08/04/2014 I principi cardini delle arti marziali limiti confini equilibri attraverso la vita quotidiana. La pratica delle arti marziali ci insegna delle regole fondamentali da rispettare nel Dojo ma soprattutto da mettere in pratica anche nella vita quotidiana, sono regole di vita che in teoria dovremmo già avere nel nostro bagaglio di vita culturale. Una regola fondamentale è quella di rispettare se stessi e gli altri, se non abbiamo rispetto di noi stessi difficilmente avremmo rispetto per il prossimo, regola che in teoria fa parte dell'educazione che i genitori dovrebbero impartire ai propri figli. Le regole indotte dalle arti marziali e anche dall'educazione quali appunto il rispetto proprio e altrui, il tenere in ordine e pulito il proprio abbigliamento (nel karate il karategi), nell'essere educato e rispettoso, e via dicendo, sono tutte regole che nel karate si enfatizzano molto, regole che comunque aiutano a superare le avversità della vita quotidiana in quanto ci rendono più forti sia a livello fisico che psichico e caratteriale; queste regole le troviamo nel Dojokun che recita: Dojo kun 1) Hitotsu, Jinkaku kansei Ni Tsutomuru Koto Prima di tutto cerca di perfezionare il carattere 2) Hitotsu, Makoto no Michi o Mamoru Koto Prima di tutto percorri la via della sincerità 3) Hitotsu, Doryoku no Seshin o Yashinau Koto Prima di tutto rafforza instancabilmente lo spirito 4) Hitotsu, Reigi o Omonzuru Koto Prima di tutto osserva un comportamento impeccabile 5) Hitotsu, kekki no Yu o Imashimuru Koto Prima di tutto astieniti dalla violenza e acquisisci l'autocontrollo Jinkaku = carattere 1 Makoto = sincerità Doryoku = costanza Reigi = rispetto Kekki = autocontrollo La prima regola evidenzia l'importanza dell'equilibrio tra corpo e spirito. Il praticante deve affrontare le difficoltà quotidiane con lo stesso atteggiamento con cui intraprende l'esercizio fisico nel Dojo. Un atteggiamento che avrà come fine a se stesso il migliorarsi sempre di più, con uno spirito vigile che deve guidarlo nelle varie vicissitudini della vita, per esempio egoismo, confusione, presunzione, sopravvalutarsi, pregiudizio, ingiustizia e altro, sono tutti sentimenti che incontriamo e ostacolano il percorso della vita. Imparare a gestire la propria interiorità aiuta a raggiungere un equilibrio necessario ad affrontare queste avversità quotidiane. Con l'avanzare degli anni l'allenamento fisico subisce delle limitazioni, a differenza dello spirito che deve essere perfezionato in quanto non conosce limite di età. La seconda regola recita sulla condotta di vita della persona e sulla disponibilità a riconoscere il giusto rapporto tra se stessi e ciò che ci circonda. Solo nella verità l'uomo è libero; con la pratica di questo principio ci si rende consapevoli, umili e giusti, presupposti fondamentali per costruire delle giuste, sincere, e aperte relazioni con altre persone, si deve quindi essere ben disposti verso gli altri e le loro idee. Solo con una presa di coscienza di queste regole può esserci una crescita personale. La terza regola riguarda la realizzazione dell'uomo in relazione ai propri obbiettivi di vita. Questa regola è legata ai due principi precedenti e introduce l’esigenza, per raggiungere un qualsiasi obbiettivo, di autodisciplina, costanza e perseveranza. Nella vita non basta avere un obbiettivo perché questo si realizzi, ma si deve avere un comportamento maturo, frutto di una giusta condotta di vita lavorarando fino allo stremo per raggiungere il proprio obbiettivo. La quarta regola si riferisce alle norme comportamentali che devono essere linea di condotta. Un giusto comportamento rende possibile la comunicazione con gli altri e mantiene l'armonia nelle relazioni interpersonali. Un comportamento impeccabile comunica all'altro la disponibilità e impedisce che la franchezza e l'onestà possano tramutarsi in grossolanità, il coraggio in rifiuto, l'umiltà in sottomissione, il rispetto in servilismo, e la cautela in timore. Solo con una condotta di vita idonea, cortese, è possibile mantenere l'armonia più profonda tra le persone. Una massima del Maestro Funakoshi recita : "Senza cortesia viene meno il valore del karate e il karate inizia e finisce col saluto". Il Maestro definì cortesia e rispetto come basi di ogni educazione ed il saluto come il simbolo più importante. La quinta regola pone al centro del suo messaggio la condotta. Essa è responsabile della formazione di un carattere degno dell'essere umano e della sua convivenza con gli altri. Infatti l'uomo, a differenza delle altre specie viventi, è dotato di intelletto grazie al quale può oltrepassare l'istinto. Il controllo delle proprie azioni porta alla rinuncia della violenza fisica definendo indegno per l'uomo il ricorso alla violenza. Nel karate si ricerca l'autocontrollo e la gestione del comportamento. Il Maestro Funakoshi disse "nel karate non c'è chi attacca per primo", intendendo con ciò che l'uomo, in quanto dotato di intelletto, ha la capacità di trovare le vie della non violenza affrontando le situazioni con un atteggiamento di controllo del proprio “io”. Questa via da seguire è forse la più difficile, per poterla percorrere dobbiamo essere disposti ad andare a guardare nel nostro interno più 3 intimo accettando i nostri limiti, evitando di far prevalere il nostro istinto. Un approccio alle arti marziali permea la vita. Il vero obbiettivo è tenere sempre alta la capacità di discernere il vero falso, amore odio, giusto sbagliato, bene male, in ogni momento della vita. Questo significa anche apprendere la capacità di distinguere il momento della tensione da quello del rilassamento, la carica di energia dalla scarica di energia, il pieno dal vuoto. Il vero nemico contro cui combattere è la lotta di noi stessi, il considerarsi migliore degli altri, i più bravi, il non rispettare il lavoro degli altri e gli altri stessi, cosa che purtroppo facciamo anche con le arti marziali; infatti quasi tutti dicono che l'arte marziale praticata è la migliore rispetto alle altre discipline. Se ci soffermiamo a riflettere e ci poniamo la domanda “noi chi siamo”, mi viene da rispondere che siamo persone che vogliono raggiungere degli obbiettivi sia di vita che sportivi, ma dirò anche che vogliono aiutare altre persone a raggiungere gli obbiettivi prefissati. Riuscire a raggiungere gli obbiettivi prefissati,quindi ottenere dei risultati positivi, è importante sia per il singolo individuo, sia per un team sportivo, sia per un team aziendale, anche se non sempre è possibile raggiungere gli obbiettivi prefissati. A volte non sono gli obbiettivi ad essere difficili da raggiungere, ma sono le persone che devono raggiungere tali obbiettivi. Ad esempio in una sessione di esami, sia sportivo che scolastico, il risultato della prestazione dipende sì dalla conoscenza culturale, materiale o tecnica che sia, ma soprattutto dalla capacità di gestire emozioni, ansia e attesa, ed essere mentalmente presente (psicologicamente). Queste caratteristiche sono molto più difficili da affrontare e gestire rispetto allo studio di una materia. In questo la pratica e lo studio di un'arte marziale, nella fattispecie il karate, ci aiuta costantemente a controllare e gestire le proprie emozioni; chiaramente ogni persona avrà i suoi limiti ed i suoi tempi, ma sono certo che un bambino che pratica karate da tempo, da adulto non avrà difficoltà nel gestire situazioni emozionali di qualsiasi tipo. Concludo riportando una frase, a mio avviso molto interessante, che recita: La cosa più difficile di questo mondo? Vivere! Molta gente esiste, ecco tutto. Oscar Wilde. C.N. 2° DAN Aspirante Maestro Ferreri Gaetano 5