da “Il Sole 24 Ore”, marzo 2002 RICERCA MEDICA spin off dell’ateneo che si allea con Biopolis di Siena PADOVA SPERIMENTA ALOE ANTI CANCRO Un composto naturale estratto dalle foglie di una pianta diventerà, se la sperimentazione avrà esiti positivi, un potente farmaco antitumorale. E’ la scoperta rivoluzionaria di una equipe di ricercatori e medici dell’Università di Padova: E rivoluzionario è anche il comportamento dell’ateneo putavino, che dopo aver brevettato la scoperta (“in realtà i brevetti sono due” dice Teresa Pecere, biologa molecolare) ha firmato ora, per la prima volta nella sua gloriosa e antica storia, un contratto di licenza per lo sviluppo e la sperimentazione di un farmaco in grado di curare i tumori di origine neuroectodermica “e che ha dimostrato di non avere, nell’animale, alcun effetto collaterale acuto o cronico”, sottolinea Modesto Carli, oncologo che lavora al dipartimento di Pediatria, uno degli autori della scoperta. “Si è creata la possibilità di uno spin off - spiega Giorgio Palù, direttore del dipartimento di Istologia, microbiologia e biotecnologie mediche dell’Università di Padova - concedendo l’esclusiva per lo sfruttamento del brevetto a un’industria farmaceutica che finanzierà la sperimentazione, prima sull’animale e poi sull’uomo. E’ la prima volta che accade per l’Università, che dal canto suo si è riservata le eventuali royalty e l’opzione sulla vendita del brevetto”. La sperimentazione, che partirà al più presto, durerà alcuni anni e sarà suddivisa in tre fasi. “Nel primo periodo si metterà a punto il farmaco - afferma Giogio Palù - nel secondo si valuterà la tossicità su volontari e pazienti e, nel seguente, l’efficacia del farmaco”. Se tutto procede come previsto, entro quattro o cinque anni il farmaco sarà venduto in tutte le farmacie del mondo. Ma come si arriva a una scoperta del genere? “Stavamo effettuando una ricerca su alcune molecole presenti nelle piante - risponde Teresa Pecere, che ha individuato la molecola antitumorale - che vengono utilizzate dalla farmacopea tradizionale. E abbiamo scoperto che le foglie di alcune specie di aloe contengono l’aloemodina, che si è rivelata particolarmente efficace per combattere tumori come il neuroblastoma, il terzo tuimore pediatrico per numerosità di casi, il melanoma e il microcitoma, che è il tumore del polmone, quello dei fumatori per intenderci, uno dei più diffusi nella popolazione mondiale. Sono tutti con bassa percentuale di sopravvivenza negli stadi più avanzati”. Dopo una prima sperimentazione in vitro, e dopo i due brevetti (“il secondo ha messo a punto e limato il composto per migliorarne l’efficacia” dice Giuseppe Zagotto, del dipartimento di Scienze farmaceutiche) la molecola dell’aloe si è rivelata, come dicono gli addetti ai lavori, “selettiva e specifica”, cioè in grado di risparmiare le cellule sane dell’organismo, e di colpire unicamente quelle tumorali. In altre parole, un farmaco reperibile in farmacia potrà curare alcuni tumori in maniera efficace, senza alcun effetto collaterale. “Questo meccanismo - aggiunge Teresa Pecere - consente di ipotizzare la nascita di una nuova classe di farmaci antitumore specifici”. Il lavoro del gruppo di ricerca padovano è stato pubblicato di recente sulla rivista scientifica “Cancer Research”. Un risultato straordinario, frutto della collaborazione di tante persone. “Per anni siamo stati alzati di notte a discutere e litigare - conclude Teresa Pecere - e in molti ci hanno dato una mano, a cominciare dall’associazione neuroblastoma presso il Gaslini di Genova, all’Istituto nazionale di fisica della materia di Genova, al dipartimento di Biologia e all’Oncoematologia pediatrica di Padova. Il nostro, è un lavoro fatto di molte persone che ci hanno creduto veramente, e che hanno sostenuto e aiutato la ricerca. Allora, chi ha detto che i cervelli fuggono all’estero?”. Erminia Della Frattina