Progetto e Piano attività assegno Prof. Riccio

Dipartimento di Scienze dell'Educazione "G.M. Bertin"
Responsabile Scientifico Bruno Riccio
Cas e territorio a Bologna.
Etnografia dei margini tra “integralismo” e “integrazione”.
Oggetto di questo progetto di ricerca è l’impatto dei Centri di Accoglienza
Straordinaria (Cas) per richiedenti asilo - all’interno della città metropolitana di
Bologna - nei rispettivi quartieri. Campo di indagine privilegiata saranno le relazioni
personali e istituzionali e le strategie discorsive intessute dai vari attori sociali che
abitano e attraversano i Centri di Accoglienza Straordinaria e i rispettivi quartieri. In
particolare, attenzione verrà data allo sviluppo in questi territori di forme di
solidarietà volte all’integrazione e alla nascita di manifestazioni di intolleranza,
integralismo e neo-fascismo.
Breve descrizione del progetto di ricerca
All’interno dell’ampio spettro di studi dell’antropologia delle migrazioni (Riccio
2014), questo progetto intende posizionarsi in quel campo di ricerca che studia i
migranti come abitanti delle città, e dunque il loro ruolo attivo nella ristrutturazione e
riposizionamento della realtà urbana (Glick-Schiller, Caglar 2011).
Molto è stato scritto in letteratura antropologica sulle politiche di asilo e di
accoglienza1. In questo progetto, il/la candidato/a studierà i Campi (i Cas) non nelle
loro dinamiche di produzione e ri-produzione di controllo, sofferenza e cura
1 Nell’analizzare il ruolo degli operatori impiegati in tali Centri, Didier Fassin ha sottolineato
l’ambiguità di tale lavoro, oscillante tra la compassione e la repressione (2005); mentre Barbara
Sorgoni, ne ha indagato etnograficamente le contraddizioni (Sorgoni 2011a), che Kobelinsky ha
studiato per il contesto francese (2012, 2015). Altri studi si sono concentrati sulle politiche di asilo
(Van Aken 2005, 2008; Sorgoni 2011b; Giudici 2014). I luoghi in cui vengono accolti/ rinchiusi/
detenuti/ ospitati i richiedenti asilo sono definiti “eccezioni ordinarie” da Michel Agier (2008:133), che
ha analizzato l’espansione del “governo umanitario” come specifica organizzazione politico- sociale
del nostro tempo in atto nei Campi per richiedenti asilo (Agier 2002, 2008). Barbara Pinelli, attraverso
un’etnografia dei CARA, ha analizzato il sistema campo nella sua forma italiana e in particolare nel
suo impatto sulle donne (2011, 2013). Più recentemente, Pinelli e Ciabarri hanno riflettuto sulle
condizioni di vita e accoglienza istituzionale o informale in cui sono confinati i richiedenti asilo ai
tempi dell’Operazione Mare Nostrum, oscillanti tra percorsi di controllo, segregazione e abbandono
(Pinelli, Ciabarri, 2016).
1
all’interno dei confini di quelle che appaiono istituzioni totali (Goffman 1968), il più
delle volte ubicate ai margini delle città (Das, Poole 2004). Focus primario di questo
progetto sarà l’effetto percettivo, relazionale, culturale, politico e identitario che la
presenza di tali luoghi chiusi e delimitati produce nei tessuti urbani adiacenti.
La politicizzazione del fenomeno migratorio in Europa sta producendo un humus
culturale in cui prendono corpo distinte risposte alla presenza dei Centri di
Accoglienza per richiedenti asilo. Da una parte vi sono soggetti che producendo
convivialità, tendono a promuovere forme di integrazione (la compagnia teatrale
Cantieri Meticci a Bologna ne rappresenta un valido esempio). Dall’altra parte
manifestazioni di xenofobia si accompagnano a formazioni politiche “integraliste”
(alla tedesca Pegida si affianca il francese Front National; mentre in territorio italiano
hanno fatto notizia le manifestazioni di alcuni Comitati di quartiere- supportati da
Lega Nord e CasaPound-, tese al rigetto dei Centri di Accoglienza e dei loro ospiti:
nel 2014 a Tor Sapienza, Roma, e più recentemente nel ferrarese, a Goro-Gorino). In
questo progetto, il/la candidato/a indagherà la presenza di tali formazioni culturali e
politiche nel territorio bolognese, ponendo al centro dell’analisi la questione
dell’esistenza di germi di tali sentimenti nei quartieri adiacenti i Centri di Accoglienza
presenti in città.
La letteratura antropologica interessatasi all’effetto prodotto dalla presenza dei
migranti del tessuto urbano ha sottolineato come le strategie discorsive possano
favorire pratiche di esclusione (Maritano 2006), e come il pensiero razializzato si
infiltri nelle pratiche sociali del vivere quotidiano e nella percezione del mondo degli
attori sociali (Norman 2004). Eppure, come sottolineato da Marianne Gullestad,
l’interpretazione delle differenze (in termini di razializzazione) non è qualcosa di
universale: ma emerge in specifici processi storici (2004). Il contesto di progressivo
declino egemonico e di crisi del sistema economico, sociale e culturale che stiamo
attraversando sembra favorire lo sviluppo di forme di radicalismo identitario e
culturale (Friedman 1994). In questo panorama, sono definiti “integralisti” (Holmes
2000) quei movimenti, gruppi politici ed espressioni culturali che, esasperando le
paure frutto delle incertezze e della crisi economica e sociale che caratterizza questo
periodo storico, promuovono forme essenzializzanti di appartenenza (Holmes 2000,
Gingrich and Banks 2006). Nuove forme di nazionalismo populista prendono piede,
in particolare tra le classi popolari, laddove viene percepita una crescente scissione tra
la propria condizione di vita caotica e precaria, e il progetto politico pubblico che
2
viene ritenuto responsabile di tale condizione, sempre più in linea con dinamiche e
strutture sistemiche e globali, e distaccato dalla realtà esperita dai cittadini (Kalb
2011). In una configurazione sociale di tale complessità, i quartieri limitrofi i nuovi
Cas (aperti con decreti Prefettizi e diretta volontà del Ministero dell’Interno)
rappresentano un setting etnografico capace di cristallizzare la vasta rete di forze
sociali in campo - sistemiche, economiche, politiche, locali e culturali – e al contempo
di svelare le potenziali radici di tali sentimenti e conformazioni politiche nel tessuto
bolognese. L’analisi, che muoverà da un rigoroso lavoro etnografico, insisterà
sull’elaborazione di teoria a partire dagli elementi raccolti nell’indagine sul campo
(Olivier de Sardan 2008).
Metodologia
Il/la candidato/a si concentrerà su tre casi studio, tre focus etnografici distinti, che
rappresentano la base empirica del progetto: i principali Centri di Accoglienza (Cas)
presenti sul territorio di Bologna e aperti in emergenza nei tempi dell’operazione
Mare Nostrum nel 2014- 2015. L’Hub Centro Mattei, nei locali dell’ex-Cie di via
Mattei, nel quartiere Savena, che ospita fino a 600 persone, aperto a luglio 2014. Villa
Aldini, in cima al colle dell’Osservanza, nel quartiere residenziale dei Colli, che
ospita 100 richiedenti asilo, aperto a febbraio 2014. Il Centro Zaccarelli, in fondo a
via del Lazzaretto, nel quartiere Navile, che ospita 57 richiedenti asilo, già dormitorio
per senza fissa dimora, aperto in aprile 2015.
La ricerca etnografica sui tre differenti siti verrà condotta su più livelli.
- Attraverso contatti con gli ospiti dei Centri e gli operatori degli stessi, il/la
candidato/a analizzerà le reti e i network sia dei richiedenti asilo ospiti, sia messi in
campo dall’ente gestore (mesi 0-3).
- Attraverso una mappatura delle principali istituzioni, realtà locali e associazioni
presenti nei rispettivi quartieri, tramite interviste mirate a soggetti coinvolti nella
produzione e promozione di politiche volte all’integrazione di tali Centri, si potrà
cogliere il livello e l’assetto istituzionale di tale relazione (mesi 3-6).
- Infine, si metterà in campo un percorso di “etnografia sperimentale” che partirà
dall’incontro con i singoli abitanti dei quartieri, dall’ascolto delle loro esigenze e
percezioni. In coordinamento con i gestori dei Centri, si promuoveranno incontri ed
3
eventi culturali volti a favorire la produzione di reti e relazioni tra ospiti dei Centri ed
abitanti dei quartieri (mesi 6-9).
In sintesi:
- almeno 10 interviste a operatori dei Centri di Accoglienza e ospiti richiedenti asilo;
- almeno 10 interviste a membri di realtà di quartiere, associazioni, rappresentanti
delle Istituzioni;
- almeno 10 interviste ad abitanti e fruitori del tessuto del quartiere;
- progettazione di almeno tre eventi culturali da co-organizzare con i gestori e gli
abitanti.
Nella fase finale della ricerca (mesi 9-12) il/la candidato/a prenderà in esame in
maniera comparata il materiale raccolto durante il periodo di ricerca etnografica nei
tre quartieri della città di Bologna, ai fini della rielaborazione complessiva volta alla
redazione di un rapporto della ricerca, nonché alla scrittura di testi per la
pubblicazione.
Prodotti della ricerca
-
Rapporto finale di ricerca comprensivo della rielaborazione dei materiali
raccolti durante la stessa (interviste, osservazioni, eventi), che renda conto
dell’impatto dei Cas nei tre differenti quartieri e dunque in maniera comparata
della situazione nella città di Bologna;
-
Pubblicazioni di carattere scientifico in Riviste nazionali e internazionali;
-
Partecipazione a Convegni nazionali/ internazionali ai fini dello scambio e
della promozione di network che coinvolgano l’Università di Bologna.
Piano formativo previsto per il titolare dell’assegno di ricerca
Il/la candidato/a beneficerà delle attività formative e laboratoriali del Centro di
Ricerca MODI. In questo potrà trovare un ambiente di scambio e di acquisizione di
competenze, in particolare nell’ambito dell’interdisciplinarietà propria al MODI.
Il/la candidato/a potrà affinare la propria capacità di ricerca etnografica, che dovrà
essere dimostrata come competenza pregressa, in particolare in relazione allo studio
di culture politiche “integraliste”.
4
Il/la candidato/a potrà rafforzare la relazione tra il Dipartimento e l’ente gestore dei
Centri attraverso l’organizzazione di iniziative che potranno coinvolgere anche
organizzazioni pubbliche e del terzo settore impegnate in questo ambito, la cui
pregressa conoscenza da parte del/la candidato/a sarà valutata positivamente.
L’attualità della questione alla base del progetto e la relativa mancanza di ricerche
affini nel contesto italiano, permetterà al/la candidato/a di dare un contributo teorico
consistente allo stato del sapere antropologico in materia, nonché di imbastire un
progetto più ampio per la partecipazione a bandi europei.
Bibliografia
Agier M., 2002, “Between War and City. Towards an urban anthropology of refugee
camps”, Ethnography, 3, 3, p. 317-341.
Agier M., 2008, Gérer les indésirables. Des camps de réfugiés au gouvernement
humanitaire, Paris, Flammarion.
Das V., Poole D. (a cura di), 2004, Anthropology in the margins of the state, OxfordSanta Fe, James Currey, School of American Research Press.
Fassin D., 2005, “Compassion and Repression: the Moral Economy of Immigration
Policies in France”, Cultural Anthropology, 20, 3, p. 362-387.
Friedman J., 1994, Cultural identity and global process, London, Sage.
Gingrich A., Banks M. (a cura di), 2006, Neo-nationalism in Europe and beyond.
Perspectives from social anthropology, New York, Oxford, Berghahn.
Giudici D., 2014, Dove finisce la paura e dove comincia il desiderio. Politiche della
memoria e margini di azione di rifugiati e richiedenti asilo in Italia, Tesi di Dottorato
in Antropologia, Università degli Studi di Bergamo.
Glick Schiller N., Çaglar A. (a cura di), 2011, Locating migration. Rescaling cities
and migrants, Ithaca, Cornell University Press.
Goffman E., 1968, Asylums. Le istituzioni totali: i meccanismi dell’esclusione e della
violenza, Torino, Einaudi.
Gullestad M., 2004, “Blind slaves of our prejudices: Debating ‘culture’ and ‘race’ in
Norway”, Ethnos, 69:2, p.177-203.
Holmes D., 2000, Integral Europe. Fast Capitalism, Multiculturalism, Neofascism,
Princeton, Princeton University Press.
5
Kalb D., Halmai G. (a cura di), 2011, Headlines of nation, subtexts of class. Workingclass populism and the return of the repressed in neoliberal Europe, New York,
Oxford, Berghahn.
Kobelinsky C., 2012, “ ‘Sont-ils des vrais réfugiés?’ Les tensions morales dans la
gestion quotidienne de l’asile”, in Fassin D. (a cura di), Economies morales
contemporaines, Paris, La Découverte, p.155-173.
Kobelinsky C., 2015, “Accueil ou controle?”, Plein Droit, 2, (105), p.14-17.
Maritano L., 2006 (2002), “Un’ossessione per la differenza culturale:
rappresentazioni degli immigrati a Torino”, in Grillo R.D., Pratt J., Le politiche del
riconoscimento delle differenze, Rimini, Guaraldi, p.101-122.
Norman K., 2004, “Equality and exclusion: ‘Racism’ in a Swedish town”, Ethnos,
69:2, p.204-228.
Olivier de Sardan J.P., 2008, La rigueur du qualitatif. Les contraintes empiriques de
l’interprétation socio-anthropologique, Louvain-La-Neuve, Bruylant-Academia.
Pinelli B., 2011, “Attraversando il Mediterraneo. Il sistema campo in Italia: violenza e
soggettività nell’esperienza delle donne”, Lares, 1, p.159-181.
Pinelli B. (a cura di), 2013, “Migrazioni e asilo politico”, Annuario di Antropologia,
13, 15.
Pinelli B, Ciabarri L. (a cura di), 2016, Dopo l’approdo. Un racconto per immagini e
parole sui richiedenti asilo in Italia, Firenze, EditPress.
Riccio B. (a cura di), 2014, Antropologia e Migrazioni, Roma, Cisu.
Sorgoni B. (a cura di), 2011a, Etnografia dell’accoglienza. Rifugiati e richiedenti
asilo a Ravenna, Roma, CISU.
Sorgoni B. (a cura di), 2011b, “Chiedere asilo in Europa. Confini, margini, società”,
Lares, anno LXXVII, 1.
Van Aken M. (a cura di), 2005 “Rifugiati”, Annuario Antropologia, 5.
Van Aken M. (a cura di), 2008, Rifugio Milano. Vie di fuga e vita quotidiana dei
richiedenti asilo, Roma, Carta.
6