Presentazione standard di PowerPoint

FONDO EUROPEO PER I RIFUGIATI 2008 – 2013
Convenzione 2010/FER/PROG-5021 Azione 1.1.B AP 2010
FORMAZIONE
PERSONALE SOCIO
SANITARIO
Aspetti psico-sociali
del migrante richiedente asilo
Anamaria Skanjeti, phd
Centro di Psicologia Transculturale,
Ufficio Pastorale Migranti
Obiettivo
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Bisogni
Identità
Transizione
Trauma e resilienza
Far fronte alle transizioni (coping)
Situazioni post-traumatiche da stress
Lavoro in gruppo
• Individuare i bisogni del migrante richiedente
asilo e del personale sanitario
Migrante richiedente asilo
• Accoglienza (dignità, rispetto, ascolto,
comunicazione agevolata ed efficace,
informazione, formazione, fonti di
sostentamento, mediazione culturale,
rete di servizi, orientamento,
accompagnamento, spazio intimo,
comprensione emotiva e linguistica,
agency,).
• Documenti/Lavoro /Casa
• Integrazione (lingua, relazioni, ruolo
sociale, riconoscimento titoli di studio,
religione, comunità di appartenenza)
• Assistenza psicologica (trovare un senso,
elaborare il trauma) e sanitaria
• Persone di riferimento
• Tempo
Operatore socio sanitario
• Decodificare il bisogno
• Mantenere specificità professionale e
riconoscimento dei vincoli prof.
• Rispetto
• Conoscenza delle diverse culture
• Comunicazione efficace
• Mediazione culturale
• Risorse e strutture adeguate
• Formazione e aggiornamento continuo
• Spazi
• Scambio di esperienze e informazioni
• Supporto psicologico (gestire la
sofferenza, rispettare i tempi).
• Lavoro di rete
• Confronto con esperti
Se stessi
L’esperienza di “trovare se stesso” e di “sentirsi se stesso”
 ogni fase del ciclo vitale presenta momenti critici che
possono confermare, ridefinire o destabilizzare il
sentimento di identità (Bonica, 2001).
Sentimento d’identità
Risultato di un processo d’interdipendenza continua tra tre vincoli
di integrazione (Grinberg e Grinberg, 1986), che acquistano
particolare criticità nei contesti di migrazione:
 Spaziale: sentimento di “individuazione”
 Temporale: sentimento di “essere se stessi”; continuità
 Sociale: sentimento di “appartenenza”
Migrazione
• Esperienza di discontinuità e “rottura” (Becker, 1997; Zittoun 2007).
• In discussione il senso di integrità e continuità della
persona; l’identità, i mezzi per padroneggiare l’
ambiente.
• Difficoltà nel riconoscere “senso” agli eventi, e nel
trattare le emozioni (Erikson 1950, 1968; Rutter 1994; Smelser, 1980).
Duplice bisogno
• Elaborazione del passato e del cambiamento,
• Rispetto di una dimensione di solitudine e
riservatezza in cui risiede la dignità di questo
cambiamento (Bonica, 2000).
CICLO DI TRANSIZIONE
(Hopson, 1981)
1 LA PARALISI: shock,
2 LA REAZIONE: Esaltazione o disperazione minimizzazione
3 IL DUBBIO SU DI SÉ: ansia, rabbia o tristezza, apatia.
4 ACCETTARE LA REALTÀ E LASCIAR ANDARE:
accettare la realtà del cambiamento.
5 I TENTATIVI: sperimentazione di nuove identità.
6 LA RICERCA DEL SIGNIFICATO: trovare un senso.
7 L’INTEGRAZIONE: nella nuova realtà.
Transizioni/crisi
• Pericolo o Opportunità
Stress da transculturazione / Trauma/ Perdita di
status
Effetti che dormono (Bronfenbrenner, 1979), nuovi aspetti
del sé / resilienza
Transizioni
• Nel paese d’origine (molte perdite, tortura, ecc)
• Nel paese d’arrivo (prima della formulazione
della domanda, nell’attesa, nella fase di uscita del
progetto).
• Sovrapposizione
Tortura (Bracci, 2012)
• 30% - 60% dei richiedenti asilo e rifugiati.
• distruggere la persona e di terrorizzare la
comunità.
“ti ricorderai di questo per tutta la vita, non sarai più come
prima, non potrai più avere figli”.
Resilienza
• Capacità di mantenere un discreto livello di
adattamento anche in condizioni di vita
particolarmente sfavorevoli (la capacità di essere
flessibili e di resistere agli urti).
• Si sviluppa nella dimensione relazionale e si
fortifica in tutte le esperienze che favoriscono
un sentimento di efficacia personale di
valorizzazione del Sé.
FARE FRONTE ALLE TRANSIZIONI
COPING
Schlossberg e coll. (1995): 4 gruppi di fattori che
influenzano la capacità individuale di affrontare
le transizioni (le 4 S):
- SITUAZIONE
- SÉ
- SOSTEGNO
- STRATEGIE.
VARIABILE SITUAZIONE
Che cosa sta accadendo?
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Elemento scatenante: cosa provoca?
Il momento: norme sociali e stadio di vita
Il controllo: quali aspetti posso controllare?
Il cambiamento di ruolo: lo implica?
La durata: temporanea o permanente?
Le esperienze precedenti: esperienze simili?
Lo stress associato: quali altre situazioni di stress?
La valutazione: positiva o negativa?
VARIABILE DEL SÉ
A chi sta accadendo?
RISORSE PERSONALI E
DEMOGRAFICHE:
RISORSE
PSICOLOGICHE:
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Stato socioeconomico
Sesso
Gruppo etnico
Età e fase della vita
Stato di salute
Maturità psicologica
Impegno e valori
Autostima
Controllo interiore
Fiducia in se stessi
Flessibilità
VARIABILE DEL SOSTEGNO
Quale aiuto è disponibile?
– Le fonti del sostegno: famiglia, amici, affetti.
Zone di stabilità (Toffler, 1970): persone, idee, luoghi,
oggetti, organizzazioni.
– Le funzioni del sostegno sociale (Weiss, 1974)
opportunità di offrire cure, attaccamento, integrazione
sociale, guida, assistenza, alleanza e affidabilità,
rassicurazione sul proprio valore.
VARIABILE DELLE STRATEGIE
Come affrontare la situazione?
• Coping focalizzato sull’ambiente mediante:
– Modifica della situazione
– Fuga per evitare la situazione
• Coping focalizzato sulle persone
– Sviluppo di strategie addizionali
– Modifica della percezione e della valutazione della
situazione
Richiedenti asilo
• Progetto migratorio realistico o migrazione
forzata?
• Ridefinizione del progetto.
Richiedenti asilo
• Le esperienze post-migratorie, peggiorano la
situazione: il disagio e i sintomi psichiatrici si
aggravano dopo l'arrivo nei paesi ospiti (Mazzetti,
2008).
• Alta morbilità psichiatrica a lungo termine,
anche dopo molti anni (Steel et al., 2002).
Situazioni post-traumatiche da stress
• Trauma: evento improvviso che induce terrore e
impotenza, per cui le normali barriere difensive
non sono più efficaci.
• Eventi collettivi (guerre), fenomeni naturali
(terremoti), abusi e maltrattamenti.
• Incidono fortemente le risorse individuali e
l’entourage.
Tipologie
• Reazioni acute: amnesie circoscritte,
offuscamento della coscienza, fuga, ansia,
irritabilità.
• Riviviscenza e attivazione, evitamento, diniego,
offuscamento psichico, dissociazione e
alternanza tra estrema passività ed esplosioni di
rabbia.
Disturbo complesso post-traumatico
da stress (DSM,IV)
• storia di soggezione a un controllo totalitario
per un periodo prolungato (da mesi a anni).
• diverse alterazioni: nella regolazione degli
affetti, della coscienza, nella percezione di sé,
nelle relazioni con gli altri, nei sistemi di
significato, nella percezione del persecutore.
Alterazioni nella regolazione degli affetti
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•
alterazione persistente dell’umore,
preoccupazione cronica suicidaria,
autolesionismo,
rabbia esplosiva o estremamente inibita,
sessualità compulsiva o estremamente inibita
Alterazioni della coscienza
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•
amnesia o ipermnesia per eventi traumatici,
episodi dissociativi transitori,
depersonalizzazione/ derealizzazione,
sensazioni di rivivere l’esperienza
Alterazioni nella percezione di sé
• Senso di impotenza o paralisi dell’iniziativa
“occhi chiusi, mani chiuse, gambe chiuse” (Omar, 2012)
• Vergogna, colpa e autodenigrazione
• Senso di svalutazione o stigma
“non sono più un uomo” (Omar, 2012)
• Sensazione di essere completamente differente
dagli altri (totale solitudine /convinzione di non
essere compreso)
Alterazioni nelle relazioni
con gli altri
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•
Isolamento e ritiro
Disturbi nelle relazioni intime
Ricerca ripetuta di un salvatore
Sfiducia persistente
Reiterate insufficienze nell’autoprotezione.
Alterazioni nei sistemi di significato
• Perdita di fiducia sostenitrice
• Senso di inutilità e disperazione
Alterazioni nella percezione del persecutore
• Preoccupazione per la relazione con il
persecutore
• Attribuzione irrealistica di totale potere al
persecutore
• Idealizzazione o gratitudine paradossale
• Senso di una relazione speciale
• Accettazione del sistema di valori o della
razionalizzazioni del persecutore
Una quotidianità coartata
«Non ricordo le cose. Se ho con me una borsa, rischio di
dimenticarla ovunque. Ho paura di perdere gli oggetti
sul tram o in giro. Se mi siedo su una panchina posso
rimanervi talmente tanto tempo a pensare che poi mi
dimentico del resto. Penso alla guerra, alle cose del
passato, alla mia famiglia. Penso sempre, perché non so
che cosa fare durante il giorno, ma poi penso anche la
notte, e non riesco a dormire. È per questo che sono
sempre stanco».
Tratto da Vacchiano, F. (2005). Cittadini sospesi: violenza e istituzioni nell’esperienza dei
richiedenti asilo in Italia, «Antropologia».
Continuità della violenza
«Pensavo di trovare un luogo sicuro, non potevo
immaginare che anche qui avrei avuto problemi per
sopravvivere. All’inizio è davvero terribile, poi un po’ le
cose migliorano, se riesci ad entrare nel PNA, ma la vita
resta difficile. Tutto questo è umiliante, le regole del
dormitorio, il mangiare nelle mense, l’essere fermato in
continuazione. Quando arrivi pensi che sei salvo, che le
cose andranno meglio, ma poi ti accorgi che non è vero,
che le umiliazioni non sono finite…»
Tratto da Vacchiano, F. (2005). Cittadini sospesi: violenza e istituzioni
nell’esperienza dei richiedenti asilo in Italia, «Antropologia».
Pensabilità e comunicabilità
dell’esperienza
• Difficoltà nel costruire un senso (Erikson 1968;
Rutter 1994; Smelser, 1980); “inadeguatezza”
del linguaggio (Brockmeier, 2004) tempo più
propizio (Seery et al, 2008).
• Narrandoci, affrontiamo il caos dell’esistenza,
attribuiamo senso al nostro agire (Bruner, 1990).
• Continua influenza tra Sé e cultura.
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Difficoltà di racconto
• I ricordi traumatici mancano di una narrazione
verbale e di un contesto; vengono codificati in
forma di sensazioni vivide e di immagini (Brett &
Ostroff, 1985)
• Ritraumatizzazione dai racconti ripetuti (Tonini, 2012)
Difficoltà di racconto
• Risveglia le sofferenze del passato troppo
precocemente.
• Incontro con lo psicologo  matura spesso
lentamente (Bracci, 2012).
• Incoerenza nella successione temporale
Ricostruire la propria storia
• Costruire condizioni di sicurezza (dare nome al
problema, restaurare il controllo, creare un
ambiente sicuro).
• Ricreare il flusso della vita e restaurare un senso
di continuità con il passato.
Operatore
• Affermare dignità e rispetto.
• Riconoscere il trauma (non minimizzarlo).
• Affinare la capacità di ascolto, rispettare i tempi
delle persone (lunghi silenzi), esprimere con
chiarezza modalità e finalità della visita.
• Recuperare la visione del futuro.
• “Celebrare” gli successi.
• Aiuto nella gestione della sofferenza.
Integrazione con attività e oggetti
• Potere evocativo, uso simbolico per ricordare (Dittmar
1992); senso di continuità e rinforzo del collegamento
con altri significativi essenziale per l’identità (Habermas,
2001).
• Attraverso gli oggetti ritenuti significativi  moltissimi
dettagli sulle biografie delle persone (Hoskins, 1998).
• Transizioni: oggetti usati come ponte (Habermas, 2001).
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Nasce “Sconfinati”
free press di rifugiati e richiedenti asilo
• accendere una luce sul mondo dei richiedenti
asilo e dei rifugiati a partire dal racconto e dal
punto di vista delle persone che sono fuggite dal
proprio Paese.
• viedifuga.org ospita le uscite di questo nuovo
giornale.
Bibliografia di riferimento
• Bracci, C. (2012). I percorsi dell’emersione della vulnerabilità, della diagnosi e
della certificazione (comunicazione orale) Salut-are: formare, confrontare,
cambiare per migliorare i servizi di tutela socio-sanitari rivolti ai richiedenti e
titolari di protezione internazionale, FER 2008-2013, Torino 7 maggio 2012.
• Bonica, L. (2000). (a cura di) Migranti e reciprocità nella rete e nella
formazione. Torino: Casa di Carità Arti e Mestieri.
• Mazzetti, M (2008) Trauma e migrazione. Un approccio analitico
transazionale a rifugiati e vittime di tortura . Quaderni Di Psicologia, Analisi
Transazionale E Scienze Umane, 49.
• Herman, J. L. (2005). Guarire dal trauma. Affrontare le conseguenze della
violenza, dall’abuso domestico, al terrorismo. Ed. Magi.
• Vacchiano, F. (2005). Cittadini sospesi: violenza e istituzioni nell’esperienza
dei richiedenti asilo in Italia, «Antropologia», V, pp. 85-101.
Grazie per l’attenzione
[email protected]