Ufficiale Pioli tecnico dell`Inter: ecco il lavoro che c`è da fare

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Alberto Di Vita
08/11/2016
Guadagnare punti e arrivare terzo. Benvenuto mister: questo è più o meno quello che si aspettano
tutti i tifosi interisti dal nuovo tecnico Pioli. Beninteso, si parla di speranze per la maggior parte dei
casi, mentre c’è comunque una buona fetta di tifo che crede nelle qualità di questa squadra
e reputa che, fatta eccezione per Juventus, Roma e Napoli, l’Inter non sia inferiore a
nessuno. E c’è sempre qualche difficoltà sul cammino delle pretendenti: l’infortunio di Milik
insegna.
Quindi perché rassegnarsi? Si deve fare come gli arcieri quando hanno un bersaglio lontano: puntare
in alto, molto più in alto, perché solo così puoi beccare il risultato alla tua portata.
No, non dico “scudetto” perché ormai Michael Bolingbroke non c’è e non c’è bisogno di imbonire
nessuno. Visto come sta andando il campionato è un grande rammarico avere iniziato così la
stagione: sarebbe bastato dell’impegno in più in un paio di partite (due, due soltanto) e un
pizzico di fortuna in un altro paio, almeno quelle in cui all’ultimo minuto o Ranocchia o Palacio
non riescono a cacciarla dentro: la Roma, seconda in classifica, è davanti di nove punti. Bastava
una manciata di partite.
Ma è inutile rammaricare, perché chi si guarda troppo indietro perde le opportunità del presente e
del futuro.
CHE INTER TROVA
Una squadra che va comunque ritemprata nell’animo. Ho sempre sostenuto che le sconfitte siano
come un virus… e forse è bene spiegare che cosa faccia un virus.
Inizialmente si introduce nell’ospite e non sempre danno sintomi evidenti, soprattutto all’inizio:
alcune infezioni rimangono localizzate nella zona di ingresso (vedi per esempio il raffreddore),
mentre altre si infezioni si replicano all’interno della zona colpita e si diffondono, talvolta nelle
cellule vicine oppure più lontane (per via linfatica), per poi progredire nella circolazione; si può
anche replicare negli endoteli vasali e disseminarsi in circolo a vari tipi di organo (tipo fegato),
creando di fatto una sorta di nuova infezione.
I virus si possono prevenire, esistono dei vaccini per questo. Oppure si lascia che faccia il
suo decorso, avendo cura che il soggetto stia in salute. Ecco il compito che aspetta Pioli:
perché la prevenzione doveva arrivare in estate, da parte della dirigenza, e non c’è stata; oggi ci
tocca soltanto tenere in salute il soggetto e far sì che il virus della negatività sparisca.
C’è una terza via, ma comporta del sacrificio: per vincere alcuni virus si possono usare dei
farmaci antivirali, ma che generalmente sono citotossici… ovvero attaccano non soltanto il
virus ma anche la cellula sana.
Scusate se non sono stato bravo coi termini, ma credo di aver scopiazzato malissimo. Il concetto
però rimane: la sconfitta è un virus che introduce insicurezza e dubbio nell’ambiente. Un
giocatore che è insicuro, che gioca con la testa piena di pensieri, è un giocatore più propenso
all’errore: vincere aiuta a vincere, come si sente dire spesso.
Quindi è necessario vincere e sin da subito, per rimettere in piedi una stagione che non è
ancora da buttare (le quarte sono a 5 punti soltanto) e per dare a questa squadra la forza
di debellare il virus.
Il problema è che ci sono due trasferte durissime: la prima è quella del derby di domenica prossima,
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poi quella del 2 dicembre a Napoli. Nel frattempo si incontra la Fiorentina.
Non il momento più semplice per mettersi in sella. Poteva essere fatto prima? Probabile, ma
cosa sarebbe accaduto a Pioli se avesse perso contro il Southampton e pareggiato o perso contro il
Crotone? No, scelta saggia: mancheranno molti nazionali ma c’è tempo di ambientarsi.
I PREGI
Questa squadra ha certamente dei pregi. Ha dimostrato di poter essere organizzata, di fare un
buon pressing, di manovrare anche un buon calcio, tenere palla e schiacciare l’avversario
nella sua metà campo. Finché ci sono stati con la testa, l’Inter di De Boer è stata la prima per
possesso palla, per cross, per occasioni da rete, la seconda per tiri in porta (complessivi, fuori e nello
specchio): oggi è comunque nelle zone nobili di queste classifiche.
Porta in dote una certa esperienza: in difesa con Miranda e Handanovic; a metà campo l’esperienza
e la qualità di Banega, le geometrie di Joao Mario; in attacco, in dote il miglior assistman del
campionato da 5 anni a questa parte, il più prolifico crossatore del campionato, nonché una buona
batterie di seconde punte, un esterno come Perisic che può spaccare in due le partite. E
ovviamente Icardi: 10 gol e 3 assist su 16 gol totali, non c’è altro giocatore più
determinante in Europa, anche se affronteremo l’argomento su queste cifre per capire qual è la
causa e quale l’effetto.
DIFETTI
Insomma, la dotazione tecnica c’è, anche se l’Inter non è proprio assemblata benissimo. Il
centrocampo è di difficile previsione, essendoci un giocatore fortemente condizionante (Banega) che
darebbe il meglio di sé da regista, ma non vuole farlo; essendoci Joao Mario che catalizza molto la
palla e ha bisogno di spazio; c’è Brozovic, capace di grandissime prestazioni o di pessime, non sai
mai cosa ti viene fuori. E poi c’è Medel, che in molti difendono a spada tratta anche se fanno una
concessione ai denigratori: “basta sapergli fare solo quello che sa fare”. Che poi cosa sappia fare
esattamente al di là di correre a zonzo come se non ci fosse un domani, non lo so, ma non è un
problema mio ma di Stefano Pioli… che alla Lazio era abituato bene, avendo a disposizione due
registi come Biglia e Ledesma.
Banega trequartista è fortemente condizionante, perché arretra spesso, vede poco la porta
e non ha i tempi di inserimento. C’è da aggiustare il rapporto con Candreva, ma ritengo che tra
professionisti e persone intelligenti si possa passare sopra ogni cosa per un bene superiore.
Gli esterni d’attacco avrebbero potenzialmente molti gol in canna, ma attaccano poco la
zona centrale del campo e generalmente non sanno posizionarsi benissimo in fase di
transizione positiva: l’Inter è una squadra che riparte poco e male… fortuna che col Crotone c’era
una buona batteria di attaccanti a liberare lo spazio a Perisic, nonché un centravanti che finalmente
attira su di sé sulla trequarti l’attenzione avversaria.
Una squadra che talvolta si è piaciuta anche troppo, mancando qualcosa di troppo nell’ultimo
passaggio: ci vuole più cinismo e, se necessario, anche evitare il ricamo di troppo
L’ATTACCO E LA DIFESA
Lo abbiamo scritto oggi, ma è utile ripeterlo. Mentre tutta la stampa starnazza di un’Inter da
aggiustare in difesa, Stefano Pioli dovrà aggiustare la difesa.
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La miglior difesa del campionato è quella della Juventus: 9 reti subite. L’Inter scellerata e
sciagurata di Frank De Boer (più una di Vecchi) ne ha subito 14 in 12 partite. La proiezione
sarebbe di 44 gol a fine anno, non è certo uno score di cui fregiarsi, ma non è neanche il peggiore
dei risultati possibili: Fiorentina e Genoa 11, Roma 12, Lazio e Atalanta e Napoli 13, Milan 15.
L’Inter, insomma, a livello difensivo è nella normalità di un campionato per la corsa
quantomeno in Europa League.
Nell’articolo precedente abbiamo usato solo i dati della Lega Serie A, qui usiamo anche i dati Opta.
L’Inter è una squadra che ha tenuto tantissimo la palla: Fiorentina e Napoli 57%, Inter 56,8% sono le
prime tre della classifica. Di questo possesso palla, il 31% è nella metà campo avversaria: seconda
dietro il Napoli a 33%… Juventus e Milan solo a 27%, metà classifica.
È anche la quinta per precisione nei passaggi, con 83,8%, contro il Napoli primo a 86,9%: le due
squadre sono anche quelle che “spazzano” di meno, Napoli a 15,1 a partita, l’Inter a 16,1 (Milan
penultimo a 26, solo il Crotone di più).
Quindi ha davvero subito molto poco da parte degli avversari: prima c’è la Juventus con 7,7
tiri a partita (dentro e fuori dallo specchio), poi Napoli a 9,5 e Inter a 9,7. Per dire, il Milan
subisce mediamente 14,6 tiri a partita. la classifica delle parate vede Juventus a 22, Napoli e
Fiorentina a 29, Udinese a 32 (19 gol subiti) e Inter a soli 34. Se prendiamo le altre, Roma a 42 e
Milan a 45, Lazio a 53. Per quanto ci abbiano potuto raccontare, il problema dell’Inter non è mai
stata la difesa: è tra le prime 5 anche come tackle e intercettamenti, soprattutto nella metà
campo avversaria.
Poi ti fermi un attimo sui numeri e capisci che quando parlavamo di gollonzi, sfortuna e imprecisione
individuale non eravamo esagerati: l’Inter subisce 1,16 gol a partita subendo 4 tiri in porta
(1,16 di gol + 2,8 di parate) a partita!
(nota: tutti i numeri crescono sostanzialmente quando l’Inter gioca in casa, con una media superiore
alla media delle prime in classifica).
Il problema vero è l’attacco, in cui possiamo dire che stavolta si è veramente dipendenti da un solo
giocatore. Icardi, infatti, ha contribuito con 10 gol e 3 assist: credo che con la partita di Crotone sia
definitivamente in Europa il giocatore col più alto tasso di incidenza sui gol della propria squadra,
con oltre l’81%.
L’Inter ha quindi un problema nella capacità di produrre in attacco, dati Lega Serie A: 170
tiri in porta, seconda dopo la Roma a 195, Napoli a 167, Juventus a 165, ma una capacità di
conversione ridicola, come vediamo in tabella (le tabelle sono ordinabili cliccando sull’intestazione)
TIRI IN
PORTA
SQUADRA GOL FATTI TIRI TOTALI % SU TIRI TOTALI
% SU TIRI IN
PORTA
Roma
29
195
14.87
93
31.18
Torino
27
139
19.42
71
38.03
Juventus
25
165
15.15
85
29.41
Lazio
23
137
16.79
75
30.67
Milan
19
122
15.57
69
27.54
Inter
16
170
9.41
73
21.92
Fiorentina 14
122
11.48
66
21.21
Napoli
167
12.57
86
24.42
21
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L’Inter è molto imprecisa sotto porta, oltre che elaborare un po’ troppo la manovra e
arrivare con la difesa avversaria già ben disposta e ordinata. Secondo dati Opta, l’Inter tira 1,3 tiri a
partita in area piccola, seconda dietro la Roma a 2,1. Il Milan ne fa 0,4.
È di gran lunga la squadra che crossa di più e nelle prime tre per numero di passaggi: nelle ultime 5
per passaggi lunghi (impressiona la Juventus quarta, ma c’è Bonucci che ha un gran lancio).
Quindi Pioli dovrà trovare la quadratura per cercare di ottimizzare anche il gran numero di
passaggi chiave (cioè quelli che hanno generato un’azione pericolosa), ovvero 13,3 a partita,
seconda dietro la Roma a 15,4. Lavorare soprattutto sui tempi di inserimento.
Dovrà anche convincere Icardi a un movimento più ampio e che serve a stanare le difese
avversarie più chiuse: ci torneremo con un approfondimento video. Poi lavorare sugli inserimenti
degli esterni e dei centrocampisti.
MODULO
4-3-3, 4-4-2 o 4-2-3-1 gli indiziati, quindi difficile che si veda una difesa a 3, quantomeno non
all’inizio per non ripetere il trauma dell’esordio di De Boer: si ritroveranno alcuni concetti
dell’olandese, come il gioco sviluppato sulle fasce dalle catene di destra e di sinistra.
Da quel momento in poi molto sarà demandato ai calciatori, che dovranno rispondere
anche con un pizzico di orgoglio in più. Credo sarà inevitabile vedere un’Inter sempre
propositiva e sempre col possesso palla: è nelle caratteristiche intrinseche di molti giocatori, anche
se manca sempre quello che fa saltare il banco al limite dell’area con un dribbling stretto
(Jovetic a parte, vedremo Barbosa). Gli avversari aspetteranno molto, tanto quanto hanno fatto
finora, e la difesa dovrà comunque giocare alta: non si arriverà al baricentro medio sui 60 metri
dell’olandese ma non saremo neanche lontanissimi,
Sono curioso, invece, di vedere quale sarà la predisposizione sul pressing. Probabile una tendenza
iniziale “à-la Simeone”, ovvero con due linee da 4 o una da 4 e una da 5 che si
ricompongono subito invece che provare a sfruttare il pressing immediato in fase di
transizione negativa: ma questa squadra, come dicevamo, ha delle oggettive carenze a ripartire,
soprattutto finché Banega non deciderà che può giocare direttamente in mezzo da regista. Questo
dato potrebbe costringere l’Inter, superato il terzetto delle prossime dure partite, a sposare un
pressing più alto: non altissimo come visto in precedenza, non verticalissimo come in Italia si è visto
davvero pochissime volte, ma certamente più alto di quel che ci si aspetta, sposando così
caratteristiche fisiologiche della squadra e necessità contingenti a causa della tattica avversaria.
In tutti i casi, in bocca al lupo mister e soprattutto “forza e coraggio”: in casa nerazzurra ce
n’è sempre bisogno.
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