“Lo scafandro e la farfalla”
di Julian Schnabel, Francia 2007
Il regista
Julian Schnabel è nato a New York nel 1951.
Ha studiato arte e negli anni 70 si è affermato come pittore e scultore di successo.
Il suo talento multiforme lo ha spinto poi verso la produzione musicale, con la pubblicazione di un
CD: “Ever Silver Lining Has a Cloud”.
Dal 1996 si è dedicato al cinema. Una delle sue opere “Prima che sia notte”, è stata interpretata da
Javier Bardem – l’ attore che abbiamo conosciuto e apprezzato in Mare Dentro - e gli ha meritato il
Premio della Giuria alla Mostra del Cinema di Venezia nel 2000.
Lo Scafandro e la farfalla è del 2007 e parte dall’omonimo libro, dettato dal letto d’ospedale –
l’ospedale marittimo di Berck – dal malato Bauby, impersonato da Mathieu Almaric.
Il film ha vinto il premio Miglior Regia al Festival di Cannes 2007.
La trama
Nel dicembre 1995 Jean Dominique Bauby è un uomo di successo.
Ha circa 40 anni ed è giornalista e redattore capo della rivista Elle.
L’8 dicembre, colpito da un ictus, Bauby entra in coma profondo.
Quando si risveglia si ritrova perfettamente cosciente, ma praticamente murato vivo all’interno del
suo corpo. E’ stato colpito dalla rara sindrome chiamata Locked-in.
La LIS ( Locked-in Sindrome ) è uno stato neurologico, di solito provocato da un incidente
vascolare, che comporta la distruzione del cosiddetto “tronco cerebrale”, ovvero di quella sorta di
nodo di comunicazione che collega il cervello alle terminazioni nervose. Il risultato è una fase di
coma che può essere più o meno lunga, dalla quale si esce completamente paralizzati, quindi
incapaci sia di muoversi che di parlare.
I pazienti afflitti dalla LIS possono tuttavia fare dei progressi attraverso apposite tecniche di
riabilitazione. Possono riprendere a muovere le dita, ricominciare a deglutire e a respirare
autonomamente e persino arrivare ad articolare alcune parole.
Jean-Do è totalmente paralizzato e ha perso l'uso della parola, oltre a quello dell'occhio destro.
L'occhio del protagonista diventa la soglia che permette al pesante e inerte scafandro del suo
corpo di liberare la farfalla del pensiero. Il giornalista pensa, desidera, soffre, grida dentro di sé.
Il battito delle ciglia (che ricorda non a caso il battito d'ali di una farfalla) si traduce in lettere e le
lettere in parole.
La sua voce interiore imprigionata ci rivela, ad un tempo, l'orrore della condizione e l'indomabile
spinta all'espressione di sé.
Nell’estate del 1996 Jean-Do inizia la sua ultima avventura: racconta per iscritto la sua storia.
Sarà il suo occhio a raccontare. Ogni mattina, prima dell’alba, Bauby compone nella propria mente
e poi impara a memoria un paragrafo, che poi detterà alla redattrice del libro, nelle librerie dal
marzo 1997 e da subito un caso letterario.
Appena dieci giorni dopo la pubblicazione e mentre tutti parlano di lui, Jeal Dominique muore.
Dalla sua volontà è nata la decisione di fondare un’associazione dedicata alla sua malattia.
Lo scopo è quello di raccogliere tutti i dati esistenti sull’argomento; fornire assistenza e supporto
psicologico a chi sia coinvolto in questa esperienza ( malati e famiglie ); individuare i possibili
strumenti di comunicazione, in particolare quello informatico.