Per la ricerca di un denominatore comune

Per la ricerca di un denominatore comune - Gli Stati Generali della
Conoscenza - Maria Brigida
Articolo 33 n. 3-4/2011 Edizione del 30/04/2011
Editoriale
Un cartello molto ampio di associazioni le più varie e diverse
con l’obiettivo comune di fare della conoscenza il volano di un modello
di sviluppo fondato sulla solidarietà, sulla giustizia, sulla sensibilità ambientale
Avviato da tempo il percorso di costruzione, gli Stati generali si realizzeranno a maggio, con
una prima, importante tappa nazionale a Roma. Prima tappa, perché l’idea è quella di costruire
un percorso/contenitore fatto di tanti tasselli, tenuti insieme da un cartello di promotori, che,
ogni giorno che passa si arricchisce di nuovi adepti, diversi fra loro per il ruolo che svolgono,
per le sensibilità culturali e politiche che ne caratterizzano l’azione, per le dimensioni degli
aderenti e/o iscritti.
È la prima volta che, in epoca recente, cattolici e laici, insegnanti, docenti, ricercatori e
studenti, associazioni professionali e organizzazioni impegnate nel sociale e nella cultura
riescono a trovare un comune denominatore, in base al quale si impegnano a realizzare un
confronto aperto, per arrivare a condividere proposte sulla conoscenza, che, in quanto bene
comune, deve costituire la base del progetto di rinnovamento sociale e di ricostruzione
democratica ed etica del nostro Paese.
Cosa tiene insieme queste diverse e complesse soggettività? Il convincimento che occorre
segnare una decisa discontinuità nelle scelte poltiche che da anni governano il nostro paese,
che hanno prodotto una vera e propria emergenza educativa, sociale, culturale e occupazionale
che riguarda i giovani e il loro futuro.
La conoscenza, nel nostro paese, deve uscire dal cono d’ombra nel quale è relegata ogni giorno
di più dalle scellerate scelte di una classe politica miope, incapace di progettare il futuro,
schiacciata da interessi personali ed elettorali del momento, cui sono sacrificati da tempo gli
interessi generali del paese.
Senza conoscenza non c’è libertà né futuro
Senza la conoscenza, le società non sono libere o lo sono sempre meno e il tasso di iniquità
sociale e insostenibiltà ambientale aumenta progressivamente. Ne sono conferma i recenti,
importanti ma anche drammatici eventi nell’area mediterranea che vedono nei giovani
scolarizzati di quei paesi i protagonisti principali di una primavera della democrazia e della
libertà che, al di là degli esiti ancora incerti, dimostrano con una evidenza persino disarmante
come la conoscenza costituisca lo spartiacque tra una società di sudditi e una società di
cittadini, cioè di persone in grado di determinare le scelte dei singoli paesi verso modelli
democratici e più equi.
La conoscenza è oggi più che mai lo strumento fondamentale non solo per la crescita delle
persone e dei sistemi democratici, ma anche per la qualità del modello di sviluppo economico e
produttivo dei paesi. In tal senso società ed economia della conoscenza sono le facce della
stessa medaglia, quella del progresso civile, culturale ed economico delle aree sviluppate del
mondo.
Il nostro è oggi un paese sempre più relegato verso le posizioni basse di qualsivoglia
classifica/graduatoria internazionale che riguardi la crescita, che si rivela sempre più
direttamente connessa al tasso di investimenti proprio nei settori della conoscenza, come
dimostrano i dati rilevati anche in paesi che partivano da posizioni decisamente più
svantaggiate dell’Italia.
L’Italia rischia di precipitare sempre più in basso se non si inverte decisamente la tendenza a
tagliare sui settori della conoscenza. Una pratica che viene da lontano ma che oggi registra un
pericoloso inasprimento.
La ricerca di proposte comuni
L’ultimo Rapporto Censis considera prioritario restituire futuro, speranza e fiducia al Paese. I
soggetti promotori degli Stati generali della conoscenza condividono questa necessità e
ritengono che la conoscenza sia lo strumento per farlo.
Con questo profondo convincimento, le tante anime che compongono il Comitato promotore
degli Stati generali della conoscenza hanno trovato il coraggio di unirsi, anche se su molti punti
le posizioni sono diverse, a volte lontane.
Il coraggio sta nella capacità/intelligenza di riconoscere la parzialità dei propri punti di vista, di
rinunciare a ruoli dominanti da parte di chi è più “forte” in termini quantitativi, di porsi quindi
tutti sullo stesso piano, accettando la difficile sfida della condivisione, il metodo scelto che
vincola tutti i promotori, vecchi e nuovi.
Ricercare la condivisione non è facile, costa tempo e fatica; uno sforzo che si ripropone ogni
volta che i promotori devono assumere decisioni. È stato così per il Documento che sta alla
base degli Stati generali, definito in un confronto aperto, sviluppatosi in più incontri, che
costituisce l’architrave di tutto ciò che d’ora in avanti si realizzerà a livello territoriale e
nazionale con quella compagine, arricchita ogni giorno da nuove adesioni. E così sarà per le
future decisioni sulla tipologia e il contenuto delle diverse iniziative. La prima iniziativa
nazionale che si svolgerà a maggio costituirà un’importante verifica di questa capacità.
Questo appuntamento nazionale non sarà un convegno, una sorta di passerella/babele in cui
ognuno dimostrerà la propria esistenza in vita. Al contrario, la formula scelta è più vicina a
quella di un Forum: il Comitato promotore aprirà i lavori e presenterà il Documento, quindi si
svilupperanno sessioni in parallelo, di approfondimento delle questioni enunciate nel
Documento.
Le sessioni dovranno avere un respiro ampio, laico, aperto agli apporti di ciascuno: il fine non è
costruire un pensiero unico, ma una proposta capace di fare sintesi di diverse sensibilità e
punti di vista almeno sui nodi rilevanti che determinano il necessario cambiamento.
Poiché le tematiche affrontate nel Documento, seppure non esaustive, mirano a determinare
una svolta nelle scelte politiche di chi governa il paese, in questa prima tappa nazionale
saranno affrontate questioni che attraversano tutti i settori della conoscenza, la cui
declinazione sarà decisa nel percorso di avvicinamento alla scadenza nazionale, anche sulla
base di iniziative territoriali, diversamente promosse dal cartello dei promotori.
In sintesi, il cuore del confronto sarà costituito dalla ricerca delle modalità attraverso le quali
realizzare la garanzia costituzionale del diritto dei giovani al futuro.
È convinzione dei promotori che diritto allo studio e al lavoro passano da interventi riformatori
sia su scuola, università e ricerca pubblica – delle quali vanno ridefinite finalità, ruolo e funzioni
– sia sui sistemi produttivi, costruendo un nuovo modello di sviluppo fondato sulla solidarietà e
giustizia e sulla sostenibilità ambientale.
Diversi e decisi
Un lavoro del genere non potrà esaurirsi nelle due giornate di maggio, richiederà di certo altri
appuntamenti.
Ma abbiamo già acquisito un risultato importante, un valore aggiunto non scontato, che è già
di per sé prova di una decisa e forte discontinuità rispetto alle pratiche recenti dei diversi
soggetti promotori: stare insieme con le nostre tante diversità e con la volontà dichiarata di
proseguire, consapevoli delle difficoltà e forse delle insidie che potranno presentarsi in questo
lungo ma sicuramente avvincente cammino.
La lanterna è e sarà la Costituzione.
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