La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
PARABOLA DEL CHICCO E DEL LIEVITO
(Mt 13, 31-33)
Testo
Altra parabola propose a loro dicente: «Simile è il Regno dei cieli a
un chicco di senape, che avendo preso uomo seminò nel campo di lui.
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Esso più piccolo difatti è di tutti i semi, quando però è cresciuto più
grande degli ortaggi è e diviene cespuglio, così da venire gli uccelli del
cielo e fare la tenda fra i rami di esso».
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Altra parabola disse loro: «Simile è il Regno dei cieli a lievito, che
avendo preso donna mescolò nella farina stai tre fino a che fu lievitato
interamente».
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Introduzione: il Regno di Dio
Le parabole del chicco e del lievito appartengono alla cosiddetta
serie delle parabole del Regno raccontate da Gesù (sono sette:
seminatore, zizzania e buon grano, chicco, lievito, tesoro, perla e rete).
Matteo rivela un interesse speciale per il Regno di Dio, tanto da
essere chiamato l'evangelista del Regno.
«Che cosa è il Regno di Dio?».
Nel popolo eletto "Regno" (in ebr. malkutà; in greco basileìa)
connota la signoria gloriosa e grandiosa di Dio sul cosmo e sulla
storia, cioè sullo spazio e sul tempo. Il Regno di Dio è la presenza di
Dio nel mondo; questa presenza si manifesta ed attua attraverso Gesù;
con lui il Regno di Dio si rende presente. Ecco perché nei Vangeli
leggiamo: «Convertitevi, perché il Regno dei cieli si è avvicinato» (Mt
3, 2; cfr Mc 1, 15); a tal proposito S. Cipriano afferma: «È anche
possibile che il Regno di Dio significhi Cristo in persona».
Questo Regno, quindi, non va inteso come luogo, ma come
condizione. S. Paolo dirà che non è questione di cibo o di bevanda, ma
è giustizia, pace e gioia nello Spirito Santo (Rm 14,17); un Regno che
non consiste in parole, ma in potenza (1Cor 4,20).
Nella Redemptoris Missio leggiamo: «Il Regno mira a trasformare
i rapporti tra gli uomini e si attua progressivamente, man mano che
essi imparano ad amarsi, a perdonarsi, a servirsi a vicenda…Perciò,
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
la natura del Regno è la comunione di tutti gli esseri umani tra di loro
e con Dio. Il Regno riguarda tutti: le persone, la società, il mondo
intero. Lavorare per il Regno vuol dire riconoscere e favorire il
dinamismo divino, che è presente nella storia umana e la trasforma.
Costruire il Regno vuol dire lavorare per la liberazione dal male in
tutte le sue forme. In sintesi, il Regno di Dio è la manifestazione e
l'attuazione del suo disegno di salvezza in tutta la sua pienezza» (15).
Il Regno di Dio è «Regno di verità e di vita, Regno di santità e di
grazia, Regno di giustizia, di amore e di pace» (prefazio Solennità
Cristo Re). Dove ci sono queste cose ivi è il Regno di Dio.
Da qui si comprende allora che il Regno non si identifica con la
Chiesa nella sua realtà visibile e sociale, perché l’opera di Cristo e
dello Spirito si manifesta anche fuori dai confini visibili della Chiesa.
Pur essendo vero ciò, il Regno ha nella Chiesa il germe e l'inizio
(cfr LG 5). In realtà i due stanno fra di loro come il fine e il mezzo; la
Chiesa «ha per fine il Regno di Dio, incominciato in terra dallo stesso
Dio, e che deve essere ulteriormente dilatato, finché alla fine dei
secoli sia da lui portato a compimento» (LG 9).
Questa presenza di Dio nel mondo com'è? Come si realizza? A
queste domande vogliono rispondere le parabole del Regno.
Contesto
Con la parabola della zizzania e del buon grano, Gesù risponde alla
domanda: «Perché il male nel mondo, nella Chiesa e perché Dio non
agisce?»; con queste due parabole, che sono considerate parabole
gemelle, risponde alla domanda «Perché il bene non emerge, non fa
rumore, come lo fa il male?».
Le due parabole sono riportate anche dall'evangelista Luca (13, 1821), Marco, invece, riporta solo quella del chicco di senape (4,30-32).
Con esse, Gesù risponde a chi è deluso della piccola comunità che ha
messo in piedi. Esse intendono correggere quindi un'attesa distorta e
suggerire una giusta mentalità riguardo alla persona e all'opera di
Gesù. Il Messia non doveva riunire attorno a sé tutto il popolo e
dominare tutte le nazioni? Perché allora limita la sua azione ad una
ristretta cerchia di persone? Gesù non mira al successo, ma desidera
piantare un piccolo chicco con la certezza dello sviluppo.
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
Queste parabole si prestano a varie applicazioni. Si è sottolineato
come la Chiesa, da piccola ed insignificante, è cresciuta e ha lievitato
il mondo intero; oppure come l'individuo, accogliendo il seme della
parola, pian piano cambia vita; oppure come la storia presente, ancora
sotto il segno del male, avrà un esito positivo e trionfale.
Le parabole hanno il loro perno di significato nel contrasto piccologrande. Piccolo è il chicco di senape, piccolo è il pizzico di lievito;
grande è l'arbusto cresciuto, grande è la massa di pasta. Sottolineano
la sproporzione esistente tra il piccolo inizio insignificante del Regno
e la sua meravigliosa espansione. Questo non si instaura attraverso il
clamore e le forme di trionfalismo, non nella potenza, nella
magnificenza e nella gloria, ma nel nascondimento e nel silenzio delle
scelte coraggiose. Il male fa rumore, il bene cresce in silenzio.
Pertanto nessuna impazienza è legittima, nessuna delusione può
essere motivata da risultati scarsamente appariscenti.
In questo modo il Salvatore giustifica il suo metodo missionario
che non rispondeva alle aspettative di trionfalismo e spettacolarità che,
secondo i giudei del tempo, avrebbero dovuto accompagnare
l'irruzione del Regno di Dio nell'era messianica. Il suo modo di agire è
povero, piccolo, apparentemente insignificante. Ritorna ancora una
volta il messaggio della povertà con cui si apre il discorso della
montagna, la magna carta del nuovo popolo di Dio (5,1ss).
Meditazione
v. 31: Altra parabola propose a loro dicente: «Simile è il Regno dei
cieli». Il Regno può essere espresso solo in similitudini, perché è
inesprimibile direttamente, e dato che è difficile spiegare l'indicibile,
Gesù usa delle immagini per farcelo capire.
«A un chicco di senape che avendo preso uomo seminò nel campo
di lui». Grosso poco più di una capocchia di spillo, il chicco di senape
ci fa comprendere bene una delle caratteristiche del Regno di Dio;
esso è una realtà nascosta e quasi impercettibile nel suo sviluppo,
tanto lento che, come nelle piante, il nostro occhio non può vederlo né
il nostro udito percepirlo all'istante in cui si sta producendo. Solo con
prove distanziate nel tempo possiamo verificare la sua crescita come
accade appunto nelle piante.
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
Ecco perché la parabola è un annuncio di consolazione e di
conforto. Il credente non deve mai scoraggiarsi né essere pessimista. Il
Regno di Dio arriva immancabilmente grazie a Cristo risorto e al suo
Spirito. Perciò esistono sempre ragioni per una speranza realistica.
Essa fa eco alle parole rivolte da Gesù ai discepoli: «Non temete
piccolo gregge, perché piacque al Padre vostro dare a voi il Regno»
(Lc 12,32). Il Regno di Dio è già presente, il bene nel mondo c'è,
purtroppo non fa rumore, cresce e noi non ce ne accorgiamo, non
sembra ma si dilata. Noi purtroppo siamo assorditi dal rumore del
male, ma c'è un bene che cresce; i nostri occhi sono annebbiati dal
fumo della cattiveria, ma c'è qualcosa di buono che sta spuntando.
Dio, per mezzo di Isaia, ci porge una domanda: «Ecco, faccio una
cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?» (Is 43, 19).
Non sempre ci accorgiamo del bene che germoglia!
v. 32: «Esso più piccolo difatti è di tutti i semi». Il grano di senapa
non è il più piccolo dei semi. Gesù, infatti, non dice che era il seme
più piccolo in assoluto, ma che era il più piccolo che i Giudei
seminavano allora (è ancora più chiaro nel brano parallelo Marco,
4,31). Fra i Giudei e in generale nel mondo antico il seme di senape
era rinominato per la sua piccolezza; una piccolezza proverbiale: «Il
sole non tramonta finché non è diventato come un rosso grano di
senape», si diceva per esempio per descrivere il più piccolo segno di
luce solare.
La parabola illustra un fatto (l'azione messianica di Gesù), ma
soprattutto enuncia una legge (la paradossalità nell'agire di Dio); ciò
che era uno scandalo è invece il segreto del piano di Dio: la piccolezza
e la debolezza non pregiudicano, ma piuttosto condizionano la riuscita
futura. Il Regno sarà grande nella debolezza, si potrebbe dire
traducendo un'espressione di S. Paolo (2Cor 12,9); il Regno non è
questione di numero, ma di sostanza, non di quantità, ma di qualità.
«Quando però è cresciuto più grande degli ortaggi è e diviene
arbusto». Più che albero si tratta di un cespuglio (dendron). Come il
frondoso arbusto della senapa, che nella regione del lago di Tiberiade
può raggiungere anche i tre metri, già sta in germe nel suo minuscolo
seme, così il Regno di Dio è già esistente nel ministero apostolico di
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
Gesù e della Chiesa, malgrado la povertà dei suoi inizi. È
l'insegnamento fondamentale della parabola. Nel mondo c'è un chicco
che sta crescendo. La fede ci dà occhi per vedere tutto questo; la
ragione no.
«Così da venire gli uccelli del cielo e fare la tenda fra i rami di
esso». Per la comprensione della parabola è determinante non soltanto
l'elemento della crescita, ma anche la presenza degli uccelli che
nidificano sui suoi rami. Questa immagine è attinta dalla tradizione
biblica; nel profeta Ezechiele leggiamo: «Sui suoi rami nidificarono
uccelli del cielo di ogni genere…alla sua ombra dimorarono tutti
quanti i popoli» (31,6); nel libro di Daniele c'è scritto che gli uccelli
sono simbolo dei popoli pagani invitati ad essere i destinatari del
Regno di Dio (cfr 4,7-9.17-19).
L'evangelista, scrivendo in epoca posteriore al ministero apostolico
di Gesù, può già verificare, insieme alla comunità primitiva, la prima
espansione del Regno del Vangelo; quindi si nota una iniziale
consolante realizzazione delle due parabole. Infatti tra i rami del
cespuglio cresciuto dal chicco di senapa possono già annidarsi gli
uccelli, che sono un evidente allusione all'incorporazione dei popoli
pagani alla Chiesa.
«Fare la tenda». In greco il verbo nidificare è tradotto con
kataskenun. Questo verbo richiama la tenda dell'esodo, dove abitava la
Gloria, la dimora di Dio tra gli uomini. Ma richiama anche
l'Incarnazione del Verbo, il quale pose la sua tenda in mezzo a noi (Gv
1, 14). Questo ci fa capire che il piccolo seme è Gesù Cristo, il quale
Dio seminò nel campo del mondo. Egli come chicco (Gv 12, 24), è
caduto in terra nella sua incarnazione, è stato sepolto nella passione e
morte, ed è rispuntato e ha portato frutto con la sua risurrezione.
v. 33: Altra parabola disse loro: «Simile è il Regno dei cieli a
lievito, che avendo preso donna mescolò nella farina stai tre fino a che
fu lievitato interamente». Mentre la parabola del chicco parla della
crescita del Regno in estensione, questa lo presenta nella sua intensità,
evidenziando come questo Regno ha la capacità di trasformare il
mondo. Come il lievito è stato nascosto nella farina, il Regno di Dio è
inizialmente una realtà invisibile; solo in un secondo momento
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
apparirà nel volume della pasta sollevata. Anche qui il messaggio è di
grande speranza: c'è un bene presente nel mondo, che pian piano si
rivelerà.
«Lievito»: Nella Sacra Scrittura di solito simboleggia il peccato che
"fermentando" contamina la massa umana. Lo stesso Gesù invita i
suoi discepoli a «guardarsi dal lievito dei farisei e sadducei» (cfr
16,11; Mc 8,15); anche S. Paolo usa la parola per lo stesso concetto
(cfr 1Cor 5,6-8).
Però qui, esso simboleggia la stessa persona di Cristo e l'annuncio
evangelico che fanno fermentare la massa umana.
Il lievito della parabola simboleggia anche altro: la forza attraente
viene dall'esterno dell'impasto, come qualcosa che vien dall'alto, da
Dio direttamente, e che la diffusione del Regno è opera di Dio; ecco
perché il lievito si può benissimo associare per eccellenza alla forza
dello Spirito che agisce dentro il Regno. Al discepolo spetta solo il
compito di collaboratore nell'annuncio.
Ma la parabola potrebbe anche illustrare una tattica o metodologia
pastorale. Occorre che i messaggeri del Vangelo non si tengano
appartati dagli uomini ai quali intendono annunciare il Vangelo del
Regno (10,7), ma si mescolino fino a confondersi con loro. La
parabola convalida in tal modo la metodologia di Gesù che non si è
tenuto lontano dalla massa degli uomini. La lezione del lievito
condanna l'atteggiamento farisaico, separatistico, settario. Gesù è
l'amico dei malati, dei pubblici peccatori, per questo è anche il loro
salvatore; egli entra nella loro storia per liberarli, per sollevarvi (come
fa il lievito con la pasta). Questa è la legge dell'incarnazione che tutti
siamo chiamati ad assumere.
«stai tre fino a che fu lievitato interamente»; Tre stai di farina è una
quantità enorme, sufficiente per sfamare un centinaio di persone.
L'esagerazione è per sottolineare l'enorme efficacia del Regno.
Conclusione
Gesù, con queste parabole, invita gli Apostoli a non temere la
grande distanza tra il loro sparuto numero e il mondo a cui devono
indirizzarsi, poiché la loro trascurabile minoranza conquisterà il
mondo con il suo aiuto. La piccola comunità di Gesù si ingrandirà fino
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
ai confini della terra. Come il chicco crescerà e il lievito farà
fermentare penetrando nell'impasto, allo stesso modo il Verbo, cioè il
Figlio di Dio, si estenderà nella Chiesa e oltre attraverso l'annuncio dei
suoi seguaci.
A noi il Signore dice che non dobbiamo avere paura se pensiamo
che il male si dilata; è stato già piantato un chicco che sta crescendo in
modo inesorabile, anche se noi non lo percepiamo; il Signore ci dice
che non dobbiamo scoraggiarci se crediamo che il lavoro che noi
facciamo sia inutile. Ciò che seminiamo prima o poi germoglierà,
anche se noi non ne vediamo subito il germoglio; la nostra azione
evangelizzatrice prima o poi farà spessore anche se sembra che non
cambi niente. Bisogna allora pazientare con speranza, fiducia e
seminando il bene.
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La Parabola del chicco e del lievito (Mt 13, 31-33)
APPROFONDIAMO LA PAROLA DI DIO
1. Riesci tu a scorgere i germi di bene nel mondo circostante o sei
assordito solo dal rumore del male?
2. Capita nel tuo servizio missionario di annuncio del Vangelo di
scoraggiarti, perché non riesci subito a vedere i frutti?
3. Gesù ti chiama ad essere lievito. Ti mescoli volentieri con la massa,
non facendoti influenzare, ma influenzando tu stesso secondo lo
spirito del Vangelo?
Rifletti alla luce della Parola di Dio
Is 43, 16-19; Ez 17,22-24; Gv 12, 23-26; Rm 14, 17-19; 2Cor 12,1-10.
PREGHIERA
Signore Gesù, tu sei il chicco di senape che il Padre ha piantato nel
campo del mondo. Grazie perché con la tua risurrezione sei cresciuto e
il tuo Vangelo ha riempito la terra.
Donaci lo Spirito Santo che come lievito fermenta la massa del
popolo da te redento.
Donaci occhi capaci di vedere il bene presente nel mondo, che pian
piano germoglia e non farci mai scoraggiare se pensiamo che il nostro
lavoro non porti frutto.
Dacci perseveranza, fedeltà e fiducia, perché prima o poi il bene
che tu semini attraverso di noi porterà frutto.
Amen.
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