Lezione 10 (22 ottobre 2008) Notizie supplementari sul Fedro – il titolo è il nome di uno dei giovani seguaci di Socrate – sottotitolo tradizionale (che sembra risalire almeno a Trasillo): ‘Sulla bellezza’ – tema del dialogo: l’amore (si parte dalla lettura di un discorso di un famoso retore, Lisia, per poi distinguere quattro ‘manie’ dell’amore e descrivere il destino delle anime; il nostro passo segue una critica al modo di fare discorsi da parte degli oratori e fa parte della conclusione del dialogo) – presunta data drammatica: tra il 420 e il 410 a.C. (Socrate conta come un ‘vecchio’, di almeno 60 anni) La questione affrontata nel nostro brano: la superiorità dell’oralità rispetto alla scrittura per fare filosofia Socrate offre inanzittutto un mito della scoperta della scrittura (274B-5B; disp. pp. 15-6) – la divinità egizia Theuth ha inventato molte arti (artimetica, astronomia, gioco dei dadi [274D, disp. p. 15]) e le ha date al re Thamus come regalo insieme alla scrittura – ‘renderà gli Egiziani più sapienti e più capaci di ricordare, perché con essa si è ritrovato il farmaco della memoria e della sapienza’ (274E, disp. p. 15) La scrittura non è un fenomeno ‘naturale’, – va spiegata, anche con un ‘mito’ (un racconto plausibile, che non dà le vere cause) – cambiamento culturale in atto nel IV secolo a.C.: non si tramandano più i poeti per via orale – arriva la scrittura (anche) per motivi commerciali – cfr. lo scossone di internet Seguono sei tesi contro la presunta utilità della scrittura per accrescere la sapienza (1) la scrittura accresce solo l’apparenza della saggezza e non rafforza la memoria (può richiamare solo le cose già conosciute) (275C-D, disp. p. 16) (2) una scritta non è in grado di determinare a chi viene in contatto né a diffendersi da attachi (275D-E, disp. p. 16) (3) una scritta è solo un’immagine di quello che può essere impresso nell’anima di un essere vivente (276A, disp. p. 16) (4) usare la scrittura è come seminare nei ‘giardini di Adone’, un mero gioco, non finalizzato a produrre frutti (276B-7A, disp. 16-7) (5) per comunicare, bisogna conoscere l’anima dell’interlocutore per sapere come esprimersi, che la scrittura non può fare ([si riprende (2)], 277E-8B), disp. pp. 18) (6) il filosofo, ossia ‘l’amante di sapienza’ (278D, disp. pp. 18-9) non permette che ‘le cose di maggior valore’ (cioè le verità filosofiche, i fondamenti della saggezza) vengano maltratte, prese come un gioco o disperse. La conclusione del brano non può essere una delle cose di maggiore valore, pena l’autoconfutazione Lezione 11 (23 ottobre 2008) Se non si può filosofare (= raggiungere le cose di maggiore valore) con la scrittura, come si procede con l’oralità? Due ipotesi: o (i) vi è una dottrina privilegiata da tramandare attraverso la ‘scrittura sulle anime’; o (ii) è il processo stesso della dialettica che dà buoni frutti (non quelli dei giardini di Adone) Ipotesi su Platone: credeva di essere in possesso di una dottrina privilegiata riguardo alla cose di maggiore valore, che voleva trasmettere oralmente – ci sono alcune indicazione nei dialoghi e nelle lettere della natura e del contenuto di tali dottrine – anche fonti esterne (ad es. Aristotele) si riferiscono alle ‘dottrine non scritte’ – ma, se le incontriamo per iscritto, il divieto/inutilità di Fedro 274-8 fa sì che non diano buoni frutti Una testimonianza sulle dottrine orali di Platone: Come Aristotele soleva sempre raccontare questa era l’impressione che aveva la maggior parte di coloro che ascoltarono la conferenza (akroasis) di Platone Intorno al Bene. Infatti, ciascuno vi era andato, pensando di poter apprendere uno di questi che sono considerati beni umani, come la ricchezza, la salute, la forza e, in generale, una meravigliosa felicità. Ma quando risultò che i discorsi vertevano intorno a cose matematiche, numeri, geometria e astronomia, e da ultimo, si sosteneva che esiste un Bene, un Uno (hoti agathon esin hen), io credo che questo sia sembrato qualcosa del tutto paradossale. Di conseguenza, alcuni disprezzarono la cosa, altri la biasimarono. Aristosseno di Taranto Elementi di armonia, II 39-40 Lezione 12 (24 ottobre 2008) Dire che il Bene è l’Uno sembra dare una risposta della forma sbagliata a una domanda non pienamente formulata – analogia con la Risposta data dal computer Pensiero Profondo alla ‘Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto (D. Adams, La guida galattica per autostoppisti, (1980), Mondadori, Milano, 1999) – la Risposta è un altro numero: 42 (Adams, cap. 25) – ma non si sa ancora come formulare la Domanda – ci vuole un computer di generazione successiva per questo compito La mancata comunicazione è colpa di Platone o degli astanti? – una conferenza (come una ‘lezione frontale’ o appunti in rete?) è troppo simile alla scrittura per sottrarsi al divieto/ammonizione di Fedro 274-8? – non si riesce a ‘scrivere sull’anima’ se si ha monologo? – la saggezza platonica è andata perduta per la mancanza di trasmissione orale? – o ci sono degli adepti ancora in giro, che insegnano le ‘dottrine non scritte’? – ma non a Davies, che ha l’anima inadatta (che vuole accrescere solo l’apparenza di sapienza – Fedro, 275C-D) – le dottrine sul Bene-Uno di Platone sono veramente delle sciocchezze? – le aspettative dell’uditorio erano sbagliate? Inciso sulla mancata comunicazione (anticipando la discussione di Aristotele, Metafisica, IV (disp. pp. 29-31)) Dichiarazioni del Primo Ministro: (1) 22 ottobre 2008: ‘Se le università vengono occupate, manderemo le forze dell’ordine’ (2) 23 ottobre 2008: ‘Se le università vengono occupate, non manderemo le forze dell’ordine’ Rappresentiamo (1) con ‘p’ (per ‘proposizione’) – usiamo una lettere sola per prendere il posto di una frase compiuta – per la funzione di ‘non’ in (2), possiamo rappresentare quella proposizione con ‘non-p’ – ‘non-p’ è il contraddittorio di ‘p’ Definizione di ‘congiunzione’: una congiunzione è composta da due proposizioni (i congiunti) e retta dall’operatore ‘e’ – una congiunzione è vera nelle circostanze in cui entrambi i congiunti sono veri – dall’affermazione di una congiunzione si può desumere entrambi i congiunti – da ‘p e q’ consegue ‘p’ – da ‘p e q’ consegue ‘q’ – con le sue affermazioni (1) e (2), Berlusconi ha enunciato entrambi i congiunti della congiunzione ‘p e non-p’ Definizione di ‘disgiunzione’: una disgiunzione è composta da due proposizioni (i disgiunti) e retta dall’operatore ‘o’ – una disgiunzione è vera nelle circostanze in cui almeno uno dei disgiunti è vero – dall’affermazione di una proposizione si può desumere la sua disgiunzione con qualsiasi altra proposizione – da ‘p’ consegue ‘p o q’ Definizione della regola di inferenza nota come ‘sillogismo disgiuntivo’: dall’affermazione congiunta di una disgiunzione e del contraddittorio di uno dei disgiunti, si può desumere l’altro disgiunto – da ‘(p o q) e non-p’ consegue ‘q’ Prendiamo un ‘q’ che rappresenta la Risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto (qualunque essa sia) e sintetizziamo il ragionamento: (1) (2) (3) (4) (5) p e non-p p poq non-p q (affermazioni del Primo Ministro) (da (1) con la regola della congiunzione) (da (2) con la regola della disgiunzione) (da (1) con la regola della congiunzione) (da (3) e (4) con la regola del sillogismo disgiuntivo) Così, Silvio Berlusconi ci ha dato implicitamente Risposta alla Domanda Fondamentale sulla Vita, l’Universo e Tutto – il suo fallimento comunicativo risiede nel fatto che le sue affermazioni implicano ogni proposizione – tra cui anche che Milan sia in Serie C – contraddirsi è noioso perché non si sa che cosa venga affermato (tutto o niente?) Fine inciso Se il ‘non-scritto’ non si presenta come via di uscita dal brutto della scrittura filosofica (tecnicismi, un ‘bagaglio’ pesante), quale atteggiamento dobbiamo adottare un altro atteggiamento nei confronti dei testi brutti? La proposta di Christie Malakite (Wolf Solent): “tutte quelle strane astrazioni non-umane, come la «sostanza» di Spinoza, e le «monadi» di Leibniz, e le «idee» di Hegel, non rimangono dure e logiche per me. Sembrano sciogliersi. […] Intendo che esse diventano ciò che io chiamo «atmosfera». […] io concepisco ciascuna filosofia, non come la «verità», bensì solo come un particolare paese, in cui posso viaggiare” (disp. pp. 115-6) Contrasti: astratto/particolare non-umano/la mia concezione duro/sciolto logico/atmosferico vero/locale La ragionevolezza dell’atteggiamento di Christie: – le filosofie (i sistemi) sono tante e non c’è modo ovvio di scegliere tra di loro – non si presentano come teorie scientifiche, che possono essere messe a una prova sperimentale – i dettagli dei ragionamenti ad es. di Leibniz non rendono la sua visione più plausibile (anzi) – i vocabolari della filosofia offrono immagini puramente evocative – non sono stabili, ma variano nel tempo come espressioni dello stato d’animo soggettivo Due difficoltà per l’atteggiamento di Christie: – Spinoza, Leibniz e Hegel credevano alla verità letterale di quello che scrivevano – non si concepivano come romanzieri o affabulatori – può anche darsi che uno (e non di più) di loro abbia, in fin dei conti, ragione Un sospetto più radicale: ha proprio senso parlare di ‘avere, in fin dei conti, ragione’?