Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
Nelson Mandela: il mito e la realtà
venerdì 06 dicembre 2013
Nelson Mandela:
il mito e la realtÃ
Sono i minatori di Marikana
non Mandela
l'esempio da
seguire!
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di Francesco
Ricci
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E' morto Nelson Mandela. La sinistra
riformista lo piange e lo esalta tacendo ipocritamente sul senso reale della
disastrosa politica di collaborazione di classe che Mandela ha incarnato in
questi anni in Sudafrica.
Certo è impopolare dire male di Mandela: non solo
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perché l'ipocrisia vuole che non si parli male dei morti, ma perché è diffusa
anche a sinistra la sua icona come quella di un combattente nero contro il
razzismo e l'apartheid, che ha passato quasi trent'anni della sua vita in
galera. Ma non si aiuterebbe in nessun modo il proletariato sudafricano in lotta
se non si dicessero le cose come stanno.
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L'apartheid e il ruolo dell'Anc di Mandela nella
"riconciliazione"
Il Sudafrica è un Paese di immense
ricchezze naturali: diamanti, platino, oro. Ad estrarre questi metalli preziosi
sono oltre mezzo milione di minatori, per la quasi totalità neri,
ultra-sfruttati come gli altri lavoratori neri di altri settori. Il controllo
delle ricchezze del Paese è totalmente nelle mani delle multinazionali, cioè
dell'imperialismo.
Il regime della cosiddetta "apartheid" (separazione) fu
costituito dai coloni bianchi (inglesi e olandesi) agli inizi del secolo scorso
per meglio sfruttare la popolazione nera, privandola di ogni più elementare
diritto e costringendola a vivere nella miseria assoluta. La divisione tra
borghesia e proletariato in Sudafrica ha sostanzialmente coinciso da sempre con
il colore della pelle: la borghesia composta principalmente da bianchi, il
proletariato dai neri, cioè dalla quasi totalità della popolazione.
Non si
contano le rivolte organizzate dai neri per uscire da questo stato di
sostanziale schiavitù. Da queste lotte, in assenza di una direzione
rivoluzionaria che rovesciasse il regime e al contempo avanzasse in una
prospettiva socialista, espropriando la borghesia e le multinazionali, nacque e
si sviluppò invece una direzione riformista piccolo-borghese: l'Anc (Congresso
Nazionale Africano). Nelson Mandela era il principale dirigente dell'Anc.
Di
fronte al crescere delle lotte e ai costi politici troppo alti del sistema
dell'apartheid, una parte maggioritaria della borghesia sudafricana, su dettato
dell'imperialismo, ha cercato a partire dall'inizio degli anni Novanta, nel
nuovo quadro internazionale segnato dal crollo dello stalinismo, di salvare il
sistema capitalistico in Sudafrica smantellando il regime basato sull'apartheid
per sostituirlo con un sistema di dominio capitalistico apparentemente più
democratico e certamente più presentabile.
In questa via "democratica" la
borghesia sudafricana e l'imperialismo hanno ricevuto il sostegno di Mandela e
dell'Anc. Sulla base di questa collaborazione di classe sono nati i governi di
centrosinistra di Mandela (liberato dal carcere nel 1990 e poi eletto
presidente), di Thabo Mbeki, suo successore, e dell'attuale presidente Jacob
Zuma: governi apparentemente guidati da neri ma in realtà ancora totalmente
sottomessi al potere economicamente dominante, cioè quello della borghesia
bianca, agente dell'imperialismo.
Le politiche di questi governi sono state
dettate dal Fmi che ha imposto il pagamento anche del debito contratto dal
regime dell'apartheid. Sono state e sono applicate politiche di "lacrime e
sangue", imposte a una popolazione composta oggi, formalmente, da cittadini
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liberi e con pari diritti a prescindere dal colore della pelle, quando in
realtà la divisione in classe continua sostanzialmente a corrispondere alla
differenza di colore della pelle: sono infatti i neri a continuare ad
essere privati spesso persino dei servizi sociali minimali, inclusa la Sanità e
l'istruzione (per tacere dell'acqua o della casa). Mentre sono i bianchi (che
costituiscono meno del 10% della popolazione complessiva) a dominare, insieme a
una piccola frazione composta da una nuova borghesia di neri, in gran parte
proveniente dalla burocrazia dirigente dell'Anc e del Cosatu (il principale
sindacato, il cui ex leader Cyril Ramaphoosa è oggi non per caso socio di una
multinazionale dell'estrazione mineraria, uno tra i tanti esempi che si
potrebbero fare di dirigenti dell'Anc o del sindacato che hanno fatto una
rapidissima carriera, essendo utili ai padroni).
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La
rivolta di Marikana
E' contro questo "nuovo" sfruttamento,
gestito direttamente dall'Anc di Mandela, dal Cosatu e dal Partito Comunista
sudafricano (stalinista), che sono nate negli ultimi anni nuove e imponenti
lotte, che hanno visto al centro la classe operaia sudafricana e settori dello
stesso Cosatu in rottura con i vertici burocratizzati, da qui sono
nati nuovi sindacati combattivi.
La più importante di queste lotte, e
forse l'unica che ha avuto una qualche visibilità sulla stampa mondiale, è stata
quella dei minatori di Marikana (una miniera nei sobborghi di Johannesburg) che
sono stati duramente repressi dalla polizia del governo del nero Jabob Zuma
nell'estate 2012: 34 (cifra ufficiale) operai uccisi nelle piazze (mentre il Pc
sudafricano invocava maggior repressione!). I minatori di Marikana si sono
mobilitati per avere aumenti salariali: guadagnano 500 dollari per estrarre
minerali che hanno un valore all'oncia (28 grammi) almeno triplo. La loro lotta
è ancora in corso e la Lit-Quarta Internazionale la sostiene pienamente, così
come sta stringendo in questi anni importanti relazioni con i settori più
combattivi del sindacalismo sudafricano (si vedano sul nostro sito articoli sul
tema).
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Un'altra
prospettiva per il Sudafrica
E' un'altra la prospettiva di
cui il Sudafrica proletario ha bisogno. Completamente opposta alla
collaborazione di classe di cui Nelson Mandela è stato campione in questi anni.
Una prospettiva degna della lotta eroica condotta in tutti questi decenni da
migliaia di proletari neri che, a differenza di Mandela, non sono mai diventati
i maggiordomi della borghesia bianca. Per questo, sapendo di andare
controcorrente, vogliamo dire con chiarezza che il nostro Sudafrica è
quello dei minatori in lotta di Marikana, non quello di Mandela!
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