Uno strano caso di anello sopravalvolare mitralico acquisito

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UNO STRANO CASO DI ANELLO SOPRAVALVOLARE MITRALICO ACQUISITO
Vera Elena Bottari, Andrea Madeo, Marilena Mizzi, Antonio Terranova, Massimo Uguccioni,
Paolo Giuseppe Pino
Dipartimento di scienze cardiovascolari, Ospedale San Camillo-Forlanini, Roma
Una paziente di 67 anni, operata nel 1977 di doppia sostituzione valvolare, per malattia reumatica,
con impianto di protesi monodisco in sede aortica e di protesi a palla Starr-Edwards in sede mitralica,
è sottoposta a follow-up ecocardiografici seriati, che documentano un graduale aumento dei gradienti
transprotesici mitralici ed un rigurgito tricuspidale in incremento. Nel Novembre 2013, in concomitanza all’aggravarsi della sintomatologia clinica di scompenso destro e per la comparsa di dispnea a
riposo, viene eseguito un’ecocardiogramma transtoracico (ETT) che documenta un ulteriore aumento
dei gradienti transprotesici della protesi in sede mitralica (Gradiente medio 17 mmHg) ed un vizio
tricuspidale severo. Per una migliore visualizzazione delle strutture protesiche e per potere definire
con precisione il meccanismo alla base della disfunzione protesica, la paziente viene sottoposta ad
ecocardiogramma transesofageo (ETE) con valutazione tridimensionale (3D). L’ETE documentava i
normali movimenti dell’occlusore e confermava gli elevati gradienti transprotesici mitralici, con aspetto da stenosi mitralica severa. Il meccanismo dell’ostacolo all’afflusso ventricolare sinistro era individuato nella presenza di un panno, che era cresciuto sul versante atriale dell’anello protesico, con
un peculiare aspetto tipo cercine sopravalvolare completo. L’ETE ha inoltre evidenziato un distacco
protesico in sede postero-laterale, che si estendeva per il 25% circa della circonferenza dell’anello,
non identificabile all’ETT.
L’utilizzo dell’ETE, con l’apporto del 3D, è stato quindi fondamentale per la visualizzazione del distacco periprotesico, mascherato all’ETT del panno periprotesico a cercine sopravalvolare e dall’anello
protesico stesso. La corretta definizione dei meccanismi alla base della disfunzione protesica è fondamentale per un’ottimale pianificazione dell’intervento chirurgico.
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