1 2016 Il magazine per i clienti della Schindler Ascensori SA
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Viaggio nell’era digitale
Industria 4.0: evoluzione o «disruption»?
Michael Nilles: «Digitalizzazione dove serve»
BIM – costruire prima della costruzione
Fabbricazione digitale – un salto quantico per l’architettura
Sommario
4
Industria 4.0: evoluzione,
rivoluzione o «disruption»?
8
La rivoluzione digitale dell’assistenza clienti
12
Michael Nilles: «La digitalizzazione facilita
l’interazione tra le persone»
16
Con la cassetta degli attrezzi digitale
Schindler è tutto più facile
18
BIM, costruire prima della costruzione:
l’esempio dell’Ospedale di Limmattal
22
L’industria edile svizzera ha ancora
qualche difficoltà con la digitalizzazione
26
Fabbricazione digitale – un salto quantico
per l’architettura
30
Russell Loveridge: «Progettazione e
costruzione cambieranno radicalmente»
31
Ascensori Schindler a elevate prestazioni per
l’Aiguille du Midi nel massiccio del Monte Bianco
34
Roche Edificio 1 – uno dei grattacieli
più efficienti d’Europa
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next news: progetti speciali e prodotti
dal mondo Schindler
Colophon
Editore Schindler Ascensori SA, Marketing & Comunicazione, CH-6030 Ebikon Redazione Beat Baumgartner Indirizzo della redazione next floor,
Zugerstrasse 13, CH-6030 Ebikon/Lucerna, [email protected] Amministrazione indirizzi [email protected] Impaginazione aformat.ch Litho click it AG Stampa Multicolor Print AG Tiratura 32 000 copie Edizione next floor appare due volte all’anno in lingua
tedesca, francese e italiana Immagine in copertina Polo di ricerca nazionale ricerca Fabbricazione digitale: scienziati del Politecnico di Zurigo hanno
sviluppato un rivoluzionario robot. Sa fare il muratore e il saldatore, consentendo nuove forme di architettura. Foto Nique Nager, Lucerna.
Copyright Schindler Ascensori SA, riproduzione su richiesta e con indicazione della fonte www.schindler.ch
Editoriale
Digitalizzazione
Gentili lettrici, gentili lettori,
la digitalizzazione pervade sempre più il nostro quotidiano: e-banking, self-scanning e casse
­automatiche nei supermercati, prenotazione delle vacanze. L'elaborazione elettronica e
l'utilizzo moderno di dati e informazioni tocca praticamente ogni settore. Grazie alla stampa
in 3D, all'automazione e ai robot intelligenti, in alcuni settori dell'industria si profilano
­cambiamenti addirittura rivoluzionari.
Schindler ha puntato da subito sulla digitalizzazione: ad esempio attraverso i sistemi automatici
di accesso agli ascensori. Negli ultimi anni si sono aggiunti diversi strumenti e applicazioni, in
grado di semplificare il lavoro nostro e dei nostri clienti. Schindler Dashboard ad esempio
ci fornisce una panoramica completa sullo stato degli ascensori che seguiamo; e con un semplice
tocco è possibile visualizzare in qualsiasi momento tutti gli altri dati e dettagli. Si può verificare
anche l'eventuale presenza di difetti tecnici e quanto tempo è passato prima che i tecnici li
risolvessero.
Con la Guida di progettazione Schindler, architetti e ingegneri dispongono di un sistema
tridimensionale computerizzato per inserire perfettamente gli ascensori nei fabbricati.
Le applicazioni operative come la cassetta degli attrezzi digitale supportano il compito dei
nostri tecnici manutentori, dalla pianificazione degli itinerari fino all'ordine elettronico
dei pezzi di ricambio. L'analisi dei dati inviati dagli ascensori al sistema backend di Schindler
viene da noi utilizzata per il monitoraggio remoto e la manutenzione preventiva.
Invito a leggere nelle pagine che seguono come il mondo di «Industria 4.0» stia diventando
sempre più realtà. Anche se siamo già partiti con vari tool e applicazioni, la nostra trasformazione digitale è ben lungi dall'essere conclusa. Il viaggio prosegue con l'obiettivo di incrementare
ancora la qualità e l'efficienza del nostro modus operandi e l'affidabilità dei nostri ascensori e
delle nostre scale mobili.
Invitiamo i clienti a utilizzare i nuovi servizi digitali e ad accompagnarci in questo entusiasmante
viaggio verso il futuro.
Vi auguro una buona lettura!
Rainer Roten
CEO Schindler Svizzera
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Industria 4.0
Industria 4.0: evoluzione,
rivoluzione o «disruption»?
La quarta rivoluzione industriale trasforma radicalmente industria, economia e mondo del lavoro.
La Svizzera, una degli anticipatori in assoluto di questo sviluppo, ha tutti i presupposti per
affrontarla al meglio. A concluderlo sono i consulenti strategici di Roland Berger nello studio
«Industry 4.0 – The role of Switzerland within an European manufacturing revolution».
4
Testo Pirmin Schilliger IMMAGINE Gruppo Schindler | Roland Berger | Fotolia
I
n California e a Zurigo si testano le prime vetture a guida autonoma; in Svizzera la Posta ha recentemente presentato la cassetta
delle lettere digitale, la «Swiss Post Box»; esistono frigoriferi intelligenti che ordinano autonomamente latte e burro e possono essere
controllati tramite cellulare; sul mercato sono presenti impianti
di riscaldamento che si regolano sulle previsioni meteorologiche e
camion che seguono percorsi elaborati con sistemi GPS e organizzano e ottimizzano la distribuzione del carico tramite internet.
Mobilità intelligente, edifici intelligenti, logistica intelligente, reti
intelligenti non sono, insomma, una novità. Eppure secondo lo
studio «Industry 4.0 – The role of Switzerland within an European
manufacturing revolution» questo è solo l’inizio. Uno degli autori di
questa indagine, Oliver Grassmann di Roland Berger, sostiene:
«Nella migliore delle ipotesi, è un decimo di quello che succederà
nei prossimi quindici anni».
La parola chiave per definire questo nuovo sviluppo è «Industria 4.0»
che, come spiega Grassmann, indica «l’elevata connessione e
automazione di tutta la catena del valore industriale tramite digitalizzazione». Questo quarto stadio della rivoluzione industriale, dopo
l’avvento della macchina a vapore, della catena di montaggio e del
computer, genererà enormi cambiamenti. Che sia un’evoluzione,
una rivoluzione o, usando il termine oggi in uso, una «disruption»,
Industria 4.0 innesca un processo di trasformazione globale con
profonde conseguenze in molti settori economici.
Sistemi e mercati fisico-virtuali
Industria 4.0 è indissolubilmente legata all’ormai nota automazione, basata su informatica ed elettronica e gestita da computer.
Nel nuovo mondo 4.0, tuttavia, semplici dati permettono di integrare pienamente nella rete mondiale di informazioni anche gli oggetti. Il mondo dei dati e quello delle merci si compenetrano.
Tutto ciò che dispone di elettronica integrata e che usa protocolli
internet può essere connesso al mondo virtuale: orologi da polso,
termostati, lampioni, macchine, stabilimenti interi. L’idea che sta
alla base della quarta rivoluzione industriale è una digitalizzazione
illimitata in cui tutte le attività e le unità produttive dell’economia
siano collegate tra loro e si scambino informazioni costantemente.
«Il mondo fisico e quello virtuale si fondono» spiega Grassmann.
I programmi informatici, che già oggi sono il centro nevralgico di
molti sistemi produttivi, in futuro assumeranno un ruolo ancora più
importante. I computer controlleranno macchine e robot ancora
più intelligenti, che aumenteranno ulteriormente l’automazione
delle procedure di trasporto e immagazzinaggio, mentre algoritmi
e app garantiranno un sostegno migliore ai reparti di marketing,
vendita e servizio clienti. Con Industria 4.0 la produzione non solo
è più efficiente, ma anche più flessibile e più facile da gestire e può
essere adattata di volta in volta a nuove esigenze lungo la catena
del valore.
Robot e nuove materie prime
I computer della generazione 4.0 riconoscono parole e immagini e i
nuovi robot dispongono di forza fisica e capacità cognitive; non è
fantascienza, è già realtà. Il robot YuMi di ABB, ad esempio, riflette
e comunica con i suoi colleghi umani e lavora con loro in gruppo, a
stretto contatto. Inoltre il raggio d’azione dei robot 4.0 si è ampliato
ulteriormente e in modo considerevole: operano non solo nella
produzione, ma anche nella logistica, nel back office e, perché no,
anche nella gestione. Garantiscono un’operatività 24 ore su 24 senza
bisogno di far lavorare le persone durante i turni di notte. «Se Industria 4.0 è realmente una rivoluzione, si vedrà. Sicuramente rivoluzionaria, però, è l’incredibile velocità di questa trasformazione» afferma Grassmann.
Lo conferma la quantità di dati elettronici che, vista la rapida digitalizzazione, oggi raddoppia ogni uno o due anni. Il crescente flusso
di dati rappresenta una delle
nuove materie prime di Industria 4.0. Dai dati è possibile
«Parliamo dell’elevata
desumere modelli di comconnessione e automazione portamento, individuare esigenze e creare così nuovi
di tutta la catena del
prodotti e servizi svilupvalore industriale tramite
pando e adottando nuovi
la digitalizzazione».
modelli d’impresa.
Industria 4.0 velocizza anche
la ricerca e lo sviluppo.
Le singole fasi vengono simulate tramite progetti in
3D, fino ad arrivare a una soluzione avanzata in formato
virtuale. Prima erano necessari prototipi, serie pilota e sperimentali, tarature e regolazioni: ora
sono superflui. Quando un’innovazione prende forma nel mondo
reale della produzione, i confini tra sviluppo e manifattura diventano
più labili. Se si tratta soprattutto di trasferire dati, allora la produzione effettiva può essere anche decentralizzata e locale, e aver
luogo in isole di produzione mobili, in serie ridotte e senza lunghi
tempi di conversione. In questo scenario le stampanti 3D diventano
il fornitore più importante. La maggiore libertà e flessibilità del
processo produttivo permettono di realizzare anche prodotti su misura a costi marginali relativamente bassi e facilitano la distribuzione
di pezzi di ricambio e di semplici beni di consumo. c
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Industria 4.0
c Nei media, nei congressi e nei simposi, Industria 4.0 è già da
tempo argomento di discussione. Durante i dibattiti gli esperti si
domandano se questo processo sia una maledizione o una benedizione. Tutti sostengono però che le aziende che non sfruttano le
nuove possibilità perderanno competitività e rischiano di essere tagliate fuori dal mercato. Anche gli attori già affermati che sono
cresciuti nel mondo analogico non possono fare a meno di ripensare i propri modelli d’impresa ed eventualmente reinventarsi, trovando nuovi competitor e confrontandosi con modelli di business
totalmente nuovi. Si formano alleanze, nascono nuove forme di
collaborazione tra attori multinazionali e PMI rivolte a un mercato di
nicchia, e vengono riassegnati i ruoli lungo la catena del valore.
Ottimi presupposti per la Svizzera
Quali possibilità offre Industria 4.0 alla Svizzera? «Secondo il nostro
studio, la Svizzera ha presupposti eccellenti» afferma Grassmann.
Insieme a Germania e Irlanda è una delle realtà trainanti dello sviluppo. I buoni presupposti sono garantiti da un’ampia base industriale con una quota di valore aggiunto pari a circa il 20% e quindi
elevata rispetto agli standard internazionali. Inoltre molte aziende
vantano un livello di automazione già alto. Gli autori dello studio
fanno riferimento anche alle lungimiranti condizioni commerciali e a
una sana convivenza di aziende tradizionali e d’avanguardia, PMI e
attori globali. Non meno importanti sono la sviluppata infrastruttura
digitale e la forza lavoro qualificata, che nel paese non manca.
Il cardine del futuro di Industria 4.0 è il know-how. Già oggi la Svizzera ospita centri di eccellenza d’avanguardia in ingegneria, robotica, automazione, informatica, farmacia, tecnologia dei sensori,
biotecnologia, nanotecnologia, ottica ecc.
«Aziende svizzere, ma anche europee, sono leader in Industria 4.0»
sottolinea Grassmann. La quarta rivoluzione industriale è dunque
iniziata. Presso ABB, ad esempio, con il robot YuMi, o presso il produttore tedesco Kuka, che fornisce al mercato del lavoro robot con
capacità di apprendimento. Industria 4.0 si respira anche alla BMW,
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a Ratisbona, dove oggi con l’aiuto di robot si producono a ritmo
stabile nove tipi di automobili su una linea di assemblaggio. Siemens
fissa nuovi standard con la «Digital Factory» e Bosch con il suo
IoT Cloud.
Tra i principali rappresentanti di Industria 4.0 i consulenti di Roland
Berger nominano anche Schindler, citando la cassetta degli attrezzi
digitali (cfr. anche pag. 16). Effettivamente Schindler ha già realizzato, con questa e altre misure di digitalizzazione, ciò che presto
potrebbe essere uno standard in fatto di servizi nel mondo di Industria 4.0: una manutenzione previdente che tiene sempre sotto
controllo lo stato degli impianti e riduce notevolmente il rischio di
interruzioni improvvise. Ora gli ascensori e le scale mobili installati
fanno parte dell’«internet delle cose» e rimangono integrati nelle
attività quotidiane per tutto il loro ciclo di vita. n
«Anche gli attori già affermati
che sono cresciuti nel mondo
analogico non possono fare a
meno di ripensare i propri modelli
d’impresa ed eventualmente
reinventarsi».
Peter Schneidewind
è Senior Partner del centro di competenza EPHT di Zurigo,
dove è responsabile della costruzione impianti.
Professionista del settore con una vasta esperienza acquisita
sul campo ed esperto consulente, ha solide competenze
nella progettazione e attuazione di programmi Smart Efficiency,
nella vendita e nella post-merger integration.
«Stiamo assistendo
a una drastica accelerazione»
Intervista a Peter Schneidewind, consulente di Roland Berger (Zurigo).
Tutti parlano di Industria 4.0,
ma a che punto è la sua attuazione?
Siamo già nel vivo del processo
o soltanto agli inizi?
Peter Schneidewind: Nei settori come quello
automobilistico e dell’industria meccanica,
Industria 4.0 è già in pieno sviluppo. In altri
invece è ancora a uno stadio iniziale.
In quali ad esempio?
Penso ad esempio all’edilizia principale. Oggi
nei cantieri prevale ancora il lavoro manuale
coadiuvato dalle macchine. Industria 4.0 è
maggiormente diffusa tra gli architetti e gli
­ingegneri, quindi nell’ambito della pianificazione, come anche tra i fornitori edili, che
­ottimizzano la catena di fornitura attraverso
la connettività digitale. Ma, nel complesso,
il viaggio del settore edilizio in questo mondo
è appena iniziato.
Appare evidente che Industria 4.0 porterà nel
processo di pianificazione una drastica accelerazione e una contrazione dei tempi. A livello
di distribuzione essa permette una trasparenza
finora impensabile circa la disponibilità dei
materiali e un coordinamento molto preciso.
Ma cosa avverrà nei cantieri?
Nel breve termine Industria 4.0 ha il suo
massimo potenziale nell’ingegneria civile,
dove l’uso delle macchine può essere auto­
matizzato. L’escavatore autonomo proba­
bilmente arriverà prima delle automobili senza
pilota.
A medio e lungo termine ci attendiamo cambiamenti ancora più sostanziali nell’edilizia. Tra
venti, trent’anni sarà possibile costruire interi
edifici con componenti stampati in 3D: gli elementi portanti così come le installazioni domestiche. In questo ambito si aprono possibilità
tecniche e di progettazione assolutamente
nuove. I lavori di esecuzione, poi, saranno supportati dalla crescente robotica.
Secondo l’«Industry 4.0 Readyness Index»
la Svizzera si trova in una posizione
­privilegiata. Il paese è pronto a cogliere
questa opportunità?
La Svizzera è effettivamente ben posizionata
per quanto riguarda Industria 4.0. Il grado di
automazione di molte aziende è già elevato,
disponiamo di personale ben formato e il capitale necessario a realizzare gli investimenti
non manca. Se sfruttassimo tutte le possibilità
esistenti, otterremmo un ulteriore valore aggiunto di 15 miliardi di franchi in tutti i settori
dell’industria.
Questo però significa affrontare il cambiamento con la stessa determinazione mostrata
dalle aziende americane: liberamente e senza
la paura di commettere anche degli errori. Per
quanto riguarda la dinamica e l’ambiente innovativo, in Industria 4.0 gli Stati Uniti definiscono lo standard di riferimento. Noi possiamo e dobbiamo imparare qualcosa da questa esperienza, anche se in Svizzera abbiamo
già aziende pioniere in Industria 4.0, come
ABB e Schindler.
L’avvento di robot e algoritmi
metterà a rischio, come temono alcuni,
i nostri posti di lavoro?
Se così fosse, saremmo rimasti senza lavoro
già con l’invenzione del telaio meccanico o
del motore a vapore. Industria 4.0 creerà
nuovo potenziale di valore aggiunto che alla
fine porterà maggiore benessere. Certo il cambiamento strutturale portato da Industria 4.0
dovrà essere organizzato e accompagnato. I
posti di lavoro poco qualificati dei settori produttivi verranno progressivamente automatizzati, sostituiti da professioni maggiormente
qualificate nell’uso e nella programmazione
della nuova produzione automatizzata e dalle
emergenti figure professionali connesse con
i nuovi modelli di business. Inoltre la Svizzera
è un paese che può guadagnare ulteriori posti
di lavoro grazie alla maggiore esportazione di
tecnologia.
La grande sfida è garantire che la riconversione professionale dei lavoratori attuali e la
formazione di quelli futuri vadano in una direzione in cui nessuno viene lasciato indietro.
Io però sono ottimista e sono convinto che,
operando le giuste scelte in tema di istruzione,
potremo trovare una soluzione al problema
della futura ripartizione del lavoro nell’era di
Industria 4.0. n
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Rivoluzione digitale
Oggigiorno i clienti si aspettano,
indipendentemente dal settore d’attività,
un servizio di prim’ordine e in tempi da
record. Per queste esigenze, le app di ultimo
sviluppo giocano un ruolo primario.
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Un’app al posto della hotline, controllo remoto invece dell’ispezione del tecnico, l’aiuto di
vicinato al posto dei servizi dell’azienda: l’assistenza clienti è in pieno cambiamento.
La digitalizzazione, l’automatizzazione e i nuovi modelli di business facilitano la vita dei clienti.
La rivoluzione digitale
dell’assistenza clienti
TESTO Vera Hermes IMMAGINE Gettyimages | Fotolia | OPEL
I
guadagni della Mila AG si basano sul buon vecchio aiuto di vicinato,
che oggi si chiama Crowd Servicing e ha molto da offrire. Questo
tipo di Customer Care potrebbe infatti diventare per la tradizionale
assistenza clienti quello che Uber è già per il settore dei taxi o
AirBnB per il settore alberghiero: un modello di business completamente nuovo basato su una piattaforma.
Mila è una startup fondata nel 2013, la
cui quota di maggioranza è stata acqui«Come funziona?
sita da Swisscom a fine 2015. Alcuni
esempi per descrivere come funziona: Solo in pochi chiamano
il cliente di un gestore di telefonia firma
la hotline, dato che
un contratto e riceve un nuovo smart­
di solito c’è da
phone. Un altro passa alla banda larga
aspettare, è scomodo
e riceve un router particolare; un terzo
e snervante.
acquista un TV Box digitale e riceve anche un nuovo televisore.
Subito dopo la consegna dei bramati
prodotti cominciano i problemi: e
adesso come faccio a farlo funzionare?
Solo in pochi chiamano la hotline, dato che di solito c’è da aspettare, è scomodo e snervante. Quindi, in molti preferiscono chiedere
ad amici e conoscenti che se ne intendono.
I clienti cercano «amici» con un’app
Mila sfrutta proprio questo meccanismo: con il marketplace online
o l’app, un cliente finale può cercare, prenotare e valutare i cosiddetti «Friends» del vicinato, che sono persone normalissime in
grado di aiutarlo. Secondo quanto dichiarato da Mila, l’80% dei
clienti ottiene l’assistenza nel giro di un’ora. Il prezzo del servizio
viene concordato tra il cliente e il Friend e Mila riceve una provvigione. Dato che molte persone sono felici di trasmettere ad altri
quello che sanno, è facile reperire i Friends. I clienti gradiscono il
servizio perché è rapido e flessibile, inoltre si fidano dei Friends perché di solito sono persone che vivono nelle vicinanze e che possono passare anche la sera o nei fine settimana o decidere di trovarsi nel bar sotto casa.
Con il Crowd Servicing i committenti non devono formare, pagare
e tenere disponibile il personale perché fungono esclusivamente da
mediatori: il contact center rimanda i clienti finali alla piattaforma,
che è integrata nei processi di assistenza.
Un’assistenza di qualità
in tempi record
Oggi i clienti si aspettano livelli di
assistenza elevati in tempi rapidisIn molti preferiscono
simi e questo modello va incontro
chiedere ad amici
alle loro esigenze. Lo standard
e conoscenti che se
di riferimento è formato dalle superne intendono».
potenze digitali come Amazon o
Apple, la cui qualità di assistenza è
rivoluzionaria per semplicità, fruibilità e orientamento al cliente.
Oggi infatti nessuno capisce perché ci vogliano otto giorni per
aprire un conto, intere settimane per sbrigare una pratica assicurativa o perché un prodotto non sia disponibile in pochi giorni. A questo proposito, anche il settore dei servizi finanziari in futuro dovrà
fare passi avanti nel campo dell’assistenza. Le giovani startup del
settore FinTech stanno infatti premendo con servizi rapidi e gratuiti.
Ne è un esempio Number 26, la startup creata recentemente con
un alto capitale di rischio, che consente di aprire un conto corrente
gratuito con uno smartphone in soli otto minuti. Oggi per molti
clienti il fai-da-te con le app è già una realtà consolidata; si ricorre
c
all’assistenza telefonica solo se nel web non c’è una soluzione
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Rivoluzione digitale
«In futuro l’assistenza sarà onnipresente nella vita
quotidiana. Sempre più basata sui dati, diventerà parte
integrante del modello di business di aziende di
ogni settore».
10
La Dr. Heike Simmet, docente di
economia aziendale all’Università
di Bremerhaven, indica in Opel
un modello in materia di assistenza
digitalizzata.
adeguata. Sempre più spesso i clienti non ­devono fare assolutamente nulla, l’assistenza fa tutto da sola: la ­parola chiave è internet
delle cose. In futuro i prodotti riceveranno un aggiornamento software per prevenire i guasti. Ad esempio, mentre VW richiama i
veicoli diesel, Tesla implementa regolarmente nuove funzioni via telefonia mobile. Dopo un update del software, il veicolo può addirittura consumare il 10% di elettricità in meno e avere una potenza
del 10% superiore. Già oggi, in campo industriale, la manutenzione
remota (remote maintenance) e il controllo remoto (remote control)
scongiurano gli arresti di produzione. ­Questi sistemi funzionano
egregiamente, come dimostrato dalla piattaforma software che
Schindler ha sviluppato insieme ad Apple (v. pag. 12 e 16).
c
L’azienda automobilistica Opel come modello
Per la Dr. Heike Simmet, docente di economia aziendale all’Università
di Bremerhaven, Opel OnStar rappresenta un modello di assistenza
innovativa. Tra le altre cose, OnStar mette a disposizione un potente
hotspot WLAN, un servizio di soccorso stradale e di emergenza,
oltre naturalmente alla navigazione. Usando lo smartphone, gli
automobilisti possono accedere a informazioni sul veicolo come la
pressione delle gomme e la vita utile dell’olio, inoltre possono
disporre di un servizio antifurto che prevede la collaborazione tra
Opel e la polizia locale. E non è tutto, OnStar invia ogni mese un
resoconto con i principali dati del veicolo.
«È eccezionale», afferma Heike Simmet, «si tratta di un esempio
eccellente di assistenza basata sull’internet delle cose». Anche per
quanto riguarda le spiegazioni sul web, Opel è all’avanguardia: tutte
le funzioni sono descritte con brevi animazioni semplici e chiare.
Opel è riuscita a riunire in OnStar i principali fattori di successo
dell’assistenza: internet delle cose, smartphone e animazione, creando un sistema intelligente e di grande utilità.
Molte procedure sono state automatizzate, infatti il contatto con
un essere umano viene instaurato solo quando è in gioco il possesso
del bene e l’incolumità, ad esempio in caso di incidente. «Chi è in
grado di fornire assistenza di qualità sarà premiato», afferma Heike
Simmet, la quale ritiene che gli operatori dei contact center saranno
sostituiti da macchine al 99%, ma non così i consulenti qualificati,
perché il bisogno di assistenza individuale è destinato a crescere.
È certo che in futuro l’assistenza sarà onnipresente nella vita quotidiana. Sempre più basata sui dati, diventerà parte integrante del
modello di business di aziende di ogni settore. n
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Rivoluzione digitale
Il Gruppo Schindler è pronto ad accogliere il nuovo futuro digitale. Un team interdisciplinare,
negli anni scorsi, ha portato avanti innovazioni che si sono rivelate rivoluzionarie, e non soltanto
per l'industria degli ascensori. Michael Nilles, Chief Digital Officer (CDO) e membro della
direzione del Gruppo Schindler, spiega quali saranno i miglioramenti per i clienti.
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«La digitalizzazione facilita
l’interazione tra le persone»
TESTO Marc Lustenberger IMMAGINE Nique Nager | Michael Zollinger
S
chindler è un gruppo industriale di stampo
classico, che ogni giorno trasporta un miliardo
di persone con i suoi ascensori e le sue scale
­mobili. Quindi perché la digitalizzazione riveste
un ruolo così importante?
Michael Nilles: Schindler ha sempre puntato molto
sulle innovazioni, che negli ultimi decenni sono state
anche di stampo pionieristico. Ad esempio, è stata
Schindler ad aver lanciato sul mercato il sistema di
controllo della destinazione. La digitalizzazione ci offre nuove e molteplici opportunità per fornire un'assistenza ancora migliore ai nostri clienti, e anche la
chance di acquisire un netto vantaggio concorrenziale.
L'anno scorso Schindler ha ricevuto il «MIT Sloan
CIO Leadership Award» del Massachusetts
­Institute of Technology per l'impiego innovativo
delle tecnologie digitali. Quali sono le innovazioni
che ha sviluppato insieme al Suo team?
Il MIT Award ci ha reso molto orgogliosi, perché si
tratta di un premio prestigioso e perché è il segno che
in materia di digitalizzazione siamo ai vertici mondiali.
Come team team presso Schindler abbiamo lavorato
intensamente su soluzioni digitali. Negli ultimi tre anni
abbiamo sviluppato soluzioni completamente nuove
e innovative nel campo dell'assistenza clienti. Abbiamo creato una piattaforma integrata che consente
l'interazione tra tecnici manutentori, clienti e operatori del call center e costituisce un notevole miglioramento dei processi per i clienti e per tutti i soggetti interessati.
I successi del Gruppo Schindler nella digitalizzazione
dei propri servizi e processi sono il risultato
dell’intenso lavoro di un team interdisciplinare.
In concreto che cosa significa?
Come si svolge oggi il lavoro dei tecnici?
Un qualsiasi addetto all'assistenza Schindler inizia la
sua giornata lavorativa da qualche parte nel mondo.
Prima di tutto accende il suo iPhone: sul display compare la cosiddetta cassetta degli attrezzi digitale. Si
tratta di un insieme di app in grado di fornire tutte le
principali informazioni, come ad esempio il giro di interventi previsto per quel giorno e i dati tecnici degli
ascensori di cui deve fare la manutenzione. Inoltre, riceve dati relativi allo storico degli impianti e informazioni sui clienti e ha anche la possibilità di ordinare direttamente i pezzi di ricambio con un'app.
Quali sono i vantaggi di queste nuove
tecnologie per il cliente?
Per i clienti si tratta di un modo ancora più semplice
di interagire con Schindler. In passato, se un ascensore si guastava, poteva volerci del tempo prima che
qualcuno informasse il facility manager dell'edificio.
La situazione poteva a volte diventare addirittura
spiacevole. Oggi questo tipo di informazioni arriva
­direttamente sullo smartphone o su un altro dispositivo, grazie a un'app. Il facility manager vede subito
che uno degli impianti è guasto e che c'è già un tecnico in arrivo, inoltre può sapere quando l'impianto
sarà prevedibilmente di nuovo in servizio. Con questa
offerta siamo leader nell'industria degli ascensori.
Il contatto con i clienti si svolge ormai
completamente per via digitale? O esistono
ancora le hotline?
Per noi la digitalizzazione è importantissima, ma naturalmente continuano a esistere le hotline e i customer
call center, che forniscono informazioni 24 ore su 24.
I clienti hanno a disposizione vari canali, a seconda
delle esigenze. La digitalizzazione è di aiuto dove
serve, vale a dire per l'interazione tra diverse persone,
ma il contatto personale non perderà di importanza
neanche in futuro. c
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Rivoluzione digitale
Il tecnico manutentore utilizza lo smartphone
con le sue app specifiche durante un intervento
sul posto come cassetta degli attrezzi digitale.
Schindler si sta trasformando in un'azienda
­ igitale, ma le persone continueranno a essere
d
­trasportate materialmente su ascensori e scale
mobili. Come vede questa situazione?
Per noi digitalizzare non significa affatto rimpiazzare
gli ascensori o addirittura teletrasportare le persone
da un piano all'altro. Vogliamo mezzi di trasporto sicuri e affidabili. Oltre a ciò, siamo in grado di offrire
ai nostri clienti, ad esempio i progettisti o gli amministratori di condominio, dei servizi migliori e un'assistenza supplementare.
c
Queste tecnologie generano enormi quantità di
dati. Come si riesce mantenere il quadro d'insieme
e a giungere alle conclusioni corrette?
Di per sé le grandi quantità di dati non sono utili a nessuno, né a noi né ai clienti. Ci vuole know-how tecnico
e intelligenza per creare valore aggiunto dai dati; noi
utilizziamo le nuove tecnologie digitali per generare
informazioni che apportano vantaggi ai clienti. Sulla
base dei dati siamo, ad esempio, in grado di eseguire
una manutenzione preventiva e precauzionale dei nostri ascensori. Questo ci consente di ridurre al minimo i
tempi di arresto degli impianti.
Attualmente Schindler sta vivendo un processo
di trasformazione che riguarda tutti i settori
di attività. Se ne vedono già i frutti?
Assolutamente sì. La digitalizzazione porta enormi
vantaggi per i clienti. I tempi di attesa per l'intervento
dei tecnici si sono ­ridotti e il servizio è diventato più
affidabile.
Questo risultato è stato raggiunto gradualmente.
In concreto come ci si è arrivati?
Abbiamo suddiviso la digitalizzazione in più fasi. Nella
prima abbiamo razionalizzato il settore IT, aggiornando
i vecchi sistemi allo stato dell'arte. Nella seconda abbiamo creato processi uniformi a livello mondiale, ad
esempio per quanto riguarda i nuovi impianti e nel
campo della finanza e della contabilità. Nella terza fase
abbiamo creato una cassetta degli attrezzi digitale per
i tecnici che operano sul campo. Abbiamo connesso in
questo modo i nostri ascensori tramite l'internet delle
cose, integrandoli gradualmente nel ­sistema.
E quali sono gli effetti della digitalizzazione sulla
sostenibilità, vale a dire sul bilancio ambientale
del Gruppo Schindler?
Grazie all'ottimizzazione dei percorsi, i tecnici percorrono in auto circa 40 milioni di chilometri in meno
14
ogni anno, che corrispondono a una riduzione delle
emissioni di oltre 4000 tonnellate di CO2. Avendo
­digitalizzato la documentazione più importante, la
cassetta degli attrezzi digitale ci consente di risparmiare una quantità enorme di carta, una pila alta
quasi 18 chilometri.
Molti dei 57 000 collaboratori di Schindler non
sono nati nell’era digitale, avendo più di 40 anni.
Per alcuni di loro questo grande cambiamento
all’interno del Gruppo rappresenta forse uno
sforzo eccessivo?
Abbiamo posto la massima cura nel guidare i collaboratori nell'era digitale, e avviato tutte le misure necessarie per prepararli in maniera adeguata con vari corsi
e processi di change management. Comunque siamo
stati estremamente sorpresi dall'atteggiamento
aperto e positivo con il quale i collaboratori hanno accolto queste tematiche. Sicuramente l'intuitività della
soluzione creata per i dispositivi Apple è stata di
grande aiuto. I collaboratori, infatti, usano gli
smartphone anche nella vita privata e molti di loro
hanno mostrato con orgoglio in famiglia i fantastici
strumenti che usano per lavorare in Schindler.
Schindler ha scommesso molto presto sulla
­digitalizzazione. Si tratta di una tematica su cui
l'azienda si concentrerà ancora a lungo?
La trasformazione digitale è lungi dall'essere conclusa, quello che stiamo compiendo è un vero e proprio viaggio. Abbiamo fatto enormi progressi e oggi
siamo leader in molti ambiti del nostro settore industriale. Ma abbiamo molte altre idee per fornire ai nostri clienti nuovi prodotti digitali e un'assistenza ancora migliore; alcune sono già in fase di sviluppo o di
attuazione.
Quindi non è ancora possibile prevedere
quale sarà la prossima tendenza?
Sicuramente ci sono tematiche che stiamo osservando attentamente e nelle quali abbiamo già cominciato a investire. Il tema, ad esempio, dei cosiddetti
«smart building» è in cima alla nostra Agenda. n
Profilo
Da aprile 2016 Michael Nilles è Chief Digital Officer
(CDO) e membro della direzione del Gruppo
Schindler. Avendo occupato la carica di Chief Information Officer (CIO) dal 2009, è stato responsabile
dei settori Digital Business, Business Process Management e Information Technology. In precedenza
ha lavorato per aziende del settore delle tecnologie
digitali e ha vissuto vari anni in Cina e negli USA.
­Michael Nilles ha studiato informatica aziendale
all'università di Colonia e ha ottenuto il proprio MBA
presso la Kellogg School of Management negli USA.
Padre di due figlie, nel tempo libero si dedica al
­tennis, al jogging e alla vela e si interessa di architettura e storia.
Il MIT Award
Nel 2015, il team Schindler ha vinto il «MIT Sloan CIO
Leadership Award» del prestigioso Massachusetts
Institute of Technology (MIT). Si tratta di un premio
per l'impiego innovativo delle tecnologie digitali
che il MIT assegna da sei anni ad aziende provenienti
da Paesi e settori industriali diversi. Schindler ha
­ottenuto questo riconoscimento grazie a «LeadingEdge Digital Business», il progetto con il quale porta
avanti con successo la digitalizzazione.
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Rivoluzione digitale
Con la cassetta degli
attrezzi digitale è tutto più facile
Utilizzare iPhone e iPad come «cassetta degli attrezzi digitale»? È un’idea realizzata
da Schindler e Apple un anno fa, grazie alle app sviluppate internamente.
Oggi oltre 30 000 tecnici usano il nuovo strumento, che li aiuta sul lavoro e rende
migliore la qualità dell’assistenza.
16
Testo Pirmin Schilliger Immagine Marcel kaufmann | Alexander Kreuzer
S
ebbene sia stata introdotta da appena un anno, per i tecnici
manutentori Schindler questa innovazione è ormai diventata
una routine: ogni giornata lavorativa inizia aprendo l’app FieldLink
dell’iPhone. A quel punto compare l’elenco degli interventi previsti
per la giornata, con i relativi dettagli. Il tecnico vede subito quali
pezzi di ricambio e quali attrezzi deve portare con sé, senza bisogno
di fare pianificazioni. Dei pesanti manuali non ha più bisogno, dato
che l’app gli dà accesso a tutti i dati degli ascensori interessati, e non
deve neanche calcolare l’itinerario più razionale. FieldLink reagisce
anche ai guasti improvvisi: adegua automaticamente il piano opera-
manutenzione è stata ridotta di 40 milioni di chilometri, il che si
traduce in 4 435 tonnellate di emissioni in meno. Anche il risparmio
di carta è stato enorme, pari a una pila di fogli A4 alta 18 chilometri,
oltre il doppio dell’Everest.
La cassetta degli attrezzi digitale nasce dalla collaborazione tra
Apple e Schindler, avviata nel 2013. Dal punto di vista puramente
tecnico LinkField è un insieme di più app, tutte concepite per il sistema operativo iOS, che sono però state sviluppate e programmate
da specialisti IT del Gruppo Schindler. In definitiva, la cassetta degli
attrezzi digitale è un tassello importante della profonda trasforma-
La cassetta degli attrezzi digitale:
un flusso di informazioni e comunicazioni
tra il sistema backend di Schindler
e i tecnici dotati di dispositivi mobili.
tivo e assegna la riparazione a un tecnico che si trova nelle vicinanze. Oltre a una grande quantità di dati, la cassetta degli attrezzi
digitale contiene anche una buona dose di intelligenza e flessibilità.
Il flusso di informazioni comprende anche analisi in tempo reale,
rese possibili dai sensori e dal continuo scambio di dati tra gli ascensori e il sistema backend di Schindler. Le analisi consentono ai tecnici
di rilevare tempestivamente le irregolarità di funzionamento degli
impianti e di eliminarle ancora prima che si verifichi un vero guasto.
Strumento universale per eccellenza, la cassetta degli attrezzi digitale aiuta i tecnici praticamente in ogni loro attività, fornendo anche
le necessarie informazioni sui clienti.
La collaborazione con Apple
Introdotto da poco, questo nuovo strumento è ormai indispensabile
per l’impiego sul campo. Ormai oltre 30 000 collaboratori lo usano
con la massima naturalezza, come se lo avessero sempre avuto.
La cassetta degli attrezzi digitale ha permesso ai tecnici di svolgere
meglio il loro lavoro e di aumentare il livello di sicurezza e affidabilità degli ascensori. Ma la digitalizzazione ha inciso positivamente
anche sul bilancio ambientale: in un anno la distanza percorsa per la
zione digitale che Schindler sta attraversando verso Industria 4.0.
Il sistema prevede che le informazioni relative a processi, prodotti,
clienti e collaboratori vengano riunite su un’unica piattaforma e connesse tra loro in modo intelligente.
Un modello esemplare di digitalizzazione
«Anche se non abbiamo ancora raggiunto la completa attuazione,
i nostri sforzi stanno già dando dei frutti», afferma Michael Nilles,
Chief Digital Officer (CDO) del Gruppo Schindler e responsabile della
trasformazione digitale. «Siamo riusciti ad aumentare in modo significativo l’efficienza dei servizi, la soddisfazione dei clienti e l’impegno dei collaboratori», sottolinea Nilles. LinkField è ormai diventato
un modello esemplare anche per Apple. Gli americani ne sono così
entusiasti che nel corso dello scorso anno hanno mandato vari team
per girare delle riprese e ora l’uso concreto della digital toolcase
fa bella mostra di sé sul sito Apple. «Il feedback da parte di Apple ci
conferma che con l’app LinkField abbiamo fatto tutto nel modo giusto», afferma Clemens Marliani, Communication Officer di Schindler
Digital Business. n
www.apple.com/business/schindler/
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Building Information Modeling
L’edilizia è sotto pressione: il mercato chiede più velocità e più qualità, ma spendendo meno.
Grazie all’onnipresente digitalizzazione e ai software innovativi è ora possibile aumentare
la produttività riducendo i costi: il futuro si chiama «Building Information Modeling» (BIM).
Il BIM è impiegato per il nuovo edificio dell’Ospedale di Limmattal di Schlieren, vicino a Zurigo,
dove saranno installati anche ascensori Schindler.
BIM, costruire prima della costruzione:
l’esempio dell’Ospedale di Limmattal
TESTO Losinger Marazzi AG IMMAGINE Losinger Marazzi AG | Julien Vonier
L
a digitalizzazione fa ormai parte della vita quotidiana e sta facendo il suo ingresso anche nel
mondo dell’edilizia. In questo campo la progettazione
classica è caratterizzata da fasi ben definite e da processi suddivisi per discipline, ma inserire più volte le
informazioni nel ciclo di vita di un progetto causa
facilmente gravi errori, ritardi e sforamenti del budget.
Il «Building Information Modeling», in italiano Modello
di Informazioni di un Edificio o simulazione elettronica per le informazioni edilizie, segna l’inizio della
digitalizzazione nel mondo edile. Si tratta di un’evoluzione del classico modo di lavorare con i programmi
CAD (Computer Aided Design) in cui i progetti non
vengono solo disegnati, bensì anche rappresentati
come modelli parametrizzati e basati su oggetti.
Si crea un edificio tridimensionale virtuale, costituito
da componenti e gruppi di componenti, che può essere costantemente integrato con nuove informazioni. Lavorare con i modelli digitali facilita lo scambio
tra i soggetti interessati e apre a svariate possibilità di
utilizzo (calcolo di costi e quantitativi, pianificazione
delle risorse, progettazione sostenibile, ecc.).
I termini usati sono 3D, 4D, 5D, 6D e 7D, vale a dire un
modello 3D con scadenzario, calcolo dei costi, simu-
18
lazioni di efficienza energetica e anche dati sull’esercizio e la manutenzione. Il BIM è vantaggioso anche per
i committenti, i quali possono utilizzare le informazioni provenienti dal modello per eseguire analisi del
ciclo di vita del progetto sia durante la progettazione
e l’esecuzione sia nella fase di esercizio e manutenzione.
Costruire prima della costruzione
Prima della realizzazione, si effettua la costruzione
digitale del progetto. Il committente può visitare
virtualmente il futuro edificio già nella prima fase di
sviluppo e convalidarne la struttura concettuale sulla
base di dati certi e comprensibili. Questo consente
anche di individuare ed eliminare i potenziali errori
prima che abbiano conseguenze sulla realizzazione.
È quindi possibile assicurare al committente che il progetto è fattibile in termini di tempi e costi previsti e
la gestione digitale dell’edificio consente di confrontare costantemente quanto previsto con quanto
realizzato. L’obiettivo è migliorare la progettazione,
la costruzione e la gestione grazie alla completa digitalizzazione dei progetti e alla condivisione dei dati.
BIM significa quindi costruire prima della costruzione. c
Grazie a BIM, l'intera «vita» di un edificio viene
raffigurata digitalmente e può essere ricostruita
o modificata. Si può addirittura visitare virtualmente
l'edificio per saperne di più.
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Building Information Modeling
Facts & Figures
Località
Committente
Appaltatore totale
Architetti
Progettazione e realizzazione
Ascensori
Schlieren, Zurigo
Spitalverband Limmattal
Losinger Marazzi AG
BFB Architekten AG, Zurigo
Brunet Saunier Architecture, Parigi
2012 – 2018
11 Schindler 5500
5 Schindler 2200
3 ascensori speciali
BIM permette di riconoscere
ed eliminare i potenziali errori
sin dallo sviluppo del prodotto.
c
Progetto pilota per il nuovo edificio
dell’Ospedale di Limmattal di Schlieren
In Paesi come la Norvegia e la Gran Bretagna, il BIM è
utilizzato in molti settori dell’edilizia, nella UE è inserito con un ruolo di rilievo nelle direttive sulla concorrenza. Sta invece compiendo i primi passi in Svizzera,
dove le imprese sono perlopiù di medie dimensioni.
L’Ospedale di Limmattal costituisce infatti il primo utilizzo su larga scala di questa tecnica (v. articolo a
destra). L’appaltatore totale Losinger Marazzi AG ha
puntato sul principio «openBIM», un BIM interdisciplinare basato sulla condivisione.
L’obiettivo è coinvolgere il massimo numero di soggetti: i due studi di architettura BFB Architekten AG di
Zurigo e Brunet Saunier Architecture di Parigi, che realizzano i modelli; gli ingegneri del genio civile di BG
Ingenieure und Berater, che verificano la statica ed effettuano la pianificazione esecutiva della costruzione
grezza; gli ingegneri degli impianti di riscaldamento,
ventilazione e climatizzazione di Hans Abicht AG,
che realizzano il coordinamento 3D; l’appaltatore totale Losinger Marazzi AG, che coordina il BIM e il progetto e si occupa della banca dati comune e infine il
cliente, che può gestire gli allestimenti interni e convalidare il progetto. Le principali componenti speciali-
20
stiche sono quindi tutte presenti, ognuna con il proprio modello digitale, mentre l’insieme dei dati viene
inserito in una banca dati centrale e reso accessibile a
tutti i soggetti coinvolti nel progetto. Tramite un processo di sintesi 2D l’insieme delle note e delle modifiche viene gestito sotto forma di annotazioni digitali,
il che consente di tracciare l’andamento del progetto.
La sintesi 3D permette di individuare i punti di conflitto tra i vari partner del progetto e di eliminarli durante le riunioni di coordinamento. Il cliente ha sempre accesso alla banca dati e può intervenire con la
massima trasparenza.
Il BIM ha già semplificato molto gli studi preliminari
durante la pianificazione strategica; è stato infatti
usato per discutere gli schizzi, realizzare i modelli,
calcolare i fabbisogni energetici, effettuare analisi tecniche e statistiche, verificare le norme e coordinare
i processi 3D. Nella fase di realizzazione, questo metodo viene usato per l’allestimento del cantiere, i sistemi di costruzione, la fornitura dei prefabbricati,
i materiali e la documentazione. Molto importante è
anche la possibilità di tenere costantemente sotto
controllo i tempi del progetto. Il BIM mette inoltre a
disposizione informazioni che serviranno per la successiva gestione dell’edificio.
Losinger Marazzi AG
per l’Ospedale di Limmattal
Per Losinger Marazzi AG l’Ospedale di Limmattal è
una conferma dell’esperienza fatta con altri progetti:
il BIM consente di ottenere coerenza tra progetto e
realtà. Il cliente ha la possibilità di pianificare la gestione e la manutenzione dell’edificio servendosi
di una banca dati consolidata. Questo modello semplifica inoltre la gestione e l’osservanza degli oneri e
delle prestazioni contrattuali. Non a caso, il committente aveva richiesto l’uso del BIM già nel capitolato
del concorso di progetto, per essere certo di raggiungere gli obiettivi di gestione delle superfici, studi spaziali ecc.
L’evoluzione prosegue
In futuro l’uso del «Building Information Modeling» è
destinato a crescere e le sue potenzialità saranno
sempre più sfruttate. Le competenze dei soggetti che
lo usano stanno aumentando grazie a una migliore
formazione universitaria in materia. Gli standard in
vigore semplificheranno ulteriormente la trasmissione
dei dati e per gli appalti pubblici il modello digitale
diventerà obbligatorio. I progetti importanti saranno
quindi impensabili senza il BIM. n
Losinger Marazzi AG è l’appaltatore totale del
progetto scaturito da un concorso di studio e realizzazione per il nuovo edificio dell’Ospedale di Limmattal di Schlieren, vicino a Zurigo. In Svizzera, Losinger Marazzi AG è una delle aziende leader nel
settore della progettazione di immobili e quartieri e
degli appalti totali e generali.
Questo grande progetto è uno dei primi a essere
realizzato con la tecnologia BIM nel nostro Paese.
I numeri del nuovo edificio sono i seguenti:
215 milioni di franchi per 200 letti, con un volume
di 205 000 m3 e una superficie di 48 500 m2. In
totale, entro la fine del 2018 nell’edificio potranno
essere assistiti 10 000 pazienti ricoverati e 60 000
ambulatoriali all’anno.
Per l’infrastruttura è previsto l’impiego delle più
avanzate tecnologie, con moderni impianti elettrici
e di aerazione che riducono al minimo i rischi di infezioni. La sostenibilità è supportata dallo standard
Minergie nonché da pompe di calore e sonde geotermiche.
A settembre 2015 è stato assegnato a Parigi il premio BIM D’OR 2015, organizzato dalla rinomata
rivista «Le Moniteur», per la migliore applicazione
del Building Information Modeling (BIM) e dei
­modelli digitali. Il nuovo edificio dell’Ospedale di
­Limmattal è stato proclamato vincitore nella categoria dei progetti internazionali.
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21
Building Information Modeling
Edifici. Costruirli prima
al computer
I software intelligenti migliorano l’efficienza e la qualità delle costruzioni. L’industria edile
svizzera ha ancora qualche difficoltà con la digitalizzazione, ma dovrà adeguarsi.
TESTO David Eppenberger IMMAGINE Beat Brechbühl
P
er costruire una casa ci vogliono nervi d’acciaio. Si comincia con
la guerra di scartoffie con le autorità. Terminati gli scavi, gli artigiani non rispettano i tempi, il budget viene sforato e nella confusione generale ci scappa anche qualche errore. Ma la fine del tunnel
è ormai vicina: anche l’edilizia deve adeguarsi alla crescente digitalizzazione delle nostre vite. «Chi mette la testa nella sabbia ha
perso», afferma Paul Curschellas di buildup AG, uno spinoff nato
dalla collaborazione tra il politecnico di Zurigo e l’industria edile
svizzera. Paul Curschellas è convinto che presto in Svizzera gli edifici
saranno costruiti virtualmente con software 3D intelligenti prima
dell’arrivo delle ruspe.
Idealmente, con il «BIM» tutti i soggetti hanno
accesso alla piattaforma che contiene il
modello totale o parziale e possono apportare
modifiche usando le interfacce.
Quando si parla di digitalizzazione dell’edilizia, il termine ricorrente è
proprio «BIM» (Building Information Modeling, v. anche articolo
a pag. 18). Il BIM è un modello elettronico in cui tutte le parti dell’edificio sono arricchite da informazioni, dal tetto alle pareti, fino
all’impianto elettrico. Per ogni singolo serramento, ad esempio, il
modello contiene parametri come il coefficiente di trasmissione termica o il prezzo, il che consente di trovare le soluzioni ottimali prima
di iniziare i lavori. Il modello permette di testare la statica o il sistema di riscaldamento, eliminando quindi il rischio di sovradimensionamento degli impianti.
Idealmente, con il «BIM» tutti i soggetti hanno accesso alla piattaforma che contiene il modello totale o parziale e possono apportare
modifiche usando le interfacce. In caso di modifica del progetto,
22
il committente vede subito gli effetti sui costi e la progettazione può
essere adeguata per tempo. Grazie al BIM si eliminano inoltre i
tempi morti e gli errori a catena: in futuro niente più imbianchini che
arrivano quando le pareti sono ancora da intonacare. Paul Curschellas è sicuro: «l’aumento dell’efficienza del settore edile deve passare
per forza per la digitalizzazione».
L’edilizia sta ancora sonnecchiando
Ma quanto è digitale l’edilizia in Svizzera? Secondo Peter Seehafer
dell’Associazione svizzera imprenditori, pittori e gessatori (ASPG),
i gessatori e pittori che lavorano nei cantieri praticamente non sanno
cosa sia il «BIM»; l’associazione si sta invece occupando dell’argomento ed è da poco entrata nella comunità di interessi «Costruzione
digitale Svizzera» (v. box a pag. 25). «Vogliamo prendere questo
treno, non venirne travolti», afferma Peter Seehafer. Attualmente
l’associazione sta sviluppando, per i membri, un sistema di gara
d’appalto basato su unità funzionali e requisiti che rappresenta un
primo passo verso il «BIM». L’argomento non è invece ancora stato
del tutto recepito dalla Società Svizzera degli Impresari-Costruttori
(SSIC). Secondo il vicedirettore Martin A. Senn, il workflow è già
stato ottimizzato e il «BIM» al momento non ha un grande potenziale. Tuttavia, almeno le imprese più grandi che fanno parte dell’associazione sono entrate da tempo nell’era del «BIM». Recentemente
Implenia ha vinto ad esempio un appalto della Deutsche Bahn per
la costruzione della galleria dell’Albvorland.
Reto Aregger (Implenia) spiega che l’impiego del «BIM» era uno dei
criteri obbligatori e che l’azienda ha approfittato dell’esperienza
maturata con i progetti eseguiti in Svezia e Norvegia, dove il «BIM»
è obbligatorio per i progetti finanziati dal settore pubblico fin dal
2008. «In Svizzera il knowledge transfer avvantaggia Implenia»,
afferma Reto Aregger, e aggiunge che, come altre imprese edili di
grandi dimensioni, il Gruppo sta creando una divisione con un
«Head of BIM» a sé stante perché si tratta di un settore di rilevanza
strategica. c
In futuro gli architetti costruiranno gli edifici al computer,
come fanno in questa foto Tanja Temel e Attilio Lavezzari
di Scheitling Syfrig Architekten, Lucerna.
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23
Building Information Modeling
In futuro il tablet sarà uno strumento
usato nei cantieri, come cacciavite
e metro.
24
Costruzione digitale Svizzera
c
Non solo fumo
La situazione è un po’ diversa nelle piccole e medie imprese, che da
anni lavorano con margini ristretti e non hanno praticamente il
tempo di occuparsi di un argomento ritenuto lontano dalla realtà.
È quanto conferma anche Jost Estermann, presidente del consiglio
di amministrazione di Bauunternehmen Estermann AG, un’azienda
di medie dimensioni della Svizzera centrale: «Il BIM al momento
non ci riguarda!».
All’interno di Infra Suisse, l’organizzazione delle aziende di costruzione di infrastrutture, Dejan Lukic sta dedicando molta attenzione
all’argomento e ha constatato che attualmente l’interesse per il
«BIM» è ancora molto limitato. «Tuttavia, magari senza saperlo,
molti ne fanno già parte, ad esempio se usano un software di progettazione o lavorano su una piattaforma comune». Adesso l’importante è sviluppare uno standard che consenta lo scambio di grandi
quantità di dati e non moltiplicarli rendendo tutto molto complicato, sottolinea Lukic.
Nel settore, altri parlano addirittura di una «montatura», paragonabile a quella su internet degli anni 2000. Tuttavia, proprio per
quanto riguarda internet, ormai i tempi sono maturati e nel giro di
un decennio molti di quei discorsi sono diventati realtà. Oggi nei
cantieri si incontrano già dei capisquadra sempre connessi a internet
con l’iPad, per non parlare degli smartphone. D’altra parte è così
comodo poter spedire rapidamente al collega la foto di un impianto.
In realtà nell’edilizia la digitalizzazione
è iniziata da tempo.
In realtà nell’edilizia la digitalizzazione è iniziata da tempo, ad esempio i progettisti lavorano da decenni con i software 2D. Oggi sono
soprattutto i piccoli studi di architettura a opporsi con forza all’introduzione del «BIM», chiamando in causa soprattutto i fornitori
di software. Tuttavia, anche quando sono comparsi i software 2D
alcuni architetti si sono ostinati a disegnare a mano. Oggi non lo fa
più nessuno, dato che il mercato non lo richiede, e gli esperti pensano che con il «BIM» succederà la stessa cosa.
L’esempio dei più giovani
Paul Curschellas di buildup AG è persuaso che, relativamente alla
digitalizzazione, l’edilizia si trovi in una fase di passaggio e che le innovazioni tecnologiche accelerino costantemente la pressione economica. La trasformazione procede quindi a pieno ritmo. Sebbene si
La comunità di interessi «Costruzione digitale Svizzera»
riunisce oltre 100 aziende e circa 30 istituzioni della catena
del valore «ordinazione, progettazione, fornitura, costruzione, esercizio e tecnologia». Il suo obiettivo è supportare
l’edilizia svizzera nel passaggio alla digitalizzazione mantenendone la competitività. In merito ai cambiamenti sostanziali della catena del valore, la comunità di interessi ha
sviluppato sei punti su cui lavorare: modifica dei processi,
nuova cultura della collaborazione, ruolo dell’industria edile,
strumenti di lavoro rivoluzionari, modifica di diritti e doveri
e nuovi modelli di business.
www.bauen-digital.ch
sentano parecchie voci che affermano il contrario, in realtà il settore
edile è in grado di reagire velocemente e farà il suo ingresso nell’era
del «BIM» nel giro di tre o massimo cinque anni. Questo perché è
esposto alla concorrenza nazionale e internazionale ed è più dinamico di altri settori, come ad esempio quello bancario. Alcuni Paesi
sono molto più avanti rispetto alla Svizzera.
«Sono sempre più numerosi i committenti che pretendono il BIM,
perché per loro rappresenta un vantaggio», afferma Paul Curschellas. In fin dei conti tutto dipende dall’atteggiamento degli operatori
economici nei confronti delle novità.
La tecnologia e i software ci sono già, e anche le competenze specialistiche, ora spetta alle persone imparare a venirsi incontro e
a lavorare insieme su un progetto con spirito collaborativo. Forse in
questo caso sarebbe anche utile dare un’occhiata al modo in cui i
nostri figli usano il computer, dice Paul Curschellas. Quando vediamo i ragazzi giocare insieme e costruire stanze, ville e interi paesaggi virtuali sui loro tablet, risulta subito chiaro che il «BIM» è già
realtà. n
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25
Fabbricazione digitale
Precisione ed efficienza: Norman Hack
(sinistra) e Markus Giftthaler presentano un
robot da cantiere in grado di saldare e
murare mattoni.
Un salto quantico
per l’architettura
26
Progettato al computer e costruito da robot:
la fabbricazione digitale rivoluzionerà il processo
di costruzione. La Svizzera è all’avanguardia in
fatto di nuove tecnologie.
TESTO Raphael Hegglin IMMAGINE Nique Nager
G
li elementi in gesso giacciono sul tavolo da laboratorio come un cumulo di macerie. Con cautela,
la dottoranda Ursula Frick afferra i singoli pezzi e li
mette uno sopra l’altro, come in un puzzle 3D, ma i
pezzi non sono né incollati né incastrati tra loro.
«La forma dei pezzi è stata calcolata in modo da ottenere una forma finale stabile solo tramite pressioni
e attriti». Lentamente prende forma la parola DSMc,
in verticale.
«È solo uno studio che ho realizzato per un congresso», spiega Ursula Frick mentre sposta uno dei
pezzettini di gesso posizionati in basso e fa crollare la
struttura.
Ursula Frick è architetto e lavora per il Polo di ricerca
nazionale Fabbricazione digitale presso il Politecnico
di Zurigo, Science City (v. box a pag. 33). Come per i
suoi colleghi, anche per Ursula Frick la fabbricazione
digitale rappresenta una rivoluzione per l’architettura
e i processi di costruzione. L’obiettivo è creare un
collegamento continuo tra tecnologie digitali e processo di costruzione vero e proprio. La fabbricazione
digitale comprende infatti lo schizzo, la progettazione, la prefabbricazione di componenti e la costruzione di edifici sul posto, la cosiddetta fabbricazione
in loco.
Produzione su misura robotizzata
La dottoranda Ursula Frick sviluppa metodi di progettazione digitale per individuare strutture portanti che
consentano di realizzare nuove forme.
Con calcoli complessi, Ursula Frick riesce a stabilire
che le forze di pressione e di attrito sono sufficienti
per tenere insieme gli elementi in gesso.
È così che sono nati i modelli complessi in grado di
reggersi in perfetto equilibrio. Dal punto di vista statico, i modelli non sono molto diversi dagli storici
ponti di pietra ad arco privi di malta e di elementi di
fissaggio: sono realizzati in modo da generare solo
sollecitazioni di compressione e non di trazione. Tuttavia, i componenti creati da Ursula Frick sono decisamente più complessi e sono tutti diversi tra loro.
Le forme sono il risultato di nuovi metodi di calcolo.
«Se dovessimo produrre ognuno di questi componenti con una cassaforma ad hoc, i costi sarebbero insostenibili. La fabbricazione digitale consente invece
una produzione su misura altamente efficiente»,
spiega Ursula Frick.
Senza un efficiente metodo di prefabbricazione non
sarebbe possibile realizzare i tetti progettati da Ursula
Frick, quindi l’attività di ricerca freme anche nel
seminterrato di Science City. L’architetto Ena LloretFritschi è dottoranda e, all’interno di un team di ricerca, realizza singole colonne di calcestruzzo senza
casseforme. «Il presupposto indispensabile è la miscela di calcestruzzo sviluppata in stretta collaborazione con gli esperti di materiali», illustra Ena LloretFritschi. Si tratta di un materiale che non scorre via
come un liquido e quindi consente la formatura e c
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Fabbricazione digitale
Ena Lloret-Fritschi mostra
colonne di calcestruzzo
modellate, costruite senza
casseforme.
c la sovrapposizione di più strati. «In questo modo riusciamo a modellare elementi in calcestruzzo con le
forme più diverse, e non a mano, bensì con macchine
robotizzate».
Meno tempo e meno materiale
Nel vicino vano di essiccazione troviamo file di colonne: curve, a spirali, coniche ecc. Sono i risultati
tangibili di anni ricerca del Politecnico. «Grazie al nostro nuovo metodo di produzione possiamo fare a
meno delle classiche casseforme», spiega Ena LloretFritschi. Ma non solo, ora possiamo davvero sbizzarrirci con le forme. «Questi componenti consentono
soluzioni ottimizzate per la statica dell’edificio. Per
ogni colonna viene usato solo il materiale che serve
per ottenere la solidità necessaria in un dato punto, il
che si traduce in una riduzione dei materiali e quindi
anche dei costi». Inoltre: «La minore quantità di calcestruzzo e l’assenza di casseforme monouso ha effetti
positivi sul bilancio ecologico dell’edificio».
In futuro i robot saranno usati non soltanto per produrre i componenti, ma anche per assemblarli. Uno di
loro si trova in un altro padiglione del campus e, a
prima vista, non ha niente di eccezionale: cingoli per
spostarsi, motori, un braccio robotizzato. Ma l’eccezionalità sta proprio nel braccio: «A seconda dell’at-
28
trezzo applicato, il braccio può posizionare mattoni o
tagliare e saldare fili di acciaio», spiega Markus Giftthaler, dottorando in robotica, e mostra un muro di
mattoni di forma ondulata in cui nessun elemento
è sovrapposto a un altro con lo stesso orientamento.
«È praticamente impensabile realizzare un muro così a
mano, per fare quello che il nostro robot fa in un’ora
ci vorrebbero dei giorni. E la precisione dei robot è
inarrivabile».
L’uomo è ancora necessario
Il collega di Giftthaler, Norman Hack, dottorando in
architettura, mostra le griglie metalliche tridimensionali accanto al robot. «Anche questo è opera sua».
La tecnologia sviluppata al Politecnico ha come obiettivo la costruzione di strutture complesse in cemento
armato che non prevedono casseforme bensì griglie
metalliche delle dimensioni dei muri, saldate da robot. Queste fitte griglie sono formate da un lato anteriore e uno posteriore di filo metallico intrecciato e
vengono riempite con una miscela di calcestruzzo.
Grazie alla densità della griglia, il calcestruzzo resta
all’interno, solo una piccola quantità fuoriesce e viene
poi levigata per ricoprire interamente la griglia.
«Questa tecnica consente di costruire la cassaforma e
l’armatura in una volta sola, rendendo il processo nettamente più efficiente e personalizzabile. Praticamente non ci sono limiti alle forme che si possono ottenere», afferma Norman Hack.
Nel prossimo futuro i robot sostituiranno completamente i lavoratori nei cantieri? I ricercatori del Polo di
ricerca nazionale Fabbricazione digitale sono convinti
di no.
A loro parere la fabbricazione digitale consentirà
nuove forme e un miglioramento della qualità. I robot
e le macchine saranno fondamentali per costruire edifici personalizzati e funzionali, ma per programmarli e
comandarli sono necessari gli esseri umani. c
Fabbricazione digitale:
nuove strutture e forme
architettoniche
Se si guardano le foto di cantieri di decenni fa, si
nota subito che oggi facciamo ancora quasi tutto
nello stesso modo. Le macchine sono più moderne, ma i muri e i getti di calcestruzzo sono ancora fatti come allora. Sotto questo aspetto
l’edilizia è una mosca bianca, infatti in altri settori
dell’economia la digitalizzazione ha già fatto il
suo ingresso da tempo. Ad esempio oggi i robot
costruiscono veicoli, mobili e dispositivi elettronici, mentre nei cantieri si lavora ancora perlopiù
a mano. I motivi sono da un lato legati ai cantieri
stessi, che sono luoghi di lavoro complessi e in
continuo cambiamento. D’altro canto la costruzione è un processo molto poco standard, quasi
ogni edificio fa storia a sé e anche le case prefabbricate vengono adeguate alle esigenze dei
clienti. La fabbricazione digitale tiene conto di
tutto questo e il suo raggio di azione copre la
progettazione, la prefabbricazione dei singoli
componenti e l’assemblaggio.
Ma l’obiettivo non è sviluppare procedimenti
standard per edifici prefabbricati. Al contrario.
La fabbricazione digitale consente nuove strutture e forme architettoniche. Gli edifici vengono
disegnati e dimensionati al computer e i dati così
ottenuti sono usati da robot e altre macchine per
costruire materialmente l’edificio. Il potenziale
della fabbricazione digitale potrà essere sfruttato
solo con un’intensa collaborazione interdisciplinare.
È per questo che il Polo di ricerca nazionale (PRN)
Fabbricazione digitale prevede una stretta collaborazione tra esperti di rami come l’architettura,
la progettazione di strutture portanti, l’informatica, la scienza dei materiali, l’elettrotecnica, la
meccanica e la robotica, provenienti da varie università e istituti di ricerca svizzeri.
www.dfab.ch
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Fabbricazione digitale
c Intervista al Dr. Russell Loveridge,
direttore del Polo di ricerca
nazionale Fabbricazione digitale
«Progettazione e costruzione
cambieranno radicalmente»
S
tampanti 3D per le case,
robot muratori e cemento da
gettare senza cassaforma: scenari
futuristici. Quali possibilità aprono
nel breve e medio termine e in
che modo influenzeranno il lavoro
in cantiere?
Dr. Russell Loveridge: Nei prossimi dieci
anni i robot saranno migliorati ancora
e prenderanno lentamente piede nell’edilizia. Nei cantieri del futuro uomini e
macchine lavoreranno fianco a fianco.
Noi sviluppiamo robot che svolgono
innanzitutto lavori ripetitivi o fisicamente provanti, come quelli delle opere
murarie. Si prevedono notevoli progressi anche nel campo dei materiali,
ad esempio per le fibre di carbonio e
per i materiali compositi o a base di legno. Tuttavia la fabbricazione digitale
interviene nel processo di costruzione
già oggi, in particolare nella realizzazione di elementi costruttivi. Vengono
prodotti da aziende specializzate e in
cantiere possono essere montati in
modo efficace, con un metodo quasi
«plug and play».
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Nel frattempo efficienza energetica
e bioedilizia sono diventate
questioni fondamentali nel mondo
delle costruzioni. Quali vantaggi
può offrire la fabbricazione digitale
in questi ambiti?
La fabbricazione digitale aiuta a costruire strutture più sostenibili. Per il futuro
la progettazione edilizia mira a diminuire la quantità di materiali necessaria.
Infatti la quantità e la scelta dei materiali e il modo in cui essi vengono integrati nell’architettura dell’edificio sono
determinanti per l’impronta ecologica
di una nuova costruzione: la quota di
energia grigia diminuisce fortemente.
La fabbricazione digitale apre le
porte a nuove forme architettoniche.
Possiamo aspettarci progetti
rivoluzionari?
Io considero le tecnologie digitali un’evoluzione, non una rivoluzione. Nonostante cambino radicalmente il modo in
cui progettiamo e costruiamo, l’aspetto
di un edificio è legato a molti fattori,
come norme edilizie, contesto, cultura
e ovviamente costi. Tuttavia gli architetti avranno più alternative di progettazione, oltretutto a un buon rapporto
qualità-prezzo.
La disponibilità di terreni fabbricabili
diminuisce e gli edifici crescono
sempre di più in altezza. Che ruolo
ha la fabbricazione digitale nella
costruzione di grattacieli e torri?
La fabbricazione digitale amplierà lo
spettro di possibilità, non soltanto a livello di edilizia e architettura, ma anche
nell’ambito della sostenibilità finanziaria di tali progetti. Possiamo contribuire
a semplificare la costruzione di grattacieli e a diminuirne i costi. n
Aiguille du Midi
Il Monte Bianco, la montagna più alta d’Europa, si innalza tra la Francia e l’Italia per 4 810 metri.
Sul frequentato belvedere dell’Aiguille du Midi, su richiesta della Compagnie du Mont-Blanc (CMB),
Schindler ha installato due nuovi ascensori a elevate prestazioni. Un progetto eccezionale in
tutto e per tutto: è il duplex più alto d’Europa.
«Passo nel vuoto» a 3842 metri
sopra il livello del mare
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Aiguille du Midi
Facts & Figures
3842 m s.l.m
due Schindler 7000 (prestazioni elevate)
Altezza corsa 65 m
Carico 630 kg / 8 persone
Velocità 2,5 m / s
Capacità 300 persone all’ora
Settembre 2014 smontaggio del vecchio ascensore
Da maggio ad agosto 2015 montaggio dei nuovi ascensori
8 – 15 agosto 2015 inaugurazione Aiguille du Midi Ascensori
La terrazza panoramica
sull'Aiguille du Midi con
la cabina in vetro «Pas
dans le Vide» offre una
vista mozzafiato sul massiccio del Monte Bianco.
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«Insieme ce l’abbiamo fatta. L’impianto duplex
più alto d’Europa trasporterà migliaia di
turisti di tutto il mondo sul belvedere ‹Passo del
vuoto›, a 3 842 metri di altezza. Grazie mille
a tutti coloro che hanno contribuito».
A sinistra Luc Bonnard, vicepresidente del consiglio di
amministrazione del Gruppo Schindler, e a destra Mathieu
Dechavanne, presidente della Compagnie du Mont-Blanc.
TESTO Beat Baumgartner IMMAGINE Amanda Events | Fotolia
Q
uando ad agosto dell’anno scorso i due nuovi ascensori a elevate prestazioni Schindler 7000 sono stati consegnati alla società che li gestisce, il direttore della divisione High-Rise di Schindler
Francia Francois Reutter era visibilmente compiaciuto: «Nonostante
le condizioni climatiche, geologiche e tecniche estremamente difficili, siamo riusciti a montare i due ascensori senza intoppi. Con
grande soddisfazione della Compagnie du Mont-Blanc, ora funzionano senza problemi e offrono ai numerosi visitatori del belvedere
dell’Aiguille du Midi molto più comfort e sicurezza rispetto all’impianto vecchio».
La terrazza panoramica dell’Aiguille du Midi sul massiccio del Monte
Bianco è infatti una delle attrazioni più gettonate della regione.
Facilmente raggiungibile anche tramite una funivia, il belvedere a
3 842 metri di altezza attira ogni anno sempre più turisti (al momento se ne registrano circa mezzo milione l’anno), soprattutto
dopo l’inaugurazione del «Passo nel vuoto» a dicembre 2013. Il «Pas
dans le vide» è costituito da una cabina completamente trasparente,
dove anche il pavimento è in vetro. Chi ha il coraggio di entrarci,
può ammirare una vista impareggiabile sul massiccio del Monte
Bianco e sulla vetta secondaria.
Tuttavia, la piattaforma panoramica e il «Passo nel vuoto» sono raggiungibili soltanto tramite ascensore e quello esistente, costruito
nel 1966 e modernizzato nel 1996, cominciava ad avere troppi anni
sulle spalle. Per di più, l’accesso al belvedere veniva saltuariamente
interrotto in occasione degli interventi di manutenzione e riparazione. Quando nel 2011 la società di gestione Compagnie du MontBlanc (CMB) decise di risanare completamente tutto il belvedere
dell’Aiguille du Midi, funivia compresa, era pronta a migliorare anche il collegamento verticale. Le trattative tra CMB e Schindler Francia sono iniziate a settembre 2013, il contratto è stato firmato il
15 maggio 2014 e già un anno dopo, rispettivamente l’8 e il 15 agosto 2015, i due ascensori sono stati consegnati.
È evidente che montare ascensori a 3 800 metri di altezza, tra il
ghiaccio perenne e in condizioni climatiche estreme, non è una passeggiata. I sei montatori di Schindler Francia coinvolti nel progetto,
guidati da Robert Fridmann, sono stati sottoposti a intensi esami
medici e si sono preparati per mesi al faticoso lavoro sull’Aiguille du
Midi. Quando finalmente erano pronti a iniziare, però, hanno dovuto aspettare ancora qualche mese, perché all’azienda Acro BTP
occorreva più tempo del previsto per ingrandire il vano di granito e
trasportare il materiale detritico. I montatori di Schindler hanno
trascorso quel periodo soggiornando sulla vetta del Rifugio Torino,
a 3 500 metri, dove hanno continuato ad abituarsi all’altezza, si
sono esercitati nel montaggio e hanno organizzato escursioni in alta
montagna per rafforzare lo spirito di squadra. Dopo la rimozione e
lo smaltimento di 200 m3 di materiale, a dicembre 2014 sono iniziati
i lavori di costruzione e montaggio. La squadra ha lavorato cinque
giorni a settimana, ad agosto anche sei, con temperature basse,
livelli di umidità elevati, buio e condizioni meteorologiche sempre
mutevoli. Nel vano del vecchio ascensore, largo 70 cm, sono stati
installati uno accanto all’altro due nuovi Schindler 7000, ognuno
provvisto di un proprio locale macchina nella parte bassa laterale.
Questa soluzione offre due grandi vantaggi: anche durante gli interventi di manutenzione e riparazione, almeno un ascensore è sempre
disponibile, e in caso di guasto i passeggeri possono passare in
tutta sicurezza dalla cabina ferma in quella funzionante rimanendo
all’interno del vano, alto 65 metri. «Quindi i nuovi ascensori non
sono solo più comodi, ma anche più veloci e sicuri», afferma Francois Reutter.
Da metà agosto 2015 i due affidabili Schindler 7000 funzionano
senza problemi e, dopo circa un anno di chiusura del belvedere per i
lavori di ristrutturazione, regalano ai turisti dell’Aiguille du Midi
un’esperienza unica. L’11 gennaio 2016 Luc Bonnard, vicepresidente
del consiglio di amministrazione del Gruppo Schindler, non ha mancato di congratularsi personalmente a Chamonix con tutti coloro
che hanno contribuito a questo grande successo. Il 18 luglio 2014
sul «Passo nel vuoto», a 3 842 metri, aveva siglato la cooperazione
tra Schindler e la Compagnie du Mont-Blanc con una stretta di
mano al presidente della CMB Mathieu Dechavanne. n
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Architettura in Svizzera
Uno dei grattacieli
più efficienti d’Europa
Sulla base degli obiettivi definiti dal modello energetico del gruppo farmaceutico Roche,
la costruzione del grattacielo denominato Edificio 1 ha attribuito grande importanza
all’efficienza energetica. Il grattacielo, che con i suoi 178 m è l’edificio più alto della Svizzera,
ospita 2 000 postazioni di lavoro e colpisce per la marcata forma a cuneo, la facciata
a gradoni sul lato ovest e un involucro con finestre a nastro.
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L'Edificio 1 di Roche a Basilea è un grattacielo di 178 m
e 41 piani, rastremato in altezza. La sagoma edificata è
la base di un edificio dalla forma a scalinatura regolare,
che verso ovest è terrazzata a gruppi di due gradoni e
verso est ha uno sviluppo quasi verticale con gruppi di
tre gradoni meno pronunciati.
TESTO Curt M. Mayer IMMAGINE Ruedi Walti | Curt M. Mayer
L
’architettura dell’Edificio 1 concretizza e promuove le nuove
possibilità della comunicazione tra uffici. La struttura è flessibile
e offre postazioni di lavoro e ambienti interni accoglienti. La sfida
per gli esperti architetti Herzog & de Meuron consisteva nel costruire un luogo urbano diverso da un complesso amministrativo
monofunzionale, in cui i diversi piani sono separati tra loro e sono
resi accessibili solo attraverso un nucleo centrale.
Le scale a chiocciola, che dominano ingresso
e zone di comunicazione, sono un elemento distintivo
dell'edilizia Roche, che risale alla configurazione
della sede direzionale del 1937 progettata
dall’architetto Salvisberg.
Tipologia architettonica del grattacielo
La progettazione dell’edificio di 178 m è stata preceduta da un
intenso dialogo sulla forma. Si è optato per una tipologia di grattacielo atta a rappresentare e promuovere l’organizzazione e la comunicazione interna nelle diverse unità funzionali, come ha illustrato
l’architetto Jacques Herzog in occasione dell’inaugurazione. Finora i
circa 2 000 posti di lavoro dei diversi reparti di Roche erano distribuiti in varie sedi della città. Con questo processo di concentrazione
denominato «Office Re-entry» ora essi sono stati riuniti all’interno
del grattacielo, garantendo una comunicazione fra le unità, come
pure all’interno di esse, che prima era impossibile. In tal modo, da un
lato vengono sviluppate sinergie e dall’altro viene promossa l’identificazione con l’azienda attraverso l’integrazione dei dipendenti sul
territorio. I locali ad alto flusso di persone, come l’auditorium con
500 posti, il ristorante per dipendenti e le sale riunioni centrali si trovano nella parte inferiore dell’edificio per essere rapidamente accessibili a tutti i collaboratori. L’auditorium si profila come un volume
molto sporgente che contrassegna chiaramente l’ingresso principale
con l’area esterna coperta. Dal quinto piano in su si sviluppano gli
uffici con le zone destinate alla comunicazione. Al 38° piano si trova
la caffetteria top-floor, dove si può godere di uno straordinario panorama sulla città e sui dintorni.
«L’ultimazione dell’Edificio 1 è il punto di partenza
per l’ulteriore ampliamento di Roche a Basilea.
A tal fine sono stati avviati nuovi investimenti
infrastrutturali dell’ordine di 3 miliardi di franchi».
Severin Schwan, CEO di Roche
Grazie alla forma semplice ma inconfondibile del grattacielo e alla
sua altezza, gli architetti sono convinti che l’area Roche sia ben radicata nell’ambiente urbano. A seconda della prospettiva, la geometria
dell’edificio appare sempre diversa: dal Reno, ossia da sud, assume
la forma di cuneo a gradoni, mentre dalla prospettiva dei pedoni
le finestre a nastro rientranti danno l’impressione che il grattacielo si
inserisca nell’ambiente stradale. In questo modo si crea un passaggio «morbido» dal parametro umano a quello urbanistico delle facciate piane sui lati nord e sud.
Facciata innovativa come involucro
Il grattacielo di 41 piani va rastremandosi lungo i 178 m di altezza.
La sagoma edificata è la base di un edificio dalla forma a scalinatura
regolare, che verso ovest è terrazzata a gruppi di due gradoni e
verso est ha uno sviluppo quasi verticale con gruppi di tre gradoni
meno pronunciati. Il fabbricato è costituito da un nucleo ed è suddiviso in piattaforme stratificate. Ognuna di queste si estende plasticamente verso l’esterno in direzione est/ovest con un movimento
sottolineato da fascioni parapetto bianchi orizzontali che corrono
sull’intero perimetro. La finestra a nastro, tipico elemento della modernità, ha una carica stilistica che contraddistingue sin dagli anni
Trenta lo sviluppo dell’identità architettonica di Roche e caratterizza
ancora oggi determinati edifici della sede di Basilea: Herzog ha voluto pertanto riprenderla. L’Edificio 1 incarna questa identità e questa tradizione architettonica e le conferisce nuova espressione.
L’auspicato progetto di efficienza energetica viene realizzato tramite
un’innovativa facciata secondo il System Closed Cavity Fassade
(CCF). Su una superficie totale di 38 000 m2 essa presenta una
grande molteplicità di elementi, vetri ad alta trasparenza ed elevata
protezione solare.
In quanto Green Building l’Edificio 1 raggiunge valori nettamente al
di sotto dello standard Minergie e fissa nuovi parametri in termini c
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35
Architettura in Svizzera
L'ampia area di ingresso è
sovrastata da un'estesa struttura
a sbalzo su cui si sviluppa
l'auditorium con 500 posti a sedere.
Una particolarità è costituita dalle zone di comuni­­cazione comuni. Si tratta di unità spaziali sviluppate
su due o tre livelli ai lati ovest ed est dei piani e
­collegate fra loro da imponenti scale a chiocciola.
c di sostenibilità ed efficienza energetica, senza scendere a compromessi in fatto di qualità dell’aria nei locali. Nel confronto con i
«Green Building» europei l’Edificio 1 è fra i grattacieli più energicamente efficienti: i responsabili Roche ne sono convinti.
Progetto di sostenibilità energetica
La base per l’organizzazione energetica del grattacielo è costituita
dal massimo contenimento del fabbisogno, da un approvvigionamento sostenibile e da una gestione efficiente: tutto questo rientra
nel modello energetico 2020 di Roche inserito nel progetto. In tal
modo il consumo energetico dell’Edificio 1, a fronte di un numero
paragonabile di posti di lavoro, diviene solo un quinto di quello
del vecchio Edificio 74, ormai avviato alla sostituzione dopo oltre
40 anni di «servizio», e supera quindi lo standard Minergie. L’approvvigionamento energetico sostenibile per il riscaldamento sfrutta
il calore residuo dell’area, utilizza le acque sotterranee per il raffrescamento, sfrutta il recupero dell’energia termica e le pompe di
calore per la produzione di acqua calda.
Per una riduzione del fabbisogno energetico il progetto ha previsto
per una limitata quota di vetri della facciata una protezione solare
effettiva del 60%. La base dell’efficienza energetica è costituita
da un involucro adeguatamente isolato. Per quanto concerne l’ottimizzazione illuminotecnica si è cercato di utilizzare quanto più
possibile la luce diurna, integrata da illuminazione a LED e regolazione costante dell’intensità.
Utilizzo flessibile degli uffici
L’utilizzo dell’edificio è stratificato, come suggerisce la sagoma
stessa. Gli sbalzi su 41 piani creano numerose terrazze abitabili, a cui
è possibile accedere dalle zone di comunicazione comuni. Si tratta
di vani a due o tre livelli, ciascuno collegato da generose ed eleganti
scale a chiocciola. Le terrazze abitabili offrono al personale, che
opera all’interno degli uffici con vetrate fisse, uno sfogo esterno con
ventilazione naturale. Queste piattaforme di socializzazione sono
distribuite a est e a ovest dei piani e creano ovunque punti di orientamento in cui i collaboratori possono incontrarsi, per uno scambio
informale o una riunione, oppure possono ritirarsi per le pause
nelle aree delle lounge. Le scale mobili sono frutto di una tradizione
edile Roche a tutt’oggi evidente presso l’edificio direzionale del
1937 progettato dall’architetto Salvisberg. n
36
Tecnologia ascensoristica
con recupero energetico
L’edificio più alto della Svizzera è dotato di 14 ascensori
ad alte prestazioni e del più moderno sistema di
gestione del traffico. Questi impianti modello Schindler
7000 trasportano i passeggeri fino al 41° piano a una
velocità di 6 m/sec. Nell’Edificio 1 di Roche il miglior
sistema di trasporto viene abbinato a una straordinaria
efficienza energetica. Questo viene reso possibile da
un sistema di recupero dell’energia predisposto da
Schindler, in grado di ricircolare la corrente in eccesso
verso la rete del­­l’edificio, contribuendo quindi a un
positivo bilancio energetico.
L’Edificio 1 si serve anche della tecnologia Schindler
Port: il sistema di gestione traffico di ultimissima
­generazione conduce automaticamente i passeggeri
all'ascensore in grado di portarli a destinazione nel più
breve tempo possibile.
Facts & Figures
Torre Roche – Edificio 1
Committente F. Hoffmann-La Roche AG
Architetto Herzog & de Meuron AG
Altezza 178 m
Lunghezza alla base 94 m
Larghezza 37 m
Piani 41 (sopra terra)
Superficie di base 3500 m²
Superficie lorda di pavimento 83 000 m²
di cui sopra terra 74 200 m²
Cubatura totale 375 000 m³
di cui sopra terra 324 000 m³
Scalini 3650
Costi 550 milioni di franchi
Sviluppo sostenibile dell’area
Nel 2014 il gruppo farmaceutico Roche ha concretizzato un pacchetto di investimento di 3 miliardi di
franchi per consolidare ulteriormente la propria sede di
Basilea. Di questi, 1,7 miliardi sono destinati a impianti
per ricerca e sviluppo, 1,3 miliardi a interventi di ammodernamento della sede centrale sede centrale e 550 milioni di franchi a un nuovo complesso amministrativo,
l’Edificio 2, alto 205 metri. Oltre all’ampliamento dei
siti di ricerca, l’azienda intende concentrare meglio i
posti di lavoro, attualmente distribuiti nell’area della
città. A questo scopo entro il 2021 dovrebbero essere
disponibili le 1 700 postazioni del nuovo grattacielo,
l’Edificio 2. Questa nuova co­struzione, sul lato opposto
della Grenzacher Strasse, ­richiamerà visivamente l’Edificio 1 e, con i suoi 50 piani e i suoi 205 m di altezza,
supererà l’attuale Roche Tower.
next floor
37
nextnews
Opuscolo con i
progetti vincitori del
Schindler Award 2015.
SCHINDLER
GLOBAL AWARD:
DA SHENZHEN
A SAN PAOLO
SCHINDLER FORNISCE
ASCENSORI E SCALE
MOBILI PER L’EDIFICIO
PIÙ ALTO D’EUROPA
La prossima edizione del Schindler
Global Award, uno dei principali
concorsi per studenti di architettura e
urbanistica, è alle porte e si sposterà
da Shenzhen a San Paolo.
Nel 2015 il concorso, incentrato sulla metropoli di Shenzhen in Cina, si è svolto per la
prima volta a livello internazionale. Hanno
partecipato oltre 600 team da tutto il mondo
e sono stati premiati 12 progetti. L’evento
ha riscosso un enorme successo e ha riunito
studenti da tutti i continenti, che hanno
condiviso idee e progetti. La prossima edizione si prospetta ancora più avvincente.
Schindler fornisce tutti gli ascensori
e le scale mobili per il grattacielo
Lakhta Center di San Pietroburgo.
L’ultimazione dell’edificio più alto
d’Europa, che con la punta misura
462 metri, è prevista per il 2018.
La costruzione del grattacielo è iniziata a
ottobre del 2012. Sulle rive del Golfo di
Finlandia sorgerà un complesso edilizio di
330 000 metri quadrati, che ospiterà uffici
e negozi. Il contraente generale è l’impresa
turca Renaissance Construction e l’investitore è JSC’Laktha, una società controllata
da Gazprom, il maggior fornitore russo di
Il concorso inizierà a metà del 2016 e durerà
fino a metà del 2017. Possono partecipare
gli studenti che frequentano l’ultimo anno
del bachelor o il master in architettura, architettura del paesaggio e urbanistica delle
facoltà di architettura e urbanistica di università e scuole universitarie riconosciute.
Il Schindler Global Award 2017 è organizzato
dal Gruppo Schindler, anche questa volta in
collaborazione con l’Istituto di architettura
e urbanistica di Kees Christiaanse, professore
presso il Politecnico di Zurigo. Il tema di questa edizione è l’influsso dei sistemi di mobilità
attuali e futuri a San Paolo, una delle principali
metropoli dell’America del Sud e del mondo.
www.schindleraward.com
38
Il Lakhta Center
di San Pietroburgo,
Russia.
gas naturale. Schindler fornirà complessivamente 26 Schindler 7000 a elevate prestazioni (di cui 16 a doppia cabina), 7 ascensori
di vetro, 3 Schindler 5500, 2 Schindler 3300
e 2 montavivande. A questi si aggiungono
6 scale mobili Schindler 9300. Schindler si
è aggiudicata l’appalto multimilionario
battendo una spietata concorrenza internazionale.
Il montaggio è iniziato ad aprile 2016 e la
consegna di tutti gli ascensori e le scale
mobili è prevista per l’inizio del 2018. Per la
gestione dei lavori Schindler ha inviato dalla
Svizzera a San Pietroburgo un capo progetto.
Gli ampliamenti
in progetto
al­l'ospedale
cantonale di
San Gallo.
Schindler parteciperà
alla costruzione dei
nuovi edifici dell’ospedale di San Gallo
Schindler
«entra»
nell’aeroporto
più grande
del mondo
Schindler fornirà tutti gli ascensori per
i nuovi edifici dell’Ospedale cantonale
di San Gallo, che saranno costruiti tra
il 2016 e il 2027. Si tratta di una delle
maggiori gare d’appalto vinte da
Schindler.
Poiché una parte dell’infrastruttura dell’ospedale non soddisfa più le attuali esigenze
sul piano operativo, nei prossimi anni nel
complesso dell’ospedale di San Gallo sorgeranno due nuovi edifici, che ospiteranno i
­reparti per gli esami e le terapie. L’edificio
07a dovrebbe essere pronto per il trasferimento entro il 2021 e il 07b entro il 2027.
Istanbul Grand Airport (IGA) ha scelto
Schindler come fornitore principale
per ascensori e scale mobili del nuovo
aeroporto internazionale della città
turca, che sarà il più grande al mondo.
La commessa prevede fornitura, installazione
e manutenzione di 306 ascensori, 159 scale
mobili e 183 tappeti mobili, per un totale di
648 impianti di elevazione.
Il nuovo aeroporto moltiplica fortemente la
capacità delle attuali infrastrutture della città
per il trasporto aereo. Una volta concluso, il
nuovo aeroporto ospiterà oltre 150 compagnie aeree che voleranno su oltre 350 desti-
Al contempo, entro il 2022 all’interno del
complesso dell’Ospedale cantonale dovrebbe essere costruito l’Ospedale pediatrico
della Svizzera orientale. Il costo di queste tre
opere supererà i 600 milioni di franchi.
Schindler San Gallo ha anche vinto la gara
d’appalto per i futuri progetti di costruzione.
Da maggio 2017 al 2024 saranno montati
complessivamente 38 ascensori di cui due
Schindler 7000 per vigili del fuoco e 36
Schindler 5500.
«Siamo fieri che Schindler San Gallo abbia
conquistato la fiducia del cliente per questo
progetto esemplare e innovativo. Ora vogliamo dimostrare di averla meritata» sottolinea Beat Bussmann, responsabile vendite
Nuovi impianti presso Schindler San Gallo.
Il nuovo aeroporto
di Istanbul
supera ogni limite.
nazioni, per un volume passeggeri annuo
­stimato di circa 200 milioni di persone.
«Siamo assolutamente convinti di avere
­individuato il partner giusto: non solo
Schindler è in grado di fornire prodotti di
qualità e un servizio assolutamente affidabile; l'azienda è nota anche per l'elevata
­capacità di gestire grandi progetti che
­presuppongono il rispetto ferreo delle
­scadenze come in questo caso» spiega
Yusuf Akçayo ǧlu, CEO di IGA.
I prodotti Schindler, apprezzati per la precisione, la modernità e l'efficienza energetica,
operano già a Singapore, Seul, Mumbai,
Londra, Monaco di Baviera e Roma: ora, a
conclusione dei lavori, garantiranno la fluidità del traffico passeggeri anche al megaaeroporto di Istanbul.
next floor
39
4 World Trade Center, New York
Noi vi mettiamo in moto.
A Manno e nelle non immediate vicinanze.
Ogni giorno oltre un miliardo di persone in tutto il mondo utilizza gli ascensori,
le scale mobili e le innovative soluzioni di mobilità Schindler. Al nostro successo
contribuiscono 57 000 collaboratori in tutti i continenti.
www.schindler.ch