Il sionismo: un`ideologia reazionaria

Partito di Alternativa Comunista - Progetto Comunista - Lega Internazionale dei Lavoratori - LIT
Il sionismo: un'ideologia reazionaria
martedì 11 aprile 2006
Il sionismo: un’ideologia
reazionaria
Scheda ragionata dalle
origini ad oggi
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Antonino Marceca
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“Il sionismo - come Abram Lèon scrive nel suo libro Il marxismo e la questione ebraica - è
nato alla luce degli incendi durante i pogrom russi del 1882 e nel tumulto
causato dall’affare Dreyfus, due avvenimenti che esprimevano l’acutezza che
comincia ad assumere la questione ebraica alla fine del XIX secolo―. Il
giornalista ebreo Theodore Herzl, dopo aver assistito alle dimostrazioni
antisemite di Parigi provocate dall’affare Dreyfus, pubblica nel 1896 a Vienna Lo Stato Ebraico, testo teorico politico
di riferimento del sionismo.
Per secoli nella comunità ebraica, distribuita in Europa, in
Asia e in Africa, l’idea messianica del ritorno a Sion (una delle colline su
cui si erge Gerusalemme) è stata parte del Giudaismo, ma quest’idea veniva
intesa come fede nella ricostruzione del Tempio di Gerusalemme e non aveva
alcun significato politico. Il sionismo politico ha origine storica diversa e
più recente, nasce nel contesto delle comunità ebraiche europee. All’inizio, il
movimento sionista fu incerto rispetto al luogo ove costruire lo Stato ebraico:
per alcuni in Argentina, altri in Africa, altri ancora in Palestina, che allora
faceva parte dell’Impero Ottomano ed era popolata da una maggioranza di
palestinesi musulmani e da minoranze ebraiche e cristiane. Nel congresso
sionista del 1897 prevalgono le tesi a favore della Palestina. Il programma era
condensato nella frase di Herzl “una terra senza popolo per un popolo senza
terra―, che esprimeva la natura colonialista del movimento sionista, mirante a
cacciare ed espropriare dalla sua terra il popolo arabo palestinese. Sul ruolo
del futuro Stato ebraico, Herzl fu di una brutale chiarezza: “per l’Europa,
costituiremo un baluardo contro l’Asia, saremo la sentinella avanzata della
civiltà contro la barbarie―. Una chiara collocazione del sionismo nel quadro
delle politiche imperialiste europee. “L’ideologia sionista, scrive Abram Lèon,
non è che il riflesso distorto degli interessi di una classe, l’ideologia della
piccola borghesia ebrea―, un’ideologia reazionaria mirante a separare
fisicamente gli ebrei dai non ebrei: in questo sionisti e antisemiti
convenivano.
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Oggi è diffusa anche nella sinistra l’idea, falsa e priva di
basi reali, dell’equivalenza tra antisionismo e antisemitismo. Per smontare
tale presunta equivalenza basta ricordare che tra la fine dell’ottocento e la
prima metà del novecento settori ed esponenti della comunità ebraica svolsero
un ruolo di primo piano nel movimento operaio e rivoluzionario mondiale, in
netta contrapposizione al sionismo.
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Lo stretto legame con
l’imperialismo
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Fino al 1914 la colonizzazione sionista della Palestina fece
pochi passi avanti, ma la prima guerra mondiale mutò i termini della situazione:
crollato l’Impero Ottomano (1917), si scontrarono gli interessi delle potenze
europee che miravano a colmare il vuoto lasciato dai Turchi nella regione. Gli
interessi della Gran Bretagna erano riposti nel controllo del canale di Suez e
delle vie delle Indie ed a questo fine, conclusi gli accordi di spartizione con
Russia e Francia, gli inglesi videro nel sionismo un utile strumento. Peraltro,
il sionismo fin dal suo esordio si appoggiò all’imperialismo, diventandone
strumento essenziale nel controllo della regione mediorientale contro i
movimenti di liberazione delle masse arabe dal dominio imperialista. Il
ministro degli esteri inglese Balfour dichiarò nel 1917 il pieno appoggio del
suo paese al progetto sionista in Palestina. Nel 1923 la Società delle Nazioni
assegna il Mandato sulla Palestina alla Gran Bretagna, che l’aveva giÃ
occupata. Essa nomina suo primo alto commissario in Palestina un sionista.
Negli anni 1936-1939 contro il progetto sionista e il
sostegno inglese si susseguono scioperi e rivolte delle masse arabe, che però
furono tradite dai loro capi religiosi e latifondisti; nondimeno, si determinò
una breve fase di conflittualità tra il sionismo e l’imperialismo britannico
che temeva una crisi del proprio dominio nel Medio Oriente.
Il sionismo si svilupperà soprattutto dopo la seconda guerra
mondiale legandosi con la potenza imperialista che uscirà dominante dalla
seconda guerra mondiale, gli Stati Uniti d’America. Nel secondo dopoguerra
saranno gli Usa che sosterranno lo Stato ebraico politicamente,
finanziariamente e militarmente, facendone una potenza nucleare.
Il sionismo pertanto nasce prima del barbaro genocidio del
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popolo ebraico operato dal nazismo e dai suoi alleati; né peraltro questo può
essere preso a giustificazione del sionismo e dei massacri da esso operati nei
confronti di un altro popolo per nulla responsabile dell’Olocausto.
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Lo Stato sionista
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Per far posto agli ebrei sionisti, i palestinesi furono
cacciati dalle loro terre e dalle loro case con la complicità dell’imperialismo
e con il consenso dell’Onu. È stata infatti l’Onu ad assegnare più della metÃ
del territorio palestinese agli israeliani. Dal novembre 1947 alla fine del
Mandato britannico (marzo 1948) le organizzazioni sioniste presenti in
Palestina scatenarono una campagna di massacri e di terrore che costrinse alla
fuga centinaia di migliaia di palestinesi. La guerra arabo-israeliana del
1948-1949 permise agli israeliani di occupare nuovi territori e dichiarare la
fine dello stato palestinese. Nasceva su queste basi lo Stato d’Israele,
immediatamente riconosciuto dagli Usa, dall’Urss di Stalin e dall’Onu. Il
territorio palestinese fu diviso tra Israele, Giordania ed Egitto. I
palestinesi divennero un popolo di profughi e privati della terra. Su questa al-Nakbah (catastrofe per i palestinesi)
si edificava uno Stato artificiale, razzista e reazionario dove ancora oggi
vige una netta distinzione in termini di diritti civili e sociali tra cittadini
israeliani di fede ebraica e gli altri.
Dopo la fondazione dello Stato di Israele l’azione
espansionista coloniale non si è arrestata: una serie infinita di guerre (1948,
1956, 1967, 1973, Libano 1982, prima e seconda Intifada, Libano 2006) e
innumerevoli operazioni militari al di fuori dei propri confini sono lì a
dimostrarlo. Nel contempo non si è mai arrestata la brutale repressione e
spoliazione delle masse arabo-palestinesi.
Nel 1956 Israele partecipa, con la Francia e la Gran
Bretagna, alla guerra per il controllo del canale di Suez contro L’Egitto di
Nasser.
Nel 1967, con l’obiettivo di soffocare il nasserismo e di
conquistare quelle parti della Palestina che non aveva occupato nel 1948, in
sei giorni Israele fece a pezzi le forze armate egiziane, siriane e giordane,
tolse le alture del Golan alla Siria, la Cisgiordania e Gerusalemme est alla
Giordania, e la striscia di Gaza e il Sinai all’Egitto.
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Nel 1973 ancora una guerra con l’Egitto e la Siria.
Nel 1982 invasione israeliana del Libano finalizzata ad
annientare la resistenza palestinese, fare arretrare l’esercito siriano e
inserire un governo dipendente.
Nel 1987 inizia la prima Intifada palestinese, il centro
della lotta per la liberazione della Palestina si sposta nei territori
occupati.
Nel 2000 la provocatoria passeggiata di Sharon sulla
Spianata delle Moschee dà il via alla seconda Intifada.
Nel 2006 ancora una nuova invasione israeliana del Libano.
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In conclusione
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Per concludere questa schematica panoramica sul sionismo è
necessario rilevare come contraddizioni di classe si producono nella societÃ
israeliana attuale. In linea con i governi di tutto il mondo, negli ultimi
anni, i governi israeliani di centrodestra e di centrosinistra hanno portato
avanti politiche liberiste nel paese, con privatizzazioni delle aziende statali
e tagli alle spese sociali.
È necessario pertanto che gli stessi ebrei d’Israele
comprendano che il loro Stato artificiale non rappresenta i loro interessi in
quanto lavoratori, ma quelli del capitalismo imperialista. Che per i lavoratori
ebraici l’unica via d’uscita da questo tunnel di guerra e sfruttamento consiste
in un fronte unitario con i lavoratori e le masse popolari arabo-palestinesi.
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La lotta contro il sionismo, per una Palestina libera, laica
e socialista, dove siano rispettati e garantiti i pieni diritti democratici del
popolo ebraico in quanto minoranza nazionale fa parte di questa battaglia,
nella prospettiva di una più ampia unità araba e socialista in Medio Oriente.
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