutazione del rischio medico nel trattamento di HIV+/AIDS (da Montagna3 modificata). Bibliografia Fig. 8 - Visione frontale della riabilitazione ultimata. Fig. 9 - Corretta dimensione del terzo inferiore del viso. 1. Notiziario Istituto Superiore di Sanità. 2000;13(11). 2. Clinical Evidence. Edizione italiana. 2003;2. 3. Montagna F. Epatiti virali e AIDS in Odontoiatria. I quaderni della professione n. 10. Roma: Edizioni Promoass, 2002:1327. 4. Glick M, Abel S-N. Dental implants and human immunodeficiency virus desease. Implant Dent 1993;2:149150. 5. Rocher P, Veron C, Vert M, Chanavaz M, Donazzan M, Hildebrand H-F. Risks and regulations related to material used in implantology and maxillofacial surgery. Rev Stomatol Chir Maxillofac 1995;96:281-292. 6. 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