La questione della proprietà e delle imposte "Dal punto di vista di Marx e Engels, la frantumazione (del lavoro salariato, ndr) consacra il trionfo del "dispotismo" padronale e rende insuperabile la "schiavitù del bisogno" e il "lavoro forzato" degli operai, di cui abbiamo visto parlare Sieyès. Si può ora comprendere meglio il significato pregnante della chiusa del 'Manifesto': "Proletari di tutti i paesi, unitevi!". Non si tratta di un appello retorico. Sono gli anni in cui Carlyle, per fare solo un esempio, dopo aver giustificato la schiavitù degli afroamericani al di là dell'Atlantico, bolla come "neri" gli irlandesi che in Gran Bretagna tendono a occupare i segmenti inferiori del mercato del lavoro (Carlyle, 1983, pp. 463-65). La lotta contro la frantumazione della classe operaia è al tempo stesso la lotta contro il pregiudizio nazionale o razziale. (...) Ma le riforme realizzate mediante il movimento dal basso e gli interventi dall'alto saranno sempre ben poca cosa fino a quando "il potere politico" continuerà ad essere il "comitato" d'affari della borghesia. Quelle stesse limitate riforme possono essere annullate dalla classe dominante, favorita dal fatto che l'organizzazione chiamata a promuovere la resistenza contro il "dispotismo" padronale "viene a ogni istante spezzata dalla concorrenza fra gli stessi operai" (infra, p. 18). Un mutamento radicale e irreversibile delle "condizioni sociali e politiche" presuppone - sottolinea Marx già nel 1844 - una "rivoluzione politica" con un'anima 'sociale'" (Marx 1955e, p. 409). L'organizzazione dei proletari in classe, e quindi in partito politico (infra, p.18) deve mirare - chiarisce il 'Manifesto' - alla conquista del potere politico. E' il momento in cui mutamento dal basso e mutamento dall'alto s'incontrano in un processo di radicale trasformazione della società. La "questione della proprietà", che la borghesia liberale vorrebbe espungere dall'ambito politico, si configura ora in modo chiaro ed esplicito come la "questione fondamentale del movimento" operaio (infra, p. 57) e della nuova società da costruire; si tratta di agire "con interventi dispotici nel diritto di proprietà e nei rapporti borghesi di produzione" (infra, p. 36). Oltre a un ampio programma di nazionalizzazione dei mezzi di produzione, tra gli "interventi dispotici" qui presi in considerazione è anche l'"imposta fortemente progressiva" (infra, p. 36). E' una misura apparentemente modesta. Su di essa conviene concentrare l'attenzione, al fine di comprendere la grande influenza dispiegata dal 'Manifesto' anche sulla società e la storia dell'Occidente. Assai significativa è la lettura che di questa misura fa il giovane Engels: "In fondo, il principio della tassazione è puramente comunista (...). Infatti o la proprietà privata è sacra e allora non c'è proprietà statale e lo Stato non ha il diritto di imporre tasse; oppure lo Stato ha tale diritto, ma allora la proprietà privata non è sacra; infatti la proprietà statale è al di sopra di quella privata e lo Stato è il vero proprietario"" [Domenico Losurdo, Introduzione] [in Karl Marx Friedrich Engels, Manifesto del partito comunista, 2008] 1/1