Indici normativi Un diverso approccio alla misura della disuguaglianza è quello definito "normativo". Secondo questo approccio, la scelta dell'indice che misura la diseguaglianza tiene esplicitamente conto di un giudizio di tipo etico sulla diseguaglianza stessa. In realtà, almeno implicitamente, anche la scelta di un indice assiomatico riflette in parte un giudizio soggettivo su quali caratteristiche della diseguaglianza siano da considerare più gravi. Ad esempio, se ritengo che l'aspetto peggiore della diseguaglianza della distribuzione sia la presenza di alcuni individui poverissimi rispetto al resto della popolazione, sceglierò un indice in grado di rappresentare la diseguaglianza di tipo γ, come la varianza dei logaritmi. Se invece sono incline a dare più peso ad una diseguaglianza di tipo α, ovvero la presenza di alcuni individui molto più ricchi del resto della popolazione, utilizzerò altri indici come ad esempio il coefficiente di variazione. L'approccio normativo si basa sulla definizione di una funzione del benessere sociale, separabile in senso additivo (aggregazione dei livelli indipendenti di benessere derivanti dal reddito dei singoli individui che compongono la popolazione) e simmetrica nei redditi individuali (anonimità). In queste condizioni, il benessere sociale aumenta al diminuire della concentrazione e la misura della diseguaglianza coincide con la perdita di benessere sociale che si ha in caso di distribuzione diseguale dei redditi. Ne deriva che, date due popolazioni con un differente ammontare di reddito totale, il benessere sociale può essere superiore in quella con un reddito totale inferiore se questo è distribuito in modo meno diseguale. Indicando con xi il reddito dell'i-esimo individuo e con U(xi) l'utilità attribuita dal giudizio della società al reddito individuale, il benessere sociale W può essere espresso da: = ( ) Si noti che la funzione del benessere cresce al crescere dei redditi individuali (l'utilità marginale dei redditi è positiva) ed è strettamente concava (la derivata seconda è negativa). La concavità indica che nella società è presente un certo grado di avversione all'ineguaglianza: se infatti l'utilità marginale è decrescente l'aumento di benessere sociale dovuto ad un aumento di reddito di un individuo povero è maggiore rispetto a quello determinato da un aumento di pari importo del reddito di un individuo ricco. Data una distribuzione (x1, x2, ..., xn) cui corrisponde un determinato livello W di benessere sociale, definiamo "reddito equivalente ugualmente distribuito" xE quel livello di reddito che, se ugualmente distribuito tra gli n individui darebbe luogo allo stesso livello di benessere W, ovvero: ( )= ( ) Una prima misura di diseguaglianza potrebbe allora essere data, indicando con µ la media dei redditi (x1, x2, ..., xn) da ( )= − =1− La differenza − indica l'ammontare di reddito pro-capite che potrebbe essere sacrificato senza ridurre il benessere globale. Poiché il reddito equivalente varia tra 0 e il reddito medio effettivo, l'indice varia tra 0 e 1: il valore dell'indice indica in che percentuale il reddito totale potrebbe diminuire se fosse equidistribuito tra tutti gli individui mantenendo uguale il livello di benessere sociale. L'indice A'(x) tuttavia non gode della proprietà di indipendenza in media. Per ottenere una misura di diseguaglianza indipendente dal livello di reddito possiamo specificare la forma della funzione di utilità sociale imponendo che l'elasticità dell'utilità marginale al reddito (riduzione percentuale dell'utilità marginale per un aumento dell'1% del reddito) sia costante per ogni livello di reddito. La funzione U che soddisfa questa proprietà è definita da: ( )= + $ "# ≥ 0, ≠ 1 1− + log "# = 1 Per ≠ 1 il reddito equivalente che assicura lo stesso livello di utilità della distribuzione effettiva è allora definito dall'espressione ) + 1− *= ( + 1− ) da cui si ottiene il reddito equivalente come media di potenza di ordine 1-r dei redditi individuali mentre, per = 1, si ha: =( ( + log ) = ) ( + log ) in questo caso, quindi, il reddito equivalente è uguale alla media geometrica dei redditi osservati: =+ Infine, in caso di indifferenza alla presenza di diseguaglianza, che corrisponde a considerare r=0 nella funzione di utilità, il reddito equivalente è uguale alla media aritmetica dei redditi osservati, essendo definito da: ( + )= ( + ) Indice di Atkinson L'indice di Atkinson si ottiene introducendo nella formula dell'indice A'(x) definito in precedenza il valore del reddito equivalente corrispondente alla funzione U(x). Si ottiene quindi per > 0, ≠ 1 la formula generale15: ( )= per - = 0: ( )= per - - - . . =1− = - - . - = 1 − (∑ - =0 = 1, indicando con ( )= - - . = - -8 - 7 012 0 012 ) =1−3 ∑ 4 5 - 0 012 6 la media geometrica: In generale, al crescere di r l'esponente dei rapporti - diminuisce, quindi nel calcolo dell'indice aumenta il contributo dei redditi degli individui più poveri (con reddito inferiore alla media) e diminuisce quello dei redditi dei percettori più ricchi (con reddito superiore alla media). L'indice A raggiunge il valore minimo in caso di equiripartizione dei redditi. Se infatti tutti i redditi sono uguali - = 1∀: = 1, … , , si ha, per ogni valore di r, A(x)=1-1=0. Pertanto l'indice di diseguaglianza di Atkinson è nullo o quando tutti gli individui percepiscono lo stesso reddito o, nel caso visto in precedenza di r=0, quando essendo completamente indifferenti alla diseguaglianza i redditi, anche differenti, vengono percepiti come uguali. Per → ∞, l'indice assumere. 15 ( ) → 1, che è il massimo valore che esso può Si noti che r rappresenta il grado di avversione al rischio di diseguaglianza nella distribuzione dei redditi, ovvero una valutazione di quanto la presenza di diseguaglianza comporti una riduzione nel livello di benessere sociale. Pertanto, l'ipotesi r<0 in questo quadro non avrebbe senso. Nelle applicazioni, Atkinson suggerisce di utilizzare valori di r compresi tra 0 e 2,5. L'indice di Atkinson soddisfa tutti e tre i requisiti assiomatici, nonché il principio di Pareto. Infatti si ha: > =− 2 012 4 ∑ - 5 <0 In caso di un trasferimento di reddito pari a k da un individuo più ricco j a un individuo più povero i, l'indice si riduce: ? = @ - 2 012 4 ∑ 5 A B − C < 0 essendo B > . Come l'indice di Theil, infine, la formula di Atkinson permette di scomporre la diseguaglianza totale di una popolazione divisa in gruppi nella somma di una componente che esprime le diseguaglianze all’interno dei gruppi (within) e di una componente che misura la diseguaglianza tra i diversi gruppi (between). Indice di Champernowne: Champernowne ha proposto due misure della diseguaglianza che derivano dall’indice di Atkinson: • E = - -8 - , ottenuto ponendo r=1 nella funzione di utilità che definisce il reddito equivalente; - -G2H , ottenuto ponendo il reddito equivalente uguale alla • EF = - media armonica I J dei redditi osservati. Entrambe le misure variano tra 0 (massima uguaglianza) e 1 (massima diseguaglianza), soddisfano i 3 assiomi e il principio di Pareto, permettono la decomponibilità della diseguaglianza di una popolazione divisa in gruppi nella componente within e in quella between. Inoltre, l'indice E è particolarmente sensibile alla diseguaglianza di tipo β, mentre EF è particolarmente sensibile alla diseguaglianza di tipo γ.