Comunicato I Seminario sui Temi dello Sviluppo

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F O N D A Z I ON E
02/2011
Comunicato Stampa
La crescita europea (e quella italiana) al bivio
La Fondazione R.ETE. Imprese Italia discute sulle prospettive di sviluppo
dell’Italia nel contesto europeo
Oggi, 24 Febbraio, presso la sede di R.ETE. Imprese Italia, si è tenuto il primo di un
ciclo di incontri che la Fondazione R.ETE. Imprese Italia dedica agli scenari dello
sviluppo. All’incontro hanno partecipato Giuseppe De Rita, Presidente della
Fondazione, Giorgio Guerrini, Presidente di R.E.TE. Imprese Italia e Paolo Savona,
Presidente del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi, insieme ad esponenti del
mondo istituzionale, datoriale, sindacale ed universitario. Il seminario ha avuto
come obiettivo quello di sollecitare la discussione sui vincoli e le opportunità che
l’Unione Europea e l’Eurozona stanno offrendo e offriranno nel futuro agli Stati
Membri e al sistema produttivo degli stessi.
Il Professor Paolo Savona nel suo intervento introduttivo ha esposto la sua
personale tesi sostenendo che «l’assetto istituzionale attuale dell’UE avvantaggia
solo pochi Paesi a discapito di molti altri, tra cui l’Italia. E’ dunque fondamentale
sciogliere questo nodo politico che va minando l’Unione Europea, soprattutto in
assenza di una reale unione politica europea, propriamente definita. Le scelte fatte
quasi venti anni orsono si sono dimostrate insufficienti per invertire la tendenza
italiana al sottosviluppo ed è nostro dovere ridiscuterle senza pregiudizi». Il
professor Savona ha dunque indicato come per l’Italia la strada da percorrere è
duplice: «un piano A “lacrime e sangue”, che prevede l’implementazione di pesanti
politiche interne di riforma della finanza statale, del lavoro e dei capitali e
un’implicita accettazione della leadership dei Paesi guida europei. In alternativa un
Piano B, attraverso il recupero della sovranità monetaria e di regolamentazione del
mercato». Savona è convinto che «una crisi “severa” (come quella rappresentata
dall’abbandono dell’Euro) sollecita azioni positive rispetto a una crisi “strisciante”,
soprattutto in virtù del fatto che i costi dell’uscita dall’Euro e dall’UE sarebbero più
violenti, ma di breve durata, consentendo al Paese di riprendere il controllo del
proprio futuro. Una scossa che potrebbe essere attutita da una delle caratteristiche
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più tipiche dell’antropologia nazionale, ovvero la capacità al sacrificio».
Il Presidente di R.ETE. Imprese Italia Giorgio Guerrini ha evidenziato che «il deficit
di crescita e il ritardo nella creazione di un ambiente favorevole alle imprese e al
lavoro costituiscono una zavorra pesantissima che deve essere assolutamente
rimossa. Ciò nell’ottica di ragionare senza rassegnazione ma in chiave prospettica,
per assicurare anche alle generazioni future possibilità e benessere».
Giuseppe De Rita, Presidente della Fondazione, ha messo in risalto che esiste «un
nesso strettissimo tra declino economico e degrado antropologico: negli ultimi anni
sembra essere venuta meno l’epopea degli “spiriti vitali” che hanno animato e fatto
crescere il tessuto produttivo italiano. L’europeismo rimane un sentimento radicato
nella psicologia collettiva degli italiani, che si configura però sempre più come
timore rispetto ad un eventuale perdita del legame europeo, più che come una
convinzione autentica».
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