Grecia classica

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Il periodo che viene generalmente indicato come Grecia classica durò circa 200 anni, dal V al IV secolo a.C. Quest'epoca vide un
conflitto estenuante con l'Impero persiano. Gran parte della moderna politica occidentale, del pensiero artistico, del pensiero
scientifico, teatro, letteratura e filosofia derivano da questo periodo di storia greca.
Il primo evento significativo di questo periodo si verificò nel 510 a.C., quando le truppe spartane aiutarono gli ateniesi a rovesciare il
loro re, il tiranno Ippia. Cleomene I, re di Sparta, mise in atto una oligarchia pro-spartani, ma il suo rivale Clistene, con il sostegno della
classe media e l'aiuto dei democratici, riuscì a prendere il sopravvento.
Tuttavia, si potrebbe porre il suo inizio con la rivolta ionica del 500 a.C., l'evento che provocò l'invasione persiana quando il generale
persiano Mardonio guidò una campagna militare tra la Tracia e la Macedonia e, anche se vittorioso, venne ferito e costretto a ritirarsi
in Asia Minore.
Nel 490 a.C. Dario il Grande, dopo aver represso la rivolta delle città ioniche, inviò una flotta per punire i greci. 100.000 persiani
sbarcarono in Attica con l'intenzione di conquistare Atene, ma vennero sconfitti alla battaglia di Maratona da un esercito greco di
9.000 opliti ateniesi guidati dal generale Milziade. La flotta persiana continuò la sua rotta verso Atene, ma, vedendola presidiata, decise
di non tentare un assalto.
Dieci anni dopo, nel 480 a.C., il successore di Dario, Serse I inviò un potentissimo esercito forte di 300.000 uomini, via terra, con il
supporto di 1.207 navi, che attraversò l'Ellesponto con l'ausilio di un ponte di barche. Questo esercito giunse in Tracia, prima di
scendere in Tessaglia e Beozia. La flotta greca si lanciò per bloccare Capo Artemisio. Dopo essere stato ritardato da Leonida I, nella
battaglia delle Termopili, Serse avanzò in Attica, dove conquistò e mise a ferro e fuoco Atene. Ma gli ateniesi avevano evacuato la città
via mare, e sotto il comando di Temistocle sconfissero la flotta persiana alla battaglia di Salamina.
Un anno più tardi, i greci, sotto il comando del generale spartano Pausania, sconfissero l'esercito persiano alla battaglia di Platea.
Dopo la battaglia di Platea, i persiani iniziarono a ritirarsi dalla Grecia e non tentarono nuove invasioni. In seguito venne costituita la
lega di Delo, sotto l'egemonia ateniese. Gli eccessi di Atene causarono numerose rivolte tra le città alleate, tutte sedate con la forza,
ma il dinamismo ateniese preoccupò Sparta e portò alla guerra del Peloponneso nel 431 a.C. Dopo che entrambe le potenze giunsero
allo stremo, venne stipulata una breve pace alla quale seguì una nuova guerra che si risolse a vantaggio di Sparta. Atene venne
definitivamente sconfitta nel 404 a.C.
La lega di Delo nacque dalla necessità di presentare un fronte unito di tutte le città-stato greche contro l'aggressione persiana. Questa
coalizione, formata nel 481 a.C., divenne nota come "lega ellenica" e comprendeva anche Sparta. Con la scomparsa di questa minaccia
esterna, dopo la battaglia di Platea, apparvero delle crepe nel fronte unito della Lega ellenica. Nel 477 a.C. Atene divenne il capo
riconosciuto di una coalizione di città-stato. Questa coalizione si incontrò e formalizzò l'alleanza nella città santa di Delo.
Nel frattempo sorse una coalizione concorrente di città-stato greche guidata da Sparta. Questa coalizione era conosciuta come lega
del Peloponneso. Tuttavia, a differenza della Lega ellenica e della lega di Delo, la lega spartana non era una risposta a qualsiasi
minaccia esterna. Essa era sfacciatamente uno strumento di politica spartana finalizzata alla sicurezza della città di Lacedemone, nella
penisola del Peloponneso in cui si trovava Sparta, e al dominio spartano sul Peloponneso.
Mentre le due coalizioni crescevano, i loro interessi opposti le portarono ad entrare in conflitto. Sotto l'influenza di re Archidamo II,
Sparta nel 446 a.C. concluse la pace dei trent'anni con Atene. Sotto i termini di questo trattato, la Grecia venne divisa in due grandi
aree di influenza. Sparta e Atene decisero di rimanere all'interno della propria zona di potere e di non interferire con l'altro gruppo.
Nonostante la pace dei trent'anni, era chiaro che un'eventuale guerra era inevitabile. Con la conclusione del trattato di pace dei
trent'anni, Archidamo II, fu costretto ad andare in guerra contro la lega di Delo.
L'iniziale strategia di Sparta fu quella di invadere l'Attica, ma gli ateniesi si ritirarono dietro le loro mura. Un focolaio di peste afflisse la
città durante l'assedio causando pesanti perdite. Allo stesso tempo, la flotta ateniese sbarcò truppe nel Peloponneso. Ma queste
tattiche non consentirono a nessuna delle due parti in causa di giungere ad una vittoria decisiva. Dopo diversi anni di campagne
inconcludenti venne stipulata la pace di Nicia.
Nel 418 a.C. però l'ostilità tra Sparta e l'alleato di Atene, Argo, portò a una ripresa delle ostilità. Alla battaglia di Mantinea Sparta
sconfisse Atene e i suoi alleati. Di conseguenza tutto il Peloponneso tornò di nuovo sotto il controllo di Sparta.
Il ritorno della pace consentì ad Atene di disinteressarsi delle questioni del Peloponneso e di concentrarsi sulla costruzione dell'impero.
Nel 415 a.C. Alcibiade esortò Atene a lanciare una grande spedizione contro Siracusa, un alleato della lega del Peloponneso in Sicilia.
Alla vigilia della partenza della flotta ateniese per la Sicilia, una banda di vandali deturpò le numerose statue del dio Hermes. Questa
azione venne attribuita ad Alcibiade e fu vista come un cattivo presagio per l'imminente campagna. Lui però fuggì a Sparta prima che la
spedizione sbarcasse in Sicilia. Quando la flotta sbarcò e fu impegnata in battaglia la spedizione si rivelò un completo disastro.
Nel frattempo Alcibiade tradì Atene divenendo un consigliere capo degli spartani rendendoli edotti sul modo migliore per sconfiggere la
sua terra natale. Alcibiade convinse gli spartani ad iniziare a costruire una vera e propria marina militare e ad allearsi con i nemici
tradizionali, i persiani.
Sparta aveva ormai costruito una flotta per sfidare la supremazia navale ateniese, e aveva trovato un nuovo capo militare in Lisandro.
Minacciata di morte per fame, Atene inviò quel che rimaneva della sua flotta ad affrontare Lisandro, che la sconfisse in maniera
decisiva alla battaglia di Egospotami. La perdita della sua flotta minacciava Atene di fallimento. Nel 404 a.C. Atene chiese la pace e
Sparta dettò un trattato prevedibilmente severo: Atene perse le mura della città, la sua flotta, e tutti i suoi possedimenti d'oltremare.
Lisandro abolì la democrazia e nominò al suo posto un'oligarchia denominata "Trenta tiranni" per governare Atene.
Questo impero fu potente ma di breve durata. Il tema di come riorganizzare l'impero ateniese come parte dell'Impero spartano
provocò un dibattito molto acceso tra i cittadini di Sparta. L'ammiraglio Lisandro ritenne che gli spartani avrebbero dovuto ricostruire
l'impero ateniese in modo tale che Sparta ne traesse dei profitti. Sparta rifiutava di vedere il dominio di Lisandro o dei suoi successori.
Non volendo stabilire un'egemonia, decise, dopo il 403 a.C., di non sostenere le direttive che aveva dato.
Alcibiade informò i Persiani che una vittoria di Sparta su Atene non era nel migliore interesse dell'impero persiano. Piuttosto, una lunga
e continua guerra tra esse avrebbe indebolito entrambe le città-stato e consentito ai persiani di dominare facilmente la penisola
greca.
Tra il partito della guerra ad Atene, era nata la convinzione che la catastrofica sconfitta della spedizione militare in Sicilia del 415-413
a.C. si sarebbe potuta evitare se ad Alcibiade fosse stato concesso il permesso di guidare la spedizione. Così, nonostante la sua fuga a
Sparta e la conseguente collaborazione con la città-stato nemica e con la Corte persiana, decisero di far tornare Alcibiade ad Atene.
Alcibiade negoziò sull'isola ateniese di Samo ritenendo però che la democrazia era stata la sua peggiore nemica. Di conseguenza,
chiese ai suoi sostenitori di avviare un colpo di stato per stabilire una oligarchia ad Atene. Nel 411 a.C. venne inscenato un colpo di stato
oligarchico che divenne noto come "I 400".
Alcibiade venne immediatamente nominato ammiraglio della marina ateniese. Nei primi mesi del 410 a.C. Alcibiade condusse una flotta
ateniese di diciotto triremi contro la flotta spartano-persiana finanziata da Abido vicino all'Ellesponto. La battaglia di Abido si dimostrò
per gli spartani una disfatta. Seguendo il consiglio di Alcibiade, l'impero persiano era stato a guardare mentre Sparta e Atene
combattevano una contro l'altra. Tuttavia, per quanto debole fosse la marina spartana dopo la battaglia di Abido, la flotta persiana
cercò di dare assistenza diretta agli spartani.
Agesilao, re di Sparta, mise in atto una politica dinamica che faceva leva su un sentimento pan-ellenico e lanciò una campagna di
successo contro l'impero persiano. Ancora una volta, l'impero persiano fece in modo che entrambe le parti si battessero una contro
l'altra. Con l'accesso all'oro persiano, la Corte sostenne Sparta nella ricostruzione della sua flotta e gli ateniesi usarono i sussidi
persiani per ricostruire le loro lunghe mura.
Per la maggior parte dei primi anni del suo regno, Agesilao era stato impegnato in una guerra contro la Persia nel Mar Egeo e in Asia
Minore. Nel 394 a.C. le autorità spartane decisero di imporre ad Agesilao di tornare nella Grecia continentale. Sparta era stata
aggredita da Tebe e da altre città-stato greche sue alleate.
Mentre Agesilao aveva una gran parte dell'esercito spartano in Asia Minore, le forze spartane che proteggevano la patria vennero
aggredite da una coalizione di forze composta da Tebe, Corinto, Atene e Argo. Nella battaglia di Aliartos gli spartani furono sconfitti
dalle forze tebane, e durante gli scontri venne ucciso Lisandro, capo militare di Sparta.
Alla battaglia di Coronea, Agesilao e il suo esercito spartano sconfissero una forza tebana. Per più di sei anni, Sparta combatté le cittàstato alleate di Tebe, Corinto, Atene e Argo, nella guerra di Corinto. Durante la guerra, Corinto ebbe il sostegno di una coalizione di
tradizionali nemici di Sparta, Argo, Atene e Tebe. Tuttavia, la guerra scadde in tattiche di guerriglia e Sparta decise che non avrebbe
potuto combattere su due fronti e così scelse di allearsi con la Persia. La lunga guerra di Corinto si concluse definitivamente con la
Pace di Antalcida o Pace del Re, in cui il "Grande Re" di Persia, Artaserse II, impose un "trattato" di pace tra le varie città-stato della
Grecia. La guerra di Corinto rivelò una dinamica significativa che si stava verificando in Grecia. Mentre Atene e Sparta si combattevano
l'un l'altra fino all'esaurimento, Tebe stava assumendo una posizione dominante tra le varie città-stato greche.
La lega di Beozia venne sciolta nel 386 a.C. Questa confederazione era stata dominata da Tebe, una città ostile all'egemonia spartana.
Sparta effettuò operazioni su larga scala in Epiro e nel nord della Grecia, con la conseguente conquista della fortezza di Tebe. Fu un
politico tebano che suggerì al generale spartano Febida che Sparta avrebbe dovuto conquistare Tebe. L'attacco ebbe successo e Tebe
fu posta sotto il controllo spartano.
Nel 378 a.C. la reazione al controllo spartano su Tebe determinò una sollevazione popolare. Altrove in Grecia, la reazione contro
l'egemonia spartana iniziò quando Sfodria, un altro generale spartano, cercò di effettuare un attacco a sorpresa contro il Pireo.
Tornato a Sparta, fu messo sotto processo per il fallito attacco ma venne assolto dalla Corte spartana. Tuttavia, il tentativo di attacco
innescò un'alleanza tra Atene e Tebe. Sparta avrebbe dovuto combattere entrambe contemporaneamente. Il crescente spirito di
ribellione contro Sparta alimentò anche il tentativo di Tebe di ripristinare l'ex confederazione di Beozia. I capi tebani Pelopida ed
Epaminonda riorganizzarono l'esercito tebano e iniziarono a liberare le città della Beozia dalle guarnigioni spartane, incorporandole
nella rinata lega di Beozia.
La potenza tebana crebbe in modo spettacolare in un tempo così breve che Atene iniziò a diffidare del potere crescente di Tebe. Atene
cominciò a consolidare nuovamente la sua posizione mediante la formazione di una seconda Lega ateniese. L'attenzione venne attirata
dal potere crescente di Tebe, quando essa rase al suolo la città di Platea nel 375 a.C., alleata di Atene. La distruzione di Platea portò
Atene a negoziare un'alleanza con Sparta contro Tebe. Nel 371 a.C. l'esercito tebano, guidato da Epaminonda, inflisse una pesante
sconfitta alle forze spartane alla battaglia di Leuttra. Sparta perse gran parte del suo esercito. L'egemonia spartana non venne
sostituita da quella tebana, ma piuttosto da quella ateniese che inoltre dovette affrontare la guerra contro i suoi alleati, una guerra il
cui tema era caratterizzato da un deciso intervento da parte del re di Persia, sotto forma di un ultimatum ad Atene, chiedendo che
questa riconoscesse l'indipendenza dei suoi alleati. La forza della lega della Beozia spiega i problemi di Atene con i suoi alleati.
Epaminonda riuscì a convincere i suoi connazionali a costruire una flotta di 100 triremi per creare pressione nei confronti delle città
della lega ateniese e inoltre riformarono anche l'esercito introducendo mezzi di combattimento nuovi e più efficaci.
Sparta rimase una potenza importante di fronte alla forza di Tebe, tuttavia alcune delle città alleate di Sparta decisero di sciogliersi
dall'alleanza a favore di Tebe. Nel 367 a.C. sia Sparta che Atene inviarono dei delegati ad Artaserse II, il Grande Re di Persia. Questi
delegati cercarono di ottenere che Artaserse, ancora una volta, dichiarasse l'indipendenza greca e una pace comune unilaterale; Tebe
inviò Pelopida ad argomentare contro questo tentativo di un nuovo "trattato di pace". Il Gran Re venne convinto da Pelopida e dai
diplomatici tebani che Tebe, e la lega beota, sarebbero stati i migliori agenti degli interessi persiani in Grecia. Di conseguenza lasciò
Atene e Sparta in balia delle sole proprie forze. Nel 362 a.C. il generale tebano Epaminonda, schierò un esercito contro una coalizione
di forze ateniesi e spartane, la battaglia si svolse a Mantinea. I tebani prevalsero, ma Epaminonda morì in battaglia. Nonostante la
vittoria ottenuta i tebani abbandonarono la loro politica di intervento nel Peloponneso. Dal 362 a.C. in poi, non ci fu più una sola città
che potesse esercitare un potere egemonico in Grecia.
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