IV
IL POSITIVISMO SOCIALE
C.-H. DE SAINT-SIMON; CH. FOURIER; P.-J. PROUDHON; AUGUSTE COMTE
In una delle sue varianti culturali, il romanticismo, presa ad oggetto la scienza che all’epoca
conosceva notevoli progressi, genera la corrente del positivismo, caratterizzato da un’esaltazione
ottimistica della scienza, tale da giungere sino a caricarsi di significati parareligiosi, ma anche da
una sua concezione utilitaristica e dall’assunzione delle sue connotazioni di certezza e precisione
quali uniche modalità legittime di rappresentazione della realtà.
I positivisti sono altresì accomunati da una concezione della storia come progresso unitario ed
incessante, necessario e continuo, che per C.-H. de Saint-Simon (1760-1825) è dato dall’alternarsi
di epoche organiche caratterizzate da un sistema di credenze ben stabilito ed epoche critiche in cui
esso viene rimesso in discussione verso un nuovo sistema e motiva la teorizzazione di una società
organizzata secondo la divisione dei poteri spirituale e temporale, attribuiti rispettivamente agli
scienziati ed agli industriali.
Auguste Comte (1798-1857) formula la legge dei tre stadi quale chiave di lettura del progresso
storico quanto dell’esperienza di ogni singolo individuo, per cui si passerebbe da uno stadio
teologico o fantastico ad uno stadio metafisico o astratto e da questo, infine, ad uno stadio
scientifico o positivo, col quale si approda alla rinuncia alle domande fondamentali sull’esistenza e
il destino dell’uomo o dell’universo per volgersi piuttosto alle cause del mondo fenomenico.
Limitata a questo orizzonte, la filosofia si riduce ad una epistemologia, condizionante la stessa
prospettiva di fondazione della nuova società positiva. Questa, che Comte vede ancora quale
compito aperto, deve poter garantire le due condizioni di ordine e progresso, sino ad ora
escludentisi reciprocamente.
Claude Henry de Rouvroy de Saint-Simon (1760-1825)
- Réorganisation de la société européenne (1814)
- L'organisateur (1820)
- Système industriel (1821)
- Le Catéchisme des industriels (1824)
- Le Nouveau Christanisme (1825)
Teorizza il concetto della storia come processo necessario e continuo. Epoche organiche (stabili) si succedono ad
epoche critiche. L’epoca critica mette in discussione il sistema delle credenze condivise e le sostituisce con altre.
Nell’epoca della filosofia positiva, che è realtà futura, ci sarà un nuovo ordine, con
- un nuovo potere spirituale = gli scienziati
- un nuovo potere temporale = gli industriali
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François Marie Charles Fourier (1772-1837)
- Théorie de l'unité universelle (1822-23)
- De l'anarchie industrielle et scientifique (1847)
Il progresso dell’umanità avverrebbe in sette stadi, ed essa si troverebbe all’epoca tra il IV, della barbarie e il V,
della civiltà. I motori del progresso sociale sarebbero i valori di attenzione e cooperazione. Una forte critica del
capitalismo lo porta a teorizzare l’istituzione di comunità di produzione (falangi) residenti in strutture di abitazione e
lavoro comuni, o atéliers sociaux (falansteri), che attraverso il livellamento delle differenze sociali permetterebbero di
superare l’individualismo.
Pierre-Joseph Proudhon (1809-1865)
- Qu’est-ce que la propriété? ou Recherche sur le principe du Droit et du Gouvernment (1840)
- Système des contradictions économiques ou Philosophie de la misère (1846)
La risposta è che la proprietà è un furto, in quanto appropriazione del lavoro altrui.
Afferma il principio della legge intrinseca del progresso, che consiste nel dirigersi alla perfezione ed è inscritta
nella storia dell’umanità. Dà luogo alla giustizia.
Progresso – storia (il divenire)
Il progresso è legge inscritta nel codice genetico dell’umanità, è necessaria.
La giustizia è forza dell’anima individuale e dell’anima sociale. E’ fra rivelazione (Ragione pubblica - trascendenza
laica che trascende l’interesse dei singoli) e rivoluzione (immanenza della giustizia – rigenerazione della società)
Al momento della rivelazione di Dio si sostituisce la rivoluzione.
Isidore Marie Auguste François Xavier Comte (1798-1857)
- Cours de philosophie positive (1830-1842)
- Discours sur l’esprit positif: Ordre et progrès (1844)
- Discours sur l’ensemble du positivisme (1848)
- Catéchisme positiviste (1852)
Elabora la teoria o legge dei tre stadi, interpretativa della realtà.
Sono tre prospettive con le quali la società ha interpretato la realtà.
1) Stadio teologico o fittizio, che comprende l’età classica e cristiana, in cui l’uomo rappresenta i fenomeni come
prodotti di agenti soprannaturali. A questo subentra uno
2) Stadio metafisico o astratto, in cui gli agenti soprannaturali vengono sostituiti da astrazioni e concetti es. l’essere.
L’agente è di tipo metafisico. Tale stadio corrisponde all’Illuminismo, che ha condotto al deismo, ed è a sua volta
superato dallo
3) Stadio scientifico positivo o stabile. Senza ulteriori superamenti, lo spirito umano rinuncia alla ricerca delle
cause e del destino dell’universo. Ci si limita alla scoperta delle leggi dell’esperienza, cioè ai fenomeni, di cui si
studiano le costanti. Si tratta di stabilire una trama di nessi tra fenomeni e semplici fattualità. In tal modo si attua la
rescissione di qualsiasi domanda rispetto al suo fondamento.
I tre stadi sono pure le fasi che ogni uomo sperimenta lungo la storia della sua maturazione intellettuale. Così
ciascuno è, in successione, “teologo” (infanzia), “metafisico” (adolescenza) e “scienziato” (stato adulto, maturità).
La vera salvezza sarebbe perciò nella scienza.
I tre stadi sono tre metodi di filosofare che si escludono reciprocamente. Nel terzo si constata l’impossibilità di
stabilire nozioni assolute, ma solo un legame tra i fenomeni osservabili. La scienza porta alla semplificazione.
Abbiamo così una specie di filosofia che, a rigore, non è più filosofia: è infatti rifiuto netto della ricerca delle cause
(per Aristotele filosofia è essenzialmente scire per causas e scientia de universalibus). Mira a un nuovo ordine delle
scienze, senza la pretesa di alcuna descrizione organica della realtà. Non più sapere enciclopedico, ma la scienza come
spiegazione dei fatti.
Il Cristianesimo, quindi, non è degno di nessuna forma di scienza né di sapere di alcun tipo.
Il sistema ha alla base la matematica e cinque scienze fondamentali:
- astronomia
- fisica
- chimica
- biologia
- fisica sociale, cioè la sociologia come studio dei fenomeni sociali tradotti in leggi naturali. La fisica sociale è la
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disciplina alla quale sono subordinate le altre.
Nella sociologia si distingue una statica sociale (ordine) e una dinamica sociale (progresso).
L’ordine ha il massimo picco nello stadio teologico e il progresso nello stadio metafisico. Lo stadio positivo deve
realizzarne la sintesi.
Nella storia della progressiva fluidificazione dell’essere, il pensiero contemporaneo sta procedendo alla rimozione
dei contenuti stabili della filosofia. È l’epoca del tramonto degli immutabili, che porta ad una celebrazione del
divenire, come
- storia dell’umanità che è divenire (positivismo sociale)
- evoluzione delle forme viventi che è divenire (positivismo evoluzionistico)
L’interesse metafisico è intaccato e corroso, e con esso il primo dei contenuti stabili del sapere, Dio immutabile ed
eterno.
Ora, in questa fase, detto fenomeno è ben lungi dall’essere esaurito e coerente. Il residuo metafisico è il concepire
lo stesso processo del divenire, che della stabilità è la negazione assoluta, secondo necessità, che della stabilità è la
massima espressione, giacché è fondamentalmente pensare che ciò che sta non possa stare altrimenti.
In Comte il divenire è una necessità storica; l’instabilità del reale è perciò necessaria, è pensata secondo necessità.
Comte concepisce l’umanità come il Grande Essere, in cui gli esseri futuri e passati sono subordinati a quelli
presenti: vale l’attualità dell’umanità, l’oggi è oggettivo, lo ieri e il domani sono il soggettivo.
La totale rimozione del sacro dalla società riporta peraltro un surrogato – e pure caricaturale – del sacro: è il culto
dell’umanità.
Comte concepisce infatti un nuovo “calendario positivista”, con la memoria degli scienziati in luogo dei santi,
inventa un nuovo segno di professione positivista, a sostituzione del segno della croce. Addirittura una trinità
positivista, composta da 1) il grande Essere (l’Umanità), 2) il grande feticcio (la Terra), 3) il grande mezzo (lo spazio).
La morale è tutta laica, votata all’altruismo, che chiama sentimento sociale.
Ma il suo è un dinamismo statico e la società sarà ordine e progresso, sfociando così in un modello reazionario che
va a pennello alla società borghese del tempo.
Marx svilupperà il pensiero positivista, concependo la storia in progresso, con stadi che si succedono secondo
necessità. La rivoluzione proletaria entra in questo processo come necessità.
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permanente soffocazione, appoggiata ad un’autorità
soprannaturale.
Bisogna infine notare in particolare un quinto significato,
meno usato de gli altri, anche se del resto ugualmente
universale, quando si usa la parola positivo come il contrario
di negativo. Sotto questo aspetto, indica una delle più
eminenti proprietà della vera filosofia moderna, mostrandola
destinata, soprattutto, per sua natura, non a distruggere, ma ad
organizzare. I quattro caratteri generali ricordati la
distinguono contemporaneamente da tutti i modi possibili, sia
teologici che metafisici, propri della filosofia iniziale.
Quest’ultimo significato, indicando d’altronde una tendenza
continua del nuovo spirito filosofico, ha oggi una particolare
importanza nel caratterizzare direttamente una delle sue
principali differenze, non più con lo spirito teologico, che fu
per un pezzo organico, ma con lo spirito metafisico
propriamente detto, che non ha mai potuto essere che critico.
[...]
Il solo carattere essenziale del nuovo spirito filosofico
che non sia ancora indicato direttamente dalla parola positivo,
consiste nella sua tendenza necessaria a sostituire dappertutto
il relativo all’assoluto. Ma questo grande attributo, scientifico
e logico ad un tempo, è in tal modo inerente alla natura
fondamentale delle conoscenze reali, che la sua
considerazione generale non tarderà a connettersi
intimamente ai diversi aspetti che questa formula già sistema
insieme, quando il moderno regime intellettuale, fin qui
parziale ed empirico, passerà comunemente allo stato
sistematico. La quinta accezione esaminata è soprattutto
idonea a determinare quest’ultima condensazione del nuovo
linguaggio filosofico, allora pienamente costituito secondo
l’evidente affinità delle due proprietà. [...].
Sul significato di “positivo”
Considerata anzitutto nella sua accezione più antica e più
comune, la parola positivo designa il reale, in opposizione al
chimerico: da questo punto di vista, essa conviene
pienamente al nuovo spirito filosofico, così caratterizzato
dalla sua costante consacrazione alle ricerche veramente
accessibili alla nostra intelligenza, con l’esclusione
permanente degli impenetrabili misteri di cui si occupava
soprattutto la sua infanzia.
In un secondo senso, molto vicino al precedente, ma
tuttavia distinto, questo termine fondamentale indica il
contrasto dell’utile con l’inutile: allora ricorda, in filosofia, la
destinazione necessaria di tutte le nostre sane speculazioni al
miglioramento continuo della nostra vera condizione, individuale e collettiva, invece che alla vana soddisfazione di
una sterile curiosità.
Secondo un terzo significato in uso, questa felice
espressione è frequentemente usata per qualificare
l’opposizione tra la certezza e l’indecisione: essa indica così
l’attitudine caratteristica di una tale filosofia a costituire
spontaneamente l’armonia logica nell’individuo e la
comunione spirituale nell’intera specie, invece di quei dubbi
indefiniti e di quelle discussioni interminabili che doveva
suscitare l’antico regime mentale.
Una quarta ordinaria accezione, troppo spesso confusa
con la precedente, consiste nell’opporre il preciso al vago:
questo senso richiama la tendenza costante del vero spirito
filosofico ad ottenere dappertutto il grado di precisione
compatibile con la natura dei fenomeni e conforme
all’esigenza dei nostri veri bisogni; mentre l’antico modo di
filosofare conduceva necessariamente ad opinioni vaghe, non
comportando una indispensabile disciplina che dopo una
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Considerando nel suo insieme questo esame sommario
dello spirito fondamentale del positivismo, si deve ora
avvertire che tutti i caratteri essenziali della nuova filosofia si
riassumono spontaneamente con la qualifica che le ho
assegnato fin dalla nascita. Tutte le nostre lingue occidentali
concordano, infatti, nell’indicare, con la parola positivo e i
suoi derivati, i due attributi di realtà e di utilità, la cui unione
soltanto basterebbe a definire ormai l’autentico spirito
filosofico, che non può essere, in fondo, se non il buon senso
generalizzato e reso sistematico. Questo stesso termine
richiama in mente anche, in tutto l’Occidente, le qualità di
certezza e di precisione, per le quali la ragione moderna si distingue profondamente dall’antica. Un’ultima universale
accezione caratterizza soprattutto la tendenza direttamente
organica dello spirito positivo, in modo da separarlo,
nonostante l’alleanza preliminare, dal semplice spirito
metafisico, che è sempre critico: in tal modo si mette in
evidenza lo scopo sociale del positivismo, di sostituire il
teologismo nel governo spirituale dell’umanità.
Questo significato dell’aggettivo qualificativo essenziale
della sana filosofia porta naturalmente al carattere sempre
relativo del nuovo regime intellettuale, poiché la ragione
moderna non può cessare di essere critica nei confronti del
passato se non rinunziando ad ogni principio assoluto.
Quando il pubblico occidentale avrà avvertito quest’ultima
connessione, non meno reale di quelle precedenti sebbene più
coperta, positivo diverrà dappertutto inseparabile da relativo,
come lo è oggi da organico, da preciso, da certo, da utile, da
reale. In questa condensazione graduale delle principali
qualifiche della saggezza umana intorno ad una felice
denominazione, resterà subito da desiderare soltanto la riunione, necessariamente più lenta, degli attributi morali con i
semplici caratteri intellettuali.
(Discours sur l’esprit positif; Discours préliminaires sur
l'ensemble du positivisme, in Système de politique positive, I)
Nello stadio teologico, lo spirito umano, indirizzando
essenzialmente le sue ricerche alla natura intima degli esseri,
alle cause prime e finali dei fenomeni che lo colpiscono, in
una parola alle conoscenze assolute, si rappresenta i fenomeni
come prodotti dell’azione diretta e continua di agenti
soprannaturali più o meno numerosi, il cui intervento
arbitrario spiega tutte le anomalie apparenti dell’universo.
Nello stadio metafisico, che non è altro in fondo che una
semplice modifica generale del primo, gli agenti
soprannaturali sono sostituiti da forze astratte, vere entità
(astrazioni personificate) inerenti ai diversi esseri del mondo,
e concepiti come capaci di generare di per sé tutti i fenomeni
osservati, la cui spiegazione consiste allora nell’assegnare a
ciascuno l’entità corrispondente.
Infine, nello stadio positivo, lo spirito umano,
riconoscendo l’impossibilità di ottenere nozioni assolute,
rinuncia a cercare l’origine e il fine dell’universo e a
conoscere le cause intime dei fenomeni, per consacrarsi
unicamente alla scoperta, con l’uso ben combinato del
ragionamento e dell’osservazione, delle loro leggi effettive,
cioè delle loro relazioni invariabili di successione e di somiglianza. La spiegazione dei fatti, ridotta allora ai suoi
termini reali, non è più ormai che un legame stabilito tra i
diversi fenomeni particolari e alcuni fatti generali, di cui i
progressi della scienza tendono via via a diminuire il numero.
Il sistema teologico è giunto alla più alta perfezione di cui
è suscettibile, quando ha sostituito l’azione provvidenziale di
un essere unico al gioco vario delle numerose divinità
indipendenti che erano state immaginate primitivamente. Allo
stesso modo, l’ultimo termine del sistema metafisico consiste
nel concepire, al posto di diverse entità particolari, una sola
grande entità generale, la natura, vista come la sorgente unica
di tutti i fenomeni. Analogamente, la perfezione del sistema
positivo, verso la quale questo tende senza sosta, sebbene sia
molto probabile che non debba mai raggiungerla, è quella di
poter rappresentarsi tutti i fenomeni suscettibili di
osservazione come casi particolari di un solo fatto generale,
come, per esempio, quello della gravitazione universale.
[...]
Questa rivoluzione generale dello spirito umano può,
d’altra parte, essere agevolmente constatata oggi, in modo
nettissimo anche se indiretto, considerando lo sviluppo
dell'intelligenza individuale. Dal momento che il punto di
partenza è necessariamente lo stesso nell’educazione
dell’individuo e in quella della specie, le diverse fasi
principali della prima devono ripresentare le epoche
fondamentali della seconda. Ora, ciascuno di noi,
contemplando la propria storia, non ricorda che è stato
successivamente, quanto alle sue nozioni più importanti,
teologico nella sua infanzia, metafisico nella sua giovinezza e
fisico nella sua maturità.
[...]
La più importante di queste considerazioni, attinta dalla
natura stessa del soggetto, consiste nel bisogno, di ogni
epoca, di una teoria qualunque per collegare i fatti,
accompagnato dall’impossibilità evidente, per lo spirito
umano alla sua origine, di formarsi teorie sulla base delle
osservazioni.
[...]
Ora, queste speranze chimeriche, queste idee esagerate
dell’importanza dell’uomo nell’universo, che fa nascere la
filosofia teologica e che la prima influenza della filosofia
positiva distrugge radicalmente, sono, al principio, uno
stimolo indispensabile senza il quale non si potrebbe
certamente concepire che lo spirito umano si fosse
determinato originariamente a penose fatiche.
Natura e importanza della filosofia positiva
Per spiegare convenientemente la vera natura e il
carattere proprio della filosofia positiva, è indispensabile in
primo luogo dare uno sguardo generale al cammino
progressivo dello spirito umano, visto nel suo insieme,
giacché una concezione, quale che sia, non può essere ben
conosciuta che attraverso la sua storia.
Studiando così lo sviluppo totale dell’intelligenza umana
in tutte le sue diverse sfere d’attività, dal suo primo più
semplice moto sino ai nostri giorni, credo di aver scoperto
una grande legge fondamentale, alla quale è soggetto, per una
necessità invariabile, e che mi sembra possa essere
saldamente stabilita, sia sulle prove razionali fornite dalla
conoscenza della nostra organizzazione, sia sulle verifiche
storiche che risultano da un esame attento del passato. La
legge consiste in questo, che ogni nostra concezione
principale, ogni branca delle nostre conoscenze, passa
successivamente per tre stadi teorici diversi: lo stadio
teologico, o fittizio, lo stadio metafisico, o astratto, lo stadio
scientifico, o positivo. In altri termini, lo spirito umano, per
sua natura, usa successivamente, in ciascuna delle sue
ricerche, tre metodi di filosofare, il cui carattere è
essenzialmente diverso, ed anche radicalmente opposto:
prima il metodo teologico, poi il metodo metafisico e infine il
metodo positivo. Onde, tre tipi di filosofie, o sistemi generali
di concezioni sull’insieme dei fenomeni, che si escludono
reciprocamente: il primo è il punto di partenza necessario
dell’intelligenza umana; il terzo, il suo stadio stabile e
definitivo; il secondo è unicamente destinato a servire di
transizione.
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Noi siamo, oggi, così lontani da queste disposizioni
primitive, almeno per ciò che riguarda la maggior parte dei
fenomeni, che riusciamo a stento a rappresentarci esattamente
la potenza e la necessità di simili considerazioni. La ragione
umana è ora abbastanza matura perché noi intraprendiamo
laboriose ricerche scientifiche, senza avere in vista alcun fine
estraneo capace di agire fortemente sull’immaginazione,
come quello che si proponevano gli astronomi o gli
alchimisti. La nostra attività intellettuale è sufficientemente
sollecitata dalla pura speranza di scoprire le leggi dei
fenomeni, dal semplice desiderio di confermare o di infirmare
una teoria. Ma non poteva essere cosi nell’infanzia dello
spirito umano. [...]
Si vede dunque, da questo insieme di considerazioni, che,
se la filosofia positiva è il vero stadio definitivo
dell’intelligenza umana, quella verso il quale ha sempre teso
via via, non ha meno dovuto necessariamente usare al
principio, e durante un lungo seguito di secoli, sia come
metodo, sia come dottrina provvisoria, la filosofia teologica;
una filosofia, il cui carattere è di essere spontanea e, per ciò
stesso, la sola possibile all’inizio, la sola anche che potesse
offrire al nostro spirito nascente un interesse sufficiente. È
ora facile avvertire che, per passare da questa filosofia
provvisoria alla filosofia definitiva, lo spirito umano ha
dovuto naturalmente adottare, come filosofia di transizione, i
metodi e le dottrine metafisiche.
[...]
Nelle quattro categorie principali di fenomeni naturali
enumerati finora (i fenomeni astronomici, fisici, chimici e
fisiologici) si nota una lacuna essenziale, relativa ai fenomeni
sociali, che, pur compresi implicitamente tra i fenomeni
fisiologici, meritano, per la loro importanza e per le difficoltà
del loro studio, di formare una categoria distinta.
Quest’ultimo ordine di concezioni, che si riferisce ai
fenomeni più particolari, più complessi e meno indipendenti
di tutti gli altri, necessariamente, proprio per questo, si è
venuto perfezionando più lentamente dei primi, anche senza
tener conto degli ostacoli particolari che più in là prenderemo
in considerazione. Comunque, è evidente che non è ancora
entrato nel dominio della filosofia positiva. I metodi teologici
e metafisici che, per tutti gli altri generi di fenomeni, non
sono più, ora, usati da nessuno, sia come mezzo di
investigazione sia anche solamente come mezzo di
argomentazione, sono invece ancora usati, per l’uno e l’altro
riguardo, per ciò che concerne i fenomeni sociali, sebbene la
loro insufficienza in proposito sia già pienamente avvertita
dagli spiriti più aperti, stanchi delle vane ed interminabili
controversie sul diritto divino e la sovranità del popolo.
Ecco, dunque, la grande ma evidentemente la sola lacuna
che bisogna colmare, per portare a termine la costituzione
della filosofia positiva. Ora che lo spirito umano ha fondato
la fisica celeste, la fisica terrestre, sia meccanica che chimica;
la fisica organica, sia vegetale che animale, gli resta di
portare a compimento il sistema delle scienze di
osservazione, fondando la fisica sociale. Questo è, oggi, da
molti punti di vista di capitale importanza, il più grande e più
pressante bisogno della nostra intelligenza; questo è, oso dire,
il primo fine di questo corso, il suo fine particolare.
Le concezioni che tenterò di presentare sullo studio dei
fenomeni sociali, di cui spero che questo corso lasci già
intravvedere il germe, non possono aspirare a dare
immediatamente alla fisica sociale il medesimo grado di
perfezione che hanno le branche precedenti della filosofia
naturale, cosa evidentemente chimerica, poiché queste
presentano già tra loro, da questo punto di vista, un’estrema
dissomiglianza, d’altronde inevitabile. Ma esse saranno
destinate ad imprimere a questa ultima classe delle nostre
conoscenze il carattere positivo già preso da tutte le altre. Se
questa condizione è una volta realmente soddisfatta, il
sistema filosofico dei moderni sarà infine fondato nel suo
insieme, giacché ogni fenomeno suscettibile di osservazione
non può evidentemente non rientrare in una delle cinque
grandi categorie allora stabilite dei fenomeni astronomici,
fisici, chimici, fisiologici e sociali. Essendo tutte le nostre
concezioni fondamentali divenute omogenee, la filosofia sarà
definitivamente costituita nel suo stadio positivo; senza mai
poter mutare carattere, non le resterà che svilupparsi
indefinitamente attraverso le acquisizioni sempre crescenti
che risulteranno inevitabilmente di nuove osservazioni e di
meditazioni più profonde.
(Cours de philosophie positive, Lez. I)
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