Anno accademico 1988-1989 Alcune costanti fisiche massa dell’elettrone 9.11 β 10−28 π massa del protone 1.7 β 10−24 π raggio del protone e neutrone 10−13 ππ carica dell’elettrone 1.6 β 10−19 πππ’ππππ numero di Avogadro 6.023 β 1023 costante dei gas π 0.082 ππ‘π β πππ‘ππ/(πΎ β ππππ) costante gravitazionale 6.67 β 10−8 ππ3 /(π β π 2 ) velocità della luce nel vuoto 3 β 1010 ππ/π 1) Nuclei atomici instabili possono decadere in vari frammenti. Consideriamo, in particolare, un nucleo a riposo che si frammenta in due e schematizziamo il processo nel modo seguente. Siano π΄ e π΅ i due frammenti di forma sferica, di densità uniforme, con raggi π π΄ e π π΅ e con cariche ππ΄ e ππ΅ , rispettivamente. I due frammenti si trovano inizialmente a contatto con velocità relativa π£, nota. (π) Dire se negli istanti successivi π£ rimarrà costante oppure cambierà valore e giustificare l’affermazione. (π) Quali saranno le velocità di ciascun frammento a grande distanza? (π) Quale sarà l’ordine di grandezza della velocità relativa a grande distanza, trascurando la velocità iniziale, nel caso di un nucleo di Uranio di peso atomico 235? Si verifica un decadimento nucleare quando, a partire da un’unica particella, si genera un sistema di particelle che prima era tenuto insieme da forze interne. In questo esercizio, si considera per semplicità il caso di una particella a riposo che esplode in due corpi, come illustrato schematicamente nella figura che segue. Se all’istante iniziale, che convenzionalmente viene indicato con π‘ = 0, la particella è in quiete un attimo prima del decadimento, allora, per la legge di conservazione della quantità di moto, anche dopo il decadimento il sistema avrà quantità di moto nulla. Si può quindi scrivere che 2 ππ΄ π£βπ΄ + ππ΅ π£βπ΅ = β0β ed i due frammenti viaggiano con velocità opposte in maniera tale da soddisfare la relazione ππ΄ π£π΄ (π‘) = −ππ΅ π£π΅ (π‘) ∀π‘ > 0 , in cui si è passato a quantità scalari, in quanto i due atomi si trovano sulla stessa linea di volo. Inoltre, dato che il testo assegna l’energia di disintegrazione, fornendo la velocità relativa dei due frammenti π£π΄ (0) − π£π΅ (0) = π£ , si conclude che π£π΄ (0) = π£ ππ΅ ππ΄ , π£π΅ (0) = −π£ . ππ΄ + ππ΅ ππ΄ + ππ΅ Dunque, all’istante iniziale è nota la velocità dei singoli frammenti. Per esemplificare, si consideri forse il più importante processo di decadimento che soddisfa questa condizione: il decadimento πΌ. In questo processo, un nucleo atomico instabile di grande massa atomica π΄ emette una particella πΌ, per raggiungere una condizione di stabilità. Il nucleo di un atomo è costituito da π = π΄ − π protoni carichi positivamente ed π neutroni neutri; una particella πΌ è costituita da due protoni e due neutroni. Questo decadimento si può quindi rappresentare simbolicamente con la reazione π΄ ππ → π΄−2 π−2πΉ 3 +πΌ, in cui π rappresenta il nucleo originario, detto padre, e πΉ quello finale, detto figlio, che ha ridotto il numero di neutroni e protoni di due unità. (π) Negli istanti successivi alla disintegrazione, la velocità dei due frammenti cambierà, dato che sono entrambi formati da neutroni e protoni, carichi positivamente. (π) Per determinare quali saranno le velocità di ciascun frammento in un istante qualsiasi successivo al decadimento, dette π₯π΄ (π‘) e π₯π΅ (π‘) le loro posizioni e ππ΄ e ππ΅ le rispettive masse, bisogna determinare l’energia totale πΈ, che è un invariante del moto e che vale 1 1 πππ΄ ππ΅ πΈ = ππ΄ π£π΄2 (π‘) + ππ΅ π£π΅2 (π‘) + , 2 2 π₯π΄ (π‘) − π₯π΅ (π‘) in cui la costante di Coulomb π vale ππ2 π = 9.0 β 10 , πΆ2 9 Imponendo la proporzionalità tra le velocità, per eliminare una delle due velocità, l’energia diventa 1 ππ΄ ππ΄ ππ΅ πΈ = ππ΄ π£π΄2 (π‘) (1 + . )+π 2 ππ΅ π₯π΄ (π‘) − π₯π΅ (π‘) Volendo conoscere la velocità a grandi distanze, quando la distanza relativa tende all’infinito, basta determinare l’energia all’istante iniziale 1 ππ΄ πππ΄ ππ΅ πΈ = ππ΄ π£π΄2 (0) (1 + , )+ 2 ππ΅ π π΄ + π π΅ 4 poi asintoticamente π‘ → ∞ 1 ππ΄ πΈ = ππ΄ π£π΄2 (∞) (1 + ), 2 ππ΅ infine imporre l’uguaglianza 1 ππ΄ 1 ππ΄ ππ΅ 2 ππ΄ ππ΅ ππ΄ π£π΄2 (∞) (1 + π£ +π . )= 2 ππ΅ 2 ππ΄ + ππ΅ π π΄ + π π΅ Risolvendo la precedente equazione, risulta π£π΄ (∞) = ππ΅ 1 1 ππ΄ ππ΅ ππ΄ √π£ 2 + 2π ( + , π£π΅ (∞) = − π£ (∞) , ) ππ΄ + ππ΅ ππ΄ ππ΅ π π΄ + π π΅ ππ΅ π΄ che era quanto si voleva determinare. (π) Trascurando la velocità iniziale, le formule che esprimono le velocità dei frammenti a grandi distanze si semplificano come 2π ππ΅ ππ΄ ππ΅ 2π ππ΄ ππ΄ ππ΅ π£π΄ (∞) = √ , π£π΅ (∞) = −√ . ππ΄ + ππ΅ ππ΄ π π΄ + π π΅ ππ΄ + ππ΅ ππ΅ π π΄ + π π΅ Uno schema di decadimento radioattiva dell’Uranio 235 proviene dalla cosiddetta serie dell’Attinio, secondo cui 235 92π → 231 90πβ 5 + 42π»π . Adoperando questa reazione di decadimento, bisogna stabilire anzitutto le dimensioni dei due nuclei atomici. Detto π΄ il numero di massa atomica. in generale vale la formula 3 π = π 0 √π΄ con π 0 ≅ 1.2 β 10−15 π . Pertanto, il raggio dei nucleo in esame vale 3 3 π πβ = π 0 √231 , π π»π = π 0 √4 . Per le cariche, invece, risulta ππβ = 90π = 90 β 1.6 β 10−19 πΆ , ππ»π = 2π = 2 β 1.6 β 10−19 πΆ . Per le masse dei due frammenti, infine, ricordando che una mole contiene un numero di Avogadro ππ΄ di atomi della sostanza considerata, risulta π πβ = 231 4 , ππ»π = . ππ΄ ππ΄ Sostituendo questi valori nelle due espressioni delle velocità, in definitiva, si ottengono gli ordini di grandezza desiderati: precisamente, per l’Elio, il frammento più leggero, si ha π£π»π (∞) = √ 2π ππ΅ ππ΄ ππ΅ π ≅ 1.15 β 106 , ππ΄ + ππ΅ ππ΄ π π΄ + π π΅ π mentre per il Torio, quello più pesante, risulta 6 π£ πβ (∞) = − ππ΄ π π£π΄ (∞) ≅ −2 β 104 . ππ΅ π 7 2) Un pallone areostatico modello AX-4 ad aria calda è costituito da un involucro rigido di volume π = 850 π3 con un’apertura all’estremità inferiore. L’aria all’interno viene mantenuta alla temperatura di 100 °πΆ. Il pallone deve sollevare un carico totale (involucro più carico utile) di 200 ππ. Sapendo che la densità dell’aria decresce con l’altezza secondo la formula π = π0 (1 − πΌβ) con πΌ = 0.049 ππ−1 , e che la temperatura dell’aria esterna decresce come π = π0 (1 − π½β) con π½ = 0.026 ππ−1 , calcolare l’altezza massima che il pallone può raggiungere. L’aerostato è un aeromobile che, per ottenere la portanza, ossia la forza necessaria per sollevarsi da terra e volare, utilizza gas più leggeri dell'aria e, proprio in funzione del tipo di gas utilizzato, è possibile suddividere gli aerostati in palloni ad aria calda, dove l’aria viene scaldata per mezzo di bruciatori, palloni a gas gonfiati con idrogeno o elio. Venendo al problema assegnato, si osserva innanzitutto che la spinta archimedea, anche detta idrostatica, prima sospinge verso l’alto, poi sostiene il pallone aerostatico. La Legge di Archimede, come è ben noto, afferma che un corpo immerso in un fluido ideale è soggetto ad una forza, diretta verso l’alto, pari in modulo al peso del volume di fluido spostato dal corpo immerso. 8 Inoltre, il modello di aerostato scelto è a volume rigido, per cui in quel che segue il volume π sarà ritenuto costante. Infine, disponendo di un gas perfetto, per cui vale la ben nota equazione di stato ππ = ππ π , la sua densità, con evidente significato dei simboli adoperati, vale π= π π π =π =π , π π π π essendo π la massa molecolare. Nel caso dell’aria, è possibile valutare peso molecolare medio come media pesata dei gas componenti. Limitandosi ai suoi componenti principali, cioè Azoto, Ossigeno, Argon, si ottiene π(π΄πππ) = 0.78 π(π2 ) + 0.21 π(π2 ) + 0.01 π(π΄π) = 28.96 π . πππ Per convenzione, la densità dell’aria viene definita come quella misurata per l’aria secca alla temperatura π0 = 15 °πΆ = (15 + 273.15) πΎ = 287.15 πΎ, al livello del mare, equivalente alla pressione π0 = 1 ππ‘π = 101325 ππ . In queste condizioni risulta pari a π0 = π(π΄πππ) π0 ππ ≅ 1.225 3 . π π0 π 9 Orbene, facendo riferimento alla figura di seguito riportata, detta β la massima quota raggiunta, si può scrivere che, in condizione di equilibrio, sull’aerostato agiranno tre distinte forze. Precisamente, faranno sentire il loro effetto la spinta archimedea π = πππ, il peso della navicella π = ππ, il peso dell’aria calda ππ΄ = ππ΄ ππ. La prima tra queste forze è diretta verso l’alto, mentre le altre due punteranno verso il basso, in modo che sia soddisfatta l’equazione di equilibrio 10 π = π + ππ΄ → πππ = ππ + ππ΄ ππ → (π − ππ΄ )π = π . Rielaborando la formula precedente come π (1 − ππ΄ )π = π π ed adoperando la formula che esprime la densità di un gas perfetto, si può scrivere π (1 − π π0 π , ) π = π → (1 − πΌβ) [1 − (1 − π½β)] = ππ΄ ππ΄ π0 π un’equazione di secondo grado che consente il calcolo della massima quota. Sostituendo i valori numerici assegnati oppure conosciuti ππ΄ = 373.15 πΎ , π = 200 ππ , π = 850 π3 , risulta la seguente equazione di secondo grado (1 − 0.049β) [1 − 287.15 200 (1 − 0.026β)] = 373.15 850 β 1.225 in cui la quota β è espressa in chilometri. Essa ammette due soluzioni reali, una sola delle quali, quella positiva, risulta accettabile e pari a β ≅ 12.12 ππ . Un’apposita commissione della Federazione Aeronautica Internazionale (FAI), che classifica tutti gli aeromobili, definisce gli aerostati come aeromobili più leggeri dell’aria e li inserisce nella classe A, la quale, a sua volta, è suddivisa in 11 quattro sottoclassi, a seconda delle caratteristiche peculiari degli aerostati, della grandezza e del tipo di gas utilizzato: 1. AA: palloni a gas; 2. AX: palloni ad aria calda, mongolfiere; 3. AM: palloni Rozier, palloni gonfiati sia con gas che con aria calda; 4. AS: palloni a gas con involucro pressurizzato per uso scientifico. Queste sottoclassi sono organizzate in quindici categorie in base al volume dell’involucro. La mongolfiera è un tipo di aerostato ad aria calda, privo di apparato motopropulsore e di governo, che naviga trasportato dalle correnti aeree. Le 12 mongolfiere, che possono essere libere o frenate, ossia vincolate al suolo, sono costituite da tre parti: l’involucro, il bruciatore e la navicella. L’involucro deve contenere l’aria riscaldata dal bruciatore, quindi la sua struttura è formata da pannelli di nylon cuciti su nastri verticali ed orizzontali. Alla sommità del pallone vi è un anello di coronamento che serve a riunire tutti i nastri verticali, mentre alla base questi nastri vengono prolungati da cavi d’acciaio che, a loro volta, sono fissati al quadro di carico su cui è montato il bruciatore. La sommità dell’involucro è aperta e viene chiusa dall’interno per mezzo di un pannello circolare, di diametro maggiore di quello dell’apertura, che viene tenuto in posizione dalla spinta dell’aria calda, impedendo così la fuoriuscita dell’aria. Per mezzo di un sistema di tiranti, è possibile aprire il pannello per accelerare la discesa in volo o per facilitare lo sgonfiaggio del pallone. Il bruciatore, generalmente doppio, ha lo scopo di riscaldare l’aria all’interno dell’involucro ed è fissato al quadro di carico tramite un giunto cardanico che consente di dirigere la fiamma con precisione all’interno dell’involucro. È alimentato da gas propano liquido, contenuto in apposite bombole, di acciaio o alluminio, alloggiate all’interno della cesta. Quando si aprono i rubinetti della bombola, il propano, tramite tubi flessibili, raggiunge una serpentina dove, sotto l’effetto del calore, torna allo stato gassoso, si mescola all’aria e viene incendiato di volta in volta da una fiamma pilota alimentata dalle stesse bombole. L’erogazione del gas al bruciatore e quindi la dimensione delle fiammate viene regolata dal pilota mediante apposite valvole. La navicella, che ha la forma di una grossa cesta fatta in vimini intrecciato, è appesa all’involucro ed ha una buona robustezza, leggerezza ed elasticità. La cesta ha una struttura portante di tubi metallici ed il fondo rinforzato da longheroni di legno. Agli angoli della cesta sono alloggiate le bombole del gas, mentre lungo i lati trovano posto gli strumenti di navigazione e le altre dotazioni di bordo. La navicella è vincolata al quadro di carico e all’involucro per mezzo di cavi d’acciaio e moschettoni. Il quadro di carico, a sua volta, è sostenuto da stecche rigide di 13 nylon, per impedire che, all’atterraggio, finisca addosso ai passeggeri. L’autonomia di volo dipende dalla quantità di propano a disposizione per il bruciatore, dalle condizioni climatiche e dal peso trasportato. 14 3) Si considerino dei conduttori bidimensionali, quali delle sottili lamine di rame, a forma di quadrati di diversa grandezza. Se si applica la stessa differenza di potenziale ai lati opposti di questi conduttori, come dipende la corrente dal valore πΏ del lato? Se si indica con β il piccolo spessore, inevitabilmente presente, di una lamina quadrata di lato πΏ, la resistenza π vista da due lati opposti vale π =π lunghezza , sezione essendo π la resistività del metallo che costituisce la lamina. Orbene, nel caso in esame risulta che lunghezza = πΏ , sezione = βπΏ , per cui la precedente Legge di Ohm fornisce il risultato π =π πΏ π = . βπΏ β 15 La risposta dunque al quesito posto si può dare affermando che, essendo la resistenza appena calcolata π non dipendente dalla lunghezza πΏ del lato della lamina quadrata, circolerà la stessa corrente, quando si applica la stessa differenza di potenziale ai lati opposti di questo tipo di conduttori. 16 4) Si consideri un campo magnetico π΅ di modulo costante che ruota con velocità angolare π nel piano π₯π¦. Nel piano π₯π§ viene mantenuta ferma una spira di raggio π e resistenza π . (π) Trascurando l’autoinduzione della spira, si calcoli il momento delle forze cui la spira è soggetta in funzione del tempo ed il suo valor medio. (ππ) Indicando con πΏ il coefficiente di autoinduzione della spira, in quali condizioni è valida l’approssimazione fatta in (π)? (πππ) Come si può generare in pratica il campo magnetico descritto nel testo, senza impiegare meccanismi rotanti? Si consideri il campo di induzione magnetica assegnato, che ruota con assegnata velocità angolare π nel piano π₯π¦, ad esempio nel senso orario, per cui ββ(π‘) = π΅[π₯Μ cos(ππ‘) − π¦Μ sin(ππ‘)] . π΅ È noto che in una spira circolare, mantenuta ferma nel piano π₯π§ e di area π = ππ2 , immersa in un tale campo, viene indotta una corrente π(π‘), che è legata alla variazione del flusso magnetico Φ(π‘), che sostiene una forza elettromotrice β(π‘). Detto allora πΜ = π¦Μ il versore normale alla spira, si può scrivere ββ(π‘) β π¦Μ = −ππ2 π΅ sin(ππ‘) → β(π‘) = − Φ(π‘) = ππ2 π΅ πΦ(π‘) =β ππ2 π΅π cos(ππ‘) , ππ‘ β 0 da cui discende il valore della corrente che istante per istante percorre la spira β(π‘) ππ2 π΅π β0 π(π‘) = = cos(ππ‘) = cos(ππ‘) . π π π (π) La spira è soggetta ad un momento torcente 17 βββ = π ββ(π‘) , π βββ(π‘) × π΅ che è pari al prodotto vettoriale tra il campo di induzione magnetica ed il momento di dipolo magnetico della spira stessa π 2 π4 π΅π π βββ(π‘) = ππ π(π‘) π¦Μ = cos(ππ‘) π¦Μ . π 2 Eseguendo il prodotto vettoriale, risulta βββ = − π π 2 π4 π΅2 π cos 2 (ππ‘) π§Μ . π Questo momento torcente, se la spira non fosse ferma nel piano π₯π§, tenderebbe ad allineare il dipolo magnetico della spira con la direzione ed il verso del campo. Considerandone il modulo π 2 π4 π΅2 π π(π‘) = cos 2 (ππ‘) π e ricordando che il periodo vale π= 2π , π si ottiene il valor medio ππππππ 1 π ππ4 π΅2 π2 π 2 = ∫ π(π‘) ππ‘ = ∫ cos (ππ‘) ππ‘ . π 0 2π 0 Operando il cambio di variabile di integrazione ππ‘ = π, risulta ancora 18 ππππππ ππ4 π΅2 π 2π 2 π 2 π4 π΅2 π = ∫ cos π ππ = . 2π 2π 0 (ππ) Se la spira presenta anche un coefficiente πΏ di autoinduzione, la forza elettromotrice indotta è la somma di due contributi β(π‘) = π π(π‘) + πΏ ππ(π‘) = β0 cos(ππ‘) . ππ‘ Dato che il campo ruota sempre alla stessa velocità angolare, tutte le grandezze indotte avranno lo stesso periodo del campo forzante, per cui si suppone che la corrente indotta sia ancora sinusoidale π(π‘) = π΄ sin(ππ‘) + π΅ cos(ππ‘) . Sostituendo nell’equazione differenziale, si ottiene l’identità β0 cos(ππ‘) = π΄π sin(ππ‘) + π΅π cos(ππ‘) + π΄ππΏ cos(ππ‘) − π΅ππΏ sin(ππ‘) , vale a scrivere il seguente sistema lineare { π΄π − π΅ππΏ = 0 , π΅π + π΄ππΏ = β0 . La soluzione di questo sistema fornisce i valori delle due costanti di sviluppo π΄= ππΏ π β , π΅ = β , π 2 + (ππΏ)2 0 π 2 + (ππΏ)2 0 per cui, ritornando alla corrente, si può scrivere che 19 π(π‘) = β0 π ππΏ sin(ππ‘) + cos(ππ‘)] . [ π 2 + (ππΏ)2 π Ciò comporta che l’approssimazione adottata nel punto precedente è valida se l’induttanza πΏ → 0, cosa che accade quando la costante di tempo π del circuito, che è pari a costante di tempo → π = πΏ π risulta piccola rispetto al periodo di rotazione del campo di induzione magnetica, vale a dire se ππ = ππΏ π = 2π βͺ 1 . π π In tal modo, ogni variazione istantanea della forza elettromotrice viene immediatamente indotta nella spira e la corrente π(π‘) fluisce attraverso il solo resistore, sicché π(π‘) ≅ β0 cos(ππ‘) β(π‘) = , quando πΏ → 0 . π π (πππ) Come poi si possa generare un campo magnetico rotante rappresenta una idea assai brillante, partorita dalla mente geniale di Galileo Ferraris nel 1882. Nel 1885, Ferraris dimostrò sperimentalmente in pubblico il risultato dei suoi studi: l’esistenza di un campo magnetico rotante, generato mediante due bobine fisse, tra loro perpendicolari, percorse da correnti di stessa frequenza ed in quadratura. Un cilindretto di rame, immerso nel campo magnetico, si mise in movimento, tra 20 la meraviglia dei presenti, sotto l’azione delle forze elettrodinamiche tra campo rotante e correnti indotte. Fu questo l’inizio del motore asincrono. Galileo Ferraris Livorno Piemonte, 30 ottobre 1847 – Torino, 7 febbraio 1897 La conseguente invenzione del motore asincrono a campo magnetico rotante è del 1886, ma l’idea venne pubblicata solamente nel 1888. Due mesi dopo il fisico croato Nikola Tesla brevettava un motore identico, prendendosi notorietà e denaro. La massima parte dei motori elettrici oggi in uso è di questo tipo. Uno dei primi motori a campo magnetico rotante costruito da Galileo Ferraris è mostrato nella figura che segue. In realtà, oggi si ottiene un campo rotante adoperando tre spire, dato che l’intero sistema di produzione, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica è trifase. Comunque, tornando all’idea di Ferraris, un campo rotante può essere generato in maniera efficiente da due avvolgimenti fissi, opportunamente disposti nello spazio e percorsi da correnti sinusoidali convenientemente sfasate tra loro. 21 Seguendo lo schema riportato nella figura che segue, si possono notare le tracce di due spire identiche, poste ad angolo retto: quando la corrente che attraversa la spira esce dal foglio del disegno è riportata con un punto; invece, quando entra nel foglio del disegno è riportata con una croce. Le due spire sono poste in un cilindro di contenimento, detto statore, che poggia su un basamento. Se la coppia di correnti di alimentazione è pari a π π1 (π‘) = πΌπ cos(ππ‘) , π2 (π‘) = πΌπ cos (ππ‘ + ) = −πΌπ sin(ππ‘) , 2 allora si ottiene un campo di induzione magnetica, nella regione centrale del cilindro interno, che ruota in senso orario e che è descritto dall’equazione ββ(π‘) = π΅[π₯Μ cos(ππ‘) − π¦Μ sin(ππ‘)] con π΅ = π0 π΅ 22 π , 2ππ in cui si è indicato con π il numero di avvolgimenti di ciascuna spira, che ha raggio medio pari a π . 23 5) Un grano π di sostanza radioattiva emette π elettroni al secondo in maniera isotropa nello spazio, tutti con la stessa energia πΈ. Si pone ora il grano di sostanza radioattiva in un campo magnetico costante e uniforme di intensità π΅ e si pone una lastra fotografica a distanza π dalla sostanza ed ortogonale al campo magnetico. (π) Quanti elettroni per unità di tempo raggiungono la lastra fotografica? (π) Sviluppando la lastra, qual è il raggio della porzione di pellicola impressionata? (π) Se lasciamo π indeterminato, che relazione esiste tra la componente parallela al campo magnetico della velocità degli elettroni che raggiungono lo schermo e la distanza tra il punto di impatto ed il punto π? Tutti gli elettroni vengono emessi dalla sorgente π possiedono la stessa energia πΈ, per cui possiedono in modulo la stessa velocità di emissione 1 2πΈ πΈ = ππ π£ 2 → π£ = √ , 2 ππ 24 essendo ππ = 9.1 β 10−31 ππ la massa a riposo dell’elettrone. (π) Immaginando allora che la sorgente radioattiva sia collocata nell’origine di un sistema di riferimento cartesiano nello spazio, la lastra sarà rappresentata dal piano π di equazione π§ = −π con π > 0 . Il campo di induzione magnetico coerentemente è diretto nel verso contrario all’asse π§, ha modulo pari a π΅ ed è descritto dal vettore π΅ = −π΅π§Μ . Scomposta la velocità di lancio dalla sorgente del generico elettrone in una componente parallela al piano π ed in una componente parallela all’asse π§, posto cioè 25 π£β = π£ββ₯ + π£π§ π§Μ , si può affermare che, durante il moto di un elettrone, la componente lungo l’asse π§ della sua velocità rimane invariata, dato che risulta parallela al campo e non produrrà alcuna forza magnetica ββ = ππ΅(π£ββ₯ + π£π§ π§Μ ) × π§Μ = ππ΅π£ββ₯ × π§Μ . πΉβ = −ππ£β × π΅ Segue che nessuno degli elettroni con la componente π£π§ = π£ cos π > 0 → 0 ≤ π ≤ π 2 raggiungerà la lastra, dato che si allontana verso il semiasse positivo π§. Solo quegli elettroni per cui π£π§ = π£ cos π < 0 → π <π≤π 2 raggiungeranno la lastra. Gli elettroni, che non possiedono la componente π£π§ , gireranno su orbite circolari nel piano parallelo a π e passante per la sorgente π. Si conclude allora che degli π elettroni emessi nell’unita di tempo, dunque, soltanto la metà π/2 raggiungerà la lastra, essendo isotropa la distribuzione angolare delle direzioni delle velocità degli elettroni. (π) Per comprendere le traiettorie descritte dagli elettroni, si comincia ad esaminare la situazione in cui la componente della velocità π£π§ parallela al campo è nulla. In questo caso, l’elettrone descriverà lungo una circonferenza, giacente in un piano parallelo a π e passante per la sorgente π, di raggio pari a 26 π£ 2 2πΈ 2πΈ ππ£π΅ = ππ = → π0 = . π0 π0 ππ£π΅ Gli elettroni non seguono né una traiettoria rettilinea né una traiettoria a spirale e, pertanto, non giungeranno mai sulla lastra. Poiché le velocità sono distribuite uniformemente in questo piano, le possibili traiettorie circolari costituiscono un insieme di circonferenze di raggio π0 , tutte passanti per la sorgente. La curva che delimita questo fascio, cioè l’inviluppo, è a sua volta una circonferenza di raggio 2π0 , centrata in π, come suggerisce la figura che segue. Nel caso generale, cioè quando si è in presenza di una componente di velocità parallela al campo, gli elettroni descriveranno una traiettoria che è un’elica a passo costante, che si origina in π, con asse di simmetria parallelo all’asse π§. La traccia degli elettroni che impattano sulla lastra sarà interna al cerchio di raggio di raggio 2π0 , anche se nessun elettrone ha l’energia sufficiente per raggiungerne la circonferenza. In altri termini, tutte le traiettorie elicoidali sono comprese nel cilindro di raggio 2π0 ed altezza π. 27 (π) Poiché la componente parallela al campo della velocità dell’elettrone non subisce alcuna variazione durante il moto, lungo questo asse l’elettrone si muove di moto rettilineo uniforme, per cui il tempo βπ‘, che impiega per partire dalla sorgente S e per raggiungere il punto π, vale βπ‘ = − π π con <π≤π. π£ cos π 2 28 6) La magnetizzazione π di un materiale può essere approssimativamente descritta da un’equazione di autoconsistenza (detta di “campo medio”) del tipo π = π(π) , dove π è una funzione da determinarsi sulla base di una teoria microscopica. Il valore di π è massimo allo zero assoluto e decresce con l’aumentare della temperatura. In prossimità della temperatura critica alla quale π si annulla, è conveniente rappresentare π(π) nella forma di un polinomio in π. In particolare, due forme sono possibili π(π) = π1 (π)(π − π1 π3 ) , π(π) = π2 (π)(π3 − π2 π5 ) , (1) (2) dove le funzioni positive π1 (π) e π2 (π) decrescono all’aumentare della temperatura, e π1 e π2 sono costanti positive. Si stabilisca la natura della transizione magnetica nei casi (1) e (2), ovvero si determini in quale caso π si annulla con discontinuità (transizione del “primo ordine”) oppure con continuità (transizione del “secondo ordine”). Il ferromagnetismo è la proprietà di alcuni materiali, detti per questo materiali ferromagnetici, di magnetizzarsi molto intensamente sotto l’azione di un campo magnetico esterno e di restare a lungo magnetizzati quando il campo si annulla, diventando così magneti. Questa proprietà si mantiene fino ad una certa temperatura, detta temperatura di Curie, al di sopra della quale il materiale si comporta come un materiale paramagnetico. Per il ferro, ad esempio, questa temperatura è di circa 770 °πΆ. Nei materiali ferromagnetici la permeabilità magnetica relativa del materiale non è costante al variare dei campi, come invece avviene nei materiali diamagnetici e nei materiali paramagnetici: la relazione tra il campo di induzione magnetica ed il campo magnetico non è quindi lineare e 29 nemmeno univoca. Il metodo di trovare le relazioni tra questi vettori è un metodo grafico e la legge seguita dall’andamento del campo magnetico segue il ciclo di isteresi. Sono materiali ferromagnetici la magnetite, il ferro, il cobalto, il nichel, numerosi metalli di transizione e le loro rispettive leghe. Il problema proposto, a dire il vero, è un problema più di interesse più matematico che fisico. Comunque, ecco i due casi discussi in qualche dettaglio. (1) Imponendo che π(π) = π1 (π)(π − π1 π3 ) = π ed escludendo il caso banale π = 0, si può scrivere l’equazione di secondo grado π1 (π)(1 − π1 π2 ) = 1 → π2 = 1 1 [1 − ]. π1 π1 (π) Dato che, in corrispondenza della temperatura critica ππΆ la magnetizzazione si annulla, vale a dire che π(ππΆ ) = 0 , dalla relazione precedente discende immediatamente che 1 1 [1 − ] = 0 → π1 (ππΆ ) = 1 . π1 π1 (ππΆ ) Ciò comporta che l’unica soluzione accettabile dell’equazione di secondo grado 30 1 1 π(π) = √ [1 − ] π1 π1 (π) si annulla con continuità in corrispondenza della temperatura critica, mostrando una transizione del secondo ordine. (2) Adoperando il secondo polinomio assegnato, per cui π(π) = π2 (π)(π3 − π2 π5 ) = π , scartando la soluzione banale, risulta la seguente equazione biquadratica π2 (π)(π2 − π2 π4 ) = 1 → π2 π4 − π2 + 1 =0. π2 (π) Risultano allora le due soluzioni π2 = 1 1 4π2 √1 − ± . 2π2 2π2 π2 (π) Nell’ipotesi che di considerare soluzioni reali e non costanti, cioè posto π2 (π) > 4π2 , la radice con il segno meno va scartata, dato che π(π) è una funzione decrescente: in effetti, basta osservare che la somma π = 1/π2 delle due soluzioni trovate non dipende dalla temperatura. Ciò comporta che la magnetizzazione risulta pari a 31 π(π) = √ 1 1 4π2 √1 − + 2π2 2π2 π2 (π) e che, in corrispondenza della temperatura critica, la magnetizzazione non può annullarsi, dato che π(π) > 0, in ogni temperatura in cui ha senso determinarla. Pertanto, si può affermare che π(ππΆ ) = √ 1 1 4π2 √1 − + ≠0 2π2 2π2 π2 (ππΆ ) e così la magnetizzazione non si annulla in corrispondenza della temperatura critica, mostrando una transizione con discontinuità del primo ordine. 32