I PREZZI I La sociologia – soprattutto in tempi recenti – ha partecipato relativamente poco alla discussione sui problemi della scienza economica. Da una parte questo dipende dall’imponente documentazione della ricerca nella scienza economica che deve avere un effetto scoraggiante per i profani. Ma può dipendere anche dall’incompetenza teoretica della stessa sociologia. Il tipo, ma soprattutto il grado di astrazione dei concetti fondamentali della sociologia attualmente applicati (per esempio azione, ruolo, istituzione, norma, conflitto) non sono evidentemente sufficienti a comprendere la complessità degli accadimenti economici, tanto meno la complessità descritta nella scienza economica e proprio quella influenzata da questa descrizione. Nella teoria sociologica consolidata manca per questo una complessità adeguata (e più che mai la “requisite variety” nel senso del teorema di Ashby). Le riflessioni che seguono procedono dalle possibilità di descrizione e di cognizione che emergono nel momento in cui le analisi sociologiche si orientano ad una teoria generale dei sistemi. Esse ricercano le possibilità di un’applicazione della teoria ai problemi del sistema economico. Non si tratta, dunque, di assumere una posizione critica nei confronti dell'attuale stato della ricerca nella scienza economica. Non si tratta neanche di una “sociologia del sapere” della ricerca nella storia dell’economia, per esempio prodotta al fine di riprodurre le differenze rispetto alle attuali teorie, la cui riformulazione fa 1 avanzare la ricerca1. In linea di massima, tutto questo sarebbe possibile, ma presupporrebbe (almeno per la sociologia) un quadro teoretico che per il momento non è stato fissato neanche a grandi linee. Per questo motivo ci dedichiamo più che altro al tentativo di delineare un contributo per una teoria sociologica dell’economia. E per aggiungere ancora questo “disclaimer” ironico: se le teorie della scienza economica si potessero riconoscere nelle nostre argomentazioni questo sarebbe un puro caso. II Come i sistemi sociali in generale anche le società che amministrano beni o i sistemi economici differenziati in società devono essere compresi come sistemi che determinano e attribuiscono azioni sulla base di comunicazioni. Né le risorse che sono coinvolte, né gli stati psichici delle persone interessate sono quindi elementi o parti costitutive del sistema. Sono indubbiamente momenti essenziali dell’ambiente del sistema. Su di essi si comunica, e la comunicazione esige, dal canto suo, il materiale e lo psichico. Essa non sarebbe possibile senza questo ambiente. La formazione sistemica qui trattata si trova esclusivamente a livello dell’accadere comunicativo medesimo. Esso solo può essere indicato con esattezza come realtà sociale ovvero come sistema sociale. In ogni formazione sociale è necessaria una comunicazione che si riferisce all’economia, poiché ci si deve 1 Così per es. nell’analisi sociologica della ricerca psicologica nell’ambito delle teorie sulla personalità in R. HOLLAND, Self in Social Context, New York 1978. 2 intendere sul ricorso (Zugriff)2 a beni insufficienti. Essa è possibile sotto forme di volta in volta molteplici. Tuttavia la differenziazione di uno specifico sistema di funzioni per la comunicazione economica si mette in moto tramite il medium della comunicazione denaro, cioè per il fatto che con l’aiuto del denaro si può sistematizzare un determinato genere di azioni comunicative, i pagamenti. Nella misura in cui il comportamento economico si orienta a pagamenti in denaro, si può parlare perciò di un sistema economico differenziato funzionalmente che a partire da pagamenti dà ordine anche a quei comportamenti che non consistono in un pagamento, come ad esempio il lavoro, il trasferimento di beni, il godimento di un possesso esclusivo, ecc. poiché i prezzi si riferiscono a pagamenti dobbiamo innanzitutto chiarire in modo più esatto che cosa significa sul piano della teoria dei sistemi questo vincolo di tutti i processi economici in una compensazione monetaria. Nella presentazione della rappresentazione della funzione del denaro di solito non si procede a partire da concetti propri della teoria dei sistemi, bensì da rappresentazioni proprie della teoria dello scambio. Il denaro rende possibile una generalizzazione delle possibilità di scambio nella dimensione materiale/temporale/sociale. In tutti questi aspetti il denaro amplia le possibilità di scambio e ingrandisce così l’ambito di scelta (quindi anche la prestazione selettiva) delle operazioni concrete di scambio. Questa convinzione, che può essere espressa sociologicamente nel contesto di una teoria dei media generalizzati simbolicamente, non viene messa in dubbio, però non è sufficiente per un’analisi nel senso della teoria dei sistemi. La differenziazione dei sistemi sociali esige la chiusura di un 2 Per il termine Zugriff, di difficile traduzione, si è preferito usare ‘ricorso’. Va però sottolineata la componente di violenza e di aggressività insita in zugreifen. Vd. anche cap. III nota 5 (n.d.c.). 3 contesto autoreferenziale di rinvii per tutte le operazioni del sistema corrispondente. Questo significa che per ogni evento di tipo economico, cioè per ogni evento che può essere imputato al sistema dell’economia, deve essere attiva un’autoreferenza concomitante. Le comunicazioni dell’economia si devono presentare come economiche, perché non se ne dia un’interpretazione sbagliata, non le si interpreti per esempio come il tentativo di approccio che miri ad una certa intimità3; qualunque cosa sia la prestazione che effettuano, devono riprodurre sempre il sistema economico. D’altro canto, questa chiusura del circolo autoreferenziale non è mai possibile di per sé come uno stato di cose; può essere istituita soltanto come autoreferenza concomitante4. I sistemi chiusi sono possibili solo come sistemi aperti, l’autoreferenza compare soltanto in combinazione con l’eteroreferenza. Questa trasformazione di una relazione concettuale, un tempo formulata come contraddittoria, in un contesto di incremento diventa una delle più importanti conquiste della nuova teoria dei sistemi5. Per tutto questo, un presupposto necessario nell’ambito dell’economia è il denaro. Il denaro è autoreferenza istituita. Il 3 In particolare per le prostitute, nel periodo del loro apprendistato, questa differenza è un problema del tutto pratico. Esse devono rendere visibile ciò che è sottinteso nell’apparenza e nell’atteggiamento. 4 Ricollegandosi a Tarski, i logici direbbero che deve essere “sviluppata” la tautologia dell’autoreferenza pura, e spiegare significa qui forzare l’identità di base. Cfr. per esempio L. LÖFGREN, Unfoldment of Self-Reference in Logic and Computer Science, in F.V. JENSEN/B.H. MAYOH/K.K.MØLLER (ed.), Proceedings of the 5th Scandinavian Logic Symposium, Aalborg 1979, p.205-229. La loro via di uscita preferita è la differenziazione in “tipi” o “piani”. Con la tesi dell’autoreferenza concomitante ci troviamo nel punto esatto del problema, ma con un concetto diverso basato sull’osservazione dei sistemi empirici. 5 Oppure direzioni di ricerca simili che non vogliono farsi vincolare alla teoria generale dei sistemi. Cfr. E.MORIN, La méthode, Bd.1, Paris, 1977, in part. p.197 ss. 4 denaro non ha alcun “valore proprio”6 (Eigenwert), esaurisce il suo senso nel rimando al sistema che rende possibile e condiziona l’utilizzazione del denaro7. Siccome tutti i processi economici di base devono essere parallelizzati mediante il trasferimento in denaro il che avviene sia attraverso il calcolo che attraverso il pagamento, questo significa che ogni processo economico è collegato strutturalmente ad una simultaneità di autoreferenza ed eteroreferenza. Autoreferenza ed eteroreferenza sono accoppiati per forza di cose (questo significa, tra l'altro, a prescindere dalla situazione). Si condizionano reciprocamente. Ed è a tale connessione di condizioni che conduce la differenziazione del sistema economico. Se si producono costi e pagamenti reciproci, l’economia è solo produzione e scambio. Quindi, il procedimento realizza un contesto di rimando che si riferisce a beni e prestazioni, a desideri e bisogni, a conseguenze esterne al sistema; e allo stesso tempo un altro contesto di rimando nel quale viene coinvolta solo una nuova determinazione del rapporto di proprietà col denaro, dunque con possibilità di comunicare all’interno del sistema. Questa autoreferenza concomitante rende possibile l’apertura del sistema mediante la sua chiusura, «l’ouvert s’appuie sur le fermé8». La sicurezza dell’autorimando è una condizione della sua espansione nell’ambiente. Gli enormi mutamenti delle risorse, degli equilibri naturali e delle motivazioni, provocati dal sistema dell’economia monetaria, sono condizionati dal funzionamento dell’autoreferenza monetaria. Questo significa anche che se l’economia collassa, i successivi cambiamenti e 6 Si preferisce tradurre Eigenwert con ‘valore proprio’ invece di ‘autovalore’ (Selbstwert) usato successivamente. Il termine sottolinea come le connessioni di rimando privino il denaro di qualunque possibilità di autonomia. (n.d.c.) 7 Con il concetto di “condizionamento” (un concetto sistemico a livello teoretico di fondo) manteniamo aperta la posizione alla quale più tardi verrà collegata la discussione sui prezzi. 8 MORIN, op.cit., p.201. 5 soprattutto il superamento degli effetti di tali cambiamenti, dovrebbero essere ricondotti di nuovo alla “natura”. III Un tale sistema non si può distinguere solo in base ai limiti del proprio ambiente. Esso è identificato in ogni suo elemento. L’accoppiamento di auto ed eteroreferenza serve anche al riconoscimento, alla determinazione e alla riproduzione degli elementi sui quali il sistema si basa. Come ultimo elemento di un siffatto sistema economico i pagamenti possiedono caratteristiche particolari. Sono, come le azioni, eventi temporanei, momentanei. Nel momento in cui cominciano, terminano di nuovo. Un sistema, istituito sulla base dei pagamenti in quanto elementi ultimi, non ulteriormente scomponibili, deve badare soprattutto e sempre a nuovi pagamenti. Altrimenti da un momento all’altro smetterebbe semplicemente di esistere. Non si tratta di un’astratta “capacità di pagare” che risulta dal possesso di liquidità; non si tratta neanche di una grandezza relativamente costante, bensì della concreta motivazione a pagare e del suo compimento attuale. L’economia è dunque un sistema “autopoietico”9 che deve produrre e riprodurre da sé gli elementi sui quali si fonda. Il punto di riferimento adeguato per osservare e analizzare il sistema non è il rientro in uno stato di quiete, come suggeriscono le teorie dell’“equilibrio”, bensì la riproduzione permanente 9 A livello dei sistemi biologici, il concetto è avviato e trattato da H.R. MATURANA F.J. VARELA, Autopoiesis and Cognition: the realization of Living, Dordrecht 1980. Per una discussione più ampia e per ulteriori indicazioni cfr. anche M.ZELENY (ed.), Autopoiesis: a theory of living organization, New York, 1981. Per la teoria sociologica N.LUHMANN, Soziale Systeme: Grundriss einer allgemeinen Theorie, Frankfurt 1984 [trad. it. Sistemi sociali, Bologna, 1990]. 6 delle attività temporanee, proprio i pagamenti sui quali il sistema si fonda. Questa motivazione non deve, o in ogni caso non deve solo, essere assicurata dal di fuori, bensì dallo stesso sistema, vale a dire dai condizionamenti propriamente sistemici dei processi di pagamento. I condizionamenti necessari sono mediati dai prezzi. Inoltre, rispetto ad altri tipi di azione, i pagamenti possiedono delle caratteristiche specifiche. Per la loro riproduzione immanente al sistema è importante soprattutto che i pagamenti siano contrassegnati da un’elevata perdita di informazioni: bisogni e desideri che si possono soddisfare con i pagamenti in denaro non necessitano di essere spiegati o motivati e tantomeno chi paga spiega la provenienza del denaro. Per questo la forma del denaro agisce destabilizzando socialmente, sotto il profilo comunicativo recide possibili legami e per l’economia è esattamente questa la condizione della differenziazione di uno specifico sistema di funzioni. Questa perdita di informazioni si fortifica ancora una volta sul piano di quei condizionamenti che in genere sono fissati come “prezzi”; perché tali prezzi non forniscono neanche le informazioni su come e con quale frequenza i pagamenti siano realmente avvenuti a questo prezzo. D’altra parte, i prezzi fissi rendono possibile anche che si guadagnino informazioni sulla base di una rinuncia all’informazione. In base ai prezzi ci si può informare sulle aspettative di pagamento, si può osservare, quindi, in che modo gli altri osservano il mercato10, e in particolare sulla base della variazione dei prezzi si può riconoscere il trend. In questa connessione teorica, i prezzi devono essere intesi come informazioni per processi di comunicazione. Nelle connessioni di scambio, poi, il concetto non indica i pagamenti in denaro di 10 Devo questo punto di vista a D.BÄCKER, Information und Risiko in der Marktwirtschaft, Frankfurt 1988. 7 fatto apportati (le somme di denaro pagate), bensì le informazioni sui pagamenti in denaro che ci si aspetta, cioè sui pagamenti in denaro che ci si aspetta come contropartita per il ricorso a beni insufficienti11. Va da sé che tali aspettative (come aspettative per antonomasia) non possono essere fissate senza tener conto delle esperienze con i trascorsi. Per questo i pagamenti in denaro hanno di fatto il significato di aspettative in via di formazione. La funzione e l’orientamento dei prezzi dipendono tuttavia dalla loro generalizzazione che dipende, a sua volta, dalla quantificazione monetaria. In questo senso, si ricorda che per essere utilizzati nelle connessioni comunicative i prezzi sono generalizzati e che si deve quindi guardare alla loro funzione economica. Aspetti molto importanti di questo concetto di prezzo riferito alle informazioni possono essere qui sfiorati solo brevemente. Innanzitutto si deve ricordare che un sistema orientato dai prezzi può (e deve) operare quasi privo di memoria. Le necessarie informazioni sui bisogni e sulle possibilità di offerta sono prodotti dai prezzi e dagli stessi pagamenti. Non è né necessaria né sensata un’ulteriore ricerca sull’origine. Viene dimenticato chi non paga e ciò che non può essere pagato. La complessità che il sistema può raggiungere, attraverso le richieste non viene dunque limitata alle prestazioni mnemoniche12. La funzione aggregante e generalizzante della memoria rimane però importante; essa deve realizzarsi in un altro modo, il che accade con l’aggregazione di dati sia nella 11 La formulazione lascia intenzionalmente aperto il chi aspetta: il beneficiario del pagamento, il pagante o, cosa forse più importante per un’analisi sociologica, il terzo disinteressato che, attraverso il pagamento del giusto prezzo, viene distolto dal rivendicare ed imporre egli stesso un interesse sul bene scarso trasferito. 12 Per la teoria generale dei sistemi lo si deve registrare come una particolarità sorprendente. Cfr. per es. J.-L.LE MOIGNE, La théorie du système général: théorie de la modérnalisation, Paris 1977, p.106 ss., 132 ss. 8 contabilità aziendale che in quella non aziendale. Allora su questa base si può ancora decidere solo senza memoria, quindi per algoritmi. Questo accumulo e riduzione delle informazioni, che nel prezzo diventano una base operativa, hanno funzioni rilevanti anche per la formulazione negativa delle operazioni, per il loro non accadere. Anche questo appartiene alla differenziazione del sistema. I prezzi non regolano solo i pagamenti effettuati ma anche quelli non effettuati. I prezzi tengono lontani dal comprare. Non lo fanno mediante la squalificazione del compratore, né sulla base di particolari caratteristiche come quelle di lavoratore, cittadino, casalinga, negro, attore, carnefice. Sono soppresse tutte le combinazioni strutturali delle caratteristiche personali e delle vie d’accesso all’economia, così come venivano abitualmente rappresentate in Europa fino alla Rivoluzione francese. Formalmente il prezzo condiziona soltanto il non comprare e ogni rifiuto di interesse a causa delle sue caratteristiche ha il valore di una condotta economicamente irrazionale (a uno così io non vendo!). L’elevata perdita di informazioni del processo di pagamento aiuta anche a non discriminare il fatto di sottrarsi all’acquisto. Proprio per questo il possesso di denaro diventa un indice di stratificazione; così si chiarisce anche che concetti di rifiuto, come “esclusivo” o “club”, potevano subire un cambiamento di funzione in concetti di richiamo e di pubblicità. L’espressione quantitativa, che rende possibile perdite di contesto così elevate, è la precisazione nella comunicazione teoretica di uno schema di differenze che può essere posto a base di ulteriori elaborazioni di informazioni e non può più essere infranto. Se si comprende l’informazione come «difference that makes a difference» (Bateson), questo significa che ogni ulteriore elaborazione di informazioni assume il suo punto di partenza in una differenza, in considerazione di un Più o di un Meno. Un prezzo di DM 3,50 non è né più e né meno di DM 9 3,50. E «that makes the difference». Da questo non dipende certo la difficoltà di guadagnare una somma di denaro, di ottenerne l’ammontare, oppure di spenderla. La determinazione sulla base di questo schema di differenze (e sulla base di nessun’altro) ha però conseguenze che devono essere colte all'interno del sistema – per esempio sulla base del troppo o poco smercio a un determinato prezzo. Per la correzione dei propri rischi di astrazione la quantificazione richiede un’instabilità dei prezzi: la loro modificabilità. Il cambiamento dei prezzi avviene in base ad informazioni che possono essere raccolte sulla scorta di determinati prezzi, ma non consistono nella stessa informazione sui prezzi. Quello che accade nel caso di troppo o poco smercio non si deve desumere dal prezzo stesso, non è determinato da questo. Ma l’indeterminatezza di quello che accade in seguito è un’indeterminatezza possibile soltanto attraverso la determinazione dei prezzi. Un’altra caratteristica porta al problema dell’instabilità. I prezzi sono in definitiva, come già detto, informazioni su eventi collegati alla momentaneità: per pagamenti che si realizzano necessariamente in un determinato momento. Infine un sistema economico consiste, come ogni sistema di comunicazioni, in elementi temporalizzati che in qualità di elementi non possono avere alcuna durata. La realizzazione dei pagamenti non è altro che una comunicazione – ma una comunicazione determinata che deve essere fissata temporalmente, perché trasferisce possibilità di comunicare e perché in un sistema economico si deve sapere chi e in quale momento dispone di possibilità di comunicare. Per questo il processo di base del sistema economico consiste in selezioni temporalizzate, in eventi. Nessuna formazione strutturale può eliminare di nuovo il tempo una volta che lo si è lasciato entrare. Inoltre si potrà persino presumere che, in seguito a questo, ogni formazione strutturale abbia a che fare con problemi successivi alla temporalizzazione 10 del sistema, così come un’accelerazione della comunicazione (per esempio con l’aiuto dell’elaborazione elettronica dei dati) produce enormi effetti strutturali sul sistema economico mondiale. Nei sistemi temporalizzati, che consistono in eventi che subito scompaiono, ci si dovrebbe attendere una consistente sicurezza del valore di connessione tra gli eventi, perché altrimenti sarebbe in pericolo la riproduzione continuativa del sistema. In un’economia basata su eventi di pagamento questa necessità si realizza con una ripartizione molto singolare tra sicurezza e insicurezza. Per chi acquista denaro (il proprietario di denaro) il pagamento crea un’elevata sicurezza nell’impiego indeterminato del denaro ricevuto e allo stesso tempo crea per tutti gli altri un’insicurezza molto elevata nell’impiego determinato. Per mezzo dell’installazione di entrambe le variabili sicurezza/insicurezza e indeterminatezza/determinatezza con i valori estremi si produce un’elevata instabilità nella struttura della riproduzione del sistema economico, senza che siano considerevolmente pregiudicate le operazioni necessarie per la riproduzione del sistema. I vantaggi di questa combinazione singolare di instabilità e riproducibilità sono così influenti che il sistema economico (e di conseguenza anche l’ambiente sociale di questo sistema) può raggiungere un’elevata complessità utilizzando proprio tali vantaggi. Per questo motivo quindi i codici del denaro, i pagamenti e i prezzi diventano conquiste evolutive difficilmente reversibili: se si volessero abbandonare i profitti combinatori resi possibili in tal modo si dovrebbe rinunciare a troppo. Sicuramente la soluzione del problema si basa sulla quantificazione dell’espressione monetaria nelle relazioni 11 sociali. Così, per esempio, nell’analisi marxista la “merce” vista come “cellula” dell’economia a produzione capitalistica13. Tuttavia questa metafora è piuttosto grossolana e anche fuorviante, poiché le cellule sono ancora una volta sistemi autopoietici altamente complessi che riproducono in continuazione enormi quantità di macromolecole. Le più recenti analisi della teoria sistemica raccomandano perciò una suddivisione più incisiva dell’unità ultima dell’economia in eventi puramente temporali, in cui la quantificazione deve essere compresa come struttura della sua riproduzione. Vista così, per compensare il rischio d’astrazione la temporalità del sistema esige la quantificazione (e di nuovo la quantificazione esige la temporalità), forzando in tal modo la differenziazione del sistema economico sulla base temporalmente vincolata, momentanea, di eventi necessariamente fugaci. Certo: ogni agire sistemico (così come i sistemi di coscienza, i sistemi neurofisiologici, ecc.) ha come caratteristica la complessità temporalizzata, si costituisce quindi per il relazionarsi di eventi che subito dopo scompaiono. Tutti questi sistemi sono endogenamente inquieti. Tutti questi sistemi possono restringere ciò che per loro è “contemporaneo” e che quindi, per questa ragione, non è influenzabile; e tutti questi sistemi sviluppano, per questo motivo, possibilità di autoosservazione in un orizzonte temporale, il che significa distinguere la loro operazione simultanea (weltgleichzeitige) come “presente” di passato e futuro. Per questo il sistema economico non offre nessun tratto fondamentalmente differente da una qualsiasi realtà nota. Tuttavia, dal punto di vista sociologico la questione interessante è fino a che punto la 13 L’unità di questo elemento non si basa sulla sua qualità ontologica, ma sulla struttura del sistema che lo riproduce. Cfr. I.V. BLAUBERG/V.N. SADOVSKY/E.G. YUDIN, Systems Theory: Philosophical and Methodological Problems, Moskau 1977, p.20. 12 particolarità dei sistemi temporalizzati può essere messa al servizio di funzioni speciali del sistema della società, fino a che punto può essere differenziata in modo funzionale. A tal fine, offrono una chiave per ulteriori analisi sociologiche alcune convinzioni in relazione a (1) quantificazione dello schema delle differenze nell’elaborazione di informazioni, (2) specificazione di elementi ultimi sulla tipologia base del pagamento e (3) assimilazione del rischio nelle relative strutture. Ed è da sottolineare che la conquista di una prospettiva deve essere riferita alla connessione di queste variabili e alla limitazione immanente della variazione dell’intero sistema che ne risulta. Solo così si arriva ad un’analisi della teoria sistemica. IV Per la teoria dei sistemi è tesi comune che sistemi complessi debbano produrre instabilità per poter prendere in considerazione i problemi che emergono mantenendo la complessità organizzata in un ambiente ancora più complesso e meno organizzato. Questa affermazione si può anche capovolgere: le instabilità si possono mantenere nei sistemi e proteggersi dall’irrigidimento se sussiste un ambiente sufficientemente complesso che procura informazioni talmente sorprendenti da poter essere utilizzate con il ricorso all’instabilità sistemica interna, dunque con il cambiamento dei prezzi14. Già queste prospettive conducono alla questione come può essere determinata la complessità dell’ambiente del sistema economico, con prezzi variabili compatibili; e se un sistema economico con prezzi variabili può, per esempio, tollerare alcune semplificazioni, come quella che consiste nella 14 Vedi per es. I. PRIGOGINE, Vom Sein zum Werden: Zeit und Komplexität in den Naturwissenschaften, München 1979, in part. p.158 e s. 13 circostanza che una risorsa (petrolio) e un motivo (guidare la macchina), occupino una posizione fatalmente dominante che influenza i prezzi e quindi lo smercio di altri beni. Pur superando oscuri presagi non siamo sufficientemente preparati per rispondere ad una domanda del genere. Possiamo tuttavia analizzare in modo ancora più preciso il problema dell’instabilità riferito ai prezzi del sistema economico e con questo aprire prospettive teoretiche, nelle quali si potrebbero avviare delle ricerche di un certo seguito. Lo facciamo sulla base dell’interrogativo come si possono rilevare e controllare i limiti dell’instabilità, dunque i limiti di variazione dei prezzi. Il modello tradizionale per la soluzione di questo problema va ritrovato nella teoria del giusto prezzo. Questa teoria non doveva escludere le oscillazioni dei prezzi, ma le motivazioni ben definite per determinare i prezzi, innanzitutto l’egoismo e la ricerca del profitto in una misura che eccedeva ciò che sembrava necessario al mantenimento del proprio tenore di vita. Da un punto di vista sociologico, la semantica del “giusto prezzo” si riferiva, di conseguenza, ai vantaggi morali, all’intero sistema sociale, quindi alle condizioni generali della vita in comune degli uomini e in particolare alla stratificazione. Andrebbe contro la ricerca del profitto puramente individuale per sfruttare tutte le possibilità offerte. Di conseguenza, la semantica del “giusto prezzo” va letta sullo sfondo della differenza tra bene comune (che fa assegnare ad ogni individuo il suo diritto) ed egoismo. Naturalmente il “giusto prezzo” era già visto come prezzo variabile. Il problema non era quello di impedire l’adeguamento a relazioni che si modificavano in modo autonomo, bensì quello di ostacolare uno sfruttamento ingiustificato di possibilità per una pura brama di profitto. L’alternativa emergente era innanzitutto: regolare direttamente o il prezzo o il mercato. Essa andava a finire o nei prezzi tassati, con l’aiuto di una teoria della giusta formazione del prezzo, o nella concentrazione e nella 14 chiarezza dell’evoluzione del mercato. Entrambe le varianti trovano i loro sostenitori nel tardo medio evo (ed a partire da allora). Tuttavia, nella pratica le regolazioni del prezzo falliscono nel caso del commercio a distanza, così come nel caso degli interessi finanziari della signoria politica e della chiesa15. Il crollo della teoria del giusto prezzo si profila al più tardi nel XVI secolo. Si comincia a considerare, specialmente in Inghilterra, la ricerca del profitto nella natura degli uomini con la conseguenza che qualsiasi imposizione di un limite – a quei tempi soprattutto tramite provvedimenti politici – poteva essere descritta come innaturale, quindi come infruttuosa16. La differenza tra economia e politica che si profila, coperta evidentemente dalle esperienze quotidiane, conduce alla legittimazione del comportamento asociale. Detto in altro modo: la crescente differenziazione tra economia e politica, originata non da ultimo da ragioni di commercio internazionale17, conduce all’acutizzazione della differenza tra individuo e società. Le limitazioni sociali e morali delle variabili (che vincolano l’uomo come uomo) perdono in plausibilità e praticabilità. I sistemi di funzione guadagnano in autonomia, diventano più complessi al loro interno, di conseguenza 15 Sullo stato territoriale necessario per l’ulteriore sviluppo di una semantica delle condizioni economiche nella Germania del Reich W.-H. KRAUTH, Wirtschaftsstruktur und Semantik: Wissensoziologische Studien zum wirtschaftlichen Denken in Deutschland zwischen dem 13. und 17. Jahrhundert, Berlin 1984. 16 Per ulteriori riferimenti cfr. A. F. CHALK, Natural Law and the Rise of Economic Individualism in England, Journal of Political Economy 59 (1951), p.332-347. 17 Vedi I. WALLERSTEIN, The Modern World-System: Capitalist Agriculture and the Origin of the European World-Economy in the Sixteenth Century, New York 1974. 15 necessitano di più instabilità e devono provvedere in modo autonomo al loro controllo18. A questo proposito, nel moderno si mantengono pronte due diverse vie di soluzione. Entrambe hanno in comune un principio: cedono il controllo dell’instabilità ad instabilità di altro genere. Una possibilità è: far scivolare il controllo della fluttuazione dei prezzi verso i costi del denaro. L’aumento del credito limita il rincaro dei prezzi. I limiti dell’instabilità vengono regolati nello stesso sistema economico, in particolare attraverso le instabilità di un piano superiore della riflessività: tramite il prezzo non delle merci, ma tramite il prezzo del denaro19. L’altra soluzione consiste nel ricorso alle instabilità di un altro sistema di funzioni; essa esige decisioni del sistema politico che vincolano in modo collettivo, per esempio nella forma di una politica del diritto, di una politica monetaria, di una politica strutturale o anche attraverso la creazione di organizzazioni regolative o amministrative. Si possono prendere di volta in volta in modo diverso decisioni che vincolano collettivamente e, una volta prese, si possono modificare di nuovo. Esse vincolano soltanto fino a 18 Per il contesto della sociologia teoretica e della scienza sociologica di questa affermazione ci sono altre ricerche. Cfr. N.LUHMANN/K.E.SCHORR, Reflexionsprobleme im Erziehungssystem, Stuttgart 1979 [Il sistema educativo. Problemi di riflessività, Milano, 1999]; N. LUHMANN, Gesellschaftsstruktur und Semantik, vol.1 e 2, Frankfurt 1980/81 [trad.it. Struttura della società e semantica, Roma-Bari, 1983]; ID., Audifferenzierung von Erkenntnisgewinn: Zur Genese von Wissenschaft, in N.STEHR/V.MEJA (ed.), Wissenschaftsoziologie, Sonderheft der Kölner Zeitschrift für Soziologie und Sozialpsychologie 22 (1980), p.101-139; ID., Ausdifferenzierung des Rechts, Frankfurt 1981 [trad. it. La differenziazione del diritto, Bologna, 1990]. 19 Cfr. anche N. LUHMANN, Reflexive Mechanismen, in Soziologische Aufklärung, vol.1, 4. ed., Opladen 1974, p.92-112 [trad. it. Illuminismo sociologico, Milano, 1983, p. 103-128] 16 quando non vengano modificate. In qualità di decisioni sono eventi temporanei, come i pagamenti nel sistema economico. Come il sistema economico, così anche il sistema politico si differenzia sulla base di elementi instabili. In un caso sono coinvolti i pagamenti, nell'altro le decisioni che vincolano collettivamente. In entrambi i casi ci sono degli orientamenti riferiti all’instabilità, e in entrambi i casi ci sono dei gradi di riflessività, vale a dire sia prezzi per denaro che decisioni per premesse di decisioni. Considerata sul versante della teoria dei sistemi, la relazione tra economia e politica è quindi caratterizzata da distinzioni condizionate dalla funzione e dai parallelismi nella costruzione sistemica, in particolare dalle corrispondenti instabilità in entrambi i sistemi. Questo rende possibile introdurre una variabilità politica per il controllo della variabilità economica – però soltanto nei limiti della possibilità di influenzare i processi economici assumendo decisioni che vincolano collettivamente. (Per esempio, nel sistema politico non si può semplicemente decidere: ci deve andare ben economicamente!). Resta intesa l’idea di poter influenzare l’accadere economico con decisioni politiche e di conseguenza di doversene assumere la responsabilità, un’idea politica che oggi è al centro della discussione politica, mentre l’economia reagisce con mezzi propri a ciò che è appreso o anticipato come determinazione politica, come variazione di prezzi, investimenti, decisioni per la sede, speculazione. Su entrambi i versanti sono coinvolti sistemi determinati strutturalmente. Cioè, le strutture di un sistema possono essere modificate soltanto da operazioni proprie del sistema che a loro volta dipendono dalle strutture del sistema. Ogni sistema può anche osservare se stesso e il proprio mondo solo in base alle sue distinzioni. In ogni caso, si può parlare della “guida” politica dell’economia, nel senso che la politica osserva l’economia con l’aiuto di distinzioni proprie della politica (per esempio, congiunture di dati in relazione ai 17 corsi desiderati), in ciò accerta delle differenze (per esempio tra la disoccupazione reale e quella accettata come inevitabile) e cerca di ridurre questa differenza20. Anche per l’economia vale, mutatis mutandis, nient’altro che questo. Proprio in questo senso, essa guida se stessa nella distinzione evidente tra prezzi e variazioni visibili dei prezzi. Dunque ogni sistema può “guidare” soltanto se stesso, perché tutte le distinzioni sono costruzioni sistemiche in senso proprio. Soltanto un osservatore esterno, come il sistema economico, potrà riconoscere certe connessioni e regolarità nelle connessioni tra modalità di autogoverno economico e politico, e anche questo solo sulla base di distinzioni proprie21. Del resto, ciò non esclude affatto che si proceda in base ad una comunicazione socialmente ininterrotta degli stessi “dati”; ma per la guida non è certo decisivo ciò che i dati indicano, ma all’interno di quali distinzioni operano una distinzione. Di conseguenza, sia l’economia che la politica hanno a che fare con delle instabilità strutturali. Diversamente non si 20 È questo, come ovvio, il concetto guida della cibernetica, che evita ogni affermazione su se e come il sistema influenzi il proprio ambiente, sebbene esso, per lo meno nella sua vecchia forma cibernetica, presupponga meccanismi coi quali il sistema può trasformare i suoi inputs attraverso outputs. La cibernetica recente vede tutto ciò come un accadere puramente interno e fa sopravvivere soltanto le macchine cibernetiche con un adeguamento sufficiente che dipende dall’ambiente. 21 Del resto è valido anche per la teoria guida. Nell’economia si arriva all’osservazione di fenomeni totalmente diversi (e si dovrebbe aggiungere: solo nell’economia) se non si pone come base un concetto guida ciberneticosistemico-teoretico, ma un concetto guida teoretico-argomentativo. Allora, si tratta di problemi di conseguenze collaterali sgradite, di difficoltà nell’implementazione ecc. Così R. MAYNTZ, Politische Steuerung und gesellschaftliche Steuerungsprobleme - Anmerkungen zu einem theoretischen Paradigma, Jahrbuch zur Staats – und Verwaltungswissenschaft 1 (1987), p.89-110. Non è stato ancora deciso se un concetto guida schiuda possibilità migliori per la ricerca empirica, rispetto ad altri. Innanzitutto ricostruisce altri fenomeni. 18 potrebbe pensare ad una variazione strutturale. Il mantenimento delle instabilità strutturali è visto in genere come quel problema alla base di tutti gli adattamenti in condizioni che si modificano rapidamente. Viste così politica ed economia devono produrre un effetto di destabilizzazione reciproca, però di volta in volta le possibilità di autogoverno possono stabilire la riduzione di cospicue differenze per il proprio sistema. L’etichetta puramente politica di “economia sociale di mercato” prima di chiarire questo stato di cose potrebbe occultarlo. In ogni caso, su entrambi i versanti non si tratta di un avvicinamento a uno stato di natura il più possibile perfetto, ma delle possibilità di governo dell’instabilità ambientale per mezzo dell’instabilità del proprio sistema. Per questo l’economia ha bisogno di prezzi variabili. V Se la tesi di un’instabilità di base e di struttura del sistema economico è corretta, ci sono ulteriori conseguenze per i problemi di calcolo all’interno dell’economia. Si immagini questo sistema economico come un ambiente di imprese di calcolo. La domanda sulla teoria dell’impresa classica era come in un tale ambiente le imprese possano venirne a capo e come possano raggiungere i migliori risultati possibili. Invece di questo si può anche mantenere la referenza sistemica dell’intero sistema economico e chiedersi se il modo di computare delle imprese sia idoneo a produrre le strutture dell’economia sulla base di un’instabilità dinamicamente stabile. Se sulla base di criteri di massima della teoria classica si immagina l’impresa come una macchina triviale che, in una data costellazione, può in ogni momento produrre soltanto una giusta soluzione di 19 problemi22, allora nell’economia manca (che anzi come totalità non può decidere!) ogni potenziale per assorbire l’insicurezza. L’attività di tale macchina triviale dovrebbe aumentare l’instabilità di base, in particolare se queste macchine si osservano reciprocamente. Si può solo supporre che in una tale situazione venga prodotta un’accumulazione di casi che incrementano l’instabilità del sistema e infine spingono oltre i limiti all’interno dei quali è ancora possibile una stabilizzazione dinamica. L’attività di tali macchine triviali condurrebbe alla circostanza che l’economia non può raggiungere in modo autonomo la propria stabilità, ma dovrebbe essere debitrice a interventi esterni. E infatti, il sistema politico si è visto indotto, quantunque non dalla teoria classica, ad un intervento a causa delle variazioni congiunturali. Nel frattempo si stava rivedendo (revidiert) il quadro teorico. Da una parte è stato ripreso lo scopo razionale della decisione che ottimizza l’utilizzabile – il che, tra l’altro, significa che le macchine non operano trivialmente, ma scelgono in modo impenetrabile sulla base di una pluralità di possibilità consentite23. D’altra parte, nel contesto teorico macroeconomico si sono quantomeno ventilati dei dubbi sui modelli di equilibrio, e vi sono degli elementi a favore della tesi contraria, che la stabilità possa essere raggiunta soltanto o in regime di troppa produzione o di troppo poca produzione in relazione alla domanda24; che quindi debbano essere mantenuti scarsi o il compratore o le merci, perché altrimenti la scarsità non può 22 Per questo concetto vedi H. VON FÖRSTER, Entdecken oder Erfinden: Wie lässt sich Verstehen verstehen?, in H. GUMIN-A. MOHLER (ed.), Einführung in den Konstruktivismus, München 1985, p.27 fino a 68. 23 Come punto di partenza per una discussione più ampia, cfr. H.A. SIMON, Models of Man, Social and Rational: Mathematical Essays on Rational Human Behavior in a Social Setting, New York 1957. 24 J. KORNAI, Anti-Equilibrium: On Economic Systems Theory and the Tasks of Research, Amsterdam 1971. 20 essere evidenziata come fattore di orientamento stabile del sistema25. E infatti, la spartizione economico-politica del mondo sembra seguire esattamente questo principio. In quella che si deve presupporre come una teoria classica, questi cambiamenti acconsentono ad un’analisi sociologica di alcuni aspetti importanti. Tuttavia, vengono visti appena dalla sociologia, dunque ancor meno vengono utilizzati26. Come evidenziato all’inizio, nella sociologia manca un trasformatore teoretico – ruolo che desideriamo attribuire alla teoria dei sistemi. VI Restiamo su un piano astratto sul quale si possono formulare e riconoscere connessioni con la teoria generale dei sistemi. A questo punto si possono prendere in considerazione quei problemi che emergono dal fatto che i sistemi sociali sono sistemi autoreferenziali. Per i sistemi di comunicazione ciò significa che si comunica sempre in connessioni di comunicazioni e che nella propria comunicazione il sistema può riferirsi a se stesso. A tali condizioni strutturali non si può impedire che le stesse instabilità, i loro effetti e i loro limiti influenzino la scelta delle comunicazioni o diventino addirittura un tema della comunicazione. 25 In modo teoretico-astratto si potrebbe anche dire: “formula di contingenza” del sistema. Cfr. N. LUHMANN, Funktion der Religion, Frankfurt 1977, in part. p.201 ss.[trad. it. Funzione della religione, Brescia, 1991, p.177 ss.]; LUHMANN/SCHORR, op.cit., in part. p. 58 ss. 26 Questo vale, cosa particolarmente sorprendente in considerazione di una ricerca sociologico dell’organizzazione corrente, persino per le relazioni tra forme organizzative e prestazioni decisionali. N. LUHMANN, Organisation und Entscheidung, in ID. Soziologische Aufklärung, vol.3, Opladen 1981, p.335-389. 21 Di conseguenza, c’è da aspettarsi che un sistema instabile cominci a reagire in se stesso alla propria instabilità. Il sistema si allarma per la propria inquietudine. Le instabilità operano destabilizzando. Producono una condotta reattiva che si orienta non più ai prezzi, ma alla possibilità di cambiare i prezzi. Si può trattare tanto di un impiego speculativo delle possibilità supposte, quanto delle garanzie, per esempio per la formazione di scorte di capitale o di merci oppure per un’iperproduzione nel caso di un eventuale aumento della domanda, che si desidera adoperare mediante uno smercio maggiore (invece che mediante l’aumento dei prezzi). A prima vista, tutto questo appartiene alla normale relazione con le instabilità e non comporta alcuna difficoltà insolubile. Anche la speculazione e la ricerca di sicurezza sono incluse nella normale autoreferenza del sistema e rese attendibili entro certi limiti. Da qui si arriva a un genere di teoria evolutiva che esamina la condotta delle imprese in un ambiente instabile. La generale, incomprensibile complessità dell’ambiente esterno del sistema economico viene portata in questo sistema sotto forma di prezzi instabili, e quindi le singole imprese si orientano a quest’ambiente interno economico, già organizzato – con più o meno successo e sicuramente senza garantire che possano essere prese decisioni razionali27. Una selezione più evoluta delle imprese che si affermano è possibile soltanto sulla base di un’instabilità interna all’economia prodotta e solo mediante l’impossibilità di una previsione garantita razionalmente. Per tali condizioni di successo, le strategie delle decisioni non si lasciano dedurre da una teoria razionale delle decisioni. Dovrebbero essere rintracciate empiricamente e dipendono sicuramente dalle forme con le quali il sistema economico 27 Per il concetto di una teoria dell’evoluzione economica interna ancora agli inizi cfr. R. R. NELSON/S. WINTER, An Evolutionary Theory of Economic Change, Cambridge, Mass.1982. 22 riproduce e limita la propria instabilità sul piano dei pagamenti e dei prezzi. Con ciò si arriva però alla domanda se l’ambiente interno economico delle imprese è in genere sufficientemente stabile per possibilità di apprendimento e di verifica (des Lernens und Beawaehren); e se l’influenza delle imprese sul loro ambiente è sufficientemente piccola, così che possano essere evitati processi circolari di feedback positivi. Se non si sono realizzati entrambi i presupposti, si deve calcolare che a livello delle imprese l’evoluzione economica interna premi i successi che minano i suoi stessi presupposti. Anche alle condizioni economiche di mercato l’instabilità dei prezzi non rappresenta, di per sé, in ogni caso, una garanzia di stabilità sufficiente. In queste considerazioni si deve inoltre includere che l’instabilità dei prezzi è mantenuta entro certi limiti di instabilità o per lo meno che questo è il tentativo. I processi autoreferenziali del sistema fanno presa anche a livello delle instabilità riflessive. Nel sistema economico ci si orienta anche all’instabilità del costo del denaro e all’instabilità delle decisioni politiche. Proprio perché con entrambi i tipi di eventi instabili si reagisce allo sviluppo dei prezzi e allo sviluppo economico che da esso dipende, non si può fare affidamento su di essi. Proprio perché devono intervenire in qualità di correttivo e devono evitare che l’inflazione e la deflazione raggiungano valori estremi, non danno alcun punto fermo, ma si muovono con lo sviluppo della stessa economia. D’altra parte, la doppiezza del mezzo di controllo, la sua ripartizione in economia e politica, significa che l’assorbimento di questa insicurezza, aumentata in modo riflessivo, può essere ripartita tra due sistemi di funzioni, e in questo vi è un certo alleggerimento. Le decisioni del sistema politico, che vincolano collettivamente, sfidano l’influenza politica, mentre il prezzo del denaro in quanto tale viene incluso nel calcolo economico e quindi è messo sotto pressione: se il denaro è troppo caro lo si capisce dall’accensione di un credito e 23 dagli investimenti. Entrambi i tipi di reazione riproducono fatti che possono essere riassorbiti nel ricorso a processi di base instabili. È difficile dire (e anche difficile da rintracciare dal punto di vista puramente teoretico) dove sono, in un simile sistema, i limiti per tollerare l’instabilità. Non si vedono strutture che potrebbero impedire un fatale accumulo di instabilità. Al limite, si arriverebbe a un crollo della fiducia monetaria, a un restringimento dell’orizzonte temporale del sistema economico nel presente e quindi a una rinuncia a disposizioni economiche specifiche che garantiscano un soddisfacimento futuro. La conseguenza sarebbe la ripolitizzazione dell’economia unita alla totalità dei problemi di un sovraccarico della politica con impegni politicamente non risolvibili. Questo si impedisce soltanto con l’impiego di chances che risiedano proprio nell’instabilità, attenendosi a strutture che tengono pronta proprio questa possibilità: nella proprietà decentralizzata, nella costituzione della politica democratica, nello stato di diritto e in un sistema bancario non direttamente manipolabile in modo politico. (Tutti e tre i fattori sono qui nominati come variabili e non come assoluti. Possono essere più o meno realizzati. Questo significa anche che la caduta di uno dei fattori, per esempio la completa statalizzazione del sistema bancario, deve condurre a un sovraccarico degli altri, dunque rende forse più difficile una politica realizzata in modo democratico). VII All’interno dei sistemi complessi il sistema si procura l’orientamento degli eventi di base e dei processi mediante un’autodescrizione del sistema. Nella sua piena complessità il sistema stesso è impenetrabile, in tali autodescrizioni non può trattare rappresentazioni esaurienti del sistema. Anzi, le notevoli 24 semplificazioni, abbastanza complesse, sono necessarie per l’esecuzione delle autodescrizioni. Tali semplificazioni guadagnano realtà molto rapidamente per il fatto che il sistema reagisce ad esse. A questo punto, nella letteratura cibernetica si trova il concetto di “modello”28 che, tuttavia, non assumiamo, perché accentua la componente statica del punto di riferimento dell’orientamento autoreferenziale. Le autodescrizioni del sistema economico hanno come base le informazioni sui prezzi. Non è un caso. I prezzi offrono il miglior punto di partenza perché tengono conto del carattere temporaneo degli elementi di base (i pagamenti) e in riferimento a questo rappresentano anche un misto di stabilità e di instabilità capace di comunicare. Così si evita il pericolo di descrivere un sistema dinamico soltanto attraverso strutture relativamente stabili e di assegnare ai problemi della singola dinamica un ruolo subordinato, piuttosto fastidioso, destabilizzante che necessita di un accordo. Essi rappresentano dunque un sistema che non consiste in sostanze, ma soltanto in eventi; e rappresentano le strutture di aspettative riferite al fatto che si estendono oltre il singolo evento, ma da parte loro sono sistemati instabilmente, perché modificabili. Di conseguenza, sulla base dei prezzi si produce un’autodescrizione, con la quale si arriva a che e come il sistema reagisce a se stesso attraverso una sensibilità autoprodotta. A ciò si aggiungono i vantaggi della rappresentazione quantitativa e dell’aggregabilità delle informazioni. In questo senso si può calcolare, in modo più o meno complicato, la capacità di prestazione economica di un sistema e può essere osservato in una comparazione temporale, in particolare per tutti i sistemi che in genere sono differenziati dal 28 Cfr. R. S. CONAN/W. ROSS ASHBY, Every Good, Regulator of a System Must be a Model of That System, ‘International Journal of Systems Science’ I (1970), p. 89-97; J.-L. LE MOIGNE, cit. 25 punto di vista dell’economia: per singole attività, per complessi (industriali), per economie nazionali e per il sistema economico globale della società mondiale. È fuori questione che ci siano anche possibilità più letterarie per descrivere i sistemi dell’economia. Si può indicarle come capitalistica o socialista, ci si può basare sull’industria, si può cominciare dall’homo œconomicus o dalle caratteristiche del ruolo come ricerca del profitto o simili. Tuttavia queste rimanevano descrizioni dall’esterno che per i processi di comunicazione del sistema economico possono assumere a malapena un significato. Se si deve arrivare in senso stretto alle autodescrizioni che il sistema descritto produce e utilizza nei suoi processi di comunicazione, non c’è altra possibilità (ugualmente redditizia) se non quella di procedere dai dati del prezzo. Se questo è esatto e se è inoltre esatto che le autodescrizioni sono semplificazioni molto selettive, un tale stato di fatto ha un ampio significato. Si è vincolati al linguaggio dei prezzi e questo linguaggio non ha la stessa elasticità del linguaggio corrente. Anch’esso conosce meccanismi riflessivi, ad esempio nella forma dei prezzi per il denaro dato a prestito. Anch’esso conosce strutture circolari e limiti nelle possibilità prodotte. Nello stesso modo in cui si possono formulare domande in una lingua e solo in quella lingua, così gli sforzi per l’informazione sui prezzi costano denaro e costano più che mai denaro gli sforzi per un’aggregazione dei dati dei prezzi. In entrambi i casi sopraggiunge anche un notevole fabbisogno temporale, con la conseguenza che il tentativo non viene intrapreso o, se intrapreso, arriva troppo tardi a un risultato. In alcune lingue i problemi tipici della lingua si presentano in forma acuta e con questo limitano ulteriormente l’utilizzabilità dell’autodescrizione. Se però non ci sono possibilità migliori che potrebbero corrispondere alla differenziazione del sistema 26 economico, rimane soltanto la possibilità di impelagarsi in esso con una coscienza più critica. Ciò che per lo più colpisce è, tuttavia, che le autodescrizioni di questo genere non forniscono alcuna informazione diretta sul rapporto tra sistema e ambiente. Secondo l’idea che un innalzamento dei prezzi deve di certo indicare scarsità, vale a dire scarsità delle risorse e/o scarsità delle motivazioni di lavoro, però de facto le scarsità vengono prodotte e manipolate nello stesso sistema; anche se le cose non stessero così, le autodescrizioni basate sui prezzi non sarebbero idonee a suggerire la differenza tra sistema e ambiente nello stesso sistema. Se quindi ci fosse qualcosa come una scarsità (Knapperwerden) di motivazioni per lavorare: non lo si potrebbe rilevare certo nei salari e negli stipendi! E se si volesse regolare con congruo anticipo il problema ecologico della società moderna: non lo si potrebbe a prescindere dai prezzi! Come risultato va allora registrato che la società non viene informata dalla sua economia sui problemi ambientali provocati; e che per questo non si può neanche consultare l’autodescrizione dell’economia, i suoi bilanci, il suo prodotto sociale lordo; poiché il rendimento di queste autodescrizioni si basa proprio sul fatto che non conseguono dalla differenza tra sistema e ambiente. Certo anche l’autodescrizione dell’economia (come ogni autodescrizione) presenta l’unità del sistema come differenza; ma non come differenza tra sistema e ambiente, bensì come differenza sulla base di un numero: niente di più e niente di meno. VIII Un sistema economico differenziato può essere giudicato in considerazione della conservazione della sua autoriproduzione. La sua instabilità di base è dunque da una 27 parte qualcosa che si riproduce contro ogni desiderio di sicurezza e di calcolabilità, e dall’altra lo stesso meccanismo di riproduzione. In questo senso il sistema è un sistema autopoietico. Nella totale dipendenza dall’ambiente può soltanto produrre esso stesso gli elementi sui quali si fonda. Questo modo di riflettere è tuttavia incompleto. Prende in considerazione la relazione tra ambiente e sistema soltanto in una direzione, solo come riduzione della complessità. L’ambiente è eccessivamente complesso. Per questo il sistema può raggiungere una complessità idonea e propria solo con la temporalizzazione dei suoi elementi, quindi solo con la propria instabilità che poi, a sua volta, deve essere deproblematizzata da direzioni supplementari. Fin qui tutto chiaro. Però anche le riflessioni contrarie meritano attenzione: come reagisce un tale sistema al suo ambiente? E: si deve calcolare che un tale sistema cambi essenzialmente il suo ambiente o che mini i presupposti dell’ambiente dai quali esso stesse dipende? Questa domanda assume importanza nel quadro di una teoria che comprenda i sistemi sociali come sistemi di comunicazione e intenda tutti gli altri, in particolare le condizioni ecologiche e gli stati mentali degli uomini, le risorse e i motivi, come ambiente dei sistemi sociali. Se si prende in considerazione anche che il sistema economico non è identico al sistema sociale, ma è differenziato nella società come sistema di funzioni con la propria autonomia autoreferenziale, si devono distinguere due generi di ambiente del sistema economico: l’ambiente sociale interno nel senso di altre comunicazioni non economiche – per esempio quelle di tipo familiare, religioso, educativo, scientifico, politico e l’ambiente della stessa società, dunque tutto ciò che non è comunicazione. Entrambi gli ambienti sono articolati in modo molto diverso e attraverso queste distinte differenziazioni vengono sospese interdipendenze molto diverse. Così la differenza (e l’interdipendenza) della vita familiare e della politica è una differenziazione sociale interna 28 all’ambiente del sistema economico; la differenza (e l’interdipendenza) delle risorse e dei bisogni ovvero delle motivazioni è una differenziazione ecologica (in senso molto ampio) nell’ambiente del sistema economico (e anche del sistema della società). Già da tempo, e in particolare dal XIX secolo, si era ventilato il sospetto che un’economia umana, coordinata per quantificazione e instabilità, e la sua cultura potessero andare in rovina, non per il suo fallimento, bensì per il suo successo. La rivoluzione francese e la destabilizzazione della politica sembra essere stata una conseguenza del crescente benessere economico, lo sfruttamento dei lavoratori e la commercializzazione della cultura risultano dalla vittoria della modalità di produzione capitalistica. Le teorie rivoluzionarie e conservatrici preparano le loro analisi molto simili, simili anche perché tendono a una tematizzazione parziale e per questo ideologica. Nella proiezione della teoria dei sistemi la stessa proposizione di problemi appare in modo molto più complesso, il che significa non da ultimo che diventano più difficili le dichiarazioni di tendenza e i giudizi globali sulla società moderna, ampiamente determinata dall’economia. Da questo fascio di prospettive parziali affini si potrebbe estrapolare, per esempio, una domanda di “economia politica”. Dovrebbe suonare così: quali problemi emergono in politica dall’autodestabilizzazione dell’economia? Poiché la politica possiede sensori e deve rappresentare un proprio non-poterignorare, gli effetti delle fluttuazioni economiche diventano rilevanti anche a livello politico, sebbene vengano espresse nel linguaggio dei prezzi. L’occupazione quotidiana che ne consegue è un lavorìo permanente tra dati e speranze. L’orientamento giornaliero dipende dalla speranza di poter influenzare favorevolmente l’economia mediante decisioni che vincolano collettivamente, nella realtà questa speranza non è certo priva di fondamento, poiché la decisione che vincola in 29 modo collettivo può produrre in realtà fatti che limitano la fluttuazione dei prezzi. Per il sistema politico la problematica strutturale arriva tuttavia ad altre profondità. Consiste in un problema di compatibilità, vale a dire nella domanda se e come le instabilità economiche, che possono cumulare i loro effetti in modi ancora imprevedibili, siano conciliabili con uno schema di opposizione politica istituzionalizzata e con lo scambio pacifico. Il pericolo non è respingere il fatto che uno scambio politico è provocato dagli sviluppi economici (oppure ostacolato negli sviluppi positivi) che non possono essere guidati e giustificati politicamente. Per quanto le domande di politica economica risultino attualmente in primo piano, esse costituiscono solo una parte della costellazione globale. Problemi simili emergono in molti altri rapporti tra sistemi. Così ci si può chiedere, con un’occhiata al rapporto tra sistema economico e sistema educativo, se per gran parte della popolazione l’obiettivo pedagogico di un’educazione il più possibile lunga e ricca di contenuti sia inalterabile, se il sistema economico con fluttuazioni di chances economiche annunci un futuro insicuro e se allo stesso tempo il sistema politico apra sempre più canalizzazioni professionali specificamente a strati che perseguono obiettivi egualitari. In queste condizioni, il sistema educativo dovrà fare i conti con un’alta quota di abbandoni che prediligono un’acquisizione immediata, cioè con un piano di apprendistato a lunga scadenza: con formazioni interrotte e difficilmente utilizzabili. A questi esempi di relazioni ambientali interne sociali del sistema economico vanno aggiunte le analisi delle relazioni del sistema economico con l’ambiente esterno della società. Semplificando di molto, parliamo di risorse e motivi. Il sistema economico nel fare ricorso a risorse e motivi – motivi di lavoro e di consumo! – vi si rivolge esclusivamente con il linguaggio dei prezzi. Solo in questo linguaggio si può comunicare economicamente. Soltanto in questo linguaggio si può riprodurre 30 l’instabilità necessaria. Una comunicazione così sistematizzata incide tuttavia sulle risorse e sulle motivazioni. Sfrutta risorse notoriamente non riproducibili, molto rapidamente. E interviene nella riproduzione psichica delle motivazioni, in particolare con l’incremento del livello delle pretese e con la privazione del senso in un ambito lavorativo. Con questo essa modifica l’ambiente dal quale dipende, cioè l’ambiente del sistema sociale, non soltanto l’ambiente del sistema economico. Crea fatti che da parte loro possono influenzare di nuovo lo sviluppo dei prezzi, senza che si possa ritenere che questa forma della reazione possa deproblematizzare i fatti stessi. Questo vale in particolare per il problema delle risorse esauribili. L’ultima goccia di petrolio può essere pur venduta all’incanto in un’asta a un prezzo qualsiasi – ma dopo non ci sarà più petrolio. Una teoria della scienza economica può rifiutare di prendere in considerazione fattori limitazionali di questo genere. Può preferire di considerare l’economia come un sistema autoreferenziale chiuso che produce proprie possibilità di sostituzione appena ne vale la pena dal punto di vista economico. Con ciò però questa teoria rinuncia a una descrizione della teoria sociale dell’economia, anzi, in realtà rinuncia anche a una descrizione della teoria dei sistemi dell’economia, perché ogni teoria sistemica si fonda oggi su una differenza tra sistema e ambiente, orientandosi anche e soprattutto al teorema dell’autoreferenza. Come nelle relazioni sistema/ambiente per antonomasia, noi stiamo davanti alla questione se, come e con quali conseguenze il sistema economico può reintrodurre gli effetti sul suo ambiente nella sua comunicazione. In principio, questo è possibile sulla base dell’instabilità dei prezzi – ma appunto solo così! Tendenzialmente con il successo economico sono da prevedere scarsità crescenti e prezzi più alti, senza che in questo modo possano essere risolti in modo soddisfacente i problemi che ne risultano. Da una parte, il sistema monetario e i suoi 31 prezzi si lasciano caratterizzare come conquiste evolutive difficilmente reversibili, praticamente fissate dalla complessità della società raggiunta sulla loro base (auf ihrer Grundlage). Non c’è niente di evidente che possa riprodurre le instabilità necessarie in modo altrettanto efficace. Le decisioni politiche sono, in ogni caso, un sostituto problematico, per quanto è leggibile oggi nelle economie socialiste. D’altra parte, proprio questo vantaggio tecnico è gravido di conseguenze che diventano oggi sempre più visibili. I prezzi non offrono alcuna informazione sufficiente sull’ambiente, in special modo se i loro effetti sulla richiesta e sulla produzione toccano le interdipendenze nell’ambiente e si ripercuotono, attraverso effetti consecutivi a lungo termine, sul sistema che li determina. La contraddizione non si può risolvere teoreticamente. Nella migliore delle ipotesi ci si può ancora domandare che cosa potrebbe accadere se il sistema sociale la rilevasse e la assumesse come “teoria” nella sua autodescrizione. La semantica moderna, che ha accompagnato e onorato lo sviluppo della differenziazione funzionale del sistema sociale, è comprensibilmente incline, nonostante un certo scetticismo, a ritenere razionali i successi in una direzione funzionale. Questo veniva solo ripetuto e confermato sul piano dello schema scopo/mezzo della razionalità dell’azione. Politica efficiente, successo economico, crescente conoscenza scientifica del mondo, cultura, ecc. valgono in quanto razionali. Le esperienze che si presentano con le differenziazioni sistema/ambiente, proprio per la loro realizzazione ricca di successo, costringono a rivedere questo giudizio. I sistemi che dispongono del proprio ambiente dispongono anche di se stessi. Devono sviluppare forme di riflessione che reintroducono nell’autodescrizione la differenza tra sistema e ambiente – oppure diventano dipendenti da se stessi in modi per essi incontrollabili. Il titolo della razionalità si deve riservare per un tale rientro della differenza nell’identità, se devono essere mantenute alte le pretese che 32 erano tradizionalmente congiunte a questo titolo. Ci si trova però allora davanti ad una domanda che dovrebbe rimpiazzare i problemi del XIX secolo e ogni critica del “capitalismo” che si presenti come rivoluzionaria o umanistica, davanti alla domanda se e come il linguaggio dei prezzi possa arrivare alla razionalità. IX Criticare i prezzi è facile – e proprio per questo il linguaggio dei prezzi si sottrae alla critica. I prezzi appaiono sempre o troppo alti o troppo bassi, a seconda dei desideri ai quali vengono commisurati. L’instabilità dei prezzi riproduce la critica come condizione permanente. Commisurato alle proprie prestazioni e al proprio interesse, il proprio compenso è troppo basso; allo stesso tempo, ci si meraviglia che determinati articoli non possano essere più fabbricati in Germania, perché i salari sono troppo alti. Questo genere di critica è così radicato nel meccanismo dei prezzi che esclude la gratitudine per un accordo raggiunto su un determinato prezzo ed esclude anche gli obblighi morali come conseguenza degli affari. Anche in ciò è da riconoscere come il meccanismo del denaro differenzi l’economia. Se la critica ai prezzi è suggerita in modo così forte diminuisce in modo più consistente la considerazione critica del meccanismo del prezzo in quanto tale. Si può temere che l’uomo, se paghi o lavori per denaro, perda qualcosa della sua essenza oppure che venga derubato delle chances per realizzarsi. Così anche la critica viene deviata sui molli terreni dell’umanesimo dove si disperde; ed evidentemente questa critica non è presa sul serio, perché nessuno mette in guardia le donne se cercano di ottenere il riconoscimento del lavoro domestico come lavoro monetario. Sia la critica economica interna che la critica umanistica sembrano differire, proprio con 33 la loro plausibilità e la loro forza suggestiva, l’accesso ad una critica strutturale del meccanismo del prezzo. Una certa sorpresa ha accompagnato il meccanismo monetario dal momento della sua espansione nel tardo medio evo29. Nella prima metà del XVIII secolo, al tentativo di mantenerlo teologicamente nei limiti sono seguite alcune attività di teoremi morale30. Nel XIX secolo a questo segue un neoumanesimo che si lamenta dell’estraniamento e che si offre come cattiva coscienza di una società orientata innanzitutto in modo economico. Adesso per una critica reale dell’economia è competente una teoria della “scienza economica” qualificata, che però come teoria del sistema nel sistema può solamente tentare di migliorare l’utile dell’economia e la sua distribuzione31. Evidentemente ha una presa troppo ampia l’intenzione di criticare il denaro in quanto tale, nessuno desidera provocare realmente una ri-arcaizzazione del sistema della società. D’altra parte, con i prezzi attuali una semplice insoddisfazione non è sufficiente. Una teoria sociologica non vorrà né criticare troppo, perché così non può rendere visibile alcuna alternativa, né 29 Vedi, per un breve sguardo d’insieme, W.WEBER, Geld, Glaube, Gesellschaft, Vorträge der Rheinisch-Westfälischen Akademie der Wissenschaften, G 239, Opladen 1979. 30 È sintomatico che questo avvenga sotto forma di tesi scandalose e di giustificazioni paradossali. È noto l’esempio di B. MANDEVILLE, The Fable of the Bees: or Private VicesPublick Benefits, cit., e il lavoro di VON F.B. KAYE, Oxford 1924, che rende comprensibile anche i legami con la discussione contemporanea (p. XCIV ss.). La vera letteratura di filosofia morale di quel tempo ha un legame troppo positivo con la morale e arriva solo di rado a questioni simili. 31 Il quadro di riferimento della teoria interna all’economia si può cogliere in modo semplice nel fatto che si parla della “politica del prezzo” in considerazione dell’irraggiungibilità della concorrenza perfetta. Nella concorrenza perfetta ci sarebbero soltanto una coercizione di adattamento ed errori, ma nessuna politica dei prezzi. 34 troppo poco perché allora rinuncerebbe a far luce sui fondamenti strutturali del sistema della società nel quale viviamo. Forse c’è una scappatoia, quella di cessare una critica forfetaria del denaro e fermarsi invece alla forma, quindi ai prezzi, resi attendibili dai pagamenti in denaro. Questo offrirebbe non solo la possibilità di confrontare prezzi strutturali e funzionali con forme di altri ambiti di funzioni, per esempio con le forme del diritto o le forme della conoscenza (concetti). Allora ci si potrebbe dedicare alla questione quali effetti ha la scelta di questa forma e la sua instabilità sugli ambienti sistemici. I prezzi producono, come esposto sopra, perdite di informazione – su questo si basa la loro tecnica di rendimento, e in questo non c’è niente da cambiare, altrimenti l’economia collassa. Anche se non si vuole metterlo in questione, si potrebbe certo riflettere, se non ci debbano essere altre possibilità per produrre nuove informazioni su questa base con l’aiuto di distinzioni supplementari (se con o senza un regresso alle informazioni perdute) e osservare gli effetti dell’orientamento ai prezzi con l’aiuto di tali informazioni. Soltanto se si giungesse a questo e solo se si potesse su questa via retroagire nei prezzi, si potrebbe sostenere di attestare la razionalità al sistema economico. Altrimenti, non cambia lo stupore se i prezzi del petrolio possono scendere anche quando il petrolio diventa più scarso; oppure che con un orientamento ai prezzi possono essere prodotti allo stesso tempo un annientamento dei mezzi di sostentamento e la fame; oppure che la manodopera salga nonostante la rapida crescita della popolazione globale. Ciò che diventa scarso a volte diventa più economico, ciò che è disponibile in abbondanza diventa più caro. Come nello specchio invertitore il meccanismo dei prezzi può sviare dalle scarsità reali e simulare altre scarsità, dove non ce ne sono, ma anche questo non è così attendibile da potersi accontentare di un semplice controrovesciamento, come nel caso dell’occhio. 35 La chiarificazione si trova nella teoria delineata in precedenza. I prezzi servono alle procedure di autoreferenza del sistema economico, questa è una condizione per la differenziazione e per la prestazione di questo sistema. Non ci si deve aspettare che vengano prodotte, con uguali mezzi, anche informazioni sufficienti sull’ambiente di questo sistema, sulle risorse e sui motivi. Oltre i dati, che sono ottenuti sulla base dei prezzi, non si potranno controllare le ripercussioni dell’economia sul suo ambiente all’interno e all’esterno del sistema sociale. Prezzi e dati che dipendono dai prezzi non sono una base per un giudizio sulla razionalità dell’economa – se razionalità significa che l’unità della differenza tra sistema e ambiente è ristabilita nel sistema. 36