CHIGIANA Unico Settimana 2011 OK
23-06-2011
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Multiforme e al tempo stesso pressoché immutabile nei lineamenti è la produzione del docente universitario, linguista, storico,
commediografo e satirico Girolamo Gigli (1660-1722) in Ludovico
il Pio, L’amore fra gl’impossibili, L’Atalipa e naturalmente in Don
Chisciotte, ovvero Un pazzo guarisce l’altro (1698). Le commedie
e i circa 40 libretti d’opera di Gigli si contraddistinguono per una
lingua assai diretta, una comicità vivace e spontanea nello stile
della commedia dell’arte, spesso attraverso scherni mordaci. I suoi
bersagli principali erano l’ipocrisia, la grettezza e la bigotteria di
tutte le classi e i ceti sociali, del clero, del mondo accademico,
della nobiltà e della sua famiglia. Le sue satire realistiche su persone storiche e viventi fecero sì che egli perdesse tutti i suoi incarichi
universitari, che venisse espulso dalle tre più prestigiose accademie
dell’epoca – Intronati, Crusca e Arcadia –, che fosse esiliato dalla
Toscana e dallo Stato della Chiesa e per un certo tempo uno degli
autori italiani più odiati (il suo libretto dell’intermezzo comico La
Dirindina, la prima meta-opera musicata per la prima volta nel
1715 da Domenico Scarlatti, appena rappresentata venne messa
all’Indice e divenne prontamente un best-seller; un vocabolario satirico, che Gigli aveva pubblicato assieme agli scritti del suo modello
dichiarato, Santa Caterina da Siena, nel 1717 fu bruciato in pubblico a Firenze). Un progetto d’opera di Girolamo Gigli significava in
linea di principio, tanto per il compositore quanto per l’organizzatore, una scelta interessante e buona, da prendere però con la massima prudenza.
La fede ne’ tradimenti è uno dei venti libretti che Girolamo
Gigli fece per il gesuitico Collegio Tolomei di Siena, sua città natale. Ed è tra quelli che ebbero maggior successo: oltre venti riprese
sono note tra Bologna, Venezia, Roma, Londra, Lisbona e Berlino
(l’unica presso una corte principesca!) con musiche, tra gli altri, di
Carlo Francesco Pollarolo (circa 1653 – 1723), Domenico Sarri
(1679 – 1744), Antonio Caldara (1670-71 – 1736), Luca Antonio
Predieri (1688 – 1767), Giuseppe Maria Buini (1687 – 1739) e Attilio Ariosti. Ma diversamente da quanto suggeriscono l’eroico titolo e
il sobrio riassunto (compreso il rimando al terzo tomo dell’Historia
di Padre Rogati come fonte storica), l’azione è satira pura: una parodia di quel dramma cavalleresco di foggia spagnoleggiante. Naturalmente Gigli non scelse la guerra tra il re Fernando di Castiglia e il
re Sancio di Navarra, ma si concentrò su un’insignificante azione
secondaria: l’opposta relazione amorosa tra Fernando e la figlia di
Sancio, Sancia (qui chiamata Anagilda: quale nome!). Allo stesso
tempo, trivializzò – egli trivializzava tutti i suoi intrecci e i suoi linguaggi – sia le figure e gli eventi medievali, sia i loro eroici ideali.
In quest’occasione attinse anche a quella tradizione così amata della
satira dei sovrani nell’opera veneziana (repubblicana!): Garzia, figlio