Biostimolazione: un chiarimento obbligato Una delle tecniche di medicina estetica che si sta affermando sempre più è quella della biostimolazione cutanea, utile al miglioramento dello stato biologico della cute. Come sempre il mercato si indirizza nel settore più richiesto dalle pazienti ed una pletora di prodotti vengono oggi proposti come biostimolanti. Secondo le abitudini del nostro gruppo, riteniamo necessario effettuare un chiarimento scientifico per permettere ai medici del settore di verificare quanto l’industria propone. Innanzi tutto dobbiamo ricordare che il termine biostimolazione indica un’attivazione biologica generica che, ovviamente, potrà esitare sia in risultati positivi che in risultati negativi. Indubbiamente i prodotti proposti come biostimolanti vengono accettati dal medico e dai pazienti per una possibile risposta positiva sulla biologia della cute. Da ciò un primo chiarimento: tutti i prodotti commercializzati sono dei biostimolanti (attivatori della biologia cutanea) ma, non tutti, determinano un miglioramento fisiologica della cute. Ma cosa intendiamo come miglioramento fisiologico della cute? La fisiologia indica la normalizzazione delle funzioni biologiche del corpo e, quindi, miglioramento fisiologico della cute indica l’ottimizzazione omeostatica delle reazioni biologiche che debbono mantenere trofica e funzionale la nostra cute. La cellula deputata a questa attività è il fibroblasto. Questo è capace di produrre i componenti della matrice dermica nelle qualità e nelle quantità necessarie a mantenerla trofica e funzionale. Ma la sua attività non è solo di mantenimento della omeostasi della matrice ma anche di riparazione dei danni da questa subiti. Riparazione che si evidenzia con la formazione di tessuto cicatriziale a compenso del danno biologico subito dalla cute stessa. Ma come il fibroblasto regola la sua attività indirizzandola o verso la costruzione normale della matrice o verso la riparazione tessutale? Il fibroblasto possiede dei recettori specifici sulla propria parete cellulare che possono essere attivati da sostanze diverse e che stimolano la produzione di diversi componenti macromolecolari della matrice. Ad esempio, in caso di degradazione dei normali componenti della matrice (acido jaluronico) vengono attivati dei recettori specifici (CD 44) che attivano la neosintesi di matrice funzionale a compenso di quanto perduto; in caso di perdita di sostanza per danno, la reazione infiammatoria o i frammenti cellulari (acidi nucleici) attivano la risposta cicatriziale con formazione di tessuto fibrotico. Ovviamente il risultato biologico, simile macroscopicamente, presenta delle fondamentali differenze biologiche. In ambedue i casi il tessuto aumenta la sua consistenza e quindi la sua estetica, ma nel primo caso questa è dovuto alla neoformazione di matrice funzionale e biologicamente attiva, mentre nel secondo caso è dovuto a tessuto fibrotico, inerte e non funzionale. Ci sembra quindi evidente che parlare di biostimolazione in modo aspecifico è sul piano medico (mantenimento dello stato funzionale alla base del concetto di salute) un errore. Come medici dobbiamo cercare di migliorare le funzioni biologiche della cute e non creare dei miglioramenti estetici che trasformano od inibiscono le funzioni. Fatta questa dovuta premessa, approfondiamo i prodotti proposti come biostimolanti. Quello più utilizzato è l’acido jaluronico. Questo, se somministrato in forma macromolecolare, non svolge alcuna azione di attivazione biologica (quale componente finito della matrice non attiva il fibroblasto ma lo mette a riposo) ma solo un’azione passiva di richiamo d’acqua che migliora il turgore cutaneo: non un effetto medico ma un effetto estetico. Se somministrato in forma micromolecolare (28-36 monomeri) attiva, attraverso il legame ai CD 44, le funzioni fibroblastiche con neoformazione di matrice trofica e funzionale: effetto medico che migliora anche l’estetica. Altro prodotto proposto come biostimolante è il PDRN (polidesossiribonucleotide) un frammento di acido nucleico. Gli acidi nucleici sono normalmente presenti all’interno delle cellule e fuoriescono in seguito al danneggiamento di queste. Il fibroblasto viene stimolato dal PDRN verso un’azione di tipo riparativo e produce collagene fibrotico a compenso del danno biologico che ha causato la fuoriuscita di materiale nucleico. Si ottiene la neoformazione di collagene di I° tipo, cicatriziale, con indurimento della matrice dermica che pur presentandosi con un miglioramento dell’estetica della cute evidenzia una riduzione delle funzioni biologiche della stessa. Altri prodotti utilizzati come biostimolanti contengono dei precursori biologici dei costituenti della cute: glucosamina per l’acido jaluronico, aminoacidi per collagene ed elastina. Questi hanno indubbiamente un significato funzionale importante fornendo al fibroblasto i costituenti di base necessari alla costruzione dei componenti della matrice. Manca una stimolazione specifica sulla funzione del fibroblasto. Concludiamo ricordando che un biostimolante ottimale dovrebbe: Attivare la normale funzione biologica del fibroblasto (con fattori di crescita o frammenti di acido jaluronico) Fornire i precursori biologici dei costituenti della matrice dermica Mantenere lo stato colloidale di sol della matrice (la gelificazione per acidificazione od indurimento fibrotico impedisce i normali scambi biologici) Essere un prodotto certificato per la via iniettiva intradermica Solo attraverso la continua verifica scientifica di quanto viene proposto dal mercato possiamo fornire alle nostre pazienti un risultato estetico attraverso un intervento medico.